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Autore: GoldSaints    10/07/2009    19 recensioni
Una fanciulla che è la reincarnazione di una potente divinità. Un Gold Saint che viene a darle la sua protezione. Una storia che nasce come un sogno e, si sa, i sogni son desideri.
Genere: Commedia, Parodia, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Capricorn Shura, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Milo di Scorpio (LeFleurDuMal) e Aphrodite dei Pesci (Kijomi
presentano


Roxanne
I'll Be Your Mary Sue



Dedicato a tutte le Mary Sue dell'Efp della sezione Saint Seiya. Vi amiamo.
E dedicato al nostro Camus di Aquarius (Ren_chan) che oggi va al mare e ci mancherà. E al nostro Hadessama (Shinji) che da oggi è finalmente in vacanza! *C* Bravissimo!
***
Veniteci a trovare: Gold Insanity




ROXANNE:
Roxanne chiuse il manga con un sospiro.
Lei era la reincarnazione di Efesto, ma lo avrebbe scoperto solo a fine fanfic. In quel momento guardò fuori dalla finestra della sua cameretta con aria sognante, pensando che sarebbe stato davvero bellissimo se i Saint di Athena fossero esistiti davvero e uno di loro, ma anche tutti e dodici, volendo, fossero venuti a salvarla dalla sua grigia quotidianità.
…se poi volevano venire anche tutti e ottantotto, che male poteva esserci?
Accarezzò con la mano la copertina del volumetto appoggiata sulle coperte rosa. Il volto del cavaliere di Dragone la guardava di rimando con lo sguardo fiero.
Fu in quel momento che sentì quella voce:
Madre de Dios!”
Roxanne sbatté le palpebre.
Chi parlava in spagnolo in casa sua? Non poteva esserci nessuno, dal momento che la villetta era  deserta, da quando i genitori erano morti in un incidente stradale: era successo prima che lei scoprisse che erano dei maghi, e lei… ma questo è un altro fandom.
Si girò di scatto verso la finestra da cui proveniva il tenue bagliore lunare, annichilito dall’inquinamento luminoso del pub di fronte.
Qualcuno stava cercando di entrare.
Roxanne si illuminò. Guardò il manga sulle coperte.
Ma forse… e poi quelle parole in spagnolo…
Ci mise poco a fare due più due: il Cavaliere d’Oro della Decima Casa era di certo lì per lei. Si riassettò i capelli in fretta, si schiarì la voce e si mise ad aspettarlo accavallando voluttuosamente le gambe: del resto lei si chiamava Roxanne e sarebbe stata di certo, più di chiunque altra, la Mary Sue perfetta per Capricorn.
Le tende si mossero e qualcuno si spinse all’interno della stanza.
Ma non era Shura.
Era uno degli ubriaconi del bar di sotto.
“No…” disse lei sconsolata.
Lui si fece avanti con un ghignaccio, spostandola, deciso a rubarle l’argenteria per andarsi a fare un’altra bevuta.
“Ehi” disse Roxanne, affranta: non cercava nemmeno di metterle le mani addosso? Ma che razza di cafone!
L’ubriacone stava per protestare, ma venne spalmato a terra da un lampo di luce dorata.

SHURA:
Era giunto in Sicilia, alle falde dell’Etna dalla Grecia, in un lampo grazie al Settimo Senso.
Aveva trovato la ragazza grazie al Sesto.
E per non utilizzare oltre il Cosmo, si era messo volenteroso a scassinare la finestra.
Madre de Dios!” imprecò quando si schiacciò un dito tra le imposte. Entrare di soppiatto nelle abitazioni dei civili era una competenza ancora non richiesta a un Cavaliere d’Athena.
Si era scostato stringendo i denti e un ubriacone puzzolente gli era passato davanti.
“Grazie Capo! A buon rendere!”
Cosa? Pensò Shura. Il tempo di placare il dolore e lo aveva inseguito, prima che gli mandasse a monte la missione. Sarebbe bastato un solo segno di violenza per risvegliare Efesto e Capricorn doveva evitarlo ad ogni costo.
Tramortì l’alzagomito con una bordata di Cosmo e si trovò davanti la fanciulla: lei sgranò gli occhioni acquamarina, il visetto alabastrino incorniciato da lunghissimi capelli boccolosi color dell’ala di corvo che le giungevano fino alle chiappe.
Chiappe sode da Mary Sue.

ROXANNE:
Sgranò gli occhioni acquamarina, il visetto alabastrino incorniciato da lunghissimi capelli boccolosi color dell’ala di corvo che le giungevano fino alle chiappe.
Chiappe sode da Mary Sue.
"Oh, Shura!” miagolò “sapevo che saresti giunto a salvarmi!”
“Madre de Dios” ribadì Shura, ma si costrinse a farle un sorriso. Un sorriso che riuscì estremamente caldo, latino e sensuale.
“Oh, SHURA!” lei era estasiata. “Adesso mi porterai via con te, vero? Faremo tutte le cose che ho sempre sognato, vero? Andremo ad abitare al Santuario, faremo tante feste in casa di Aldebaran – ho sentito dire che è un ottimo cuoco – Milo e Kanon faranno lo spogliarello sulle sacre pietre del tempio – ma io non li guarderò… beh, non tanto, perché avrò occhi solo per te, Shura, e poi Milo è un maniaco, il peggiore, mica come questo qui” e giù una pedata all’ubriacone svenuto “e tu dovrai difendermi e vi picchierete nell’arena e io vi fermerò piangendo perché ci deve pur essere qualcuno che difenda la pace e si occupi di voi, mica come quella troietta con i capelli lilla che vi ritrovate per dea, poi diventerò la confidente di Muino Puccino Carino e andrò dall’estetista con Aphrodite e spiegherò le parabole buddhiste a Shaka che secondo me non le ha mica capite tanto bene, sai che ho comprato il libro Piccole Perle di Saggezza che ha scritto un monaco tibetano? Secondo me Shaka non l’ha mica letto! E Doko e Shion non li voglio conoscere, tanto sono vecchi, e neanche Cancer, ma ti sembra che uno possa chiamarsi Maschera di Morte e far del male al povero Shiryu che te gli hai regalato l’Excalibur, quindi è un bravo ragazzo. Aioros poi è vivo? Saga è ancora schizzato? Aioria ha davvero fatto fuori i Titani tutto da solo? Camus è un ghiacciolo, ma io saprò scioglierlo e diventeremo amici! Non trovi che Marin e Shaina siano due rompipalle? Comunque ci sposeremo, tu vivrai alla Decima e io alla Tredicesima e avremo tanti bambini e anche qualche gatto! Yay!” Saltellò.
Passo qualche secondo di silenzio gelido. Poi, Shura fece un movimento del polso, un movimento molto, molto sexy, e le offrì una rosa scarlatta.
“Per te”.
“OH SHURA!” strillò lei, afferrò la rosa e la portò al viso annusandone il delicato profumo, estasiata. E cadde a terra svenuta.
Shura sorrise.

SHURA:
Era fatta.
Più semplice di quanto avesse creduto.
La rosa era stata uno stratagemma geniale. Ricordava perfettamente le parole di Aphrodite.
“Shura, ascoltami bene: qualunque cosa accada non portarla al Tempio. Mai. Mai portare al Santuario le Mary Sue, non hai idea di cosa possano fare”.
Que?” aveva domandato lui.
Que!? BALLANO nei Templi. Calpestano le rose, cercano di penetrare nelle riunioni private dei Gold Saint e, soprattutto, non entra loro in testa che sono incredibilmente, esondantemente, irrimediabilmente gay. …ma diamine, Shura, non vai mai sull’EFP?”
“L’EFP? È forse un qualche anatema antico?”
“Sì, più o meno. Lascia perdere. Non ho idea di come ti sbarazzerai di lei, ma sai il fatto tuo. Se ti trovi in difficoltà, dalle questa: la tramortirà e avrai guadagnato tempo”.
E Capricorn si era trovato in difficoltà. La rosa di Aphrodite - che non era mai stato da un estetista perché, semplicemente, non ne aveva alcun bisogno - si era rivelata provvidenziale.
Si fece su di lei e alzò il braccio caricando Excalibur.
“Non devi ucciderla” si era raccomandato il Pontefice “a meno che non miri a mettere le sue unghiette su Mu, intesi?” Shion era molto protettivo nei confronti del suo allievo. “O su Doko”, precisò, che era protettivo anche con l’amante.
Shura aveva annuito, che tanto Doko non lo puntava mai nessuna: il Roshi era basso.
Il punto, però, era che tutte le cose che la ragazza aveva detto su Athena e i compagni gli avevano fatto girare le palle.
Il braccio in cui risiedeva Excalibur, carico di Cosmo, però, richiamò il bagliore sopito nel corpo della fanciulla.
Merda, pensò Shura, abbassando subito la mano. C’era mancato poco. L’atto di violenza avrebbe risvegliato Efesto. Non poteva fare niente.
In quell’attimo di ineluttabilità, Roxanne aprì gli occhi.

 ROXANNE:
“Oh, Shura!” Roxanne si svegliò con la sua battuta standard sulle labbra “Devo essere svenuta. Mi accompagni a prendere un tè?” domandò cortesemente. Dopotutto era l’attività abituale dei cavalieri a riposo.
Shura poté solo sospirare – e Roxanne credette fosse un sospiro d’amore – e  portarla in cucina.
“Faccio io,” disse lui, che era pur sempre un Cavaliere.
“Ma no, faccio io!” trillò lei.
“Guarda che sei appena svenuta” Shura diede prova di una faccia di bronzo encomiabile.
“Ma tu sei mio ospite!”
“Guarda ho già visto dove sono le cose…” la interruppe allungando il braccio verso il barattolo dello zucchero.
“Ma che pessima padrona di casa, sarei!”
Roxanne, che già sentiva il dolce avvampare dell’amore e voleva essere una Mary Sue con tutte le carte in regola, balzò verso la credenza, aprì l’anta con tutta la forza di un corpo di fanciulla innamorata che ospitava un fabbro divino, e spiaccicò con precisione invidiabile la mano di Capricorn nello sportello. Excalibur era fuori uso.
MADRE DE DIOS!” fu il grido che attraversò la Sicilia fino all’Etna.
“Oh, Shura! Perdonami!” e gli prese la mano tra le sue.

SHURA:
Perdonami un corno, pensò.
Strinse i denti, che un Saint è abituato al dolore, però non è che ci sia proprio affezionato.
Non poté fare a meno di ripensare al modo in cui era stato incastrato.
La piccola Athena sedeva sul trono accanto al Pontefice Shion. Doko sorrideva a entrambi e palesemente era chiaro che non avrebbe mosso un muscolo per aiutarlo.
Shura si era ritrovato candidato alla missione ancor prima di poter dire  per intero Athena Exclamation. Non che potesse dirlo, comunque.
“Vacci tu, Shura” lo spinse amichevolmente avanti DeathMask “Che sei l’unico etero qui in mezzo”.
"Ehi” protestò Aioria, ma ebbe il buon senso di tacere, dal momento che non aveva nessuna voglia di misurarsi con Efesto formato ragazzina.
Era stato uno sciocco ad accettare, ma in quel momento l’espressione piena di orgoglio di Aioros e Saga lo avevano reso fiero. Il Sacerdote non aveva perso tempo e gli aveva consegnato il Sigillo di Athena, con cui avrebbe dovuto chiudere Efesto da qualche parte e liberare la ragazza.
E adesso si trovava con un’Excalibur da riparare.
Trattenne tra i denti una bestemmia ad Hades e si volse verso la ragazza.
Se la ritrovò con il viso a due centimetri dal suo.

ROXANNE:
“Oh, Shura… sono così maldestra… ma so io come farmi perdonare!” Roxanne frullò le ciglia, chiuse gli occhi e protese le labbra coralline verso il Cavaliere.

SHURA:
Capricorn saettò lo sguardo attorno. Il barattolo dello zucchero era perfetto, se ne rese conto. Pur nel dolore, riuscì ad elaborare un piano.
Se la violenza avrebbe risvegliato Efesto, ecco allora che quella diventava la strada da seguire. Prima che le labbra di lei si incollassero alle sue la colpì sulla fronte con una tazzina da caffè.
Fragile fronte di Mary Sue.
Per la seconda volta in dieci minuti, Roxanne finì a tappeto.
Il cosmo di Efesto brillò ferocemente, spandendosi nella stanza.
Ci fu un attimo di sospensione, in chi Shura bruciò il suo, fino ai limiti estremi della propria costellazione. Comprese il Cosmo della divinità, ancora non pienamente risvegliato. Lo guidò verso il barattolo dello zucchero, consapevole e amareggiato di stare giocando al Fabbro divino un tiro poco piacevole.
Pronunciò le parole rituali e sigillò il barattolo con il Sigillo di Athena, rapidissimo.
Era tutto finito.
Sospirò di sollievo.
Si chinò sulla ragazza, deciso a prenderla in braccio e a sistemarla sul letto, dove avrebbe potuto riposare. Era pur sempre un cavaliere.
Con ogni probabilità avrebbe creduto di avere sognato, complice il manga che stava leggendo.
Solo, quando si abbassò, nel sonno lei protese ancora le labbra.
“Oh, Shura…” mormorò languida.
Carramba!” esclamò lui, balzò all’indietro, sbattè la testa contro la lavagnetta con lista della spesa e bestemmiò silenziosamente mezzo Pantheon.
Aveva ragione Aphrodite, pensò. Queste Mary Sue sono pericolosissime.
Senza perdere altro tempo, strinse a sé il barattolo dello zucchero e fuggì da dove era entrato, usando tutti i sensi a propria disposizione per mettere più distanza possibile tra sé e l’Etna.
Il Santuario l’avrebbe accolto come un eroe.
Grazie, Shura.


   
 
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