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Autore: xAlisx    05/09/2018    0 recensioni
Louis ha problemi ad interagire con Ernest dopo essere stato tanto tempo via per lavoro. Harry gli dà una mano a risolvere la questione.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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when I'm down I need somebody to hold me.

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Louis è arrivato a Doncaster da due giorni e il clima in casa è esagitato. Mancano pochi giorni a Natale, quindi tutta la famiglia è impegnata a fare compere e a sistemare la casa per le feste. Louis nota come le sue sorelle e Dan siano una macchina ben oleata per quanto riguarda la gestione delle cose: si occupano a turno dei piccoli mentre pensano a quali regali devono ancora comprare e quali ingredienti mancano per la cena della Vigilia. Da quando sua madre non c'è più, tutti si supportano e aiutano, creando una stabilità compatta, soprattutto per non far pesare la situazione ai gemelli. Louis è orgoglioso e felice di tornare tra quelle mura così accoglienti dopo tanto tempo che ha passato lontano per lavoro. E non può fare a meno di sentirsi anche un po' colpevole per quell'assenza prolungata che l'ha tenuto distante quando la sua famiglia avrebbe avuto bisogno di lui. Nessuno gliel'ha mai fatto pesare, ma lui ogni tanto ci pensa e deve raccogliere tutto il suo coraggio per andare avanti.
La casa è stranamente nel silenzio quel pomeriggio. Fizzy, Daisy e Dan sono andati a comprare gli ultimi regali per i gemelli e in casa sono rimasti Louis, Phoebe e i più piccoli.
«Ehi, fratellino, ti va di giocare con me con le tue macchinine?» chiede Louis a un certo punto, con un gran sorriso.
Allunga una mano per accarezzare la guancia del fratello, ma lui si ritrae tra le braccia di Phoebe e sembra volerci scomparire dentro. Scuote la testa e si volta verso il televisore che sembra di gran lunga più interessante del gioco che gli ha proposto Louis.
Il ragazzo non ne se cruccia inizialmente, credendo che davvero il film che stanno trasmettendo sia più interessante di una gara con le macchinine.
L acosa diventa preoccupante quando, il giorno dopo, Ernest scappa in cucina da Fizzy quando si rende conto di essere rimasto da solo in salone con il fratello.
Louis è turbato, non capisce perché reagisca così ed è preoccupato di aver fatto qualcosa senza rendersene conto. Eppure, è sicuro di non averlo sgridato per nulla e di non aver nemmeno dato più attenzione a Doris piuttosto che a lui.
Quando spiega la questione a Dan, mentre stanno preparando il pranzo - beh, Dan sta preparando il pranzo, Louis sta solo guardando perché ai fornelli potrebbe essere davvero un pericolo! -, l'uomo scuote la testa.
«Mi dispiace che stia reagendo così, davvero non so cosa gli prenda. Prima che arrivassi chiedeva sempre di te, ora non so davvero perché non voglia parlarti. Vuoi che provi a chiedergli qualcosa?» domanda con fare premuroso.
Louis nota che ce la sta mettendo tutta per assumere la figura sia di padre che di madre: da quando Jay se n'è andata, lasciando un grande vuoto nella famiglia, Dan si è fatto in quattro per aiutare e sostenere tutti al meglio. Louis gli è grato per i suoi sforzi e non potrebbe essere più sicuro nell'affidare sue sorelle e suo fratello alle cure premurose di Dan.
Scuote la testa, perché questa questione con il suo fratellino deve risolverla lui. «Grazie, ma cercherò una soluzione da solo. Ti sto già facendo stressare tanto da quando la mamma se n'è andata.» sussurra, sentendo un nodo in gola.
Si sente in colpa per non essere sempre con la sua famiglia, ma loro sanno la necessità che ha di lavorare per farli sempre stare al meglio e anche il sorriso che Dan gli rivolge gli fa capire che non ce l'ha affatto con lui.
«Louis, sono qui per questo.» gli assicura, e Louis non può che sorridere e dargli una pacca amichevole sulla spalla.
***
Quando Louis ha detto a Dan che avrebbe trovato una soluzione per la questione di Ernest aveva tutte le intenzioni d'impegnarsi al massimo, ma quando il bambino ha rifiutato di nuovo di giocare con lui, il ragazzo non ha potuto fare a meno di sentirsi perso.
Ora è nella sua stanza, hanno appena finito di mangiare e lui non ha avuto voglia di restare in salone a guardare la tv. Si sente un po'un estraneo in quella famiglia organizzata e solida, come se da quando sua madre li ha lasciati, abbia portato via anche il posto di Louis in quel nucleo ben consolidato. Sa che è un pensiero stupido; che la sua famiglia lo amerà sempre, ma la freddezza di Ernest gli fa male e gli fa capire quanto si stia perdendo della crescita di suo fratello e delle sue sorelle.
Estrae il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e invia la chiamata. Sa che sentire la persona che ama gli farà sicuramente bene.
La voce bassa e roca di Harry risponde dopo il terzo squillo. «Pronto?»
Louis si maledice perché prima di chiamare non ha guardato l'orario e probabilmente l'avrà svegliato visto che a Los Angeles sono le otto del mattino. «Scusa, ti ho svegliato?» chiede dopo qualche minuto di silenzio dove sente il respiro pesante di Harry, probabilmente in procinto di riaddormentarsi.
«Sì, ma tanto mi sarei dovuto svegliare lo stesso tra poco.» fa l'altro, e Louis se lo immagina stropicciarsi gli occhi stanchi con la mano.
Vorrebbe potersi tuffare dentro il telefono e abbracciarlo perché Harry è adorabile appena sveglio. Harry, a dirla tutta, è adorabile sempre, sottolinea mentalmente Louis.
«Lou, ci sei ancora?» chiede lui, e poi sbadiglia.
«Sì ,scusa.» dice a quel punto Louis. «Come stai?» domanda poi.
Non si vedono da circa due settimane e si sono sentiti poco per via degli impegni del più piccolo che ha dovuto registrare interviste e partecipare a programmi. Le loro carriere li stanno allontanando spesso, ma loro fanno di tutto per ritagliarsi un po' di tempo da passare insieme. Si vedranno a Capodanno, ma in quel momento vorrebbero entrambi essere tra le braccia l'uno dell'altro.
«Tutto bene. Tra qualche ora ho l'aereo per Londra. Mia madre mi aspetta nel Cheshire per domani mattina.» racconta il più piccolo.
E poi fa una pausa, perché sa che Louis ha qualcosa, l'ha sentito nell'esatto istante in cui ha parlato. «Lou, tutto bene?» chiede allora, curioso e preoccupato al contempo.
«Ecco,» la voce di Louis è esitante, perché, dannazione!, Harry riesce sempre a capirlo anche solo attraverso il tono di voce.
È come se avesse un radar e sapesse esattamente quando qualcosa non va in Louis; quando ha dubbi o paure che ha bisogno di condividere. Il suo Harry lo conosce come nessuno e Louis non può che essergli grato per donargli un tale amore dolce e premuroso.
«si tratta di Ernest.» dice alla fine, dopo che Harry ha fatto un colpo di tosse davanti alla pausa troppo lunga di Louis. «Da quando sono tornato non mi rivolge la parola e non vuole giocare con me. Non vuole nemmeno stare nella stessa stanza se siamo solo io e lui e mi guarda come se fossi un mostro. Non so cosa fare, sto impazzendo!» confessa, in preda ad una crisi d'ansia in piena regola.
Harry capisce che la situazione è grave quando Louis sospira pesantemente, trattenendosi dal piangere, e vorrebbe stringerselo tra le braccia e dirgli che troverà una soluzione. Perché Louis è forte e coraggioso, lo è sempre stato ai suoi occhi, e supererà anche quella.
«Amore, cerca di stare calmo. Ernie ha tre anni e magari si deve solo riabituare a riaverti intorno.» dice con tono rassicurante. «Dagli tempo.»
Le parole del più piccolo sono come un balsamo per Louis, e davvero, non sa come farebbe se non avesse Harry che lo supporta e aiuta costantemente.
Vorrebbe più di ogni altra cosa dirgli quanto desidera con tutto sé stesso la sua compagnia, non solo per la questione di Ernest, ma anche per passare insieme il suo compleanno e Natale. Ma sa di non potergli chiedere una cosa del genere, non quest'anno, dove la famiglia di Harry ha bisogno di lui per superare le feste, vista la scomparsa di Robin avvenuta di recente.
Harry si intrattiene un po' in quel silenzio che si è creato, capendo probabilmente quello che sta pensando Louis. Vorrebbero entrambi essere insieme, ma Harry non vuole deludere sua madre che ora più che mai ha bisogno di lui.
«Ti chiamo appena arrivo a casa e ovviamente per il tuo compleanno.» informa quindi, mantenendo un certo controllo.
«Attenderò con impazienza la tua chiamata, allora.» fa Louis, risvegliandolo dai suoi pensieri. «E scusa per averti svegliato.» aggiunge, grattandosi la nuca.
Harry ride. «Tranquillo. Ci sentiamo, amore.» lo saluta.
Chiudono la chiamata quasi nello stesso momento e Louis ha di nuovo addosso, come se un uragano si fosse imbattuto su di lui, una gran paura di raggiungere la sua famiglia al piano inferiore.
***
Quando Harry ha spiegato la questione a sua madre, Anne è stata categorica:"Devi andare da lui!". Anne è come una mamma per Louis e non lascerebbe mai suo figlio da solo in una situazione tanto spigolosa. Sa che Louis sa cavarsela da solo, ma sa anche che con Harry è meglio e allora preferisce privarsene lei piuttosto di dividerli. Tanto non sarà comunque sola per le feste, quindi non c'è motivo per cui il figlio non vada a stare dalla famiglia del suo fidanzato.
Harry pensa, e l'ha sempre pensato, che sua madre sia una forza della natura e che non potrebbe ringraziarla mai abbastanza per tutto quello che ha sempre fatto per lui.
Quindi ora Harry si trova in macchina, ha appena salutato sua madre e sua sorella che l'hanno tranquillizzato fino allo stremo che se la sarebbero cavata alla grande, e sta guidando verso Doncaster. Gli sembra di guidare da anni; di rimbalzare come una pallina dei flipper su e giù per l'Inghilterra, ma sa che ne varrà la pena non appena vedrà il viso sorpreso di Louis.
Parcheggia nel vialetto della villa dopo due ore di viaggio e si accinge a scaricare la macchina. Il freddo gli entra nelle ossa mentre fa la strada che lo separa dalla porta d'ingresso di casa Tomlinson-Deakincon bustoni di regali e altre cose che ha portato per tutta la famiglia. Quando bussa, finalmente, si sente incredibilmente stanco, come se la stanchezza gli fosse piombata addosso tutta in una volta.
Ma tutto passa non appena incrocia lo sguardo di Louis.
«Harry?» fa, e il suo viso è un misto di stupore e meraviglia, ed Harry vorrebbe baciarlo seduta stante, ma è impacciato dalle buste e borse e Louis non accenna a muoversi.
«Amore, una mano?» gli chiede allora, porgendogli qualche busta.
«Oh, sì, giusto.» Louis si scongela da quello stato di trance in cui era entrato e alleggerisce il più piccolo, facendogli poi spazio per entrare in casa.
«Sorpresa!» esclama felice Harry, posando le buste per terra e aprendo le braccia con fare teatrale.
Louis ci si butta letteralmente dentro, quasi facendo capitolare entrambi, immerge il viso nell'incavo del suo collo e annusa quel profumo che tanto gli piace.
«Saresti dovuto restare con tua madre.» riesce a dire, anche se la gioia che ha nella voce è tutto fuorché contrariata dalla sua presenza.
Non può credere di potersi stringere a lui dopo due settimane, così, senza preavviso. E vorrebbe urlare di gioia, perché il suo compagno è lì per lui; è andato ad aiutarlo nel momento del bisogno. Louis non ha mai avuto dubbi sul sostegno di Harry, ma poterne godere è sempre un toccasana.
«Lo sai com'è lei, pensa sempre prima agli altri e mi ha praticamente ordinato di venire qui.» spiega Harry, con un'alzata di spalle.
Louis si annota mentalmente di fare un enorme regalo a sua suocera. «Tua madre è un angelo.» sussurra, pensando a quanto debba a quella donna e a quanto le voglia bene come se fosse sua madre.
È sempre stato così tra le loro famiglie: si sono sempre dati amore incondizionato, creando un clima di famiglia allargata che si supporta e aiuta in ogni situazione. Harry e Louis sono sempre stati fortunati ad avere il sostegno delle loro madri, che li hanno appoggiati quando erano poco più che ragazzini e che hanno visto crescere la loro storia d'amore dando loro consigli e affetto.
«Sì, lei è un angelo, ma io ho guidato tutto il giorno e credo di meritare un po' di credito.» dice Harry, tirando fuori il broncio come un bambino.
Louis ride davanti a tanta dolcezza. «Oh, povero il mio piccolo, sono davvero un ingrato.» sta al gioco, e a quel punto gli da un bacio in quel labbro tirato in avanti che fa sembrare Harry un cucciolo.
Ma a lui non basta, e si tuffa nelle labbra di Louis approfondendo quel bacio con infinita passione. Essere di nuovo insieme è come respirare aria fresca dopo tanti giorni di pioggia. Il sapore di Louis è il più bello e dolce che Harry abbia mai assaggiato e vorrebbe averlo nelle sue labbra sempre. Louis, dal canto suo, preferirebbe non respirare mai più se potesse, solo per il gusto di avere la lingua di Harry che gioca con la sua in totale armonia.
Sono talmente presi da quel bacio che nemmeno si accorgono che qualcuno è arrivato nell'ingresso. «È Harry.» urla.
I due si separano, senza fiato, e guardano Daisy che è colei che ha comunicato a tutta la famiglia l'identità della persona che aveva suonato.
Raggiungono il salone mano nella mano dopo aver sistemato le buste e il borsone di Harry alla bene e meglio nell'ingresso. Sistemeranno tutto quando il più piccolo si sarà rilassato un po'.
«Oh, Harry, ciao. Ci fa piacere che tu sia qui.» dice Dan, alzandosi dal divano e andando a dare un abbraccio al diretto interessato.
Harry saluta tutti con baci e abbracci. I gemelli li saltano in braccio, felici di vederlo.
«Harry, Harry.» urla Ernest, e Louis lo vede sorridere come non aveva ancora fatto da quando era arrivato lui e si sente un po' geloso che Harry sortisca tale effetto nel suo fratellino.
«Cosa mi racconti, campione?» domanda il ragazzo, scompigliandogli i capelli ormai lunghi fino alle spalle.
Ernest lo guarda con i suoi occhioni azzurri, poi guarda Louis e si divincola dalla presa di Harry. «Nulla.» dice con voce sottile una volta per terra e poi scappa verso il divano tra le braccia del padre.
Dan fa un sospiro e Harry incrocia lo sguardo triste di Louis: vede la sua preoccupazione e se la sente anche un po' sua, perché il modo in cui Ernest ha reagito ha fatto male a lui, figurarsi a Louis. Gli stringe la mano e gli fa un sorriso incoraggiante.
***
Il giorno della Vigilia di Natale e del compleanno di Louis arrivano anche Lottie e Tommy. Ernest è entusiasta che ci sia Tommy e passatutto il tempo a giocare con lui. Louis è distratto da quel distacco per via della presenza di Harry: la sera prima l'hanno passata a coccolarsi ed Harry, stremato, ha dormito per la maggior parte del tempo. Ma averlo con lui da a Louis un sostegno e una calma che nessuno sa dargli.
Harry, dopo essersi riposato, ha chiamato sua madre e Louis si è sproloquiato in ringraziamenti infiniti e ha promesso di andare a trovarla al più presto.
Stanno preparando la merenda per tutti, lui ed Harry, ma Louis viene distratto da Ernest che ride sotto il solletico di Tommy e non può fare a meno di sospirare tristemente a quella vista.
«Fratellone, va tutto bene?» gli chiede Lottie, entrando in quel momento in cucina e notando il suo sguardo affranto.
Lui fa spallucce. «Ernest non mi parla.»
«Louis, non ti vede quasi mai. Quando ti vede in televisione o sul tablet sembri una persona dei suoi cartoni animati. Sembri troppo lontano e quando ti ha qui non riesce a capire che sei qui perché sei suo fratello.»
Le parole di Lottie sono come lame. Louis sente la colpa che gli fa venire i brividi e sudare freddo: il suo fratellino lo riconosce a malapena perché lui è sempre lontano. È solo uno dei tanti personaggi che vede alla tv e lo sente lontano, quasi un estraneo.Gli scappa un singhiozzo strozzato mentre si sforza con tutto sé stesso per non piangere.
«Lou, tesoro, vedrai che gli passerà.» cerca di consolarlo Harry, ma nota anche che è inutile perché Louis è intrappolato nel senso di colpa e non sente o vede nulla.
Se lo stringe addosso, come se fosse un bambino e lo culla mentre lui piange piano. Anche Lottie si unisce a quell'abbraccio e da un bacio sulla guancia al fratello.
«Louis, non è colpa tua. Tutti stiamo facendo quello che possiamo, non assumerti colpe che non hai.» gli sussurra, sincera.
Lui fa un grande sospiro, cercando di placare le lacrime. «Scusa.» dice, e le sue scuse sono un po' generali; per il suo sfogo, per aver bagnato la camicia di Harry, per aver pensato tante cose cattive di sé stesso.
Non accenna a staccarsi dall'abbraccio del compagno, ci si perde dentro invece e respira quel profumo che gli da un senso di benessere.
«Vedrai che andrà meglio.» dice Harry, dandogli un bacio a fior di labbra.
E Louis si sente un po' più fiducioso.
***
La situazione si scioglie un po' dopo cena. Tutta la famiglia si è riunita in salone per festeggiare Louis: gli hanno cantato la canzone del compleanno e mangiato la torta che le gemelle hanno preparato con l'aiuto di Dan e ora tutti sono pronti a dargli i regali.
«Ernie, ti andrebbe di dare il regalo di compleanno a Louis insieme a me?» propone Harry.
Il bambino, che è accoccolato al suo fianco nel divano, lo guarda con occhioni indecisi. Harry si specchia nelle iridi azzurre uguali aquelle di Louis e prova un'infinita tenerezza davanti a quello sguardo quasi timoroso. Ci mette un po' a decidere, e Louis sente il cuore battergli all'impazzata mentre attende la risposta. È grato ad Harry per il suo tentativo di farlo interagire con il fratellino, ma non se l'aspettava e sta sudando freddo perché proprio non ce la farebbe a riceve un altro rifiuto.
Alla fine, Ernest annuisce e si alza. Harry gli prende la manina e gli porge un pacco. Il bambino lo afferra, lo scuote curioso, facendo scaturire un sorriso generale, e poi guarda suo fratello come se fosse di nuovo indeciso sul da farsi.
«È per me quello?» chiede Louis, inchinandosi davanti a lui.
Ernest annuisce e glielo da. «È da parte di Harry, non mia.» precisa, ed Harry gli accarezza la guancia per la sua sincerità.
«Grazie per avermelo dato da parte di Harry, allora. Ti va di scartarlo con me?» domanda Louis con un gran sorriso.
Perché la voce del fratellino gli causa una forte dolcezza e vorrebbe che non ci fossero tali barriere tra loro per via della lontananza che li divide per la maggior parte del tempo.
«Io. Io voglio scartare con te!» si intromette Doris, saltellando per farsi notare da Louis.
Lottie la prende in braccio e le da un bacio sulla guancia. «Dopo lo aiuti tu, okay. Ora tocca ad Ernest.»
La bambina sembra pensarci e poi annuisce. Louis ringrazia Lottie con uno sguardo e poi riporta la sua attenzione a suo fratello e ad Harry, che nel frattempo si è inchinato accanto al più piccolo e ha iniziato ad accarezzargli la schiena con fare incoraggiante.
«Okay. Harry ci aiuta?» chiede Ernest, passando lo sguardo da Louis al diretto interessato.
Entrambi i ragazzi annuiscono e il bambino si apre in un sorriso luminoso che fa stringere il cuore di Louis di emozione.
I tre prendono il pacchetto e lo scartano, rivelando una felpa bianca Gucci con sopra dei motivi floreali. Louis sorride, perché è un regalo tipico del suo Harry, e guarda Ernest. «Ti piace? A me piace moltissimo.» dice, accarezzando la mano del compagno.
«Sì, è bella.» risponde Ernest, con convinzione.
Harry è contento che il regalo piaccia sia al bambino che al ricevente, ma soprattutto è più contento di essere riuscito a far parlare i due e a dare a Louis un piccolo momento di gioia con il fratello.
Passano un'altra mezz'ora tutti sul divano a chiacchierare, poi le gemelle, Fizzy, Dan e Doris vanno a letto. Quando Lottie dice ad Ernest che è l'ora della nanna, il bambino scuote la testa e si accuccia tra le braccia di Louis. Il ragazzo se lo ritrova addosso senza preavviso e potrebbe piangere di emozione.
«Mi puoi portare tu a letto?» domanda il bambino con occhioni supplichevoli.
Ovviamente, la risposta di Louis è più che affermativa, così Lottie e Tommy vanno nella loro stanza con la raccomandazione di non andare a letto troppo tardi.
«Non sei ancora stanco?» domanda Louis al fratellino.
Lui scuote la testa, ma intanto si sfrega gli occhi segno che in realtà sta crollando dal sonno. Harry sorride a vedere la scena e lascia un bacio tra i capelli biondi del bambino.
«Io vado a letto. Ci vediamo domani, Ernie, buonanotte.» saluta dolcemente.
Da un bacio a fior di labbra al compagno e li lascia soli. Perché capisce che quello è un momento solo loro e vuole che se lo godano ora che Ernest sembra aver abbassato le barriere. Li sente borbottare mentre sale le scale verso la stanza di Louis.
«Achoo,» Ernest fa una pausa e Louis vorrebbe che continuasse perché non riesce a reggere la tensione. «tu sei ancora mio fratello?»
La domanda fa perdere al maggiore qualche battito. I sensi di colpa diventano di nuovo una morsa, ma cerca di scacciarli perché non vuole mostrarsi debole o titubante davanti al bambino.
«Certo che sono tuo fratello. Lo sarò sempre.» afferma con convinzione, guardandolo negli occhi come per volergli trasmettere sicurezza dallo sguardo.
Ernest sembra pensarci un attimo. «Anche se te ne vai per tanto tempo, sei sempre mio fratello? E non mi lascerai mai?» chiede ancora, e sembra che voglia aggiungere qualcosa, ma ci ripensa.
Louis sa che sta pensando alla sua mamma che se n'è andata e l'ha lasciato solo. Sa anche che Ernest non è arrabbiato con lei, ma che è comunque un bambino di tre anni con dubbi e paure che lui non è riuscito ad attutire. Ora però deve essere chiaro e dare ad Ernest tutta la sicurezza possibile. Perché quel bambino non merita ancora di stare male, ma dovrebbe essere sempre spensierato e felice.
«Ernie, io sarò sempre tuo fratello anche se sono lontano. Lo so che non ci sono quasi mai, ma tu sei importante per me, come lo sono le nostre sorelle e Dan, e io vi penso sempre. Quindi, anche se non siamo vicini, ricordati che io ci sono, e puoi chiamarmi ogni volta che vuoi.» le sue parole fuoriescono senza freni e piene d'amore.
Ernest annuisce con un sorriso. E poi si fa di nuovo serio. «Anche la mamma è sempre con noi, vero?» chiede a quel punto, facendo tornare l'aria gelida di tensione.
«Sì, lei è qui anche ora. E ti vorrà sempre bene. Avrai sempre un angelo al tuo fianco, non dimenticarlo mai.» risponde Louis, affondando il naso nei suoi capelli per nascondere le lacrime.
Il bambino si passa una mano nel viso, stancamente.
«Che ne dici se ora andiamo a letto?» propone il fratello, prendendolo in braccio.
Ernest annuisce e mentre Louis sale le scale si appisola nella sua spalla. Lo deposita sul letto, dandogli un bacio sulla fronte. Si avvicina anche a Doris che dorme beata e da un bacio anche e lei. E poi sosta sulla soglia e guarda i suoi fratellini: si ripromette di farsi sentire più spesso e di non far mai sentire loro la sua assenza.
***
Quando entra nella sua stanza trova Harry disteso nel letto che legge un libro. È così bello entrare nella camera e trovarlo lì, spettinato, a petto nudo e bello come il sole.
«Grazie.» dice, mentre si avvicina al letto.
Sale sul materasso e si mette in ginocchio. Harry posa il libro nel comodino, conscio che Louis stia aspettando solo quello per abbandonarsi nel suo petto. E come immaginava, se lo ritrova sopra, il viso premuto all'altezza del cuore e una mano intrecciata alle dita della sua.
«Non devi ringraziarmi, Lou, io non ho fatto nulla.» risponde Harry, dandogli un bacio tra i capelli.
Louis alza il viso e lo guarda serio. «Tu fai sempre così tanto per me, Harry, devi smetterla di non prenderti alcun merito.» lo rimprovera, e quando il compagno arrossisce e sorride, sente che potrebbe morire di dolcezza.
Lo bacia all'angolo delle labbra, lì dove spunta la fossetta e intanto si mette a cavalcioni su di lui.
«Ora che ci penso,» fa Harry, accarezzandogli la schiena da sopra la maglietta della felpa. «non ti ho dato il mio regalo di compleanno.» continua, e davanti allo sguardo confuso di Louis aggiunge, «L'altro regalo di compleanno, amore.» e il suo tono e pieno di malizia e desiderio.
E Louis vorrebbe mangiarselo di baci e dargli tutto il piacere possibile per un tempo infinito. Unisce le loro labbra in un bacio bagnato, fatto di lingue e denti. Harry gli sfila la maglietta e lo accarezza ovunque. Sono investiti da una forte impazienza, mentre si spogliano e si sfiorano. E i gemiti riempono il silenzio della stanza. Louis si ritiene l'uomo più fortunato del mondo mentre è dentro Harry e lo vede lì, gli occhi chiusi e nel viso dipinto un piacere immenso.
«Buon compleanno, amore mio.» quello di Harry è appena un sussurro tra i sospiri, ma Louis lo sente e il cuore gli esplode di infinito amore.
Raggiungono l'apice insieme, pieni di loro, e vorrebbero restare così per altri mille giorni e amarsi intensamente in ogni momento.
***
Il mattino seguente, quando Harry si sveglia, Louis lo sta avvolgendo a sé, petto contro schiena, e lui respira l'odore di quella stanza che sa d'amore. Sono entrambi appiccicosi di sudore, ma a nessuno dei due importa minimamente ed Harry si stringe ancora di più a Louis, facendosi piccolo nella sua stretta.
«'giorno. E buon Natale.» mugugna il più grande, immergendo il naso nei capelli del compagno.
Tutto lì dentro sa di loro e Louis vorrebbe rimanere in quella bolla per tutta la giornata, rinchiuso in quella beatitudine che solo Harry gli sa dare.
«Buongiorno. E buon Natale anche a te, amore.» risponde lui, voltandosi nella stretta ancora salda dell'altro.
I loro sguardi s'incrociano ed entrambi non possono fare a meno di sorridersi.
«In due giorni sei riuscito a cambiare completamente il mio umore. Ti amo.» sussurra Louis, baciandogli il naso.
Harry ride e chiude gli occhi a quel tocco gentile. «Ne sono contento.» mugugna, mentre il sonno sembra volerlo intrappolare di nuovo.
Hai muscoli tutti intorpiditi e si sente stanco come se avesse combattuto una battaglia. Beh, più o meno è quello che è successo la sera prima, nella lotta d'amore che hanno fatto lui e Louis tra le lenzuola.
Sorride e Louis lo nota. «Cosa c'è di divertente?» domanda curioso.
Harry scuote la testa. «Nulla.» fa una pausa e arrossisce un po' prima di dire il resto. «Solo, vacci un po' più piano la prossima volta. Mi verrà male camminare per un po'!» si lamenta.
Louis scoppia in una sonora risata. «Sono davvero un barbaro!» si rimprovera giocosamente. «Che dici se ci andiamo a fare una doccia e ti massaggio per farti stare meglio?»
Harry non può certo rifiutare tale offerta; non davanti allo sguardo languido di Louis. S'infilano in bagno facendo il più piano possibile per non svegliare nessuno e si abbandonano al getto caldo dell'acqua. Louis mantiene la promessa di prendersi cura di Harry, e i gemiti si confondono con lo scrosciare dell'acqua e i sospiri si trasformano in vapore.
Quando scendono in cucina per fare colazione, quasi mezz'ora dopo, sono tutti, ad eccezione dei gemelli, seduti intorno all'isola e stanno sgranocchiando chi biscotti chi pancakes. Mangiano tra una chiacchiera e l'altra e poi si spostano in salone per sistemare i regali di Natale sotto l'albero così che i piccoli li trovino lì alloro risveglio.
Tutto sembra perfetto ed Harry quasi si dimentica di aver promesso a sua madre di raggiungere casa per cena. Fa un sospiro, mentre gioca distrattamente con le dita di Louis che sono avviluppate alle sue. Non è che non voglia vedere sua madre e sua sorella, anzi, ma avrebbe preferito stare insieme a loro e insieme a Louis. Non avrebbe voluto privarsi né di uno né delle altre.
«Tutto bene, amore?» gli chiede Louis, notando il suo improvviso cambio d'umore.
Harry fa spallucce. «Non vorrei andarmene.» dice, e Louis quasi gli confida cos'ha programmato perché davvero non ce la fa a vedere quegli occhi pieni di tristezza.
Si morde la lingua per stare zitto e abbraccia il compagno. «Anche io non vorrei.» gli sussurra, baciandogli una guancia.
L'atmosfera torna allegra quando i gemelli si svegliano e si catapultano verso i regali per iniziare a scartargli. Lottie con fare diligente li fa sedere nel tappeto e dice loro di dover distribuire a ognuno i propri regali. I gemelli, che avrebbero voluto aprirli tutti loro, attendono impazienti. Tommy aiuta Lottie nel compito e in poco tempo tutti hanno almeno un regalo.
Harry ha regalato a Louis un bellissimo portafoto con tante foto di loro insieme con al centro una foto più grande di loro e le loro madri insieme scattata tanti anni prima. Louis si lascia sfuggire qualche lacrima di commozione e lo bacia pieno di gratitudine. Harry, invece, riceve dal più grande un paio di stivali proprio del suo stile e li prova subito con entusiasmo.
È mezzogiorno quando suonano alla porta e Louis, con la complicità della famiglia, insiste che sia Harry ad andare ad aprire. Il ragazzo, confuso, si alza e quando apre la porta rischia seriamente di svenire: sua madre, sua sorella e suo cognato sono lì davanti a lui con buste e pentole piene di pietanze e gli sorridono a trentadue denti.
«Buon Natale!» urlano in coro.
Harry li guarda, ancora confuso, e poi sposta la sua attenzione su Louis che nel frattempo l'ha raggiunto. «È stata una tua idea.» gli dice, e gli occhi li si appannano di contentezza.
Louis fa spallucce. «Volevo restituirti la gioia che mi hai dato tu in questi giorni e sapevo che volevi che stessimo tutti insieme.» spiega, con fare orgoglioso.
Perché è fiero di vedere il viso di Harry così felice ed è ancora più felice di essere lui l'artefice di tale bellezza.
Il piccolo abbraccia prima sua madre, ormai con il viso rigato di lacrime di gioia, poi saluta sua sorella e suo cognato ed in infine getta le braccia al collo di Louis, che si è beato di quella bellissima scena. E ride mentre Harry lo riempie di baci su tutto il viso continuando a ringraziarlo.
La casa è inondata di abbracci e baci e ancora altri scambi di regali perché Anne ha portato un pensierino per tutti, e poi mangiano e ridono giocando a giochi di società che finiscono perennemente nel caos più totale.
E alla fine della serata, quando tutti sono andati a dormire, Harry e Louis capiscono che è quello il regalo che si sono fatti entrambi: la quiete delle loro famiglie insieme, la gioia dei loro sorrisi felici nonostante le cicatrici che portano addosso e l'amore che si danno ogni giorno l'un l'altro. Quello è il loro regalo, non solo per Natale, ma per sempre.







Note:
Se siete arrivati fino alla fine, vi faccio i miei complimenti perché ammetto che questo non è uno dei miei lavori migliori e penso sia un po' faticoso leggerlo. Chiedo perdono.
Ho scritto questa storia tempo fa e l'ispirazione me l'ha data un sogno: ebbene sì, ho sognato che Ernest era scostante nei confronti di Louis. Che problemi ho?
Inoltre, la parte dove Louis ed Harry fanno l'amore è capitata per caso; Harry e Louis hanno fatto tutto da soli!
Comunque, se volete esprimere le vostre opinioni, sia positive che negative, sentitevi pure libere, mi farebbe molto piacere :)
Un abbraccio,
Alis
   
 
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