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Autore: Claire66    08/08/2018    4 recensioni
*Storia Continuerà entro le prossime settimane*
Cosa sarebbe successo se Draco si fosse ribellato al suo destino e avesse deciso di unirsi al magico trio, il giorno in cui furono portati a Villa Malfoy?
E se Harry avesse una sorella gemella, la quale farà breccia nel cuore del Serpeverde, facendogli compiere un cambiamento repentino ?
Preparatevi ad abbandonare il mangiamorte vile e codardo a cui siete abituati, e cominciate a dire "Coloro che sono sopravvissuti", non "Il bambino che é sopravvissuto"
(3)
“Ma quindi significa che se uno di noi muore, muore anche l’altro?”
Chiese Marie con voce tremante e carica di tensione a Silente.
(10)
“Ma allora…” “Vuoi dire che…” Fecero Harry e Marie, all’unisono.
“Il tempo si fermerà.”
(11)
“In fondo, non sarò la prima della nostra famiglia a fuggire da Azkaban. Si tratta solo di seguire le orme di Felpato.”
Harry non riuscì a trovare la forza di restituirle il sorriso.
(12)
Grandi, bui e tormentati voragini luccicanti lo osservavano.
“Come l’hai chiamata?” Domandò Marie.
“Niké.
(16)
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da Draco, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
"Tu sei il mio angelo.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Da VII libro alternativo
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 You Are My Angel
 La Battaglia di Hogwarts



“Voi non interverrete nella battaglia, Severus e Bella, almeno non per ora.”

Aveva detto Voldemort ai due seguaci che riteneva più abili, prima di sguinzagliare le sue truppe sul castello.
“Codaliscia, puoi smetterla di tremare come una foglia, anche tu sei esentato, ma per ben altri motivi…potresti uccidere uno dei nostri per sbaglio, non è vero, Rowle?”
Una smorfia mefistofelica aveva scoperto i pochi denti aguzzi che ricordavano quelli di un mostro acquatico, e Codaliscia si era lasciato scappare un mugolio di sollievo.
“Tu, Lucius, ti accerterai che nessuno fugga nella foresta, almeno ti confronterai con codardi della tua taglia ed eviterai di dare imbarazzante spettacolo di te…”
Lucius si era fissato la punta delle scarpe ed aveva fatto un inchino.
“Come desiderate, Mio Signore.”
La risata sprezzante di Bellatrix gli aveva scottato la pelle dall’umiliazione, ma Lucius aveva mantenuto il sangue freddo.
Era indietreggiatato lentamente ed aveva voltato le spalle a Voldemort solamente dopo essersi inchinato un’ultima volta.

Ora, con il fragore e le urla della battaglia appena incominciata, Lucius cercava di tenere a bada le sue paure al limitare della foresta, osservando il terreno martoriato dalle bestie e dagli uomini lanciatisi alla carica, non molto diversi da esse.
Era ignaro delle parole con cui Voldemort aveva congedato Piton prima di recarsi nella Stamberga Strillante.
“Bella, desidero che tu faccia da guardia alla Stamberga, sei l’unica di cui mi fidi oltre a Severus.”
Bellatrix scoccò un’occhiata piena d’invidia a Piton.

“E no, non te lo ripeterò un'altra volta: sei troppo preziosa per essere sprecata in questa fase della battaglia.
Quanto a te, Severus, ti manderò a chiamare quando sarà necessario, prima, devo riflettere…”

Voldemort si rigirò la bacchetta di Sambuco fra le dita di un pallore cadaverico.
“Ciò nonossstante…” Nagini si agitò nella bolla in cui l’aveva racchiusa, frustrata da quella prigionia,
“Prima di lasciarti, come dire, in libera uscita,” Voldemort sembrò compiacersi di un’ironia nota solo al suo mostruoso essere,
“Ho un compito per te: devi uccidere Lucius.”

Bellatrix sollevò appena il capo, unico segno della sua sorpresa.
Piton sembrò sul punto di formulare una domanda, ma cambiò idea, e pronunciò solo l’usuale “Sarà fatto, Mio Signore.”
Fece un inchino e si diresse verso il limitare della foresta, dove era svanito Malfoy.
Sapeva che Voldemort si divertiva a metterlo alla prova, fino alla fine.

Avvertì che alle sue spalle Voldemort e Bellatrix erano svaniti, e continuò a camminare verso il limitare della foresta.
“Buonasera, Lucius.”
“Severus”
Le voci dei due uomini, l’una strascicata e l’altra secca, risultavano stranamente ordinarie sullo sfondo delle urla e degli schianti a qualche centinaio di metri da loro.
“Ho una scelta per te, Lucius.” Malfoy si voltò verso Piton, nessuna espressione leggibile sul suo volto.
“Puoi accettare il compito che sto per darti, oppure ti ucciderò.”
Malfoy continuò a fissarlo, più pallido che mai.
“Immagino che tu vada per la seconda; correggimi se sbaglio.” Pausa.
“Bene.”

“Prendi questa lettera, NON aprirla, e consegnala ad uno dei Potter, accertandotene di persona. Tuo figlio potrebbe tornarti utile.”
Lucius prese la lettera.
“Certo potresti obiettare che in fondo non ti sto offrendo una vera scelta.
Se fallirai, ci penserà l’Oscuro Signore ad ucciderti, e molto probabilmente anche se avrai successo, ma sono certo che tu veda una differenza.”
Lucius avrebbe voluto fare una sola domanda: era chiaro che lui fosse condannato a morte, ora, e diventare un traditore a tutti gli effetti non peggiorava di molto la sua situazione. Ma Piton, perché si stava condannando con le sue mani?
Tuttavia i suoi pensieri rimasero inespressi, e quella fu l’ultima volta che vide Severus Piton.


*


Harry salì per la seconda volta in sella con Wynn, mentre Draco appena un metro più in là accarezzava Niké, cercando di tranquillizzarla. Marie si affacciò alla finestra e balzò sulla schiena forte e scura di Niké, attutendo la sua caduta con un incantesimo. I tre si presero un istante per guardarsi intorno, e rimasero ugualmente senza fiato allo spettacolo innaturale che si presentava davanti a loro. La notte stessa sembrava bruciare, fiammeggiante di incantesimi e maledizioni scagliate a mezz’aria da Mangiamorte e giocatori, mentre la luce riflessa nel cielo illuminava un suolo brulicante di figure, sprazzi di luce rossa e verde ed esplosioni, e sagome enormi, sinistre ed indefinite facevano tremare la terra.
“Forza, andiamo, non ci metteranno molto a scoprirci!”
Bleddyn si lanciò in picchiata lungo il fianco del castello, dirigendoli non verso il centro della battaglia, che stava prendendo piede nel cortile d’entrata, dove i giganti avevano rotto le loro difese al viadotto senza aspettare oltre, ma verso la torre di divinazione. Bleddyn sperava di evitare il fuoco principale, ma i Mangiamorte imperversavano su tutti i lati del castello, tentando di trovare una falla nelle difese sui bastioni.
Una maledizione proveniente dalla torre di Grifondoro, dove due figure stavano duellando, mancò Bleddyn di un soffio.
Marie si aggrappò a Draco con tutta la forza che riuscì a trovare nelle braccia, e Niké si tuffò in picchiata appena avvertì la stretta di Draco farsi più decisa.
Harry ed Embrey sfrecciarono loro accanto in un turbinio indistinto; e si diressero a rotta di collo nello stretto passaggio sopra il ponte di pietra, oltre il quale potevano già scorgere le luci della battaglia vera e propria sul viadotto.
Harry e Wynn Embrey furono costretti a slanciarsi quasi in verticale verso le stelle e virare verso la torre centrale, un gruppo di Mangiamorte alle loro calcagna. Draco si voltò fulmineo per schiantarne uno prima che fosse fuori tiro, e così facendo, non avvertì l’urlo agghiacciante di Marie.

“Drago! Drago a dritta!”
Un enorme, furioso e letale Gallese Verde planò dal viadotto dritto su di loro, e stretti fra le mura del castello non vi era margine di manovra se non come avevano fatto Harry ed Embrey, verso l’alto, ma per quello era troppo tardi. Nike s’impennò a mezz’aria ed evitò di avvilupparsi nelle proprie ali per pochi centimetri, e per alcuni interminabili secondi si erse perpendicolare al suolo.
Draco avvertì le braccia di Marie scivolare inesorabilmente via dalla sua vita, ma con tutti i muscoli tesi per non cadere nel vuoto, non riuscì a muoversi di un millimetro.
Marie non trovò nemmeno fiato a sufficienza per urlare, quando avvertì il vuoto attirarla a sé e tutto il suo corpo improvvisamente libero acquisire velocità.
Per un istante infinitesimale pensò che fosse una bella morte, e poi, una scarica di adrenalina risvegliò ogni fibra del suo corpo: non poteva morire, altrimenti Harry sarebbe morto con lei.

Una botta lancinante la tranciò in due all’altezza del plesso solare, e le occorse un secondo per comprendere che non si era schiantata al suolo.
“Per un pelo! Poteva davvero finire male, Marie!”
La voce tonante di Alwyn le arrivò attutita alle orecchie mentre con un solo, fluido movimento del braccio forte e muscoloso la issò in sella davanti a sé, ed in risposta Marie riuscì solamente a rantolare. Continuarono a volare a velocità folle verso il cortile, e ampliando lo sguardo a Marie parve di vedere la sagoma imponente di altri draghi attaccare le ombre grottesche dei giganti.
Cosa fare ora, in quel pandemonio, e dov’era Harry?
E Draco, era ancora in cielo con Niké, ma chissà dove. Non potevano essersi separati di nuovo! Marie cercava invano di lottare contro il panico e strinse più forte il manico di scopa.
Doveva ritrovare Harry, per prima cosa, e Ron ed Hermione. E Draco?
Una paura famigliare ed allo stesso tempo sconosciuta l’attanagliò, non poteva fare nulla per lui ora. L’avevano guarito, ed era nel pieno delle forze, perciò aveva una possibilità di farcela, ma esattamente come tutti gli altri, avrebbe dovuto cavarsela da solo.
“Dobbiamo ritrovare Harry! Aiuterà gli altri nel castello!”
Il vento ed il fracasso della battaglia erano assordanti, ma era certa che Alwyn l’avesse sentita. Volarono raso sul cortile d’ingresso, come saette, e se non avesse avuto una fiducia quasi cieca nel cacciatore, sarebbero morti di certo.
Nella confusione riuscì appena a lanciare un sortilegio scudo fra Lavanda e Greyback, ma proprio quando l’ebbe lanciato, Alwyn fece un trecentosessanta che per poco non la sbalzò di nuovo, e puntò dritto verso Greyback, sfoderando la sciabola.
“Che diavolo fai!” Strillò Marie davanti a lui, e si sarebbe trovata proprio tra le fauci di Greyback, che si stavano avvicinando come nel suo peggior incubo.
“Salta! Ora!”
Con un colpo di reni balzò dalla scopa ed atterrò in piedi, afferrò Lavanda per un braccio e si misero a correre a perdifiato verso l’interno del castello, nascondendosi dietro ai detriti per evitare le maledizioni che volavano fra i Mangiamorte e i membri dell’Ordine.
Marie intravide Kreacher affondare un forchettone nel polpaccio di un Mangiamorte che stava duellando con Tonks, e quest’ultima che lo stendeva con una fattura.
Kreacher! Lui l’avrebbe portata dritta da Harry, con un po’ di fortuna.
Lavanda abbandonò il suo fianco e corse dietro ad una colonna, dov’era accasciata Calì Patil, con un braccio sanguinante. Marie si lanciò al fianco di Tonks, che aveva intrapreso un duello con un altro Mangiamorte ed un’acromantula allo stesso tempo, con l’aiuto del forchettone di Kreacher.
“Kreacher, lo schiantiamo insieme, Uno, Due, Tre: Stupeficium!”
Il Ragno fu sbalzato all’indietro e travolse diversi inferi, ma proprio da dietro quella massa pelosa, un dardo di metallo arrivò sfrecciando basso ed ululando sinistro.
Marie si gettò di lato per evitarlo e tentò di prendere Kreacher con sé, che non l’aveva visto arrivare, ma l’elfo rimase immobile un istante troppo a lungo. La scheggia si conficcò dritta nel collo dell’esserino con un rumore sordo, e Kreacher barcollò incredulo fra le braccia di Marie.
“Pa-padrona…” Squittì l’elfo, con lo sguardo perso e disorientato e cercando con le sottili dita nodose di estrarre la scheggia.
“Kreacher, tieni duro, non mollare, non mollare!” Marie si era dimenticata del pandemonio attorno a sé, non avvertiva il sortilegio scudo di Tonks che la circondava, e nemmeno il suolo tremare. Tutto il suo essere era concentrato nell’estrarre il frammento il più rapidamente possibile e versare al più presto la pozione sulla ferita.
Ma l’elfo era già cinereo e la pozione era fredda, molto meno efficace di quando aveva guarito Draco, e Marie avvertiva il suo corpicino divenire sempre più freddo sotto le sue dita. La mano di Kreacher si strinse all’improvviso attorno alla sua, e gli occhi dell’elfo cercarono i suoi.

“No, Kreacher, no…Abbiamo bisogno di te!”
La sua voce si ruppe in un singhiozzo.
“Krea-Kreacher è…”
Un fiotto di sangue lo interruppe, ma Kreacher era sempre stato testardo, e non mollò nemmeno nel suo ultimo istante di vita.
“Feli…ce.”
I suoi grandi occhi si allargarono ancor di più, e la presa attorno alla mano di Marie si sciolse.
Lei alzò il capo in cerca di aiuto, o di qualunque cosa le dicesse che ciò che stava accadendo non era reale, ma nulla le rispose; solamente il peso inerte del corpicino che stringeva tra le braccia le sembrava reale, quando era l’unica cosa che tentava di negare con tutta l’anima.
Come potevano salvarsi, come poteva anche un solo mago o strega avere una possibilità, quando una creatura pura ed innocente come Kreacher era appena stata distrutta in un istante, da una casualità?
Come poteva una lama comparsa dal nulla, smembrare ciò che le era tanto caro e mai avrebbe potuto ripetersi?
Fu la presa di Tonks a sollevarla in piedi e riscuoterla.
“Vai! Portalo via di qua!”
Si legò Kreacher al petto con delle funi d’argento e corse all’impazzata verso la Sala Grande. Un drago ed una bestia che ricordava una chimera si stavano scontrando proprio sopra di loro, e le code arpionate sferzavano la terra e le pietre facendo scintille.
Remus arrivò volando a capicollo e smontò barcollante e sanguinante al fianco di Tonks, e la coppia la raggiunse ad una decina di metri dalla protezione del castello. Con Kreacher le riusciva difficile correre, e la coda del drago si abbatté più volte davanti a loro.

*

Draco cercò di far voltare Niké e tuffarsi nel vuoto, ma la creatura voleva solamente mettere più distanza possibile fra sé ed il drago, che aveva virato dirigendosi verso il cortile.
“NO! Torna indietro, ascoltami!”
Ma ad ogni secondo che trascorreva sentiva le sue costole frantumarsi, non poteva essere morta! Era passato già troppo tempo, insinuò una voce crudele.
Il vento e la disperazione gli appannarono la vista, ma gli sembrò di distinguere due figure a cavallo di una scopa, qualche decina di metri sotto di lui, e obbligò Niké a piombare al loro seguito. Lampi di luce sfrecciavano incontrollati, ed uno studente con la scopa in fiamme quasi precipitò su di loro, prima di riuscire a spegnere l’incendio con un Aguamenti.
Draco continuò a seguire imperterrito le due figure, ma Niké dovette tuffarsi più di una volta per evitare del metallo scintillante e ululante.
Ad ogni esplosione gli sembrava di riconoscere più distintamente la chioma rossa di Marie, ma proprio quando credette di riuscire ad affiancarsi a loro, un sibilo agghiacciante di acciaio roteante lo fece acquattare sulla schiena di Niké, che dovette raccogliersi e proseguire in una spirale per evitare quel nugolo di schegge assassine.
Sembravano essere attratte da qualunque cosa si muovesse, salvo i Mangiamorte, e Draco le vide piombare verso i fianchi del castello, proprio dove Charlie Weasley stava duellando con Avery, e senza pensarci, si gettò all’inseguimento delle lame.
Questa volta si intendeva alla perfezione con Niké, che virava all’unisono con il suo pensiero.
Charlie era così intento a duellare che non alzò nemmeno lo sguardo all’avvicinarsi del nugolo affilato, ma il Mangiamorte che lo fronteggiava ghignò vittorioso, ed abbassò la guardia, convinto che il suo avversario sarebbe stato fatto a brandelli, e Charlie non sprecò l’occasione, piazzando uno Schiantesimo che avrebbe steso un drago.
“Incarceramus!”
Una rete sinuosa scaturì dalla bacchetta di Draco ed avvolse immediatamente l’intera meteora, come un grosso pesce inghiottirebbe, in un solo elegante movimento, un banco intero di plancton.
“Reducto!”
Il contenuto della rete si polverizzò con uno schianto, Charlie alzò lo sguardo ma intravide solamente quello che gli sembrò un uomo a cavallo del nulla, e la sensazione di aver sfiorato la morte. Non fece in tempo a ringraziarlo che era già sparito.
Arthur Weasley, dall’alto della torre, aveva osservato con orrore come le lame stessero per abbattersi sul figlio, e fu solo grazie a Kingsley e Bill che non venne abbattuto da un Mangiamorte alle sue spalle. Con occhi increduli aveva intravisto il ciuffo biondo platino di Draco volare nella notte, a cavallo del nulla, ed arrestare quella nube infernale proprio prima che si abbattesse su suo figlio.
Delle urla li raggiunsero dalle scale a chiocciola e quando Arthur si affacciò, Narcissa Malfoy quasi lo travolse. Aveva addosso Rowle e Mulciber e due Ghermidori stavano salendo dalle scale alle sue spalle; Arthur si concentrò su quelli. Non fu difficile stenderli, ma dovette subito dar man forte a Bill e Kingsley che nel frattempo tentavano di arginare con incantesimi incendiari e corrosivi un’orda di Inferi che si arrampicava, inesorabile, su per le mura del castello e tentava di riversarsi al suo interno.

*

Alwyn aveva smesso di riflettere, alla vista del lupo mannaro, e la sciabola compressa all’interno del suo mantello trovò facilmente posto nella sua mano. I Potter smisero di avere alcuna importanza, aveva solamente un obbiettivo: uccidere Greyback prima che lo facesse qualcun altro, o peggio ancora, qualcos’altro. Bleddyn sarebbe stato furioso con lui, ma non fece nemmeno in tempo a concludere il pensiero che intravide il fratello sfrecciare a sciabola sfoderata verso Greyback dall’altro angolo del cortile, ed un cenno del capo gli segnalò che l’aveva visto.
In trappola, il lupo fece per balzare di lato, ma i due fratelli virarono bruscamente, e Bleddyn si trovò di fronte a lui. Greyback riuscì a schivare il fendente di Bleddyn con un guizzo animalesco, e lo stesso Bleddyn avvertì la lama muoversi come di sua iniziativa e lanciare un fendente che non aveva previsto.

La sciabola di Alwyn sembrò trovare da sola la via verso il petto di Greyback, e Bleddyn lo trafisse nella schiena con un secondo colpo. Un ululato squarciò l’aria, e Alwyn, appena conscio di un calore inusuale sopra le costole, riuscì a fatica a pronunciare le parole che aveva pensato e rimuginato per anni.
“Questo è per Eileen,” “E quest’altro dai Dacey,” completò Bleddyn.
Le fauci di Greyback schioccarono per l’ultima volta, lasciando spazio ad un ringhio che ricordava delle parole, “Sangue avrà altro sangue.”
Il corpo del lupo si afflosciò sulla sciabola di Alwyn, e dopo aver estratto la lama, solo allora Alwyn si accorse di non riuscire a respirare. Abbassò lo sguardo e le ginocchia gli cedettero.
Un urlo straziante sfuggì dalle labbra di Bleddyn, che lasciò cadere la spada insanguinata e protese le braccia a reggere il fratello, cinereo.
“NO!”
“Eddie…” La bacchetta di Bleddyn stava arginando la perdita di sangue, ma lo squarcio era profondo ed esteso, ed aveva causato un’emorragia interna che non sapeva come curare.
“Aiuto! Vi prego, qualcuno mi aiuti!”
“Eddie…” Alwyn tossì sangue di un rosso scuro nel tentativo di dire qualcosa.
 “Ti giuro, è stata la sciabola…si è mossa!”
Bleddyn scuoteva la testa e cullava piano il fratello, le lacrime scorrevano copiose senza che emettesse alcun singhiozzo.
Alwyn si puntellò con le ultime forze che gli rimanevano ed avvolse una mano attorno al collo del gemello.
“Non è colpa tua Eddie. Eileen mi manca da troppo tempo ormai, mi hai fatto un dono.”
“No, ti prego Al, non te ne andare!”
La voce di Bleddyn si incrinò ed il panico lo avviluppò con la sua presa viscida ma ferrea.
Un sorriso pacifico si stese sulle labbra incolori di Alwyn e la mano attorno al collo di Bleddyn tentò di alzarsi per carezzare i suoi capelli. Bleddyn la strinse e la baciò come se fosse l’ultima ancora per il Paradiso, si portò il viso del fratello vicino al suo e gli baciò la fronte.
Gli occhi di Alwyn erano fissi nei suoi, e a Bleddyn sembrò che fosse già lontano, nelle colline verdeggianti che si erano lasciati alle spalle, e lo scintillio d’orato della chioma di Eileen fu l’ultima cosa che vi intravide prima che la luce li abbandonasse.
Bleddyn ebbe la strana sensazione di piombare nella notte che svettava su di lui, come se l’abisso da cui si sentiva inghiottire fosse un magnete che lo attirava verso l’alto, solamente per capovolgersi e lasciarlo cadere per un’altezza infinita.
Avvertì appena la roccia contro cui sbatté, e poi fu solo beata, maledetta oscurità.

*

Neville saltò giù dalla scopa pilotata da uno dei bulgari, terrorizzato dal volo più che dalla acromantule, e attaccò un ragno particolarmente disgustoso che stava sbavando dalle molteplici chele, alla vista di due corpi accasciati l’uno accanto all’altro.
Dean e Remus, dalle loro scope, gli vennero in aiuto e la bestia cadde sul suo orrendo dorso, permettendo a Neville di trascinare, con l’aiuto di Cho, i due Gallesi in un posto meno allo scoperto, almeno provvisoriamente.

“Guarda Neville, questo è solo svenuto, è vivo!”
Cho chinò la testa di lato su Bleddyn per accertarsi che respirasse, Neville avvertì un movimento ai margini del suo campo visivo, si voltò e d’istinto si gettò a terra per evitare la maledizione che falciò l’aria, ma Cho non la vide arrivare ed ebbe appena il tempo di sollevare lievemente il capo prima che l’Avadakedavra la colpisse in pieno.
Cadde senza vita sul petto di Bleddyn, con ancora sul viso l’espressione premurosa e sorpresa in cui Neville l’avrebbe sempre ricordata.

Un urlo selvaggio percorse il Grifondoro dalla testa ai piedi, agitò fulmineo la bacchetta prima che il Mangiamorte avesse tempo di pronunciare un’altra maledizione e lo immobilizzò con un incantesimo Petrificus non verbale.
Poi, con un passo lento e misurato, senza curarsi dei calcinacci che volavano ovunque, raggiunse l’uomo dagli occhi porcini dilatati dalla paura e dall’odio, lo trascinò per i capelli fino al parapetto, dandogli il tempo di capire verso dove era diretto, e senza esitare lo gettò di sotto. Non si fermò ad osservare la sua caduta, e nessuno vide quello che aveva fatto, ma se mai si sarebbe presentato del rimorso nel suo animo, l’espressione sul viso di Cho l’avrebbe subito messo a tacere.

Sopra di loro, Harry e Wynn stavano cercando di seminare quello che sembrava un bolide di lame affilatissime, ma la palla d’acciaio continuava a seguire la loro coda, indipendentemente da quante acrobazie Wynn eseguisse, e sia lui che Harry cominciavano ad essere a corto di idee.
“Harry, dobbiamo entrare nel castello da una delle finestre…”
Urlò Wynn a pieni polmoni, mentre il cielo ruotava sotto di loro,
“Evitare di schiantarci nel corridoio e intrappolarla lì. Non potrà attaccarci attraverso il muro!”
Wynn aveva individuato la finestra ideale nella torre della grande scalinata, ma per arrivarci dovettero passare dalla torre di Grifondoro e dalla torre di Divinazione.
Proprio mentre passarono sopra questa, una soffice chioma bionda risaltò nella notte, e quando Harry abbassò lo sguardo vide che Luna era costretta a combattere proprio sull’orlo del precipizio, assediata da due Mangiamorte. Due corpi senza vita giacevano sulla torre, ma non riuscì a distinguerli.
“Wynn…”  L’ululare delle lame era diventato troppo forte, non sarebbero riusciti a virare per soccorrere Luna. Harry tentò di guardarsi intorno nella confusione e con il vento fischiante nelle orecchie, in cerca di aiuto. Luna era sempre più in bilico, ed ogni maledizione rischiava di farla cadere.
D’un tratto, Viktor Krum arrivò sfrecciando dalla torre dell’orologio, ed allo stesso tempo, Luna perse l’equilibrio e precipitò. Krum accelerò più che poté con la sua Firebolt, mentre Harry e Wynn si avviavano verso la finestra a rotta di collo, le lame roteanti alle calcagna. I Mangiamorte sulla torre si sporsero per trionfare, e videro Krum in arrivo verso Luna, ed uno di loro prese la mira.

Harry non seppe se Krum lo vide o se era troppo concentrato nel prendere Luna al volo, ma in ogni caso volò dritto verso la sua morte, e salvò la vita a Luna.
Wynn lanciô un incantesimo imbottito contro il muro che si avvicinava a velocità folle, lui ed Harry ci rimbalzarono contro e si rialzarono in un turbinio dolorante di polvere.
All’unisono, all’arrivo del bolide maledetto, lo polverizzarono con due Reducto ben piazzati.
Harry si sporse immediatamente dal parapetto ed urlò, con tutto il fiato che aveva nei polmoni, a Luna di raggiungerli. La scopa tracciò un volo irregolare e nervoso fino a che il viso arrossato dallo sforzo di Luna non piombò attraverso la finestra. Ancora due secondi e non sarebbe più riuscita a sostenere Krum in sella.
Wynn si fiondò subito sul compagno e tentò di rianimarlo, ma Krum non rispondeva, con gli occhi fissi verso il cielo, verso quello che era stato il suo regno. L’ultima immagine che Harry registrò prima che tutto si fondesse e mutasse, fu il viso contorto dal dolore di Wynn rivolto verso quello stesso cielo, i muscoli del suo collo contratti in un grido di rabbia e vendetta contro chi aveva tarpato le ali al falco dei cieli.

Poi, la realtà circostante svanì ed Harry si ritrovò nella mente di Voldemort, nella Stamberga Strillante, Severus Piton di fronte a lui.
L’orrore di ciò che videro lui e Marie, che stringeva in quell’istante il corpicino di Kreacher al petto, nella Sala Grande, non avrebbero mai potuto dimenticarlo. Madido di sudore, quando riemerse i grandi occhi blu di Luna erano spalancati spora di lui, ed il corpo di Krum riposava fra le sue braccia.

“Harry? Harry mi senti?”
Si sentiva troppo scosso per rispondere, ma mosse a malapena la testa, bianco come un lenzuolo e con la sensazione di stare per vomitare.
“Wynn è tornato in sella, credo che stia attaccando i Mangiamorte che hanno ucciso Viktor.”
Harry si prese la testa fra le mani, ma notò comunque Luna alzarsi e sfoderare la bacchetta, all’improvviso, e così si costrinse a fare lo stesso. Quello che vide lo lasciò senza parole.

*

Draco si sentì improvvisamente inebriato dalla forza che sentiva scorrere nelle sue vene, la bacchetta di sua madre gli rispondeva come quella di Biancospino non faceva più da tempo, Niké era un tutt’uno con lui e si librava fulminea e sinuosa nel cielo.
Tornarono a tutta velocità verso la torre dell’orologio, e Draco si accertò con sollievo che Nevile, Seamus, Dean e Ginny erano riusciti nel loro intento di far saltare in aria il ponte.
Tagliarono per cortile interno e si diressero verso i prati di fronte al castello, e realizzò che con lei avrebbe potuto salvare più di una vita quella notte.
Lanciò su di sé un incantesimo di disillusione per proteggersi dagli attacchi dei Mangiamorte in volo, e sembrò funzionare, non fosse che per poco tre Bulgari alla caccia di altrettanti Mangiamorte non li travolsero per poco.
Una volta vicini ai prati le grida si fecero più forti, e Draco vide all’istante che quello era il posto in cui serviva di più, al momento.

Quella che sembrava un’orda di lupi mannari nel loro stadio semi-umano aveva accerchiato Remus e Dedalus Lux, e malgrado i due riuscissero a tenerli a distanza, si facevano sempre più vicini.
“Forza Niké, traccia un bel cerchio sopra di loro!”
Niké virò immediatamente, e Draco fece scaturire due getti di fiamme violacee dalla bacchetta, dividendo il branco e dando una tregua a Lupin e Lux, che colsero l’occasione per schiantarne il più possibile. Lupin fece appena in tempo ad asciugarsi il sudore dalla fronte che uno dei lupi balzò attraverso le fiamme e gli saltò addosso, mirando alla sua giugulare.
Draco fece per schiantarlo, ma il lupo fu sbalzato via, assieme a tutti gli altri, da un'altra ombra, nera e fumosa come la notte, che continuò il suo corso verso la foresta, lasciandoli tutti esterrefatti.

Draco era certo di sapere chi fosse, ma non aveva tempo di speculare sul perché Piton si fosse preso la briga di salvare Lupin. Il motivo a lui ignoto era strettamente legato a Draco stesso, o meglio, a suo padre: Piton aveva dovuto accertarsi che Malfoy fosse arrivato al castello con la lettera, altrimenti sarebbe stato necessario trovare un altro modo, e sapeva che i Potter non l’avrebbero mai accettata da lui in persona.
“Ritirata! Tornate al castello, ritirata!”
Urlò Remus, alla vista di uno dei giganti e due chimere che si dirigevano verso di loro.
Dall’alto Draco vide Seamus, Neville, Dean e Ginny unirsi a Lupin e qualche altro mago di cui non conosceva il nome, e li scortò dal cielo, gettando incantesimi protettivi contro le maledizioni ed i detriti che piombavano su di loro.
Bran Broderick e Lew Beaven gli sfrecciarono accanto e presero al volo Seamus e Ginny, mentre Neville, Dean e Lupin vennero presi in sella da tre dei giocatori bulgari, inzaccherati e sanguinanti da una caduta precedente.
All’improvviso, una palla di cristallo colpì Niké al garrese, e persero quota in modo all’armante, sempre più vicini al terreno.
“Ma che diavolo...?” Imprecò Draco, tentando di individuare da dove era arrivato il proiettile. Sibilla Cooman, dall’interno del castello, era passata ad uno dei bastioni, e stava offrendo copertura ai membri dell’ordine ed agli Hogsmeadiani in ritirata, ma non poteva vedere Draco, disilluso. Niké non riusciva più a sollevare l’ala destra, e sbatté l’altra freneticamente per impedire che si schiantassero al suolo.
Draco fece appena in tempo ad imprecare che un enorme palla di fuoco solcò il cielo e travolse tutto ciò che si trovò di fronte, fino a schiantarsi contro le mura del castello. Avvertì un pugno di ferro colpirlo allo stomaco: Broderick e Seamus erano proprio sulla traiettoria del proiettile infuocato, e per evitare che li carbonizzasse si erano schiantati contro le mura del castello, a venti metri d’altezza.
Mandò Niké al trotto e corse dove sapeva che si erano accasciati.
Il respiro gli si mozzò in gola alla vista del corpo del compagno abbandonato faccia in giù in una posa strana, con la schiena piegata in un angolo troppo marcato, impossibile da replicare, e Broderick accanto a lui, con metà del viso dagli zigomi forti completamente ricoperta di sangue e contusioni, e gli occhi spalancati che riflettevano le esplosioni del cielo, senza più vederle. Delle scosse violente presero a farlo sussultare in modo incontrollabile.
La sua cassa toracica sembrava incapace di trattenere lo shock ed un senso di disorientamento e dolore lo attraversò come una scossa, la sua mente fu sommersa da un’onda di disperazione che annegò la percezione di ciò che lo circondava.
Arrivata sotto il soffitto della Sala Grande, Marie quasi inciampò e rischiò di schiacciare Kreacher. Non vedeva più il soffitto della Sala, ed il pavimento le svanì sotto i piedi, mentre davanti agli occhi le calò, come una cortina di morte, la visione straziante del corpo di Seamus, scomposto e immobile sull’erba umida, ed il viso sfigurato di Broderick accanto a lui.
Draco si costrinse a sollevare con delicatezza il viso di Seamus dalla terra, sussultando per le scosse che lo scuotevano facendo uscire un suono indefinibile dalle sue labbra screpolate, ed issare lui e Broderick su Niké, che scoprì essere già guarita.
“Vai, portali…portali dagli altri che non ce l’hanno fatta, in un posto sicuro.”
Gli occhi scuri e lucidi di Niké si fecero grandi ed appiattì le orecchie.
“Me la caverò. Ma puoi sempre tornare indietro a cercarmi. Va!”
E le diede una pacca sulla spalla che era certo essere sana.


*

Narcissa, esausta dal duello, gettò un incantesimo che addensasse l’aria e si tuffò nella tromba delle scale, cogliendo di sorpresa i Mangiamorte, ma Rowle malauguratamente ebbe il coraggio di tuffarsi al suo seguito.
Sul fondo della torre, Narcissa si gettò nel corridoio e con una capriola tentò di colpire Rowle in caduta, ma lo mancò e si trovò Dolohv alle spalle. Dovette evocare un sortilegio scudo per respingere una Maledizione senza Perdono, ed il suo piede scivolò su uno scalino, mandandola a rotoloni per una rampa di scale intera.

Dolorante, tentò di rialzarsi, ma una scossa lancinante di dolore la bloccò a terra e credette che le facesse esplodere la testa. Rowle le si avvicinò, qualche scalino più in su, ghignante e soddisfatto di potersi prendere la rivincita dall’umiliate sconfitta che lei gli aveva inferto a Villa Malfoy. Narcissa annaspò per riprendere la sua bacchetta, ma nella caduta era rotolata qualche metro più in giù. Con la vista annebbiata dalle lacrime di dolore, intravide un altro Mangiamorte avvicinarsi alle spalle di Rowle e Dolohv.
Era finita, l’avrebbero uccisa, lo sapeva. Rowle e Dolohv alzarono la bacchetta all’unisono.
“Cru…”
“Avada Kedavra!” Un lampo di luce verde investì il corridoio, e Narcissa richiamò il viso di Draco alla memoria, prima di lasciarlo per sempre avrebbe voluto rivederlo ancora almeno una volta. Un tonfo fece tremare le scale, e Narcissa si sorprese di avvertire ancora tutte le sue membra doloranti.
Dovevano averla mancata, ma non avrebbero sbagliato una seconda volta, e con gli ultimi istanti che le rimanevano rivide tutti i momenti passati con Draco quando era ancora un bambino, le prime parole, i primi passi e quel giorno nel campo in cui le aveva portato il Narciso e Lucius era felice come non lo era più stato in seguito.

“Avada Kedavra!” Un altro tonfo, e ancora avvertiva le proprie mani coprirsi il viso e gli scalii pungerle le costole.
“Narcissa, sei viva!” La voce di Lucius, forte e decisa, le giunse distante alle orecchie, ma le sue braccia attorno alle spalle erano vicine, ed erano vere.
Ma non poteva essere, era morta e questo era un sogno. Il ricordo del campo e della sorpresa per il loro anniversario doveva essersi realizzato dopo la morte, e Lucius era di nuovo al suo fianco, forte come lo era da giovane.
“Narcissa, rispondimi, per Salazar! Mi senti?” La scosse debolmente e le sollevò il torso dalle scale, sostenendola.
“Lucius…mi hai salvato!”
I loro sguardi si incontrarono, e per la prima volta in diversi anni, si compresero.
“Forza, andiamo via di qua!”
Si avviarono giù per li scalini ingombri di calcinacci.
“Hai ucciso Dolohv e Mulciber, Lucius.” Narcissa guardò il marito, tentando di leggere nei suoi occhi freddi quali fossero le sue intenzioni, ma Malfoy evitava il suo sguardo, e Lucius non si curò di correggerla sul nome del Mangiamorte.
“Devono solo provare, ad ucciderti, quella feccia!”
“Non puoi più tornare indietro, ora!”
Accelerarono il passo per togliersi dalle finestre di vetro rimaste.
“Dobbiamo andarcene, fintanto che la battaglia è ancora in corso!”
“Sciocchezze, non vorrai lasciare Draco? Lui non verrà con te, Lucius.”
Malfoy si voltò e dopo averlo sfuggito per tutto quel tempo, incrociò lo sguardo di Narcissa, e l’inusuale scintillio le disse che lo aveva ferito.
“L’unico modo per salvarci è combattere, insieme.”
“Morire, insieme, vorrai dire.”
“Se la morte è ciò che dobbiamo affrontare per essere nuovamente una famiglia, allora la guarderò in faccia.”
“E non sarai sola.”
Narcissa si arrestò, dopodiché tutto accadde in un turbinio confuso. Lame di acciaio irruppero da una finestra rotta con un rombo basso e minaccioso, e Mulciber piombò su di loro da un corridoio laterale. Fred, George e Percy sbucarono dall’altra parte del corridoio, alle prese con due inferius e McNair.
Lucius scagliò un sortilegio scudo per proteggere sé e Narcissa dalla maledizione del Mangiamorte, ma nel fare così, lasciò scoperto il fianco che dava verso l’esterno, e la lama si conficcò fra le sue costole con un sordo e definitivo tonfo.

Narcissa urlò dall’orrore e dalla rabbia, sorresse Lucius con un braccio, e con l’altro scagliò un “Avadakedavra!” dritto al petto di Mulciber.
Un rantolo si udì a malapena fra il fracasso: un inferius stava strangolando Fred, e George riuscì a scagliare l’altro fuori dalla finestra, ma l’ascia di McNair lo mancò di un soffio. Percy abbandonò per un istante il duello con il Mangiamorte per tramutare l’inferius che stava per strangolare Fred in un fragile scheletro, ma lo sforzo che gli costò lo espose alle grinfie di McNair, che essendo un maldestro mago, preferiva l’ascia.
George gli puntò contro la bacchetta, ma Lucius fu più veloce: senza pronunciare una sillaba, un lampo verde scagliò McNair contro la parete, e da lì non si mosse più.
Fred, George e Percy si voltarono senza fiato verso i Malfoy, e si resero conto che Lucius stava sputando sangue. Poi, la voce di Lord Voldemort li congelò tutti come delle statue di ghiaccio per alcuni interminabili, preziosi secondi.

“Aiutatemi, non statevene lì imbambolati!” Sbottò Narcissa lottando contro il panico.
Cercò di arginare la ferita, ma la lama non voleva saperne si essere estratta, e tutti gli incantesimi che stava tentando non arginavano l’emorragia come avrebbero dovuto.
“Ho bisogno di Marie, e della sua pozione, presto!”
“In Sala Grande, li troveremo là!”
Percy intanto stava richiamando un banco vagabondo e cercava di ammansirlo.
“Fred, lo possiamo trasportare con questo!”
I gemelli lo adagiarono con cautela sulla tavola di legno, e Percy la diresse a tutta velocità verso la Sala Grande. Narcissa si mise a correre con le proprie gambe e così fecero loro, il cuore in gola per ciò che vi avrebbero potuto trovare.

*

Marie appoggiò Kreacher sotto ad uno dei camini della sala, dove era sicura che nulla sarebbe crollato, e fece per coprirsi il viso con le mani, orripilata e con il collo squarciato di Piton ancora nell’anima, quando qualcosa le strattonò la veste sgualcita e fece un balzo dallo spavento.
“Gonril!”
“Signorina Potter, Harry Potter la sta cercando!”
Un ruggito le fece voltare entrambe: una chimera era appena balzata oltre alle difese di Remus e Tonks, ma la McGranitt passò a tutta velocità davanti all’ingresso e senza nemmeno arrestarsi trasfigurò la bestia in un cassettone bulboso dalle zampe di leone, per poi tirare dritta verso il caos là fuori.
“Portami da lui, Gonril!”
Strinse la manina dell’elfa ed in una giravolta si ritrovò faccia in giù in uno dei corridoi del settimo piano, di nuovo vicino all’Ufficio di Silente.
Il braccio familiare di Harry la aiutò sulle gambe, ed alzando lo sguardo si meravigliò di trovare Ron, Hermione e Luna, e non era mai stata così felice di vederli interi.
“Marie, Santo Cielo, sei ferita!” Hermione inorridì alla vista della chiazza di sangue che inzuppava la sua veste.
“No, sono a posto, non è mio…” La voce le si spense.
Gli altri trattennero il respiro. Ron impallidì e gli angoli della bocca di Luna si abbassarono. Lei sembrava aver già compreso.
“Kreacher. Non ho potuto fare nulla.”
“Oh no, Marie! È terribile!”
“E chissa quanti altri!” Hermione si aggrappò a Ron e soppresse un singhiozzo, Harry fissò il vuoto e sembrò perdere contatto con la realtà.
“Allora, avete distrutto l’Horcrux?”
Loro non sapevano ancora di Seamus e Broderick, una voce dentro di lei urlava, ma quelle parole le morivano in gola.
“Hermione l’ha distrutto, è stata fantastica!”
"Senza Dobby a potarci fuori dalla Camera non ce l'avremo mai fatta." Si schermì Hermione, ma con uno sguardo colmo d'amore diretto unicamente per Ron.
L’ammirazione di Ron trapelò nonostante lo shock, tuttavia l’ultima parola alleggiò come un elefante nel corridoio. Ogni parola positiva sembrava cozzare intollerabilmente con ciò che stava accadendo e l’immagine straziante che le martellava la testa, di Seamus accasciato a terra.
Notò vagamente che Ron ed Hermione emanavano improvvisamente una forza neonata, un’aura di felicità li pervadeva da un punto imprecisato attorno, o meglio, dentro di loro, ed era impossibile volergliene male, ma altrettanto difficile le risultava trarne forza a sua volta.
Screpolò un sorriso sulle labbra,
“Era ora, sono felice per voi.”
E dal sorriso che le restituirono capì che sapevano che non si riferiva all’Horcrux.
“Non dovevi dirle qualcosa, Harry?”
La voce leggera di Luna fu come una secchiata d’acqua per Harry, e nel sentire Marie vicina trovò la forza di continuare.
Il corridoio era stranamente tranquillo, come se la battaglia non fosse ancora arrivata al settimo piano, ma sapeva che quell’aria di sicurezza era falsa.
“Io e Wynn siamo finiti qui per evitare una di quelle lame volanti, appena prima che...” Harry avrebbe voluto dire, appena prima che Krum si gettasse a salvare Luna, ma gli si seccò la gola.
“Hem, Bé, indovina contro chi abbiamo sbattuto?” Marie allargò gli occhi ma non rispose,
“Lucius Malfoy!”
“Non è così impossibile, no? Che ne avete fatto?”
“Aspetta, ti è sfuggito il punto. Gli siamo andati addosso e non ci ha attaccato!
Luna ha evocato un sortilegio scudo, ma Malfoy ha alzato la mano con la bacchetta in bella vista, e mi ha teso…” Harry si frugò nella tasca del mantello,
“Questa!”
Una lettera dal sigillo rotto apparve pallida fra le mani impolverate di Harry, e Marie, con dita tremanti, la prese ed estrasse un singolo foglio di pergamena, leggermente bruciacchiato in un angolo. Era il ritratto di Lily.
“Leggi dietro.” Hermione le suggerì. Leggere cosa, si domandò Marie incredula.
Voltò la pergamena e lì, sotto i suoi occhi, stava un messaggio.
Un ricordo è sempre connesso ad innumerevoli altri, e non potete arrivare alla Fine senza conoscere l’Origine.”
Marie ripeté le parole fra sé e sé, le suonavano stranamente familiari. Le occorse solamente un’istante per rammentare dove le avesse sentite. Durante le lezioni di Occlumanzia, in quel detestabile umido ufficio, Piton le aveva ripetuto quella frase fino alla nausea.
“Un ricordo è sempre connesso ad innumerevoli altri. Se concedi all’intruso di coglierne il filo, avrà la strada spianata per penetrare la tua mente fino nelle profondità che più ami, o più temi, ed allora sarai alla sua mercé.”
“Il Pensatoio. Dobbiamo usare il Pensatoio, ma per cosa?”
“Te l’avevo detto Harry.” Esclamò Hermione vittoriosa, seppur in tono sommesso.
“Ti ricordi la fiala d’orata?”
“Ma certo!” Come poteva esserle sfuggita dalla mente? Il cadavere di Seamus e Kreacher le alleggiò davanti agli occhi.
“Ma Harry, da quando Piton…ci sono così tante domande, e Malfoy…Potrebbe essere una trappola! E c’è ancora il serpente da uccidere!”
Luna interruppe la cascata di domande che stava per riversare sul gemello.
“Marie, non penso che il resto abbia importanza. Lucius è il padre di Draco, non credi?
E Piton è sempre rimasto ad Hogwarts. Il punto è, non vi siete domandati cosa intenda con «Fine»?”
Harry e Marie la guardarono, e Ron ed Hermione fissarono i gemelli.
“Dov’è Wynn?” Marie spezzò il silenzio ed ignorò la domanda di Luna, ma Hermione continuò a scrutarla.
“È balzato sulla scopa e tornato in battaglia.”
La battaglia. D’un colpo la consapevolezza di quello che stava accadendo intorno a loro piombò addosso ad ognuno con la forza di una valanga, e senza dirsi una parola si voltarono tutti verso Gonril, grazie alla quale il corridoio era rimasto indisturbato.
Quando fecero per stringerle la mano, l’elfa squittì di terrore e si coprì le orecchie come se temesse che il castello stesse per esplodere, e una frazione di secondo più tardi fu scosso per la seconda volta dalla voce acuta e mortifera di Voldemort, inquietantemente vicina e distinta, come se li stesse assediando attraverso l’aria stessa che li circondava, fino a strangolarli.


*

Niké si innalzò in volo con cautela ma una volta presa quota Draco la vide sfrecciare a tutta velocità verso l’entrata principale, e si sentì improvvisamente stanchissimo. Con le forze che gli rimanevano si mise a correre verso la Sala Grande, mischiandosi alla folla di maghi e streghe che cercava protezione nel castello.
Vide Ginny Weasley e Dean tornare indietro a cavallo di due scope, e dai loro sguardi disperati intuì che stavano cercando l’amico. Si sbracciò per farsi notare, ma Dean lo ignorò, mentre Ginny planò verso di lui dopo aver respinto una fattura e averla rimandata al mittente, che finì tra le chele di un’acromantula.
“Seamus, l’hai visto…”
Ma le parole le morirono in gola. Lesse nel suo sguardo l’orrore che aveva visto, ed i suoi occhi sembrarono riempirsi di lacrime, ma queste si seccarono in un turbinio di rabbia e desiderio di vendetta. Un acromantula si lanciò su di loro con tutto il fragore orripilante delle sue chele, e Draco balzò in sella senza farselo domandare.
Proprio mentre si innalzavano in volo, un’altra palla infuocata solcò il cielo e si schiantò contro la torre di Grifondoro.
“Dobbiamo fermarli!” Ginny urlò a squarciagola sopra il fracasso della battaglia.
“Arrivano…Arrivano dal lago, Weasley, guarda!”
La voce incredula e gracchiante di Draco fece virare Ginny verso il lago. Una zattera gigantesca era stata piazzata sul lago nero, ed una decina di ghermidori incendiava maldestramente delle enormi palle di ciarpame, per poi lanciarle con una catapulta magica che era fuori dal loro controllo e le scagliava dove capitava.
“Lumos Maxima!”
La bacchetta di Ginny prese a sondare le rive del lago, dove sapeva che la piovra si recava quando sentiva movimento, in cerca di compagnia o di cibo. La trovarono intenta ad osservare le luci della battaglia mentre giocherellava con il cadavere di una chimera.
“Reducto!”
L’incatesimo colpì la piovra, che alzò un tentacolo irata.
Ginny prese a volare verso la catapulta, sempre punzecchiando la piovra che li inseguiva.
Draco dal canto suo si teneva in sella ed osservava i movimenti della catapulta.
“Vira a destra, Ora!”
Un proiettile infuocato li mancò di un soffio, ed abbrustolì un tentacolo della piovra. Questa, legittimamente, si infuriò e diresse tutta la sua ira sulla zattera. Nel vedere l’acqua agitarsi e ribollire ed i tentacoli della piovra risucchiare la catapulta, i ghermidori presero a strillare ed agitarsi come galline con la volpe nel pollaio, ma non potevano sfuggire da nessuna parte.
La zattera si ruppe in due con un sonoro crack, e la piovra non dovette nemmeno sforzarsi per strangolare uno per uno i ghermidori che annaspavano terrorizzati.

In meno di due minuti, il lago era tranquillo, e la piovra, seccata, tornò nelle profondità dell’acqua.
Mentre volavano verso il castello, Ginny non avvertiva alcuna sensazione di trionfo, al suo posto, un vuoto senso di smarrimento ed una paura acuta e penetrante l’avevano presa, la rabbia ed il dolore erano ancora lì, pulsanti come una ferita scoperta ed infiammata, e l’unica cosa che desiderava era accertarsi che gli altri fossero ancora tutti vivi.
Lo stesso terrore che pervadeva Ginny avviluppava Draco, come se il velo scuro della notte li avviluppasse nella medesima, incurabile ansia. Fino ad allora, con i Potter gli era sempre sembrato che, per quanto incasinata, la loro situazione avesse un senso, uno scopo.
Quella notte invece si stava trasformando in un massacro, e non vi trovava nessuno scopo, era chiaro che stavano perdendo.

Avevano quasi sicuramente distrutto due degli oggetti misteriosi ma Voldemort, senza neppure farsi vedere, stava lasciando che le loro forze si dissanguassero prima di sferrare l’attacco finale. All’improvviso, Ginny si bloccò come cristallizzata e la scopa
 ¹“Lord Voldmort è misericordioso. Ordino alle mie forze di ritirarsi, immediatamente.
Avete un’ora. Disponete dei vostri morti con dignità. Curate i vostri feriti.”
“Ora, Harry e Marie Potter, mi rivolgo direttamente a voi. Avete consentito che i vostri amici morissero per voi piuttosto che affrontarmi di persona. Io vi aspetterò nella Foresta Proibita. Se entro un’ora non vi sarete consegnati a me, la battaglia riprenderà. E questa volta vi prenderò parte io stesso, Potter, e vi troverò e punirò fino all’ultimo uomo, donna o bambino che abbia cercato di nascondervi a me.”
La notte si era fatta incredibilmente calma mentre Ginny li dirigeva verso il castello. I Mangiamorte erano svaniti, e così i giganti e le acromantule, e sotto di loro Hogwartsiani, maghi e streghe di Hogsmeade e dell’ordine perlustravano i prati e le rovine del castello in cerca di morti e feriti che erano stati lasciati indietro.
Draco si sentì morire dentro a quella vista. Sapeva che Ginny era diretta, con la stessa sua ansia, verso la Sala Grande, ultimo bastione e luogo in cui si erano rifugiati tutti, e quindi, dove avrebbero trovato anche i caduti.
Sorvolarono il breve lembo di erba e terra brulla punteggiato di corpi, poi la corte esterna, dove il corpo elefantiaco e grottesco di un gigante costringeva le persone sotto di loro a compiere penosi passi in più.
Smontarono di sella all’ingresso per non causare scompiglio ed entrambi salirono gli scalini verso la grande scalinata con passo stranamente rigido. Si resero improvvisamente conto dell’odore di sangue, lacrime e polvere che opprimeva l’aria e li circondava inesorabilmente. Studenti e maghi più anziani li oltrepassavano, alcuni correndo disperatamente in cerca di aiuto, altri in una frenetica, convulsa ricerca di un amico o dei propri cari.
Il cuore di Draco fece un balzo nello scorgere la chioma rosso fenice di Marie, ed una fugace quanto intensa ondata di sollievo lo inondò come una cioccolata calda.
Ginny irruppe in una corsa verso la sua famiglia ed Harry, che stava accanto a Marie. Dietro di lei, e l’ondata di sollievo si ripresentò, individuò la chioma bionda di sua madre, che li dava le spalle.

*

Appena si materializzarono, Hermione cacciò un urlo alla vista di due corpi senza vita che fluttuavano tristemente verso di loro. Harry comprese solo a metà il suo orrore, poiché lui era in grado di vedere Niké.
In qualsiasi altra situazione la vista di una nuova creatura magica l’avrebbe interessato o spaventato, ma non ora che portava sul dorso uno dei compagni con cui aveva condiviso i suoi anni ad Hogwarts, e un giocatore con cui aveva condiviso la scopa, morti e sfigurati.
Udì la sua stessa voce gracchiare “Seamus”, e vide confusamente Ron che abbracciava Hermione, Bill e Charlie che adagiavano cautamente i corpi a terra, e poi, la stretta di Marie sul suo braccio si fece ferrea.

“Harry!” Si voltò verso la direzione in cui stava guardando. Un banco arrivò sfrecciando nella Sala, e con sgomento di tutti i presenti, la persona che vi era adagiata era Lucius Malfoy.
“Fermi, non attaccatelo!” Gridò Harry, mentre Marie correva verso di lui, ma la precauzione si rivelò non essere necessaria. Man mano che la sala si riempiva, le persone cercavano i propri cari o si trovavano confrontati con il lutto, e nessuno aveva la forza di preoccuparsi di altro, nella Tregua.
“Marie, aiutalo!” Anche l’urlo di Narcissa, senza fiato e con diversi lividi sul volto, fu inutile: Inutile perché Marie stava già facendo il possibile per estrarre la lama, e tentò con la pozione, come aveva fatto con Kreacher, ma lo sguardo che scambiò con Narcissa non le lasciò spazio per la speranza. Non potevano fare nulla, ora.
“Tiriamolo giù da qui.” Narcissa sollevò il marito con l’aiuto di Harry, e Lucius trovò ancora le forze necessarie per puntellarsi alla parete, ma la mano che strinse Narcissa era gelida come la neve e tremava in modo incontrollabile.
“Lucius, non ti ho mai ringraziato di una cosa, la cosa più importante della mia vita.”
Narcissa non era una persona sentimentale, e non lo sarebbe diventata nemmeno ora, ma improvvisamente le sorsero alle labbra quelle parole, e sapeva che aveva solo un’occasione per pronuniciarle. Lucius si voltò verso di lei e tentò di respirare, ma il dolore alle costole era troppo forte.
“Grazie per avermi dato Draco.” Narcissa fece per aggiungere qualcosa, ma Lucius la interruppe.
“Digli…” Annaspò, e poi trovò, con immane fatica, il fiato per pronunciare le sue ultime parole.
“Di a Draco che suo padre è orgoglioso di lui.”
Lucius non aveva mai detto queste chiare parole al figlio, e se non fosse stato per gli occhi di Narcissa fissi nei suoi, che gli fecero provare di nuovo amore, dopo lungo tempo, l’ultimo suo sentimento sarebbe stato il rimpianto, ma fortuitamente, non era solo.
Narcissa vide lo sguardo di Lucius brillare, e poi svuotarsi, ed in quel singolo istante di mutamento, impercettibile, si celavano interi anni della loro vita.
Erano questi anni che Narcissa continuò a scorgere anche quando chiuse, con gesto lento e controllato, gli occhi al marito, e continuò a vederli quando si accasciò contro la parete accanto a lui, ed avvertiva il corpo freddo ed immobile accanto al suo.
Il contrasto sarebbe stato sufficiente per farla impazzire, se non avesse avuto nemmeno abbastanza forza per muoversi, ed era certa che se l’avesse fatto, la bolla di passato si sarebbe infranta e sarebbe precipitata per sempre in un abisso di incomprensione.

Pochi secondi dopo, solo Draco sarebbe stato in grado di fermarla da quella caduta altrimenti inesorabile verso l’oscurità.
Draco vide sua madre voltarsi di profilo e lasciarsi andare lungo la parete, il viso tra le mani.
Accelerò il passo. Qualcosa non andava.
Per caso, acciuffò un brandello di conversazione fra Percy Weasley e Kingsley:
“Ci ha salvato la vita, ed ha ucciso ben tre Mangiamorte!” Intervenne Arthur.
“E suo figlio ha salvato Charlie da quelle maledette lame che hanno fatto così tante vittime!” Il cuore prese a battergli all’impazzata, come quello di un uccellino che ha visto il gatto acquattato tra l’erba e tenta di decidere la direzione in cui spiccare il volo.

Marie scorse Draco farsi largo a fatica tra la folla di feriti ed amici e parenti ognuno in preda ad una disperazione interamente propria, ma fatalmente comune a tutti i presenti. I loro sguardi si incrociarono e Marie avrebbe voluto non dover mai distogliere i propri occhi dai suoi, e sapeva che per Draco era lo stesso.
Non solo per evitare di vedere quali corpi giacessero a terra, ma perché  in un unico, lacerante istante comprese che quel momento avrebbe potuto non esser esistito, che quegli occhi grigi e cangianti come le stelle più enigmatiche avrebbero potuto essere  spalancati ed inespressivi come quelli di Kreacher, come quelli di Seamus, come quelli di Hannah Abbott ed Ernie McMillan, distesi l’uno affianco all’altro, pallidi ed immobili, a pochi metri da loro, le spille dell’ES ancora appuntate sul mantello, e fu un enorme sacrificio lasciar andare, ma non poteva impedirgli di vedere ciò che lo stava aspettando, così come non poté impedire di scoprire, uno ad uno, i corpi che venivano adagiati sotto il soffitto incantato.

Narcissa si lasciò sfuggire un solo singolo singhiozzo fra le braccia di suo figlio, ed insieme rimasero accanto a Lucius Malfoy senza muoversi e senza parlare, ma vicini, tutti e tre, dopo molto tempo.
Una sola consapevolezza permetteva a Draco di rimanere calmo, sostenere sua madre ed essere ancora consapevole dei mormori attorno a loro: erano tornati ad essere una famiglia. Nonostante la morte avesse portato via uno di loro, nonostante Voldemort li avesse allontanati l’uno dall’altro, ora erano insieme, ed avevano lottato valorosamente per la medesima causa.
Marie avvertì il braccio di Harry strattonarla, ma piano, come un bambino che ha paura del buio, e si diressero verso due corpi appena adagiati da un inconsolabile Professor Vitious, che non era mai sembrato tanto piccolo come allora, schiacciato dal lutto.
Arthur Weasley rivolse loro di sfuggita un mesto saluto, e ad Harry e Marie si spezzò il cuore nel vedere chi aveva aiutato a riportare indietro.
Oliver Baston, il giovane battitore Jimmy Peaks e Katie Bell giacevano nelle pose più composte che le loro cadute potevano permettere, ma lo spirito di squadra che li aveva animati fino all’ultimo istante di volo sembrava animarli ancora, nella complicità con cui giacevano, le mani ancora strette a pugno attorno a manici di scopa ormai andati in frantumi.
Il cielo doveva essere stato ancora più insidioso della terra, realizzarono i gemelli con sgomento, nel vedere, mentre attraversavano la Sala, quanti altri fossero caduti. La squadra bulgara e quella gallese si stava radunando, poco a poco, attorno ad un gruppetto di figure distese, ed Hermione passò loro accanto con occhi spalancati e un terribile presentimento.
Ron le corse dietro appena in tempo per sorreggerla, e si accasciarono in ginocchio l’uno aggrappato all’altro, attorniati dalla triste veglia dei visi sconsolati e scavati dal dolore dei giocatori bulgari e gallesi.
Marie si coprì il viso con le mani alla vista di Krum, il cui viso sembrava molto più giovane ora che non era corrucciato. Volkov, uno dei battitori, era sdraiato al suo fianco; pochi metri più in là, Broderick, e chi era l’altra figura distesa? Marie si lasciò sfuggire un gemito di scoramento e la presa di Harry si fece ferrea attorno alla sua mano.
Era uno dei gemelly, Alwyn.
Bleddyn, accanto al corpo straziato del gemello, era irriconoscibile, ed Harry e Marie furono in grado di contarlo tra i vivi solamente perché lo videro sbattere le palpebre gonfie.
Uno schianto li fece voltare di soprassalto, e lo spettacolo che si presentò davanti a loro era raccapricciante. Una barella, fatta lievitare da Fred e George, si era fracassata a terra ed i gemelli erano al capezzale di Lee Jordan, senza parole e senza lacrime, solo una voragine di dolore sul volto.
Di fianco a lui Dean e Neville stavano lavando il viso spaccato di Seamus, e per quanto piangessero e lo accarezzassero, l’amico non si sarebbe più mosso e non gli avrebbe più risposto. Minerva McGranitt fu l’ultima ad entrare in Sala, esausta e con il viso graffiato.
Alla vista della barella, sulla quale si trovava la direttrice della Casa di Tassorosso, avanzò qualche barcollante passo prima di aggrapparsi a Molly Weasley e scoppiare in un pianto sommesso.

Avevano percorso solamente una quindicina, forse una ventina di metri, ma la vista di tutti quei morti li aveva devastati come nemmeno una marcia forzata nel deserto avrebbe potuto fare. Alla fine, giunsero all’altro angolo della Sala, dove Vitius sedeva ancora, inconsolabile, accanto a due delle sue studentesse; una era viva, l’altra, era morta.
Cho lo guardava con la stessa espressione sorpresa e premurosa che le aveva visto più di una volta brillare sul suo viso candido durante il Ballo del Ceppo e gli altri appuntamenti che si erano dati, nel breve periodo in cui erano stati una coppia, ed Harry si aggrappò a Marie con tutte le sue forze, perché la certezza che lei fosse viva, accanto a lui e soprattutto che non avrebbe potuto abbandonarlo, nemmeno nella morte, era l’unica cose che potesse impedirgli di perdere le speranze e di cadere nel panico.
Prima Bleddyn, ed ora Padma; la vista di due gemelli privati dell’altro era un vero e proprio dolore fisico, sembrava attaccarli come un terribile monito, una maledizione, e sulla via del ritorno verso la famiglia Weasley, Narcissa e Draco, Harry lasciò una corona di gigli sulla fronte di Cho, e Marie tracciò un cerchio di fiamme calde e carezzevoli attorno ad Alwyn e Bleddyn.
Ron, le guance fuligginose rigate di lacrime, appoggiò una mano sulla spalla dell’amico, e Ginny si strinse forte attorno ad Harry. Accanto a Ron Hermione stringeva forte a sé Dobby e Gonril, tentando di placare i singulti dell’uno e carezzando la testa dell’altra, resa muta dalla tristezza. Erano tornati da poco dalla loro fervente ricerca di chiunque avesse ancora una possibilità, e avevano creduto fino all’ultimo momento che Kreacher fosse all’opera con loro.
Marie percorse i passi che la separavano da Draco, e senza riflettere, lo abbracciò. Lui la strinse fra le sue braccia e chiuse gli occhi, e consentì alla sala di svanire, per un breve momento.
“C'è ancora una cosa che dobbiamo fare, e dobbiamo farla da soli.”
“Marie, non andare da lui.”
“Non andiamo.”
Draco la guardò, e sapeva che non stava dicendo la verità, ma nemmeno mentendo.
“Torna, prima.”
Prima di andare, pensò, e non poté fare altro che osservarli bisbigliare a Ron e Hermione, voltarsi e lasciarlo.
“Marie!” Lei si voltò, e fu l’unica ad udirlo.
“…” A qualche passo da lui, Marie non si mosse, Harry aspettava, paziente.
“Tu sei il mio angelo. Se morirai, dovrai solo venirmi a prendere, e mi troverai ad aspettarti.”

*

Angolo dell’autrice

Cari Lettori, come chiedervi perdono per l’imperdonabile assenza estiva?
Spero vivamente (in un capitolo come questo, sempre forse humor nero, scusate…) che un capitolo lungo e colmo di eventi come questo vi confermi che la storia è di nuovo sui binari, e diretta verso…sì, quella Kings Cross.

Non vi nascondo che uno dei motivi per cui questo capitolo ha tardato ad arrivare è che, nonostante fosse da mesi nella mia mente, non trovavo il coraggio di metterlo su carta, di porre fine a così tanti personaggi straordinari. Noterete che diversi si sono salvati, rispetto alla versione originale, e spero che vi possa rallegrare, e che non siate nello stato in cui mi trovavo io finito il capitolo.

Passando alla storia: nell’ultima frase di Draco, finalmente, la frase che da il titolo alla storia:
“You Are My Angel”
La narrazione è lungi dall’essere conclusa, e la relazione fra Marie e Draco e appena agli inizi, quindi non temete, questa non è la fine, ma l’inizio.
Nei prossimi capitoli sarà più chiaro cosa Draco intenda, ma se vi potesse esser d’aiuto, fin dal primo capitolo questa era la forza che ha messo in moto l’intera vicenda, ergo, che ha permesso a Draco di fare una scelta e di lottare per la sua libertà e quella delle persone che ama, e da come si è visto in questo capitolo, ha salvato persino Lucius, così facendo.
Nel Prologo si manifesta con il ricordo della scintilla di speranza nello sguardo di Marie, impressosi nella memoria di Draco e in grado di far germogliare l’idea di potersi unire ai quattro.
Più in avanti, nel capitolo 14, si scopre che risale ancora più indietro, a quando i due si incontrarono (o meglio, scontrarono) al di fuori della Stanza delle Necessità, al sesto anno, dopo che Marie disse addio al Cardellino, prima che il suo corpicino una volta pulsante di gioia e vita potesse trasformarsi in un relitto dell'amore della gemella per Marie per Cedric.
In seguito, ovviamente, questa forza diventa sempre più forte ed adamantina, grazie al Pathos Cogitatio
ed ai momenti che Marie e Draco passano insieme, fra cui uno dei più importanti è anche uno dei pochi in intimità, ovvero la notte nel cimitero di Edimburgh. (Se vi servisse, vi ridirigo al capitolo 5 per ulteriori informazioni sul fenomeno che si instaura fra Draco e Marie )

Ok, prima di rendere questo capitolo lunghissimo interminabile ed illegale, mi fermo qui, ma se vi servissero altre delucidazioni, un riassunto o voleste discutere di ciò che è successo o non successo, benedirmi per aver salvato Remus e Tonks, maledirmi per aver ucciso semplicemente troppa gente, o semplicemente farmi sapere cosa ne pensate, vi prego, lasciate una recensione!
Anche una piccolina piccolina.

Ringrazio con tutto il mio cuore coloro che hanno generosamente commentato in precedenza, avete tutto il mio amore, carissime/carissimi!

P.S Forse dovrei chiarire che per motivi ovvi, ovvero non rendere questo capitolo infinito, diversi dettagli della battaglia mancano, ma sono sicura che li conosciate, e chi potrebbe esporli meglio di J.K? Allora, meglio non bestemmiare e ripetere male, ho pensato.
In ogni caso, il fatto che Harry e Marie non siano presenti alla morte di Piton è importante. Lucius acquisisce un ruolo di rilievo in quanto Piton si premunisce, sapendo che morirà in quanto Voldemmort lo crede padrone della Bacchetta, e non può consegnare i ricordi di persona per due motivi, ergo la fiala già pronta sulla scrivania e la lettera:
1. I Potter lo credono nemico
2. Assumendo il punto di vista del libro originale, ce la fece per un pelo: il serpente, anche ammesso che loro fossero lì, avrebbe potuto ucciderlo del tutto prima che loro arrivassero al suo capezzale.
Ditemi che ne pensate di questo, sarei lieta di condividere le vostre opinioni, e ci tengo tantissimo, onorevoli!


¹
L'ultimatum di Voldemort ed il suo intervento di tregua sono tratti da “Harry Potter e i Doni della Morte” J.K. Rowling, Salani Editore, traduzione di Stefano Bartezzaghi.


Un affezionato saluto a tutti voi e, ve lo prometto, non dovrete aspettare nemmeno un quinto del tempo per il prossimo capitolo.

Vostra Claire




  
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