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Autore: tixit    20/08/2018    3 recensioni
Breve storia triste su una immaginaria crisi della carriera di Tom Hiddleston
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tom crollò con eleganza sul suo divano di pelle nera, trovandolo scomodo come tutta la sua vita.

Il suo impresario, Luke, stesso nome di un evangelista, continuava a predicare imperterrito “Te lo aveva detto di non uscire con lei. Te lo avevo detto molto chiaramente che era veleno.”

Tom si prese la testa tra le mani “Va bene, ormai è andata, il dito non può riscrivere nella sabbia…”

Luke lo guardò stranito “Che dito?”

“Omar Khayyam,” mormorò Tom senza guardarlo.

“Ti droghi?” chiese Luke cercando di mantenere la calma. “Perché se ti droghi, se devi soldi a questo spacciatore…”

“Spacciatore?”

“Khayyam. Ti consiglio di pagarlo. Subito. Prima ce lo togliamo dai piedi meglio è.”

“E’ morto” mormorò Tom con voce strozzata, guardando Luke con aria incredula.

“E c’è qualcosa che può legarti a lui?” Luke era sinceramente preoccupato “Perché ci manca solo la polizia, ora come ora. Cazzo, uno spacciatore con un nome da terrorista, ma come ti è venuto in mente?”

La sua assistente, Bronwyn, sua di Luke, si intende, perché lui sarebbe stata troppo in tutti i sensi, scosse l’acconciatura perfettamente asimmetrica con aria di commiserazione e Tom sospirò “Khayyam è vissuto all’epoca dell'invasione della Siria, della Mesopotamia e della Persia da parte dei Selgiuchidi. Ne è stato influenzato.”

Bronwyn lo interruppe con aria annoiata “Non è il momento giusto per esprimere pubblicamente opinioni sui conflitti mediorientali, finiresti per rovinare ulteriormente la tua immagine.”

Tom scosse la testa, era questa la fine di chi aveva ricevuto una lunga, costosa e intellettualmente faticosa educazione classica? Ma c’era qualcuno che parlava la sua lingua?

Bronwyn proseguì imperterrita “Tu sei un brand ed un brand è un insieme di valori che rappresentano un certo prodotto o servizio per il consumatore. Questi valori devono essere coerenti, non puoi appropriarti delle caratteristiche che farebbero la gioia di 50cent e mescolarle con quelle di una mercedes, mi pare ovvio. Devi rispondere a domande banali come Chi siamo? Cosa facciamo? A cosa serviamo?”

“Sono domande che il pensiero occidentale si è posto, a livello personale e non, negli ultimi 2000 anni... dici che hanno trovato una risposta definitiva? ”

“Dubito molto di questi 2000 anni” lo rimbeccò irritata la donna, "e comunque tutta la letteratura specifica sull'argomento, anteriore all'era digitale è da considerarsi obsoleta."

Luke gli poggiò la mano sulla spalla e mormorò “So che ti interessi di cause umanitarie, ma dovresti evitare quelle con un profilo politico. Gli orfani, i bambini, le foche, le balene, ecco, quelle si, quelle vanno bene. La Siria, no. Mi spiace per questo tuo amico che è morto nel conflitto. La guerra è una brutta bestia. Nel deserto giusto? per questo parlavi della sabbia...”

“Si drogava, forse era un tentativo di suicidio?” chiese Bronwyn freddamente, “Eviterei delle associazioni con i suicidi, ora come ora, visto che le tue azioni sono in ribasso, devi assolutamente allontanarti da tutto ciò che evoca una immagine da perdente, come le persone depresse e gli individui sovrappeso.”

Tom annuì e si limitò a tacere. Pensò a quanto pagava, indirettamente, quella ragazza dalle unghie laccate e lo trovò umiliante. Quale era il tasso di suicidio tra gli insegnati delle scuole superiori?

In breve Luke lo informò: i suoi provini per quel film interessante erano andati molto bene, ma le foto di lui e quella ragazza, avevano preoccupato i produttori che avevano optato per la seconda scelta. E così quella campagna pubblicitaria con quegli stilisti italiani - bisognava capirli, lo avevano scelto per la sua immagine forte e raffinata e poi lui si era fatto fotografare con quella maglietta oscena e di colpo tutti lo avevano trovato un cazzone. Senza offesa eh! Ma poi come gli era venuto in mente? Non glielo aveva detto e ripetuto che quella ragazza era veleno? veleno!

Tom annuì - cazzone era effettivamente la parola giusta. Aveva conosciuto Taylor ad una festa, si era divertito, e lo aveva riempito di orgoglio il fatto che una ragazza come quella lo avesse agganciato.
Tanti anni prima, quando era uno studentello spilungone con i capelli ricci, se ne stava tornando a casa da Eton; si ricordava di essere entrato nel suo scompartimento e di essere rimasto senza fiato davanti ad una ragazza carina quanto Taylor, con le gambe lunghe ed il sedere piccolo. Aveva cercato di parlare con lei, la dea Artemide, ma lei lo aveva trattato come un pidocchio. Poi era entrato un ragazzo con l’orecchino, che si era versato rum e cocacola e si era messo a ruttare e dopo un po’ quei due limonavano e lui aveva cambiato posto perché si sentiva a metà tra uno sfigato ed un pervertito.

E un giorno quel tipo di ragazza che non si era mai interessata a lui era salita in macchina con lui, e quando si erano fermati per guardare il mare lei gli aveva succhiato l’ucc… gli aveva praticato una fellatio indimenticabile - si corresse da solo. E lui si era sentito vendicato di quel viaggio in treno e di Sarah che si era scopata tutti tranne lui, e di Emily con due cognomi che gli parlava sempre delle sue terribili cotte e delle sue insicurezze e del rapporto con sua madre e degli anoressizzanti, e poi non lo invitava mai alle sue feste intime tra amici. Tutte cose che ad un certo punto aveva pensato di aver lasciato dietro di sé, mentre si stava costruendo la sua vita adulta pezzettino per pezzettino. Ma non era vero.

E gliene era stato grato. Grato. L’aveva adorata. Ed aveva provato tenerezza infinita per lei e per la sua giovinezza e la sua freschezza e quelle canzoni che non gli erano mai interessate - ma davvero uno faceva i soldi cantando quella roba? chi diavolo se le comprava? - così se l’era portata in Italia per condividere con lei il suo amore per la letteratura classica, pensando di aprirle nuovi mondi. Carpe Diem le aveva sussurrato al Colosseo, minime credula postero e lei in realtà si era rivelata interessata solo alle borse di Gucci e non aveva idea di chi fosse Orazio e non aveva le scarpe adatte per passeggiare per i Musei Capitolini, e le catacombe erano troppo umide ed il cibo italiano troppo unto. Quanto al carpe diem, quello era un consiglio per chi si preoccupava della propria mortalità e del senso della vita, ma Taylor aveva un intervallo di attenzione pari a quello di un pesce rosso: forse 3 minuti, il tempo di una canzone pop. Lei già viveva alla giornata. Tranne che per le cose che si legava al dito. 

 

Di colpo alzò la testa e interruppe Luke e Bronwyn, tanto era un po’ che non li stava più ascoltando. “Allora, quanto è grave?” chiese desiderando di farla finita con le chiacchiere - il dito aveva scritto nella sabbia e quel che era fatto era fatto.


 

Non era poi tanto grave, decise: non aveva lavoro, non per tutto l'anno, ma aveva il contratto per un altro film con Loki, che pensò lo avrebbe messo di buon umore.  Aveva bloccato dei soldi, aveva chiesto un prestito per una casa enorme in campagna di cui non sentiva affatto il bisogno se non per sbatterla in faccia a suo padre, tutte cose che si potevano sistemare. Avrebbe affittato l’appartamento di Londra, che tanto non gli piaceva, lo aveva arredato lei, e lui era stato d’accordo, sempre per via della tenerezza e della freschezza e del fastidio che gli dava avere un appartamento che fosse il clone di quello di sua madre.

Così si era ritrovato con un appartamento con i tavolini di cristallo, i divani di pelle nera, le pareti bianche, il soffitto bianco ed il pavimento di rovere sbiancato - roba che in prigione non te l’avrebbero consentito e avrebbero parlato di ambiente deprimente e crudeltà mentale.

 

C’era rimedio, per le cose che preoccupavano Luke.
C’era rimedio per tutto. Forse.

Tranne che per il cuore.

E per l’orgoglio.

   
 
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