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Autore: Miwako_chan    17/08/2018    3 recensioni
Naruto, un ragazzetto nel pieno dell’adolescenza, vive all’Isola Yonaguni dove il clima è mite e le giornate trascorrono lente. Un giorno farà un incontro del tutto inaspettato.
Questa storia partecipa alla Challenge estiva indetta dal gruppo Facebook SASUNARU FanFiction Italia.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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tritone primo cap



L’ultimo marlin







Quel giorno all’isola Yonaguni l’aria particolarmente limpida rendeva i colori ancora più vividi. Il mare era mosso da un vento di maestrale e le onde di un verde traslucido s’infrangevano ritmicamente sulla riva in una schiuma bianca e spumeggiante.
La vegetazione rigogliosa si estendeva a perdita d’occhio lungo il litorale. Una coppia di cavallini brucava su un’altura illuminata da uno squarcio di sole tra le nuvole, avevano manti scuri e le criniere spazzate dal vento.
Naruto era solito allungare la strada di ritorno dalla scuola passando per la spiaggia. Camminava a piedi scalzi e teneva le scarpe da ginnastica legate con le stringhe tra loro a penzoloni sul collo. Ripensava a quella strana ragazza che al termine delle lezioni gli aveva consegnato, balbettando imbarazzata, una piccola busta da lettere di un tenue color rosa. Non aveva ancora avuto il coraggio di aprirla, ma l’avrebbe fatto sicuramente una volta arrivato a casa, nella tranquillità della sua stanza.
Un sacchetto di plastica volteggiò davanti a Naruto, come animato da una qualche magia sembrava danzare nell’aria secondo le note di una musica sconosciuta. Naruto si fermò incantato a guardarlo e si riscosse solo quando una folata di vento più forte delle altre spinse il sacchetto fino al mare dove fu preso e trascinato al largo dalle onde.
Un rifiuto galleggiante nel bel mezzo delle acque non solo era una scena inusuale ma anche inaccettabile per un abitante di Yonaguni. Naruto aveva ben radicati dentro di sé la devozione e il rispetto per il luogo che l’aveva visto nascere.
Aggrottò le sopracciglia e un profondo solco si formò tra queste come tutte le volte che qualcosa lo turbava.
Appoggiò a terra scarpe e zaino e arrotolò i pantaloni al ginocchio. Salì sul molo, l’acqua sciabordava con colpi sordi sotto le assi di legno. Al termine della passerella si accovacciò e allungando un braccio cercò di recuperare il sacchetto, ma se un’onda lo avvicinava, la corrente di ritorno lo allontanava ancora di più.

“Accidenti!” Sbraitò. Quando si metteva in testa una cosa difficilmente desisteva, quindi si levò la camicia. Era piuttosto bravo a nuotare. Aveva imparato da bambino e a suo zio Jiraiya piaceva raccontare di come sua madre l’avesse partorito in acqua quasi senza accorgersene, non provando nemmeno dolore. Naruto non diversamente da tutti i neonati aveva nuotato fin in superficie per poi mettersi a piangere disperato, ma secondo lo zio quello era un innegabile segno di predestinazione.

All’orizzonte fosche nubi promettevano tempo di burrasca. Il vento era impetuoso e alzava alti gli schizzi delle onde fino a colpirlo in volto. Il fascio di sole che illuminava la distesa erbosa dove pascolavano i piccoli cavalli era svanito.
Si tuffò, l’acqua era fredda e blu, e nuotò a grandi bracciate per raggiungere il sacchetto che galleggiava tra le onde. La corrente era molto forte e quando si voltò verso riva si rese conto di quanto si fosse allontanato dal molo. Tornò a cercare il sacchetto, ma non riuscì a vederlo da nessuna parte, forse era affondato riempendosi d’acqua e lui si era gettato in mare per niente. Colpì di striscio l’acqua con un pugno, chissà cosa avrebbe pensato quella ragazza di lui… che era un perfetto idiota al cento per cento.

“Cercavi questo?”

Si voltò di colpo trattenendo il fiato. All’incirca a un braccio di distanza c’era un ragazzo sconosciuto dai lineamenti delicati e i capelli scuri. Doveva avere tra i quattordici e quindici anni perché Naruto riconobbe sul suo viso la stessa aria insolente di alcuni compagni di classe. Inoltre aveva avuto la sua stessa brillante idea di farsi un bagno nel preludio di una tempesta e con questo ebbe la certezza che fossero coetanei.
“Il mare non è posto per la tua robaccia.” Aggiunse restituendogli il sacchetto.
Naruto si riscosse a quelle parole, era rimasto imbambolato a guardarlo per un lasso di tempo troppo lungo. Sentì le orecchie calde come il fuoco, nonostante gli battessero i denti dal freddo.
“Ehi, non è mio!”
“Allora perché ti sei gettato in acqua per recuperarlo?”
“Perché? Perché il mare è parte di noi, ognuno ha il dovere di prendersene cura!”
Quel ragazzo socchiuse gli occhi dal taglio a mandorla. Sulle labbra aveva un sorrisetto sottile che nonostante fosse quasi impercettibile, riuscì a infastidire Naruto.
“Ti faccio ridere per caso?”
Non ebbe risposta, ma questo non lo fece desistere neppure per un istante. “Chi sei?” Lo incalzò.
“Chi diavolo sei tu.” Lo vide stringere il sacchetto nel pugno. Era un tipo ostico, Naruto aggrottò la fronte.
“Non c’era nessuno in mare, da dove spunti fuori?”
“Ero già qui, ti ho visto tuffarti dal molo.”

Naruto fece una smorfia, poi protese il braccio. Voleva stringergli la mano e se la sua presa fosse stata sufficientemente energica forse avrebbe potuto fidarsi delle sue parole.

“Io sono Naruto Uzumaki, qual è il tuo nome?”

“Sasuke.” Rispose, limitandosi a osservare il palmo aperto dell’altro, non sapendo che farsene di preciso.
“Sasuke e basta?” Immerse il braccio.
“Sasuke e basta.”
“Ok, come vuoi. Sai, non ti ho mai visto in giro e all’isola ci conosciamo praticamente tutti. Sei venuto in vacanza con la tua famiglia per caso?”
“No. Vivo qui da sempre.”
Naruto rimase in silenzio, la voce bassa e pacata del ragazzo gli vibrò nella testa con un eco assordante, tanto da coprire il rumore del mare e il fischio del vento.
“Impossibile!” Urlò. “Una faccia come la tua a scuola non passa di certo inosservata!” Naruto si morse la lingua per quello che aveva appena detto. “Cioè, intendevo, una faccia da schiaffi del genere…”
“Vogliamo parlare della tua? Ho visto spigole dallo sguardo più sveglio.” Disse quello con un certo astio. Un’onda s’infranse contro il viso di Naruto che sputacchiò fuori l’acqua salata.
Le nuvole correvano sopra le loro teste e il cielo era verde come il petrolio. L’aria era elettrica, di una vigorosa freschezza. “Adesso basta! È meglio tornare a riva.” Disse Naruto nuotando al suo fianco, ma Sasuke non sembrava dargli ascolto.
“Ehi, muoviti!”
“Vai pure.”
“Stai scherzando? È pericoloso, sta arrivando una tempesta!”
“Ti ho detto di andare, non pensare a me.”

La mano di Naruto agì prima del suo pensiero e afferrò con forza il braccio di Sasuke. Il pallore perlaceo della sua pelle era cosa strana per un isolano. Naruto rabbrividì all’idea che quel ragazzo apparso tra le onde come un fantasma lo fosse per davvero. Il fantasma di un ragazzino affogato.

“Non è che sei lo spirito demone di un naufrago?” Vociò con l’urgenza di dar vita ai suoi folli pensieri, conficcandogli i polpastrelli bluastri e raggrinziti nel braccio.
“Sei un idiota.” Sasuke sgranò gli occhi. “Lasciami!”
“Non me ne vado senza di te.”
Tossì, risputando acqua, era difficile mantenersi a galla con quelle onde e al contempo strattonare Sasuke. “Vuoi finire affogato? È un attimo con quest’acqua gelida che ti prenda un crampo e… mio zio una volta mi ha racconta—”
Non riuscì a finire il discorso, le parole gli morirono in gola quando una grossa coda di pesce dalle fulgide squame blu fece capolino dall’acqua.
“Un marlin!” Esalò con un misto di terrore e ammirazione nella voce.
“Non c’è nessun marlin!”
“Lì di fianco a te! T’infilzerà con la sua spada!”Gli tirò il braccio e Sasuke reagì con violenza liberandosi finalmente dalla presa. Naruto lo guardò stralunato, mentre quella coda riemergeva a tratti.
La consapevolezza che non poteva appartenere a nessun altro che a Sasuke quasi lo stroncò sul colpo.
“S-sei, tu sei una sirena!” Disse e un brivido gli percorse la spina dorsale facendogli drizzare anche la peluria sulla nuca. Deglutì a vuoto e iniziò a pensare che Sasuke stesse per saltargli al collo da un momento all’altro, perché aveva un’espressione così dura da essere terrificante.
“Sono un tritone, idiota.” Lo aggredì verbalmente. La faccia ebete di Naruto non mutò.
“Un cosa?” Biascicò.
Sasuke strinse i denti, come offeso, e s’immerse tra i flutti. Naruto rimase inerme in mezzo alle onde, fissando il punto indefinito nel mare dove Sasuke era scomparso.


Aveva la pelle d’oca alta un centimetro, mentre sedeva sulla battigia. I capelli gli gocciolavano fastidiosamente sugli occhi e sul naso. Guardava il mare in tumulto e le nuvole gonfiarsi di pioggia, plumbee e ronzanti. Il sacchetto giaceva ai suoi piedi cosparso di sabbia.
Mise una mano sotto il sedere, qualcosa lo stava pungendo. Si tastò la tasca avvertendo lo spigolo di una busta, la prese ed estrasse la lettera al suo interno, talmente fradicia da sfaldarsi tra le dita. L’inchiostro si era spanso per la pagina in una macchia slavata; sul margine superiore a stento si riconoscevano gli ideogrammi del suo nome e la parola compagno.








    
  
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