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Autore: Yuri Sama    29/08/2018    0 recensioni
《Senza luce non esiste oscurità, come senza oscurità non esiste luce. È per questo che bisogna saldare un equilibrio stabile tra le due.》
E cosa vi è tra luce e oscurità?
Nient'altro che il vuoto, il nulla. E qual è il giusto cammino da intraprendere, e perché?
Questa domanda continua a rimbombarmi nella testa, senza sfortunatamente riuscire ad ottenere delle risposte.
Sarà perché un essere vuoto come me non può decidere, né tanto meno sentire delle sensazioni al di fuori di tutta una messa in scena, un'illusione?
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★ ★【Ambientata durante l'arco narrativo di Kingdom Hearts Birth by Sleep】 ★ ★
Genere: Malinconico, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vanitas, Ventus
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: KH Birth by Sleep
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Continuo a correre più velocemente che posso, respirando irregolarmente, senza fermarmi neanche per prendermi una pausa. E non perché che non voglio, non posso.
Maledizione. Ho osato troppo e ho finito per attirare l'attenzione, e questo ne sarebbe costato l'esito della missione. Anzi che è già successo, e tutto quello che posso fare per adesso è scappare, sperando di seminare i miei inseguitori.
Nel frattempo, posso vedere i volti furiosi di un gruppo di cittadini che si era unito per catturarmi. Torno però a concentrarmi subito sulla strada davanti a me. Non sapevo dove stavo andando. Ma una cosa è sicura.
Ci sono cascati come degli allocchi.
Infatti la mia reale persona non sta correndo. Ebbene sì, sono nascosta ai piedi di un grosso edificio lì intorno, avvolta dalle funeste ombre. In molte situazioni se non tutte, le mie abilità da illusionista erano veramente utili, ma come tutte le magie utili vi era un effetto collaterale: avevo le forze quasi prosciugate.
Le mie labbra si curvano in un sorriso sinistro mentre mi volto, camminando nell'oscurità. Arriva il punto in cui smetto di udire i rumori dei loro passi frettolosi mescolati alle loro grida, ma solo quello dei miei tacchi che cominciano a rallentare. Ora, tutto ciò che sento è solo il mio pesante respiro, e i miei polmoni che cercano disperatamente di recuperare quanto più fiato perso possibile.
Li avrò anche ingannati, ma è stato faticoso e ho rischiato grosso.
Prendo una grossa boccata d'aria finale, prima di prendere tra le dita il tessuto del mio cappuccio e tirarlo all'indietro, lasciandolo cadere sulle mie spalle. Così facendo scopro il mio volto che s'incontra con il buio pesto di quella notte che veglia su quella città la quale, malgrado l'orario improponibile a cui restar svegli, rimane a quanto pare attiva come nel giorno. Beh, certo, in una piccola parte.
Quella è senz'altro una delle notti più oscure che abbia mai visto finora. Questo è il mio primo pensiero quando vedo il cielo nero, accompagnato dalla presenza di poche, piccole luci ma che tenevano comunque testa a quel buio abbastanza da illuminare decentemente la terraferma.
Lancio occhiate di sicurezza in varie direzioni, accertandomi che nessuno mi avesse seguita di nascosto. Sospiro quando non avverto presenze sospette tra i paraggi. Sono salva, per un pelo.
Ad un tratto, uno scoppio lancinante mi colpisce a un braccio. Sobbalzo alla tempestiva sensazione, portando istintivamente l'altra mano a stringerlo. Vedo quindi un rosso tinto sul nero — il colore del mantello che indosso — che cattura la mia attenzione, e appuro che sta sanguinando.
Questa sensazione... l'ho già sentita durante i miei allenamenti. Devo sbrigarmi a tornare.
Spero solo che il Maestro non sia furioso con me a causa della mia lunga permanenza in missione.
Mordo il mio labbro, usando quelle poche energie che mi sono rimaste per generare un sentiero oscuro di fronte a me. La sgradevole sensazione non vuole saperne di cessare, ma faccio uno sforzo per rimanere in piedi e attraversarlo alla svelta, ed è quello che faccio, una volta lanciato un ultimo sguardo alla città presso cui sono stata mandata a scovare delle informazioni piuttosto insolite.
(...)
Cammino ancora non per molto nel sentiero, che mi conduce a un luogo totalmente diverso. Ora mi trovo in una vasta landa desolata, dove una varietà di polveroni di sabbia viene trasportata qua e là dal vento ogni giorno, da mattina a sera. Solitamente non succede un granché da quelle parti, anche perché si tratta semplicemente del mio campo d'addestramento. O meglio, del nostro.
Il sentiero sparisce dietro di me e io, al tempo stesso, crollo sulle ginocchia, gemendo. Certo che è una seccatura. E come se non bastasse, vedo il sangue che si sta spargendo, macchiando anche il mio guanto.
Porto una mano al volto per osservare più da vicino la liquida sostanza rossa. Devo inventarmi qualcosa, e in fretta. Non voglio farmi ritrovare in questo stato dal Maestro, né tanto meno da lui.
Perciò, distendo il mio braccio non ferito e riposo l'altra mano — quella non ricoperta di sangue — sul ginocchio, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento sporco e pieno di detriti. Stringo i denti con forza, cercando di contenere lo scoppio nel mio braccio, sbrigandomi a utilizzare quelle poche briciole di energie che mi sono rimaste in corpo per ciò che ho in mente di fare.
Una nube nera ricopre così la mano del braccio che ho allungato, e come per magia, appare una chiave nel mio pugno di colore prevalentemente arancione con qualche accento di bianco e anche un po' nero. Un Keyblade.
Presumo è per quello che il mio Maestro mi ha scelto per diventare sua apprendista, per quello che aveva visto di speciale in me. Una custode del Keyblade. Mi ha detto una volta che sono in pochi i fortunati a venir scelti da questa chiave preziosa, e che non devo assolutamente sprecare la mia opportunità per usarla e usufruire del suo magico potere.
Beh, non ho problemi a riguardo.
《Guarisci.》 sussurro tra i denti, agitando la chiave e sollevandola al cielo, facendo uso di una magia curativa la cui luce rivestì il mio corpo, in particolar modo il mio punto ferito. In questo modo prevengo una seria emorragia, anche se il sangue è ancora sui miei vestiti.
Tralascio un profondo sospiro. Mi sento finalmente meglio. Lentamente, quindi, calo il braccio, e con quel movimento il Keyblade scompare.
Continuo a respirare a fatica. Intanto comincio a guardarmi intorno, danzando gli occhi per tutto il luogo il posto circostante. Non c'è anima viva lì, oltre a me.
Faccio uno sforzo per rialzarmi, e fortunatamente non riscontro troppa fatica. Ma ho bisogno di un posto dove coricarmi, o perlomeno sedermi per concedermi qualche minuto di riposo che non ho avuto da un po'.
Perciò raggiungo il nostro solito posto, sforzandomi ancora, giusto il tempo per fare un bel balzo su una delle tante "ripide salite" sparse in giro, e prendere posto su una di loro. Di preciso mi riferisco alla più alta, e senz'altro la migliore da cui osservare le stelle. Ricordo quanto ci fossimo indaffarati al nostro primo incontro per stabilire da quale postazione fosse meglio guardarle: non è stato facile, sopratutto quando l'uno non sapeva se dar retta all'opinione dell'altro e viceversa, scatenando tra di noi il caos totale e arrivando quasi perfino a bisticciare come dei marmocchi.
A quel pensiero, sento le mie labbra contorcersi verso l'alto.
《Chi è stato a farti questo?》 e sento anche il mio braccio guarito trascinato da una morsa delicata. Non posso fare a meno di assumere un'espressione accigliata quando percepisco l'improvviso contatto, ma la familiare voce che mi ha appena parlato non può che farmi stare meglio.
Mi appresto ad accoglierlo come si deve, quando di scatto mi rigira verso di sé, stringendomi in un caldo abbraccio. Forse quella è la prima volta che non so come comportarmi di fronte a un atto che nessuno mi ha mai riservato. Ma mi fa piacere rivederlo.
《Dove sei stata?》 mi chiede, sussurrandomi all'altezza dell'orecchio con un tono insolitamente balbettante. Nemmeno stavolta non so come rispondere all'evenienza, se non avvolgendo le braccia attorno alle sue spalle e ricambiare il suo gesto d'affetto. C'è da dire che sono negata in questo campo.
《Lo sai che ero in missione, stupidino.》 marco l'ultima parola in modo da suonare provocatorio, immaginando già la reazione bambinesca che avrebbe avuto e il solo pensiero continua ad alleggerirmi dentro.
E invece, non è quello che mi aspetto.
《Ho... bisogno di te.》
Detto ciò mi lascia andare, prendendo delicatamente le mie mani per spostarle via da sé. Mi sorride dolcemente. Il suo sorriso, bello come pochi, sa sempre colmare il costante vuoto che ho dentro.
《Per cosa?》
Il ragazzo non mi risponde, e continua a sorridermi. Rimango immersa in quei magnetici occhi, e viceversa, fino a quando tuttavia accade qualcosa di veramente bizzarro.
Sta scomparendo proprio sotto il mio naso.
《Uh? Che succede? V...》 prima che possa terminare quel nome, il suo corpo si materializza in diverse sfere di luce che cominciano a venir trasportate dalla corrente d'aria, che mosse alcune ciocche dei miei capelli sopra un lato della mia faccia.
Se n'è andato... per sempre?
Sollevo la testa all'improvviso, ansimando. La notte intorno a me è tranquilla, fin troppo, dopo quello che è successo. Getto rapidi sguardi a destra e sinistra, nella speranza di avvistarlo. Proprio da quando sono tornata, non c'è ancora nessuno.
Che sia tutto semplice frutto della mia immaginazione?
《...》
Odo dei passi da lì in basso. Abbasso il capo per verificare da chi provenissero, e quando i miei occhi si posano su quella tetra figura, capisco chi è.
Da quanto è lì? Non mi sono praticamente accorta della sua presenza.
Mi alzo rapidamente, mettendo da parte i miei pensieri ed eseguendo un altro balzo per scendere e atterrare dinanzi a lui, sorridente come al solito.
《Ah, rieccoti, finalmente.》
Tengo la testa bassa davanti a lui, il mio Maestro, che sicuramente è ansioso di ottenere un rapporto dalla mia missione. Ma le cose non sono andate come avrebbe sperato, anzi, avremmo. Non dimentichiamoci poi che è vecchio, se gli avessi riferito quanto accaduto chi lo dice che non gli sarebbe venuto un infarto?
In un certo senso, l'idea non è neanche tanto male.
《Ho una notizia che non ti piacerà.》
La sua faccia sembra dire che sappia già quel che voglio dire, anche perché i suoi occhi, pungenti come il ghiaccio, sono diretti sulla ferita che ho riportato. Normalmente non ritorno mai con quelle.
Non ha alcun cenno di espressività sul suo volto, e questo mi insospettisce.
《Non ha più importanza, ora. Ho un annuncio migliore da darti.》
Sollevo la testa, cercando di elaborare quelle strane parole.
Il suo sorriso accresce ai miei tentativi di comprensione, e si volta parzialmente dietro di sé. Guardo oltre le sue spalle, ma non c'è niente.
《...E allora?》
《Abbi pazienza.》
Non posso far altro se non come dice questo vecchio. Continuo a fissare il nulla, ma in quel momento, percepisco qualcosa che mi spinge a voler sapere al più presto a cosa si riferisca con quel "annuncio migliore da darti".
Chissà stavolta che trovata si è inventato.
Inaspettatamente, quel che vedo non corrisponde a nessuna delle mie idee. Dalle fitte tenebre dell'oscurità che ricopre quella landa, la figura di un ragazzo cammina lentamente verso di noi, emanando un vento gelido e pungente alla spina dorsale a ogni passo che portava in avanti.
Eccolo. È lui, in carne e ossa.
Non ha il suo sorriso di sempre. Tutto sommato, è bello vedere che stavolta non me lo stia immaginando.
Gli corro incontro, lasciandomi dietro il Maestro che ci osserva con le mani alla schiena.
《Hey, V-》
Non sono lui.
Ribadisce con un tono aggressivo, con il quale non ha mai avuto il coraggio di esprimersi a nessuno. Un comportamento simile non è da sé.
Mi fermo appena in tempo dopo aver realizzato di dover smettere di correre se non voglio investirlo, e contemporaneamente, la mia visione di quella figura cambia in modo radicale. Non è più chi penso io.
Infatti, a essersi presentato è in realtà un ragazzo che indossa una maschera dall'aria piuttosto cupa.
Lo scruto per alcuni momenti. Non mi aspettavo di incontrare persone nuove, specialmente qui e adesso. Ma la cosa che più suscita la mia curiosità, è che in lui percepisco qualcosa del mio amico che nessun altro ha.
《Ti presento il mio nuovo allievo. D'ora in avanti sarà lui a prendere il suo posto.》
Mi giro in cerca di spiegazioni, smettendo di fissare il misterioso ragazzo: 《Che significa questo? Dov'è?》 evidenzio l'ultima domanda. 《Che cosa gli hai fatto?》
Il suo sorriso non smette di allargarsi. 《Era troppo pericoloso tenerlo qui con noi, e troppo debole per sopportare l'intensità dei miei addestramenti. Credimi, l'ho fatto per il suo bene. Non è ancora pronto per maneggiare il Keyblade.》
《Non hai risposto a nessuna delle mie domande. Prima di tutto, dov'è?》 insisto, stringendo pugni e denti. Il mio atteggiamento sembra annoiarlo, ma non sta dando troppo peso alla faccenda. Sarà perché si aspettava una reazione simile da parte mia.
《È in un luogo sicuro, adesso, e dormirà per molto tempo.》 ribadisce, voltandosi verso la direzione opposta alla mia e quella del ragazzo mascherato. 《Ora, suppongo che dovrò andare. Fate conoscenza. E sbrigatevi a tornare, domani è un nuovo giorno e mi aspetto che siate in forma.》
Detto questo genera un sentiero oscuro, lo stesso che ho usato io per tornare qui, per andarsene e lasciarci soli.
Fisso per degli istanti il giovane, la cui espressione facciale era illeggibile per via della sua maschera. Quindi mi rigiro subito verso l'anziano, allungando le braccia a lato le cui mani vengono ricoperte d'oscurità, causando la comparsa di non uno, ma bensì due Keyblade.
《Ormai ti conosco, e so che non me la racconti giusta. Perciò dimmi la verità!》
L'anziano osserva compiaciuto il modo in cui sto iniziando a scaldarmi, e malgrado questo mi ignora, proseguendo il suo cammino.
Non permetterò che se ne vada via così. Non finché non mi avrà detto dove lo ha portato, e cosa gli ha fatto mentre ero via.
《Te l'ho già detto. Obbedisci, ora, e non farmi ripetere un'altra volta.》
《Non ci penso neanche!》 grido, correndogli incontro coi miei Keyblade con tutta l'intenzione di fargli sputare il rospo.
Un violento suono metallico echeggia lungo la landa desertica, provocando l'innalzamento del doppio dei cumuli di polvere del normale.
   
 
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