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Autore: Cannella47    18/08/2018    0 recensioni
Quanti colpi ancora? Quanti secondi prima della raffica? Quanti istanti prima della tua morte?
Due proiettili di winchester ti volano sopra la testa. Un altro scalfisce la balaustra. Uno frantuma il vetro alle tue spalle.
Ti rimangono due colpi in canna e sette in cintura.
Sono dunque questi i numeri della tua morte? Se sopravvivi andrai a giocarteli a un casinò.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimers: Tex Willer & Co non mi appartengono ma sono copyright della Sergio Bonelli Editore e proprietà dei loro creatori (i leggendari G.L Bonelli e Galep) e dei disegnatori e degli sceneggiatori che hanno seguito le loro orme.

Sono in vena di angst e ho appena riguardato The Magnificent Seven. Chiedo venia ma dovevo far soffrire qualcuno. Sono anche consapevole di fare pena come stratega: non spulciate il mio piano d’azione troppo da vicino perchè fa acqua da tutte le parti. L’unica nota un po’ positiva è che sono abbastanza contenta di come mi sia uscita la voce di Carson anche se su una storia così lunga il limite della seconda persona un poco si fa sentire. Ci saranno tre capitoli. Le recensioni sono confetti (spero non di piombo) che a me piacciono tanto. Adesso taccio.

 

Di Scommesse Vinte

 

“Io dico che ti ha dato di volta il cervello.”

Spegni irritato la sigaretta sul davanzale della finestra.

“Per la barba di Giosafatte! Hai intenzione di andare avanti ancora molto con questa solfa?”

Joe sbuffa, allungandosi per prendere la bottiglia di whiskey che vi siete fatti portare in camera.

“Dico solo che sei tu quello che incita sempre alla prudenza, ma questa volta l’hai decisamente buttata alle ortiche. Willer è un assassino ricercato. Ha una lunga lista di reati  alle spalle e una taglia più che rispettabile.”

“Marshall avrà fatto le sue considerazioni.”

“Marshall non lascia il suo dannato buco polveroso da un anno. Diresti che gli si sia incollato il posteriore alla sedia.”

Trattieni una risata e fai segno che ti passi la bottiglia.

“Succede a tutti, con l’età.”

“Che è la ragione per cui stai disperatamente tentando di non arrivarci, a quell’età?”

“Peste! Da come lo dici sembra che sia io quello che stanno per impiccare domani!”

Joe ti guarda storto. Lo ignori e cerchi di acchiappare la bottiglia. Joe te la soffia di nuovo e butta la testa indietro come se dovesse tracannarne mezza.  Marshall non ha tutti i torti quando dice che siete dei bambini litigiosi.

“No, tu sei quello che vuole entrare da solo nella cella di un assassino, consegnargli le proprie pistole e mostrargli l’uscio.” Ti risponde, pulendosi le labbra con il dorso della mano “ ‘Ecco qua, signor Willer. Prego sia così gentile da darmi solo una botta in testa mentre scappa e non piantarmi un proiettile nella nuca, come vendetta per tutte le volte che noi bastardi piedipiatti l’abbiamo inseguita!’

“Sarebbe una mossa stupida da parte sua, non credi?”

“E’ condannato per omicidio, Kit! Omicidio! Visto il putiferio che ha scatenato a Culver City, un ranger in più o in meno non fa differenza.”

Se salti giù dal davanzale e sulla poltrona, puoi arrivare alla bottiglia? Joe ti guarda negli occhi e si passa la bottiglia nella mano più lontana da te. Dannazione!

“Secondo Marshall ha ucciso per vendetta o legittima difesa. Senza parlare di questa storia di Mefisto.”

“Marshall di nuovo?!”

“Peste e Corna! Cosa vuoi che ti dica?! Al comando sono convinti - Herbert è convinto - ma ha comunque mandato me perchè sa che ho buon occhio per le persone. Quand’è stata l’ultima volta che ho sbagliato così orrendamente a giudicare qualcuno? Per di più un uomo che sta per essere impiccato non riesce a nascondere molto, lo sai. Andrò, farò la mia valutazione e agirò di conseguenza.”

Prendi fiato.

“Prometto di non essere avventato, va bene? Siamo ancora tutti scossi per John e Rick e il massacro su nel Nevada. Non voglio di certo aggiungermi alla lista. Ma sai benissimo che non si possono raggiungere dei risultati se non si è disposti a rischiare.”

Arkansas Joe sospira, scollandosi finalmente la bottiglia.

“Hai già deciso, vero? Marshall o non Marshall. Sto solo sprecando fiato.”

“Non è fiato sprecato, vecchio mio. Sai che tengo alla tua opinione.”

“Ti entra da un orecchio e ti esce dall’altro, la mia opinione!”

Prima che tu possa rispondere Joe alza una mano, in segno di resa. Sta sorridendo, lo vedi, e ti rincuora sapere che se muori domani almeno sarà in pace con qualcuno che consideri come un fratello.  

“Ti conosco, Kit, mulo testardo che non sei altro. Andrai da solo e farai di testa tua, sta bene. Spero solo che tu ti renda conto di quanto vale ciò che stai scommettendo su questo Willer.”

La mia vita, intendi? Pensi buttando finalmente giù un sorso di whiskey. L'alcol ti brucia la gola e ti lasci andare per un momento a quel calore. Peste, in fondo in fondo la situazione non arride neanche a te. Un conto è affrontare un fuorilegge pistole in pugno, un altro è consegnare quelle pistole in mano a qualcuno che, almeno sulla carta, potrebbe avere ogni intenzione di usarle poi contro di te. Speri solo che anche Willer si renda conto di ciò che stai scommettendo.

Il giorno dopo è quasi mezzogiorno quando finalmente riesci a scappare alle grinfie dello sceriffo. La città è in subbuglio, la notizia della mancata esecuzione e della fuga del prigioniero deve essere già corsa di bocca in bocca. Joe ti sta aspettando all’ufficio telegrafico con due cavalli.

Monti in sella ignorando il momentaneo capogiro. Il ragazzo ha avuto la mano pesante. La prossima volta che vi incontrerete ti farai offrire un bicchiere. Se Joe lo nota, lo tiene per sé.

“Scommessa vinta?”

Ghigni. “Per il momento.”

_____

“Ohi! Vecchio gufo!”

Ti svegli e impieghi un attimo a realizzare che siete ancora sul treno. Tex è seduto di fronte a te, il giornale abbandonato sulle ginocchia. La signora al suo fianco è ancora nel mondo dei sogni, sbavando beata sulla sua borsetta di velluto.

Sbadigli. “Si può sapere perché mi hai svegliato, dannazione a te? Non siamo ancora arrivati”

“Non stavi russando.”

“Eh?!”

Tex fa uno di quei suoi sorrisetti divertiti in cui alza solo metà bocca. Alzi a tua volta un sopracciglio. “Non stavo russando, quindi mi hai svegliato?”

Guardi il giornale. “Dì pure che ti stavi annoiando, tizzone d’inferno!”

Il sorrisetto si trasforma in un sorriso vero e proprio.  “Sei cascato tronco non appena siamo saliti sul treno! Sai che poi finisce che stanotte non dormi. Alla tua età non si è più così flessibili con gli orari.”

Non ti da davvero fastidio che Tex ti abbia svegliato. Venivi diretto da Gallup ed eri stanco, ma hai già riposato e il viaggio è ancora lungo. Avrai tempo di riposare ancora se ne avrai bisogno. Ti senti comunque in dovere di raccogliere la provocazione - alla tua età! - perchè se vi lasciate sfuggire un’occasione per punzecchiarvi dove sta il divertimento?

Marshall non ha tutti i torti quando dice se siete dei bambini litigiosi.

Senti le parole morirti in gola quando sprazzi del sogno che hai appena fatto riaffiorano nella tua mente.

“Kit?”

Diamine! Non pensavi a Joe da molto tempo. Scuoti la testa “Ho fatto un sogno. Qualcosa che è successo in passato. Mi è appena tornato in mente.”

“Brutto sogno?”

“No, no. Arkansas Joe, una conversazione così...quanti anni sono passati?”

Tex sospira “Tanti, vecchio mio. Tanti.”

Senti la necessità improvvisa di cambiare argomento. La vita che hai scelto è una di perdite - vedere la gente morire non è mai bello ma dopo un po’ ci si fa il callo. Il problema è che a volte si prendono delle botte che li strappano via, i calli, scoprendo sotto la carne viva, tenera e sanguinante. La morte di Joe sarà sempre una di queste.

“Niente di interessante nel giornale, dunque?”

Tex ti squadra per un momento poi ti lascia fare, aprendo il giornale alla quinta pagina dove un gregge di pecore ha devastato la strada principale di Flagstaff.

Scommessa vinta?

 

_____

 

Bonacita è uno sputo di città.

La stazione più vicina è a un giorno di cavallo - giorno che vi siete fatti sotto il sole cocente - e adesso che vedi bene le quattro catapecchie e i brutti musi che vi si aggirano attorno capisci anche il perchè. A dirla tutta ci sarebbe un’altra città, un villaggio di minatori, più in alto sull’altipiano. Le voci arrivate al comando sono che la ferrovia avesse l’intenzione di collegarsi con il villaggio - posto più promettente - piuttosto che con Bonacita. Il che non sta ovviamente bene al signorotto locale - auto proclamatosi Don Duarte - che si è messo d’accordo con la feccia di Bonacita, la locale banda di indiani sbandati e un qualche fornitore di armi per fare pressione sul villaggio minerario.

Dopo due ore nella posada, qualche nocca spelata da parte vostra e qualche dente in meno da parte degli onorevoli avventori della topaia, tu e Tex avete già confermato il novanta percento delle voci, sapete il nome del capo indiano e avete una pista da seguire per il fornitore di armi. Più due tasche piene dell’intera situazione. Si asciugherà l’oceano il giorno in cui la gente riuscirà a mettersi d’accordo senza ricorrere a sotterfugi, violenza o bande di indiani sbandati.

Certo dovresti trovare un altro lavoro ma lo faresti volentieri, grazie tante.

_____

 

Accampati in una catapecchia marcescente ai margini della città - non ci sono camere nella posada, senores! Spiacente, senores!- stendete la mappa della regione nella polvere e pensate a un piano di battaglia.

“Suggerirei di dividerci. Io andrò a cercare questo Volpe Rossa e i suoi quattro gatti spelacchiati, sperando di non trovarli ubriachi, mentre tu andrai al villaggio per vedere come sono le cose lassù.”

Annuisci. “La fornitura di armi deve arrivare o dal confine o via treno. Se viene via treno abbiamo una settimana prima del prossimo possibile arrivo, ma è anche una strada improbabile. Se viene dal confine possono prendere una sola pista, sia che vengano con dei muli o con dei carri.”

“Il che vuol dire che se io, da solo con un cavallo, costeggio la pista da questo lato li dovrei intercettare prima che arrivino al campo indiano o arrivare al campo prima di loro.”

Perfetto. “Invece, per quanto riguarda me, il problema sta nella brava gente di Bonacita. Sono armati ma non sono certo dei pistoleri. La gente di Don Duarte può essere più tosta ma ci sono due giorni di cavallo che ci separano. Li aspetteranno sicuramente prima di fare qualcosa.”

“Quattro giorni allora, fra andare e tornare. Abbastanza per me e abbastanza per te. Se tutto va bene sul mio fronte ci rivedremo prima del mezzogiorno del terzo giorno su al villaggio. Se a mezzogiorno del quinto giorno non sono ancora lì - a meno che tu e il villaggio non siate in immediato pericolo - vienimi dietro. Se qualcosa invece dovesse andare storto su da te, segnalamelo e tornerò indietro.”

“Vuoi partire prima di sera?”

Tex esita un momento mentre piega la carta poi scuote la testa “Dormiamo qui e partiamo domani.”

_____

 

Ti alzi prima che il sole sia sorto, con le ceneri del fuoco ancora calde. Non hai dormito bene - forse un sogno o un presentimento o forse solo le tue vecchie ossa su un terreno troppo duro. Metti su il caffè.

“Mattiniero quest’oggi, vecchi cammello?”

“L’aria di questa deliziosa cittadina mi ha fatto passare il sonno.”

“Spero non anche l’appetito!”

L’alba vi trova già in viaggio per direzioni diverse.

“Mezzogiorno del terzo giorno, allora, satanasso. ”

“Hasta luego, pard!”

Ovviamente va tutto storto.  

 

_____

 

Il mezzogiorno del quarto giorno ti trova con un winchester rovente in mano, appiattito dietro il cornicione di quella bicocca che qui chiamano saloon.  Dall’altro lato del paese, oltre la piazza e al riparo di un fienile, ci sono ancora sette degli uomini di Don Duarte.

Imprechi, cercando di ricaricare senza muovere troppo la spalla ferita.

Avevi anche avuto modo di prepararti, vedendoli arrivare da lontano: una dozzina circa con un carro. Messi al riparo le donne e i bambini, avevi fatto appostare tutti gli altri sparsi per il villaggio, un po’ sui tetti e un po’ dietro le finestre. Anche se nessuno fra i minatori sa sparare in maniera vagamente decente, almeno avrebbero fatto numero e per tua fortuna il villaggio forma - formava, non ne è rimasto molto - quasi un semicerchio attorno alla strada centrale, con la chiesetta in fondo. Avevi pensato che il carro fosse carico di dinamite e anche se la situazione non era delle più felici sarebbe bastato tenerlo a distanza per scongiurare il peggio. Muovendoti sui tetti, avresti potuto mantenerti al riparo e fare dell’opera anche da solo.

O almeno credevi.

Speravi.

Invece l’unico avvertimento che hai davvero avuto è stato il luccichio del sole sulle canne. Lo hai colto per un secondo, quando il telo che copriva il carro è stato buttato a terra. Hai sentito la paura come un brivido nelle ossa, un macigno che ti è sprofondato in petto alla prima fiammata. In un istante ti sei gettato al riparo sul pavimento, mentre il tuo urlo di “A terra! Tutti a terra” veniva già inghiottito dal frastuono dei proiettili.

Che il cielo li fulmini tutti! - hai fatto in tempo a pensare, rapido, frastornato - Che se li prenda l’inferno!

Poi hai sentito il tuo mondo stringertisi addosso fino a che non c’è stato nient’altro che fragore, piombo, schegge e il rombo del tuo sangue nelle orecchie.

Se c'è un angelo lassù: ora come ora ti farebbe comodo un altro fucile. Amen.

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