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Autore: Vanessa1995    11/08/2018    1 recensioni
Cinque anni dopo gli eventi di "Il prezzo del tradimento" Daenerys decide di indire un torneo per festeggiare i suoi cinque anni di regno e per Jon è finalmente arrivato il momento di scoprire la verità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Nuovo personaggio, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
- Questa storia fa parte della serie 'Il prezzo del tradimento'
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La sala sarebbe stata vuota se non fosse stato per le quattro persone sedute lungo il tavolo in fondo ad essa. La Regina del Nord era al centro del tavolo che consumava la sua cena in compagnia del marito e dei due figli gemelli. La stanza era triste e cupa e i bracieri accesi facevano in modo che non risultasse fredda.
« Ned, non rubare il cibo dal piatto di tuo fratello. » esclamò Sansa, rompendo il silenzio. Il figlio maggiore sollevò gli occhi grigi verso la madre. Sulla punta della forchetta c’era il pezzo di verdura che aveva rubato dal piatto del gemello che, approfittando dell’attimo di distrazione di Eddard, lo riprese e se lo ficcò in bocca. Questo suscitò la rabbia del fratello maggiore, che tentò di graffiarlo.
« Eddard, lascia in pace tuo fratello. » intervenne il patrigno, seduto a destra della moglie. Sir Simon era il secondogenito di un lord del Nord. Possedeva i capelli scuri, occhi grigi e la pelle olivastra che caratterizzava gli abitanti di quelle terre. Aveva un anno in meno della moglie. Uno sbuffo sfuggì dalle labbra del principe ereditario, che intrecciò le braccia scocciato.
« Madre, dopo possiamo andare da Lola? » chiese Robb, riferendosi alla loro balia. Sansa aveva insistito per allattare i propri figli, tuttavia per colpa dei suoi numerosi impegni di regina era stata costretta a farsi aiutare da una balia, in particolare dopo aver dato alla luce i gemelli. Il suo latte non bastava per entrambi.
« Naturalmente, però prima finite il cibo nei vostri piatti. » rispose, pensando che il primogenito dovesse avere particolarmente appetito se rubava pure quello contenuto nel piatto di Robb. 
« D’accordo. » acconsentì il figlio minore, mettendosi in bocca del cibo. I bambini erano uguali: gli stessi capelli neri, ricci e lunghi fino alle spalle, in perenne disordine e impossibili da domare; gli occhi grigi penetranti che avevano ereditato dal nonno. Ironico pensare che loro avevano ereditato l’aspetto tipico degli Stark, quando Sansa era identica a sua madre.
« Zia Arya arriverà domani? » domandò Ned, poco interessato alla donna che l’aveva cresciuto come un figlio. Tutti e due stravedevano per la forte e coraggiosa zia Arya che girava per il regno e che non mancava di portare loro un dono quando tornava a Grande Inverno. La Stark in particolare si era guadagnata l’ammirazione del nipote più grande, che la tempestava di domande sui suoi viaggi quando la vedeva e ascoltava rapito insieme a Robb i suoi racconti.
« Sì, Arya arriverà domani. » confermò la donna, sorseggiando piano il vino nel proprio calice. Aveva scoperto presto che era inutile tentare di trattenerla a casa, sua sorella era uno spirito libero e adorava viaggiare in compagnia del suo amico fabbro. Sospettava che ci fosse qualcosa tra Arya e Gendry o in ogni caso lui era perdutamente innamorato della Stark, considerando gli sguardi che le lanciava. Sorrise dolcemente al pensiero. Forse un giorno si sarebbero sposati, però riteneva improbabile che avrebbe smesso di viaggiare.
Diversi minuti dopo i due bambini lasciarono la sala dopo aver dato un bacio per guancia alla madre e aver augurato la buonanotte al patrigno. Appena furono rimasti soli Simon parlò.
« Non mi hai mai parlato del padre dei gemelli. » notò. Erano sposati da circa un anno e la rossa non ne aveva mai fatto menzione. Ogni volta che tentava di accennare all'argomento si apprestava a cambiare discorso. Inizialmente il cavaliere aveva pensato che potesse essere il suo secondo marito, tuttavia era pressoché impossibile: era passato troppo tempo dal loro ultimo periodo passato insieme alla nascita dei bambini.
« Perché non c’è niente da dire. » rispose freddamente la fanciulla e lui capì che insistere sarebbe stato inutile. La cosa più giusta da fare probabilmente era aspettare che fosse pronta a parlargliene. « Per favore Simon, possiamo palare di altro? » aggiunse con tono più dolce, stringendogli una mano. Gli veniva difficile dirle di no. L’amava, era completamente e inesorabilmente innamorato di Sansa Stark e contava che un giorno avrebbe finito per ricambiare il suo sentimento.
« Come preferisci, mia cara. » rispose, prendendole la mano e sfiorandole il dorso con le labbra, senza distogliere lo sguardo dai suoi magnifici occhi chiari.
« Come sta tua madre? » da qualche giorno la donna era gravemente malata e secondo il maester di famiglia le restavano pochi giorni di vita.
« Purtroppo sta sempre male e sono molto preoccupato. » Sansa gli strinse il polso. Era affezionata a quella donna. Le voleva bene e andavano particolarmente d’accordo. La nobile la trattava come una figlia e adorava i gemelli e li considerava suoi nipoti. Al contrario, il suo rapporto con il padre del marito non era altrettanto buono. Lord Oliver sognava che uno dei suoi nipoti sarebbe diventato Re del Nord, ma questo non sarebbe stato possibile dato che Sansa aveva legittimato i suoi figli.
« Mi dispiace. Pregherò per lei. » in realtà sapevano entrambi che le sue preghiere sarebbero state perfettamente inutili, tuttavia Simon sorrise debolmente apprezzando le sue parole.
« Grazie, Sansa. Confesso che a volte mi chiedo cosa mai io possa aver fatto nella vita per meritare una moglie buona come te. » le sue parole le facevano male e distolse lo sguardo, bevendo un grosso sorso di vino. Se avesse saputo dei sogni che faceva la notte non sarebbe stato altrettanto buono. Le sue labbra si curvarono in un sorriso finto e avvicinò la testa a quella del cavaliere.
« Mi faccio la stessa identica domanda ogni giorno. » era la verità, in parte, ed era convinta che se avesse saputo la verità sui suoi figli non sarebbe stato altrettanto comprensivo nei suoi confronti, anzi sarebbe rimasto disgustato. Temeva che non le avrebbe più rivolto la parola, né l’avrebbe più guardata con gli stessi occhi. Sfiorò le labbra del ragazzo in un dolce bacio, convinta di non meritarsi il suo amore.
« Andiamo a dormire? » le sue intenzioni erano chiare e la rossa scoppiò a ridere.
« Ho come la sensazione, Sir Simon, che le tue intenzioni non siano nobili. » scherzò divertita. Il ragazzo si sollevò dalla sedia e le avvolse le braccia attorno al corpo, dandole un bacio sulla guancia.
« Ti amo Sansa. » si voltò. Le loro labbra si incontrarono in un bacio passionale e infilò le dita tra i suoi morbidi ricci. Dopo aver rotto il bacio, si rese conto con orrore che il viso di Jon aveva preso il posto di quello del marito e distolse in fretta lo sguardo. Il suo cuore aveva incominciato a battere all'impazzata. « Ti senti bene? » chiese preoccupato Simon. Annuì e gli accarezzò il viso.
« Sì, perdonami, è stata una giornata dura. » rispose alzandosi e gli diede una carezza. « Scusami, ma temo che stanotte dovrai dormire da solo. » era consapevole che fosse circa un mese che non giaceva con il suo sposo, però la cosa non pareva turbarlo.
« Vorrà dire che condivideremo il letto domani. » Gli diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla sala. Nel corridoio si portò una mano alla pancia. Si sentiva in colpa nei suoi confronti, tuttavia era difficile per la Stark giacere con il marito quando pensava a Jon e negli ultimi tempi era capitato spesso.
« Mia regina, siete sicura di sentirvi bene? » chiese Brienne. Le labbra della rossa si curvarono in un sorriso finto e abbassò la mano.
« Tranquilla Brienne, penso di essere soltanto stanca. » mentì. La donna non si scompose e la rossa si incamminò verso la propria camera da letto.
La stanza era grande e il fuoco ardeva scoppiettante nel caminetto posto in un angolo. I suoi occhi caddero sul letto dove sua madre aveva dormito quando era in vita. Ormai avrebbe dovuto esserci abituata, eppure ogni tanto gli provocava tuttora una sensazione strana la vista di quel mobile.
Si spogliò, indossò una camicia da notte candida come la neve e si infilò sotto le coperte. Tirò un profondo sospiro, posando la schiena contro lo schienale di legno. Era incredibile che dopo sei anni pensare a Jon le facesse ancora quell'effetto. Aveva sperato che dopo tutti quegli anni il sentimento che provava nei confronti dell'uomo che aveva chiamato fratellastro fosse svanito, eppure aveva constatato che non era vero. Si distese sul materasso, sotto le coperte e le pellicce, e mise la testa sul cuscino. Infilò una mano sotto di esso e chiuse gli occhi. In breve tempo cadde in un sonno profondo.
 
Cavalcavano da circa un’ora. Avevano deciso di andare a fare una gara nelle terre di Grande Inverno e Sansa sorrideva raggiante in sella al proprio cavallo. Nemmeno ricordava l’ultima volta che era stata felice e lo stesso si poteva dire di Jon.
« Arriverò per prima a Grande Inverno, non riuscirai a battermi. » commentò divertita, voltandosi verso il fratellastro e stringendo le mani attorno alle redini. Portava dei guanti neri sui quali lei stessa aveva ricamato una testa di lupo con del filo grigio per ognuno.
« Sansa, ho paura che stia per piovere. Forse ci conviene ripararci da qualche parte. » osservò il Re del Nord, sollevando preoccupato lo sguardo. Il cielo era diventato di colore grigio scuro e minacciava di piovere da un momento all'altro. La rossa fermò il cavallo e annuì con rassegnazione.
« Hai ragione. Ah, laggiù c’è una stalla per fortuna. » esclamò, indicando un edificio dall'aria abbandonata che distava pochi metri. Le sue labbra si curvarono in un sorriso di sfida. « Vediamo se riesci a battermi. » affermò, spronando la bestia ad andare avanti. Galoppò verso la stalla, seguita da Jon che era determinato a non lasciarla vincere.
Entrarono nella stalla appena in tempo, siccome la pioggia incominciò a cadere. La rossa fissò preoccupata il soffitto chiedendosi se avrebbe retto. Temeva che l’acqua sarebbe entrata, ma grazie al cielo sembrava che non ci fossero infiltrazioni. Si levò il mantello e si guardò attorno per cercare un posto dove poterlo posare, senza riuscirci.
« Accenderò un fuoco con la legna. » disse Jon, staccando un pezzo di legno da quella che aveva tutto l’aspetto di essere la parete di quello che in passato era stato l’alloggio per un cavallo o una vacca, a giudicare dalle dimensioni. C’era della paglia sparsa sul pavimento dell’intera stalla.
« È carino. » disse la rossa, guardandosi attorno. Come sistemazione provvisoria non era proprio il massimo, tuttavia aveva imparato ad accontentarsi. Jon accese il fuoco e le lanciò un sorriso soddisfatto. « Dobbiamo levarci i vestiti bagnati. » osservò. La situazione era imbarazzante.
« Hai ragione. Se vuoi posso uscire. » scosse la testa.
« Resta pure. Mi leverò soltanto il vestito, non la sottoveste. » rispose e gli diede le spalle. Prese i capelli e li sistemò sulla spalla, scoprendo i lacci dell’abito sulla schiena. « Per favore, mi aiuti? » era un gesto innocente, eppure si sentiva in imbarazzo e non era del tutto sicuro che fosse una buona idea. Jon si sollevò da terra, facendo leva con la mano sul pavimento di legno, e si avvicinò alla sorellastra. Prese i lacci e tirò. In breve la sua schiena rimase scoperta ed era in grado di vedere la stoffa bianca sotto al vestito blu. Con le dita sfiorò le cicatrici visibili, nonostante il tessuto che le copriva.
« Ti fanno male? Le cicatrici intendo. » la sua voce era appena un sussurro. La rossa si voltò, stringendo la parte superiore dell’abito per coprirsi il petto.
« Le tue? » la sua voce era lieve. Non aveva mai fatto caso a com'erano belli e intensi i suoi occhi azzurri. Le accarezzò la guancia.
« Perdonami. » la Stark lo fissò confusa.
« Perdonarti per cosa? » chiese e lui chinò il capo, stringendole le spalle.
« Avrei dovuto lasciare i Guardiani della Notte, rompere i miei voti e venire a salvarti, invece di lasciarti nelle mani di quei most… » non gli permise di finire la frase, mettendogli un dito sulle labbra.
« Se l’avessi fatto ti avrebbero ucciso. » ne sarebbe valsa la pensa se l’avesse salvata. « Jon, io… » esitò, le parole le morirono in gola. 
 
« Mamma! » la voce di uno dei suoi figli la destò dal suo sogno e scese dal letto, dirigendosi verso la porta. Robb era in lacrime nel corridoio, così si inginocchiò.
« Robb, cosa c’è? » chiese dolcemente, accarezzandogli le guance. Il bambino tirò su con il naso.
« Ho fatto un brutto sogno. » lo abbracciò e gli accarezzò la schiena per consolarlo.
« Vuoi dormire con me? » propose, dandogli una carezza e sollevandosi dal pavimento. Il piccolo annuì e lo prese per mano, tirandolo dentro la camera prima di richiudere la porta. Guardò il figlio coricarsi sul lato destro del letto e lo raggiunse, stendendosi vicino al bambino.
« Mamma, ti voglio bene. » sussurrò piano. Gli diede un bacio in mezzo ai riccioli neri. Assomigliava a suo padre Ned, come il gemello. Non passava giorno senza che i suoi figli facessero la lotta e adoravano esercitarsi con le spade di legno. Quando li guardava provava un forte senso di nostalgia. Gli ricordavano Jon e Robb quando si esercitavano con la spada. Eddard era il più forte, tuttavia Robb era agile e schivava facilmente i colpi del fratello.
« Anch'io amore. » rispose. Le palpebre si fecero pesanti e nel giro di pochi secondi cadde in un sonno profondo senza sogni.
 
Il giorno dopo
 
L’anniversario per i cinque anni di regno di Daenerys Targaryen e Jon Snow, anzi Aegon Targaryen, si avvicinava e per l’occasione la Madre dei Draghi aveva deciso di indire un torneo per festeggiare.
Jon era seduto dall'altro capo del tavolo di fronte alla moglie-zia. La regina si tagliò un pezzetto di verdura e se lo portò alle labbra, masticando piano.
« Ho mandato un corvo a vostra cugina per invitarla al torneo. » La voce della donna lo distolse dai suoi pensieri e posò la forchetta al lato del piatto.
« Verrà anche suo marito e i suoi figli? » finora aveva visto i gemelli solo una volta, ovvero pochi giorni dopo la loro nascita. Ricordava che Ned l’aveva fissato con i suoi penetranti occhi grigi. Si era innamorato di quei bambini a prima vista. Peccato. Sapeva che era diventato un bimbo vivace che adorava fare i dispetti al fratello, mentre Robb era decisamente più tranquillo, adorava leggere i libri ed era molto intelligente.
« Penso di sì. » rispose, bevendo del vino dal calice. Era entusiasta di rivedere i gemelli, un po’ meno al pensiero di conoscere il marito di Sansa.
« Sono contento che verranno. » sperava che sarebbe accaduto qualcosa e il marito non sarebbe potuto venire. La sola idea di qualcuno, che non fosse lui, che baciava e toccava la rossa lo irritava. Non sapeva che cosa avrebbe fatto se fosse avvenuto di fronte ai suoi occhi. La gelosia lo divorava.
« Ho sentito che Ser Simon è abile con la spada e pare abbia l’aspetto tipico del Nord. » la regina sospettava che la Stark l’avesse sposato perché le ricordava Jon. Il suo non era un vero matrimonio, era venuto nel suo letto soltanto una volta per consumare il matrimonio e la donna aveva un amante. Spesso si era chiesta se pure il nipote la tradisse, però apparentemente era un marito fedele.
« Mio fratello… Ehm, mio cugino mi ha parlato bene di lui nelle sue lettere. » Sansa gli scriveva raramente; in compenso Bran e Arya gli mandavano lettere minimo una volta ogni mese e spesso nelle missive parlavano dei nipoti, in particolare Bran. A giudicare dalle sue parole stravedeva per i piccoli. « Che progetti hai per il torneo? Hai deciso quale competizioni indire e i premi? » domandò, cambiando discorso.
« Ci saranno delle giostre e una gara di tiro con l’arco. » disse la bionda, con gli occhi concentrati sul contenuto del piatto.
« Potrei partecipare alla giostra. » propose. A quella possibilità la bionda trasalì e davanti ai suoi occhi comparve una terribile scena: Jon che vinceva la giostra e incoronava Sansa Regina dell’Amore e della Bellezza. Mai gli avrebbe permesso di umiliarla.
« Non sono sicura che sia una buona idea. Ti ricordo che non abbiamo un erede. E se morissi? » esclamò. La sua era una scusa soltanto in parte, in quanto temeva per la sua incolumità. Provò un brivido all'idea di Dany che governava da sola. Alternava momenti tranquilli a scatti d’ira.
« Hai ragione. » esclamò alla fine.
Trascorsero il resto del pranzo in silenzio, senza rivolgersi la parola. Sapeva che sua moglie aveva un amante, tutti lo sapevano a corte, tuttavia non gli importava. Non sarebbe stato difficile per lo Stark rinvenire un’amante se l’avesse voluto, però l’unica donna che desiderava non la poteva avere. Al termine del pranzo si sollevò dalla sedia.
« Ti lascio. Se hai bisogno di me nelle prossime ore probabilmente sarò al campo di allenamento. » vivevano in un periodo tranquillo e riteneva che per questo bisognava ringraziare, in parte, i draghi di Daenerys. Non poteva dare tutti i torti al popolo e ai nobili se non avevano il coraggio di ribellarsi alla loro regina. Le sarebbe bastata una parola per dar fuoco a decine di case e persone. 
« Buon allenamento. » rispose con disinteresse la bionda. Lasciata la sala venne raggiunto da Davos, che in quegli anni lo aveva consigliato e pure protetto.
« Come sta la nostra adorata regina? » chiese l’uomo. Esattamente non sapeva quanti anni avesse, però doveva averne circa cinquanta. Portava i capelli grigio-bianchi tagliati corti e una barba dello stesso colore gli copriva il mento.
« Indirà un torneo per festeggiare i suoi cinque anni di regno. » per essere esatti sarebbe stato più giusto dire i “nostri”, siccome governavano insieme, in teoria.
« Bene, magari parteciperò. Chissà che non riesca a disarcionare qualche giovane cavaliere. » notò divertito e Jon sorrise fermandosi in mezzo al corridoio.
« Vi auguro di cuore di vincere se doveste partecipare. » dato che non avrebbe potuto partecipare di persona sarebbe stato contento se avesse vinto il suo amico. « Ha invitato San… La regina Sansa e la sua famiglia. » lo informò, provando per l’ennesima volta una punta d’invidia nei confronti del marito.
« Sono passati cinque anni dall'ultima volta che li avete visti. Devono essere diventati dei piccoli uomini. » osservò. Avrebbe preferito che avesse evitato di ricordarglielo. Era consapevole che avrebbe potuto prendere in prestito uno dei draghi di Dany e andare a farle visita, ma la loro “madre” era alquanto gelosa per quanto riguardava i suoi figli e non glieli avrebbe mai prestati.
« Sono curioso di rivederli e conoscere il marito di mia cugina. » si augurava soltanto che non l’avrebbe strozzato non appena l'avrebbe visto baciare Sansa o toccarla in qualunque maniera. Tuttavia era contento perché l’avrebbe rivista, sebbene fosse consapevole che non avrebbe potuto assaporare il suo profumo o sentire la morbidezza della sua pelle.
Raggiunto il campo di addestramento entrò nel piccolo recinto e prese una delle spade che qualcuno aveva sistemato accanto al recinto.
« Vostra maestà, siete pronto per l'allenamento? » gli chiese un uomo alto e possente. Gli mancava l'occhio destro e portava una benda nera.
« Come al solito. » si allenavano circa due ore al giorno. Sfogava il suo nervosismo nei duelli o nei combattimenti corpo a corpo. Il suo allenatore era difficile da buttare a terra per colpa del gran peso che possedeva. L'uomo prese una spada e si misero in posizione di all'erta.
Davos fissava il duello da dietro al recinto di legno. Jon era abile con la spada, uno dei pochi uomini che abitavano nei Sette Regni in grado di sconfiggere Percy in combattimento. Percy era uno degli spadaccini più bravi che conosceva e aveva combattuto dalla loro parte nella guerra contro gli Estranei e in seguito in quella per riprendersi il Trono di Spade. In passato era stato un membro dell'esercito dei Lannister, ma aveva scelto di abbandonarli e diventare un vagabondo in seguito all'incoronazione di Cersei.
« Mio marito sta vincendo? » la voce della regina lo colse di sorpresa. Era talmente concentrato nella lotta che non si era accorto del suo arrivo. Portava un abito di seta azzurra che lasciava scoperte le spalle. Un filo di stoffa partiva dal lato sinistro dell'estremità dell'abito e girandole attorno al collo giungeva al lato destro. La parte superiore dei seni era visibile ed erano coperti da quelle che assomigliavano a delle coppe d'argento. 
« Ser Percy è in gamba, ma il re si sta facendo valere. » rispose. I loro combattimenti erano interessanti e ricchi di sorpresa fino all'ultimo. Era difficile stabilire chi avrebbe vinto, per questo Davos non se ne perdeva mai uno. 
« Spero che mio marito vinca. » detto questo si allontanò seguita da Missandei. La ragazza di colore dai capelli scuri e riccioluti seguiva ovunque Daenerys e sospettava che fosse l'unica che conosceva tutti i suoi titoli a memoria. Quando la donna incontrava qualcuno nella sala reale, ad esempio se un nobile le chiedeva udienza, la giovane ripeteva tutti i suoi titoli. A pensarci bene era strano che nessuno li ricordasse. Sorridendo riportò la sua attenzione allo scontro.
« Oh! » lo Stark era crollato a terra sollevando una piccola nuvola di polvere. Si rialzò immediatamente e attaccò l'avversario, deciso a non arrendersi. Il cavaliere sorrise fiero.
Il combattimento venne vinto da Percy, ma questo non sembrava infastidire Jon che era tutto sudato ed esausto. Prese un calice colmo d'acqua che un servitore gli porgeva.
« Vedrete che la prossima volta vincerete, maestà. » disse incoraggiante il cavaliere senza un occhio. Il sovrano si girò e sorrise divertito, bevendo un sorso d'acqua.
« Spero che vorrete concedermi la rivincita. » l'uomo allargò le braccia. La mano sinistra teneva l'elsa della spada.
« Quando volete. » rispose con un inchino, piegandosi in avanti.
« Un bel combattimento. » si congratulò Davos. « Non lo avete lasciato riposare un secondo. » aggiunse. Il bruno camminò nella sua direzione, asciugandosi il sudore con uno straccio.
« Domani potrei batterlo. » rispose, uscendo dal recinto e chiudendo la porticina che era poco più alta del resto. Fare una previsione era difficile.
« Ve lo auguro. » rispose, intrecciando le mani dietro alla schiena.
« Rientriamo. Ho bisogno di un bagno. » affermò il bruno e si diressero verso l'edificio.
La camera da letto dello Snow era la stessa dove in passato aveva dormito Cersei e tutte le regine consorti che l'avevano preceduta. Aveva volentieri ceduto a Dany le stanze del re. Non aveva bisogno di tanto spazio e riteneva che questa fosse sufficientemente grande e soleggiata. La luce filtrava dal vetro di una grossa finestra.
« Preparami un bagno caldo. » ordinò al suo scudiero, che fece un inchino in silenzio ed uscì. Si levò la casacca e la buttò sul letto, e in breve venne raggiunta dalla camicia. A petto nudo si sfiorò con le dita le cicatrici delle pugnalate che gli avevano provocato coloro che in passato aveva chiamato fratelli. Il tradimento bruciava ancora dopo tutti quegli anni. La notte a volte rivedeva i loro freddi occhi assettati di sangue.
Quando il bagno fu pronto, si immerse nella vasca e chiuse gli occhi. L’acqua calda gli sciolse i muscoli e lentamente scivolò nel sonno.
 
I capelli rossi ricadevano in onde morbide lungo la schiena e avevano un delicato profumo. Scoprì il collo, baciandoglielo, e la ragazza piantò un piccolo gemito di piacere infilandogli le dita tra i capelli scuri. Erano nudi, seduti su un letto pieno di pellicce scure. Le accarezzò la pelle diafana, partendo dalla spalla fino ad arrivare al polso.
« Da anni bramavo questo momento. » la fanciulla si voltò e le loro labbra si incontrarono in un bacio passionale, senza che potesse vederla in faccia. La donna intrecciò le mani dietro al suo collo e lo spinse sul materasso, stendendosi sopra.
« Ti voglio. » sarebbe morto se non l’avesse avuta adesso. Chinò il capo, baciandogli il petto, e in particolare le sue labbra si concentrarono su ciascuna cicatrice lunga e bianca. « Lascia che ti veda in viso. » supplicò. Lo zittì, mettendogli un dito sulla bocca.
« Devi essere paziente. » disse con tono seducente. « Adesso lascia che mi prenda cura di te. Sei talmente teso... » aggiunse, mentre la sua testa andava sempre più giù.
 
Improvvisamente si svegliò, ritrovandosi immerso nella vasca. L’acqua ormai era diventata fredda ed era terribilmente eccitato. Si passò una mano sul viso, sforzandosi di ignorare quella sensazione al basso ventre. Non ricordava da quanto i sogni raffiguranti quella donna dai capelli rossi erano incominciati. Inizialmente aveva pensato che fosse Ygritte, ma i suoi capelli erano di una tonalità di rosso diversa. Mise un piede fuori dalla vasca e si tirò su. Prese il panno asciutto e si coprì con esso, dirigendosi verso la porta. Sussultò quando scoprì sua zia coricata sotto le coperte del suo letto. Il suo vestito giaceva sul pavimento in un piccolo cumulo di stoffa.
« Che cosa ci fai qui? » strillò infastidito.
« Sono venuta a far visita al mio amato marito. » rispose con tono seducente. Era chiaro il suo intento, intendeva sedurlo, ma non si sarebbe fatto ingannare facilmente. Afferrò il suo vestito e glielo gettò addosso.
« Esci di qua! » esclamò. Sua moglie aveva superato ogni limite. Scocciata la bionda scese dal letto piena di rabbia. Ignorò la sua figura nuda. Tirò su la stoffa del vestito, provocando un piccolo strappo che aumentò ulteriormente la sua furia. Gli puntò contro un dito.
« Me la pagherai cara, Jon. Giuro che me la pagherai cara. » sbraitò e andandosene sbatté la porta. Non aveva paura di lei, non c'era niente che potesse fargli.
 
Qualche settimana dopo
 
Il corteo reale proveniente da Grande Inverno era decisamente meno sfarzoso e grosso di quello che anni addietro aveva persorso la stessa strada diretto al Nord.
La regina Sansa viaggiava in carrozza in compagnia dei due figli. Il marito era in groppa ad un cavallo a destra del mezzo di trasporto.
« Sono emozionato! Non vedo l'ora di vedere la capitale. » esclamò entusiasta il suo figlio minore. Lo stesso non si poteva dire della madre che avrebbe fatto volentieri a meno di quel viaggio. Approdo del Re riportava a galla terribili ricordi. 
« Io desidero leggere il Libro Bianco. » intervenne Ned. Sansa aveva sentito parlare del libro che raccontava le gesta dei membri della Guardia Reale. Secondo delle voci non confermate, Daenerys aveva strappato personalmente e bruciato la pagina che parlava di Ser Jaime e dell'omicidio di re Aerys perpetuato per mano del cavaliere. Quest'ultimo aveva fatto una fine orribile: dopo aver ucciso la sorella Cersei, Jaime era stato catturato dagli uomini di Dany. Decisa a vendicare la morte del padre, nonostante le suppliche di Tyrion, aveva dato ordine ai suoi draghi di bruciarlo vivo. Si narrava che Jaime non avesse urlato, né supplicato per la propria vita.
« Sarà una lettura interessante. » disse la rossa, sollevando gli occhi dal proprio ricamo. Da alcuni mesi aveva incominciato a cucinare e ricamare delle copertine di neonato che un giorno non lontano contava di usare per avvolgerci i figli che avrebbe avuto dal marito. Sopra alla copertina a cui stava lavorando adesso c'era ricamata la testa di un metà lupo in filo grigio, sopra alla quale volteggiava un'aquila, simbolo della casa di Simon. In quel momento stava terminando un'ala del rapace.
Arrivati al castello vennero accolti dal Primo Cavaliere della Regina, Tyrion Lannister, che accennò ad un inchino e le prese la mano, baciandole il dorso.
« Regina Sansa Stark, siete benvenuta ad Approdo del Re. La regina Daenerys è indisposta. Sarebbe voluta essere qua, però non si sente bene. » percepiva puzza di bugia lontano un miglio. Era chiaro che con quel gesto la Madre dei Draghi aveva voluto ricordarle che la considerava inferiore a lei, sebbene avesse concesso l’indipendenza al Nord.
« Grazie, lord Tyrion. Sono lieta di vedere che al contrario voi godete di ottima salute. » rispose impeccabile ed educata come al solito, allontanando la mano. Il nano si rivolse a suo marito e poi ai suoi figli.
« Chi di voi è Robb e chi di voi è Ned? » erano identici e soltanto chi li conosceva perfettamente era in grado di distinguerli.
« Vi presento Eddard Stark. » rispose la donna, posando una mano sulla spalla del primogenito. « Mentre lui è Robb. » aggiunse, toccando invece la spalla del secondo figlio.
« Vedo che assomigliate molto a vostro nonno. » notò Tyrion, fissando attentamente la rossa. Era come se… come se sapesse. Però era impossibile. A nessuno, nemmeno ai suoi fratelli, aveva confidato la verità.
« Sansa. » la voce dell’uomo che la tormentava nei suoi sogni avanzava verso di loro. Jon Snow non era cambiato in quei cinque anni. Il suo fasciano era rimasto immutato, purtroppo per la cugina.
« Re Jon. » lo salutò. Le fece il baciamano e la sua attenzione cadde sui gemelli. Trattenne il fiato mentre li guardava attentamente, come a volerli studiare. Dopo quella che parve un’eternità scompigliò ad entrambi i capelli ricci con affetto.
« Siete uguali a vostro nonno. » osservò e si chinò verso i bambini. « Vi va di visitare il castello con me? » propose. Simon si schiarì la voce e Jon cambiò improvvisamente espressione. Drizzò la schiena con aria indifferente. « Buongiorno re Simon. » lo salutò freddamente.
« È un onore fare la vostra conoscenza. Mia moglie parla spesso di voi. » lo salutò il suo sposo, decisamente più cortese. A volte riteneva che suo marito fosse troppo gentile e con chi non se lo meritava per giunta. Si accostò a Simon.
« Perdonatemi cugino, ma siamo piuttosto stanchi. Il viaggio è stato lungo e gradiremmo riposarci. » affermò. Jon fece segno a dei servi di avvicinarsi e diede ordine che fossero accompagnati nelle loro rispettive stanze.
Appena Sansa e il resto della sua famiglia furono spariti in fondo al corridoio, Tyrion parlò.
« Maestà, non vi pare strano che i figli della regina Sansa assomiglino particolarmente al nonno quando lei non ha niente di Ned Stark? » commentò. Daenerys gli aveva confidato i suoi sospetti, ovvero che il nipote fosse innamorato della cugina. Anche il nano non aveva potuto evitare di notare gli sguardi che si erano lanciati a Grande Inverno ed era chiaro che il re fosse geloso del cavaliere che aveva sposato la Stark.
« No, ritengo di no. » represse l’istinto di sbattere la testa contro il muro per la disperazione.
« Voi l’amate, vero? » la sua domanda zittì il Targaryen.
« Sì, sono innamorato di Sansa. » confessò. Sarebbero stati una bellissima coppia, ne era convinto, e la Stark sarebbe stata una regina migliore di Daenerys. A parte che sospettava che non ci volesse molto. Era un vero peccato che lo Stark non avesse rivendicato i suoi diritti sul trono appena aveva appreso la verità sulle proprie origini.
« Voi e Sansa siete mai stati a letto insieme? » chiese, arrivando dritto al punto, evitando inutili giri di parole.
« Noi… » sgranò gli occhi sconvolto.
« Sì? » non gli rispose e corse via. Sembrava che stesse scappando dallo Sconosciuto.
Jon non riusciva a crederci. Come aveva potuto essere così stupido e cieco? Avrebbe dovuto capirlo prima, quando aveva scoperto che Sansa era incinta. Insomma, il sospetto avrebbe dovuto sfiorarlo dopo quello che era accaduto nella stalla anni addietro.
Arrivato alla porta della stanza della cugina, entrò senza bussare. Sansa sussultò. Era in piedi in mezzo alla camera in compagnia della sua serva e stavano sistemando insieme i bagagli. Infatti c'erano tre bauli aperti sul pavimento, uno dei quali era vuoto.
« Sansa, ti devo parlare. Subito. » tuonò « E tu esci! » intimò, rivolgendosi all'altra donna.
« Puoi andare, me la caverò da sola. » congedò la serva, che eseguì una riverenza e lasciò la stanza chiudendo la porta. « Si può sapere che cosa ti prende? Come puoi entrare nella mia stanza come un pazzo e trattare in quel modo una delle mie cameriere? » domandò arrabbiata.
« E tu come hai potuto nascondermi per cinque anni di aver avuto due figli? » rispose furioso, stringendo le mani in dei pugni. Si aspettava che avrebbe negato o che si sarebbe giustificata in qualche modo.
« Loro sono i miei figli. » affermò con decisione.
« Ned e Robb sono anche i miei figli, o sbaglio? » la rossa tacque e la guardò incredulo, lasciandosi cadere sul materasso. « Non posso credere che tu me lo abbia nascosto. » aveva recuperato un po’ di calma. In silenzio la cugina si sedette accanto al bruno, posando le mani sulle cosce.
« Ti eri inginocchiato, avevi tradito me e il Nord. Senza contare che eri andato a letto con Daenerys. Mi hai spezzato il cuore. » rispose.
« Questa non è una giustificazione. Avevo il diritto di saperlo. » ribatté arrabbiato.
« Lo so, è che ero talmente furiosa... » ammise e gli prese le mani, stringendole tra le proprie. « Potrai mai perdonarmi? » chiese con tono supplichevole. Si liberò dalla sua presa drizzandosi in piedi e si passò una mano tra i capelli.
« Non potrò mai perdonarti per avermelo nascosto. » rispose, deciso ad avercela con lei per tutta la vita.
« Ti amo Jon. » erano le tre parole che sognava di sentire da sei anni. Adesso finalmente aveva capito chi era la donna nuda con la quale sognava di fare l'amore.
« Ti amo anch'io Sansa. E perdonami. » disse, prendendole il viso tra le mani.
« Per cosa? » domandò confusa.
« Per non avertelo detto prima. » la baciò con passione e la giovane intrecciò le dita dietro al suo collo. Gli sembrava di aver atteso un’eternità per quel momento. Era sicuro che da ora in avanti le cose sarebbero andate bene. Avrebbe parlato con Daenerys e le avrebbe raccontato tutta la verità

   
 
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