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Autore: Ghillyam    08/09/2018    2 recensioni
«Allora, ci andrà?»
«Dove?»
«Alla festa.»
«No.»
«Il Dottor Strange ci sarà, e anche la Vedova Nera. Banner, Clint, Rhodey, il Capitano-»
«Muto!» [...]
«Incredibile – commentò Tony – Che sta facendo?»
A Peter si illuminarono gli occhi «Venga, venga, le faccio vedere.»
Il ragazzo si riappropriò del suo posto a sedere, accanto a Strange e a due ragazzini che non riconobbe, amici suoi senza dubbio, e gli indicò una poltroncina libera al capo del tavolo affinché facesse lo stesso.
«È un gioco di ruolo – spiegò il bimbo ragno con l’aria più soddisfatta che una persona potesse avere dipinta sulla faccia – L’abbiamo realizzato io e Ned. E, ehm, siamo noi: gli Avengers.»
[Post!Infinity War | Soft!Starker]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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We're not there yet (Or maybe we are?)
 
 
«Signore, ha una chiamata in arrivo.»
«Chi è, F.R.I.D.A.Y?»
La voce metallica dell’IA esitò prima di rispondere alla domanda del suo creatore e Tony seppe dove la conversazione sarebbe andata a parare, un solo pensiero – lo stesso di tutte le altre volte – lo attraversò: non di nuovo.
«È… il signor Parker, signore.»
«Riaggancia.»
«Continuerà a chiam-»
«Riaggancia.»
«Signore – per poco Tony non scaraventò il tavolo che aveva davanti, strumenti fragili e costosi compresi, contro la parete di fronte a lui – C’è un messaggio in segreteria.»
L’uomo sospirò, privo ormai di ogni pazienza, ma lasciò che F.R.I.D.A.Y. riproducesse il messaggio di Peter; prima si fosse tolto il pensiero prima avrebbe ripreso il suo lavoro. La parlantina concitata del ragazzo riempì il laboratorio e Tony dovette intimare alla sua assistente di abbassare il volume affinché i suoi timpani potessero continuare a funzionare nel modo corretto. Il tono di Peter riusciva a raggiungere decibel che soltanto gli animali sarebbero stati in grado di udire.
«Salve, signor Stark! Sicuramente lo ricorda, ma potrebbe non aver sentito i messaggi e non vorrei rischia… NO, ZIA MAY, NON PUOI LAVARE LA TUTA INSIEME ALLE MUTANDE! Scusi, signore. Comunque, volevo dirle che la mia festa sarà domani sera a casa di Ned, quello che mi ha aiutato a salvare il mondo, se lo ricorda? No, non l’ha mai visto, non può ricordarsene, che scemo.! Allora, ci-»
Il tuuuu che interruppe lo sproloquio del bimbo ragno fu una sorta di benedizione per le orecchie del meccanico, che, come ogni volta in cui veniva a contatto con l’entusiasmo del ragazzo, dovette chiudere gli occhi per qualche secondo e ricordare a se stesso che non era colpa di Peter il fatto che fosse leggermente – e per Tony leggermente significava oltre ogni umana comprensione – iperattivo o che ogni piccola cosa diventasse per lui fonte di totale e completa esaltazione. Forse, se si fosse sforzato sul serio, avrebbe potuto addirittura ricordare come si sentiva lui a diciassette – sono diciotto ora, avrebbe specificato Peter – anni, con un mondo intero a disposizione e la smania di scoprirne ogni angolo; adesso, tutto ciò che sentiva era il peso dell’età sulle spalle e anche l’armatura non gli sembrava più sufficiente per riuscire a reggerlo senza fatica.
«Allora, ci andrà?»
«Dove?»
«Alla festa.»
«No.»
«Il Dottor Strange ci sarà, e anche la Vedova Nera. Banner, Clint, Rhodey, il Capitano-»
«Muto!»
L’accesso illimitato di F.R.I.D.A.Y. ad ogni sezione del quartier generale, e di conseguenza all’agenda personale di ogni singolo Avenger, sapeva essere fonte di grande irritazione per Tony, soprattutto quando l’IA scordava cosa volesse dire privacy – non che lui si fosse mai impegnato perché il concetto le diventasse familiare: si divertiva ancora a prendere in giro Thor per quella volta in cui era stato per più di un’ora davanti allo specchio intavolando una conversazione col suo riflesso a proposito dei suoi bicipiti – e gli spifferava vita, morte e miracoli dei suoi compagni.
In ogni caso, sapere che gran parte della squadra avrebbe partecipato a quella ridicola festicciola lo fece sentire solo peggio. Sarebbe finito col fare la parte dello stronzo per l’ennesima volta se non si fosse presentato, ma uscire a divertirsi – sempre che di divertimento si potesse parlare – non rientrava tra le sue attività preferite, non da quando si era visto restituire un anello che aveva tenuto in tasca per quasi otto anni seduto ad un tavolo circondato da troppe persone che avrebbero potuto vederlo.
Tony sospirò: Peter Parker avrebbe finito con l’essere la sua rovina. Quel ragazzo riusciva a fargli fare cose che nessuno mai lo avrebbe convinto a fare.
 
*
 
Si rese conto che la serata sarebbe stata del tutto anomala nel momento esatto in cui parcheggiò l’auto: la strada era deserta, solo poche altre macchine a costeggiare il marciapiede e una la riconobbe come quella di Nat, dalla casa di fronte a lui – una villetta a due piani che subito categorizzò come un buco di appartamento – non proveniva il coro concitato di grida che si era aspettato e soprattutto, da dietro le tende tirate, non riusciva a scorgere nemmeno la sagoma di un adolescente intento a ballare.
Fosse stata la sua festa probabilmente ci sarebbero già stati rotoli di carta igienica a decorare il tetto, vetri rotti e un numero indefinito di ragazzi intenti a vomitare sul selciato. Oh, e la musica sarebbe stata talmente assordante da costringere i vicini a rivolgersi alla polizia per disturbo della quiete pubblica.
Tony spense il motore e scese dalla decappottabile, controllando che l’indirizzo che Peter si era premurato di fargli avere – era quasi riuscito ad intasargli la casella postale – fosse corretto. Sia la via sia il civico erano giusti e la sua perplessità non fece che aumentare. Gli adolescenti non si divertivano più con feste smisurate e fiumi d’alcool illeciti?
Decise di lasciare da parte quei quesiti e decidersi ad entrare. Non era ancora del tutto sicuro che fosse una scelta saggia, ma ormai si trovava lì e non era certo da lui tirarsi indietro, e in fondo – molto in fondo, si disse – ci teneva che Pete ricevesse il suo regalo.
Il cancello che dava sul breve vialetto d’ingresso era aperto così come la porta e Tony avvertì un lieve fastidio al petto, quasi si trattasse di preoccupazione perché, insomma, possibile che il ragazzo non capisse quanto fosse importante la sua sicurezza?
Tony era sicuro che se F.R.I.D.A.Y. fosse stata attiva lo avrebbe esortato a dare un taglio alla sua esitazione, aggrappandosi al più piccolo pretesto per non palesare la sua presenza al gruppo seduto attorno al tavolino del salotto, e fare l’uomo. Pensò che non avrebbe avuto tutti i torti.
Occhiali da sole inforcati – poco importava che fosse buio già da qualche ora –, sorriso beffardo e il presentimento che stesse per cacciarsi in un mare di guai, Tony fece la sua entrata in scena. Ci rimase quasi male quando tutta l’attenzione che ricevette furono dei semplici cenni di saluto e un’occhiata complice tra Clint e Nat che sembrava dire «Te lo dicevo che non se lo sarebbe perso.»
Per la prima volta da quando lo conosceva – in realtà, era solo la prima volta che lo ammetteva a se stesso – fu grato del fatto che Peter paresse star aspettando solo lui: con uno scatto repentino abbandonò il suo posto sul divano e gli atterrò davanti in una doppia capriola all’indietro.
«Signor Stark, ce l’ha fatta! E Happy che diceva che non sarebbe venuto.»
«Happy?»
Il giovane gli indicò la figura massiccia dell’ex capo della sicurezza che, concentrato com’era sul tabellone su cui tutti stavano puntando gli occhi, non si accorse nemmeno della sua presenza.
«Incredibile – commentò Tony – Che sta facendo?»
A Peter si illuminarono gli occhi «Venga, venga, le faccio vedere.»
Il ragazzo si riappropriò del suo posto a sedere, accanto a Strange e a due ragazzini che non riconobbe, amici suoi senza dubbio, e gli indicò una poltroncina libera al capo del tavolo affinché facesse lo stesso.
«È un gioco di ruolo – spiegò il bimbo ragno con l’aria più soddisfatta che una persona potesse avere dipinta sulla faccia – L’abbiamo realizzato io e Ned. E, ehm, siamo noi: gli Avengers.»
A quel punto Tony realizzò che le pedine non erano altro che una riproduzione in miniatura di loro stessi e il tabellone su cui erano posizionate una mappa divisa in quattro quadranti i quali corrispondevano agli scenari di New York, Washington, Sokovia e Wakanda; ad unirli al centro si trovava un dischetto circolare che, da quello che Thor gli aveva raccontato, doveva rappresentare Asgard.
Il suo arrivo doveva aver spezzato il ritmo del gioco perché Happy e Rhodey, seduto sulla poltrona di fronte alla sua, sembravano in preda a una crisi di nervi, mentre si litigavano i dadi nel tentativo di convincere l’altro che fosse il proprio turno di giocare. Dal modo in cui indicavano le pedine sulla plancia dedusse che i loro ruoli fossero rispettivamente quello della Vedova Nera e di Occhio di Falco.
«Bimbo ragno, spiega.» disse, ancora intento a studiare la situazione: un esercito di Chitauri aveva circondato Scarlet Witch, Pantera Nera e Hulk mentre Thor, Ant-Man, Spider-Man e Capitan America erano intenti ad attaccare un hovercraft nello scenario di Washington. Il resto delle pedine era ancora in mano ai giocatori. Non poté evitare un ghigno nel notare che Iron Man era l’Avenger scelto da Natasha.
Peter gli illustrò le regole cui attenersi in uno sconclusionato sproloquiare di cui Tony afferrò circa un quarto delle parole – un sorriso inconsapevole sulle labbra mentre osservava il gesticolare del ragazzo e il modo in cui i suoi capelli andavano su e giù nel suo tentativo di non saltellare sul posto – almeno fino a che gli disse tra quali eroi poteva ancora scegliere.
«Come sarebbe tra Falcon e il Dottore? Senza offesa, Strange.»
A dir la verità, Pete aveva nominato anche il Soldato d’Inverno ma Tony lo tralasciò volontariamente, impedendosi di lasciare spazio ai pensieri che ne sarebbero conseguiti.
«Uh, ehm… possono volare entrambi.» tentò di esaltarli il ragazzo.
«Anch’io posso volare.»
«Veramente – lo interruppe Nat – Io posso volare.»
«Che ne dici di fare il Master? Abbiamo iniziato da un quarto d’ora e siamo già allo sbando.» suggerì Bruce, che venne subito contraddetto da Clint «Non ci serve un Master.»
«È un gioco di ruolo, per definizione serve un Master.» si accodò la ragazzina amica di Peter – Michelle? O, forse, Mary Jane? Non lo ricordava.
«E com’è che stiamo giocando senza?»
«Non lo stiamo facendo! Solo che voi non mi ascoltate.»
«Woah, okay, okay. Non c’è bisogno di scaldarsi tanto – si rassegnò alla fine Tony – Prendo Strange.»
«Quando lo dirò a Sam.» rise Steve, calmo e compassato come sempre ma visibilmente divertito.
«Non vedo l’ora.» ribatté Tony, con tono più secco di quanto avrebbe voluto.
«Bene, andiamo avanti. Tocca a lei, Signor Stark!»
«Ehi, ma se siamo ancora in tre a dover giocare – protestò Barton – Questo è favoreggiamento.»
Peter arrossì fino alla radice dei capelli e prese a formulare una serie di monosillabi senza senso non riuscendo a dissimulare l’evidente imbarazzo che le parole di Occhio di Falco avevano suscitato in lui. Tony non l’aveva mai visto così, ma si disse che probabilmente derivava dal fatto che di solito indossasse la maschera e senza il rossore ad accompagnarla la sua parlantina non sembrasse poi tanto diversa dal solito. Non mancò però di andargli in aiuto «Gioca pure prima, Clint. Il culo te lo faccio comunque.»
«Contro di lui hai poche possibilità, Stark.» gongolò Clint, mostrando la pedina di Visione.
«Dimentichi che possiedo anch’io una gemma dell’infinito.» replicò Tony, imitando il tono pomposo e solenne di Stephen e scatenando una risata generale.
«Che vinca il migliore allora.»
 
*
 
Due ore, una discussione piuttosto accesa sul perché non ci si potesse fare da auto-Master e tre risse mancate dopo, il migliore si era rivelato Strange, riuscito a destreggiarsi egregiamente di fronte ad ogni ostacolo nella sua fedelissima interpretazione di Wanda con gran disappunto da parte di Happy e Clint battutisi con coraggio fino alla fine.
Tony aveva cessato di provare ad immergersi nell’ottica del gioco mezz’ora dopo aver cominciato, ma aveva avuto come il sospetto che i due nerd patentati che avevano orchestrato il tutto si fossero lasciati eliminare volontariamente nel crollo di una palazzina sokoviana per evitare di umiliare ognuno di loro con una vittoria fin troppo facile. Ma questo avrebbe evitato di dirlo ai suoi compagni, già pronti a dare inizio a una nuova sfida.
Lo scambio dei “personaggi” gli offrì l'occasione perfetta per allontanarsi senza dare nell’occhio e nell’attimo di distrazione generale sgusciò fuori, nel piccolo giardino sul retro della casa.
Era una serata nuvolosa ma nonostante soffiasse un vento pungente, il cielo era ancora ben lontano dal promettere pioggia. Il tempo ideale a parere di Tony: niente stelle, nessun bagliore che gli ricordasse un’infinita distesa di blu pronta ad inghiottirlo per sempre e, ancora meglio, un’ammonizione sufficiente a rimanere in casa per chiunque non volesse rischiare di bagnarsi da capo a piedi senza preavviso.
«Sera, signor Stark.»
Si sarebbe dovuto abituare ormai, ma l’improvvisa comparsa di Peter alle sue spalle lo fece comunque sobbalzare e portò istintivamente una mano al petto, per rendersi conto un istante dopo che era un gesto del tutto superfluo, ma il timore di sentire i battiti accelerare e il respiro accorciarsi non lo lasciava mai del tutto. Soprattutto nell’ultimo anno, specialmente quando si trattava di Peter.
Poteva ancora sentirlo aggrappato alle sue spalle, cercando di rimanere disperatamente ancorato a terra mentre lui non riusciva a fare altro che pregare che non stesse succedendo davvero. Il fatto che lui e Nebula, con l’aiuto degli Avengers rimasti e dello scoiattolo parlante amico di Quill, fossero riusciti a stanare Thanos e riportare tutto alla normalità non riusciva a placare la paura di vedere il ragazzo dissolversi di nuovo davanti ai suoi occhi.
«Non ero sicuro che l’idea sarebbe piaciuta, ma là dentro sono tutti presissimi. Però lei è qui e allora, magari, mi chiedevo se-»
Inutile: niente riusciva a far cessare il flusso di parole continuo che usciva senza freni dalla bocca del ragazzo, nemmeno il fatto che il suo interlocutore non lo stesse ascoltando immerso in pensieri di tutt’altro genere.
«Pete, cerca di stare zitto per almeno dieci secondi. Puoi? Sì? Ottimo – Tony lasciò che gli occhi spalancati del suo pupillo lo scrutassero con interesse crescente mentre lui armeggiava con le tasche della giacca alla ricerca del suo regalo. Si sarebbe potuto impegnare di più, ma contava sulla perspicacia di Peter nel capire il valore dietro a quel gesto – Buon compleanno.»
Il moro accettò con gioia la chiavetta a forma di aracnide che Tony gli lanciò, ma la perplessità era lo stesso visibile sul suo viso.
«Wow, questo è… Cioè, grazie mille.»
L’uomo rise di fronte a quel compiacimento forzato e si affrettò a spiegare «Questa disattiva l’ultimo protocollo di sicurezza della tuta, avrai pieno accesso a tutte le sue funzionalità-»
«Ce ne sono altre?»
«Ehi, sta parlando l’adulto. Cosa più importante: potrai modificare o aggiungerne a tuo piacimento, io non ho più voce in capitolo. Datti alla pazza gioia.»
Il fiume di ringraziamenti che si aspettava non lo investì come aveva immaginato, ma gli occhi lucidi di Peter passarono ritmicamente dalla USB a lui e prima che potesse anche solo pensare di reagire, si trovò stretto in un abbraccio e con le gambe del ragazzo avvolte attorno alla sua vita. Grazie ininterrotti gli riempirono le orecchie, ma vennero in parte soffocati dalle braccia con cui gli aveva cinto il collo.
Il primo istinto di Tony fu quello di riprendersi la chiavetta e intimare al bimbo ragno di non farlo mai più, ma qualcosa di ancora più profondo lo spinse invece a ricambiare la stretta e a lasciare che quel momento si protraesse per dei lunghi istanti, mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere sopra di loro.
 
*
 
In piedi, vicino alla finestra, Nat e Clint osservavano la scena. L’arciere porse una banconota da cinquanta dollari all’amica, poi chiese «L’avranno capito?»
«Ci stanno arrivando.»
 
 
 
NdA: io davvero non so cosa sia appena successo. Non ho mai scritto slash, non ho mai scritto in questo fandom, non sono mai andata così OOC come in questo momento… yei, direi che ho fatto bingo!
Dopo questa mi aspetto sprangate violente sui denti, ma ho fatto un casino perciò lo capisco.
Cercando di dare una spiegazione logica al tutto: nel mio personale post Infinity War, tutte le persone evaporizzate sono ritornate sane – circa – e salve, gli Avengers si sono più o meno (*coff* Tony e Steve *coff*) riappacificati e il mio povero filantropo playboy ha ricevuto una bella batosta dalla cara Pep che nell’esserselo visto partire su una navicella spaziale per tornare dopo chissà quanto tempo non ce l’ha fatta più e se n’è andata. In tutto questo Natasha e Clint hanno deciso di improvvisarsi Cupido, cogliendo le vibrazioni tra Tony e Peter. Non fraintendetemi, io adoro Pepper, ma sono una patita delle coppie senza speranza e la Starker rientra perfettamente nei canoni, senza contare che li adoro davvero troppo insieme per non fantasticarci almeno un po’ su; perlomeno non sono partita con una PWP diretta, ma mi sono concessa di andarci piano.
Niente, la smetto di parlare a caso e vado a nascondermi da qualche parte. Grazie a tutti quelli che sono arrivati fino a qui e che non vogliono uccidermi, baci!
   
 
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