Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    22/08/2018    0 recensioni
Una raccolta su situazioni, più o meno imbarazzanti, che lo sfortunato protagonista si ritroverà a dover gestire. Fatti quotidiani, che capitano nella vita di chiunque, prima o poi... quindi, perché non in quella del soldato più forte dell'umanità? - Raccolta di One-shot indipendenti le une dalle altre.
Dal testo:
«Posso entrare nel carrello? Mi fanno male gli scarponcini» fece per sedersi su una scaletta, di quelle usate dai commessi, ma una mano callosa lo tirò bruscamente in piedi.
«No»
«Perché no?»
«Ci devo mettere la spesa nel carrello»

La raccolta comprenderà situazioni differenti (sia AU, che non, all'occorrenza)
[La One-shot n° 8 partecipa al concorso "Situazioni XY" indetto sul forum efp da Biancarcano e Harriet]
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La volta in cui Levi partecipò ad un campeggio meditativo



La regina Historia squadrò l’esercito dall’alto del suo nuovo trono. Essere sovrana non era poi così male, anzi! A saperlo, avrebbe spodestato la dinastia dei Fritz molto prima.

Aveva radunato i soldati nel cortile principale del proprio castello, suddividendoli per reparti. La Polizia Militare occupava il centro dello spiazzo, affiancata dalla Guarnigione a sinistra e dalle misere file della Legione Esplorativa a destra.

«Cari soldati!» Historia si raddrizzò, alzando la voce per poter essere udita «Ho ponderato una saggia e regale decisione, degna del mio titolo. Ultimamente, ho notato che il vostro rendimento si è fatto piuttosto scarso! La Guarnigione ha incrementato il consumo del vino, la Polizia non arresta più nessuno, quanto al Corpo di Ricerca, beh… è già tanto se esiste ancora. È mio desiderio, dunque, concedervi una pausa; una vacanza, che vi tenga lontani dai vostri doveri per un po’ e vi permetta di ristorare la mente ed il fisico» un applauso si levò dalle schiere dei soldati, accompagnato da gridolini entusiasti:

«Evviva! Potrò andare al matrimonio di mia sorella!»

«Non vedo l’ora. Ho già tutto pronto per la montagna!»

«E al mare? Non andiamo al mare?»

«Armin, lo sai che prima dobbiamo sconfiggere i giganti. Al massimo, possiamo andare al lago a pescare»

«Ancora? Ma nel lago ci sono i pesci?»

«Sai che non lo so? In effetti, l’acqua non è salata nel lago. Quindi forse i pesci non ci sono. Oppure sono dei finti pesci…»

Historia batté due volte il piede a terra, richiamando l’attenzione:
«Silenzio, prego!» esclamò, spalancando le braccia per zittire gli ultimi irriducibili «Ho già pensato io ad organizzare la vostra scampagnata; infatti, vi recherete nel distretto di Nedlay…»

Nedlay? Non vi era niente da quelle parti, soltanto sperduti villaggi di contadini e distese interminabili di pascoli, boschi e poco altro. In effetti, era stato quasi completamente abbandonato, tanto da perdere quasi la sua funzione di esca per i titani.

«… dove parteciperete…» la regina inscenò un sorriso affabile, certa che la sua idea sarebbe stata accolta con grida di giubilo «…ad un campeggio meditativo!»

Un sordo tonfo interruppe il silenzio sbigottito dei ranghi: il capitano Levi si era afflosciato a terra come un sacco vuoto. Un paio di barellieri accorsero per portarlo in infermeria.

«Ah, che carino! Non ha retto il peso dell’emozione.» cinguettò Historia, senza badare ai brusii scontenti ed alle occhiatacce che tutti le stavano ormai lanciando.

«Vostra maestà!» Nile Dok fece un passo avanti, sollevando una mano per prendere parola «Vi prego di riconsiderare il coinvolgimento della Polizia Militare in questa iniziativa. Chi proteggerà la vostra persona, mentre saremo via?»

«Verrò con voi, naturalmente!»

«Ah, caz… volevo dire… ah, perdindirindina! È che vedete… avevo promesso a mia moglie ed alle mie figlie di trascorrere le vacanze estive con loro e…»

«Ma che splendida idea! Invitatele pure, comandante!»

«Ma ho anche gli internazionali di Bocce il prossimo fine settimana! Siamo contro Marley, non vorrete che…»

Con un gesto, la regina interruppe quelle lamentele.
«Suvvia, Nile! Recupererete le vostre bocce al rientro. Sono certa che questo viaggetto vi gioverà» raccolse un cenno contrito del capo, prima di tornare a squadrare i soldati «Altre obiezioni?»

Erwin Smith sollevò l’unico braccio che gli rimaneva:
«Dobbiamo andare a liberare la cantina»

«Ad agosto? Non volete concedervi un po’ di ferie meritate?»

«No.»

«Capisco il vostro zelo e l’attaccamento al lavoro, ma credo che sia un mese sconsigliato per il recupero del Wall Maria. Preferisco vi rilassiate.»

«Mia signora.» un soldato si fece avanti, portandosi il pugno al petto «Mi offro volontario come tributo.»

«Ma che state dicendo?»

«Voglio partecipare ad una missione suicida.»

«Permesso negato! Tornate nei ranghi. Non morirà nessuno se per una volta vi concederete una vacanza.»

«Ma perché?! Io voglio morire!»

«Anche io voglio morire.»

«Lasciateci immolare per l’umanità.»

«Silenzio! Silenzio!» Historia batté le mani nuovamente «Apprezzo la vostra lealtà e lo spirito di sacrificio, ma… no! Verrete al campeggio meditativo. Così è deciso, l’udienza è tolta.»

La regina abbandonò il trono, rientrando prontamente nel castello e lasciando il cortile in pieno subbuglio. Campeggio meditativo? Cos’era quella cosa? Un campeggio dove si andava soltanto a pregare la natura ed a mangiare bacche e radici? Assolutamente! Cosa si era fumata la regina? Senza dubbio, le sue manie di salvezza del prossimo stavano diventando ingestibili. Perché non continuava ad aprire orfanotrofi, anziché costringerli a fare yoga nei boschi? Oppure dei gattili…

Erwin sbuffò piano, scuotendo il capo: non era riuscito a spuntarla questa volta; si sarebbe ritrovato a dover presenziare ad un ridicolo camping, a dividere la tenda con Nile ed a sorbirsi i racconti della cresima delle bambine. Terribile, senza dubbio.

Sussultò, al sentire una mano robusta poggiarsi sulla sua spalla ed una voce familiare esclamare:
«Che merda…»

«Mike? Non eri morto diversi capitoli fa?»

«Sì, ma purtroppo sono tornato in vita. Bella sfiga, eh?»

«Davvero. Non ti invidio.»
 

***


Levi batté le palpebre, cercando di mettere a fuoco alcuni dettagli. Il soffitto in legno lavorato gli ricordava terribilmente quello dell’infermeria. Le coperte ruvide e l’odore di disinfettante gli diedero conferma. Volse lo sguardo alla propria sinistra, incrociando quello azzurro del comandante.

«Cosa ci faccio qui?» chiese, cercando di puntellarsi su un gomito.

«Sei svenuto durante il discorso di Historia.»

«Davvero? Che ha detto di tanto terribile?»

«Che dobbiamo partecipare ad un campeggio meditativo.»

«Vuoi dire che dovremo bivaccare i maleodoranti baracche, mangiare bacche e radici e pulirci il culo con delle foglie?»

Hanji fece capolino da oltre l’uscio, sfoggiando un sorriso smagliante:
«E chi si pulisce?!»

Quello fu sufficiente a far perdere nuovamente i sensi al capitano.
 

***
 

Levi fermò il cavallo, accasciandosi sul collo dell’animale. Doveva essere un incubo, sì. Era l’unica spiegazione. Come erano finiti in quella assurda situazione? Un campeggio meditativo. Era una assurdità inaudita! Il programma, poi, non prevedeva nulla di buono; lo cavò da una tasca, rileggendolo rapidamente:
 
Cari soldati,
sono lieta che abbiate accettato di partecipare a questa iniziativa.
 

Perché, avevano altra scelta? Scosse il capo, proseguendo nella lettura:
 

Ricordo a tutti che è severamente vietato introdurre nel campeggio qualunque cibo o bevanda. Provvederemo noi al vostro sostentamento, attraverso una dieta depurativa e tonificante dell’organismo.
 

Aveva nascosto il tè nero sul fondo della bisaccia, nella speranza di non essere perquisito.

 
Ecco il programma dei dieci giorni che affronteremo insieme:
 
h. 3.45: Sveglia
h. 4.00: meditazione mattutina.
h. 7.00: colazione
h. 8.00: seconda meditazione
h. 12.00: pranzo
h. 14.00: terza meditazione
h. 19.00: cena
h. 21.00: meditazione serale e riposo notturno
 

Dieci giorni. Una delle peggiori torture mai concepite. Nemmeno il comandante Zackley avrebbe mai potuto ponderare qualcosa di tanto terribile… Oppure, quella era proprio una sua idea, appositamente studiata per punirli gratuitamente.
 

I pasti verranno preparati dall’organizzazione e si svolgeranno esclusivamente negli orari indicati. Di seguito, una lista degli alimenti che troverete nel vostro percorso:
  • Zuppa di timo
  • Zuppa di ortica
  • Zuppa di radici di mandragora
  • Zuppa di verdure miste
  • Zuppa di tarassaco
  • Zuppa di quellocheraccogliamoalmattino
  • Zuppa di verdure di stagione
  • Zuppa, zuppa, zuppa
Non sono assolutamente concessi: salumi, pane e derivati, dolci di qualunque genere, caffè, tè, bevande gassate, alcolici e tutto quello escluso dalla lista sopra esposta.
È inoltre severamente bandito ogni tipo di svago che non sia la meditazione stessa. Il gioco d’azzardo è da considerarsi illegale.
 

Ripiegò il foglio e smontò dalla giumenta, recuperando le bisacce e consegnando le briglie ad un solerte scudiero.
«Trattala bene!» ordinò, mentre il ragazzo si allontanava in fretta verso le stalle.

Il complesso era proprio come lo aveva immaginato: un recinto di rete in ferro e filo spinato contornava delle baracche di legno, che si reggevano a stento sul terreno fangoso. La coltre scura della fitta pineta impediva l’accesso ai raggi del sole, donando un’ombra cupa alla struttura. Al centro, oltre il cancello, si intravedeva un largo spiazzo deserto, mentre lungo i lati erano sistemati lavatoi e latrine a cielo aperto. Represse un conato di vomito, avvicinandosi alle sentinelle che presidiavano il cancello.

«Nome, prego.» lo apostrofò uno dei due, un tizio basso e panciuto.

«Ackerman.»

«Kenny?»

«No. Levi Ackerman.» sbuffò. Quante volte ancora avrebbe dovuto sopportare quell’umiliazione? Perché nessuno si ricordava di lui?! Al contrario, sembravano tutti coinvolti dalle strepitose imprese dello Squartatore. «Emh… il tuo cane mi sta annusando lo zaino.» fece notare, abbassando lo sguardo su uno scodinzolante labrador, il cui muso era scomparso tra le pieghe della sua bisaccia.

«Sicuramente ha fiutato del cibo illegale! Mi dispiace, ma devo perquisirti.»

«Che?! Non esiste! Non ho portato niente con me e…» si interruppe, aggrottando la fronte «Perché cazzo usate i Labrador come cani poliziotto?»

«Beh, nel fiutare viveri sono i migliori, non trovi?» la guardia gli strappò di mano la borsa, rovesciandone il contenuto a terra.

«Oh! La mia roba! Che cazz…» aveva ucciso per molto meno, ma… aveva anche promesso ad Erwin di comportarsi decentemente durante il campeggio: “niente idee balorde” erano state quelle le esatte parole del comandante “Siamo già nelle grane così, senza che tu peggiori la situazione.”

«Tè di contrabbando! Mi dispiace, ma questo viene messo sotto sequestro.»

«Ma… non puoi portarmelo via! È mio! L’ho pagato e…»

«Ordini della regina»

«Ma sto cazzo! Ridammelo subito!» ringhiò, cercando di recuperare la preziosa scatoletta dalle mani della guardia. Caricò un pugno, pronto a scaricarlo dritto sul viso di quell’idiota, quando una voce femminile lo bloccò immediatamente.

«Che succede qui?!»

Historia teneva le braccia incrociate al petto ed un’espressione contrariata sul viso.

«Niente!» mentì prontamente.

«Capitano, vi avevo chiesto di non portare assolutamente niente da fuori. Provvederemo noi al vostro sostentamento.»

«Sì, ma… il mio tè! Non posso vivere senza di lui.»

«Abbiamo anche quello, non temete. Tè ne avrete in quantità industriali, ve lo garantisco.»

«Di questa qualità?»

«No, ma addirittura migliore.»

«Per esempio…?»

«Tè di compostaggio! Ricavato da humus, stallatico maturo e aromatizzato con foglioline di menta selvatica.»

Quelle parole, tuttavia, non lo rassicurarono affatto:
«Tuttavia…» provò ad obiettare, ma venne prontamente interrotto da una guardia giunta in tutta fretta.

«Mia regina!» esclamò la sentinella, scattando sull’attenti e cercando di riprendere fiato «Abbiamo bisogno urgente della vostra presenza! Il caposquadra Zacharias si è rifiutato di consegnare i propri viveri; sta picchiando tutti con un salame!»

«Che significa “tutti”?»

«Tutti, maestà! Il signor Ackerman, invece…» un indice scattò verso il malcapitato capitano «Non questo qui, l’altro… Kenny lo squartatore… ha già ucciso due vedette e pretende di introdurre alcool e fiches per roulette.»

Historia scosse il capo, seccata:
«Non si può mai stare tranquilli!» aggiunse, affrettandosi ad allontanarsi ed abbandonando Levi alla furia dei labrador affamati.
 

***
 

Giorno 1 –  Ore 3.45
 
Levi scattò in piedi, ruzzolando dallo scomodo giaciglio composto solo da un materasso rovinato ed una coperta ruvida e lercia, creata con foglie di ortica intrecciate. Gli addetti del campeggio si erano rifiutati categoricamente di cambiargliela.

Si stropicciò gli occhi, cercando di ambientarsi: la baracca in cui l’avevano sistemato era la più stretta dell’intero complesso e, ovviamente, come compagno di stanza gli avevano rifilato il redivivo Mike Zacharias; quest’ultimo aveva passato la notte russando come una tartaruga con la laringite, strappandogli così le poche ore di sonno che rimanevano.

«Che cazzo succede?» biascicò, guardando oltre i vetri opachi: delle torce erano state accese, così da illuminare l’intero camping, e degli attivisti stavano suonando la sveglia con trombe e tamburi «Che ore sono?»

«Le tre e quarantacinque» la voce impastata di Mike gli rispose da sotto un cumulo di coperte «Torna a dormire»

«Ma Historia ha detto che…»

«Non vorrai partecipare davvero a questa stronzata, spero! Pff… stavo meglio morto com’ero.»

«No, io…»

«E allora torna a letto!­»

In quell’istante, la porta si spalancò con un secco cigolio. Erwin apparve sull’uscio, vestito di tutto punto ed impeccabile come al solito.
«Buongiorno! Siete pronti?» domandò il comandante, sfoggiando un sorriso rassicurante.

«Sì, ma solo perché siamo andati a dormire vestiti» di nuovo Mike e la sua nota pigra «Pensi di andare a meditare?»

«Mh, non proprio. Ho già trovato un degno sostituto. Io e Hanji abbiamo tagliato i capelli ad Armin, questa notte. Sarà un perfetto sosia e nessuno si accorgerà dello scambio.»

«Armin? È alto un metro ed una spanna…»

«Ehi!»

«Tu sei alto un metro e mezza spanna, Levi. Stai zitto un attimo, che gli adulti stanno parlando» Mike gli rifilò un sogghigno asciutto, prima di continuare «Si accorgeranno subito che non se tu, Erwin.»

«Dici? Mh, dubito… alle quattro di mattina, al buio e con poche ore di sonno sulle spalle… nessuno farà caso alla differenza di statura, vedrai. Sono sicuro che il piano funzionerà.» il comandante si accomodò sul materasso del capitano, scalciando via gli stivali per infilarsi sotto le coperte.

Levi batté le palpebre, incerto. Gli stavano soffiando il posto da sotto il naso?

«Scusa, Erwin, ma quello sarebbe il mio letto.» sussurrò, gettando ai due veterani una occhiata incerta.

«Lo so, ma tu dovresti partecipare alla meditazione di gruppo del mattino.»

«Cosa?! E tu… pensi di nasconderti qui e di dormire?»

«Esattamente. Ora vai, su…»

«Perché proprio io?»

«è un ordine, Levi.»
 

***


Giorno 1 –  Ore 4.00
 
Levi sedette ai bordi del largo cerchio umano che riempiva lo spiazzo centrale del campo. In mezzo, ben visibile agli occhi di tutti, un uomo stava in piedi a braccia spalancate; era avvolto da una lunga tunica bianca, che ben si sposava alla barba bianca ed ai radi capelli spettinati.
«Chi è quello?» il capitano si sporse leggermente verso Moblit, seduto accanto a lui.

«Pare sia un cugino di terzo o quarto grado di Padre Nick»

«Come si chiama?»

«Padre Panoramix, a quanto sembra. Prima andava vaneggiando di una pozione miracolosa capace di donare forza e robustezza a tutti e…»

«Hanji è corsa a provarla, immagino.»

«Già. Si è sentita male subito dopo, però. L’hanno portata in infermeria e forse la rispediranno a casa prima del tempo.»

«Maledetta quattrocchi! Tutte a lei le fortune.» sbuffò, spiando stancamente i presenti. Meno della metà si era presentata alla meditazione del mattino; buona parte della Polizia Militare aveva bellamente disertato, lasciando solo il loro sventurato comandante, intento a parlottare dei vecchi tempi con Armin, evidentemente scambiato per qualcun altro. Della squadra segreta del signor Kenny Ackerman, ovviamente, non vi era traccia, mentre i soldati della Guarnigione erano già troppo ubriachi per capire dove si trovassero.

Levi riportò l’attenzione verso il centro, dove Panoramix aveva iniziato il discorso:
«O figli, miei amati, vi do il benvenuto e mi congratulo con voi per aver scelto di partecipare a questa iniziazione e magnifica esperienza. Il vostro corpo ed il vostro spirito necessitano di una boccata d’aria…» una pausa, mentre un paio di adepti attaccavano un blando sottofondo musicale «Concentratevi… davanti a voi c’è una sfera di luce bianca. Questa luce viaggia verso di voi. Respirate questa luce, fatela entrare nel vostro cuore. La sentite? Dal petto si diffonde verso il resto degli organi e illumina tutto il vostro corpo. Ora visualizzate le parole Gioia e Amore… c’è tanta gioia e tanto amore in questo mondo, ma noi fatichiamo a vederli. Questo mondo ci chiede di vivere tutti in armonia, come fratelli. Fratello albero, sorella farfalla, fratello gigante, fratello Titano Colossale…»

«Perché Bertholdt sta sudando?»

«Non lo so… forse è l’emozione.»

«Amore, Gioia, Serenità. Portate queste parole nel vostro animo, scacciate ogni paura, ogni terrore. Ricordate che niente è una fine, anzi… ogni cosa è un nuovo inizio. Quando moriamo, i nostri corpi diventano erba… I giganti mangiano l’erba…»

«Veramente no…»

«Diventiamo scorreggia di titano.»

«Ora siamo tutti collegati nel grande cerchio della vita. Lasciate che la luce dentro di voi fluisca, adesso. Immaginate di passare la sfera luminosa verso i vostri amici, alle persone che vi sono accanto. Una sfera di luce buona, positiva, una…»

«Zzzz…»

«Capitano!»

Levi si svegliò di soprassalto, quando Moblit gli piantò un gomito nelle costole:
«…cosa?»

«Non addormentatevi!»

«Perché?»

Per tutta risposta, l’assistente indicò un fossato nei pressi della recinzione:
«è pieno di coccodrilli… buttano lì quelli che si addormentano. Ho visto ora quel cadetto… come si chiama… quello col cognome impronunciabile…»

«Jean?»

«Proprio lui! È stato appena divorato.»

«Sì, ma che palle! Vai al lavoro e rischi d’essere mangiato… vai in ferie e rischi comunque d’essere mangiato. Dormi e vieni mangiato; stai sveglio e vieni mangiato… che vita di merda!»
 

***

 
Giorno 1 –  Ore 7.00

Levi aveva lottato per tutto il tempo contro il sonno; era riuscito a non assopirsi solo grazie alle gomitate che il buon Moblit gli aveva costantemente rifilato. Solo così era scampato al fossato dei coccodrilli.

Padre Panoramix aveva concluso da poco la prima meditazione, invitandoli a sedere in fila indiana. Disposti in due colonne, si erano rivolto verso oriente attendendo il sorgere del sole.

Levi stiracchiò lentamente le braccia, tentando di allungare le gambe. Le punte dei suoi stivali, tuttavia, incontrarono soltanto il didietro di Nile.

«Smettila di tirarmi i calci!» ringhiò il comandante della Polizia Militare.

«Sto scomodo qui!»

«Siamo tutti scomodi! Cerca di portare pazienza…»

«Perché ci hanno fatto sedere così?» si guardò rapidamente attorno: tutti erano accovacciati a terra, con le ginocchia strette al petto. Due sentinelle percorrevano le file, controllando che nessuno osasse alzarsi. Alcuni garzoni, infine, stavano distribuendo delle ciotole fumanti, ripiene di una zuppa rossastra.

«Che diamine è?!» sbottò Levi, quando un malcapitato ragazzo gli tese la scodella.

«è zuppa di rabarbaro, rapa rossa, ravanello e ramarro marrone»

«Eh? Ma… è commestibile?»

«Non lo so. Non l’ho mai assaggiata. Io faccio colazione con pane e nutella.»

«Anche io voglio pane e nutella!» il giovane cadetto seduto alle sue spalle scattò immediatamente in piedi, versando la propria minestra al suolo «Datemi della nutella! Voglio…»

Non riuscì a finire la frase. Le sentinelle accorsero, roteando i manganelli e colpendolo con una furia cieca. La recluta tentò di rimettersi a sedere, ma senza successo: due robuste guardie lo afferrarono saldamente per le braccia, trascinandolo fino al fossato dei coccodrilli. Dopo un sonoro Spalsh, le urla del disgraziato si spensero per sempre.

«Qualcuno ha da ridire circa la colazione?» la squillante voce della regina Historia arrivò a spezzare il silenzio stupito.

«No, vostra Grazia.»

«è perfetta, nostra sovrana.»

«Troppo buona, troppo generosa.»

«Siete una santa!»

«Lode alla regina Historia!»

E altri elogi simili si levarono dalle bocche dei malcapitati soldati, ormai completamente rassegnati a nutrirsi di brodo vegetale.
 

***
 

Giorno 1 – Ore 21.00

Levi rientrò nella propria baracca, trascinandosi verso il giaciglio. Si sentiva esausto, completamente svuotato di ogni forza e volontà. Altro che vacanza rilassante, altro che conforto della meditazione! Quel posto era un incubo. Un campo di prigionia fatto e finito, ben lontano dall’essere un luogo di villeggiatura.

Si accasciò sul materasso, incurante della pungente coperta di ortiche sotto di sé.

«Come te la passi, Mike?» domandò infine, in un sussurro spezzato.

Oh, sicuramente meglio di lui! Zacharias non si era fatto vedere per tutto il giorno. Senza dubbio, era rimasto lì a dormire o a bighellonare insieme al suo amico, la cui migliore idea era stata farsi sostituire da Armin.

«Mike? Nasone…?»

Non ottenne risposta.

Controvoglia, Levi si tirò su a sedere, fissando stupito il resto della camera. Mike era sparito e così anche Erwin. Al loro posto, c’era una busta. Levi la aprì con dita tremanti:
 
Caro Levi” recitava il biglietto.

Come va? Come è stata questa prima giornata?
Spero sia andata bene e che ti stia divertendo.

Io e Mike abbiamo lasciato il camping. Sai com’è, avevamo moltissimi impegni e faccende da sbrigare. Essere comandante richiede parecchi sforzi ed assorbe tutto il mio tempo. Ho fatto presente queste mie preoccupazioni alla regina Historia e lei ha capito la situazione; poi, ovviamente, mi ha espressamente vietato di lasciare il campo.

Non intendo farmi mettere i piedi in testa da una ragazzina che - se non fosse stato per me -  sarebbe ancora a pelare carote. Ho escogitato l’ennesimo, infallibile e geniale piano per evadere ed ho portato Zacharias con me. Mi sarebbe piaciuto aiutarti a scappare, ma Mike mi ha confessato che sei entusiasta di questa iniziativa; che ultimamente ti senti sempre stressato, sotto torchio, teso…. E quale occasione migliore per rilassarsi e distendere un po’ i nervi?

Rimani al campeggio tutto il tempo che vorrai, mio caro! Ti meriti una vacanza, te la sei guadagnata.
Un abbraccio,
 
Erwin.
 
Ps. Mike ti lascia un disegno d’addio.

Sul retro del biglietto fu impossibile non notare una grossa mano chiusa a pugno, con solo il medio sollevato.
 

***

 
Giorno 2 – Ore 2.00

Levi si svegliò di soprassalto. Controllò le ore, ma era ancora troppo presto per la meditazione del mattino. Si guardò attorno spaesato. Cos’era quel baccano che proveniva dall’esterno?

Si fece coraggio, sgusciando da sotto le coperte e schiudendo l’uscio. Alla sua destra, verso il fondo della zona baracche, il cielo era solcato da due grandi fasci di luce giallastra, che si muovevano ritmicamente. Della musica truzza riecheggiava per tutto il campo, spaccando il silenzio con un familiare Tunz – Tunz difficile da ignorare. Qualche flash colorato, infine, si intravedeva nella medesima direzione.

Scivolò oltre la soglia, muovendo un paio di passi in direzione di una coppia di cadetti:
«Scusate!» esordì, sollevando la mancina per richiamare la loro attenzione «Che sta succedendo?»

«Come? Non lo sapete, capitano?» impiegò qualche attimo ad identificare la familiare testa rasata di Connie «Il signor Kenny ha inaugurato un casinò clandestino! Pare sia comprensivo di bordello e…»

«Cibo! Una montagna di cibo!» Sasha si intromise nella conversazione, sbavando come un mastino affamato «Venite con noi? Sono sicura che ci divertiremo!»

Levi scosse il capo. Partecipare alla festa di Kenny era fuori discussione! Sarebbe morto di fame, piuttosto che chiedere aiuto a suo zio!

Non era ancora così disperato da dover ricorrere agli avanzi altrui, anche se poco ci mancava. Un brontolio allo stomaco lo spinse a riconsiderare in fretta quell’idea: in fondo, che male poteva esserci nell’elemosinare un po’ di cibo? Per un attimo, si immaginò seduto ad una sontuosa tavola, accerchiato da budini, arrosti, polli allo spiedo, torte e biscotti… Oh, sarebbe stato magnifico! Si sarebbe saziato con del buon tè e gli stenti di quello schifoso campeggio non sarebbero stati che un ricordo lontano.

Sì, ma… Kenny lo avrebbe davvero ammesso nel suo ristorante? O lo avrebbe fatto accomodare sul retro, lasciandogli delle ossa da spolpare in una ciotola?

Riflettendoci, la seconda opzione era nettamente la più probabile.

Tornò a ciondolare il viso:
«Andate voi, ragazzi. Certi eventi non fanno al caso mio.» aggiunse, voltandosi per rientrare nella propria casupola. Si fermò, tuttavia, sulla soglia «Però… se riusciste a sgraffignare qualcosa per me, ve ne sarei estremamente grato.»
 

Levi attese inutilmente il ritorno di Connie e Sasha; senza dubbio, quei due sciagurati cadetti avevano divorato tutto il possibile, senza lasciargli nulla! Anzi, senza nemmeno ricordarsi della sua pietosa richiesta. Scoraggiato, si ricacciò sotto le coperte, chiudendo gli occhi per cercare di riprendere sonno e dormire ancora un poco.
La sveglia, come logico, suonò precisamente due minuti più tardi.
 

***

 
Giorno 2 – h. 14.00
 
Panoramix sollevò le braccia al cielo, riprendendo la cantilena:
«Fratello fiore, sorella ape! Fratello coniglio, sorella volpe! Frat…»

La meditazione del primo pomeriggio era orribile! Con il sonno in arretrato e quel poco cibo disgustoso a riempire lo stomaco era senza dubbio la peggior tortura mai concepita da mente umana.

Levi si sforzò di mantenere gli occhi aperti, stropicciandoli.

«Quanto manca?» sussurrò verso Moblit, seduto alla sua destra.

«Abbiamo appena iniziato, capitano.»

Batté le palpebre, lottando contro il sonno. La nenia dell’officiante era soporifera a dir poco. Colse le spalle rilassarsi e il capo farsi più pesante. Una violenta gomitata lo fece sussultare all’improvviso.

«Sono sveglio!» esclamò, mentre Moblit gli assestava un altro colpo dritto nelle costole.

«Non dormite! Dovete…»

Non riuscì a cogliere il resto della frase. Un velo scuro gli scese davanti agli occhi, mentre un gregge di impavide pecorelle, guidate da un biondo ed avvenente pastore, si apprestava a saltare una recinzione.

Uno, due, tre, quattro…

«Lui dorme! Lui dorme!»

Si svegliò soltanto a quel grido, mentre due mani robuste lo afferravano per le braccia e lo rimettevano bruscamente in piedi. Qualcuno gli legò i polsi dietro la schiena.

«No! Ero sveglio, lo giuro!» biascicò, tentando inutilmente di divincolarsi.

Un centinaio di compassionevoli occhi si portavano su di lui. Sentì alcuni cadetti bisbigliare:
«Lo daranno ai coccodrilli»

«Poveraccio.»

«Almeno non dovrà sopportare oltre questo schifo di vacanza…»

«Quasi quasi mi faccio divorare anche io.»

La giovane regina si fece avanti, chiamando il silenzio con un gesto imperioso. Historia si piantò davanti a lui, le mani strette ai fianchi e un cipiglio severo:
«Sono costernata, capitano! Tra tutti, proprio voi… addormentarvi così, mentre Padre Panoramix vi istruisce sulla meditazione.»  la vide scuotere il capo e arricciare una smorfia scontenta «Mi dispiace, capitano. Verrete dato in pasto ai miei amatissimi alligatori.» uno schiocco di dita e poi «Portatelo da Burrito e Tacos!»

«Ma… ma…. Sono il soldato più forte dell’umanità! Non potete giustiziarmi!»

«Certo che posso, sono la sovrana! Posso fare quel cazzo che mi pare! E poi… troveremo un altro soldato più forte.» Historia cavò rapidamente dei fogli da sotto il manto regale «Ho già ricevuto molti curriculum, sapete?»

«Sì, ma…»

«Basta, silenzio! I miei coccodrilli hanno fame!­»

«Aspettate, Vostra Grazia! Non potete farlo.»

Levi strabuzzò gli occhi quando vide Moblit farsi avanti. Moblit che prendeva una posizione? Che si esponeva direttamente, rischiando di adirare la giovane regina per salvargli la vita? No, era assurdo! Moblit? Davvero? Il galoppino pedante di Hanji, di cui non si rammentava mai nessuno?

«Voi! Chi siete?» Historia puntò l’indice contro il malcapitato assistente che, per tutta risposta, alzò le mani in segno di resa.

«Sono Moblit.»

«Chi?»

«Moblit!»

Ecco… come volevasi dimostrare. “Moblit… chi?” sarebbe presto diventato il tormentone dell’estate. Era così anonimo, così impersonale e scialbo che nemmeno sua madre si ricordava d’averlo messo al mondo.

«Ebbene, soldato … non ricordo già più il vostro nome… come osate contrastare una mia soave decisione?»

«Ma, vostra maestà… Levi è uno dei migliori elementi della Legione Esplorativa…»

«Ne faremo a meno.»

«Le sue capacità combattive superano di gran lunga quelle di qualunque altro soldato.»

«E con ciò?»

«Ha ucciso più giganti che chiunque altro.»

Historia si fregò il mento a quelle parole, assumendo un’aria indecisa. Forse, condannare il capitano Ackerman sarebbe potuto rivelarsi controproducente; d’altronde, anche salvarlo poteva esserlo: che avrebbero pensato i soldati, vedendola rammollita a tal punto da concedere una grazia? Si sarebbero ribellati, avrebbero preteso di tornare a casa! Avrebbero chiesto un aumento di stipendio, la tredicesima, ottanta denari al mese in più in busta paga e forse anche un’assicurazione sulla vita. Il Wall Sina sarebbe caduto per bancarotta, più che per l’arrivo dei titani. Era fuori discussione.

«Quanti titani avete ucciso, signor Moblit?» domandò all’improvviso, mentre il militare si faceva piccolo piccolo.

«Amh, io… beh, qualcuno. Sono … un ricercatore, per lo più. Un uomo di scienza, che…»

Perentoria, la regina sollevò la destra:
«Ho sentito abbastanza! Gettate anche lui nel fossato dei coccodrilli!»

«Cosa?! Ma perché?»

«Non lavora abbastanza, signor Moblit! È pagato per uccidere giganti, non per fare l’assenteista.»

«Io non sono un….»

«Li conosco quelli come lei. Timbrano il cartellino e poi spariscono. Dovrebbe vergognarsi.»

«Veramente, maestà… mi sono sempre impegnato a fondo, ho combattuto e partecipato a spediz…»

«Silenzio!» Historia schioccò le dita, e in un attimo anche Moblit venne arrestato «Finirete entrambi in pasto ai miei coccodrilli. In fondo, non vorrei che Burrito e Tacos si ritrovassero a dover litigare per una preda tanto scarna.» concluse, gettando un’occhiata asciutta al capitano.

«Cosa?! Io… non sono scarno! E che cazzo, sono sicuro che mangerebbero a sufficienza anche solo con me.» ringhiò Levi, punto nell’orgoglio.

Moblit gli fece eco un istante dopo:
«Sono d’accordo con il mio superiore, signora. Anche secondo me, il capitano Levi sarebbe un pasto più che soddisfacente per…»

«Oh, ma tu da che parte stai?!»

«Scusate, capitano… ma non me la sento proprio d’essere sbranato. Ritengo che sia inutile sacrificarci entrambi…»

«Ma che cazzo stai dicendo?! Fino a cinque minuti fa volevi salvarmi il culo. E ora… vuoi lasciarmi crepare?»

«Sapete come si dice… mors tua vita mea

«Eh?...» Levi lo guardò interdetto. Che diamine significava? Ci rifletté su qualche attimo, mentre le guardie lo trascinavano verso il fossato dei coccodrilli «Senti, Moblit…parla come mangi. Non lo conosco il danese!»

«Non è danese, capitano… in ogni caso… non ha importanza, ormai.» colse il balbettare del malcapitato assistente, quando entrambi raggiunsero l’orlo dello stagno. L’acqua stanziava placida sotto di loro, affatto turbata da quel parapiglia; la stessa acqua che, però, di lì a poco si sarebbe tramutata in un turbine e tinta del rosso del loro sangue. «Regina, vi prego… riconsiderate la vostra dec…»

La voce di Moblit si spense nel momento in cui le sentinelle li spinsero dentro il fossato. Levi rotolò lungo il corto pendio – di ben trentacinque centimetri – cadendo con un sonoro Splash! Tentò inutilmente di liberare le mani, di agitare le gambe, ma si ritrovò a sprofondare sempre di più. L’aria gli sfuggì dai polmoni in grosse bolle, pronte a risalire verso la superficie. Chiuse gli occhi, preparandosi all’inevitabile fine: se non l’avessero ucciso i coccodrilli, sarebbe indubbiamente annegato in quella stupida e maleodorante roggia.
Era tutta colpa di Mike, dannazione! Lo aveva abbandonato lì e se l’era filata, lasciandolo al suo amaro destino. Stupido Nasone. Anche quando non c’entrava niente, la responsabilità era indubbiamente sua!

Contò piano, mentre il suo petto si svuotava gradualmente. Uno, due… sarebbe durato fino a dieci o sarebbe morto prima? Tre, quatt…

Si sentì tirare bruscamente in piedi da una robusta mano. Riemerse sputando e tossendo. I suoi piedi incontrarono il fondo melmoso, riacquisendo stabilità. Distese le ginocchia, raddrizzando la schiena e guardandosi attorno spaesato. L’acqua gli arrivava appena sotto le spalle.

«Oh… ma ci tocco!» esclamò soddisfatto, mentre Moblit, alla sua sinistra, scuoteva mestamente il capo.

«Sarà un metro e mezzo d’acqua, capitano.»

«Beh, per me è già alta!» sentenziò, tornando a spiare attorno a sé. Nessun segno di Burrito e Tacos? «E… emh… i coccodrilli?»

Moblit gli indicò la riva. La regina Historia stava piangendo abbondantemente in un fazzolettino di seta purissima, soffiando con grazia il regale naso, mentre Kenny Ackerman faceva sfoggio della nuovissima collezione autunno-inverno 850;  nuovi stivali, nuovo cinturone completo di fondine e lungo pastrano di squisita fattura… il tutto rigorosamente in pelle di coccodrillo.

«Belli vero?» stava dicendo lo Squartatore, accennando alla punta dei propri calzari «Stiamo pensando di farne anche un modello da donna. Ohi, nipote cretino! Lo sai che sei la vergogna della nostra famiglia, vero?»

Levi si sentì avvampare. Ma perché Kenny doveva sempre punzecchiarlo nei momenti peggiori?

«Di quale famiglia?! Siamo rimasti in due, cazzo.» replicò, mentre suo zio continuava a pavoneggiarsi.

 «Hai ragione. Motivo in più per diseredarti del tutto…»

«Diseredarmi? Mi prendi per il culo?! Non hai niente da lasciarmi in eredità, tranne…»

I suoi occhi corsero involontariamente all’unico capo d’abbigliamento sopravvissuto a quel restyling. Era l’unica cosa che Kenny avrebbe potuto lasciargli; l’unica cosa che bramava ancora segretamente; l’oggetto dei suoi desideri più impossibili, l’inarrivabile compimento di un’utopia. Il maledetto cappello da assassino.

Kenny sogghignò, sfiorando la morbida tesa con due dita:
«Lo vuoi, Levi?» domanda retorica di quella voce arcigna e sarcastica «No, no, no. Magari… quando sarai diventato grande. Ah, scusa… dimenticavo. Tu sei già grande.»

 
***
 

Senza coccodrilli, Historia si vide costretta a sciogliere il campeggio meditativo. Non aveva altrettante valide punizioni con cui minacciare i soldati; la decapitazione ormai non faceva più paura a nessuno. Dopo due giorni, in cui la sovrana cercò inutilmente di ripristinare la disciplina e l’ordine, i soldati vennero lasciati liberi di tornare alle loro dimore.

Levi rientrò in caserma dopo altre quarantotto ore, spese a cercare inutilmente tra botteghe, mercati e sartorie, un cappello che gli si addicesse. Investì tutto il proprio stipendio e barattò metà Moblit per comprarne uno che, alla fine, sembrava più il coperchio di una teiera che un copricapo.

Decise di riciclarlo come regalo di compleanno per Auruo.

Nessuno seppe che fine fece l’altra metà di Moblit; e, naturalmente, nessuno si preoccupò mai di cercarla.

 
 
  
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