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Autore: Dira_    21/08/2018    19 recensioni
Sono trascorsi cinque anni da quando Al, Tom e Lily hanno messo fine alla vicenda terribile che ha segnato la loro adolescenza. Grazie al mondo fuori da Hogwarts sembrano essersi lasciato tutto alle spalle. Chi è un promettente tirocinante, chi si è dedicato alla ricerca e chi, incredibilmente, studia.
Un'indagine trans-continentale, il ritorno di un vecchio, complicato amico e una nuova minaccia per il Mondo Magico li porteranno ad affrontare questioni irrisolte.
"Perchè quando succede qualcosa ci siete sempre di mezzo voi tre?"
Crescere, per un Potter-Weasley, vuol dire anche questo.
[Seguito di Ab Umbra Lumen]
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga'
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Epilogo
 
 



 
Days like these lead to...
Nights like this lead to
Love like ours
(Bonfire Hearts, James Blunt)
 
 

 
L’aia della Tana era un piazzale sterrato che si apriva tra campi coltivati e scacchi ed alberi di quercia, ed aveva ospitato almeno una decina di matrimoni da quando Molly e Arthur Weasley avevano deciso di eleggerla a loro dimora.
Così almeno gli aveva raccontato Albus; non che ricordasse granché, la storia familiare degli Weasley era per lui interessante come contemplare l’asciugatura della saggina della sua scopa.
“Cos’è quella faccia, maghetto? Non ti piacciono le feste?”
Michel storse le labbra all’aria divertita di Emil, che gli aveva aperto la portiera della macchina con un gesto galante. Gli stava pure tendendo la mano.
Mister Sarcasmo …
Uscì raddrizzandosi la giacca con due colpi esperti di dita; si specchiò al finestrino e si trovò perfetto nel suo abito di sartoria francese: si era riappropriato dei colori tradizionali del paese di origine di sua nonna. Ben diversi dalla scala di grigi dei suoi giorni inglesi, gli donavano terribilmente.
Era tornare sé stesso, ed era una realizzazione che non cessava mai di stupirlo. In positivo.
Come positivo era stato quel mese, immerso nei profumi mediterranei della villa di Amara Zabini.
Le nostre fottute, meritate vacanze– aveva commentato Emil e non poteva proprio dargli torto.
Questo, accanto a lui, battè la mano su tettuccio della Aston Martin che li aveva portati fin lì – una delle commodities data dal loro nuovo lavoro come assistenti personali di Amara - dando via libera all’autista di librarsi nel cielo insolitamente azzurro per quel periodo.
Ma naturalmente lo era; dopotutto era il matrimonio di Raggio di Sole Malfoy.
… che purtroppo ha deciso di unirsi a quella campagnola della Weasley.
Contemplò scornato l’enorme tendone arancione che sormontava lo spiazzo. A giudicare dal rumore e dalla musica scandalosamente danzereccia che veniva dall’interno erano già cominciati i primi festeggiamenti.
O perlomeno, le prime bevute in stile peldicarota …
Morgana, che volgarità.
Dov’era Violet? E Lord Malfoy? Perché nessuno si era opposto a quella mostruosità clownesca?
Emil gli passò un braccio attorno alle spalle e lo scrollò, imponendogli silenziosamente di dargli attenzione.
Cosa?
“Mi piaci così, sempre di cattivo umore.” Sogghignò prima di rubargli un bacio. Michel, come ogni maledetta volta, si sciolse come neve al sole, dimenticandosi con precisione chirurgica di dove si trovasse.
 
“Ehi Albie! C’è uno dei tuoi Serpeverde!”

L’urlo di un membro della conigliata Weasley lo distolse dalle labbra del suo amore, il quale fu altrettando lesto a piazzargli una pacca sul sedere.
“Emil!”
“Sciogliti un po’, maghetto, o penseranno che tu abbia infilata una scopa su per il culo. O altro.” Fece un cenno di saluto cordiale allo Weasley n°20. “Non che la butterebbero tanto fuori dal semina-ahia!” Esclamò massaggiandosi il fianco alla sua giustissima gomitata. “Sono ancora convalescente!”
“A giudicare da quel che facciamo a letto, ti sei rimesso splendidamente.” Sibilò ma poi la sua attenzione fu distolta dall’arrivo di Albus, che uscì fuori dal tendone con uno dei suoi meravigliosi sorrisi da Madonna rinascimentale – seguito ovviamente dall’ombra scura che era e sarebbe sempre rimasto Dursley.
… come si fa a vestirsi di nero ad un matrimonio?!
“Mike!” Esclamò felice correndo ad abbracciarlo. Lo strinse di rimando, notando con rassegnato sgomento come per il gran giorno si fosse trovato un completo color glicine e una camicia azzurrina con una fantasia di quelle che parevano balene … o banane?
“Sono serpenti.” Esordì Dursley a debita distanza. “… Meinster.” Aggiunse salutando Emil.
“Sei ancora più incazzato dell’ultima volta, inglese, com’è possibile?”
“È una qualità.” Rispose e con sorpresa di tutti strinse la mano al suo ragazzo. “Tutti questo arancione mi dà il mal di testa.”
… non che abbia tutti i torti.
Al si staccò guardandolo storto. “È un matrimonio magico, Tom. Dev’essere vivace!”
“Sembra che una zucca sia stata vomitata sull’intero tendone.”
Michel serrò le labbra per mascherare una risatina, perché diavolo, lui e Dursley non sarebbero mai tornati amici, ma su certi argomenti l’avrebbero sempre pensata nello stesso modo.
Al in compenso ignorò l’ultima affermazione e gli accarezzò un braccio affettuosamente. E poi, in pieno stile Albus Severus, iniziò senza neanche prendere fiato. “Allora? Com’è la Costa Azzurra? I capelli così ti stanno benissimo! E cos’è che indossi? È un caftano? Che fortuna siate riusciti a liberarvi per questo fine settimana!”
“Se non l’avessimo fatto Scorpius sarebbe venuto a prenderci.”
“Di peso. L’ha proprio scritto nelle partecipazioni.” Convenne Emil. “È fuori di melone. Lo adoro.” 
“Mia nonna potrà fare a meno di noi per quarantotto ore … e poi non sarei mancato per nulla al mondo.” Aggiunse più gentilmente, cosa che gli valse un secondo abbraccio da Al e una smorfia irritata da Tom. “So che siete stati via anche voi…”
“Oh sì, dopo tutto quel casino ne avevamo un gran bisogno!” Al si infilò le mani in tasca con aria disinvolta ma a Michel non sfuggì il leggero irrigidirsi, né il mezzo passo che Dursley fece in sua direzione. “Siamo stati in Messico! Mare, spiaggia e civiltà di maghi Incas perdute, una favola.”
Messico? Spiagge?
In effetti Dursley, sebbene ben lontano dalla sana abbronzatura di Al, esibiva comunque una lieve doratura su viso e mani.
… lo ha sul serio seguito in spiaggia invece di rintanarsi in un antro oscuro?
“Vi trovo bene.” Si limitò a dire, evitando il sottotesto di quella conversazione, ovvero il motivo per cui avevano deciso di scappare dall’Inghilterra e dal post-Demiurgo.
Il rapimento, quello che ha vissuto sulla nave …
Ora che si trovava in una relazione felice, poteva ammettere la verità che aveva sempre voluto ignorare: Thomas era la persona giusta per Albus.
Se non altro, era in grado di gestire le conseguenze dei guai in cui si ficcava il compagno.
“Stiamo bene.” Convenne infatti l’amico prendendo la mano dell’altro, il quale gliela strinse pur non cambiando una virgola della smorfia scocciata che esibiva a loro beneficio.
“Sono contento …”
E per una volta lo era davvero.
Emil ruppe l’attimo di silenzio. “Beh, quindi Malfoy si sposa in seconde nozze?”
“Matrimonio diverso, stessa sposa!” Ribatté Al ironico. “Né i suoi né la nostra famiglia gliel’avrebbero mai perdonata se lui e Rosie avessero data per buona la cerimonia al San Mungo.”
“Violet, anche.”
“Violet soprattutto.” Annuì con un lampo di paura nello sguardo, che parlava di traumi e probabili bomboniere usate come oggetti contundenti. “A proposito, mi ha ordinato di dirottarti in casa non appena fossi arrivato. Credo abbia bisogno di aiuto con Scorpius. Loki si è dato alla macchia da stamattina e…”
“… è per via dell’uniforme di gala che vuole indossare?”
Al emise uno sbuffo imbarazzato. “O della mancanza. Temo voglia sposarsi in t-shirt.”
Vado.” Si voltò verso Emil, che si era già tolto la giacca e si stava arrotolando le maniche della camicia – onestamente era durato fin troppo. “Tu…”
“Puoi lasciarmi da solo maghetto, vai tranquillo. Faccio amicizia facilmente.” Gli strizzò l’occhio. “E poi ho qualcuno da trovare.”
Ah, giusto. Prince.
La notizia delle ferite di Sören era giunta qualche giorno dopo rispetto alla conclusione del blizt. In quei giorni si stavano preparando a partire e Michel si era trovato nella scomoda posizione di non poter impedire ad Emil di correre al capezzale dell’amico. Farlo avrebbe voluto dire perderlo di nuovo.
… e poi c’erano cose più importanti dei propri bisogni personali, era una cosa che il compagno gli ricordava ogni giorno.
Sarebbe stato quindi disposto a partire per la Francia da solo, ma si era risolto tutto spontaneamente, dacché Emil, dopo essere stato a trovare una sola volta l’ex datore di lavoro, aveva deciso di accompagnarlo.
Non gli aveva chiesto cosa si fossero detti, ma Emil aveva avuto le lacrime agli occhi per la commozione per tutto il viaggio.  
“Va bene.” Lo salutò con un bacio leggero. “Ti tengo il posto.”
“Più probabile che te lo tenga io.” Sogghignò avviandosi con Al e Tom dentro il padiglione. “Tu hai uno Scorpius Malfoy da convincere!”
Purtroppo aveva ragione.
 
 
Quel tendone era davvero brutto.
Sören, essendogli stata impartita un’educazione che privilegiava il silenzio al parare personale, aveva tenuto la bocca chiusa, da quando l’aveva visto accuratamente ripiegato in fondo all’aia, a quando aveva dato una mano a montarlo.
Tuttavia, non poteva impedirsi di pensarlo, mentre si sedeva in una delle panche dedicate ai parenti della sposa.
Non sono esattamente un parente …
Ma Lily gli aveva detto di sedersi lì, e così aveva fatto. Tanto per fare qualcosa controllò che l’uniforma fosse ben allacciata: gli andava un po’ larga dopo le settimane trascorse in ospedale, ma tutto sommato dava ancora lustro al DALM americano.
Tutti i bottoni erano a loro posto grazie a Lily: era parsa molto lieta di aiutarlo ad infilarla … e poi sfilarla di nuovo.
Fece un mezzo sorriso che venne però intercettato da un’anziana strega seduta di fronte a lui.
“C’è poco da ridere quando un Malfoy sposa un Weasley!” Dichiarò l’anziana squadrandolo arcigna. “E tu chi saresti?”  
Instintivamente raddrizzò la schiena. “Mi chiamo Sören Prince … sono il ragazzo di Lily. Potter.” Aggiunse incerto. “Con chi ho il piacere di parlare?”
“La zia Muriel.” Sbuffò come se il titolo dovesse dirgli qualcosa. “Comunque sì … la piccola Lily Luna, certo.” Scrollò le spalle. “Una gran bella faccia tosta quella lì. Tutti i figli di Molly ce l’hanno, è il sangue Prewett.” Continuò a briglia sciolta. “Ho sempre detto ad Arthur che non era la ragazza giusta per lui, i capelli rossi in una strega sono sempre un brutto segno!”
“Ma anche il Signor Weasley ha i capelli rossi…”
Dov’era Dionis, pronto a cavarlo di impaccio? Avrebbe dovuto esser seduto accanto a lui, ma forse era rimasto bloccato in casa, impegnato a cambiare la figlia.
“È una cosa diversa!” Lo ritrascinò nella conversazione. “Le streghe coi capelli rossi sono problematiche!” Sören si guardò bene dal dirle che a lui i capelli rossi piacevano, e molto. “Dovresti starci attento anche tu, ragazzo!”
“… grazie, lo farò.”
“Che hai fatto al braccio?” Quella conversazione delirante prese di colpo una piega abbastanza sgradita.
Sören si irrigidì, ma supponeva che finché non avesse indossato una protesi la cosa sarebbe stata notata.
Cercava di non pensarci troppo e di solito ci riusciva: certo,  aveva ancora problemi di equilibrio, e la notte il dolore dell’arto fantasma poteva tenerlo sveglio, ma c’era Lily.
Lily che gli passava un braccio attorno alla vita e gli faceva da naturale contrappeso quando era troppo stanco, Lily che gli accarezzava i capelli finché le pozioni non facevano effetto facendolo finalmente addormentare.
E infine Lily che, di fronte ai suoi sensi di colpa e alla sua frustrazione, si era auto-proclamata “infermiera personale” arrivando persino a comprarsi una di quelle orribile uniformi sexy e Babbane, rendendogli così materialmente impossibile fare l’eroe tragico.
Quelle cinque settimane erano state difficili, si era arrabbiato, si era addolorato per la sua nuova condizione, ma aveva anche riso e sorriso più di quanto non avesse mai fatto, seppur con due arti buoni.
Tutto sommato, se quello era uno scambio, non ne era uscito perdente.
“Sono un agente del DALM e…”
L’ha perso.” Li interruppe una voce. Milo si stravaccò accanto a lui, ed era proprio il suo insopportabile ex-assistente, seppur in maniche di camicia e giacca buttata sulla spalla.
È la prima volta che lo vedo in abito formale …
I capelli e la faccia erano però sempre gli stessi: casualmente arruffati i primi e da schiaffi la seconda.
“Sapesse, è così sbadato!” Milo rivolse un sogghigno alla strega. “E lei il suo tatto invece? Lasciato a casa?”
Zia Muriel boccheggiò oltraggiata e si voltò di scatto verso l’altare.
“Vecchia stronza.” Commentò spassionato scivolando nella comune lingua madre. “Sicuro sicuro che non hai più bisogno di me e che è giusto che ognuno di noi viva finalmente la vita che desidera?”
Sören ricordò le parole che gli aveva rivolto quando era andato a trovarlo in ospedale. Si strinse nelle spalle. “Zia Muriel a parte, sì.”
“Lo vedo!” Gli tolse un’inesistente granello di polvere dalla giacca dell’uniforme. “Opera di Zenzero? È diventata il tuo piccolo angelo del focolare?”
“Ha quasi dato fuoco all’unica camicia che ha provato a stirare con la magia. No, tintoria.” Ribatté mentre l’altro scoppiava a ridere. “…non ti facevo tipo da smoking.”
Milo arrossì allargandosi il nodo della cravatta. “Credo si chiami tight, o roba del genere. Michel mi ha rotto l’anima … e comunque sto da Dio, cazzo. Meglio di quei tuniconi da maghi.”
“È vero.”
Il ragazzo lanciò un’occhiata alla manica vuota, afflosciata lungo il fianco. “Come va?”
“Alti e bassi.” Ammise: aveva scoperto che essere onesto con le persone che amava era il modo migliore per non rendere le cose difficili. A loro e a sé stesso. “Secondo i Guaritori la ferita si sta rimarginando bene. Tra un paio di settimane potrò provare la mia prima magi-protesi.”
“E quando torni in servizio? O ti hanno seccato?”
Quello che apprezzava di Milo era il fatto che fosse diretto fino a risultare scortese.
Preferiva quell’approccio alle occhiate compassionevoli di cui veniva spesso omaggiato. Era uan cosa che parlava di affetto.
“Sono in congedo per malattia fino al mese prossimo.” Spiegò. “Poi tornerò a Boston per la valutazione psico-fisica.”
Non lascerò che mi rileghino ad una scrivania.
Ed era abbastanza sicuro che avrebbe trovato validi alleati oltre oceano.
 
“Rimettiti, Sören. Quaggiù abbiamo bisogno di te. E non lo dico solo come Capitano.”
“Prince, giuro che se non riprendi servizio ti vengo a prendere io. E non ti piacerà!”
“Guey, ti prego, torna! Mi hanno messo in coppia con Murphy … con Murphy! Vieni a salvarmi!”
 
“Ho come l’impressione che li prenderai a craniate sul naso se non ti faranno tornare operativo…” Milo gli diede una botta sulla spalla. “Testa di bacchetta.”
Sören sorrise. “È quello che sono.”
Milo gli porse il pugno, in uno di quei gesti che ancora doveva del tutto decifrare, ma aveva scoperto non gli spiacessero per niente. “Vivere la vita che desideriamo. Ce la stiamo facendo, eh?”
Ricambiò il gesto. “Assolutamente.”
 
 
“Non potevamo sposarci a Las Vegas? Il vestito mi sta stretto, sembro un salame!”
Lily alzò gli occhi al cielo, mentre Rose lanciava lamenti di fronte allo specchio della camera padronale.
Nonna Molly aveva loro ceduto la stanza e poi era andata a dirigere i lavori dentro il padiglione nuziale, lasciandolo così lei, Violet, Roxi e Domi con la promessa sposina.
Già sposa.
E incinta di dodici settimane.
Ma comunque …
“Se non la fai finita Weasley giuro che ti lancio una Pastoia!” Sbottò Violet sistemandole per l’ennesima volta il velo. “Tieni quelle mani a posto!”
“È quello che mi ha detto stamattina.” Confidò Domi a Roxanne, che osservava tutto come se dovesse dare una votazione complessiva. “Indovina cos’ho fatto?”
“Nicky!”
“Da che magi-sarto sei andata Rosie? Perché in effetti…”  
“Ragazze, ehi. Facciamo un bel respiro?” Le bloccò. Non poteva credere di essere diventata la voce della ragione, ma doveva ammettere che in quelle settimane aveva riscoperto il valore della calma.
Un po’ per dare serenità al suo uomo, un po’ perché quella spinta ansiosa di fare, conoscere e in generale far casino che aveva sempre avuto si era ridimensionata. Quasi esaurita.
Una mattina, semplicemente, si era svegliata abbracciata a Sören e per la prima volta si era sentita … in pace.
Niente, niente male.
“La cerimonia inizia tra dieci minuti e okay che la sposa deve essere in ritardo, ma se ci tumiliamo qui dentro Malfoy si farà venire un infarto.” Dichiarò seria.
“In teoria siamo già sposati … è più un pro forma.” Borbottò Rose lasciando Violet finalmente libera di apportare gli ultimi tocchi necessari.
Questa scosse la testa con aria sconsolata. “Stiamo parlando di Scorpius. Pure lo sposassi quindici volte sarebbe agitato come la prima.”
“Furetto Malfoy!” Sghignazzò Domi. “Ho controllato prima … è già davanti all’officiante che fa quella cosa di saltellare sui talloni.”
Il viso di Rose si addolcì. “È proprio un cretino…”
“E ci hai anche fatto un figlio.” Concluse spassionata Violet rinfoderando la bacchetta nella pochette. “Il vestito era di due taglie più piccole, ho fatto letteralmente un miracolo.”
“Magia.”
“Oh, zitta Nicky…”
Roxanne diede un rigido cenno di approvazione, poi si voltò verso di lei. “Come sta Sören? È un po’ che non lo vedo e Dion ha tutto quel suo riserbo da compagni d’arme …”
“In ripresa.” Esitò, ma era Roxie, non aveva bisogno di usare troppi fronzoli. “Ha perso un braccio, non è una corsa sulla scopa. Mi manda ai matti alle volte, ma è un guerriero.” Sorrise. “Il mio guerriero. Ogni giorno va un po’ meglio.”
“Non mi aspettavo niente di meno.” Si scostò per far passare Dominique che rischiava seriamente di vedersi lanciato qualcosa addosso, da Rose o Violet o da tutte e due. “… hai intenzione di accompagnarlo in America?”
“Ne approfitto, tra l’altro anche Hugo vuole andarci.” Si bloccò. Poi la investì con un fiume di parole, perché conosceva bene l’opinione di Roxie circa i suoi viaggi lampo e senza scopo e non voleva darle l’opportunità di mordere. “… e poi vorrei restare. Almeno per un po’. Il Mondo Magico lì non sembra niente male e … e Ren mi ha detto che gli piacerebbe continuare a fare l’agente di collegamento in pianta stabile, perché si è trovato bene qui, quindi forse potremo fare da spola tra Boston e Londra in futuro. Abbiamo dei progetti, ecco.” Concluse tirando il fiato.
La cugina le mise una mano sulla spalla. Oh, niente disapprovazione!
“Stavolta non stai scappando da qualcosa che non vuoi affrontare. È diverso. Bene.” Decretò con aria di approvare.
“… sul serio?”
“Tu che dici?”
Lily afferrò lo strascico di Rose prima che si impigliasse nella maniglia della porta e si affrettò a seguirla.
Sì. Tutta un’altra storia.
 
 
James si appuntò tutte le espressioni di Ted durante la cerimonia.
Ad un certo momento però smise, perché lo vide talmente commosso che garantito, ne avrebbe voluta una proprio così.
Compresa di Ben, che da brava piccola paggetta portò i nastri fino ai due sposi in piena serietà, salvo quasi scagliarglieli in testa perché notò Donnola, cane di Scorpius e suo eletto compagno di giochi per la giornata.
Incidenti adorabili a parte, la cerimonia fu davvero bella: persino ad uno come lui entrò doverosamente qualcosa nell’occhio quando Malfuretto baciò la mano ad una raggiante Rose mentre i nastri si legavano ai rispettivi polsi.
(E gli parve proprio vedere una specie di contrazione facciale simile ad un sorriso dalle parti di Lord Malfoy. Ma forse erano le due Burrobirre che si era già scolato.)
Fu bella perché non ci fu una sola persona che non fosse felice di quell’unione.
Fu bella perché venivano tutti da un periodo in cui avevano rischiato, in cui avevano perso, e in cui erano cambiate delle cose. In meglio.
Le persone infettte dal Demiurgo, che erano tutte tornate a casa dalle proprie famiglie, compresi il buon Bobby e il Sergente Flannery.
Suo padre, che aveva deciso ufficialmente di lasciare l’operativo ed iniziare ad insegnare in Accademia. Aveva anche subodorato l’ipotesi, per quella sua contortà onestà da Eroe, di dimettersi come Capitano, ma sia l’intero Ufficio Auror che l’opinione pubblica avevano rotto l’anima finché non aveva ritirato le sue dimissioni.
Suo zio Ron che aveva dismesso il lutto all’idea di imparentarsi con i Malfoy per parlare unicamente del suo futuro ruolo di nonno.
Albie e Tommy che si erano presentati ad una delle cene omnicomprensive del Clan tenendosi per mano.
(Per inciso, non si era stupito manco zio Percy.)
E infine, lui e Teddy che si erano fidanzati ufficialmente e vaffanculo, avevano ottenuto la custodia congiunta di Benedetta. La ciliegina sulla torta era stata una conversazione, seppur rognosetta, tra Vulneraria e Teddy che era risultata in un fine settimana al mese alla Riserva. C’era ancora parecchia frizione a antipatia tra le parli, ma l’avrebbero sfangata, ne era sicuro.
Infine, sua sorella sarebbe tornata dall’America per mettere il naso nell’organizzazione del suo matrimonio.
Insomma, si erano lasciati alle spalle quel periodo di merda. Alla grande.
 
 
Per questo quando si alzò per fare il discorso la cosa gli venne abbastanza facile.
Ignorò l’occhiata allarmata di Rose e si schiarì la voce mentre un centinaio di teste si voltavano nella sua direzione.
“Non sono bravo con le parole. Anzi, a sentire il mio fidanzato faccio più errori di ortografia che altro.” Esordì mentre accanto a lui Ted ridacchiava. “Però Malfoy mi ha chiesto di dare la benedizione a quest’unione. Che diciamocelo, una generazione fa nessuno se lo sarebbe immaginato, no?”
La faccia di suo zio Ron, come quella di Lord Malfoy, parvero quelle di chi stava tentando disperatamente di non dire qualcosa.
Aiutava il fatto che le mogli li stessero sorvegliando a vista, probabilmente.
“Però eccoci qua. Un Malfoy e una Weasley.” Continuò. “… anzi, no. Scorpius e Rose. La mia cugina rompiboccini e il mio migliore amico.” Si voltò verso i due e strizzò l’occhio al ragazzo, che esibiva una singolare faccia costipata corredata da labbro tremulo.
Coglione dalla lacrima facile.
“Non avrei potuto affidare nessuno dei due a nessun’altro. Rosie, che riesce a tenere a bada il nostro pazzo cavallo Purosangue. E che lo capisce, credo, meglio di chiunque altro.” Levò il calice alla cugina, apparentemente indecisa se tirargli una scarpa o correre ad abbracciarlo. “… e Scorpius, che mi ha insegnato che un cognome non vuol dire un cazzo, e il passato sta bene dove sta. Quindi, un brindisi a due matti che ci hanno creduto abbastanza da unire due famiglie e a crearne una nuova.” Alzò il calice, imitato dal resto degli astanti. A giudicare dal rumore di nasi tirati su e il fatto che Albus e nonna Molly fossero già in un mare di lacrime, aveva fatto un gran lavoro.
Del resto, era o non era James Potter il Re?
“A Scorpius e Rose!”  
 
 
Quando calò il tramonto, Al ebbe la soddisfazione di vedere l’espressione stupita di Tom, mentre il tendone si infuocò alla luce del sole morente.
Intanto centinaia di fuochi fatui cominciarono a danzare sopra le loro teste.
“… si potevano comunque risparmiare l’orgia cromatica.” Ribatté per puro principio.
“A me non dispiace.” Commentò suo padre passando con un piatto pieno di torta in mano e la cravatta persa chissà dove. “Avete già disfatto le valige?”
“Siamo tornati una settimana fa, papà.” Gli fece notare mentre Tom gli baciava la testa e gli passava un braccio attorno alla vita; era ancora un po’ in imbarazzo a mostrare così apertamente la loro relazione, ma Tom aveva risolto le cose non facendosene il minimo problema.
In effetti funzionava.
“Sono ancora tutte all’ingresso.” Lo sbugiardò quest’ultimo. “Meike ha minacciato di farle Levitare fuori dalla finestra.”
Lo faccio!” Urlò la voce di questa da qualche punto nella folla. “Sbrigatevi a tornarvene in Messico!”
Suo padre ridacchiò, ma poi si fece serio. “Pensate di ripartire subito? Quanto starete?”
Al si scambiò un’occhiata con Tom; quel periodo fuori Inghilterra era stato incredibilmente … terapeutico. Un posto nuovo, panorami completamente diversi e un Mondo Magico che non li conosceva.
E tutte quelle piante officinali!
Erano tornati per il matrimonio dell’anno, ma Al sentiva di aver bisogno ancora un po’ di tempo.
Solo un po’.
“L’Inghilterra è casa.” Disse Tom. “Non preoccuparti, Harry. Prima o poi tutti torniamo a casa.”
Ecco il motivo per cui si era innamorato di quell’insopportabile musone: con una sola, tranciante frase, aveva tranquillizzato suo padre, che difatti si congedò da loro con un sorriso e una pacca sulla spalla.
Al abbracciò con lo sguardo la sala, riempita dalle note della musica di Meike e i The Banshees.
 
Your love is like a soldier,
Loyal 'til you die …
 
 
C’erano Scorpius e Rose, ovviamente al centro della pista: il ragazzo la stava facendo volteggiare con un’attenzione rivolta alle cose preziose, pur non perdendo un’oncia dell’energia che lo contaddistingueva. Rose pareva godersela tutta.
Teddy ballava con James, che a sua volta teneva braccio una Benedetta sghignazzante e sporca di dolce fino ai capelli.
Sören e Lily erano abbracciati e un po’ discosti, per dar modo al ragazzo di poterla tenere stretta senza sentirsi d’impaccio. Si guardavano negli occhi, come sempre, come se esistessero solo loro al mondo.
Michel che chiacchierava con Loki e Milo; rideva, gettando indietro la testa, senza preoccuparsi dell’altrui giudizio.
C’erano Violet e Domi, che stavano bisticciando su chissà che cosa, ma che a giudicare dall’aria esilarata della seconda, avrebbero presto smesso in favore di un bacio spettacolare.
E infine i loro genitori, il primo esempio che avevano avuto di amore: non avrebbero mai smesso di esserlo.
“Caspita, persino Lord Malfoy sta ballando con sua moglie …” Considerò.
Tom gli si affiancò, le braccia conserte. “È una velata richiesta?”
“Forse.” Prima di lanciarsi nella danze aveva però una domanda. Ne aveva avute sempre troppe.
Fortuna voleva che l’altra metà della sua anima fosse un saputello pieno di risposte.
“Quando pensi arriverà il prossimo casino?”
Tom non si scompose. “Che importa?”
“Beh…”
“Saremo insieme per affrontarlo. Tutti noi.” Gli tese la mano. “Non esiste sfiga Potter che non possa essere affrontata dalle persone giuste.”
Gliela prese, baciandolo – da lontano udì zia Muriel gridare oltraggiata – e tirandolo sulla pista da ballo. “Quindi alla fine andrà tutto bene?”
Tom lo prese tra le braccia e gli parlò, con quel tono carezzevole che riservava solo e soltanto a lui. “Altrimenti, Potter, non sarebbe la fine.”
 
 
 
People like us—we don’t
Need that much, just some-
One that starts,
the spark in our bonfire hearts
 
 
 
 
 
- fine -
 
 
 
 
 
 
Note:

Vorrei dire un sacco di cose, ma mi sa che mi limiterò all’essenziale perché sennò sbrodolo per dieci pagine.
Questa la canzone del capitolo e quella con cui salutiamo i nostri matti.
L’ho ascoltata anni fa ed ho subito pensato “è lei, è quella con cui devo chiudere”.
 
E poi …
 
Questa storia è iniziata un pomeriggio d’estate di dieci anni fa, da un’universitaria stressata che voleva dar sfogo al suo pairing preferito del tempo, la Harry/Tom.  
La cosa è andata un po’ fuori controllo ed è nata la DPSaga, che ha dato voce ad una caterva di personaggi che non avrei mai immaginato quel pomeriggio del 2009.
Sono diventati parte di me e, spero, anche di voi.
È solo una fan-fiction, ma è stato un gran bel viaggio! Grazie per averlo condiviso con me!
La prossima sarà un’originale. Vediamo se riesco.  


In conclusione: questa storia senza voi lettori, senza i vostri commenti, letture, fan-art, senza i vostri adorabili messaggi su FB e senza le tante chiacchierate avute dal vivo, non avrebbe mai avuto la giusta conclusione.
Grazie per avermi dato questa possibilità. Mi sono davvero divertita.
 
Alla prossima!
 
Dira 17.08.2018
  
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