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Autore: Lady_Night    26/08/2018    1 recensioni
Ho sempre voluto scrivere la mia storia. Far conoscere agli altri ciò che sono e ciò che ho passato per diventare la me stessa di adesso. Spero di potervi aiutare a vedere la vita come il dono prezioso che é.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevo 8 anni quando mia madre morì. Era una sera del novembre 2009, faceva freddo e l'atmosfera in casa era la solita di sempre: cupa e silenziosa. Ma quella volta percepivo che c'era qualcosa di diverso. Il solito via vai di persone che venivano a dispiacersi con noi della malattia di mia mamma erano notevolmente aumentate e nessuno mi rispondeva quando provavo a fare qualche domanda. Passo così un’ora, io ero seduta sul divano, giocavo con il Nintendo. Era così divertente! E a quel gioco ero bravissima, vincevo sempre. Non prestavo attenzione a ciò che mi succedeva intorno, nessuno badava a me e io non badavo più nessuno, almeno potevo starmene in pace. Pochi minuti dopo arrivò mio padre, mi chiese se volevo andare con loro a visitare la mamma. Feci una faccia stranita, c’era veramente qualcosa di strano. Non eravamo mai andati alla Casa Dei Gelsi (una casa in cui curano i malati di tumore) di sera, in più c’ero già stata il giorno prima, e meno ci stavo meglio era. Non perché non volessi bene a mia madre o perché non volessi vederla, ma quel luogo mi metteva angoscia; puzzava di tristezza, farmaci e qualcosa che più avanti capii essere l’essenza stessa della morte. In risposta a mio padre scossi la testa in segno di diniego, ignorando tutti i brutti presagi che si erano affollati nella mia mente. Insomma, papà aveva detto che mamma sarebbe stata bene. Quindi doveva per forza essere così, no? Se ne andarono tutti, compresi i miei fratelli. Con me rimasero due care amiche della mamma, con loro mi divertii un mondo quella sera, giocammo a Cluedo, a Monopoli e guardammo i cartoni. Era stata una serata perfetta per una bambina di 8 anni. Non mi resi subito conto che era come la quiete prima della tempesta. Alle 10:30 mio padre rincaso, e con lui i miei 2 fratelloni. Avevano il viso chino, le spalle ingobbite, come se stessero sopportando un peso enorme. Mi portarono in camera, Gian ed Edo (i miei fratelli) erano seduti sui loro letti, papà era accovacciato davanti a me, e quando alzò lo sguardo il mio cervello si rifiutò di credere a ciò che il mio cuore aveva già capito. “La mamma non c’è più”, mi disse semplicemente questo. Ed io scoppia a piangere, perché nonostante tutte le false promesse che mi avevano fatto, nonostante tutte le cose non dette, nonostante le bugie, avevo già capito fin dall’inizio che un giorno non avrei più avuto una mamma. Ci abbracciamo, e piangemmo. E mentre ci disperavamo ebbi la forza di guardare la mia famiglia spezzata. I miei fratelli sempre così allegri e briosi erano devastati e cupi, nei loro volti non c’era più l’ombra del sorriso che tanto amavo. Il mio papà, così grande e grosso e che mi voleva tanto bene ora piangeva come un bambino, e lo vedevo fragile ed indifeso. Il mio cuore si disintegrò ulteriormente quando appresi che non saremmo mai più stati la famiglia che eravamo una volta. Quella notte piansi finché non mi addormentai e non mi stupirei se venissi a sapere che piansi anche durante la notte. Non andai a scuola per giorni, e in tutto quel periodo di tempo non parlai. Ero rotta, non avevo più lacrime da versare e nessuno che mi potesse capire. Ero sola. Fui costretta a crescere troppo in fretta. Dovetti sostenere la mia famiglia a pezzi. Mi presi cura dei sentimenti di mio padre, e diventai una piccola donna di casa. Dopo quei giorni successivi alla scomparsa di mia madre promisi a me stessa che non avrei mai più pianto, e da quel momento non lo feci più, nemmeno al suo funerale. Ero apatica, non ridevo e non piangevo. Non mi sentivo più una bambina. Soffrii per anni ed anni. Non parlai mai con nessuno di ciò che sentivo, e più andavo avanti più diventava peggio. La vita mi aveva insegnato ad essere forte e a contare solo su me stessa,e purtroppo questa lezione la pagai con il prezzo più alto. Non avevo più una madre, mio padre era assente, i miei fratelli non erano più gli stessi. Divenni padrona di me stessa. Ancora oggi, delle volte, mi chiedo se ne sia valsa la pena superare quell’inferno per essere qui oggi.
   
 
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