Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Morgana89Black    30/08/2018    1 recensioni
E se Lily Potter avesse avuto un secondo figlio, poi dato in adozione?
Dal capitolo 2:
"Ti lascio queste poche parole, nella speranza che quando le leggerai non mi odierai per essere stata codarda e non aver avuto la forza di tenerti con me. Purtroppo temo che non vivrò comunque abbastanza per vederti raggiungere i tuoi undici anni, il perché forse un giorno lo scoprirai da sola, per ora ti basti sapere che io e tuo padre siamo una strega ed un mago".
Dal capitolo 22:
“Draco... Draco... svegliati”. Le ci vollero diversi minuti per convincere il ragazzo ad aprire gli occhi ed inizialmente lui parve non notarla neanche mentre sbatteva ripetutamente le palpebre nella vana speranza di comprendere cosa fosse successo.
“Nana...”, la ragazza sorrise della sua voce impastata dal sonno. Era quasi dolce in quel momento e sicuramente molto diverso dal solito Malfoy, “è successo qualcos'altro?”. Parve svegliarsi di colpo, al sentore che doveva essere accaduto qualcosa di grave se lei lo svegliava nel pieno della notte.
Dal capitolo 25:
Prima che attraversasse l'uscio per scomparire alla sua vista, udì poche parole, ma sufficienti a gelargli il sangue nelle vene, “lei è un mangiamorte”.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry, Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La prova è la collana.

 

24 febbraio 1995

 

Il tempo si susseguiva veloce per gli studenti della scuola di magia. Le giornate erano scandite dalle lezioni e dai pasti. L'una simile all'altra, abitudinarie e ripetitive.

Morgana era riuscita ad evitare, per quanto possibile, Draco Malfoy, eppure non poteva impedire al proprio sguardo di dirigersi, ogni giorno, verso il tavolo del ragazzo, alla ricerca dei suoi occhi di ghiaccio. Incontrare i suoi occhi, seppur pieni di odio e di rancore, la faceva sentire stranamente tranquilla, come il ritorno a casa, seppur una casa in cui non si era mai sentita accettata.

Aveva ormai accetta i suoi sentimenti per lui e deciso, senza porsi troppe domande, di rinchiuderli nel proprio cuore e fingere che non esistessero. Certo non era facile, ma la possibilità di venir ferita ancora più a fondo era troppo forte e troppo presente per non spingerla a rimanere lontana da lui.

Aveva evitato anche Cedric Diggory, seppur per altri motivi. Non voleva vedere il tassorosso, ma non poteva purtroppo evitare di incrociarlo nei corridoi della scuola. Le sue labbra calde e prepotenti ancora premevano sulle sue labbra se chiudeva gli occhi. Quel bacio rubatole non le era piaciuto e non voleva dover affrontare di nuovo il ragazzo.

Tutti questi pensieri affollavano la sua mente quella sera, o forse sarebbe stato più corretto dire mattina, visto che era da poco passata la mezzanotte, mentre sostava, al fianco di Hermione Granger e di una ragazzina bionda sconosciuta, nell'ufficio del preside Silente, sotto lo sguardo attento del professor Piton.

“Avete capito bene?”, la voce del preside aveva pervaso l'aria, monotona e senza inflessione alcuna, per diversi minuti e lei non aveva ascoltato neanche una sillaba di quel suo lungo discorso. Quindi no. Non aveva capito nulla, ma non poteva di certo ammetterlo.

“Vi addormenterete qui in quest'ufficio e vi sveglierete al termine della prova. Non avrete nessun ricordo delle ore trascorse nel lago e non vi accadrà nulla. Avete la nostra parola”, a parlare era stato Severus Piton, con una nota quasi paterna nella voce che non era sfuggita a nessuno ed aveva provocato degli sguardi piuttosto scettici fra gli studenti ed i professori presenti.

Lui sapeva che non aveva ascoltato una sola parola ed aveva voluto rassicurarla. Gli sorrise furtiva, sperando che nessuno notasse quel suo sguardo rivolto all'uomo.

Aveva capito che era là perché per suo fratello era piuttosto importante, e non seppe davvero se ringraziarlo o meno di tanto affetto, ma decise di soprassedere per il momento.

“Perfetto. Ora che abbiamo chiarito che non correte alcun pericolo, credo sia il caso di assicurarci che neanche i vostri beni preziosi non vengano distrutti o perduti. Vi chiedo, pertanto, di togliere qualsiasi gioiello o altro oggetto di valore che avete addosso e lasciarlo in custodia al professor Piton”, la smorfia dell'uomo a queste parole fu impagabile e Morgana dovette far leva su tutto il proprio autocontrollo per non ridere di gusto, “che ve li restituirà al termine della prova”.

Morgana non si mosse. Non disponeva di alcun oggetto di valore. Aveva tolto il braccialetto donatole da Draco qualche giorno prima, perché era troppo doloroso continuare ad averlo al polso e rammentare l'odio nei suoi occhi durante il loro ultimo incontro da soli. Solo dopo che vide Hermione sfilarsi una fine catenina d'oro dal collo, si ricordò d'indossare ancora il monile donatole dalla madre per i suoi undici anni. Non l'aveva mai tolto da allora, perciò fu con mani quasi tremanti che slaccio la chiusura dell'oggetto per poterlo consegnare al professore.

Troppo concentrata sulla collana e sul significato che aveva per lei, non si accorse del lampo indecifrabile comparso negli occhi dell'uomo, se lo avesse visto, probabilmente sarebbero sorte spontanee delle domande nella sua mante. Non vide neanche lo sguardo con cui lui la osservava mentre, ritornata al proprio posto, veniva fatta addormentare insieme agli altri “tesori” dal Preside.

“Bene. Ora possiamo portare i ragazzi nel Lago Nero, ed attendere ansiosi domani, quando si risveglieranno sorretti dal rispettivo campione”, solo in quel momento Albus Silente volse lo sguardo verso i professori della sua scuola e colse l'aria preoccupata sul viso di Minerva McGranitt. Seguendo lo sguardo della donna non gli fu difficile comprendere il motivo di tale ansia. Severus Piton sostava nella medesima posizione in cui lo aveva lasciato diversi minuti prima, con la mano ancora aperta su uno dei monili consegnato dagli studenti e con la pelle, già solitamente bianca, cerea come quella d'un cadavere.

“Severus...”, la sua voce dolce parve riscuotere l'uomo dal proprio torpore e riportarlo alla realtà.

Non ebbe il tempo di comprendere il perché di quello strano comportamento, che l'uomo ebbe ricomposto la sua solita aria austera ed impassibile e già stava dirigendosi verso la porta, con gli studenti che lo seguivano fluttuando leggeri come l'aria, su barelle invisibili.

*

La mattina seguente tutta la scuola era in fermento. La seconda prova del Torneo Tremaghi si sarebbe svolta a minuti ed ormai non era più un segreto che lo scenario della sfida fra scuola sarebbe stato il Lago Nero.

Gli studenti ascoltarono in religioso silenzio la spiegazione di come si sarebbe svolta la prova e di cosa (o meglio chi) avrebbero trovato i quattro campioni ad attenderli in fondo alle acque acquitrinose del lago.

Harry ebbe un tuffo al cuore quando comprese che aveva un'ora sola per salvare la propria sorellina dalle grinfie delle sirene. L'aveva appena ritrovata e già rischiava di perderla. Non fu certo con animo tranquillo che si accinse ad immergersi nelle acque gelide in quella mattina di tardo febbraio.

L'acqua lo accolse come una vecchia amica non appena l'effetto dell'alga branchia iniziò a farsi sentire e l'euforia di sentirsi un tutt'uno con l'elemento che meno aveva amato sino a quel giorno, gli fece dimenticare tutta l'ansia ed il timore provato in precedenza.

Ansia e timore che, al contrario, Severus Piton non riusciva a scacciare dal proprio animo, ormai dalla notte appena trascorsa. Nulla appariva dai suoi occhi o dalla postura del suo corpo, eppure dentro di lui vi era un turbinio di emozioni che non pensava di poter provare nuovamente.

Non poteva negare che la vista di quella collana lo aveva sconvolto, ma ciò che più di tutto lo aveva turbato era non riuscire a comprendere come quella ragazzina ne fosse venuta in possesso. La teneva nella tasca del proprio mantello dalla sera precedente. Non aveva dormito, non si era cambiato e, soprattutto, non aveva smesso neanche per un secondo di stringere convulsamente le dita della propria mano destra (quella che non gli serviva per utilizzare la propria bacchetta) da quel ciondolo. In qualche modo perverso sentire il gelido acciaio contro le proprie dita, sembrava ancorarlo alla realtà ed aiutarlo a mantenere la propria maschera.

Il tempo, per coloro che aspettavano sugli spalti, parve trascorrere lentamente, quasi si fosse cristallizzato ed attendesse che uno dei campioni rifiorisse dall'acqua per ricominciare a scorrere. L'unica cosa che smentiva tale sensazione era il lieve ticchettio dell'orologio che scandiva la durata della prova: dieci minuti, tic toc, trenta minuti, tic tac, cinquanta minuti...

L'ora era quasi volta al termine ed ancora nessuno dei ragazzi era tornato in superficie. Più di una persona parve impaziente e nervosa sugli spalti. Severus ancora stringeva il monile consegnatogli da Morgana, Ginevra e Luna fissavano impietrite le acque, seppur consapevoli che i professori non avrebbero mai messo veramente in pericolo degli studenti, non potevano evitare al nervosismo di sopraffarle.

Persino fra gli studenti di serpeverde vi era qualcuno che, apparentemente impassibile, in realtà era invaso da sentimenti che non avrebbe mai ammesso neanche sotto maledizione cruciatus.

“Smettila. Non ti sopporto più”, lo sbuffò stanco di Theodore Nott distolse Draco Malfoy dalla superficie del lago, “ti conosco troppo bene per non capire che sei nervoso”.

“Non sono affatto nervoso”, l'eccitazione ed il chiacchiericcio generale coprivano il loro discorso, rassicurando entrambi in merito al fatto che non sarebbero stati uditi.

“Senti... Draco... io...”, si conoscevano da una vita, forse da quando erano ancora entrambi due neonati in culla, avevano avuto alti e bassi, battibecchi, litigi seri, ma Theo sapeva che quella ferita sarebbe stata più difficile da rimarginare, e sapeva di aver atteso troppo per discutere dell'argomento. Aveva ormai compreso che lui sapeva. Non era a conoscenza di come ciò fosse accaduto, ma lui sapeva.

“Lascia perdere. Sprechi fiato”, con lui Draco non poteva fingere, non aveva senso. Sapeva benissimo che lui conosceva il motivo del suo litigio con Morgana e, ad esser sincero, era stanco di fingere che andasse tutto per il meglio.

“Non lo farò un'altra volta, ma lascia che ti chieda scusa”, aveva raccolto molto del suo coraggio e nascosto gran parte del suo orgoglio per pronunciare quelle parole, “mi dispiace davvero per quello che è accaduto l'estate scorsa. Non era mia intenzione ferirti... e non era neanche intenzione di...”.

“Non mi hai affatto ferito”, il tono duro dell'amico nascondeva la falsità di quell'affermazione, ma non era sufficiente ad ingannare Theo, “non vedo cosa potrebbe mai importarmi di quello che è accaduto. Certo i tuoi gusti sono notevolmente peggiorati”. Voleva essere una provocazione o forse solo uno sfogo rivolto a chi non poteva rispondere perché assente.

“Non sono i miei gusti ad essere in discussione qui”, con quella frase era riuscito a far volta l'amico ed ora si stavano fissando negli occhi, consapevoli entrambi che il muro di cemento che sorreggeva le proprie maschere stava crollando inesorabilmente al suolo. “Non mentire. Non a me, Draco. Non ti giudicherei”.

L'altro a quelle parole non poté che abbassare lo sguardo verso il lago, anche solo per poter evitare il peso di quegli occhi nocciola puntati nei propri. Non voleva mentire ad un amico, ma la verità era che per non farlo avrebbe dovuto smettere di nascondere la verità a se stesso.

Fortunatamente il primo campione decise di riaffiorare dall'acqua proprio in quel momento. Fluer Delacour, purtroppo, dovette ritirarsi dalla prova, poiché era stata bloccata da uno sciame di Avvincini particolarmente aggressivo.

Qualche minuto dopo risalirono in superficie prima Cedric Diggory, e subito dopo Viktor Krum, il cercatore bulgaro, ognuno con il proprio ostaggio. Mancavano solo Harry Potter e Morgana ed il passare dei minuti, portava ad un crescendo dell'ansia fra gli spalti.

Quando i due ragazzi, accompagnati ad una bambina bionda, riaffiorarono dalla superficie del lago, diverse persone poterono sospirare di sollievo, e tornare a fingere di non essere affatto interessati alla sorte dei tre, ed in particolare della ragazza.

*

Morgana vagava nel castello, senza decidersi a dirigersi verso il proprio dormitorio, era ormai vicino il coprifuoco, ma sentiva ancora di essere sommersa dalle emozioni della giornata. Era stato tutto molto frenetico, l'uscita dall'acqua, le cure di Madama Chip, la decisione sui punti da attribuire ad ogni campione ed infine i festeggiamenti con le amiche ed il fratello, nella sala comune dei griffondoro.

Era uscita dalla torre da quasi un'ora, stanca di tutto quel vociare e di tutti quei colori accesi e brillanti. Eppure ancora non riusciva a tornare verso i propri alloggi e vagava, senza meta, per i corridoi.

Aveva ancora in mente gli occhi di Draco, che la guardavano poco dopo essere uscita dall'acqua.

 

La coperta che le aveva passato Madama Chip le infondeva un dolce calore sul corpo ancora umido. Non si sarebbe sorpresa se avesse scoperto che era impregnata di qualche strana magia.

Attendeva di avere l'autorizzazione della donna a tornare al castello, quando i suoi occhi avevano incrociato quelli grigi che popolavano i suoi sogni, o meglio i suoi incubi, ormai da diversi mesi. Non si erano detti nulla, d'altronde lui era troppo distante e non sembrava intenzionato ad avvicinarsi, ma le era parso di leggere sollievo nelle iridi di lui, e, forse, si era illusa che quello sguardo potesse significare che, almeno in parte, lui l'aveva perdonata.

 

“Non dovrebbe essere qui, signorina Belmont”, l'aveva vista da lontano e non aveva potuto evitare di avvicinarla e di parlarle.

“Mi dispiace professore, stavo tornando verso i miei dormitori”.

“Strano, mi era parso lei stesse andando nella direzione contraria agli alloggi dei Corvonero. Ha per caso cambiato casa?”, non voleva sembrare così acido, ma il nervosismo lo rendeva ancor più intrattabile, “in ogni caso non intendo punirla, ma mi assicurerò che lei raggiunga la torre giusta in breve tempo”.

Percorsero i corridoi in silenzio, incapaci di parlare ed intavolare una qualsiasi conversazione. Non avevano più trascorso del tempo insieme e da soli da quel pomeriggio ad Hogsmeade ed ancora la conversazione avuta quel giorno sembrava aleggiare tra loro.

“Prima che raggiunga il suo dormitorio, credo di doverle restituire questa”, le porse la collana con il ciondolo a forma di uroboro, “è un monile piuttosto interessante”. Non aveva avuto il coraggio di dire altro.

“Me lo ha regalato mia madre”, lo sguardo sconcertato dell'uomo doveva essere evidente, perché la ragazza continuò la sua spiegazione, “lo ha lasciato ad una suora del convento in cui sono cresciuta ed in una lettera mi ha spiegato che era un dono per me e che mi avrebbe ricordato la mia famiglia”.

A quell'ultima parola gli occhi dell'uomo s'incupirono in modo strano, “la sua famiglia?”, la sua domanda parve stupida persino alle proprie orecchie.

“Così diceva nella lettera... immagino che appartenesse a mia madre. Forse era un cimelio di famiglia. Non saprei”.

Lui sapeva che quello era un cimelio di famiglia, ma non certo della famiglia di Lily Evans. Si trattava di un monile magico piuttosto antico.


 

***

 

Grazie a tutti coloro che leggeranno e che vorranno commentare, lasciandomi un loro parere sulla storia.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Morgana89Black