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Autore: rhys89    23/08/2018    2 recensioni
[Logan/Scott]
Scott ha una bella fidanzata, un buon lavoro e una vita tranquilla che viene stravolta quando il capitano James Howlett vi fa bruscamente irruzione con una notizia scioccante e una gran faccia tosta.
E poi c'è quella stanza: quella al secondo piano di un motel qualunque, coi numeri in ottone, l'arredamento scialbo e grossi problemi di temperatura interna… la stanza 79.
Sempre e comunque la numero settantanove.
E mentre, dopo un ultimo bacio, si lascia scivolare in ginocchio, Scott è sicuro che il mondo inizi e finisca proprio lì, in quella manciata di metri quadri; con l’odore di Logan nelle narici, la sua pelle sotto le dita e negli occhi il suo sguardo pieno di lussuria, dolcezza e quel qualcosa ancora senza nome.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Scott Summers/Ciclope
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino dell'autrice

Ciao!
Eccomi qui con la seconda e ultima parte di questa storia. Che dire, spero che valga l'attesa! ^_-

Grazie infinite a callas d snape che ha inserito la storia tra le seguite e anche ovviamente a chi legge soltanto.

[Storia partecipante alla 666 prompt per essere come il diavolo challenge, indetta da Arianna.1992 sul forum di EFP.]

Disclaimer: i personaggi e la storia di X-Men non mi appartengono e non ci guadagno nulla di materiale a scriverci su.

Buona lettura a tutti! ^_^



Prompt: 139“A volte la cosa più difficile da lasciar andare è qualcosa che non hai mai avuto veramente.”
Rating: arancione
Genere: introspettivo, romantico, angst
Avvertimenti: AU, slash
Personaggi/Pairing: James “Logan” Howlett, Scott Summers, Logan/Scott, accenni Scott/Jean
POV: Scott
Localizzazione: modern!AU senza poteri
Conteggio parole (totale): 9'940

 

Stanza 79

- Seconda parte -

 
[10 marzo, 15:40 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E anche domani ovviamente”
“Sì ma devo andare via prima
Poi ti spiego”
 
 Pospone di nuovo la sveglia con un gesto meccanico e torna subito a sdraiarsi. Sa che deve alzarsi, che gli ci vorrà almeno mezz’ora per arrivare alla clinica e che oltretutto se facesse tardi Jean potrebbe cercarlo a lavoro e scoprire che oggi non c’è proprio andato… ma il fatto è che non ha nessunissima voglia, di lasciare questa stanza.
 Dio, ora sì che sembra un ragazzino.
 «La rimanderai in eterno?» lo prende in giro Logan. Scott si volta verso di lui e abbozza un sorriso.
 «Solo il più possibile.»
 Sorride anche Logan e allunga la mano per scostargli i capelli dalla fronte.
 «Se non vuoi andare non farlo. Mica possono obbligarti… o sì?»
 Lo sguardo di Logan è carico di silenziosa curiosità, e Scott sospira internamente: la sveglia non è l’unica cosa che sta continuando a rimandare.
 «No, non mi obbliga nessuno… ma devo farlo comunque.»
 Logan aspetta un po’, ma quando è evidente che non aggiungerà altro si ritira nel suo lato del letto.
 «Beh, ragazzino, allora dovresti muovere il culo e cominciare a rivestirti.»
 L’irritazione è palpabile nella sua voce, e anche se non lo ammetterà mai Scott lo sa che c’è rimasto male quando gli ha negato la spiegazione che gli aveva promesso per messaggio. Sospira ancora, stavolta più a fondo, e comincia a parlare.
 «Jean ha una visita alle quattro e mezzo… una visita ginecologica. E vuole che vada con lei.»
 Logan continua a fissare il soffitto, ma Scott sa che lo sta ascoltando.
 «Sta male?» gli chiede infatti.
 «No, è solo…» ingoia a vuoto per umettare la gola secca. «È solo la prima ecografia» conclude in un soffio.
 Per un paio di secondi Logan resta in silenzio, poi si volta verso di lui.
 «Cosa!? È incinta?»
 Scott si limita ad annuire con espressione tesa, ma quella di Logan si apre in un sorriso.
 «Wow… beh, congratulazioni.»
 «Grazie» sussurra di rimando, mentre la tensione comincia lentamente ad abbandonarlo. A posteriori, sente di essere stato uno stupido ad averla fatta tanto lunga prima di dirglielo… insomma, loro non stanno insieme, hanno entrambi una vita fuori da questa stanza e dato che Scott sta per sposarsi – e Logan già lo sa – era quasi scontato che prima o poi arrivasse anche un figlio.
 Logan gli circonda di nuovo la vita con un braccio e si sporge a baciarlo, poi sorride.
 «Sei emozionato?»
 Sorride anche Scott, rilassandosi contro di lui.
 «Sì… direi di sì.»
 «È il primo figlio?»
 «Che io sappia…» scherza. Allunga la mano per pettinargli i capelli all’indietro e Logan socchiude gli occhi come un grosso gatto soriano. Il paragone lo fa sorridere. «Tu hai figli?» gli chiede dopo un po’.
 «Non che io sappia» risponde con un sogghigno, facendogli il verso.
 Prima che Scott possa replicare, però, la sveglia suona di nuovo: le quindici e cinquanta.
 Stavolta è Logan a sporgersi sopra di lui per raggiungere il comodino, ma anziché “posponi” preme “disattiva”, poi consegna il telefono a Scott.
 «Devi andare» dice soltanto.
 Scott annuisce con un sospiro, posa il cellulare e si costringe ad alzarsi. Si riveste in silenzio, senza sapere cosa dire; senza riuscire a scacciare quell’assurda sensazione di disagio che non ha nessun motivo di provare.
 Logan gli passa la sua maglietta – era finita sotto al tavolo – e Scott lo ringrazia con un piccolo sorriso.
 «Ti ritrovo qui?» gli domanda. Lui scuote la testa.
 «Non penso… devo rientrare per le sette, o salperanno senza di me.»
 «Possono davvero partire senza il capitano?»
 Logan ridacchia e gli sistema il colletto.
 «A dire il vero non è mai successo… ma preferisco non passare alla storia come il primo capitano che ha perso la sua nave.»
 «No, infatti…» concorda mestamente, ignorando il suo tentativo di sdrammatizzare. Sa di comportarsi da idiota, ma lui e Logan possono già vedersi così poco, e detesta dover rinunciare a quasi tre delle preziose ore che avrebbero potuto passare insieme… tanto che, per un momento, accarezza anche l’idea di saltarla, quella stupida visita.
 Il momento dopo si sente male per averlo anche solo pensato.
 Il sorriso di Logan si vena di tenerezza mentre lo stringe in un abbraccio.
 «Non fare quella faccia, ragazzino…» sussurra, appoggiando la fronte sulla sua. «Tornerò prima che tu te ne accorga.»
 «Detta così sembra quasi una minaccia» ribatte Scott finto serio, ricambiando l’abbraccio.
 «E infatti lo è.»
 Finalmente sorride anche Scott.
 «Allora buon viaggio, capitano.»
 Un ultimo, lungo bacio, e poi Logan lo lascia andare.
 «A presto, ragazzino.»
 
 
[5 aprile, 09:11 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Domani mattina”
 
 Quando entra nella stanza, Logan sta ancora dormendo. Scott sorride intenerito, chiude piano la porta e posa la busta sul tavolo, ma non fa in tempo a fare neanche un passo che sente la voce assonnata di Logan.
 «Scott?»
 Sorride di nuovo e lo raggiunge, sedendosi sul letto accanto a lui.
 «Buongiorno, dormiglione» sussurra, abbassandosi per salutarlo con un bacio. «Credevo che voi marine vi svegliaste presto, la mattina…»
 Logan mugugna indispettito quando Scott gli tira via lenzuolo e coperta, poi si stropiccia gli occhi.
 «Mi ero svegliato presto, ma da solo mi annoiavo a morte e mi sono riaddormentato…»
 «Sì, sì, tutte scuse» lo prende in giro. «Dai, ti ho portato il caffè… e qualche ciambella. I muffin me li sono finiti per strada, però, perché ieri sera non ho cenato e avevo u-»
 Logan lo zittisce con un altro bacio e lo strattona fino a bloccarlo contro il materasso.
 «Tu parli troppo» mormora sulle sue labbra. «Sei irritante.»
 Scott sorride malizioso.
 «Sono in punizione?» lo provoca, cingendogli la vita con le braccia.
 Sorride anche Logan e lo bacia di nuovo, ma poi si separa da lui.
 «Dopo il caffè» borbotta, facendolo ridacchiare.
 Mentre Logan si alza per andare a prendere la colazione, Scott si sistema meglio sul letto, appoggiando la testa sul cuscino.
 È così stanco che potrebbe dormire ventiquattr’ore di fila.
 «Eri fuori città ieri?»
 Un sorrisino ironico sale spontaneo sulle labbra di Scott.
 «Sì, direi proprio di sì.»
 «Per lavoro?»
 «No, io…» esita un momento, e Logan lo guarda interrogativo. «Ero in luna di miele. Alle Bahamas.»
 Logan smette di frugare nella busta di carta e si gira verso di lui.
 «Sul serio?»
 «Sul serio. Ho preso l’aereo ieri pomeriggio, ma non c’erano voli diretti e così ho passato la notte in aeroporto per aspettare la coincidenza. Domattina prendo il volo diretto e torno là.»
 La confusione sul volto di Logan sfuma in un’espressione divertita e compiaciuta insieme. Posa il bicchiere che aveva appena preso e torna sogghignando verso il letto dove Scott continua a guardarlo.
 «Scusa… sapevo che ti sposavi a inizio aprile, ma non mi ricordavo la data» sussurra, sdraiandosi lentamente su di lui. Lui che allarga le gambe per fargli spazio e lo stringe a sé.
 «Non penso di avertela mai detta» mormora di rimando, a un soffio dalle sue labbra.
 Un bacio leggero, impalpabile.
 «Potevi dirmelo… avrei capito.»
 Un altro, dolce e casto.
 «Volevo vederti…»
 Il terzo ha il sapore del sorriso di Logan e le sue mani gli circondano il viso, accarezzandolo piano. E non dice nient’altro, ma in fondo non ce n’è bisogno; perché Logan l’ha aspettato tutta la notte senza nemmeno saperne il motivo e ora è qui, con lui, e le sue dita ruvide e callose lo sfiorano con delicatezza, come se fosse fatto di cristallo…
 Ti amo.
 Non glielo dice. Probabilmente non lo farà mai.
 Logan si allontana quanto basta per guardarlo negli occhi, e sorride di quel sorriso che gli fa perdere la testa.
 Ma forse lui già lo sa… forse neppure lui ha bisogno di parole, per capirlo.
 
 
[29 aprile, 20:12 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Arrivo un po’ più tardi”
“Prima o dopo cena?”
“Prima. Cinese?”
“Fai tu”
 
 Arriva alla porta della stanza con una busta piena di cibo e il morale sotto i tacchi.
 Non pensava che sarebbe mai caduto così in basso.
 Sospira e si fruga nelle tasche per cercare il mazzo di chiavi, poi comincia a esaminarle per trovare quella giusta.
 Insomma, ieri credeva che tradire sua moglie incinta fosse già abbastanza squallido… oggi ha riesumato il ricordo della morte di Kurt solo per procurarsi un alibi.
 Rimane ad osservare la piccola chiave argentata con espressione assente.
 La cosa assurda è che, oltretutto, Jean non solo si è bevuta la storia dell’uscita con i vecchi amici di Kurt per brindare alla sua memoria, ma si è talmente commossa che gli ha raccomandato di star fuori quanto voleva, e non preoccuparsi per lei.
 No, non avrebbe mai pensato di cadere così in basso.
 In sua difesa, Scott si dice che ci ha provato, ad essere più evasivo, ma ora che vivono insieme le scuse banali con cui rifiutava di vederla – o la buonanotte anticipata, nel migliore dei casi – non bastano più, e se le avesse detto che usciva con i soliti amici Jean, lo sapeva, avrebbe insistito per venire con lui… e non era certo il caso.
 Sospira ancora e cerca di riprendersi almeno un po’, poi apre la porta.
 Logan è seduto sul letto a fare zapping, ma quando lo vede sorride e si alza per raggiungerlo.
 «Finalmente!» lo saluta, chinandosi su di lui per un rapido bacio a stampo. «Stavo morendo di fame» aggiunge, prendendogli la busta di mano. Poi però si sofferma con lo sguardo sul suo viso, e aggrotta le sopracciglia. «Problemi?» gli chiede, preoccupato.
 Scott fa un piccolo sorriso, chiude la porta e si toglie la giacca.
 «Niente di che.»
 «Hai litigato con Jean?»
 A quel nome il suo cuore di colpevole diventa ancora più pesante.
 «Sì… una specie.»
 «Ti va di parlarne?»
 Scuote deciso la testa.
 «No.»
 Logan lo fissa qualche altro secondo, poi sorride e si avvicina per baciarlo di nuovo, lentamente, come se avessero davanti tutto il tempo del mondo.
 A bacio finito, sta sorridendo anche Scott.
 
 
[2 giugno, 00:36 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Domani?”
“Ovvio”
 
 Dalla finestra aperta entrano i rumori della notte e l’umida aria di giugno. In lontananza, seminascoste dai profili di grossi capannoni industriali, le sagome delle barche punteggiano l’acqua del golfo.
 Una di quelle, è la nave di Logan.
 «Sai,» commenta Scott all’improvviso, continuando a guardare il panorama «si dice che un marinaio abbia una moglie in ogni porto…»
 Logan aspira un’altra boccata di fumo e la soffia lentamente fuori.
 «Si dice anche che una donna senza un uomo è come un pesce senza una bicicletta1» ribatte ironico. «E allora?»
 Scott si stringe nelle spalle.
 «Niente, era così per dire» lo rassicura con un sorriso.
 Logan però non sorride: spenge il sigaro nel portacenere e lo guarda serio.
 «Se vuoi chiedermi qualcosa fallo e basta, ragazzino… non fare questi giochini del cazzo.»
 Scott esita un momento di troppo prima di sviare l’argomento che è stato così stupido da tirare fuori, e Logan insiste.
 «Vuoi sapere se mi scopo anche qualcun altro?» gli domanda. Non è incazzato, quello no, ma la sua voce è secca e irritata, e Scott si maledice in silenzio per aver infranto il loro tacito accordo di non impicciarsi l’uno degli affari dell’altro – a meno che ovviamente non sia l’altro a parlarne per primo.
 «No, Logan… io lo so già che ti scopi anche altri» risponde con un sospiro. «Onestamente mi stupirei del contrario.»
 «E allora cosa?»
 Quegli altri sono come me, per te? Siamo tutti uguali?
 «Niente. Te l’ho detto, era solo così per dire… un pensiero stupido che mi è venuto in mente guardando fuori dalla finestra.»
 Logan lo guarda con lo scetticismo di chi non crede a una sola parola di quanto gli è stato detto, ma la sua espressione è comunque più rilassata.
 «Sicuro?» gli chiede: l’ultima possibilità per essere sincero, per scoprire la verità anche a costo di una probabile discussione…
 «Sicuro» conferma Scott, avvicinandosi a lui con un sorriso malizioso.
 Perché in questa stanza loro si appartengono, e tanto basta.
 In questa stanza, il resto del mondo non ha il permesso di entrare.
 
 
[3 luglio, 19:35 – Stanza 79]
“Stanotte 79?”
“Sì
E anche domani”
“Domani è il 4 luglio”
“E allora?”
“E tu sei sposato”
“E allora?”
“Niente. A stasera”
“Logan?”
“Cosa?”
“Tu domani ci sei vero?”
“Certo”
“Anche se è il 4 luglio?”
“Anche se è il 4 luglio”
 
 Quella di oggi è stata la peggiore discussione che Scott e Jean abbiano mai avuto, forse seconda solo a quella della luna di miele, quando è tornato in città un paio di giorni per “un’emergenza di lavoro”: sono settimane che Jean non vede l’ora di passare il giorno dell’indipendenza tutti insieme a casa dei suoi, e all’ultimo momento lui le ha detto che sarebbe dovuta andare da sola perché aveva avuto l’ennesimo imprevisto che purtroppo lo tratteneva in città. E non è colpa sua, maledizione, è solo un mix di sfiga e clienti imbecilli, e, no, assolutamente, non è per non vedere sua madre, lo sa che gli vuole bene come a un figlio e gliene vuole anche lui, tanto, ma davvero… non può. Non stavolta.
 Sospira e traffica con la chiave per aprire la porta della stanza.
 È sposato da soli tre mesi, e ha già sfiorato il divorzio due volte; chissà quanto ancora resisterà il suo matrimonio…
 «Bentornato» lo saluta Logan con un bacio leggero e un sorriso che sa di casa.
 … chissà se vale davvero la pena continuare a farlo resistere.                
 
 
[27 luglio, 17:23 – Stanza 79]
“Stanotte 79
Fa’ presto”
“Che è successo?
Logan?
Ehi! Va tutto bene?”
 
 Spalanca la porta con foga, il fiato corto per aver corso fin lì e il cuore che batte all’impazzata per la preoccupazione perché Logan non ha risposto né ai suoi messaggi né alla telefonata – l’unica che gli abbia mai fatto.
 «Logan!» esclama, fiondandosi nella stanza.
 Logan, seduto scomposto sul bordo del letto, alza lentamente gli occhi su di lui. Ha la divisa bianca di rappresentanza tutta sgualcita, la giacca mezza sbottonata e il cappello abbandonato in terra senza riguardo.
 «Ciao, ragazzino…» lo saluta, la voce incerta e impastata dall’alcol. Si alza in piedi e lo raggiunge con passo malfermo, stringendolo a sé con il braccio che non è impegnato a reggere la bottiglia mezza vuota di rum.
 Scott affonda il viso nel suo collo e lo abbraccia più forte che può, quasi come se cercasse di diventare un tutt’uno con lui e di prendere su di sé qualunque cosa l’abbia ridotto così. Allenta la presa parecchi minuti dopo solo per chiudere la porta a chiave, poi conduce Logan a sedersi di nuovo sul letto. Lui beve un altro sorso di liquore, ma con la mano libera cerca la sua. Scott la stringe forte.
 «Logan…» mormora infine, spezzando quel silenzio che lo stava facendo impazzire.
 Logan sospira e si porta di nuovo la bottiglia alle labbra, poi sospira di nuovo.
 «Sono diciotto» borbotta senza guardarlo.
 Scott attende paziente che aggiunga qualcosa, ma Logan sembra essersi incantato a fissare il vuoto.
 «Diciotto cosa?» gli chiede allora in un sussurro udibile a stento.
 «Diciotto volte che ho dovuto farlo… che ho dovuto dire che era morto qualcuno dei miei.»
 Scott ingoia a vuoto: vorrebbe dire qualcosa, ma è come paralizzato. Logan, però, sembra non farci caso.
 «Sono morti diciotto sulla mia nave» continua, come in trance. «E lui… cazzo, lui è morto proprio in modo stupido… uno stupido ritorno di fiamma. Qualche stronzetto non aveva pulito bene il fucile, e lui… all’improvviso era lì. A terra.» Beve un altro sorso e la mano gli trema tanto che un po’ di rum gli cola sul mento. «C’era così tanto sangue, ragazzino… e io non ho potuto fare altro che stare lì a dirgli che andava tutto bene, anche se non andava bene per un cazzo, perché stava morendo e lo sapevo… lo sapeva anche lui.»
 Scott lo guarda col cuore stretto in una morsa di ghiaccio, poi gli toglie la bottiglia di mano, l’appoggia sul pavimento e zittisce le sue proteste con un bacio. Si lascia scivolare a terra per inginocchiarsi di fronte a lui e comincia a spogliarlo senza mai smettere di accarezzarlo, ma all’improvviso Logan lo ferma. Non dice niente, ma lo guarda così intensamente che Scott si sente quasi andare a fuoco.
 «Permettimi di farti sentire vivo» sussurra. «Scacciamolo insieme, il fantasma della morte.»
 Come la prima volta… come quando si sono conosciuti.
 Logan continua a rimanere in silenzio ma poi annuisce appena, gli prende il viso tra le mani e lo bacia con tanta dolcezza che gli fa venire le lacrime agli occhi; alcune scivolano lungo le guance, quando si separano, e finalmente Logan accenna un piccolo sorriso mentre le asciuga coi pollici. Sorride anche Scott e appoggia la fronte sulla sua.
 «Sono qui…» mormora sulle sue labbra.
 Logan lo bacia di nuovo.
 «Lo so.»
 
 
[20 agosto, 23:12 – Stanza 79]
“Stanotte 79
E per cena prendi qualcosa di freddo se puoi”
“Gelato?”
“Il gelato è un dolce non una cena”
“Dipende quanto ne mangi”
“Senti fai come ti pare
Basta sia roba fredda”
“Signorsì signor capitano!”
 
 Il ronzio del ventilatore che Logan si è fatto portare dal gestore – perché “non mi interessa se serve a te, ti ce ne compri dieci coi soldi che ti do ogni fottutissimo mese!” – è rimasto l’unico rumore della stanza, dopo che anche gli ultimi gemiti sono volati fuori dalla finestra aperta.
 «Questo caldo mi sta uccidendo…» si lamenta Logan all’improvviso, alzandosi stizzito dal letto.
 Scott apre pigramente gli occhi e lo vede sparire oltre la porta del bagno.
 «Se continui a farti docce fredde non ti acclimaterai mai» gli dice con quella punta di saccenteria di cui proprio non riesce a privarsi, in situazioni del genere; per tutta risposta, sente lo scroscio dell’acqua e i borbottii indistinti di Logan in cui è sicuro di riconoscere almeno un paio di insulti.
 Alza gli occhi al cielo e allunga la mano per prendere il cellulare, ma il gioco che aveva aperto non si è nemmeno caricato del tutto che Logan è già di ritorno e si lascia cadere a peso morto sul materasso, ancora completamente bagnato.
 «Certo che quello stronzo potrebbe pure metterla, l’aria condizionata» mugugna quasi tra sé e sé. Scott sorride divertito e si sporge verso di lui, giocherellando con le gocce d’acqua sul suo addome.
 «Se volevi il lusso potevi scegliere un cinque stelle» lo prende in giro. «Io non mi sarei certo lamentato.»
 Logan sbuffa e lo guarda male.
 «Non voglio il lusso, solo un po’ di fresco» ribatte. «Non è mica chiedere la luna, sai… quasi tutti gli altri motel dove vado ce l’hanno la stramaledetta aria condizionata.»
 Il sorriso si congela sulle labbra di Scott, e all’improvviso è come se nella stanza facesse decisamente più freddo. Anche Logan sembra essersi accorto della gaffe perché lo guarda con qualcosa di molto simile all’imbarazzo, ma Scott distoglie subito lo sguardo dal suo.
 «Scott-»
 «Ho sete» dice a mezza voce, alzandosi in piedi. «Ti va un po’ di birra?» aggiunge con una finta naturalezza che speri risulti convincente.
 «Scott… guardami.»
 Speranza vana, a quanto pare.
 Si ferma a metà strada verso la borsa frigo, ma non si gira. Sente Logan sospirare e alzarsi a sua volta dal letto per raggiungerlo.
 «Senti… so che magari non significa molto, ma tutti gli altri…»
 «Non importa, Logan, da-»
 «Lasciami finire» lo interrompe con insolita gentilezza – la stessa con la quale lo fa voltare verso di sé per incrociare di nuovo i suoi occhi. «È vero che mi vedo anche con altri, quando non sono con te, ma loro non sono…» esita un momento, portandosi una mano dietro al collo. «Sono tutte storie da una sola notte, Scott… spesso anche meno. Di qualcuno non sapevo neppure il nome, e comunque non ho mai cercato nessun altro una seconda volta… solo tu. Solo con te ho… quello che abbiamo. Qualunque cosa sia» aggiunge con un sorrisetto, come per alleggerire l’atmosfera dal peso di quella confessione inaspettata.
 Scott gli sorride di rimando, sorpreso, commosso e un mucchio di altre cose, mentre un’ondata di emozioni che non ha nessuna voglia di analizzare gli chiude la gola impedendogli di rispondere alcunché.
 Perché Scott lo sa di essere nel torto, di avere a casa una moglie che lo aspetta con in grembo suo figlio e di non avere quindi nessun diritto di pretendere nulla da Logan, eppure… eppure quelle sue parole lo hanno fatto stare così bene che tutto il resto non gli interessa. Non adesso. Gli prende il viso tra le mani e lo avvicina lentamente al proprio, baciandolo con tutta la tenerezza di cui è capace mentre Logan lo stringe forte a sé.
 Sì, probabilmente è solo un dannato egoista… ma è anche felice come non si sentiva da tanto, troppo tempo.
 E allora va bene così, ancora per un po’.
 
 
[24 settembre, 19:32 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Porta qualcosa per brindare”
 
 «Allora, qual è la novità?»
 Scott sorride sotto i baffi mentre chiude la porta a chiave senza rispondere, posa la cena sul tavolo e infine si avvicina a Logan.
 «Indovina» lo provoca, portandogli le braccia al collo.
 Logan sbuffa piano e gli circonda la vita con le sue, si avvicina per un rapido bacio e poi si allontana di nuovo, studiando la sua espressione. E poi sorride.
 «È nato?»
 Il sorriso di Scott adesso è così grande che gli fanno male le guance.
 «La settimana scorsa» risponde col tono di chi ancora quasi non ci crede che sia successo davvero, e anche il sorriso di Logan si amplia a dismisura. Lo stringe forte a sé, gli dà un altro bacio e poi un altro e un altro ancora, e la sua sincera felicità per quella notizia è il regalo più bello che Scott potesse desiderare.
 «Prendi i bicchieri» lo invita Logan, lasciandolo andare. «Io stappo lo champagne.
 «Addirittura lo champagne?» lo prende in giro Scott; lui si stringe nelle spalle.
 «Solo perché l’ho trovato in offerta» scherza, tirando fuori la bottiglia dalla borsa frigo. «Tre per due.»
 «Oh, e le altre due dove sono?»
 «Al negozio» ribatte prontamente. «Ho preso solo quella gratis.»
 Scott ridacchia e prende due bicchieri dalla busta sul tavolo.
 «Ma te le studi di notte ‘ste cazzate?»
 «Beh, in mare aperto non è che ci sia molto altro da fare…»
 Il tappo salta con un piccolo scoppio e poco dopo entrambi esibiscono un bicchiere in pura plastica pieno fino all’orlo di bollicine. Logan solleva il suo.
 «Allora, a…» comincia, solo per fermarsi quasi subito col braccio a mezz’aria. «Scusa, com’è che si chiama il tuo moccioso?»
 A quella domanda innocente e prevedibile il cuore di Scott comincia a battere come un forsennato.
 Ora o mai più.
 «James» sussurra, studiando la sua reazione. Logan gli restituisce uno sguardo confuso, e Scott sorride appena. «L’ho… l’ho chiamato James.»
 Come te.
 Finalmente Logan capisce e sgrana gli occhi, e per qualche secondo rimane come senza fiato.
 «Oh» mormora poi. «È… un bel nome.»
 La sua voce è carica di emozioni non dette, troppo grandi per essere espresse con le sole parole, e Scott si sente come sull’orlo di un baratro, e vorrebbe abbracciarlo e baciarlo e stringerlo fino a diventare una cosa sola… e invece resta soltanto a guardarlo, a godersi quel sorriso che si affaccia quasi timido sulla sua espressione sorpresa e che dice così tante cose che ci vorrebbe una vita intera a ripeterle tutte.
 Si schiarisce la gola e inspira a fondo per cercare di riprendersi, poi sorride anche lui.
 «Sì» risponde in un soffio. «Sai… mi piaceva il suono.»
 Logan continua a guardarlo rapito ancora qualche secondo, poi scuote piano la testa come per tornare alla realtà.
 «Allora, al piccolo James» brinda con un sorriso.
 «A James» ripete Scott, cozzando piano il bicchiere col suo prima di bere un sorso di champagne. «Vorrei che lo conoscessi» mormora poi, quasi parlando tra sé e sé. Il sorriso di Logan si tinge di una sfumatura strana, e Scott si affretta a rimediare. «Insomma, non adesso ovviamente… magari tra un po’, quando… quando potrà stare qualche ora senza sua madre…» l’ultima parte della frase sfuma in un silenzio imbarazzato, ma Logan sta continuando a sorridere.
 «Mi piacerebbe» dice soltanto.
 Scott non riesce a credere alle proprie orecchie.
 «Davvero?»
 «Davvero. Magari tra un po’, come hai detto tu… e magari fuori di qui» aggiunge, con una smorfia. «Non è precisamente il posto migliore per un neonato.» Lancia un’occhiata critica allo squallido arredamento della stanza, e Scott guardandolo sente una quieta sensazione di euforia dilagarsi in lui, come se lo champagne fosse entrato direttamente in circolo nel sangue.
 Fuori di qui. Si vedranno “fuori di qui”.
 «Sì… forse hai ragione.»
 
 
[19 ottobre, 17:48 – Stanza 79]
“Stanotte 79”
“Jean è dai suoi
Vengo appena stacco da lavoro”
“Ti aspetto”
 
 «E la cena?»
 Scott sbuffa e si richiude la porta alle spalle.
 «Ciao anche a te» ribatte acido, lanciando le chiavi sul tavolino; neanche il tempo di togliersi il giubbotto che si sente abbracciare da dietro.
 «Ciao, ragazzino…» sussurra Logan direttamente nel suo orecchio. «La cena?»
 Nonostante i suoi sforzi, Scott non riesce a trattenere un sorrisetto.
 Gli è impossibile arrabbiarsi sul serio con lui… e Logan lo sa.
 «Mi andava la pizza, e non volevo mangiarla fredda» risponde poi. «La ordino più tardi e ce la facciamo portare qui.»
 Logan mugugna contro la sua nuca qualcosa del tipo “non troppo tardi”, ma prima che Scott possa replicare si sporge per dargli un bacio sulla guancia e scioglie l’abbraccio, lasciandolo libero di muoversi.
 Che tipo…
 Con la coda dell’occhio lo vede andare a sedersi sul letto, poi alza la testa verso di lui.
 «Come sta James jr?»
 Scott sorride intenerito a quel nomignolo, finisce di appendere la giacca e va a sedersi accanto a lui.
 «Sta bene. Mangia un sacco e cresce a un ritmo spropositato… guarda.» E così dicendo si sfila il cellulare dalla tasca per andare alla galleria, seleziona una delle ultime foto e la mostra a Logan.
 «Accidenti!» esclama lui sorpreso. «È praticamente raddoppiato, in un mese!»
 Scott annuisce orgoglioso e gli fa vedere qualche altra immagine, poi apre un breve video.
 «E quello che era?» gli chiede Logan confuso e divertito insieme mentre il bimbo solleva di scatto le braccia nel bel mezzo di un pisolino.
«Riflesso di non so che 2» risponde Scott, guardando suo figlio con un sorriso affettuoso. «Secondo il pediatra è normale, i neonati lo fanno quando sentono rumori forti… ma era troppo buffo per non registrarlo.»
 Logan scuote la testa e gli circonda la vita con un braccio.
 «Allora dovremo portarlo in un posto tranquillo, quando me lo presenterai» commenta con finta noncuranza mentre Scott si appoggia a lui. «Tipo un qualche parco… o anche alla spiaggia.»
 Prima di ribattere Scott si prende qualche momento per assaporare quelle parole, godendosi la felicità quasi imbarazzante che hanno saputo scatenargli: non era una proposta campata in aria… Logan vuole conoscerlo davvero il suo piccolo James.
 «La spiaggia non è che sia molto tranquilla, sai?» gli fa notare alla fine, giusto per non dargliela vinta subito.
 «Basta andarci la sera tardi o la mattina presto… così vedrebbe il mare.» L’ultima parte della frase la soffia contro il suo collo per poi cominciare a baciarlo lentamente. Scott sospira e inclina la testa per lasciargli più spazio, ma poi gli solleva il mento per cercare le sue labbra.
 «Mi sei mancato…» mormora, accarezzandogli il viso in punta di dita. Logan sorride e lo bacia di nuovo.
 «Mi sei mancato anche tu, ragazzino» sussurra di rimando. «E per quanto possa essere bello tuo figlio, ora ho voglia di guardarmi meglio il papà» aggiunge malizioso, insinuando le mani sotto la sua felpa. Scott ridacchia e posa il telefono sul comodino, poi si alza in piedi.
 «Ai tuoi ordini, mio capitano» lo provoca, cominciando a spogliarsi con tutta la calma di questo mondo: prima rimane a petto nudo, poi si dedica al bottone dei jeans. Sorride compiaciuto nel notare gli occhi di Logan seguire quasi ipnotizzati i suoi movimenti, e quando i pantaloni sono ormai scivolati a terra gli prende le mani e se le porta sui fianchi in un invito che Logan non esita ad accettare, liberandolo anche da quell’ultimo inutile pezzo di stoffa.
 E poi rimane lì, nudo nel corpo e nello spirito, a lasciarsi guardare da quell’uomo che con la sua sola presenza è riuscito a sconvolgere la sua vita… e allo stesso tempo a darle finalmente un senso.
 
 
[17 novembre, 18:56 – Casa di Scott e Jean Summers]
 Lo vede arrivare dalla finestra del soggiorno: divisa di rappresentanza e sguardo contrito.
 Ma che diamine…
 «Puoi tenerlo un momento?» chiede a sua moglie cercando con scarso successo di sembrare naturale – il piccolo James lo guarda confuso quando lo passa bruscamente alla madre; Scott abbozza un sorriso di scuse e gli fa una carezza.
 Apre la porta prima ancora di sentire il campanello e se la richiude subito alle spalle.
 «Tu devi essere Scott» dice quell’uomo senza nome.
 «Dov’è Lo… il capitano Howlett?» gli domanda in risposta.
 Lui lo fissa intensamente per alcuni lunghissimi secondi, poi abbassa lo sguardo.
 «Mi dispiace» sussurra, e il ricordo di quando ha sentito Logan dire quelle stesse parole a Ororo – e del messaggio che sottintendono – lo colpisce con tutta la violenza di un fulmine; il gelo gli penetra fin dentro le ossa, la vista si oscura e le gambe minacciano di cedere. Si appoggia al muro alle sue spalle e respira a fondo, costringendosi a restare in piedi.
Non è possibile… non può, non deve essere possibile!
 Lo sconosciuto resta in rispettoso silenzio fino a quando non riapre gli occhi che non si era neppure accorto di avere chiuso, poi si schiarisce la gola.
 «Voleva che tu avessi questo» mormora semplicemente, porgendogli un pacchettino – l’unico ricordo che gli resta di lui, l’unico diritto che può accampare su quell’uomo che per il mondo gli era del tutto estraneo. «Io e il capitano non eravamo molto legati,» aggiunge con un sorriso triste «ma credo di essere stato quanto di più vicino a un amico lui avesse. E so per certo che tu sei quanto di più vicino a una famiglia abbia mai avuto.»
 Scott annuisce e non risponde, le dita strette spasmodicamente attorno a quel piccolo involto di carta. Sente gli spigoli bucargli la carne. Capisce cos’è, e stringe più forte.
 Ascolta a metà le condoglianze del marine, i suoi discorsi vuoti su quanto sia stata eroica la morte di Logan, e quando infine se ne va si incammina anche lui verso la strada, prende un taxi e torna in quel motel. Di fronte a quella porta.
 Strappa l’involucro che contiene la chiave – la mano trema così tanto che centrare la serratura sembra impossibile – e poi si chiude dentro alla stanza 79.
 E lì, su quel letto, nel loro mondo, finalmente si concede di piangere.
 
 

Intorno al mondo senza amore come un pacco postale,
senza nessuno che gli chiede come va;
col cuore appresso a una donna, una donna senza cuore,
chissà se ci pensano ancora, chissà.
 
 
 




















[1] Proverbio americano.

[2] Riflesso di Moro: riflesso arcaico neonatale causato da stimoli quali un rumore forte; si manifesta come una reazione di soprassalto con apertura improvvisa delle braccia del neonato in posizione supina.
   
 
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