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Autore: SwanShine    09/09/2018    0 recensioni
Una donna, conosciuta come "Il Dottore", precipita (letteralmente) nella vita di Rooney Smith, un'apparentemente normale ragazzina di Londra. Le due insieme vivranno tante avventure a spasso per il tempo e per lo spazio, Rooney farà conoscenza di cose di cui non sapeva l'esistenza, aprendo i suoi orizzonti, trovando così indispensabile la presenza del Dottore.
(Aggiornamento una volta a settimana)
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - Altro, TARDIS
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La sveglia suonò le ore 07:00 del mattino, Rooney Smith bloccò il suo scampanellare odioso e irrefrenabile spiaccicandovi pesantemente una mano sopra, mormorando strani versi con lo stesso fare di chi non ha voglia di alzarsi e lasciare il letto.

E, sinceramente, la nostra giovane amica non ne aveva completamente voglia. 

Tuttavia, se non si fosse data una mossa, si sarebbe trovata sua madre farle una lavata di capo mattutina. 

Dunque rotolò su un fianco scivolando poi fuori dal letto, con ciocche di capelli che andavano qua e là e davanti ai suoi occhi ancora socchiusi. 

Si trascinò fino al lavandino del bagno per darsi una sciacquata al viso e lavarsi i denti, pensando nel frattempo di non aver dato il "buongiorno" ai suoi genitori. 

Anzi, ripensandoci, non aveva sentito il minimo rumore da quando era scesa dal letto.

Risciacquò la bocca dai residui del dentifricio e si affacciò dalla porta del bagno che dava sul corridoio del piano superiore di casa sua.

 

«Mamma?»

 

Niente.

 

«Papà?»

 

Ancora niente.

Passandosi le mani fra i capelli raggiunse la camera dei genitori, trovandola vuota e solo allora ricordò.

Sono partiti! 

Pensò.

I coniugi Smith dovevano essere in aeroporto alle sette del mattino e quindi erano usciti prima per poter raggiungere la loro destinazione nell'orario giusto.

Rooney spalancò gli occhi e fece un largo sorriso, saltellando in camera sua, felice come una pasqua. 

Si gettò ancora sul suo letto con l'intenzione di riaddormentarsi e saltare la scuola, ma ecco che le balenò una delle sue idee in mente.

Perché sprecare una giornata del genere stando a casa? 

Si tirò nuovamente su e corse a prendere qualcosa da indossare da dentro il suo armadio, tirando fuori un paio di pantaloni neri e una vecchia felpa rosa insieme ad una semplice T-shirt bianca dalle maniche nere, dopodiché scelse di indossare le sue solite converse nere. 

Ed ecco che, con zaino in spalla contenente un paio di libri e tutto l'occorrente per un'uscita come la sua, era pronta per la sua avventura mattutina da figlia ribelle che dà uno strappo alle regole. 

Nel momento stesso in cui scese le scale per raggiungere la porta d'ingresso, il suo cellulare prese a squillare.

Era sua madre, le rispose e nel frattempo lasciò casa chiudendosi la porta alle spalle.

 

«Ehi, ciao mamma!»

 

«Tesoro! Ti sei svegliata, pensavo che ti saresti addormentata. Sei già a scuola, vero?»

 

«Uhm... quasi.»

 

«Quasi? Rooney, sono le 07:30! Sei ancora a casa?»

 

«Cosa!?» Rooney si finse preoccupata «Diamine non mi ero resa conto dell'orario! Sono uscita proprio ora di casa... Devo correre! Ciao mamma! Salutami papà!»

 

«Corri!»

 

E la giovane ragazzina chiuse la chiamata continuando a camminare in tutta tranquillità, posando il cellulare in una tasca. 

Rooney aveva diciassette anni e frequentava un Liceo Scientifico, era la più brillante alunna della sua classe se non di tutto il plesso, nonostante non andasse matta per le materie che studiava lì.

Non saltava quasi mai la scuola, ma quando ne aveva la possibilità lo faceva più che volentieri, di nascosto dai suoi genitori, e il giorno dopo falsificava le firme nella giustificazione della sua assenza.

La giovane ragazza si guardò intorno, la gente che lavorava ai negozi era indaffarata nel sistemare le decorazioni per le vetrine in vista del Natale, era ancora il quattordici dicembre ma sembrava di essere già nel bel mezzo delle feste. Mancavano solo i cori per strada... No, invece! Non mancavano!

Rooney, raggiunta una piazza, notò un gruppo di tizi coperti con mantelli rossi che suonavano una tipica canzone natalizia con delle trombe.

Ma non è ancora presto per queste cose?

Pensò. 

E proprio in quel momento il gruppo smise di suonare.

Accidenti, non l'avrò mica detto ad alta voce?

Imbarazzata, Rooney velocizzò il passo e scomparì dalla vista di quello strano gruppetto.

Imboccò in una stradina, una scorciatoia, che portava al centro di Londra, lì avrebbe probabilmente raggiunto un posto dove comprare delle patatine fritte da mangiare seduta su una panchina, a guardare distrattamente i passanti intenti nel loro shopping natalizio.

La ragazzina ad un certo punto frenò la sua camminata, fermandosi poco prima di un vicolo sulla destra, giurando di aver sentito un mormorio.

Aggrottò le sopracciglia e fece qualche piccolo passo avanti, avvicinandosi al vicolo, guidata da quel mormorio confuso che sembrava chiamare un nome. 

Tuttavia, non fece in tempo per guardare dentro al vicolo poiché qualcuno poggiò una mano sulla sua spalla facendola trasalire.

Per un attimo temette che fosse uno di quei tizi che suonavano nella piazza, ma, fortunatamente (se così si poteva dire), era solo il Signor Duncan, poliziotto e suo vicino di casa. Aveva due folti baffoni bianchi che facevano pensare ad un tricheco, ed ogni volta che indossava la sua amata divisa il Signor Duncan parlava gonfiando il petto con fierezza.

 

«Signorina Smith, non dovrebbe essere a scuola a quest'ora del mattino?»

 

Rooney si mordicchiò l'interno della guancia pensando a qualche scusa da dire all'uomo.

 

«Ecco... uhm... io...»

 

L'uomo sollevò una mano con un gesto fulmineo per farle un cenno come "alt, non parlare" o qualcosa di simile.

 

«Non è saggio girare soli, ragazzina. Non hai sentito delle ultime sparizioni?» chiese indicando un paio di manifesti appesi al muro, dove visi di persone sconosciute e che erano scomparse facevano capolino. «Vedi di tornare a casa subito. E non andare da qualche altra parte se non vuoi che dica ai tuoi genitori che hai marinato la scuola, teppistella!»

 

«Sissignore.»

 

Rooney obbedì e tirò su il cappuccio della felpa coprendosi il capo, allontanandosi.

Nel frattempo, il Signor Duncan era rimasto lì per qualche altro minuto, ritrovandosi anche lui a guardare nel vicolo dopo aver sentito mormorare una parola, o forse un nome, e sospirò sbiancando: «Accidenti...»

 

Intanto Rooney rifaceva la strada a ritroso per tornare a casa sua, arrivata in piazza sentì che il gruppetto stava suonando di nuovo, ma non li guardò, non accorgendosi così che quegli strani individui, che indossavano delle maschere da Babbo Natale, la stavano seguendo con lo sguardo.

 

A pochi passi da casa, Rooney si tolse il cappuccio dalla testa con fare annoiato, cercando le chiavi della porta d'ingresso frugando nelle tasche. 

C'era silenzio, probabilmente tutti coloro che abitavano il suo quartiere erano a lavorare o a fare compere, dunque si sentiva solo il lieve rumore delle foglie degli alberi mossi da un venticello leggero. 

Rooney aggrottò la fronte. 

Non era solo il vento a fare rumore. 

Si guardò intorno con circospezione, ma non vide nulla. 

Eppure, c'era un rumorino di sottofondo che non capiva da dove provenisse. 

Guardò in alto, ovviamente non c'era nulla oltre a qualche nuvola anonima.

Decise di lasciar perdere la ricerca di cosa potesse provocare quel rumorino, decidendo che probabilmente era un qualche insetto o una macchina lontana che faceva parecchio rumore anche a distanza. 

Quindi entrò in casa e lasciò cadere lo zaino sul pavimento dell'ingresso.

E poi SBAAAAAADABUM! un forte frastuono provenne dal piano di sopra, Rooney spalancò gli occhi.

IL TETTO! SARÀ CROLLATO IL TETTO! OH ACCIDENTI! 

Fece per piombarsi al piano di sopra, ma si bloccò per correre prima in cucina a recuperare una pesante mazza da baseball che sua madre teneva nascosta sotto il mobile del piano cottura, giusto per sicurezza.

Tornò sui suoi passi verso il piano superiore, con il manico della mazza stretto fra le mani. 

Una volta al primo piano, guardò da entrambi i lati del corridoio, erano vuoti dunque quel tonfo doveva provenire dalla soffitta. 

Si avvicinò al punto dell'entrata per la soffitta e saltellò un paio di volte per afferrare il laccio che serviva a far scendere la scala; quando la porticina fu aperta scese un sacco di polvere e qualche sassolino... e pezzi di tegole.

Il tetto, il tetto doveva essere decisamente crollato.

Salì le scale con cautela, tenendo la mazza di lato, assottigliando lo sguardo con il tentativo di vedere qualcosa in mezzo a tutto quel gran polverone che si era alzato.

Sul tetto vi era un enorme buco, ma sembrava fosse stato provocato da qualcosa precipitato dall'alto... e che ora si trovava probabilmente in mezzo agli scatoloni ormai ammaccati e i pezzi frantumati di soffitto.

Strinse la mazza fra le mani e si avvicinò a quel cumulo polveroso pian piano.

Cosa poteva essere?

Il reattore di un aereo?

Un volatile enorme?

Si avvicinò ancora e si fermò a pochissimi centimetri di distanza, mentre la polvere scendeva tutta sul pavimento rendendo più chiara la visuale.

Rooney spalancò gli occhi.

Lì, in mezzo a quel grosso cumulo di detriti, stava stesa una donna! 

Ciuffi scomposti di corti capelli biondi le coprivano il viso che riportava un paio di graffi profondi, indossava degli abiti... maschili! Tutti rovinati. 

La ragazzina si avvicinò di un piccolo passo, quella donna doveva essere caduta da qualche parte in alto, e probabilmente con quella caduta poteva essersi rotta qualcosa tipo la colonna vertebrale o... peggio... magari era morta all'impatto!

Rooney deglutì e allungò una mano facendo per toccare il braccio alla sconosciuta, per vedere se quella dava segni di vita, e a pochi millimetri dal toccarla, la bionda scattò a sedere urlando come se si fosse appena risvegliata da un incubo.

Rooney cadde all'indietro urlando appresso a lei, brandendo la mazza come messa in posizione di difesa.

La donna smise di urlare poco prima di Rooney, prendendo a respirare affannosamente. 

I suoi occhi verdi leggermente spalancati attraversarono la stanza, andandosi a posare poi sulla figura della giovane ragazza messa a terra.

 

«Perché sei a terra?»

 

Rooney la guardò ancora sconcertata.

 

«Tu... tu... COME SEI FINITA NELLA MIA SOFFITTA?»

 

«Abiti in una soffitta? Non è scomodo? Non vedo letti e... oh cielo, non ci sarò mica caduto sopra?»

 

La donna sconosciuta guardò il cumulo su cui era seduta, scendendo subito dopo, rivelando parecchi strappi nei vestiti che rivelavano tanti lividi e profondi graffi.

Tese una mano verso Rooney e fece un sorriso più simile ad una smorfia per via del graffio che le attraversava le labbra.

 

«Io sono il Do...»

 

E svenne prima di completare la frase, addosso alla povera Rooney che urlò per via del peso che si era ritrovata addosso.

 

«Oh... OH CAVOLO, CAVOLO! SI SVEGLI! NON PUÒ MORIRE ADDOSSO A ME!»

 

La povera Rooney si tirò fuori da sotto il corpo svenuto di quella sconosciuta e si portò le mani fra i capelli con fare disperato.

 

«Cosa faccio ora? Oddio cosa si fa in questi casi?! Oddio...»

 

Circa dieci minuti dopo, Rooney si era ritrovata a dover portare quella donna sulle spalle, fino alla propria camera, che era la più vicina alla scala della soffitta.

Dopo averla lasciata sul letto, era corsa in bagno a cercare il kit di pronto soccorso che trovò dentro allo sportello del mobiletto sotto al lavandino dopo un paio di imprecazioni. 

Ritornò in camera sua, pronta a medicare (o almeno pulire) le ferite della sconosciuta. O forse... forse conveniva chiamare un'ambulanza?

Si avvicinò al letto e preparò un paio di garze impregnate di disinfettante per pulire quei profondi graffi, cominciando da quelli in viso.

Però qualcosa non andava...

 

«Cosa diamine... non è possibile!»

 

Lasciò cadere le garze sul pavimento per chinarsi ad esaminare più da vicino il viso della donna. 

Non vi erano più graffi, nemmeno l'ombra.

Delle ferite del genere dovevano lasciare per forza delle cicatrici ma... il suo viso era completamente intatto! 

Rooney aggrottò le sopracciglia e cominciò a spostare i ciuffi biondi della sconosciuta dal suo viso per capire che fine avessero fatto tutte le sue ferite.

 

«Com'è possibile?!»

 

La donna aprì gli occhi e guardò la ragazzina con fare interrogativo.

 

«Mi stai... tirando... le guance...»

 

«ARGH!»

 

Rooney balzò all'indietro e la bionda sul letto si tirò su seduta massaggiandosi la faccia, toccandosi poi  il mento e la fronte come se stesse controllando di avere tutto al suo posto.

 

«Mh, ho un naso niente male questa volta...»

 

«SI PUÒ... sapere chi è lei? E soprattutto come ha fatto a... a far sparire tutti quei...»

 

«Shhhhhh!»

 

Rooney venne zittita dalla donna che si alzò in piedi e mise le braccia in avanti controllando i dorsi graffiati delle mani. Allora guardo la ragazzina che stava di fronte a lei, a distanza di sicurezza, e le sorrise.

In quello stesso attimo le sue ferite brillarono, e smisero solamente quando la pelle fu lasciata pulita da ogni minima ferita o livido.

 

«Rigenerazione.»

 

La giovane Rooney guardava ancora stupefatta e scioccata allo stesso tempo, con la bocca leggermente spalancata.

 

«Ri... Rigenerazione?»

 

«Rigenerazione!»

 

La donna pareva più che contenta, a giudicare dal suo largo sorriso che svelava dei denti perfettamente bianchi. 

 

«Si... si... MA SI PUÒ SAPERE CHI È LEI?»

 

«Oh, io sono il Dottore!»

 

«Il Dottore?»

 

«Sì!»

 

«Il Dottore... come

 

A quell'ultima domanda, "il Dottore", sospirò facendo cadere per un attimo le braccia lungo i fianchi.

 

«Oh e andiamo! Hanno sempre detto "chi" e non "come". Tralasciando l'ultima volta in cui mi hanno chiesto "il Dottore cosa?". Dai ragazze! Non è tanto difficile! "Il Dottore, chi?"»

 

Rooney la guardò stranita, con entrambe le sopracciglia inarcate. 

 

«O-Okay okay okay... Il Dottore chi

 

Il Dottore sorrise ancora una volta e si voltò per uscire dalla camera di Rooney.

 

«Solo il Dottore!»

 

Tutte quelle discussioni solo per una risposta simile! Ma che significava?

 

«...COME?»

 

«Ho detto "chi", non "come"! Dai... non è difficile!»

   
 
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