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Autore: Vespertilio    20/08/2018    1 recensioni
Stando ad occhi chiusi Daniel sentiva le proprie labbra e dita fare tutto da sole, una corda dopo l'altra che vibravano a ritmo, come se fossero state toccate per la prima volta.
Tenne l'ultima sillaba stavolta riaprendo gli occhi.
Da sempre aveva impararo ad esternare tutto attraverso la musica, e per una volta si sentiva parte integrante di qualcosa.
Qualcosa che gli dava soddisfazione.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva smesso di piovere a metà serata e quando Arsène, Jean e André misero piede fuori dal campus, l’aria era così satura di umidità da conferire al freddo un alone glaciale.

Arsène rabbrividì, rintanando ancora di più la testa nel giaccone morbido.

« Hai freddo? »

« Perché, tu non ne hai? » chiese incredulo il moro sfregandosi le braccia.

« No, sono troppo innamorato! » esclamò colmo d'entusiasmo l'amico sollevando le braccia al cielo.

« Perché ho come il sentore che c'entri qualcosa con Hélène? » borbottò il terzo in direzione dell'innamorato.

« Wow André, sei per caso un sensitivo? » si finse sorpreso Arsène.

« Ah ah, molto divertente! » tagliò corto Jean fermandosi a un semaforo.

« Oggi Hélène è venuta da me a invitarmi a- »

« Sì sì, a Le Basile, ce l'avrai raccontato almeno dieci volte oggi, e poi perché ti sei portato dietro anche noi se poi passerai tutto il tempo con la tua “bella”? » replicò Arsène piegando le dita a mo' di virgolette.

« Su Arsène, è pur sempre un bel locale » commentò André.

« Non è quello, è che fa un freddo cane, sono stanco, domani c'è anche un esame, e avrei di gran lunga preferito festeggiare la cosa con una partita ad UNO »

« Ma tu odi UNO »

« Appunto » incassò la testa tra le spalle, sbuffando sonoramente.

« È verde! » cinguettò Jean superando di fretta i due dall'altra parte della strada.

Arsène emise un lamento. «Voglio tornare sotto le coperte »

« Forza, siamo quasi arrivati » lo incoraggiò l'amico dandogli una leggera pacca sulla spalla.

In seguito a diverse svolte, stradine e pozzanghere, di cui Arsène non poté fare a meno di lamentarsi, giunsero davanti l'entrata, dove tutti e tre stavano fissando la scritta al neon blu e rossa sovrastante.

« Cafe bar Basile, eccoci! » lesse a voce alta Jean, facendo una panoramica dell'ambiente attraverso la vetrata. «È già lì! » sussultò girandosi verso i due. « Come sto? » si allarmò sistemandosi la giacca.

« Come uno che ha costretto gli amici ad uscire in mezzo al fred- »

« Alla perfezione Jean » lo interruppe André.

« Sì, appunto, adesso entriamo » confermò frettoloso Arsène aprendo la porta d'ingresso.

Lungo le pareti, delle tendine dai motivi geometrici circondavano la stanza, le sedie e i tavolini spiccavano per le intonazioni rosso e bianco, e una lavagnetta nera, sopra le file degli alcolici al bancone del bar, elencava le diverse pietanze e bevande disponibili. Una canzone dei Queen faceva da sottofondo.

« Dite che dovrei darmi una sistemata al bagno? » domandò ansioso Jean, passandosi una mano tra i capelli.

« Magari visto che veniamo da fuori se ti lavi le mani è meglio » replicò Arsène intento a liberarsi degli strati di vestiti con cui si era avvolto per quella serata d'Ottobre.

« E cerca di non balbettare o dire cose stupide appena la vedi » aggiunse André.

« Ricevuto, torno subito! » sparì dietro una delle porte del locale.

Arsène lasciò andare un piccolo sospiro appoggiandosi allo stipite della porta. « Certo che questa è la zona più “Parigi” di tutte, non mi sorprende che l'abbia invitato a uscire qui » disse seguendo con lo sguardo i veicoli che passavano al di fuori della vetrata.

« E poi è pure vicino alla nostra Università » gli si mise a fianco André soffermandosi sul bagliore che emanavano i fari.

« Sì, è vero, perché un giorno non ci inviti Claire? » spostò lo sguardo verso di lui.

« Claire? » ripeté André grattandosi la guancia. « Claire del nostro istituto o Claire della pizzeria? »

« Pizzeria »

« Oh, ma io ci ho già fatto un'uscita con lei, c'erano anche Victor e Sarah »

« Maddai, non con gli altri tuoi colleghi pizzaioli, intendo da soli, tu e lei! » replicò il moro come se fosse ovvio.

Dalla faccia disorientata di André pareva che Arsène avesse parlato un'altra lingua.

« Ma noi siamo solo- »

« Hey ragazzi! » li interruppe Jean facendo ritorno dalla toilette.

I due lo studiarono per un paio di secondi.

« Perché sei diventato quasi attraent- ahi! » esclamò in protesta Arsène sfiorandosi il braccio.

« Tsk, mi sono portato per sicurezza il gel per capelli dietro e ci ho dato una semplice ripassata, non che a te ne serva, quasi nessuno riesce a vederti i capelli spilungone come sei! » ribatté facendo riferimento all'altezza dell'amico.

« Stai benissimo Jean, anche se io in realtà i capelli di Arsène riesco a vederli » convenne divertito André mentre Arsène indirizzava una smorfia ad entrambi. « Però Hélène mi pare essere un po' impaziente » aggiunse inclinando la testa verso una bruna che sedeva qualche tavolo più lontano, picchiettando nervosamente le dita sul tavolo.

« Dai, noi intanto ordiniamo per fatti nostri » lo incoraggiò Arsène con un sorriso.

« Grande, allora vado! » neanche il tempo di una risposta che raggiunse la ragazza sedendosi subito di fronte a lei..

« Pff, è sempre il solito » roteò scherzosamente gli occhi Arsène sedendosi su uno degli sgabelli al bancone.

« Eccome se lo è » gli si sedette accanto il biondo. « Ordiniamo qualcosa? »

« Assolutamente sì, muoio di fame » replicò facendo un gesto per chiamare qualcuno.

« Che prendete? » gli si avvicinò una ragazza con la coda di cavallo.

« Mhn, il solito, due Club sandwich e una Coca Cola Light grazie » 

« Allora... fanno venticinque e cinquanta » 

Essendo circondato da Musei, Università e diverse scuole superiori "Le Basile" era uno tra i posti più in voga tra gli studenti, e tra pizzate di gruppo e appuntamenti tra innamorati, il locale godeva il vanto di essere sempre piuttosto affollato.

« Uhm... mi presti due euro Arsène? » chiese il ragazzo frugando nel portafogli.

« Tieni » gli porse una moneta.

« Perfetto, a lei » allungò al bancone un mucchio di monetine sotto lo sguardo della poveretta.

« Sei l'incubo di tutti i cassieri André, sappilo » lo canzonò il ragazzo dando un morso al tramezzino tostato che teneva in mano.

« Non sono cattivo, è che mi disegnano così » ribatté il biondo dando anche lui un assaggio al panino.

« Bella citazione » rise guardando poi oltre le sue spalle.

« Mh? » si voltò in direzione di ciò che aveva colto la sua attenzione.

« C'è un avviso sulla lavagnetta » osservò Arsène.

« Assolo di chitarra acustica alle ventidue e mezza e chiusura del locale alle due » lesse ad alta voce Andrè, con una punta di sorpresa nel tono. « Questa mi è nuova »

« Forse è per questo che Hélène ha invitato Jean proprio oggi » allungò lo sguardo verso i due che nel frattempo, chi più e chi meno entusiasta, sembravano star avendo una bella conversazione.

« Allora suppongo assisteremo anche noi » disse André riaffondando i denti nel tramezzino.

« Eh già »


°°°


« Sei nervoso? »

« Un po' » bofonchiò sfiorandosi uno dei bracciali che teneva al polso. « Grazie per aver convinto il proprietario a farmi suonare stasera » alzò lo sguardo incrociando i propri occhi riflessi nello specchio.

« È stata la tua musica a convincerlo, non io » gli fermò una ciocca di capelli ripassandoci sopra la piastra bollente. « Oggi spaccherai Dan » 

« Grazie Stéphane » sorrise timido. « Ma è proprio necessario tutto questo? Li ho già lisci i capelli » inclinò la testa lateralmente.

« Torna dritto » gliela risistemò sciogliendo una molletta. « E sì, c'è un sacco di umidità quindi oggi li hanno tutti più vaporosi del solito »

« Fortuna ha smesso di piovere allora » commentò il corvino fissandosi la frangia scalata ricadergli sulla fronte.

Si fissò momentaneamente anche la giacca in pelle che indossava.

L'ultima volta che si era vestito così elegante era stata alla festa d'inaugurazione del nuovo anno a cui era stato prontamente trascinato dal ragazzo che gli stava ora sistemando i capelli; il suo migliore amico.

Come al solito il tutto si limitava ad alcol, musica e sesso per la maggior parte degli invitati ma solitamente lui tendeva a ritagliarsi un angolo dove starsene al telefono, o in linea di massima con Stéphane, ma quest'ultimo tendeva sempre a farsi risucchiare dal turbine dei festeggiamenti.

Non che per Daniel la solitudine fosse nulla di nuovo. Ma l'evento per cui ora stava indossando quegli stessi indumenti stavolta era completamente diverso e un vero pubblico avrebbe assistito a ciò per cui si stava dedicando da anni ormai.

Niente luci psichedeliche o musica assordante, solo lui, il microfono e la chitarra; un trio perfetto.

« Et voilà, ora sei perfetto » annunciò trionfante l'amico.

Sebbene Stéphane non fosse un professionista, Daniel dovette ammettere che aveva fatto davvero un ottimo lavoro domando quell'ammasso di capelli in una capigliatura uniforme. 

« Wow, sono davvero impressionato Stéphane, grazie! » lo complimentò sfiorandosi le punte dei capelli con i polpastrelli.

« Te l'ho detto che sono magico io » gongolò l'amico infilando la piastra per capelli nella borsa. «E se stasera suoni bene come alle prove ti preparo un drink ai frutti di bosco gratis » lo incoraggiò con una pacca sulla spalla.

« Wow, un barman che fa anche il parrucchiere, come fai ad essere ancora single? » lo punzecchiò Daniel.

« Che devo dirti, cerco quella giusta » sospirò sognante. « Tu piuttosto, come procede con il tuo compagno di dormitorio? » lo canzonò con un sorrisetto.

« Ex compagno di dormitorio vorrai dire » si ficcò le mani in tasca.

« Perché, cos'è successo? »

« Quest'anno ho messo un altro nelle preferenze, così non finivo insieme a lui »

« Cosa? E perché? »

« Ecco, come dire... ho fatto un casino »

« Un casino?  Racconta » 

Daniel mugugnò scuotendo la testa. « Dopo l'assolo, ora mi devo concentrare unicamente sulle note e le parole » sollevò nuovamente il capo guardandosi allo specchio.

« Tieni pronto quel drink Stéphane, oggi spacco sul serio »


°°°


Appena le luci del locale si attenuarono e vennero aggiunti uno sgabello e un microfono al di sopra di un piccolo palco, l'atmosfera si fece piacevolmente intima e sospesa tra i tavoli.

« Che cosa succede? » si guardò attorno un ragazzo con una notevole quantità di gel per capelli addosso.

« C'è un'esibizione stasera » replicò la bruna seduta davanti a lui, mentre giocava con un rametto di timo che spuntava dal suo bicchiere.

« Oh, e chi suona? »

« Uno del campus, Voisin e qualcosa credo »

Nel mezzo della quiete della stanza, dalla penombra spuntò un ragazzo in completo elegante, con una chitarra allacciata al petto.

« Hey Arsène, ma quello non è...? » allungò il collo André, per vedere oltre una le sagome dei clienti.

Intanto il chitarrista si aggiustò sullo sgabello tirando indietro le spalle e prendendo un piccolo respiro.

« Chi? Non vedo niente »

Partì la base con la chitarra acustica.

« Massì, dai, il tuo... »


« Sleep on me,
feel the rhythm in my chest, just breathe »



« Daniel?! » fu come un lampo a ciel sereno.


« I will stay,
so the lantern in your heart won't fade »



« Avrà provato questa canzone almeno cento volte quando condividevamo la stanza! » si sporse dal posto per vederlo meglio. « Ahh, non si vede nulla qui, spostiamoci! » 


« The secrets you tell me,
I'll take to my grave
There's bones in my closet,
but you hang stuff anyway

And if you have nightmares,
we'll dance on the bed
I know that you love me, love me
Even when I lose my head 

Guillotine »



Stando ad occhi chiusi Daniel sentiva le proprie labbra e dita fare tutto da sole, una corda dopo l'altra che vibravano a ritmo, come se fossero state toccate per la prima volta.


« Guillotine

Even when I lose my head,
Guillotine »



L'alternanza tra il silenzio e il chiacchierare delle persone che man mano si confondeva non lo infastidiva affatto, anzi, appena li sentiva, totalmente immerso nel pezzo.


« Guillotine,
Even when I lose my head »



Il calore della gente e del locale stesso lo avvolgeva come facevano le parole di quel testo, e le strofe che lo sfioravano come seta.


« Kiss my lips,
feel the rhythm of your heart and hips
I will pray,
so the castle that we've built won't cave

The secrets you tell me,
I'll take to my grave
There's bones in my closet
but you hang stuff anyway

And if you have nightmares,
we'll dance on the bed
I know that you love me, love me
Even when I lose my head 

Guillotine »



Si umettò le labbra durante il breve stacco.


« Guillotine

Even when I lose my head,
Guillotine »



« Certo che è bravo il tuo amico » commentò il biondo seguendo il ritmo della canzone con la testa.


« Guillotine,
even when I lose my head »



« Cavolo sì se lo è, non l'ho mai sentito cantare in questa maniera » notò con stupore come le sue dita gestissero agilmente corde e chiavette tenendo sollevato il manico. « E neppure suonare in questa maniera ». « Ha davvero talento » aggiunse con un sorriso.


« You fill me up, you fill me up
You set my soul ablaze »



Tenne l'ultima sillaba stavolta riaprendo gli occhi.
Era convinto che si sarebbe sentito a disagio incrociando lo sguardo del pubblico ma attorno a lui era costellato di persone che oltre ai pasti caldi stavano gustando anche la sua musica e voce.


« You fill me up, you fill me up 
your love is so amazing »



Da sempre aveva impararo ad esternare tutto attraverso la musica, e per una volta si sentiva parte integrante di qualcosa.
Qualcosa che gli dava soddisfazione.


« You fill me up, you fill me up
you set my soul ablaze »



In seguito gli parve di scorgere un volto familiare tra il pubblico.
Il volto di una persona che lo stava salutando con un cenno della mano ed un sorriso incoraggiante.

Inarcò le sopracciglia in un'espressione colma di sorpresa.


« You fill me up, even when I lose my he-ead »


Quell'incespicare non era voluto e neppure il rossore che colorò le sue gote in seguito.


« Guillotine »


Si ritrovò a fare una mossa sbagliata con le corde emettendo un acuto fuori tempo. 


« Guillotine, 

Even when I lose my head,
Guillotine »



Strinse poco gli occhi rimediando il secondo seguente.


« Guillotine,
Even when I lose my head »



Riaprì gli occhi, stavolta solo fissando le corde della chitarra, cercando di ignorare la persona che lui considerava essere una tra le più importanti della sua vita.


« Guillotine,
Even when I lose my head,
Guillotine

Guillotine,
Even when I lose my head »



Poi li richiuse prendendo fiato all'ultimo stacco, in un tentativo di sgombrare la mente.


« You fill me up, you fill me up
you set my soul ablaze

You fill me up, you fill me up
your love is so amazing »



Doveva condurre bene almeno le ultime parole del testo se voleva far passare inosservati quei due errori di percorso.


« You fill me up, you fill me up
you set my soul ablaze

You fill me up, even when I lose my head »



Si aggrappò alle ultime note della canzone sollevato di non aver mandato a monte almeno il finale. Il suono della chitarra diradò fino a scemare.

Il ragazzo strinse il bordo dello sgabello sentendosi le gote farsi più rosse sotto le luci dei riflettori. Ci fu uno straripare di applausi, molti più di quelli che si aspettava, e la sensazione indefinita di calore provata prima si fece nuovamente viva e pulsante; soprattutto quando vide anche il ragazzo per cui prima era andato in palla, battere elettrizzato le mani.

Grattandosi la nuca avvicinò il microfono alle labbra pronunciando un grazie che sfumò in un mormorio. Lasciò poi il palco con un sorriso timido che gli conferì un'aria ancora più impacciata. Infine si infilò dietro una delle porte riservate al personale, nel frattempo che la serata, tra chiacchiere e risate, riprese.

« Hey ma dov'è finito? Volevo fargli i complimenti » si guardò attorno Arsène una volta che le luci del locale tornarono come prima.

« Forse è andato a sitemarsi » replicò l'altro rubandogli un morso del tramezzino.

« Hey! » 

Intanto il corvino, che se ne stava appoggiato alla porta, si passò una mano tra i capelli ancora scombussolato dal tutto. In tre minuti aveva provato molte più sensazioni di quanto si sarebbe mai immaginato.

E l'aveva visto pure Arsène.

Richiamò alla mente la maniera in cui l'aveva salutato. Gli stava facendo il tifo con quel suo modo confortante che è sempre stato solito avere nei suoi confronti.

Si sfiorò le labbra con due dita. « Allora non si ricorda niente... » emise un sospiro liberatorio richiudendo gli occhi. 

Si decise poi ad uscire, lisciandosi la capigliatura con una mano.

« Sei stato grande! » Stéphane lo accolse dietro il bancone, sotto le note soffuse di "Everybody wants to rule the world" dei Tears for Tears.

« Dici? » rivolse uno sguardo ai clienti dietro di sé.

« Avanti, non fare il modesto adesso, tieni » spinse sul bancone un cocktail rosso, i cubetti di ghiaccio che cricchiavano nel movimento.

Daniel si era già dimenticato della storia del drink. « Wow, allora dicevi sul serio prima » si stupì avvicinando a sé il bicchiere.

« Beh, te lo sei meritato » replicò l'amico con un sorrisone.

Daniel lo ringraziò portando il bicchiere alle labbra.

Il sapore marcatamente dolciastro che si presentò inizialmente era davvero avvolgente, e l'armonia tra more e lamponi era tale che nessuna delle due coprisse l'altra.

Dall'espressione del corvino il ragazzo intuì che avesse apprezzato. 

« Buono eh? »

« Eccome » replicò l'altro restandone un istante estasiato. « Quando lo finisco posso averne un altro? » . Scaturì una risata all'amico che intanto stava preparando un'altra ordinazione. « Vacci piano con l'alcol o finirai per non ricordarti di questa vittoria »

« Già... » replicò l'altro con poca convinzione.

« Che succede adesso? »

Il corvino si guardò attorno prima di parlare.

« C'era anche lui tra il pubblico »

L'altro si fermò un secondo per guardarlo.

« Aspetta, lui lui? »

Daniel rispose con un assenso del capo.

« Aspetta, ma qual era il casino successo tra voi? » si ricordò Stéphane.

Daniel lo guardò titubante.

« Se ti avesse visto sarebbe già venuto a parlarti, quindi non è nelle vicinanze »

A quella frase il corvino parlò prima ancora di realizzarlo.

« Quest'anno nelle preferenze non ho inserito lui perché credevo che si ricordasse di ciò che era successo alla festa d'inizio anno e... e pensavo fosse, non lo so, che fosse arrabbiato o deluso, ma poi non ci siamo più parlati perché io ero fin troppo imbarazzato per... ma poco fa mi ha sorriso e io credo che forse non... ahhh » emise un gemito frustrato non trovando la calma per spiegarsi.

« Scusa, potresti andare con ordine? » gli domandò Stéphane, abituato all'incespicare tipico dell'amico.

« Io... uh.. » incassò la testa fra le spalle. « Ero ubriaco quella sera... e credo anche lui lo fosse »

Stéphane sgranò incredulo lo sguardo.

« E... il giorno dopo mi sono svegliato spalmato a lui sul suo letto » ammise sentendosi sprofondare nella giacca.

Il ragazzo lo guardò poi con indulgenza. « Forse non avete fatto- »

« Ed eravamo nudi » aggiunse.

« Oh... sì, questo cambia tutto »

Daniel si fissò le punte delle scarpe. « Ero così nel panico che me ne sono andato evitandolo fino ad ora per paura di un rifiuto... sono un disastro totale »

« Potresti sempre rimediare parlandoci, no? »

« Ma io non credo nemmeno si ricordi di cosa sia successo »

« Beh, la serata è ancora piena di sorprese » spostò poi lo sguardo oltre le sue spalle. « Parli del diavolo... »

« Eh? » sollevò il capo.

« Eccoti finalmente! » Daniel raddrizzò improvvisamente la schiena sentendo la voce di Arsène così vicina.

Non fece in tempo a rispondere che il moro gli si era già seduto accanto, mentre Stéphane incoraggiava l'amico con un occhiolino.

« Si può sapere perché non mi hai detto che suonavi qui? » gli diede un amichevole colpetto alla schiena.

« Uh, ecco... diciamo che è stata una sorpresa anche per me... » nascose un sorriso dietro i capelli. « È la mia prima volta davanti un pubblico » 

« Infatti ti volevo dire che sei stato davvero fantastico prima! Altro che le prove in dormitorio » poggiò il viso su un palmo della mano.

« Dici? A un certo punto ho stonato però » prese il coraggio di guardarlo.

« Sono cose che capitano, ma fidati non se ne è accorto nessuno »

Gli tornò alla memoria l'impacciataggine del compagno in uno dei suoi primi tentativi con lo strumento. Arsène suonava già da anni e appena scoprì la passione del corvino per la musica si offrì di dargli una mano con un paio di lezioni private che divennero poi giornaliere.

« Ti ringrazio Arsène » era un po' che non sentiva il tono pacato e cordiale del ragazzo e si sorprese di come esso lo fece rilassare quasi all'istante. Forse era anche quello uno dei tanti motivi per cui era finito con il provare una tale attrazione per lui.

« Sei qui da solo? »

« Jean ha trascinato me e André per un'uscita, anche se l'uscita alla fine riguarda solo lui e una ragazza che gli piace e io onestamente avrei preferito restare al campus, magari a giocare a UNO, gioco che odio, ma ora che sono qui ho cambiato idea e... »

Ascoltare la voce di Arsène gli suscitava uno strano tepore, anche solo quando parlava del più e del meno. Averla ascoltata per l'intero anno scolastico quando condividevano la stanza l'aveva fatto sentire rassicurato e doveva ammettere che quel timbro e quel tono familiare gli mancavano e non poco.

« Quindi André è al telefono? » sorrise non potendo nascondere la soddisfazione nell'avere Arsène tutto per sé in quel momento.

« Già, perciò ho pensato di venire da te. Saranno secoli che non ci vediamo » replicò a sua volta con un sorriso.

« Già, dalla festa... » cercò di introdurre il discorso. « Ars- »

« Posso farti una doman- ah, scusa, ti ho interrotto » si scusò, leggermente imbarazzato. « Tranquillo, prima tu » Stéphane non poteva certo incolpare Daniel di aver sviato la conversazione se Arsène voleva chiedergli qualcosa.

« Come mai hai scelto di suonare proprio qui? » si incuriosì il moro.

Daniel si stupì piacevolmente di quella domanda. « Principalmente perché ho già un amico che fa il barman qui, ma ci sono anche altri motivi » inclinò leggermente il cocktail, facendo tintinnare il ghiaccio. « Non ridere, okay? »

« Parola di Leroy! » 

Daniel non riuscì a mascherare una risatina, prendendo un piccolo sorso dalla bibita.

« Ecco, io vedo questo locale molto simile... a me » esordì. « Le pareti sono tappezzate di icone rock e questo posto è sia moderno che d'epoca, non so, è... » cercò una parola che potesse descrivere la cosa al meglio.

« Equilibrato? » 

Il corvino inarcò leggermente le sopracciglia. « Sì, proprio la parola che stavo cercando, equilibrato! » sorrise.

« Quindi ti definiresti un amante della musica caratterizzato da... » osservò meglio l'arredamento attorno a sé. « Un tocco di Art Deco...? » azzardò con un sorrisetto.

« Hey, ti avevo detto di non prendermi in giro! » rise dandogli una leggera gomitata.

« No no, io ti ci vedo davvero » replicò a sua volta il moro con una risata.

Daniel si limitò a sorridergli senza dire nulla. Dopotutto rivolgergli la parola non era stato così stato disastroso come temeva. Nonostante l'avesse evitato per tutto quel tempo, Arsène non sembrava essere arrabbiato, anzi, semmai felice di poter parlare nuovamente con lui.

Il turbinare dei suoi pensieri venne interrotto dalla vibrazione di un whatsapp in entrata, proveniente però da un altro telefono.

« Chiedo scusa, un messaggio » disse Arsène tirando fuori il cellulare dalla tasca.

« Chi ti scrive? »

« È Theò » rispose senza distogliere lo sguardo dallo schermo del telefono, sorridendo spontaneamente.

Theò era un ragazzo più grande che si occupava di organizzare tutti gli eventi e le feste, offrendosi spesso di aiutare in segreteria con i moduli degli studenti. Arsène non si era mai astenuto dal farne apprezzamenti al riguardo e a forza di a roteare gli occhi al cielo, ormai Daniel conosceva fin troppo bene quel nome.

Non fece in tempo a replicare che il moro gli si avvicinò con fare confidenziale.

« Non dirlo in giro ma... » e gli scappò un risolino mentre abbassava il tono della voce. « Ricordo di aver baciato qualcuno all'ultima festa, e credo proprio che questo 'qualcuno' sia lui » 

Daniel si sentì irrigidire improvvisamente.

Poi deglutì.

« E... ricordi di averci fatto anche altro, per caso? » ebbe il coraggio di chiedere.

Arsène si lasciò sfuggire un'altra risatina al pensiero. « Beh... il giorno dopo, quando mi sono svegliato ho trovato sul cassetto dei vestiti puliti.. »

Daniel lo guardò confuso. « Vestiti puliti? » non ricordava di aver lasciato nessun ricambio al suo risveglio.

« Erano i suoi abiti quelli » aggiunse coprendosi la bocca per nascondere un'altra risata, sentendosi un po' come uno scolaretto alle prime armi.

Stavolta ciò da cui Daniel si sentì attraversare fu una vera e propria scarica elettrica.

Aveva così tanti pensieri e parole che gli turbinavano in testa che non riuscì a trovare nenmeno una frase sensata con cui replicare, finendo col boccheggiare come un pesce.

« Arsèneee » gli si avvicinarono due ragazzi, uno con un'espressione che vacillava tra la pazienza e la costernazione, che sorreggeva l'altro, il quale pareva a tanto così dal collassare sul pavimento.

« Ma? » lanciò un'occhiata confusa a Jean, che teneva le labbra serrate in un cipiglio sofferente.

« Hélène l'ha scaricato » riassunse André.

« Ma come, ancora? »

« Esatto, e come se non fosse abbastanza è anche brillo »

« Sempre detto che non reggeva gli alcolici » scosse la testa in segno di disappunto.

« Voi non capite, questo è il giorno peggiore della mia vita! » ribatté il terzo in preda alla disperazione.

« Ironia della sorte, oggi è anche il giorno migliore di un altro » replicò Arsène puntando con l'indice Daniel.

« Piacere » accennò il ragazzo con un assenso della testa, ancora troppo scombussolato per pensare di porgere la mano.

« La mia vita è rovinata! »

« Jean » lo interruppe André con tono secco.

Arsène non riuscì a trattenersi dal ridere. « È meglio che riporti questi due sani e salvi ai dormitori, prima che combinino qualche disastro » si rivolse a Daniel accingendosi a sorreggere l'amico.

« E voglio sapere subito quando torni a suonare qui, perciò scrivimi! » aggiunse prima di uscire dal locale salutandolo assieme ai due amici, sebbene quello che emise Jean fu più un lamento che un vero e proprio ciao.

Daniel tenne fisso lo sguardo da dove erano appena usciti, rendendosi conto appena di quello che era successo.

Ma di una cosa era certo.

Quella serata gli aveva davvero riservato un sacco di sorprese.
   
 
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