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Autore: ghoran27    08/09/2018    0 recensioni
Lui non credeva di poter finire così, di arrivare a provare un sentimento tanto forte, di poter fare così tanto per una ragazza, di piangere davanti a lei.
Lei non credeva di arrivare a tanto, non credeva di poter trovare qualcuno a cui importasse di lei, non credeva che un ragazzo come lui potesse innamorarsi di lei, di avere una relazione così bella con lui per tre anni.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Osservo la nuvoletta bianca che esce dalle mie labbra, chiudo gli occhi, ma li riapro subito non voglio ricordare, anche se davanti a me praticamente ho lei, mi siedo nell'erba, accarezzo la sua foto, dio se mi manca. 
*inizio flashback*
Era Novembre stavo camminando per le strade con la sigaretta tra le labbra, stavo andando al solito pub per bere qualcosa, ma vengo travolto da qualcuno, a momenti cadiamo a terra entrambi. "Ma che cazzo?" Dico ritrovando l'equilibro, mi giro e vedo una ragazza non molto alta, magra, con la pelle olivastra, i capelli marroni scuri che le ricadevano i ricci sulle spalle, era vestita molto semplicemente, era Novembre ma lei aveva dei jeans neri le all star bianche e una felpa enorme nera. Aveva le labbra carnose ma non troppo, di un colore rosa acceso e degli occhi da mozzare il fiato, erano verdi chiari che risaltavano in una maniera pazzesca sul suo viso, erano splendidi "scusa" sussurra sistemandosi la felpa "fa niente" rispondo e dopo che mi ha osservato riprende il suo cammino e io il mio. Lei mi è rimasta nella mente, era talmente bella, non ho pensato ad altro per tutta la serata, così ho deciso di bere un po' e dopo tre bicchieri mi ritrovo in mezzo alla pista con alcune ragazze che mi si strusciano addosso, ma stasera non voglio farmi qualcuno così vado a sedermi e osservo chi ho intorno. Incrocio di nuovo quei meravigliosi smeraldi e istintivamente sorrido, vedo che sorride pure lei e le faccio un cenno di saluto con la mano che ricambia, dopo qualche minuto vedo che si avvicina, non ha più i jeans e la felpa enorme, o meglio la felpa c'è ancora ma ha un vestito rigorosamente nero che le arriva a metà coscia, più o meno dove c'è il bordo della felpa, che lascia le gambe scoperte, non posso fare a meno di pensare che è splendida "ci rivediamo" dico sorridente "già... Posso?" Chiede indicando la sedia di fianco alla mia "certo" rispondo, lei si sistema e poi mi osserva per un tempo che sembra infinito "v-vuoi qualcosa da bere?" Domando spezzando il silenzio creato, questa ragazza mi fa pure balbettare fantastico "sei maggiorenne?" Ha chiesto, io ho annuito, sembra perplessa "perché te sei più piccola?" Ho chiesto ancora "ho sedici anni" ha risposto ridacchiando. Non avrei mai detto che fosse così piccola "sono troppo grande?" Domando corrugando la fronte "nono tranquillo" dice ridacchiando "allora prendo una vodka" continua "arriva subito piccola" dico infine alzandomi per prendere ciò che ha chiesto. "Immagino che ti devo qualcosa" dice pensierosa poi si allunga verso di me e mi schiocca un bacio sulla guancia "penso possa bastare" sussurro scoppiando a ridere insieme a lei. 
*fine flashback*
Questi ricordi affiorano nella mia mente e fa male, quella sera se mi avessero detto che sarebbe finita così sarei scoppiato a ridere dicendo che era impossibile, che Liam James Payne non si innamora così tanto di una ragazza, che non fa così tanto per lei e robe così, ma invece, a miei spese è successo quello che è successo e mi pento solo di non aver potuto fare qualcosa per impedire questa fine. 
Comunque dopo quell'incontro ci siamo rivisti, per caso ma molto spesso, ogni volta andavamo a berci qualcosa e parlavamo di tutto quello che ci passava per la mente, il nostro era un rapporto un po' strano, eravamo si amici, credo migliori amici ma era come se ci fosse di più. Nei suoi occhi e nei suoi discorsi non c'era malizia e quando faceva discorsi del genere era bellissima e ingenua lo stesso, lei mi raccontava tutto, sapevo anche dove abitava, mi raccontava di quelli a scuola che la prendevano in giro, soprattutto le ragazze e io mi chiedevo perché lo facessero, insomma era splendida, io la confortavo sempre. Ogni volta le dicevo che per qualsiasi cosa poteva chiamarmi, anche se era alle 3 di notte o a scuola, sarei corso da lei se ne avesse avuto bisogno, lei ci scherzava sempre su queste cose ma quando mi chiamava ogni volta andavo da lei. Dopo un mese abbiamo iniziato a vederci tutti i giorni, a volte lei veniva da me e a volte io andavo a casa sua, ogni volta che mi vedeva le spuntava un sorriso stupendo che faceva vedere la sua piccola fossetta sulla guancia sinistra. 
Credo di essermi innamorato di questa ragazza la sera in cui ci siamo scontrati, appena ho visto i suoi occhi, non mi ero mai innamorato di nessuna e se ero stato fidanzato era perché quella ragazza mi 'piaceva' però non durava mai più di un mese. Con lei era diverso, non servivano grandi discorsi per attirare la sua attenzione, non serviva essere dei fotomodelli perché insomma, parliamone io non sono chissà quale bellezza, ma con lei mi sentivo davvero bello e perfetto, lei me lo ripeteva sempre "come puoi essere così insicuro? Sei stupendo, il ragazzo più bello del mondo Liam" e io le continuavo a ripetere "mai bello quanto la ragazza che mi sta di fianco, che con un sorriso illumina la stanza e con i suoi occhi ammalia il mondo intero" e poi iniziavamo entrambi a ridere. Lei era una ragazza dolce, disponibile, aiutava sempre tutti, cercava di rendere felici gli altri anche se questo significava essere infelice, faceva di tutto per il prossimo, qualunque cosa, con me era sempre sorridente e sembrava che tutta la tristezza abbandonasse il suo viso per quelle poche ore che ci vedevamo. Le prime volte aveva sempre i capelli raccolti, era vestita sempre con dei jeans e una felpa che era il triplo di lei, poi piano piano, ripetendole che era bellissima, cercando di alzarle l'autostima perché alla fine era davvero stupenda per me, non scherzavo quando dicevo che era splendida, ha iniziato a sciogliere i capelli, poi a restringere di qualche taglia le felpe, poi a mettersi anche qualcosa di trucco, a mettersi dei vestiti che mostravano di più le sue forme e così via. Ogni giorno diventava sempre più affettuosa, mostrava sempre di più la vera lei e ogni giorno mi innamoravo sempre di più di lei. Grazie al mio aiuto si stava aprendo al mondo, stava uscendo dal suo guscio e così facendo però incontrava sempre più persone, sempre più ragazzi ci provavano con lei e iniziavo a domandarmi chi ero io per poter essere importante per questa splendida ragazza. 
Eravamo sempre più distanti, mi trattava sempre più come un semplice amico e iniziava a demolire le mie speranze, iniziavo a pensare che non avrebbe mai ricambiato il mio amore. Più ci pensavo e più questa cosa mi rodeva, non volevo che finisse così, ma se le confessavo ciò che provavo poteva non ricambiare e avrei rovinato il nostro rapporto, così decisi di aiutarla il più possibile e di non confessarle questo mio piccolo segreto. 
Ricordo che tutto è andato bene fino a febbraio, era passato da poco il suo compleanno e mi ha raccontato la sera che quella era stata la sua prima vera festa, io ero andato alla festa perché mi aveva invitato ma ero andato soltanto per vedere se stesse bene. Comunque verso la fine della prima settimana di febbraio mi aveva chiamato
*inizio flashback* 
Vengo svegliato dalla suoneria del mio cellulare, lo cerco a tentoni e appena lo trovo rispondo senza neanche aprire gli occhi.
Inizio conversazione
Io:pronto?
Lei: ciao... Scusa se ti ho svegliato
Io: tranquilla, dimmi
Lei: ecco...potresti accompagnarmi a scuola?
Io: certo, passo tra venti minuti ok?
Lei:okay
Fine conversazione
Mi alzo e vado a farmi una doccia, mi lavo i denti, mi dò una pettinata ai capelli e mi spruzzo un po' di profumo, non sono una donna, solo non mi piace puzzare, e vado a prenderla. Il tragitto è stato silenzioso, lei sembra molto dimagrita, soprattutto di viso e mi riprometto di chiederle cosa succede. Mi fermo davanti alla scuola e lei rompe il silenzio "grazie... Non è che potresti accompagnarmi anche dentro?" Chiede guardandomi, io annuisco e scendiamo insieme, appena varcata la porta si aggrappa al mio braccio, attraversiamo l'ingresso e il corridoio così con gli occhi di tutti puntati addosso, svoltato l'angolo mi conduce al suo armadietto. Finché lei mette apposto le sue cose mi appoggio al muro osservando i suoi movimenti, un lieve sorriso spunta sulle sue labbra, spero stia meglio. Chiude l'armadietto e prima che possa fare un passo verso di me un gruppetto di ragazzi si avvicina a lei, appena li vede nei suoi occhi si può leggere terrore, paura il gruppetto la accerchia e per prima parla una bionda "allora il tuo amichetto ti ha già abbandonata?" Chiede perfida, lei ha lo sguardo perso, sembra indifesa, mi chiedo perché la odiano tanto, una mora prosegue non con meno cattiveria "scommetto che ti ha mollata perché sei troppo brutta ed è andato a puttane", la rabbia inizia a farsi spazio in me, un ragazzo moro si avvicina e intento a toccarla, non oso immaginare cosa gli passi per la mente e prima che la possa raggiungere intervengo "lasciatela in pace" dico con tono autoritario, l'altro castano mi guarda con un sorrisetto "altrimenti?" Mi provoca, io mi avvicino e lo prendo dal colletto della maglietta "altrimenti ti dovrai preoccupare di farti la chirurgia plastica al viso coglione" sibilo duro, lo lascio andare e insieme agli altri va via non prima di aver borbottato un "non finisce qui". Appena sono spariti dalla mia visuale mi affretto ad avvicinarmi a lei, sembra sconvolta, ha gli occhi lucidi, da un momento all'altro potrebbe scoppiare a piangere, la abbraccio e lei si rilassa a contatto con il mio petto per poi esplodere in un pianto, bagnandomi la maglietta, ma non mi importa, ora capisco perché sembrava così provata. La consolo accarezzandole la schiena e i capelli ripetendole "va tutto bene" e "ci sono qui io, non ti faranno più del male, ti proteggerò io", lei mi guarda con i suoi meravigliosi occhi verdi e finalmente le sue labbra carnose incontrano le mie. Quel bacio, il nostro primo bacio sembrava non finire mai, quando ci siamo staccati lei è arrossita, "sai che sei bellissima anche quando arrossisci" le sussurro baciandole poi la guancia, lei sussurra un "grazie" poi le prendo per il polso trascinandola dolcemente verso il corridoio ma in espressione di dolore affiora sul suo viso, mollo il suo braccio preso dal panico "c-cosa succede?" Le domando preoccupato "n-niente..." Sussurra "non è vero... Dimmi cosa ti succede" insisto, lei sospira "Liam... È complicato" mi risponde "prova a farmi capire" dico abbracciandola. Lei lentamente alza la manica della felpa, non avrei mai pensato che arrivasse a tanto, appena ho visto tutti quei innumerevoli tagli l'ho guardata negli occhi "solo questi sono?" Ho chiesto, lei ha scosso la testa e ha alzato bene la manica fino a sopra il gomito di entrambe le braccia. Infinite linee rosse percorrevano le sue braccia, alcune più profonde di altre, io mi sono chinato a baciare quelle braccia ferite e lei ha sorriso appena, poi le ho abbassato le maniche. In quel momento ho promesso a me stesso che l'avrei aiutata a smettere e che non avrebbe mai fatto niente del genere per colpa mia.
*fine flashback*
Quel giorno mi sono reso conto che aveva bisogno di più aiuto di quanto gliele avessi potuto dare, ma ero determinato a darle tutto l'aiuto possibile, tutto quello che potevo fare l'avrei fatto. Da quel giorno l'ho sempre accompagnata a scuola e quando non dovevo lavorare la andavo anche a prendere o rimanevo dentro l'edificio per assicurarmi che andasse tutto bene e lei sembrava stare sempre meglio, con il passare dei giorni il suo viso non era più scavato, ma era tornato normale, i suoi tagli si stavano cicatrizzando e raramente ne comparivano di nuovi e lei ed io stavamo insieme, alla fine mi ero deciso a confessarle ciò che provavo e con mia grande avevo scoperto che ricambiava. Eravamo molto affiatati, ci piaceva coccolarci, eravamo entrambi molto romantici e rendevamo ogni situazione speciale e dolce, una volta ci siamo baciati nel bel mezzo di un acquazzone dopo una lunga corsa, un'altra volta avevamo cucinato insieme sporcandoci di farina e uova, finendo poi a baciarci, ancora siamo andati al mare e abbiamo cenato a lume di candela sulla spiaggia e molte altre che non sto qui ad elencare perché fa troppo male. 
Sospiro, ho passato tre anni della mia vita insieme a lei, tre anni meravigliosi, tre anni in cui ho scoperto cos'era l'amore, che non era il baciarsi davanti a tutti, mostrando la propria ragazza come un trofeo, o riempirla di succhiotti, o farle promesse che non avrei mai mantenuto, o riempirla di regali costosi procurandole una felicità temporanea. No, almeno con lei, l'amore non era questo, l'amore erano i "ti amo" sussurrati, era passare le serate sotto le coperte a parlare e a fantasticare sul proprio futuro senza pensare ad altro, passare ogni secondo con lei rendendolo indimenticabile, continuare a ripeterle che era stupenda, guardarla dormire senza mai smettere di pensare a quanto fosse bella, scattarle miliardi di foto e fare un album con tutti i momenti belli e brutti, ogni mese e ogni anno festeggiare perché era un mese o un anno in più alla nostra storia d'amore, farle sorprese andando sotto casa sua per suonare e cantarle una canzone. Assicurarmi che stava bene, che dietro ad un "sto bene" c'è il contrario, non avere segreti tra di noi, l'amore è l'insieme di piccole cose che ci fanno rimanere nel cuore di quella persona e viceversa, è voler bene a quella persona a tal punto che potresti fare qualsiasi cosa per lei o lui, vicino a lei o lui ti senti bene, protetto, a casa e non vorresti essere in altri posti che con lei/lui, vorresti passare ogni secondo con lei. 
Mi alzo e inizio a camminare, stare qui e pensare a lei fa troppo male, non posso resistere ancora molto, mi accendo un'altra sigaretta e vado al parco, qui era dove ci incontravamo tutte le estati, mi siedo su una panchina, la nostra panchina, qui c'è anche una scritta che abbiamo fatto la prima estate che abbiamo passato insieme, è ancora leggibile "L.J.P + K.S.B. forever and ever" qui abbiamo passato tanti di quei pomeriggi a mangiare gelato che ormai dovevamo avere il diabete, ma avrei preferito non poter più magiare zucchero per tutta la vita che avere una fine così. 
*inizio flashback*
"Eddai Liam muoviti a scegliere il gusto che tra poco tocca a noi" mi dice ridacchiando "mmmh" mi lamento io "signori desiderate?" Chiede la tizia della gelateria "io una coppetta alla cioccolata con panna montata, grazie" risponde quasi subito lei "io un cono alla nocciola" dico poi io. "Prendi sempre lo stesso" borbotta quando ci sediamo sulla panchina "se per questo anche te" rispondo ridacchiando "ma... Il cioccolato è pur sempre il cioccolato" dice facendomi la linguaccia "e la nocciola è pur sempre la nocciola" dico imitando la sua espressione, scoppiamo a ridere entrambi "posso assaggiarlo?" Mi chiede e io annuisco ma dopo che ha leccato un po' di gelato la bacio insinuando la lingua nella sua bocca senza preavviso, poi mi stacco e riprendo a mangiare il mio cono facendo finta che non sia successo niente. La sua faccia in questo momento è da oscar, inizia ridere "ma sei pazzo?" Mi chiede sconvolta "così è più buono" rispondo facendo spallucce, poi assaggio un po' della sua panna e lei fa lo stesso 'gioco' che ho fatto io "mmmh... Hai ragione" commenta ridacchiando. Le lascio qualche bacio a stampo, poi proseguo sulla guancia e infine le dò un bacio sulla punta del naso "dolce il mio amore" dice facendo gli occhi a cuoricino "ti amo" dico baciandola ancora. 
*fine flashback*
Scuoto la testa, devo allontanarmi da qui, troppi ricordi annebbiano la mia mente, così vado su un palazzo abbandonato, salgo le scale fino al tetto, anche questo posto è pieno di ricordi, non so perché ma vado in tutti i posti che mi ricordano lei come se volessi provocarmi più dolore, qui venivamo a vedere New York di notte, tutta illuminata o l'alba e ogni volta era fantastico, la nostra New York era splendida, ma mai quanto lei. 
Continuo fermamente a pensare che lei fosse un angelo, un angelo che semplicemente voleva tornare a casa, che non riusciva più a resistere solo con il mio amore, tutto è iniziato tre mesi fa, era giugno. Anche se stavamo bene insieme, anche se la amavo e lei amava me, anche se con me stava bene lei non riusciva più a sopportare questo mondo, era sempre più malinconica, anche se con me si sforzava di essere felice, mangiava poco, aveva ripreso a tagliarsi ed era finita in ospedale dieci volte in un mese, eravamo tutti molto preoccupati, dai suoi genitori, a suo fratello a me, ovviamente. Era stata ricoverata perché continuava a svenire per mal nutrizione, nessuno riusciva a farla mangiare, solo con me a volte mangiava il gelato sulla panchina, era estremamente debole e si ostinava a vestirsi con pantaloni lunghi e felpa enorme, sembrava che fossimo ritornati a due anni prima, solo che adesso non bastavano i miei complimenti, il mio amore a farla stare bene. 
Ricordo ancora quel maledetto giorno, ancora adesso scendono lacrime sulle mie guance.
*inizio flashback*
Stavo andando a casa sua per farle visita, i suoi genitori mi avevano detto che sarebbe stata da sola e quindi di non andare troppo tardi a trovarla, loro temevano per la salute di sua figlia e li capivo. Così verso le otto del mattino stavo camminando verso casa sua, avevo in mano una torta al cioccolato, la sua preferita, finalmente sono arrivato e ho suonato il campanello, ma nessuno è venuto ad aprirmi, ho riprovato altre due o tre volte e un brivido mi ha percorso la schiena "tranquillo Liam sarà solo in bagno o starà ancora dormendo, non ti preoccupare, respira" continuavo a ripetere a me stesso, ma un brutto presentimento dominava la mia mente. Ho preso le chiavi di scorta che si trovavano sotto il tappeto e ho aperto, un silenzio tombale regnava la casa "c'è nessuno?" Ho domandato ad alta voce ma nessuno mi ha sentito, ho lanciato la torta sul tavolo e ho iniziato a cercarla per tutto il piano terra ma niente, sono andato di sopra con le mani che mi tremavano, ho aperto la porta della sua camera e quella dei suoi genitori ma niente. Ho deglutito rumorosamente il groppo che mi si era formato in gola e mi sono avvicinato alla porta del bagno, l'ho aperta ma non c'era nessuno, non era in casa, ho cercato qualche indizio che poteva aver lasciato ma nulla, mi sono seduto sul suo letto che profumava ancora di lei e ho provato a chiamarla ma è partita la segreteria. Alzando il cuscino ho trovato una lettera, era macchiata di gocce che probabilmente erano lacrime e dietro c'era scritto 'for Liam' avevo paura ad aprirla ma l'ho fatto, anche l'intero era macchiato delle sue lacrime e lentamente ho iniziato a leggerla:
'Caro Liam,
Non pensavo che sarei mai arrivata a tanto, sai? Non pensavo di non riuscire a sopportare tutto questo fino a questo punto, ma purtroppo è così, credevo che il tuo amore mi sarebbe bastato, ma nonostante io ti ami con tutta me stessa non posso più resistere in un mondo che mi odia così tanto. Sai amore mio, non avrei mai voluto fare una cosa del genere ma è necessario non potevo fare altrimenti, non ho avuto altra scelta. Nonostante io avessi te che ogni giorno rallegravi le mie giornate, le riempivi col tuo amore e mi facevo passare momenti indimenticabili, le prese in giro non sono diminuite, sai sono diventate impossibili da sopportare. Pesavano troppo su di me, non riuscivo più ad andare avanti, i tagli sono aumentati sempre di più e ti ho delusa, sono finita con il farmi schifo, mi faccio schifo perché non riesco a non dare importanza alle parole di ragazzi che tdici essere gelosi. Non ci riesco, sono debole, non sono forte, e le loro parole mi risuonavano sempre in testa 'sei inutile', 'non vali niente', 'sei brutta', 'ma come fai a stare al mondo?', 'come fai a guardati allo specchio?' E altre cose simili, sai? Io li sentivo costantemente nella mia mente e non riuscivo più a sopportarli. So che io avevo te e che mi ripetevo ogni giorno che ero bellissima e io ci credevo ma loro erano così insistenti che alla fine gli ho creduto, alla fine mi sono spenta e non c'era più niente da fare per salvarmi. Non sai quanto male mi faccia scriverti queste righe, ma non ci posso fare niente, so che il tuo amore era sincero e sappi che anche io ti amo, ti amavo e ti amerò per sempre amore mio, sei l'unico che non mi ha mai abbandonata, l'unico che mi è sempre rimasto accanto, l'unico che ha sempre creduto in me, ma Liam ho fallito. Ho fallito, non sono più in grado di sopportare il peso della mia vita, che ormai mi è sembrata inutile. Non piangere per me amore mio, non voglio procurati dolore anche se è inevitabile, se vuoi vedermi per l'ultima volta vieni alle 9 sulla terrazza del palazzo, il nostro palazzo. 
Ti amo Liam James Payne
Tua per sempre K.
Il mio viso ha iniziato a bagnarsi già dalle prime righe, non volevo questo, non volevo che fosse la fine, ma forse se vado da lei potrò farle cambiare idea, forse riuscirò ancora a farla tornare sulla strada giusto, mi asciugo frettolosamente le guance e corro in macchina, sono le 8:25, ho tempo, cerco di chiamarla 1,2,3,...10,...15 volte e alle 16ª finalmente risponde. 
Inizio conversazione
Lei: p-pronto?
Io: grazie al cielo hai risposto
Lei: Liam... H-hai letto la lettera?
Io: si e sto venendo da te... Dove sei?
Lei: sul cornicione
Io: non fare cavolate ti prego... I-io ti amo... Non riuscirei a vivere senza di te
Lei: te ci riuscirai, mi dimenticherai prima o poi.
Nel frattempo sono arrivato con la macchina e l'ho vista, era seduta sul cornicione con le gambe a penzoloni, se si fosse buttata da lì non sarebbe sopravvissuta e lei lo sapeva 
Io: riesco a vederti, almeno aspetta che io salga, ti prego
Lei:... V-va bene ma fai in fretta 
fine conversazione
Corro sulle scale, faccio due gradini alla volta e mi avvicino sempre di più al quarto piano, finalmente l'ultimo gradino, la strada la conosco a memoria, l'avrò fatta centinaia di volte con lei. Finalmente è lì, davanti a me, mi avvicino di più toccandole il braccio, lei si gira e mi guarda coi suoi splendidi occhi, che adesso sono più scuri, sono arrossati e gonfi, probabilmente dal pianto, la sua felpa nera, quella più 'aderente' metteva in evidenza la sua magrezza e aveva le maniche macchiate di un colore più scuro, i suoi soliti jeans neri, ormai diventati troppo larghi per lei le facevano sembrare le gambe due grissini. Sapevo che quelle macchie erano causate dalle sue ferite, ferite fresche. La girverso di me e appoggio le mani sulle sue guance compiendo movimenti circolari col pollice destro, poi faccio scendere lentamente le mani fini ai suoi fianchi e delicatamente la avvicino a me, faccio sfiorare i nostri nasi e appoggio le mie labbra sulle sue. Mi sono preso il tempo di fare tutto lentamente per far rimanere impressa nella mia mente ogni cosa, come mi guardavano i suoi occhi, il suo respiro irregolare, le sue labbra, tutto di lei. Poi chiedo l'accesso e lei schiude le sue labbra, con le sue piccole mani ossute mi accarezza il viso e giocherella con una ciocca dei miei capelli, io la avvicino ancora di più a me, è così piccola per aver compiuto da poco i 19 anni. Ci stacchiamo dopo un tempo che sembrava infinito, i suoi occhi sono spenti, non emanano più la luce di prima, le sue labbra sono più gonfie e leggermente arrossate a causa del nostro bacio, le prendo il viso con le mani "ti prego resta per me" le sussurro con gli occhi che iniziano a pizzicarmi "n-non posso, è per renderti felice che me ne devo andare" una lacrima le bagna la guancia e in altra bagna la mia. "Io ti amo, non puoi abbandonarmi così" dico preso dalla disperazione "non posso più vivere così... Non ci riesco, fa troppo male" un altra lacrima, e poi un'altra e una altra ancora, tutto è sfocato, non avrei mai pensato di piangere davanti ad una ragazza, eppure eccomi qui. "Non farai una cosa del genere davanti ai miei occhi, davanti a me..." Sussurro ma lei non mi ascolta, si è già staccata da me, sbatto le palpebre per avere una vista più nitida, lei è già sul cornicione, si gira a guardarmi "ti amo" dice "ti amo" le urlo e poi non la vedo più "no... NO... NO PERCHÉ?" Urlo preso dalla disperazione e corro giù dalle scale, inciampo ad ogni gradino e sono caduto almeno tre volte, ma non mi importa, continula mia folle corsa. Esco da quel palazzo e la vedo, ha gli occhi chiusi sembra tranquilla e serena, le braccia congiunte al petto, mi avvicino e sento di nuovo le guance bagnarsi, crollo sulle ginocchia, vederla così mi distrugge, le prendo il viso con le mani e la bacio. Nelle mani stringe ancora la collana che le avevo regalato, era una catenina con una targhetta come ciondolo su cui c'era scritto "16.03.2013 We are perfect together baby". 
*fine flashback*
Mentre questi ricordi affiorano nella mia mente ho iniziato a camminare e mi sono trovato al punto di partenza con le guance bagnate e la vista sfocata, mi siedo ancora nell'erba come faccio sempre e la osservo, in quella foto sembra felice, ricordo che sono stato io a scattarla, rileggo per l'ennesi volta la scritta sulla lapide "Katherine Skyler Blake
17.01.1996-25.07.2015" e le lacrime solcano ancora il mio viso.
   
 
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