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Autore: E niente    07/08/2018    3 recensioni
Finora erano stati bravi ad evitare ogni discorso che sfiorasse anche lontanamente l'argomento. Ad ogni allusione se l'erano sempre cavata: e Dominique era fierissima di quella faccia di bronzo che sapeva metter su prontamente per salvarsi la pelle. Anche lui, d'altronde, da ingenuo qual era, era riuscito miracolosamente a non far saltare la bomba. Era stato bravo, glielo doveva riconoscere.
"Voglio un oscar alla carriera per tutte le volte che siamo sopravvissuti a questa parentela di comari e pettegole" pensò la ragazza, in piedi di fronte all'intera famiglia riunita a tavola per festeggiare il compleanno dello zio Harry. Sì, ce l'avevano sempre fatta a mantenere la faccenda privata, ma un oscar sarebbe stata una magra consolazione in quel momento, ora che la verità doveva venire a galla. La bomba sarebbe scoppiata comunque. "Anni e anni di sacrifici buttati nel cesso."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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PANDEMONIO WEASLEY


Dominique amava James. Era il loro quarto anno ad Hogwarts quando se ne era resa conto: spiando una coppietta di studenti che si baciava, aveva provato una punta di invidia nel pensare che quei due, abituati da sempre a stare appiccati, adesso formavano una coppia assolutamente perfetta. Quanto le sarebbe piaciuto avere una relazione del genere con qualcuno! Chi meglio di un amico intimo potrebbe amarti più di tutti?

La ragazzina mise su un broncio da cucciolo bastonato, pensando che una possibilità del genere le era preclusa. Era andata bene a sua sorella, che si era fidanzata con Teddy: era praticamente dalla culla che quei due erano inseparabili. Ma per lei no, un desiderio del genere rimaneva del tutto irrealizzabile.

Anche se…

James. No, non poteva essere.

Accorgersi di avere un rapporto simile con suo cugino la fece arrossire fino alle orecchie. Il solo pensare a lui la faceva sentire riscaldata. Purtroppo, lei lo conosceva meglio di chiunque altro, e sapeva che James era del tutto lontano dal pensare ad avere una ragazza in generale – lei in particolare, poi! Non gli sarebbe passato neanche lontanamente per il cervello!

E faceva bene. Il punto era, invece, perché fosse venuto in mente a Dominique. La ragazzina infreddolita, imbacuccata dalla testa ai piedi, rimaneva da sola nel parco imbiancato, dietro un albero a spiare i suoi compagni di casa, cercando di rimangiarsi gli ultimi pensieri e far finta che niente fosse successo. Ma i due studenti del settimo si stavano abbracciando stretti stretti; guardare loro le faceva inevitabilmente pensare a suo cugino. Anche James la abbracciava, e la faceva sentire bene. Aveva sempre pensato che fosse troppo bello per gli standard di qualsiasi altra ragazza: allegro e sorridente, spontaneo, sapeva donare quel calore che la faceva letteralmente sciogliere. Dominique capì che non avrebbe mai potuto trovare qualcuno migliore di lui.

"Oh no, James no… non ci devo pensare!"

Ma non fece in tempo a voltarsi per scappare, quella che era la sua intenzione – scappare da quel posto, scappare dalla sua testa! – che fu raggiunta da una palla di neve. Si voltò lentamente, con la bocca spalancata dal freddo che le penetrava le ossa. Aveva delle parole pronte da sputar fuori ringhiando, ed erano esattamente "Chi-È-Stato" ma non mosse un muscolo, totalmente esterrefatta da un sorriso bianchissimo e da un paio di occhi marroni e caldi che conosceva bene.

Era tornata in dormitorio mezz'ora dopo, piena di felicità e di quella piccola cosa che le stuzzicava il cuore: cos'era? Una lieve speranza che la solleticava? Un desiderio folle che l'avrebbe uccisa? Qualsiasi cosa fosse, doveva affrettarsi a diventare di marmo, perché sentiva dei passi veloci sulle scale e aveva la netta sensazione che fosse uno dei parenti, e non poteva certo farsi trovare in quello stato euforico.

«Dominique, ti ho cercata ovunque! Dove ti eri cacciata? Non sarai mica uscita fuori con questo freddo… oh cielo! Stai andando a fuoco! Tu hai la febbre!»

"No Molly, ho qualcosa di più grave… speriamo che mi passi" pensò Dominique, mentre accettava di buon grado tutte le premure della cugina, che la avvolgeva in una trapunta colorata e la faceva stendere a letto, come se da sola non ne fosse stata capace.

E quella era stata la primissima volta che era riuscita a mantenere il segreto, un attimo dopo averlo scoperto. Non che fosse stato poi tanto difficile, visto che Molly era stata più interessata ad occuparsi della sua presunta malattia e non aveva indagato oltre, ma tutta la faccenda l'aveva appena investita in pieno e avrebbe potuto benissimo scapparle qualcosa di troppo. Fu la prima volta di una lunga, lunghissima, serie…







«Avanti Domi! Dicci con chi esci e la faremo finita!» sbottò Louis, l'ennesima volta che entrò in Sala comune ad un orario insolito. Il fratellino era diventato un tremendo rompibolidi, peggio di Rose e Lucy messe insieme, le due pettegole per eccellenza. Non che in quella famiglia squinternata ci fosse qualcuno che si salvasse, anzi. Il fatto che poi quasi tutti si trovassero in Grifondoro non faceva che peggiorare la situazione. Dominique era sommersa dai parenti ogni giorno della sua magica esistenza.

«Guarda che ero con James!» sbottò, usando quella che a Louis parve l'ennesima scusa, ma che era la pura verità. "Ero con James a chiacchierare prima degli allenamenti, a farmi abbracciare e spupazzare un po'… e basta". Sì, perché il cugino non aveva smesso di considerarla la sua migliore amica, ma non di certo pensava ad altro. Solo Dominique vedeva gli sviluppi della situazione, si imbarazzava di colpo al solo pensiero e taceva di tutti questi suoi pensieri. Non l'avrebbe capita nessuno.

«Continua a usare James come alibi, prima o poi capiremo con chi ti vedi!» la minacciò Louis.

Dominique esalò un sospiro. Roxane, che aveva sollevato gli occhi dal libro, aggiunse in tono più pacato: «Ma perché fai la misteriosa? Basterebbe dire semplicemente con chi esci, poi ti lasceremo in pace!»

«Sempre se non esce con quel troll di Flint…»

«Non esco con nessuno! Tanto meno con quel pazzoide decerebrato, per chi mi hai presa?»

Dominique si sentiva davvero esausta. Tutto questo da quando una pulce nell'orecchio della piccola Lily aveva fatto intendere che lei avesse un segreto da nascondere. E ci aveva visto giusto, solo che il resto della famiglia aveva capito male. Lei passava davvero del tempo con James, e lo passava in maniera del tutto casta e innocente, purtroppo. Dominique si sentì rodere il fegato dalla stizza.

«Esco solo con James! Non faccio assolutamente niente di segreto! E voi siete un branco di vecchie pettegole incallite!»







Chi avrebbe mai pensato a qualcosa di strano, nel vedere quel pacchetto di cioccolatini confezionati con carta rossa e regalati al suo migliore amico, nonché cugino, James Sirius Potter?

Nessuno, solo il diretto interessato.

«Questo è per il mio cugino preferito» disse, allungando il pacco verso il suddetto ragazzo. Era san Valentino e lui sarebbe uscito con una ragazza il sabato prossimo a Hogsmeade. Il primo appuntamento di James, e lei non era gelosa, no.

Era un anno che non era gelosa, lei. Dominique aveva tutto perfettamente sotto controllo.

James inarcò le sopracciglia, riluttante a credere che quelli potessero essere dei semplici cioccolatini. «Caccabombe»

«No»

«Fresbee zannuto»

«A forma di cuore?»

James scosse la testa. Non gli veniva in mente niente altro.

«Andiamo James! Sono dei cioccolatini!»

Il cugino la guardò sorpreso. «Fai sul serio?»

"Non immagini quanto" pensò Domi, ma gli rispose «se non ti vanno li puoi pure rifiutare»

James aprì un sorriso luminoso che rischiò di accecarla. «Non sia mai! Grazie Domi!»

Dominique venne stritolata da due braccia muscolose, sollevata e rimessa a terra, dolorante e felice. E doveva pure sforzarsi di nascondere la felicità che le aveva invaso il petto.

«Un giorno mi ammazzerai» brontolò, o meglio, fece finta di brontolare. Si sentiva andare a fuoco, ma fece finta di nulla: James era troppo concentrato a stracciare la carta regalo per accorgersi che era arrossita. Di nuovo.

Il ragazzone fissò famelico la scatola, sfoderando un'occhiata da maniaco, per poi improvvisamente farsi serio di nuovo. Dominique si allarmò, pensando quale pensiero avesse mai avuto il potere di farlo rabbuiare, mentre scrutava nei suoi occhi nocciola, fissi su di sé. «Cosa c'è che non va?»

«Domi… io non ho niente per te»

«Non mi aspettavo niente in cambio, zuccone» gli rispose sorridendo. Cominciò ad accarezzargli la testa, mentre James abbassava il capo, docile, e sembrava chiederle con lo sguardo: "Sicura?"

«Ti ho voluto comprare del cioccolato, punto e basta. Non eri tenuto a pensare anche tu di farmi un regalo»

E allora perché le veniva da piangere?

«Che aspetti? Aprila!»

James non parve molto convinto. Si decise comunque ad aprire la scatola e mise in bocca un cioccolatino, continuando a fissare Dominique. Forse la cugina aspettava in silenzio che James esprimesse un giudizio, ma lui le infilò un cioccolatino in bocca, lesto. Dominique mugolò per la sorpresa, facendolo ridere.

"Ne hai più bisogno tu, Domi."







«Certo che Gwen ha abbondato con il cioccolato» commentò Hugo, osservando James mentre mangiava un altro dei suoi amatissimi cioccolatini. «Deve essere proprio innamorata»

«Questi sono di Domi» rispose placido James, spaparanzato sul divano, godendosi il momento di puro piacere, ignaro di quello che sarebbe successo nei cinque secondi successivi.

«Cavoli, che fortuna James! Se non fosse che Domi vuole bene solo a te, andrei anch'io a reclamare i miei cioccolatini»

C'era qualcosa in quel discorso che non quadrava.

«Come hai detto?»

«Beh… ho detto che sei fortunato, perché anche Domi ti dà i suoi cioccolatini»

«A te non ne ha dati?»

«Eh no… per questo tu sei fortunato!»

James restò interdetto per qualche istante, ma mentre metabolizzava l'informazione fu interrotto da Albus che passava di lì, come sempre nei momenti meno opportuni. «Che storia è questa? Perché James ha i cioccolatini di Domi e io no??»

"Silenciooo!" pensò James con tutto il desiderio di zittire suo fratello, e magari anche il resto della Sala Grande, e di prendersi del tempo per riflettere. Peccato che senza bacchetta in mano era tutto inutile. James ufficialmente guardava Hugo e Albus e il battibecco che avevano inscenato ("è normale, Albus! Anche Fred li ha comprati a Lucy!" "Soltanto perché lei gli fa copiare i compiti di Erbologia!"). In verità, James stava fissando il vuoto che si espandeva fra i loro corpi, alla ricerca del particolare perduto che gli aveva fatto appena intendere di interessare a sua cugina.

"Impossibile. Vero?"







Dominique guardò James, il suo James, spaurito come un cerbiatto. Gli stava per venire una crisi nervosa. Era agitatissimo, e quella avrebbe dovuto essere una semplice festa di compleanno. Nessuno sembrava far caso a loro (anche se Lily aveva intuito qualcosa, Dominique ne era certa). Gli zii e la loro mancanza di tatto avevano appena rigirato il coltello nella piaga: prima lo zio Ron, che aveva chiesto a Dominique come mai non avesse ancora trovato alcun giovanotto avvenente che le avesse fatto la corte; poi sua madre che aveva fatto allusioni sul lieto avvenire di James, futuro giocatore del Puddlemere United e "buon partito per tante, tante demoiselles! Dopotout, tu sei certainement un bel garcon!"

Mentre James sguazzava in un mare di imbarazzo, Dominique si segnò mentalmente quelle frasi per usarle successivamente. "Lo hai detto tu mamma! Un buon partito, bel ragazzo…"

James, seduto accanto a lei, fissava la bistecca di carne rimasta intatta per metà. Ricambiò il suo sguardo con un'occhiata da "mi si è chiuso lo stomaco" che la fece sorridere, intenerita. Gli prese la mano sotto il tavolo, ricordandosi di come era cominciata quella loro piccola avventura.

Dominique aveva visto James così agitato in poche altre occasioni. Una, memorabile, fu proprio quel pomeriggio dopo san Valentino. Era sabato e lei era in Sala Comune, ben decisa a non uscire per non vedere tutte le coppiette aggirarsi per Hogsmeade mano nella mano. Tutte le coppiette e suo cugino in particolare, sia ben chiaro.

La Sala Comune era tranquillamente occupata da ragazzini di primo e secondo anno; Dominique era l'unica pecora nera che avrebbe volentieri fatto a meno di quel permesso firmato da suo padre. La quiete fu interrotta da un turbine che la prese per un braccio, tirandola e portandola fuori dalla Sala.

«James?» chiese esterrefatta. «Che ci fai qui?»

Lui non rispose; la trascinò in un'aula vuota e richiuse la porta alle loro spalle. Dall'aria agitata Dominique intese che qualcosa era andato storto all'appuntamento con Gwen, e quel qualcosa aveva portato James a tornare indietro al castello prima dell'orario previsto.

"Ha ancora il fiatone" notò, con la voglia di accarezzargli la testa per tranquillizzarlo e di chiedergli di raccontarle tutto. Ma c'era dell'altro che la insospettiva, e che non la faceva parlare né muovere, in attesa che fosse James a fare la prima mossa. Tutto si sarebbe aspettata, meno che quella domanda:

«Io ti piaccio?»

Dominique spalancò gli occhi. No, non aveva sentito bene; le orecchie avevano preso a fischiarle e lui le aveva afferrato le spalle. Cominciava seriamente a far caldo lì.

«Domi, io ti piaccio?»

Incapace di aprir bocca, mentre le labbra avevano deciso di scioperare e di restare serrate in un ostinato mutismo, Dominique fu colta dall'impellente bisogno di rispondere a quegli occhi buoni che la fissavano con insistenza, aspettando pazientemente. Non poteva vederlo così: rispose annuendo con la testa.

Il gesto fu tanto lieve che si chiese se lui avesse capito, e se c'erano altri modi in cui intendere quel sì (modi del tipo "tu mi piaci, mi piace tutta la famiglia in generale"), ma il cambiamento negli occhi di James le fece capire che il messaggio era arrivato forte e chiaro.

James si prese del tempo per guardarla – quanto, non avrebbe saputo definirlo. A Dominique parve un'eternità, mentre dai suoi occhi vagava sulle spalle che teneva ancora salde, sul collo, sulle lentiggini, sulle labbra e di nuovo sugli occhi. James si stava ubriacando in poco tempo mentre Dominique oscillava tra l'ansia e la speranza, nella confusione più totale. Non sapeva che James si trovava pressoché nella sua stessa situazione.

Non ce l'aveva fatta più a stare da Madama Piediburro ad ascoltare Gwen e pensare a Domi; quell'appuntamento con una ragazza che gli era praticamente sconosciuta gli era parso talmente tanto insensato che aveva deciso di troncarlo. Ecco perché se l'era svignata, e la prima cosa che aveva pensato di fare, o meglio fatto senza pensarci, era stato venire a cercarla e risolvere quel dubbio che lo arrovellava. La possibilità di piacere a sua cugina era una cosa che lo mandava su di giri, senza che avesse potuto fermarsi a chiedere il perché o indagare sui suoi sentimenti. Ma gli bastarono quei pochi attimi che si prese per guardarla, indifesa, con la consapevolezza di piacergli, per riempirgli il cuore di gioia. La abbracciò di slancio.

Dominique non respirava già da un po'. Inspiegabilmente, quell'abbraccio non le portò alcun sollievo. Doveva essere un segno positivo? James la abbracciava spesso, cosa voleva dire adesso? Quali erano le sue intenzioni??

I suoi neuroni stavano fondendo. Si staccò dall'abbraccio, afferrando James per le braccia e costringendolo a fissarla. No, non sapeva nemmeno lei cosa stava facendo, ma nei suoi occhi si leggeva l'urgenza di capire.

"Quanto è tenera" pensò lui, prendendole il volto e avvicinandosi per baciarla.







«Ti ho vista a pomeriggio»

Dominique si voltò verso Fred e la sua aria furbesca, mentre lui lasciava quella manciata di secondi vuoti appositamente per farla riflettere, o meglio creare suspense.

«Nel parco.»

Oh. Dominique arrossì di botto. Avevano passato un'oretta vicino al lago. Lo aveva detto a James che era un po' troppo rischioso, ma lui aveva voglia di un po' di tranquillità. Era stato inutile cercare di convincerlo che così non sarebbero stati per niente tranquilli, perché alla fine anche lei aveva dimenticato tutto e tutti e si era goduta quel momento di pace, insieme a lui. Errore.

Dominique non volle dare a vedere niente. «E cosa avresti visto?»

«È inutile che fingi. Ho finalmente capito con chi ti vedi»

Oh, Godrid. Lo scintillio negli occhi del cugino non presagiva buone intenzioni. Si era appoggiato allo stipite con le braccia conserte, quello che Dominique riconobbe come l'atteggiamento da "ho vinto io".

«E bene, cosa hai intenzione di fare, adesso?»

«Andare a dirlo agli altri. A meno che…»

Altra pausa strategica. Dominique sbuffò rumorosamente prima di rispondere: «Fred, mi stai snervando. Dimmi cosa vuoi senza tante chiacchiere»

Il cugino le puntò un dito contro, arrabbiato. «Non rovinare il mio momento di gloria! Sono io che devo fare la parte del gradasso, tu sei la vittima!»

Dominique tentennò leggermente, trattenendo una risata, mentre alzava le mani in segno di resa. "Ok Fred, recitiamo". Già il fatto che avesse voglia di scherzare, in quel momento, la rincuorò. "Evidentemente l'ha presa bene" si disse, speranzosa.

Anche a Fred scappò un mezzo sorriso mentre si schiarì la voce e riprese il tono di prima. «A meno che…»

«Cosa, Fred?»

«A meno che… non mi aiuti»

«Dipende da quale materia ti serve»

«Non mi sembri nelle condizioni di poter ribattere. E poi, non è nessuna materia»

Allo sguardo interrogativo di Dominique, Fred rispose sventolandole un bigliettino. «Lo metterai sotto il cuscino di Taylor senza fiatare, okay? E io non dirò a nessuno di te e Williams».

Dominique aggrottò ulteriormente le sopracciglia. Taylor?

«Williams??»

«Mi prendi per scemo? Vi ho visti vicino al lago»

«A-Ah. Sì. Io e Williams. Certo» Dominique si impose di rimanere perfettamente impassibile, mentre metabolizzava l'accaduto. Che incredibile botta di… uhm… fortuna!

«Ti capisco, anch'io mi vergognerei a dirlo in giro. Se vuoi un consiglio, dovresti lasciarlo, prima che la sua puzza di sudore ti faccia fuori»

Dominique, suo malgrado, rise. «Ehi, signorino! Io non critico i tuoi gusti!»

«Perché, si può dire qualcosa su Taylor?» le disse Fred mentre se ne andava, sorridendo. Sorridendo davvero, perché per la prima volta non si vedeva nessun ghigno su quel volto mulatto.

"Un altro Weasley innamorato di un'amica… ma allora è una fissa di famiglia" pensò Dominique, prendendo un sospiro di sollievo. Suo cugino aveva bisogno di un paio di occhiali.







Ecco cosa pensava Dominique vedendo la montatura nera inforcata da suo cugino, di fronte a lei. Erano passati tre anni da quella conversazione e Fred aveva finalmente deciso di indossarla, mandando al diavolo l'estetica. Dominique aveva ricordato l'episodio e stava per esibirsi in una risatina isterica, effetto dell'ansia che la attanagliava, ma si impose, anche stavolta, di rimanere calma. Non era facile.

Come si fa a restare calmi quando si sta per presentare il proprio ragazzo alla famiglia? E soprattutto, come si fa a dire di avere una relazione con il proprio cugino? Era come immaginare suo fratello Louis con Lily, o Hugo con Roxane. Una roba che solo a pensarci le venivano i brividi.

"Un momento di attenzione, per favore: io e James…" pensò Dominique, pensando alle parole che avrebbe detto fra poco. Era solo questione di tempo, ma il grande momento era arrivato. Si erano ripromessi che non avrebbero aspettato un giorno di più.

"Prima che ci facciamo vecchi… o che resti accidentalmente incinta… per favore, diglielo" ecco come James Sirius Potter, in un momento di suprema saggezza, si era svincolato dall'obbligo di informare i parenti del loro piccolo, tenero, segreto. Un segreto che avrebbe fatto saltare all'aria la Tana e tutti i suoi abitanti, una volta che Dominique avrebbe pronunciato le fatidiche parole di fronte a tutti.

Perché mantenere il segreto per così tanto tempo, se poi comunque prima o poi la faccenda doveva venire a galla? "Anni e anni di sacrifici buttati nel cesso".

Ma ormai era troppo tardi per pensarci, lo doveva dire e basta. Dominique aveva pensato di dirlo alla festa di compleanno dello zio Harry, perché ci sarebbero stati tutti (c'era anche lo zio Charlie che tornava a casa raramente, quale giorno migliore di quello?), verso la fine del pranzo (per non rovinarlo) e prima della torta (così poi dopo si sarebbero addolciti. O almeno così sperava).

Ma quando lo doveva dire esattamente? Mentre zia Ginny tagliava la torta (con il rischio che le lanciasse accidentalmente il coltello) o prima di fare la classica foto di rito? (almeno avrebbero avuto una foto prima della tragedia familiare, da esibire sui giornali insieme al numero dei morti e dei feriti).

Alla fine optò per dirlo quando ormai lo zio Harry aveva già stappato lo spumante e tutti mangiavano tranquillamente la loro fetta di torta. Avrebbe rovinato un momento di idillica pace, ma tanto la faccenda sarebbe risultata scomoda in qualsiasi altro frangente, era inutile procrastinare ulteriormente.

Si alzò in piedi e avvertì distintamente il calo di pressione… di James. Cercò di tirarlo su per un braccio, con un perentorio «alzati, almeno!». Disse anche un «io e James vi dobbiamo dire una cosa» così, caso mai qualcuno non si fosse accorto che il momento era importante e delicato.

Prese un respiro profondo e sganciò la bomba. «Ci sposiamo.»

E fu subito gelo. Le sembrò quasi di vedere la ventata fredda spirata dalla sua bocca mentre attraversava la lunga tavolata, come se non si trovassero sotto un gazebo, il trentun luglio, con ventinove gradi all'ombra.

Lo zio Ron fu il primo a spiccicare parola. «Beh ma… Con chi?»

Dominique batté gli occhi più volte, voltandosi lentamente verso di lui e cercando di raccogliere disperatamente altro coraggio dal suo fondo personale di riserva, ma si era esaurito. «Come con chi… noi due. Insieme»

Aveva tremato mentre lo diceva. Okay, forse non era stata una bella mossa annunciare già il matrimonio. Sarebbe dovuta andare per gradi… ma aveva pensato "veloce e indolore".

La zia Hermione, con tutta la delicatezza possibile, pronunciò: «Mi sono persa qualche passaggio.»

Si sentì morire quando suo padre, Bill, aggiunse: «Anche io, probabilmente. Fleur, perché non mi hai detto niente?»

«Ma perché non sapevo niente, mon chéri!»

«Fatemi capire, da quant'è che vi… che vi… beh?» disse Lucy. E a quel punto Dominique si aspettava subito…

«COSA?? COSA È SUCCESSO CHE NON CI AVETE DETTO??»

… Rose che andava in escandescenze, appunto.

«Secondo me hanno perso una scommessa con Fred» disse Roxane, scettica. Il fatto che Fred non rispondesse la faceva persistere nella sua teoria, ma nessuno la seguì. Fred stesso era troppo incredulo per ribattere.

Lo zio Charlie si alzò a recuperare un'altra fetta di torta, tutto contento. James non aveva il coraggio di guardare in faccia sua madre. Provò a pronunciare qualcosa che Dominique capì essere "ci vogliamo bene da un po'" ma che suonò invece più tipo "ci vediamo, cioè ci frequentiamo… cioè tu-tutti eh… ma noi du-due in particolare, da…da…"

Lo zio George partì in una risata che parve abbastanza fuori luogo. Albus, con gli occhi sbarrati, scosse la testa. «Quello non è mio fratello. Sarà il demone in soffitta, ma non è James»

«Tieni, Harry» disse lo zio Ron passandogli il suo bicchiere di champagne.

«Aspettate, ma è magnifico!» disse Victoire. «Io e Domi saremo doppiamente imparentate!»

Altro momento di gelo.

«Oh no. Doppiamente consuocere» mormorò zia Ginny, sconvolta. «Vi prego, io non riesco ad organizzare un altro matrimonio con quella lì» disse, riferendosi chiaramente a Fleur. Nonna Molly prese ad accarezzarle la schiena. «Su figliola… coraggio…»

Le teste di James e Dominique saltavano da un lato all'altro, cogliendo sprazzi di conversazione urlati e mormorati, e leggendo sguardi straniti, felici e contrariati. Si strinsero le mani, sperando che tutto questo finisse presto.

«Ma io ancora non ho capito cosa c'è di male! È una splendida notizia!» ribatté Lily, accompagnata da Hugo che, al suo fianco, annuiva convinto.

«Non conviene che due cugini di sposino: c'è più probabilità che la discendenza abbia malattie, del tipo…» cominciò lo zio Percy, bloccato da un «papà!», esasperato, di Molly, ma troppo tardi. Allo zio Harry era andato di traverso lo champagne. Teddy prese a dargli dei colpetti sulla schiena, con un mezzo sorriso imbarazzato. «Su, dai, dovremmo festeggiare…»

«Io non ci vedo niente di male!» disse nonno Arthur. «Almeno non devo imparare due nomi in più! Pensa invece se si sposassero con due sconosciuti...»

«È bello restare in famiglia» aggiunse zia Audrey, cercando di rimediare al danno del marito.

Louis era decisamente di altro parere. «Questo non è un matrimonio, è un pandemonio» sussurrava, stordito.

«No, Louis. James è un bravo ragazzo»

Dominique si voltò verso l'origine di quelle parole: suo padre. Bill Weasley ricambiò sorridendo, stendendo piano la cicatrice che gli attraversava la guancia, in un'espressione che comunicava tutta la sua approvazione, l'affetto e la fiducia che riponeva in sua figlia. Dominique si sentì scaldata, e sentì anche le lacrime riempirle lentamente gli occhi.

«Certainement, Nique. È una bella notizia. È sempre difficile quando una fille… sai… se ne va… ma è giusto, oui» pronunciò Fleur. Seppur un po' titubante, era tutto quello di cui Dominique aveva bisogno in quel momento.

James si arrischiò a guardare Ginny, e la trovò mentre singhiozzava silenziosamente, con le guance ormai irrimediabilmente rigate e le lacrime scese fino al mento.

«Mamma!»

Ginny fu travolta dall'abbraccio del figlio. «Oh, io… solo che… non credevo che succedesse così presto!». Si sentiva così piccola tra le braccia di James, il suo James, che si era fatto ormai grande, mentre sobbalzava senza alcun controllo. Con la vista offuscata, percepì Dominique davanti a lei. «Fatti abbracciare!» disse, stritolandola e lasciando James libero di raggiungere Bill e Fleur.

A poco a poco, l'euforia aveva fatto capolino in tutti loro, invadendo il petto e esprimendosi in sorrisi luminosi. Che cosa importava da quanto James e Domi si frequentassero, o che fossero cugini? Si amavano e tutti loro li amavano, questo era l'importante. E fu questo a provocare abbracci, risate e lacrime (lacrime soprattutto, a partire da nonna Molly).

Harry, messo a capotavola, si ritrovò a guardare la famiglia con un misto di incredulità e gioia. Voldemort, mangiamorte, horcrux e profezie: ne aveva viste tante, ma la vita continuava a sorprenderlo. Guardò Teddy arruffare i capelli di James, lo scavezzacollo di famiglia. "Glielo torcerò per bene quel collo" pensò allegro, prima di abbracciare Bill e stappare un'altra bottiglia di champagne.

«E anche questi due sono andati» disse zio George, attirando l'attenzione dei nipoti tutti. «Voi altri, per favore… Uscite dalla famiglia, andate lontano!» disse, accompagnando le parole con dei gesti ampi della mano, come se volesse scacciare una mosca, scatenando l'ilarità di tutti.

«Taylor Jordan va bene, papà?»

Angelina si voltò per scrutare il figlio, sconcertata. Anche Fred nascondeva qualcosa? Difficile da stabilire, con quella faccia da schiaffi che si ritrovava. George invece ribatté con assoluta calma che no, Taylor non andava bene.

«Quella è amica di famiglia, figliolo… vai un po' più oltre…»

«Tipo Rose e Scorpius?»

L'intera famiglia interruppe le conversazioni in atto per voltarsi in direzione di Lucy Weasley, altresì detta l'origine di tutti i mali. La ragazzina si coprì la bocca con le mani, mentre Rose voleva solo sparire.

«Quello è un po' troppo fuori» commentò lo zio Charlie, ancora molto allegro.

Hermione ammutoliva, esibendo il tic all'occhio e il sopracciglio assassino che al Ministero aveva fatto tante stragi di impiegati distratti e colleghi casinisti. Ron sperò che Scorpius andasse molto di moda come nome.

«SCORPIUS CHI??»

Mentre Harry si avvicinava pronto con un bicchiere di champagne, Dominique e James tornarono silenziosamente ai loro posti. Un nuovo, lungo dibattito si stava per aprire.







Resto dell'opinione che non so scrivere i momenti divertenti, e non so scrivere i momenti toccanti… facciamo che non so scrivere e basta. Questa storia è venuta fuori abbastanza di getto – come una manna dal cielo, direi: avevo proprio bisogno di distrarmi un po'. Spero che anche per voi sia stata piacevole! Se vi è piaciuta, ma anche no, per un qualsiasi motivo in particolare, scrivete pure! Ogni critica costruttiva è gradita :)

(anche se trovate degli errori, per favore avvisatemi... Esco reduce da una battaglia catastrofica con l'html)

Un bacio, e niente

   
 
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