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Autore: rhys89    16/08/2018    1 recensioni
[Logan/Scott]
Scott ha una bella fidanzata, un buon lavoro e una vita tranquilla che viene stravolta quando il capitano James Howlett vi fa bruscamente irruzione con una notizia scioccante e una gran faccia tosta.
E poi c'è quella stanza: quella al secondo piano di un motel qualunque, coi numeri in ottone, l'arredamento scialbo e grossi problemi di temperatura interna… la stanza 79.
Sempre e comunque la numero settantanove.
E mentre, dopo un ultimo bacio, si lascia scivolare in ginocchio, Scott è sicuro che il mondo inizi e finisca proprio lì, in quella manciata di metri quadri; con l’odore di Logan nelle narici, la sua pelle sotto le dita e negli occhi il suo sguardo pieno di lussuria, dolcezza e quel qualcosa ancora senza nome.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Scott Summers/Ciclope
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino dell'autrice

Salve salvino!
Sì, so di essere monotematica, ma le OTP sono fatte apposta, giusto? xD
Comunque sia, stavolta vi propongo una storia decisamente diversa dalle altre: è sempre una AU (adoro le AU, se non si è ancora notato), ma è strutturata più che altro come una raccolta di incontri.
Oh, e tra l'altro udite udite: è in terza persona! Giuro che non scrivevo una storia così lunga in terza persona da una vita, ma questa ha deciso così e io mi sono dovuta adattare. Spero di aver fatto bene ^^

Questo anche e soprattutto perché è stata scritta per il contest Una storia per un quadro, indetto da wurags sul forum di EFP, e il pacchetto scelto richiedeva di descrivere almeno tre incontri delle stesse due persone in uno stesso luogo a distanza di tempo.

Potrei dire mille cose, ma sarebbero tutte superflue e se proprio devo annoiarvi allora lo farò con qualcosa di importante... che brava, vero? :P
Prima di cominciare, quindi, ecco qualche nota:
Nota 1: il numero 79 è un omaggio alla canzone “Ma come fanno i marinai” (scritta nel 1979 da Lucio Dalla e Francesco De Gregori) che ha ispirato questa storia e da cui sono tratte le citazioni all’inizio e alla fine della storia stessa.
Nota 2: purtroppo non sono riuscita a trovare indicazioni precise riguardo il tempo che i marines americani trascorrono in mare, né se sono obbligati a svolgere dei turni sulla terraferma o se la scelta è a loro discrezione. Non so nemmeno se e con quale frequenza si rechino ai porti di altre città (oltre a quella in cui si sono arruolati e imbarcati) e quanto tempo ci trascorrono. Pertanto tutte le informazioni in tal senso che verranno citate in questa storia vanno prese come licenza poetica.
Nota 3: I marine hanno una divisa “di rappresentanza”, da usare nelle occasioni ufficiali (QUI) e una da usare per i lavori di tutti i giorni che non richiedono attività fisica (QUI la divisa degli ufficiali, per i marines non graduati le divise sono bianche per l’estate e blu per l’inverno).
Nota 4: probabilmente è superfluo sottolinearlo, ma le frasi in corsivo a inizio paragrafo sono volutamente senza punteggiatura finale e talvolta grammaticalmente scorrette in quanto messaggi di chat; inoltre, nonostante in un testo narrativo i numeri vadano scritti in lettere, i numeri cardinali che seguono sostantivi (come appunto “stanza”) devono essere scritti in cifre.

La storia è nata per essere una one-shot, ma poi ho pensato di dividerla in due perché 10'000 parole per un solo capitolo mi sembravano eccessive. La seconda e ultima parte sarà pubblicata tra una settimana esatta.

Bene, direi che adesso ho detto proprio tutto. Grazie infinite a wurags che col suo contest mi ha dato un lampo di ispirazione che non sarei riuscita a trovare altrove e anche ovviamente a tutti voi che leggerete questa storia. Spero tanto che vi piaccia ^^

[Storia partecipante alla 666 prompt per essere come il diavolo challenge, indetta da Arianna.1992 sul forum di EFP.]

EDIT: questa storia partecipa al contest La guerra del Raiting indetto da missredlights sul forum di EFP.

Disclaimer: i personaggi e la storia di X-Men non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

 

Buona lettura a tutti! ^_^



Prompt: 139“A volte la cosa più difficile da lasciar andare è qualcosa che non hai mai avuto veramente.”
Rating: arancione
Genere: introspettivo, romantico, angst
Avvertimenti: AU, slash
Personaggi/Pairing: James “Logan” Howlett, Scott Summers, Logan/Scott, accenni Scott/Jean
POV: Scott
Localizzazione: modern!AU senza poteri
Conteggio parole (totale): 9'940

 

Stanza 79

- Prima parte -

 
Ma cosa fanno i marinai quando arrivano nel porto,
vanno a prendersi l’amore dentro al bar;
qualcuno è vivo per fortuna, qualcuno è morto,
c'è una vedova da andare a visitar.
 
 
 
[17 maggio, 18:43 – Casa di Ororo Monroe]
 Passare le serate a casa di Ororo è ormai un’abitudine talmente frequente che a Scott sembra quasi di essere tornato ai tempi dell’università, quando Ororo e Jean condividevano lo stesso appartamento – e lui ci trascorreva più tempo che nel proprio.
 Anche all’epoca, finiti gli impegni della giornata, la sera si ritrovavano spesso tutti e tre insieme, a scacciare la noia con una pizza e qualche schifezza in TV.
 Solo che adesso, anziché la noia, è la paura che cercano di tenere lontana. Quella sottile, strisciante sensazione di inquietudine che si è insinuata nella loro vita da quando – ormai una settimana fa – Kurt ha mancato l’appuntamento telefonico che lui e Ororo si erano dati. Il che, in effetti, non è neppure così strano. Insomma, in mare aperto le comunicazioni non sono per nulla affidabili, e inoltre è già successo che Kurt non si facesse sentire per qualche giorno per via del maltempo o di un guasto agli impianti.
 Il punto, come Scott ha detto anche a Jean, è che Ororo è sempre stata troppo apprensiva, perché l’aver saltato un paio di chiamate non significa nulla, perché va bene che Kurt è un marine, ma non è mica andato in guerra e quindi non c’è bisogno di essere così allarmisti.
 Il campanello suona interrompendo una nuova ondata di ricordi del college e Scott si alza cavallerescamente per andare a prendere le pizze, lasciando le due ragazze comodamente sedute sul divano.
Peccato che, sulla porta, non ci sia nessun fattorino.
 «Salve, sono James Howlett, il capitano1 di Kurt Wagner…» si presenta il marine sulla soglia. «La signora Monroe è in casa?»
 Scott annuisce sconcertato e si fa da parte per invitarlo silenziosamente a entrare; prima di seguirlo, lui si china e raccoglie da terra uno scatolone anonimo che Scott finora non aveva notato. Gli lancia un’occhiata vagamente curiosa, poi lo guida in salotto col cuore che si fa sempre più pesante man mano che quei sospetti cui non aveva voluto dare credito si riaffacciano alle porte della coscienza, e quando entrano nella stanza le chiacchiere si interrompono immediatamente.
 «Oro, il… il capitano Howlett vuole parlarti» mormora Scott, in risposta allo sguardo confuso della sua amica.
 L’uomo si leva il berretto e si posiziona di fronte a lei, sistemando ai suoi piedi il grosso pacco prima di tornare a guardarla negli occhi.
Chissà se vede quanta paura c’è nascosta, in quelli di Ororo… chissà se ci legge quella muta preghiera che non può essere esaudita.
 «Mi dispiace» sussurra contrito, le spalle rigide.
Forse sì. Forse non è nemmeno la prima volta.
 Ororo si sforza di ascoltare le condoglianze del capitano senza piangere, – è sempre stata una donna molto forte – ma quando apre la scatola con gli oggetti personali di Kurt – o almeno alcuni, la maggior parte è stata rispedita ai genitori come da prassi – le lacrime iniziano a scorrere senza freni. Ororo prende una giacca di Kurt e ci affonda il viso, nascondendosi, e Jean la stringe subito in un abbraccio.
 «Grazie per essere passato, capitano» dice al marine, ancora in piedi in rispettoso silenzio.
 «Dovere» si schernisce lui. Jean scuote la testa.
 «No… legalmente non era obbligato a farlo.»
In effetti ha ragione: Ororo e Kurt non si sono mai sposati.
 Lui, però, abbozza un sorriso triste.
 «Non ho parlato di dovere legale» ribatte.
 Anche Jean fa un piccolo sorriso.
 «È venuto in auto?» gli domanda.
 «No, in taxi.»
 Scott non esita neppure un istante.
 «Allora l’accompagno io» propone. «È il minimo, per ringraziarla di… di tutto» aggiunge mesto, prevenendo le sue proteste.
 Il capitano lo guarda intensamente a lungo, poi annuisce.
 «Ok» dice soltanto. E poi, con un piccolo cenno della testa, si congeda e si avvia verso la porta.
 Scott si muove per accompagnarlo dopo un’unica occhiata d’intesa con la sua fidanzata, che poi torna a dedicarsi a una Ororo ancora singhiozzante tra le sue braccia mentre loro escono prima dalla sala e poi da casa.
 Quando entrano in macchina e il capitano gli dà un indirizzo, Scott ci mette qualche secondo a rendersi conto che coincide con la parte più malfamata della città, piena di magazzini mezzi abbandonati e locali dalla dubbia clientela.
 «Se vuole bere qualcosa posso consigliarle altri pub» gli propone, infilando la chiave nel quadro.
 «Non è l’alcol che cerco, ragazzino. Non stanotte.»
 Scott alza un sopracciglio a quel nomignolo impertinente, ma non commenta.
 «E cosa cerchi, James?» gli domanda invece, voltandosi per incrociare il suo sguardo. Si rende conto troppo tardi che probabilmente ha esagerato, ma a lui quella confidenza inopportuna non sembra dispiacere – almeno a giudicare dal guizzo divertito nei suoi occhi.
 «Logan» lo corregge. Scott lo guarda confuso, e lui si spiega meglio. «È il mio secondo nome… fuori dalla mia nave preferisco usare quello. E comunque cerco solo un po’ di compagnia» risponde con un sorriso malizioso alla domanda lasciata in sospeso.
 Scott cerca di soprassedere, ma probabilmente ciò che pensa gli si riflette in viso perché Logan abbozza un sorrisetto.
 «Ti sembra strano?» gli domanda.
 «Mi sembra… fuori luogo» ribatte Scott, ponderando bene le parole.
 Logan sorride ancora e scuote la testa.
 «Perché tu sei un civile… non puoi capire» mormora quasi a se stesso.
 Il suo tono è di quieta rassegnazione, e nasconde infinite profonde sfumature che Scott non riesce a ignorare.
 «Capire cosa?» gli chiede in un sussurro.
 Logan sospira piano, poi comincia a parlare con lo sguardo rivolto alla casa di Ororo.
 «Come ci si sente a convivere col fantasma della morte sempre dietro l’angolo» spiega con semplicità. «Non puoi capire che, a volte, l’unico modo di tenerlo a bada è fare qualcosa che ti faccia sentire vivo… anche se sembra fuori luogo.»
 È tornato a guardarlo, adesso, e su quel viso stanco aleggia un sorriso indecifrabile.
 «In effetti però» aggiunge a sorpresa «prima un paio di bicchieri me li scolerei volentieri… mi fai compagnia?»
 
 
[17 maggio, 20:27 – Stanza 79]
 Se qualcuno gli chiedesse perché l’ha seguito in questa stanza, Scott non saprebbe cosa rispondere. Forse ha a che fare gli sguardi che Logan continuava a rivolgergli, con il modo perfetto in cui la divisa della marina fascia il suo corpo, con quella confidenza inaspettata che ha lasciato intravedere una minima parte di ciò che nasconde dietro la maschera che propone al mondo.
 Sia cosa sia, Scott decide che non gli interessa. Non stanotte.
 Immerge le dita tra i suoi capelli e geme sulle sue labbra mentre il sapore d’alcol e di fumo si mescola a quel qualcosa che invece dev’essere soltanto suo e che gli sta facendo perdere la testa. Le mani di Logan lo spogliano di ogni vestito e residuo di pudore, e non appena lo spinge sul materasso Scott allarga d’istinto le gambe per accoglierlo.
 Logan accetta quell’invito squisitamente indecente con un sospiro e un gemito subito soffocati sulla sua bocca gonfia di baci, e intanto Scott libera la sua erezione ancora costretta in quei pantaloni inamidati e la massaggia con insistenza.
 Un ringhio tra i denti, un morso sul collo, una carezza intima. La carta del preservativo viene strappata con foga per poi cadere lentamente a terra, e quando finalmente Logan affonda dentro di lui, lento e inarrestabile, tutto il resto del mondo cessa di esistere.
 Non c’è più la sua amica in lutto, né la sua fidanzata ad aspettare il suo ritorno.
Non c’è la vergogna del farsi scopare da un perfetto sconosciuto come una puttana da due soldi.
 
 
[21 giugno, 22:38 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
 
 Scott rilegge quel messaggio per quella che dev’essere la milionesima volta, fermo davanti alla porta chiusa. Il mittente è sconosciuto e il testo è così criptico da risultare ridicolo, e ad ogni secondo che passa a fissare quel settantanove in ottone si sente sempre più stupido.
Ma non se ne va.
 Sospira, rimette il cellulare in tasca e sospira di nuovo. Poi bussa, ed è talmente convinto che dall’interno non risponderà nessuno – o almeno nessuno che conosce – che quando invece Logan pochi secondi dopo gli apre quasi ci rimane male.
 «Ormai credevo che non venissi» commenta a mo’ di saluto.
 Scott si stringe nelle spalle.
 «Credevo che fosse uno scherzo» ribatte, sentendo l’assurdo bisogno di scusarsi per aver tardato a quel non appuntamento.
 «Eppure sei qui.»
 È una semplice constatazione, e Scott si limita ad annuire.
 «Anche tu» ci tiene a precisare mentre gli passa accanto per entrare nella stanza.
 Si ferma a guardarlo mentre Logan chiude a chiave: è bello proprio come se lo ricordava, anche con questi abiti civili al posto della divisa bianca di rappresentanza.
 «Come hai avuto il mio numero?» gli chiede.
 «Ho scoperto dove lavoravi, ho chiamato il tuo ufficio e ho convinto la tua segretaria che dovevo parlarti per un lavoro urgente.»
 Un sorrisetto divertito fa capolino sulle labbra di Scott.
 «Ti sei dato parecchio da fare, capitano» lo prende in giro.
 Sorride anche Logan – un sorriso predatore.
 «Ho pensato che ne valesse la pena.»
 Baciarlo di nuovo è naturale come respirare, è istintivo come se fosse giusto – anche se giusto non lo è.
 
 
[25 luglio, 19:45 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
 
 La seconda volta che gli è arrivato quel messaggio, Scott ha capito di avere ufficialmente un amante.
 Dopo venti minuti di attesa davanti alla porta ancora chiusa nonostante abbia bussato così a lungo da avere le nocche rosse e doloranti, ha anche capito di essere un idiota. Sbuffa e controlla di nuovo l’ora sul cellulare, – sono quasi le otto e dieci – consapevole che se anziché limitarsi a rispondere “ok” e cancellare la chat avesse chiesto a Logan uno straccio di orario, ora non si troverebbe in questa situazione imbarazzante.
 «Pensavo arrivassi più tardi.»
 Scott alza gli occhi fino a incrociare quelli di Logan e abbozza un sorriso.
 «Ho calcolato male i tempi» risponde semplicemente: mai e poi mai farà cenno al panino al volo che si è mangiato lungo la strada per arrivare il prima possibile da lui, né alla scusa frettolosa con cui ha liquidato Jean e la sua improvvisa voglia di un aperitivo dopo una sfiancante giornata di shopping.
Anche se, a giudicare dal sorrisetto divertito che mette su, probabilmente qualcosa l’ha intuito comunque.
 Logan apre la porta in silenzio facendogli cenno di entrare, e dopo averla chiusa a chiave lo abbraccia da dietro.
 «Ti mancavo così tanto, ragazzino?» lo provoca, soffiandogli nell’orecchio.
Appunto.
 Scott rabbrividisce ma si impone di non cedere. Non subito, almeno.
 «Per niente» ribatte con noncuranza. Vorrebbe aggiungere un’ultima postilla, ma Logan gli artiglia improvvisamente i capelli con una mano coinvolgendolo in un bacio mozzafiato che gli impedisce anche solo di pensare, e ogni possibile replica gli muore in gola. Mugola di piacere quando Logan scende ad accarezzarlo tra le gambe, e sente le sue labbra tendersi in un ghigno subito prima di ritrovarsi con la schiena premuta contro il muro, bloccato tra la parete e il corpo di Logan.
 «Sei un pessimo bugiardo» lo prende in giro.
 Per tutta risposta Scott gli morde il labbro inferiore, facendolo sussultare, e infila una mano nei suoi pantaloni fino ad avvolgere le dita attorno alla sua erezione.
 «A quanto pare ti sono mancato anch’io» commenta sarcastico.
 Logan soffoca un gemito sul suo collo, mordendolo forte e poi baciandolo con dolcezza per tornare infine a impossessarsi delle sue labbra.
 «Forse un po’, sì…» mormora tra un bacio e l’altro, gli occhi lucidi di malizia e desiderio.
 Scott sorride e si lascia trascinare verso il letto.
 «Forse mi sei mancato anche tu» sussurra lascivo, sedendosi a cavalcioni delle sue gambe. «Ma solo un po’.»
 Sorride anche Logan.
 «Si capisce» ribatte divertito, cingendogli i fianchi e sporgendosi per reclamare un altro bacio.
 
 
[22 agosto, 19:28 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Porta la cena, io prendo da bere”
 
 Logan fissa perplesso il sacchetto che Scott ha appoggiato sul tavolo, poi alza un sopracciglio.
 «Mc Donald? Cos’hai, sedic’anni?» gli domanda sarcastico.
 Scott alza gli occhi al cielo e finisce di chiudere l’ombrello – stupido temporale estivo – prima di voltarsi verso di lui.
 «Se ti fossi degnato di avvisarmi per tempo avrei potuto organizzarmi diversamente» ribatte seccato. E potrebbe anche aggiungere che non ha nessuna idea dei suoi gusti e aveva una paura matta di sbagliare e alla fine ha optato per qualcosa che piace più o meno a qualunque americano medio, ma ovviamente non lo fa. «E poi sei tu che mi chiami sempre “ragazzino”, quindi non ti lamentare.»
 «Perché sei un ragazzino» lo punzecchia Logan, avvicinandosi a lui. «E non mi hai ancora salutato come si deve» aggiunge con un sorriso malizioso.
 Sorride anche Scott e gli prende il viso tra le mani, coinvolgendolo in un bacio morbido e profondo.
 «Bentornato, capitano» sussurra quando si separano.
 
 
[26 settembre, 21:56 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Resti a dormire?”
“Non lo so
Te lo dico stasera”
 
 «Allora che hai deciso?»
 Scott si riscuote con fatica dal torpore post orgasmo e si volta a guardare Logan.
 «Deciso cosa?» gli domanda, confuso.
 «Resti qui o torni a casa?»
 Quelle parole si perdono nell’aria satura dell’odore di sesso e di involtini primavera – a quanto pare Logan adora la cucina cinese – e Scott lo guarda a lungo, sforzandosi di mantenere un’espressione neutra nonostante il suo cuore abbia cominciato a correre in maniera a dir poco imbarazzante.
Allora diceva sul serio.
 «Non ho pigiama né spazzolino» ribatte, cercando di prendere tempo.
 Logan sogghigna predatore.
 «Lo spazzolino te lo presto io… e il pigiama non ti servirebbe comunque» conclude malizioso sulle sue labbra.
 Scott risponde al bacio senza farsi pregare, ma quando si separano mette su un’espressione pensierosa.
 «Uhm, non so… sai, domani devo alzarmi presto per andare a lavoro…»
 Logan lo guarda dubbioso, ma quando Scott gli sorride capisce a che gioco vuole giocare.
 «Devo convincerti io?» gli chiede infatti, sogghignando divertito.
 «Pensi di esserne capace?»
 Logan sorride ma non risponde, chinandosi su di lui per un altro bacio prima di scendere sul collo e sul petto, scivolando con mani e labbra lungo un percorso che lo fa sospirare di piacere. E quando soffia dispettoso sui riccioli del pube, alzando gli occhi per incrociare i suoi, Scott capisce di non avere scampo.
Non che ne avesse mai dubitato, in effetti.
 
 
[20 ottobre, 19:40 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Ricordati lo spazzolino”
 
 Inventarsi qualche scusa per Jean è ormai diventato automatico, – una volta un problema con un cliente, un’altra la stanchezza e il gioco è fatto – e se per caso lei mettesse il broncio per i suoi modi bruschi – come la volta dell’aperitivo mancato – c’è il sempreverde “ero stressato per il lavoro” da accompagnare con un mazzo di fiori e un invito a cena per farsi perdonare.
 Mettere a tacere il senso di colpa, invece, non è così semplice. Perché Jean è fantastica e tra sei mesi sarà anche sua moglie, e Scott sa di amarla davvero e si odia per quello che le sta facendo, eppure…
 «Sei in ritardo» lo saluta Logan con quel sorrisetto ironico che lo fa impazzire ogni volta.
 «Però ho portato il sushi» ribatte prontamente Scott, sporgendosi verso il suo viso per un bacio che non tarda ad arrivare.
… eppure ogni volta che incrocia gli occhi di Logan ogni dubbio, remora o senso di colpa svanisce in un soffio.
 Logan prende la busta e la poggia sul tavolino, poi si volta di nuovo verso di lui.
 «È tutto sushi?»
 Scott annuisce con un sorriso – l’ultima volta Logan gli ha detto di aver vissuto in Giappone per un po’, da ragazzo – e si toglie la giacca. Mentre la sta appendendo all’attaccapanni si sente abbracciare da dietro, e sorride di nuovo.
 «Allora non c’è il rischio che si freddi…»
 La voce di Logan è un sussurro roco e malizioso che lo fa fremere d’aspettativa, le sue labbra un frutto proibito che non si stancherà mai di assaggiare.
 Logan stesso è un diavolo tentatore, che lo conduce con le sue carezze nel più dolce degli inferni.
 
 
[18 novembre, 19:33 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Ho la febbre… potrei contagiarti”
“Correrò il rischio”
 
 Si ferma a riprendere fiato davanti alla solita porta, stremato dall’unica rampa di scale che ha dovuto salire a piedi perché, ovviamente, l’ascensore è un lusso che posti come questo non possono concedersi.
 Logan gli apre con un sorriso in volto e negli occhi uno sguardo caldo che sa di casa.
Dio, la febbre deve essersi alzata parecchio, durante il viaggio.
 Sorride ironico del suo stesso pensiero e le labbra sono ancora piegate all’insù quando incontrano quelle di Logan in un casto bacio a stampo, poi si lascia spogliare dalla giacca e condurre docile verso il letto.
Una coperta di pile è ripiegata sulla sedia lì vicino.
 «Ne ho fatta portare un’altra, in caso avessi freddo» spiega Logan, forse intercettando il suo sguardo confuso.
 Scott alza gli occhi su di lui e mormora qualche parola di ringraziamento, ma la testa pulsa in maniera terribile e articolare suoni comprensibili in questo momento è uno sforzo che non vale neppure la pena di essere preso in considerazione. Sente Logan sbuffare mentre lo aiuta a togliersi le scarpe e infilarsi sotto le coperte completamente vestito.
 «Sei un catorcio, ragazzino» lo prende in giro. «Spero tu abbia almeno preso un taxi, per venire qui.»
 Anche limitarsi ad annuire gli fa aumentare il mal di testa, ma viene ripagato dalla lenta carezza che percepisce tra i capelli prima che una mano fresca gli si posi sulla fronte.
 «Scotti da morire» sussurra Logan dispiaciuto, e una parte di Scott – quella febbricitante e tendente all’autocommiserazione – si dice che è finita, che Logan gli ha chiesto di venire comunque perché pensava che non fosse così grave, ma ora che si è reso conto che non potrà avere ciò per cui si sono sempre visti andrà a prenderselo da qualcun altro.
 Intanto Logan, come a confermare le sue paturnie, si è alzato dal letto e sta andando verso la porta… e poi si ferma a frugare in una borsa appesa all’attaccapanni fino ad estrarne una scatolina, recupera una bottiglietta d’acqua dal tavolo e torna da lui. E se Scott fosse in grado di parlare decentemente lo prenderebbe in giro per quanto gli si addice quell’atteggiamento da infermierina, – e magari farebbe pure qualche battutina spinta su un possibile gioco di ruolo – invece si limita a sorridergli grato, appoggiandosi a lui per ingoiare un paio di pasticche con qualche sorso d’acqua prima di sdraiarsi di nuovo.
 «Cerca di riposare» lo invita Logan, scostandogli dolcemente i capelli dalla fronte. Forse aggiunge anche qualcos’altro, ma la sua voce si perde nella nebbia confusa cui Scott non ha più la forza di resistere.
 Si addormenta pochi secondi dopo, giusto il tempo di avvertire il materasso abbassarsi dall’altra parte del letto e un braccio cingergli la vita.
 
 
[21 dicembre, 20:07 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E anche domani se vuoi”
 
 «Quindi resti in città per Natale?»
 Logan finisce di vuotare la sua birra nel bicchiere e getta la lattina vuota nel secchio.
 «Non vado a scuola, ragazzino» lo sfotte. «In marina non ci sono le vacanze di Natale.»
 Scott alza gli occhi al cielo ma non commenta, e Logan – dopo avergli lanciato addosso un tovagliolo appallottolato per il solo gusto di provocarlo – riprende a parlare.
 «Resto qui un per il weekend, poi torno alla mia nave.»
 La pallina-tovagliolo che Scott ha lanciato indietro con stizza centra Logan esattamente in fronte, e Scott sogghigna soddisfatto.
 «Non l’avevi mai fatto, prima» gli dice sovrappensiero, impegnato a rimirare intensamente l’ultimo pezzo di pizza – mangiarlo adesso o lasciarlo per lo spuntino di mezzanotte?
 Logan si sporge in avanti e gli ruba la fetta da sotto il naso, ignorando le sue proteste.
 «Sì… beh, ci vuole tempo perché vengano approvate le richieste di congedo temporaneo» commenta con nonchalance, alzando divertito il braccio per allontanarlo da Scott. Per tutta risposta lui si sdraia quasi sul tavolo, gli prende il polso e addenta la pizza direttamente dalla sua mano, facendolo ridere di gusto. Logan gli passa le dita tra i capelli e se lo tira vicino per un rapido bacio al pomodoro, e quando si separano sorridono entrambi.
 Scott si rimette a sedere e ingoia i resti del boccone con un sorso di birra; nel frattempo, Logan ha fatto fuori quanto rimaneva della fetta con la voracità di chi non mangia da almeno un mese. Scott lo osserva tra il divertito e il disgustato, ma quando infine apre bocca non è né un insulto né una provocazione ciò che esce dalle sue labbra.
 «Perché ora?»
 Logan lo guarda interrogativo.
 «Perché ora cosa
 «Perché hai chiesto il congedo proprio ora?»
 Si fissano a lungo in silenzio, occhi negli occhi, poi Logan abbassa i propri sul suo bicchiere.
 «Mi andava così» risponde soltanto, liquidando la questione con un’alzata di spalle.
E nonostante razionalmente non si aspettasse niente di più, Scott non riesce a ignorare la fitta di delusione che lo ha attraversato a quelle parole.
 «Mi sono fatto il regalo di Natale» aggiunge a sorpresa Logan, riportando lo sguardo su di lui. Il suo sorriso ha una sfumatura morbida carica di sottintesi, che porta Scott a sorridere di riflesso.
 «Ai regali di Natale, allora» brinda, alzando il bicchiere verso di lui. Logan lo fa cozzare piano col proprio.
 «Non vedo l’ora di scartare il mio» ribatte malizioso.
 
 
[16 gennaio, 00:04 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Solo stanotte?”
“Ma tu non lavori mai?”
“Sono il capo di me stesso
Decido io quando prendermi le ferie”
“Ok capo-ragazzino
Me lo ricorderò”
 
 Gli sembra di essersi addormentato da appena una manciata di minuti, quando il familiare segnale dei messaggi in arrivo lo richiama dal mondo dei sogni. Apre faticosamente gli occhi e sporge il braccio per recuperare il cellulare dal comodino.
“Buon compleanno amore mio!
Cerca di riprenderti per stasera, così festeggiamo come si deve ;)
Ps ti ho preparato una super sorpresa… vedrai!”
 Un’ondata di denso, viscido senso di colpa gli cola addosso come petrolio, e Scott si sente così sporco che per un momento ha l’assurdo impulso di correre a farsi una doccia.
Come se macchie del genere potessero essere lavate via con acqua e sapone.
 Sospira pesantemente e chiude gli occhi, prendendosi qualche secondo per riflettere su quanto faccia schifo come fidanzato e futuro marito, poi inizia a rispondere a Jean.
 Ha quasi finito quando sente Logan muoversi al suo fianco, e mentre cerca l’emoticon del cuore – ipocrita fino in fondo – sente la sua voce assonnata.
 «Problemi?» borbotta, stropicciandosi gli occhi.
 Gli fa un sorriso senza rispondere, invia l’ultimo messaggio e mette via il telefono.
 Quando torna a sdraiarsi, vede che Logan lo sta fissando. Sospira di nuovo.
 «Niente di che… era solo la mia ragazza» sussurra, accoccolandosi contro di lui.
 «E come mai ti scrive a quest’ora?»
 Il braccio di Logan è andato a cingergli la vita con quella naturalezza dettata solo dall’abitudine, e Scott appoggia la testa nell’incavo tra il suo collo e la spalla. L’idea di inventarsi una balla lo stuzzica, più che altro perché ha la folle idea che ammettendo ad alta voce di aver voluto trascorrere il suo compleanno con lui e non con Jean gli darebbe l’impressione di interpretare la cosa più di quello che è: una mera coincidenza.
Però è così stanco di dover mentire sempre e comunque…
 «Per farmi gli auguri» risponde semplicemente.
… almeno con lui vuole essere sincero.
 Logan si irrigidisce un momento, ma quando parla il suo tono è solo vagamente sorpreso.
 «Non mi avevi detto che era il tuo compleanno.»
 Scott si stringe nelle spalle, silenziosamente sollevato dalla sua reazione.
 «Non mi sembrava una cosa importante.»
 «Ma come?» Logan lo allontana da sé quanto basta per guardarlo in viso, e un sorrisetto malizioso si apre su quella faccia da schiaffi che si ritrova. «Sei diventato un bimbo grande, ora!»
 Suo malgrado, Scott si ritrova a ridere di quella pessima battuta.
 «Sei uno stronzo» si premura comunque di specificare, mentre Logan continua a sorridere e gli porta una mano sul viso.
 «Buon compleanno, ragazzino» sussurra sulle sue labbra, prima di coprirle con l’ennesimo bacio.
 
 
[6 febbraio, 21:54 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E di’ al tuo capo che sei mio anche domani”
“Se con capo intendi Jean non mi sembra una buona idea”
“Invece sarebbe interessante
Comunque parlavo del lavoro… o non sei più il capo di te stesso?”
“Prendi per il culo?”
“Beh…”
“Lascia stare va’
A stasera”
 
 Uscire dal bagnetto saturo di vapore è al tempo stesso un sollievo e un piccolo trauma.
 «Ma non potrebbero alzare il riscaldamento?» borbotta Scott, avvicinandosi all’unico termosifone della stanza.
 «Sua maestà ha freddo alle manine?» lo sfotte Logan, lanciandogli addosso l’asciugamano che aveva legato ai fianchi.
 «Fanculo, Logan.»
 Lui sogghigna e gli mostra il dito medio, poi – ancora completamente nudo – comincia a strofinarsi energicamente i capelli con un telo asciutto – il phon è roba da signorine, dopotutto.
 Sorride anche Scott, si appoggia alla parete e si gode indisturbato lo spettacolo.
In effetti comincia a fare piuttosto caldo, qui dentro.
 Logan incrocia il suo sguardo e sorride malizioso.
 «Mi stai consumando, ragazzino.»
 «Non ti facevo così delicato» lo rimbrotta Scott. «Ma se ti dà fastidio la smetto.»
 Si volta ostentatamente dall’altra parte, e lo sguardo gli cade sul tavolino dove sono appoggiate – tra le altre cose – le chiavi della stanza 79.
Sempre e comunque la numero settantanove.
 Neanche due secondi dopo, Logan lo raggiunge.
 «Permaloso…» gli sussurra nell’orecchio, mordicchiandolo piano.
 Scott sorride e si volta per guardarlo negli occhi.
 «E tu sei prevedibile» mormora di rimando, sfiorando il naso col suo.
 «Oh, davvero?»
 Un bacio a fior di labbra.
 «Davvero davvero.»
 Un altro e un altro ancora, poi Scott gli circonda la vita con le braccia.
 «Sai,» dice in un soffio «stavo guardando le chiavi della stanza.»
 Logan sogghigna.
 «Conosco passatempi più interessanti…»
 «Sì, anch’io» ammette con un sorrisino malizioso. «Ma volevo dire… è un po’ che ci penso, e mi sembra strano che ci tocchi sempre la stessa stanza, quando veniamo qui. Insomma» aggiunge «magari sei tu che la chiedi, ok, ma che mai nemmeno una volta fosse occupata da qualcun altro… è strano.»
 «Nemmeno più di tanto» risponde lui stringendosi nelle spalle.
 «Cos’è, l’hai comprata tu?»
 «No, l’ho solo affittata.» Scott lo guarda interrogativo, e Logan si spiega meglio. «Mi sono messo d’accordo col proprietario, gli pago qualcosa ogni mese e lui mi tiene libera sempre questa stanza. La mette in ordine e cose così, ma poi non ci fa entrare nessun altro.»
 «Gentile da parte sua.»
 «Furbo, più che altro. Anche perché in questa topaia non c’è mai il tutto esaurito, quindi non gli costa niente.»
 «Quindi praticamente questa stanza è solo tua?»
 «Praticamente sì. La chiave me la porto via… posso fartene una copia, se vuoi. Così puoi entrare da solo, senza doverti venire ad aprire ogni volta.»
 Il tono è così casuale che Scott non recepisce subito la portata di ciò che significa, ma non appena ci riesce si apre in un sorriso luminoso.
 «Davvero?» gli chiede, incredulo. E forse non dovrebbe dar tanto peso a una cosa del genere, ma il fatto di avere un posto che sia tutto per loro, quasi come… come una casa… l’idea gli piace più di quanto sia disposto ad ammettere persino con se stesso.
 Sorride anche Logan e lo stringe a sé.
 «Non vedo perché no… ma ovviamente dovrai pagarmela» aggiunge, avvicinandosi di nuovo al suo viso. «E si accettano solo pagamenti in natura.»
 Scott sbuffa piano sulle sue labbra.
 «Non ne dubitavo» mormora, prima di coprirle con le sue. Sospirano entrambi mentre le mani cominciano a vagare su percorsi che ormai conoscono a memoria, le bocche unite in un bacio che si fa sempre più intenso. Scott si artiglia alle sue spalle quando Logan si preme contro di lui, facendo scontrare i loro bacini, e lo sente sorridere contro il suo collo.
 «Non capisco perché ti ostini a rivestirti ogni volta…» mormora lascivo, strattonando i boxer per insinuarsi all’interno.
 «Lo dici tu che sono freddoloso…»
 «Avevi freddo all’uccello?»
 Scott sorride malizioso e scende con le dita tra le sue gambe.
 «Anche il tuo è infreddolito… senti qua come è diventato rigido, poverino» lo stuzzica.
 Sorride anche Logan, risale in una lenta carezza fino al viso e si sofferma col pollice sulle sue labbra.
 «Allora scaldalo tu» lo provoca in un soffio.
 E mentre, dopo un ultimo bacio, si lascia scivolare in ginocchio, Scott è sicuro che il mondo inizi e finisca proprio lì, in quella manciata di metri quadri; con l’odore di Logan nelle narici, la sua pelle sotto le dita e negli occhi il suo sguardo pieno di lussuria, dolcezza e quel qualcosa ancora senza nome.


















 

[1] Nella marina americana, “captain” è il capitano di vascello, quindi ha il grado più alto all’interno della nave ma deve a sua volta sottostare agli ordini dei suoi superiori sulla terraferma.
 
   
 
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