Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Lelusc    13/09/2018    0 recensioni
Ambra è da sola,ha un solo amico e uno stalker che un giorno al mese la molesta con una domanda, a cui lei risponde sempre negativamente,poi però... e così cambierà tutta la sua vita,che lei coraggiosamente aveva protetto da tanto tanto tempo.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La sera seguente quando mi svegliai, trovai Mikael sdraiato sul letto vicino a me, che mi stringeva in un abbraccio. Mi sembrò strano che stesse dormendo a quell'ora, tanto che scivolai via dalla sua delicata presa e m'inginocchiai acconto a lui, preoccupata.

"Mikael Mikael?Mikael!"Lo chiamai scrollandolo per cercare di svegliarlo.

"Ambra, che c'è?"Borbottò aprendo leggermente gli occhi, ancora assonnato.

"Perchè dormi a quest'ora? Sono le cinque"

Mikael si mise a sedere sul letto facendo una perfetta addominale, si passò una mano fra i capelli scomposti e ancora un po' intontito dal sonno mi guardò, poi mi fece un dolce sorriso.

"Tranquilla, era solo un riposino pomeridiano che si è prolungato un po' troppo"rispose chinandosi e dandomi un leggero bacio sulle labbra, dopo di che si alzò dal letto.

 Cercai di non fare caso al pigiama che gli avevo regalato e che in quel preciso momento non lo copriva bene lasciandogli scoperto il petto e mi alzai a mia volta.

Cavolo ora che ci penso, devo parlare con Giulian sul nostro rapporto e la decisione che ho preso ieri, ci riuscirò? Devo riuscirci, mi dissi decisa.

No, il punto è che glielo direi tranquillamente, ma lui come risponderà? Questo è il problema, pensai ancora.

Mentre Mikael si cambiava tranquillamente davanti a me, come faceva sempre, presi dall'armadio i primi indumenti che mi piacevano, ed entrai in bagno.

Lo specchio, come sempre è inutilizzabile per quelli della mia specie, così non potei sapere com'ero conciata, ma poco importava.

Indossai una maglietta bianca con le maniche a sbuffo e una gonna nera alla marinara.

Uscii dal bagno e vidi che Mikael mi aspettava seduto a gambe accavallate sul bordo del letto che aveva appena sistemato.

"Ambra, veramente parlerai a Giulian della tua decisione?"Mi chiese guardandomi scettico.

"Sì Mikael e prevedo già una gran bella litigata per questo, ma non mancherò di dirgli tutto".

"Capisco, ora andiamo di là, c'è ancora tuo cugino sai?"

"Lo so" risposi.

Mikael mi prese una mano, se la portò alle labbra e mi baciò dolcemente il dorso, poi si diresse alla porta portandomi con sé e mano nella mano uscimmo dalla camera.


"Buongiorno!" Ci augurò subito Steven, intento a mangiare seduto sul divano, accanto ad Erik.

Mi fermai un attimo a guardarli leggermente confusa e molto preoccupata.

Sono rimasti da soli per tutto questo tempo? Non si sono azzuffati o mandati a quel paese con colorite imprecazioni, vero? Speriamo bene, pensai.

"Ambra"disse Erik venendomi incontro.

 "Posso... anche'io prendere..."disse incerto, indicando al tazza che aveva in mano Steven.

"Ma certo, anche se credo che non sia quello che bevi tu di solito".

"Non importa"disse baciandomi anche lui sulla guancia.

Cominciamo bene, ma che hanno tutti oggi? Pensai leggermente infastidita e Steven, che naturalmente vide tutto, si alzò e mi raggiunse.

Non c'è due senza tre, naturalmente anche lui deve fare la sua parte, spero che questo non accenda un'inutile competizione, sarebbe seccante.

Steven mi lasciò del tutto sconvolta quando mi prese dolcemente fra le braccia e mi strinse a sé per augurarmi, suppongo, il buongiorno.

"Non è così odioso come pensavo"mi sussurrò poi all'orecchio, non che servisse a qualcosa poiché abbiamo un udito sopraffino, come del resto anche i licantropi.

"Ti ho sentito, pensavi questo di me?"Chiese Erik infastidito e anche un po' offeso.

"Su, buoni, può succedere di soffermarsi alle prime apparenze e decidere subito se la persona che hai di fronte ti è antipatica o no"dissi per quietare le acque che già si stavano agitando.

"Sono felice per te"dissi rivolta a Steven parlando semplicemente come ho sempre fatto, ad alta voce e senza preoccuparmi o nascondermi.

Improvvisamente suonò il telefono e ci voltammo tutti verso di esso.

Già, nessuno mi chiamava, mai, quindi chi poteva essere?

"Pronto".

"Buongiorno Ambra"

"Giulian!"Esclamai palesemente sorpresa.

Non appena dissi il suo nome, notai manifestarsi sul viso di Mikael un'espressione infastidita, poi speranzosa e infine ansiosa.

Non vorrà mica che affronti un discorso così importante e delicato ora? E per telefono, davanti a tutte queste persone. Neanche se mi prega in ginocchio, pensai voltandomi verso il mobile.

"Che c'è? Cos'è successo?"

"Niente, io volevo sentire la tua voce e poi volevamo farti una visitina, possiamo?"

"Volevamo?"

"Sì, io e i miei fratelli abbiamo appena finito una riunione e siccome l'incontro era in un posto non distante da casa tua, ci sei venuta in mente.
Disturbiamo se fra dieci minuti siamo da te?".

"No, fate pure, mi fa piacere".

"Davvero?"

"Certo"

"Allora a fra poco"

"va bene" risposi, attaccai e guardai la mia famiglia.

"Bene signori, fra poco avremo una gradevole visita..."

"Sì, Giulian"disse Mikael infastidito.

"Mikael non m'interrompere mentre parlo" lo rimproverai.

"Dicevo, tutti i signori delle casate vogliono venire a farmi visita, saranno qui fra dieci minuti".

"Perfetto"disse Mikael ancora più di malumore.

Lo ignorai e notai Steven un po' stranito, ed Erik ansioso e preoccupato.

"Steven, ora stai con me, devi stare tranquillo d'accordo? E... Erik, non serve essere così tesi e preoccupati"gli dissi e sembrò che le mie parole li avessero calmati, o almeno un po'.

Preparai da mangiare prendendo dalle mie scorte private, quelle da cui normalmente non attingevo mai, poi preparai la tavola.

Saremo stati molti, in totale, contando anche quell'odioso di Nathan, nove; fortunatamente la mia sala era più che ampia.

"Buono questo, di che anno è? E da chi è stato pres..."

"Giù le mani cugino, non si tocca fino al loro arrivo"dissi seria togliendog la bottiglia dalle sue grinfie.

Improvvisamente suonarono alla porta.

 Dieci minuti, eh ...ero decisamente tentata di guardare l'orologio per controllare se ci avessero messo di meno, secondo me erano già sotto casa, comunque mi diressi al piccolo atrio fermando con un cenno della mano Mikael, che contrariato stava andando ad aprire la porta.

Non appena aprii, mi trovai davanti un grande mazzo di rose rosse.

Lo guardai alzando un sopracciglio.

"Ah! Fratello, togli questi fiori"disse una voce femminile, poi vidi una mano delicata scansare il bouquet di rose e apparire al suo posto, il viso grazioso di Patricia che subito che mi saltò letteralmente al collo, abbracciandomi con un gran sorriso.

"Ambra, da quanto tempo non ci vediamo!"

"Sì, un bel po'"risposi facendomi da parte per lasciarli entrare.

"Sorella, così la strangoli"disse Derek entrando in casa.

"Come se potesse succedere"rispose lei non sciogliendo l'abbraccio.

L'ultimo a entrare fu Nathan, che mi lanciò uno sguardo insolente e fece un sorrisetto dei suoi che mi hanno sempre dato sui nervi, alla fine rimasi sola con Patricia che ancora mi stringeva.

La porta era ancora aperta e Giulian era l'unico che si era fermato nell'atrio con noi e non era andato in sala.

"D'accordo, ora vi lascio soli"disse Patricia seguendo i suoi fratelli.

Chiusi la porta e mi voltai verso Giulian.

"Ciao Giulian, come stai?" Chiesi.

"Bene, grazie. Per te"disse porgendomi il bouquet di rose rosse.

"Grazie, sono meravigliose"

"mai quanto te"disse posandomi un bacio sulla fronte e si diresse in sala.

Guardai le rose perfette in ogni petalo e le avvicinai al viso per sentirne il profumo, nonostante mi avessero già sufficientemente inebriato.

Il profumo era intenso e dolce. Ho sempre adorato le rose, erano il mio fiore preferito e non centra niente il fatto che ormai sono una vampira, i gusti non cambiano e fa sempre piacere ricevere dei fiori. Infondo sono una donna.

Sfiorai con la punta delle dita un petalo vellutato e incredibilmente delicato e sorrisi, mi concessi questo piccolo e fugace movimento delle labbra e mi diressi in sala, ero l'unica rimasta nell'atrio.

Una volta passato l'arco, ed essermi ritrovata in sala, rimasi turbata dal clima che vi trovai, teso, ansioso; davvero pesante.

Mikael e Giulian, non so per quale fatalità, erano finiti seduti vicini, non si guardavano in faccia, ma cercavano comunque di essere educati e accattivanti, senza riuscirci minimamente.

Steve era seduto vicino, veramente non ho la più pallida idea di come sia successo, a Victor e a mio cugino Erik, ironia della sorte, nonostante Erik non gli sia poi tanto simpatico, era praticamente schiacciato contro di lui, perché Victor gli metteva ancora una paura terribile.

Non aveva ancora superato il trattamento ricevuto da lui una volta essersi disintossicato dalla droga.

Patricia, Derek ed Nathan erano gli unici tranquilli, ma ormai il clima era già stato bello che compromesso dalle due coppie che ho già detto.

Non so che cosa fare per sistemare le cose, spero solo che prima o poi non esplodano tutti per i rispettivi motivi che ho già elencato.

"Sai tesorino, ti sta proprio bene quella gonna alla marinaretta".

"Grazie Victor, gentile come sempre"risposi.

"Sì, è vero, ma onestamente la vedrei meglio con un abito corto e  attillato di pizzo rosso" disse improvvisamente Patricia esponendo la sua
preferenza.


Ma perché ora stanno discutendo sul mio vestiario? Ed ecco che tutto questo mi fa ricordare qualcosa.

"D'accordo, la prossima volta mi vesto di rosso"dissi per far tacere la discussione con botta e risposta e preferenze.

"Ora però, vorrei che vi accomodaste a tavola, ho preparato qualcosa che spero gradiate, ve la servo subito come farebbe una brava padrona di casa".

Neanche avevo finito di parlare che già erano in piedi e si dirigevano al tavolo, sembrava aspettassero solo il momento di guastare il mio raffinato sangue.

Li lasciai sedere e mentre Mikael e Giulian mi passavano davanti, diretti alla tavola, li afferrai per un braccio per averli entrambi accanto a me, uno alla mia destra e uno alla mia sinistra, così che almeno questa volta non si sarebbero ritrovati misteriosamente seduti vicini a persone che non sopportavano.

Mi guardarono confusi, ed io fissai prima uno e poi l'altro bene in faccia, cancellando la loro confusione, ed entrambi mi fecero un sorriso.

Cavolo insalatino! È così facile farmi capire da loro. Ogni volta fra tanti pensieri che ho, capiscono sempre quello giusto, sono degli alieni? O forse mi conoscono solo eccessivamente bene? Beh, direi che la risposta giusta è la seconda.

Vado a prendere dal frigo in cucina una birra per Mikael e vado a tavola e come immaginavo uno dei tre posti vuoti, è in mezzo a Victor e Derek, quasi sicuramente Steven si sarebbe trovato "involontariamente"accanto a Victor, non è così lesto da occupare un altro posto e di certo poi non può dire "non è che faresti cambio"si capirebbe che non vuole stare vicino a Victor e quest'ultimo sicuramente sarebbe divertito nel percepire la sua paura.

Versai la birra in un calice e aprii la bottiglia, dopo di che cominciai a fare il giro per servire i miei ospiti, che naturalmente attesero prima di mangiare; non sarebbe stato educato iniziare prima che tutti fossero seduti e serviti.

Posai la bottiglia quasi vuota sul tavolo e afferrai Mikael e Steven per un braccio, tirandoli verso la tavola.

"Scusa Victor, vorrei sedermi qui, scaleresti di un posto? Grazie"dissi e prima che mi potesse rispondere, gli diedi delle botte con il fianco e a costo di sembrare sfrontata e maleducata, lo costrinsi a fare come volevo.

 Mi sedetti come avevo programmato fra lui, tirando con me Mikael e Steven che si sedettero nei due posti accanto a me, così che Mikael finì per stare vicino a me e Steven vicino a Mikael e a Derek e non avessero entrambi problemi.

Scambiai i bicchieri così che Mikael avesse la sua birra ed io il mio sangue e furono tutti felici e contenti.

Naturalmente questo gesto non passò inosservato a Giulian che mi sorrise quando, per sbaglio, incontrai il suo sguardo.

Accipicchia, perché deve stare seduto proprio di fronte a me? E perché acconto a lui ci deve essere Nathan?

"Prego, buon appetito"augurai prendendo il mio calice e portandomelo alle labbra.

Il sangue fruttato e invitante, di cui mi concedevo solo qualche sorso di tanto intanto, mi fece subito effetto trasformandomi il viso.

Stranamente solo il sangue raffinato aveva quest'effetto su di me, ma solo se veramente pregiato e ne bevessi in gran quantità e questo mi rammenta qualcosa che vorrei tanto poter eliminare definitivamente dalla mente. 

Lo finii gustandolo a sorsetti e non mi sfuggì Nathan che ne prese un secondo calice senza troppe cerimonie, ma infondo nonostante il gesto fosse poco carino, la bottiglia era lì proprio per questo e prima il suo contenuto fosse finito, meglio sarebbe stato per me.

"La vostra riunione per caso implicava anche me?"Chiesi all'improvviso, spezzando il sottile ma intenso silenzio che ci circondava.

Tutti posarono lo sguardo su di me, ma non mi sentii per niente osservata, no veramente, affatto, davvero; naturalmente sono ironica.

I loro sguardi e il fatto che non mi rispondessero mi fece salire il nervoso e sentire una stupida, cosa che non sono e non sopporto che mi ci facciano sentire, però quando si guardarono tutti a vicenda, capii che in effetti io qualcosa centravo.

"Sputate il rospo" ordinai in tono imperioso e non nascosi nemmeno la mia irritazione che non credevo mi sarebbe passata tanto facilmente.

 Naturalmente un tono simile non si dovrebbe usare contro la crème de la crème dell'elite, ma a me importava poco, se a loro il mio comportamento non andava a genio o lo reputavano irrispettoso, che me lo facessero sapere.

 "Ci sono novità sulla donna drogata che hai trovato ieri"disse Giulian.

"È una vampira che è stata trasformata senza il suo volere, odia l'essere che è diventato, ma non avendo il coraggio di esporsi al sole e morire, ha deciso di mangiare nutrendosi di sangue animale.

La puoi chiamare vegetariana se preferisci, comunque un giorno si è presentato dal nulla un uomo a lei sconosciuto vestito con un mantello nero e con un grande cappuccio calato sul capo, tanto grande che gli copriva anche il viso e le ha offerto una sostanza che secondo lui l'avrebbe fatta diventare nuovamente umana". 

"Aspetta, fammi indovinare. E siccome era il suo più grande desiderio, la prese e la bevve senza porsi domande e pensare che potesse essere una fandonia, o in questo caso una dannatissima droga che ti fa diventare uno schifosissimo zombi"commentai adirata.

Vorrei tanto avere quell'uomo incappucciato per e mani per strangolarlo personalmente e fargli capire una volta per tutte chi comanda e come ci si deve comportare, ma qualcosa mi dice che è un vampiro molto astuto e chissà, forse anche potente.

Improvvisamente mi venne in mente un'idea, che a quanto pareva il mio sguardo normalmente imperscrutabile fece trapelare, perché Giulian la colse perfettamente senza lasciarsela sfuggire.

"Sì, abbiamo pensato anche noi che l'uomo potesse essere nostro padre, ma non ne abbiamo le prove".

Annuii e mi concentrai, se per caso riuscissi a scovare la sua stessa onda mentale, potrei sapere cosa pensa e chissà forse anche vedere cosa sta facendo.

"Fermati"mi ordinò subito Giulian, guardandomi serio.

"Perchè me lo vieti? Sarebbe d'aiuto non credi?"Gli chiesi stranamente calma.

"Sì, ma saresti esposta a un pericolo se lo scoprisse e stanne certa che non può non accorgersene".

  Mi misi a sedere bene sulla sedia e lo guardai in volto, contrariata e a dir poco seccata.

"Ha ragione, non essere sciocca, non puoi farlo saresti nei guai e lo sai, stanne fuori, abbiamo altri modi per cercarlo e sapere se è lui"mi disse Patricia cercando di rassicurarmi, nonostante le sue parole non fossero proprio simpatiche o almeno da come le intesi io.

So perfettamente che vogliono tenermi al sicuro, già sono nei guai per il solo fatto che quel tizio riesca a vedere attraverso i miei occhi e possa collegarsi a me a suo piacimento, cosa seccante, però mi sento inutile se non faccio qualcosa.

 Non posso mica voltarmi dall'altra parte e fare finta che non succeda niente stando con le mani in mano, oltretutto ci sono già dentro con tutte le scarpe e il capellino floreale.

"Ok, ma sappiate che non sono d'accordo"

"Come se c'interessasse"mi rispose Giulian giocoso e ricevette come mia risposta un calcio da sotto il tavolo e un sorriso sbarazino, ma l'aura giocosa sparì subito dopo con il modo in cui Giulian mi guardò.

Non giocava più, anzi mi fissava come se volesse mangiarmi.

Vidi della lussuria nel suo sguardo, ma giusto per un attimo prima che sparisse e poi si voltasse a guardare altrove, come se si fosse accorto dell'espressione che aveva fatto e non volesse farmela vedere per qualche motivo.

Ammetto che tutto ciò mi mise in un profondo disagio.

"Ah, micetta, tieni, me ne stavo quasi per dimenticare"mi disse improvvisamente Victor e non appena mi voltai, fece passare con troppa facilita qualcosa fra le mie labbra.

Qualsiasi cosa fosse si sciolse all'istante sulla mia lingua, ed era così deliziosa che mi spinse a nascondere la bocca con la mano per non far vedere i canini e per soffocare il gemito immediato di piacere che mi travolse.

"È delizioso, cos'è?"Chiesi con voce roca e questo spiegava tutto sulla bontà del dolce che mi aveva messo in bocca.

"Come sospettavo non conosci i cioccolatini Red Cloud, sono molto apprezzati fra i nobili, anche se quest'ultima parte forse avresti preferito non saperla".

"Mia madre si strafoga con quella roba"disse Erik con termini poco adatti a un nobile e con il tono molto infastidito.

Scossi lentamente il capo ancora con quel dolce sapore in bocca e desiderandone tanto degli altri, se solo non avessi il mio piccolissimo problema.

"D'accordo, ora vorrei tanto esprimere un desiderio"disse all'improvviso Patricia.

"No Patricia, l'opera oggi no"disse subito Derek.

"Parchè?"Chiese in tono gelido, arrabbiata.

"Cosa? Oggi c'è l'opera, davvero?"Chiesi interessatissima. "Io adoro l'opera, che spettacolo ci sarà?"

"La Traviata"mi rispose Patricia speranzosa.

"Bene"dissi alzandomi di scatto da tavola.

"No, non dirmi che... ti prego..." disse Derek preoccupato.

"Esatto"risposi con altezzosità. "Voglio vederla, vado a prepararmi immediatamente"dissi ansiosa.

" Meraviglioso"commentò felice Patricia alzandosi a sua volta.

"Ah, ma non ho un abito da indossare per la serata"aggiunse poi triste.

"Visto, questo è il destino, vuol dire che non potrai andarci"le fece notare Derek, sollevato.

"Ah, bazzecole!"Tuonai. "Le presterò uno dei miei vestiti, niente ci fermerà. Andiamo Patricia"le dissi offrendogli una mano.

Così, mano nella mano, come se fossimo amiche di vecchia data, andammo nella mia camera per vestirci.

"Spalancai l'armadio e presi due abiti da sera a sirena, uno rosso e uno blu notte".

"Scegli pure quale preferisci"le dissi.

"Rinunciaci fratello, sono decise a vederla, te la dovrai sorbire per l'ennesima volta"sentii dire nitidamente dalla sala.

Il tono di Victor era piuttosto piatto, quasi indifferente, quindi presunsi che il solo a cui pesasse fosse Derek. Beh, peggio per lui.

"Quello blu"decise Patricia non facendomi sentire la risposta di Derek.

Annuii, così Patricia andò in bagno con l'abito in mano, mentre io presi quello rosso fuoco e comincia a svestirmi.
Improvvisamente bussarono alla porta.

"Ragazze, quanto vi manca? La Traviata inizia fra due ore".

Ci fece notare Giulian che a quanto pareva non aveva nulla in contrario a venire con noi.

"Quindi tutto a posto con i biglietti?" Chiesi mentre mi sistemavo bene l'orlo dell'abito.

"Sì, perché siamo quasi ospiti abituali, inoltre mia sorella da una sostanziosa e assidua donazione al teatro, quindi abbiamo sempre i migliori posti e tutti i biglietti che vogliamo per noi e alcuni nostri amici".

"Meraviglioso!"Esclamai entusiasta.

"Ambra, potresti aiutarmi a chiudere il vestito?"Mi chiese Patricia uscendo dal bagno e dandomi la schiena.

Le chiusi la zip e mi feci aiutare a mia volta, e notai che l'abito le stava un tantino largo sul davanti, perché io ho il seno più grande, ma incredibilmente, nonostante la nostra altezza palesemente diversa, abbiamo lo stesso numero di scarpe.

 Dopo aver calzato entrambe delle decolté, indossai un collier d'oro tempestato da piccoli rubini quadrati, poi il bracciale e gli orecchini uguali, come ultima cosa mi spazzolai i capelli facendoli diventare lucidissimi e li raccolsi sul capo con uno chignon impreziosito da un fermaglio con incastonati piccoli rubini. È un set prezioso che adoro.

Ero pronta, mente Patricia aveva ancora qualche difficoltà.

 Intanto l'abito le stava veramente lunghissimo, la diversità d'altezza fra noi era così tanta che mi chiesi se fosse meglio proporle di mettersi un altro abito, ma poi rinunciai; gli altri non sarebbero stati appropriati, erano molto più semplici e non avrebbero risaltato la sua delicata bellezza, come invece avrebbe fatto questo bellissimo abito a sirena.  

Porsi a Patricia un altro set di gioielli simile al mio, solo che il suo collier non aveva incastonati rubini, ma splendidi e piccoli zaffiri rotondi.

Indossati tutti i gioielli, le indicai lo sgabellino di mogano della toletta, dove si sedette con grazia e incominciai a sistemarle i capelli.

Glieli raccolsi sul capo fermandoli con uno spillone d'oro con una grande ametista centrale, mentre gli altri glieli lasciai sciolti sulle spalle e mentre Patricia felice si guardava allo specchio, nonostante avrebbe visto solo un abito e non il suo corpo, le passai un rossetto color pesca e una matita nera per gli occhi.

Mentre lei si truccava, le sistemai sulle spalle nude uno scialle immacolato di seta Francese.

Io invece mi misi sulle labbra un rossetto rosso e un tratto più pesante di matita nera sugli occhi, mi sistemai anch'io un altro scialle bianco di seta francese sulle spalle e preparai alla svelta due pochette, ed eravamo pronte, ma la stessa cosa non credevo si potesse dire di Mikael e Steven.

 Straordinariamente, quando spalancai la porta della camera, mi trovai Mikael e Steven davanti tutti ben vestiti, non so da dove avessero preso quegli abiti, ma erano uno spettacolo. Qui c'era lo zampino dei signori.

"Siete un quadro!"Esclamò Patricia, io mi limitai ad annuire e indossare i guanti di raso bianco, finendo di sistemarli bene fin sopra al gomito, poi lì passai un paio anche a Patricia.

"Voi invece siete fantastiche, credo proprio che dovremmo tenervi costantemente d'occhio se non vogliami che vi rapiscano non appena mettiate un piede fuori di casa"commentò Giulian e tutti furono d'accordo.

"è vero, anche se Patricia la riporterebbero subito indietro"disse Derek divertito.

"Ambra, l'hai sentito? Mi tratta sempre male quel mascalzone donnaiolo di mio fratello"disse in tono duro e serio, lanciandogli un'occhiataccia.
Di tutta risposta feci solo un sorriso di circostanza per non essere messa in mezzo al loro litigio e mi feci gli affari miei.

"Scusate, ma davvero dobbiamo venire anche noi?"Chiese Mikael.

"Credo proprio di sì"affermai.

Prese un gran respiro e lo butto fuori di colpo guardandomi in viso. Insomma si era rassegnato.

"Allora, come ci andiamo?"Chiesi, mentre porgevo la pochette blu a Patricia.

"Con le macchine, ho già chiamato il mio autista per farci portare al teatro dell'opera. Ci aspettano due limousine sotto il palazzo. Una semplice macchinuccia non sarebbe appropriata per tanta bellezza"disse Giulian offrendomi il braccio.

"Poco ma sicuro"commentai accettandolo e ci dirigemmo alla porta, seguiti dagli altri.

Scesi di sotto a braccetto con Giulian e non potei non notare la gelosia dipinta sul viso di Mikael, così decisi che all'uscita avrei preso lui a braccetto, altrimenti si sarebbe scatenato un putiferio.

La limousine non ci mise molto ad arrivare.

Giungemmo al parcheggio del teatro dell'opera proprio mentre stava per cominciare, mancavano sì e no cinque minuti.

Non mi è mai piaciuto essere osservata, odio le macchine sfarzose e tutto ciò che è costoso in generale, ma per quell'occasione chiusi un occhio, di certo non potevamo andare in giro con una punto, mentre altre signore e signorine andavano all'opera con delle macchine adeguate, ma non sapete il nervoso e il fastidio che ebbi non appena passammo il cancello principale; tutta la gente ci fissò come se dentro alla limousine ci fosse la regina d'Inghilterra.

Scesi dalla vettura e appoggiai una mano guatata su braccio di Mikael, che dopo un attimo di sorpresa mi prese sotto braccio e c'incamminammo verso l'entrata. Sperai solo che Giulian vedendoci non ci fosse rimasto troppo male.

Non appena entrammo, tutti si voltarono a guardarci, perfino chi lavorava in biglietteria.

Lasciai che i nostri bellissimi accompagnatori, che mi accorsi non essere sfuggiti alle signore intorno a noi, si procurassero i biglietti, mentre noi rimanemmo ad attenderli.

"Ma guarda quella come sta guardando i miei fratelli".

Commentò infastidita Patricia, anche se notai il suo sguardo fisso su uno in particolare dei suoi fratelli, Derek.

Se non avessi saputo fossero fratelli, avrei pensato che fosse gelosa in maniera romantica, comunque la capii perfettamente, infatti una biondina in abito lilla aveva adocchiato Mikael, mentre una mora secca e alta come un lampione non aveva occhi che per Giulian.

Le fulminai entrambe con lo sguardo e capirono subito come girava il mondo, perchè si voltarono immediatamente da un'altra parte e cominciarono a parlare degli affari propri e non più di Mikael e Giulian.

 Addirittura mi diede fastidio che guardassero Steve ed Erik; beh Steven è un conto, è un mio amico, ma Erik?

Questo voleva dire solo due cose, o che volevo già un gran bene a Erik più di quanto credessi, anche se lo conoscevo da poco, o che sono maledettamente possessiva.

"Eccoci e questi sono i biglietti"disse Giulian indicando la mano di Derek, mentre quest'ultimo li sventolava.

"Bene, ricordatemi che vi devo ridare i soldi del mio biglietto, di quello di Steven e di quello di Mikael"dissi in tono freddo incamminandomi verso l'entrata, ancora irritata per colpa della loro bellezza.

"Ma non serve, offro io"disse Giulian.

"No, grazie, vorrei pagare da me" dissi voltandomi verso di loro."Come se avessi accettato"aggiunsi e aprii con uno scatto il ventaglio floreale, infastidita.

"Ambra, ma perché tu e Patricia sembrate arrabbiate?"Chiese Erik.

"Arrabbiate?"Ripetei.

"Noi non lo siamo, vero Patricia?"Le domandai voltandomi verso di lei.

"No, affatto, ora andiamo, lo spettacolo è già incominciato"disse e demmo loro le spalle incamminandoci verso la sala.

Una volta preso posto sulle seggiole imbottite rosso rubino, mi guardai intorno. Stranamente l'opera non era ancora cominciata e altre belle dame con i propri accompagnatori si stavano sedendo.

 Scommisi anche che fra loro ci fossero dei veri reali in visita, ma forse pensavo troppo.

"Ah, che bello sta per incominciare!" Esclamò Patricia allegra guardandomi e giocherellando con il ventaglio che aveva fra le mani.

"Già, io adoro l'opera, ed era da tanto che non la vedevo".

Le confessai.

"Guarda, guarda! Sta per incominciare"Esclamò di nuovo Patricia mentre il sipario rosso si apriva e si sentivano le prime musiche.

"Patricia, stai buona, disturbi gli altri"la rimproverò con calma Derek da dietro di noi.

Sorrisi fugacemente e stringendo forte la pochette per l'emozione mi sporsi per vedere meglio.

Non so quando cominciai, ma improvvisamente percepii delle lacrime scendermi lungo il viso, estrassi alla svelta un fazzoletto di seta dalla pochette e lo premetti sugli occhi.

Dovevo stare super attenta per non mostrare che le mie lacrime fossero rosse come il sangue, sarebbe sembrato strano a semplici esseri umani.

Dopo la prima parte seguì una pausa e infine tutto il resto e quando riaccesero le luci, rimasi un attimo seduta a rimirare la sala. Era grande, immensa e raffinata, una raffinatezza che non mi diede fastidio, il teatro, quel teatro, era l'unica cosa sfarzosa che non odiavo.

"Ambra, è finita andiamo"mi fece notare Erik. Così mi alzai e guardai Patricia che come me, era rimasta seduta e guardava ancora il palcoscenico vuoto e non aveva nemmeno uno sbaffo di sangue sul viso. Possibile non avesse versato nemmeno una lacrima?

"Come ti è sembrato cara?"Le chiesi curiosa di sapere.

"Meraviglioso e vedo che anche a te non ha lasciato indifferente. Il tuo fazzolettino non era bianco prima?"Mi chiese indicandolo.

Da bianco era diventato rosso.

"Sì, purtroppo non so trattenermi su queste cose, strano vero? Non si sarebbe detto"dissi proprio quando qualcuno mi prese per mano.

Mi voltai e rimasi sorpresa nel trovarmi accanto Steven.

"Andiamo bella signorina"

"Ma certo my sir"risposi stando al gioco, quando all'improvviso qualcuno mi chiamò toccandomi una spalla e mi voltai di scatto.

"Oh, Miss, it was not great?"

"Oh, yes ma'am, really very nice" risposi alla signora anziana di fronte a me, che sicuramente voleva solo condividere la sua gioia, chissà, forse
era la prima volta che andava a teatro o che vedeva quell'opera.


"Andiamo Ambra"Mi chiamò ancora Steven.

 Annuii e c'incamminammo a braccetto verso l'uscita.

Fuori trovai tutti, io ero stata l'ultima a uscire.

"Ambra, che voleva quella signora da te?" Mi chiese subito Mikael, preoccupato.

"Nulla, semplicemente condividere l'emozione"dissi trovandomi talmente rilassata da poter trattare bene perfino Ethan, ed è tutto dire.

"Ambra, che ne dici, prendiamo un ricordo dell'opera? Non so la cartolina, o il libretto per esempio".

"ma sì, perché no, così mi cambieranno anche i soldi e potrò ridarli a Giulian"dissi subito avvicinandomi al tavolo dove vendono gli opuscoli.

Comprai due libretti e ne porsi uno a Patricia.

"Grazie, ma ora sono io in debito con te"

"Ma figurati, per quattro spiccioli. Questi sono tuoi"dissi a Giulian, spingendogli con gesto deciso i soldi contro il petto e ritirando alla svelta la mano, così che non potesse rifiutarli.

"Ora possiamo andare?"Chiesi ansiosa di tornare a casa.

Chissà perché avevo un brutto presentimento, o poteva darsi che fosse solo la stanchezza che si avvicinava, nonostante fossero solo le dieci o le undici di sera, quindi molto presto.

"Certo, andiamo"dissero tutti straniti dalla mia voglia di andar via.

In macchina non fu come all'andata, non finii vicino agli stessi di prima, precisamente capitai vicino a Nathan. Che meraviglia!

 Fortunatamente dall'altra parte avevo Steven a cui mi avvicinai tanto da potergli stare in braccio, ma vista la situazione potrei anche farlo, capirebbe il motivo di tale gesto.

"Ah, che meraviglia, ti ho vicina al ritorno"disse Nathan posandomi una mano sul ginocchio.

"Stammi lontano e riprenditi la mano"gli dissi e la spostai lanciandogliela contro per afferrare poi il braccio di Steven che si voltò verso di me.

"Ambra, vuoi cambiare posto con me?" Mi chiese Steven.

"Magari, grazie"Gli risposi subito stringendo un po' di più la presa.

"Ehi! Non metterti in mezzo piccoletto"disse subito Nathan infastidito.

"Non ti azzardare più a chiamare Steven piccoletto e allontanati da me, non te lo ripeto più"gli dissi seccata.

Improvvisamente una curva mi scaraventò contro Nathan che sogghignando se ne approfittò imprigionandomi contro il suo torace e stringendomi in una ferrea stretta.

"Cosa di, non mi toccare e allontanati, non comprendi?" Gli chiesi infuriata, tentando di liberarmi spingendolo via con forza.

"Su, su, so che ti piace in realtà"disse Nathan sogghignando.

"Ora basta!"Esclamò Steven, arrabbiato.

"Non m'interessa se sei potente, ricco e se provieni da una famiglia nobile, se ti dice di lasciarla in pace e di non toccarla, lo devi fare"disse Steven in un tono che non gli avevo mai sentito usare; poi mi afferrò con decisione per la vita strappandomi dalle mani di Nathan, e mi adagiò sulle sue gambe stringendomi a se con fare protettivo, e lanciò un'occhiata truce a Nathan.

Gli strinsi le mani e alzai il capo per poterlo guardare bene in volto e non potei fare a meno di sentirmi piena di gratitudine e sorpresa, ma anche di stima per il suo coraggio.

"Grazie Steven".

"Figurati, sono uno dei tuoi migliori amici no?"

"Può giurarci"gli risposi e per tutto il tragitto che rimase, continuai a stare seduta sulle sue gambe e con le sue forti braccia intorno ai miei fianchi, deciso a sorreggermi, tanto che nemmeno le curve riuscirono a spostarmi, così, me ne approfittai e appoggiai la schiena contro il suo torace e la testa sulla sua spalla.

Dopo un po' la macchina si fermò, eravamo giunti a casa, infatti non appena l'autista ci aprì la portiera intravidi il mio portone e mi sentii sollevata di non dover più stare con quel maniaco di Nathan, né tanto meno vederlo ancora.

Steven, seduto vicino allo sportello, per evitare che Nathan mi facesse qualcosa, uscì con me in braccio e anche fuori mi tenne come una
principessa.


Onestamente trovai alquanto imbarazzante il suo gesto e agli occhi degli altri poteva sembrare un'esagerazione, ma io ero sicura che avesse inquadrato alla perfezione Nathan e volesse proteggermi. Gliene fui infinitamente grata.

"Ehi! Perchè Ambra è in braccio a Steven?"Chiese Mikael, confuso.

"È già, chissà perché?"Chiesi guardando male Nathan che ci fissò come se non sapesse nulla.

"Avreste dovuto vederli, non facevano altro che fare a botta e risposta, mentre Ambra si stringeva sempre di più a Steven per allontanarsi da Nathan, mancava poco gli salisse in testa"disse Derek divertito, uscendo dalla limousine e pensare che lui durante tutto il tragitto non aveva detto neanche una parola per aiutarmi, come tanto meno ha fatto Victor seduto accanto a lui. Che rabbia! Idioti.

"E tu naturalmente non hai fatto nulla"lo rimproverò Patricia incrociando le braccia al petto, contrariata.

"E perché avrei dovuto, era divertente"

"Ma dove?" Commentai arrabbiata, mentre Steven mi posava a terra con delicatezza.

"Naturalmente non era divertente per te mia cara, ma per noi sì" Mi fece notare Derek, ricevendo di conseguenza alle sue parole uno schiaffo sul braccio da parte di Patricia che subito mi abbracciò.

"Oh, ti prego di scusare i miei fratelli, sono degli animali a volte, e grazie per avermi accompagnata oggi, mi sono divertita moltissimo e pensare che non volevano portarmici"

"Figurati, è stato un piacere anche per me"le dissi rispondendo con un abbraccio se pur un po' rigido.

"Allora noi andiamo, abbiamo molte cose da fare ancora prima che venga l'alba"disse Giulian chinandosi per darmi un bacio sulla guancia, facendo ingelosire Mikael.

"D'accordo, allora ci vediamo, ma la prossima volta vi pregherei di lasciare a casa Nathan, grazie"

"lo faremo"disse subito Victor.

"Sì, ma così non sarebbe divertente"aggiunse Derek e feci un passo verso di lui con una mano alzata come per colpirlo e fargli capire di stare attento a cosa dice.

"La prossima volta ci penseremo. È un cucciolo birbante che non sappiamo addestrare a quanto pare, forse quando ci sarà un'altra occasione di vederci lo lasceremo legato a casa"disse Giulian.

"Ehi! State passando il segno eh?"Disse Nathan infastidito, ma tutti noi lo ignorammo e ci salutammo con calore.

"Bene ragazzi, allora buon lavoro"dissi, mentre io, Steven, il mio salvatore, e Mikael c'incamminammo verso casa.

Non appena entrammo in casa, giusto il tempo di sedermi sul divano che qualcuno suonò il campanello e sentii un forte odore di foresta e un altro che mi sorprese non poco, ovvero lupo.

Mi alzai e prima che Mikael o Steven andassero ad aprire, mi diressi alla porta.

Non appena la spalancai fui investita da qualcosa che mi fece cadere con il sedere a terra e davanti a me, mi ritrovai tre facce conosciute che avrebbero dovuto rimanere rintanate nella foresta francese.

"Rose! Ian! Carl!" Esclamai e guardai in basso per trovarmi fra le braccia Margherita.

 Il solo vederla mi fece sfuggire un sorriso, poi mi rialzai e presi in braccio la piccola.

"Che ci fate qui?"Chiesi sconcertata.

"Anche noi siamo felici di vederti e stiamo bene grazie"disse Ian.

"Non essere sarcastico fratello, non dovreste essere qui, questo ci metterà nei guai nonostante siamo felicissimi di rivedervi"disse Mikael in tono serio, da dietro le mie spalle.

"Sì, ma va bene, basta solo che i signori delle casate non lo sappiano, su entrate"dissi facendomi da parte.

Dopo aver varcato la soia, chiusi la porta e feci strada fino alla sala.

"Meraviglioso"disse subito Rose guardandosi intorno con il piccolo in braccio, intento a mettersi le dita in bocca.  

"però..."disse solo Ian con il suo solito tono odioso.

"Ian, hai annotato qualche parolina dolce da dirmi non appena ci fossimo rincontrati?"Gli chiesi guardandolo con la coda dell'occhio e un sorrisetto impertinente sulle labbra.

"Oh, sì, quanti ne vuoi"

"Bene"

"Ambra, chi sono?" Mi chiese all'improvviso Steven sbucando dal nulla.

"Ah, giusto, vi presento"

"Rose, Ian, Carl, Margherita, lui è Steven, il mio coinquilino e sopratutto amico".

"Loro invece sono la famiglia di Mikael"

"Oh, perfetto, un altro vampiro" commentò Ian seccato, incrociando le braccia al petto.

"Prego?"Disse subito Steven non capendo la situazione.

"Scusalo Steven, poi ti spiego tutto, per ora sopportalo"dissi.

"Sopportalo cosa? Morta decrepita"

"Oh, ma guarda, parla il cuccioletto, bau bau"

"Ragazzi..."disse Rose e ci zittimmo, anche se controvoglia e ad entrambi scappò un sorrisetto.

"Ah, quindi la madre e i fratelli di Mikael"disse all'improvviso Erik sbucando anche lui da non so dove.

"Sì. Ragazzi, lui è mio cugino"

"Tuo cugino? Ma non eri orfana?"Chiese con delicatezza Ian.

 Vi prego qualcuno gli insegni le buone maniere.

"Sì, ma di recente ho saputo diverse cose, quindi... ve lo spiego dopo, ora potrei sapere la vostra gradita visita a cosa è dovuta?"Chiesi indicando loro il divano.

"Ah, sì cara"disse Rose con affetto, lasciando il piccolo gattonare sul tappeto e si sedette sul divano insieme a Ian e Carl, quando improvvisamente suonarono alla porta.

Mi voltai di scatto verso di essa con una bruttissima sensazione.

"E ora chi è?" Chiese Steven stanco.

"Chi può essere se non loro"disse Mikael allarmato.

"Ma perché sono ritornati?"Chiese Erik a tutti e a nessuno.

"Non è questo il punto, è che ora Ambra è in grossi guai. Abbiamo detto loro che la mia famiglia era morta nella strage, se ora li vedono qui Ambra rischia grosso, ecco perché non dovevano venire"spiegò Mikael alla svelta.

"Oh beh, pazienza"dissi alzando le spalle.

Posai a terra Margherita e mi misi un dito davanti alla bocca per dirle di non parlare, poi guardai Rose che mi fissava preoccupata e in colpa.

Le sorrisi e mentre mi dirigevo alla porta, le posai una mano sulla spalla per tranquillizzarla.

"Aspetta Ambra, dove vai?" Mi chiese Mikael fermandomi per un braccio.

"Che domande, ad aprire"

"No, non lo fare"disse Steven che nonostante non sapesse nulla e avesse solo alcune informazioni aveva capito la gravità della situazione.

"Sì, certo, e dovrei lasciarli lì fuori? Sarebbe un insulto e poi, io non ho paura e lo sapete bene"dissi seria.

Mikael nonostante fosse ancora contrario, mi lasciò il braccio.

 Mi conosce bene, avrei fatto comunque come volevo e se me lo avessero impedito, sarei diventata davvero qualcosa da cui scappare.

Andai nell'atrio, cercando di pensare a come fare per non farli scoprire, ma anche se li nascondessi alla loro vista, non potrei comunque
nascondere il loro odore, così pronta a ricevere la mia punizione e tutte le innumerevoli domande e accuse, aprii la porta quel tanto che serviva per guardare fuori e cercare di rallentare l'inevitabile.


Mi trovai tutti davanti all'uscio: Patricia, Derek, Giulian, purtroppo Nathan e Ahimè, Victor.

 Ma qualcuno di loro non poteva rimanere in macchina? Mi chiesi e per l'esattezza Victor, così magari avrei scongiurato una bella punizione, ma naturalmente no,  sarei stato troppo fortunata.

"Ciao, come mai siete ritornati?"Chiesi incuriosita per davvero.

"Beh, ho trovato in macchina un cambio che mi ero scordata di avere, così mi sono cambiata e ti ho riportato l'abito e i gioielli"mi disse Patricia porgendomi per l'appunto l'abito ben piegano con sopra lo scialle, la pochette, i guanti e gioielli".

"Ah, grazie"

"Ambra, cos'è questa puzza"mi chiese all'improvviso Nathan molto finemente.

"Ho degli amici in casa, problemi?"Chiesi subito in tono gelido, sulla difensiva e non è per via di loro, sono proprio io che non sopporto essere
controllata e dire i fatti miei a tutti.


"No, affatto, tranquilla"disse subito Giulian sorpreso dal mio comportamento acido e strano.

"Beh, lo sarebbe se fossero dei licantropi"disse Victor, a cui non era sfuggito l'odore familiare, lui che insieme a Giulian aveva sterminato tutto il loro villaggio.

"Anche se fosse, quale sarebbe il problema? Non sono tenuta a dirvi chi invito a casa mia, cosa mangio o dove e con chi dormo"dissi subito arrabbiata.

"Comunque grazie per avermi reso l'abito, vi auguro buona notte o buon lavoro"dissi chiudendogli la porta in faccia o almeno era quella l'idea, ma Nathan infilò un piede fra la porta prima che si chiudesse.

"Dai aspetta, non te la prendere"disse "e poi, sono curioso di vedere come sono i tuoi amici licantropi".

"Non stiamo al circo, non devi vedere nulla, sono delle persone normalissime".

"Sì, certo, e che ogni luna piena si trasformano. Alcuni almeno sono carini?"

"Nathan!"Esclamò Patricia.

"Smettila Nathan"lo riproverò anche Giulian, irritato dalle sue ingiurie.

"Chissà, forse uno di loro, mentre l'altro fra qualche anno, ma ora vorrei ritornare dai miei ospiti, sto mancando loro di rispetto stando qui con voi".

"Sì, perché non lo stai facendo con noi ora. Vorresti dire che loro sono più importanti di noi?"Chiese Nathan risentito nel suo orgoglio.

"Questo lo hai detto tu. Ora se volete scusarmi, vorrei rientrare, quindi toglieresti il bel piedino? Grazie, buonanotte"gli augurai non appena lo fece e gli chiusi la porta in faccia, poi mi voltai e mi ritrovai davanti Mikael, Steven ed Erik, molto preoccupati.

"È stato veramente estenuante"ammisi.

"Ambra, apri la porta, riconosco che tu possa invitare chi vuoi, ma vorremo conoscerli anche noi. Non siamo anche noi tuoi amici?"Chiese Victor da dietro la porta con tono fin troppo calmo. Sicuramente trama qualcosa, pensai subito.

"Sì, lo siete anche voi, ma avete capito subito che si tratta di licantropi, quindi non credo che in realtà vi faccia veramente piacere conoscerli, quindi non serve e poi sono estremamente timidi; dunque non è il caso, oltretutto non avevate detto di avere da fare? Ci vediamo un'altra volta, Buonanotte".

"Ambra, apri la porta"ordinò ancora Victor che smise di fare l'amico e diventò il capo, il che m'innervosì non poco.

 "Ambra, ho riconosciuto l'odore dei licantropi, vorrei tanto sbagliarmi, ma credo sia lo stesso del villaggio che ho sterminato in Francia, se è così e ci sono dei sopravissuti sei nei guai fino al collo, smettila di fare peggio e apri la porta".

Ormai non potendo fare più nulla, diedi un calcio delicato alla porta, quindi un calcio umano e la spalancai. Ormai mi hanno colto in fragrante, tanto vale non insistere oltre.

"Hai fatto la scelta giusta"mi disse Victor.

"Questo lo dici tu, fammi il favore di non torcergli neanche un capello, sai benissimo che non centrano niente con tuo padre".

"Questo lo dici tu"

"Sì, lo dico io e ho un'idea su chi possa averlo aiutato, quindi tieni le tue belle manine nelle tue regali tasche, chiaro?"Dissi minacciosa e al diavolo se passo dei guai o me li faccio tutti nemici.

Li guardai andare tutti in sala, in religioso silenzio. La casa non è mai stata più silenziosa, se cadesse uno spillo si sentirebbe l'eco.

L'ultimo ad andare in sala fu Giulian che guardai apertamente in viso, ancora arrabbiata, mentre nel suo sguardo cerano manifesti tristezza, preoccupazione e dolore.

Qualcosa bolliva in pentola, quello era poco ma sicuro, il problema era scoprire cosa.

Mi diressi anch'io in sala e nel farlo passai accanto a Mikael, che non riuscii nemmeno a guardare in faccia per quanto mi sentivo una nullità e mi parai davanti a loro per separarli dai miei ospiti seduti tutti sul divano in silenzio, mentre mio cugino e Steven si fecero da parte non sapendo che fare e dire, ignari di tutto.

"Ah, ecco i nostri amici pelosi"disse Nathan con ribrezzo.

"Attento a come parli dei miei ospiti Nathan"dissi furiosa.

"Non capisco cara, sai che siamo nemici dei licantropi, ma stai con loro. Passi Mikael, ma questi qua? Non puoi mica salvare tutti i licantropi che incontri e sopratutto se sono quei licantropi"mi disse Patricia in tono calmo e per nulla accusatorio.

"Intanto passi un bel niente, Mikael è sempre stato con me, quindi non siete voi che me lo lasciate tenere come se fosse un animale domestico, sono io a decidere e lui, perché Mikael è innanzitutto una persona, un essere vivente ed è mio amico, qualcuno d'importante per me, quindi esigo che gli portiate rispetto, chiaro Nathan?"Dissi rivolta soprattutto a lui, ma anche agli altri.

Anzi, mi correggo, alla loro intera razza. Noi vampiri non siamo superiori a loro e so perfettamente, Patricia, che non posso fare la santarellina con tutti. Loro hanno il loro orgoglio e siamo nemici, ma in questo caso è diverso; loro sono gli unici sopravvissuti di quello che ben sai e non è solo per quello che sono qui in casa mia. Guardali bene" dissi ancora adirata, avvicinandomi a loro.

"A chi assomigliano? Sopratutto lui"dissi indicando Ian.

"Ehi! Non sono un quadro!"Brontolò e di tutta risposta la mano della madre si posò sul suo ginocchio per dirgli di stare buono e tacere, doveva
comprendere la situazione in cui si trovava e non essere impulsivo come al solito.


"Lui assomiglia ha..."cominciò a dire Giulian sorpreso.

"Esatto, sono la mia famiglia"disse Mikael venendo avanti e mettendosi accanto a loro.

"Mia madre Rose"disse indicandola.

"Mio fratello gemello, Ian.

 Mia sorella, Margherita.

 Mio fratello minore, Carl, e il piccolo di casa, Allen.

Per quanto riguarda mio padre, l'alfa, è morto combattendo, sapete cosa intendo"disse Mikael con un tono da comandante. Freddo. Autoritario. Serio. Non lo avevo mai visto così, ma a quanto pareva doveva esserlo per la sua famiglia, infondo è il figlio maggiore.

Non so come l'ho scoperto, ma ho questa sensazione, credo che fra i due gemelli, Mikael sia il più grande.

"Capisco, ecco perché la nostra cara Ambra si sta battendo a spada tratta"disse Derek.

"Già, Ambra è una persona maledettamente leale e onesta, non so veramente come abbia fatto a vivere tutti questi anni restando così angelica"disse Patricia.

"Grazie per il complimento Patricia, ma non sono affatto angelica"

Victor mosse un passo verso di me.

"Ciliegina zuccherata, c'è un problema"

"Victor!" Esclamò Giulian nel panico, lo si capiva tranquillamente dal suo tono che lo era, non si prese nemmeno il disturbo di mascherarlo.

"Queste persone erano nel villaggio che ho distrutto, non dovrebbero essere vive".

"Ma che cosa...!Esclamai del tutto inebetita dalle sue parole sgradevoli e disprezzabili.

"Allora sei tu il maledetto che ha distrutto il nostro villaggio‼"

"No, Ian‼"Urlò Mikael.

 Feci appena in tempo a voltarmi che Ian mi aveva appena superata e sapendo perfettamente chi era il suo obbiettivo, con uno scatto mi parai di fronte a Victor.

Bloccai Ian per un soffio, praticamente con la schiena toccai il torace di Victor per quanto eravamo vicini a lui. Mannaggia a lui, veramente non ha avuto scrupoli a dire che era il colpevole della stage del suo villaggio.

Sto pazzo criminale, questo era il minimo che potesse accadergli, e poi,  alla faccia del sangue freddo e della sicurezza, nonostante avesse visto Ian corrergli incontro come un treno impazzito non si era mosso neanche di un millimetro.

"Non cercare di fermarmi Ambra, spostati"disse Ian mezzo trasformato in lupo e mezzo no.

"No Ian, fermati! È una pazzia!"Dissi, mentre Mikael mi raggiungeva per darmi una mano.

"Zitta, lasciami e sparisci! Lurido vampiro, tu sei come loro! Non mi toccare!" Disse opponendo resistenza.

"Lui è il bastardo che ha sterminato il mio villaggio, ha ucciso tutti, bambini, uomini, donne, animali, come se non avesse davanti esseri viventi, come se fossero meno di niente" disse cercando di colpirlo da dietro di me.

"Dovevi vederlo, se lo avessi visto non mi fermeresti credimi!"Urlo ancora furioso, tanto che era straordinario che ancora ragionasse.

"Sì, Ian, sicuramente è stato atroce vedere tutti morire e non ti posso nemmeno dire che capisco o immagino il dolore e la rabbia che stai provando, perché non è così, ma non serve a niente combattere ora, la vendetta non riporterà indietro i morti"dissi mentre squarciando l'aria con gli artigli che ormai avevano preso il posto delle unghie, anche gli occhi gli erano diventati dorati.

"Non importa, anche se fosse devo vendicarli, devo ucciderlo quel maledetto!"

"No Ian, te l'ho detto, per quanto possa essere bello e giusto sbranarlo, fallo a pezzi e bruciare i suoi resti per poi immergerli nell'acqua santa e
sotterrarli in un suolo consacrato; non servirebbe a niente, tuo padre e gli abitanti del villaggio non ritorneranno mai indietro e non ti reputeranno un vigliacco se ora non reagisci.


Sicuramente capirebbero, perché se ora tu combatti da solo contro di lui, o meglio loro cinque e ripeto cinque, ti ucciderebbero, non puoi farcela.

"Mikael..."

"Lui sì, certo potrebbe aiutarti, ma sarebbe un'azione suicida. Credi che sia un bene vendicare gli altri a costo della tua vita e quella di tuo fratello?

Pensa a tua madre, credi che ne sarebbe felice? Ha perso suo marito da poco, che farà se perderà anche i suoi figli, eh? Soffrirà da morire, ecco cosa le accadrà, vuoi che accada questo per persone che purtroppo ormai non ci sono più e non possono dirti niente, vuoi questo?


Vuoi suicidarti Ian? Usa la testa, non essere sempre così impulsivo. Non saresti stato tu il futuro alfa? Un Alfa penserebbe alla vendetta? O ad aiutare chi è rimasto in vita e proteggerlo? Chiesi stringendolo di più a me e cercando di farlo riflettere.

Ian tentò ancora di ribellarsi, ma sia io che Mikael lo trattenemmo e non poté liberarsi.

"Maledizione‼"Imprecò lasciandosi  cadere a peso morto fra le mie braccia.

Non lo sorressi, m'inginocchiai a terra abbracciandolo e solo io, avendo il suo viso premuto contro il mio petto, seppi che piangeva calde lacrime di frustrazione e dolore, miste a rabbia.

"Ah!"Esclamai all'improvviso, sentendomi trafitta alla schiena dalle sue unghie affilate.

"Che c'è?"Mi chiese Mikael allarmato.

"Niente, tutto bene, mi ha solo sorpresa"dissi mentre sentivo rivoli caldi scendermi lungo la pelle.

"Odore di sangue, ma che succede?"Chiese subito Mikael.

"Tranquillo Mikael. È Ian che mi ha graffiato. Va tutto bene, lascialo fare".

"Lascialo fare? Ma sei scema?!"

Lo guardai male.

"Ora si sta liberando della rabbia, il dolore e la frustrazione che sente dovuta all'impotenza, lascialo stare, non mi sta ferendo gravemente"dissi e questa fu la mia ultima parola.

Dopo alcuni secondi, Ian smise di piangere sommessamente e di graffiarmi la schiena.

 "Ian, stai un po' meglio ora?" Gli chiesi calma.

Mosse il viso, ma ancora non si mostrò né si alzò da terra. Se fossi stata un essere umano avrei già le gambe addormentate.

"Sei fresca"affermò con voce fievole che notai anche un po' roca dal pianto, ma nessuno disse niente.

"Beh, certo, dopo che ti sei scaldato tanto, è ovvio che tu sia accaldato, mentre io essendo morta sono fredda. Ti do sollievo?"

"Sì, ma preferivo che non mi ricordassi che sei un morto che cammina, parla e bene sangue".

"Ah, vedo che ti sei ripreso, comunque per tua informazione so fare anche altre cose e ho anche dei sentimenti".

"Sì, di questo me ne sono reso perfettamente conto"

"Bene, vogliamo alzarci ora? Sai, non sei una piuma".

"Mikael lo è?"Mi stuzzicò.

"Lo vuoi sapere davvero?"Gli chiesi maliziosa.

"Ehi!"disse Mikael colpendoci entrambi sulla testa.

"La volete smettere di parlare di me e sopratutto di mettermi in mezzo a questi discorsi".

Mentre Ian cominciò a sghignazzare, io feci un sorriso, poi finalmente si alzò e miracolo! Mi offrì una mano per aiutarmi ad alzare come un vero gentiluomo.

"Oh, grazie, che galante"dissi prendendolo in giro."Credo che oggi pioverà"aggiunsi poi sorridendo.

"Ambra, ora che una cosa è risolta, mi dispiace dirtelo caramellina mia piccola e dolce dolce, ma hai fatto qualcosa di bruttissimo non uccidendo queste persone che secondo la mia logica hanno aiutato tu sai chi a scappare, quindi dovrai scontare una pena".

"Ovvero?"Chiesi.

"Per una cosa tanto grave, beh..."

"Victor non ti azzardare, non voglio"disse Giulian di corsa, interrompendolo.

"Dai, è vero, non esagerare, ha solo salvato la famiglia di Mikael e poi non credo che loro centrino qualcosa con lui"disse Patricia prendendo le mie parti.

 Ma si può sapere che mi deve fare? Mi chiesi cominciando ad irritarmi e anche leggermente a preoccuparmi. Quanto mistero.

Guardai Mikael, mio cugino, Steven e poi tutti i componenti della famiglia di Mikael e li notai fissarmi ansiosi e preoccupati, mi sembravano  anche stanchissimi; beh, infondo ero successe talmente tante cose, come dargli torto.

"Sai Ambrina"disse Victor facendo un passo verso di me e sfiorandomi delicatamente la guancia con le sue dita lunghe e affusolate.

"Mi dispiace, ma la pena per aver mentito e aver omesso che alcuni licantropi del villaggio erano sopravvissuti e che io ho accusato per quella faccenda, è la pena di morte".

Riamasi a fissarlo senza parole, interdetta, mentre i signori delle casate se ne stavano in silenzio dietro di lui, compreso Giulian che nonostante la sua espressione dicesse chiaramente "prova a toccarla e muori" stava fermo al suo posto. A quanto pareva oltre a promettere morte al fratello non poteva fare altro.

"Che cosa? Ma sei pazzo? Se lo fai è la volta buona che ti ammazzo!"Esclamò Mikael, che sicuramente avrebbe fatto di tutto per non lasciarmi uccidere.

"Certo, è esagerato e comunque noi non abbiamo fatto niente"parlò per la prima volta Rose alzandosi dal divano con in braccio il piccolo Allen e aggrappata alla sua gonna la piccola Margherita"

Ci ha solo aiutato perché credeva fosse giusto, quindi perché dovreste ucciderla?"

"Mi spiace, ma non ve lo lasceremo fare"disse all'improvviso Steven mettendosi davanti a me e vinvendo la sua paura.

"Esatto"disse mio cucino facendo altrettanto.

"Buoni ragazzi, non serve"dissi subito in tono calmo.

"Cosa?"Chiesero tutti voltandosi verso di me.

"A dire la verità è un sollievo sapere che dovrò morire"dissi tranquilla.

"Cosa? Ma che dici?!"Esclamò Mikael.

"Mikael, io non sono come te, non posso morire se non con determinati modi e comunque ho vissuto tantissimi anni, ormai sono anche un po' stanca. Certo di recente o conosciuto più persone, molto sentimenti che io stessa allontanavo, limitandomi come persona, ma ora è tutto ok.
Se questa è la mia punizione per aver voluto bene, che sia"dissi coraggiosa e per niente e spaventata, porgendo la mano a Victor.


"Bene, sei molto collaborativa"disse prendendomi la mano.

Lo guardai per alcuni secondi in volto.

 "Victor, c'è solo un problema"dissi all'improvviso."Non ho nessuna intenzione di morire"ammisi sottraendo la mano dalla sua delicata presa.

"Cavolo! Credevo che la scenetta commovente ti avrebbe fatto cambiare idea o almeno alleggerire la pena e invece..."dissi mettendo il broncio.

"Cosa? Tu...Ambra vuoi farmi morire? Credevo parlassi d'avvero"mi confessò Steven abbracciandomi da dietro, così allungai una mano per accarezzargli la testa dai morbidi capelli rossi.

"Che ti venga un colpo"mi augurò farfugliando Erik, cosa impossibile e lo sa bene.

"Grazie, che cugino carino che ho; comunque, seriamente Victor, non puoi uccidermi così; adiamo, cambia idea, anche perché dopo avrai contro i miei cavalieri senza macchia e sansa paura" dissi per sdrammatizzare.

"Non posso fare nulla"

"Ma come? Sei tu che fai questo tipo di leggi, non puoi nemmeno fare un'eccezione e per questa volta cambiare la pena di morte con una lunga ed
estenuante e super dolorosa tortura che smetterai prima di farmi lasciare le penne?"


"Mh, va bene, accetto, anche perché se devo essere sincero anch'io non voglio che muori, mi piaci troppo.

"Ah sì? Ne sono felice"ammisi e stranamente ero sincera.

"Bene, allora vogliamo farlo qui?"

"Ma neanche per sogno! Vuoi traumatizzarmi la bambina forse?"Chiesi allibita dalla sua mancanza di tatto.

"Ok, come vuoi tu, allora andiamo in camera tua?"

"D'accordo"

"Ah, Ambretta amoruccio, ti ricordi la prima volta che te lo feci?"

"Certo, indimenticabile"

"Beh, quella a confronto di quello che ti farò adesso, era una carezza, giusto per farti capire".

"Afferrato"dissi decisa preparandomi a un dolore lancinante e duraturo.

 "Mikael, credo sia meglio che tu faccia uscire i bambini. Non sarà una passeggiata"

"Ian, usciresti un attimo portando con te Carl, Margherita e Allen?" Chiese subito Mikael ubbidiente, perché sa che non dico mai le cose tanto per dire.

"Veramente io vorrei rimanere"

"Mamma?"

"Sì caro, vado io"disse lei.

"Io voglio rimanere"disse subito Carl, deciso.

"No Carl, meglio di no, fidati"gli consigliò Mikael.

"Non se ne parla"disse categorico guardandomi.

"Bene, fa come credi, peggio per te se poi non riuscirai a dormire stanotte per via degli incubi..."disse Mikael esagerando volutamente, ma nonostante tutto Carl non si smosse di un millimetro.

"Margherita tu vai, vero tesoro?"

"No"disse scuotendo il capo. "Voglio stare qui con te"

"Margherita amore, perché non esci con la mamma un attimo a fare una passeggiata qui intorno?"

"Ma..."fece la piccola.

"Dai, vai"insistetti.

"Ma tu tornerai?"

"Ma certo, ora vai"

La piccola annuì e mano nella mano con la mamma si diresse alla porta, l'unico bambino rimasto in sala era Carl, ma non potevamo costringerlo, era irremovibile sulla sua decisione.

"Andiamo Ambra, prima cominciamo, prima finiamo"disse Victor in tono incolore.

Annuii e mi diressi in camera, aprendogli la strada.

Dentro si guardò un attimo intorno.

"Carina, davvero femminile"

"Beh, sono una donna"gli feci notare giusto nel caso gli fosse sfuggito.

"Bene, ti consiglio di mettere via le cose a cui tieni, perché romperai tutto in preda al dolore"

"No, non credo, quindi non toglierò nulla"dissi sicura.

"Beh, se ne sei certa, iniziamo subito allora. Dolore!"

"Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah‼‼"Urlai immediatamente attanagliata dal dolore, accasciandomi al suolo e afferrando con forza il tappeto morbido sotto di me, ma urlai solo perché non ero preparata.

"Ambra, Ambra stai bene?!"Urlò Mikael da fuori la porta chiusa a chiave, ma non serviva che urlasse in quella maniera, nonostante tutta la sofferenza che mi stordiva e quasi stroncava, lo sentivo benissimo.

"Sto bene, mi ha solo sorpreso!"Gli urlai cercando di usare un tono più normale possibile, mente un rullo compressore mi passava continuamente
sul corpo portandosi con sé un dolore lancinante e fitto per via delle ossa che si rompevano, poi guarivano, e poi al suo ennesimo passaggio si rompevano di nuovo, il tutto accompagnato da mille aghi che mi trafiggevano la testa e al dolore straziante di quando ti strappano via la pelle di dosso.


Mi presi la testa fra le mani facendo versi acuti di dolore, ma senza urlare. Non avrei più urlato in quel modo e fatto preoccupare gli altri.

Il dolore era terribile, atroce, lancinante, fitto e persistente. Non ce la facevo più, se fossi stata umana avrei vomitato, e in tutto questo tentavo in ogni modo di non urlare, serravo le labbra in una linea sottile, le mordevo facendomi uscire il sangue, ma quella che stavo subendo era una tortura pressante che aveva fatto sicuramente impazzire molti vampiri.

Mentre il dolore continuava, cercavo di distrarmi pensando a cose belle e alle soddisfazioni che ho avuto nella vita, così da prendere da essi forza, quando mi accorsi di star piangendo.

Lacrime cremisi e involontarie uscivano per il troppo dolore e mi scivolavano lungo le guance finendo sul tappeto e sul mio vestito da sera, fortunatamente anch'esso rosso.

 Caddi a terra, mi girai su un fianco e mi portai le gambe al petto, mentre con le mani stringevo a morte il tappeto e il mio corpo veniva martoriato da fitte e spasmi incredibili, finché cominciai a piangere sempre di più.

Il dolore era qualcosa d'indescrivibile, fuori dal mondo, ma nonostante tutto, non mi lasciai più sfuggire un solo singolo urlo, solo versi o lamenti, fino a che sentii il sangue scendermi dal naso, mancava solo che uscisse a fiotti o zampillasse da ogni altro orifizio, poi ero a posto.

Inutile dire che nonostante tutto, tenni duro e non so come, riuscii a non urlare.

Improvvisamente un dolore indescrivibile mi scoppiò nel petto, tanto che mi ci portai le mani e attanagliai l'abito, mentre trattenevo un grido proveniente direttamente dal fondo della mia gola e tossii sputando più volte fiotti ingenti di sangue sul tappeto.

Mi rotolai a terra più volte, agonizzante. Il tempo sembrava essersi fermato intorno a me, ma sicuramente era solo una mia impressione.

Quando improvvisamente cominciai a vedere opaco, alzai lo sguardo e lo posai su Victor, che come un eccellente esecutore, mi guardava impassibile e svenni; così, finalmente, la tortura finì.

"Ehi! Fiorellino dorato cosparso di miele!"

Accidenti! Ma questa dove l'ha trovata, come s'inventa cose simili, deve sentirmi veramente un verme per dirmi una cosa del genere, che idiota, pensai, mentre una mano delicata mi alzava il capo da terra e l'altra mi accarezzava una guancia.

Aprii gli occhi, o si accese la luce, non saprei, so solo che vidi perfettamente la faccia di Victor davanti alla mia.

"Salve mia piccola bambolina di porcellana".

"Salve?"Dissi ironica. "Se, come no. Sto a pezzi, mi sento uno schifo e ho fame"dissi subito.

Brava Ambra, che splendido saluto gli hai dato, bon.

"Bene, allora andiamo, ti do una mano ad alzarti".

"Neanche per idea, riesco a mettermi in piedi anche da sola e ti dirò di più, riesco pure a camminare"gli dissi sicura e tentai di mettermi in piedi fallendo miseramente per ben due volte, alla fine incazzata nera per il fatto di sentirmi diversamente abile, ci provai una terza volta e ci riuscii. Io e la mia testardaggine vinciamo sempre.

"Bene, allora io ti precedo e tranquillizzo gli altri"disse uscendo dalla camera.

Non appena si chiuse la porta alle spalle, sentii Mikael correre da lui e chiedere di me, seguito da Steven, Erik e Giulian. Gli altri non so se erano andati via mentre io morivo di dolore o erano così sollevati da non saper cosa dire, comunque sia, finalmente era tutto finito.

Ero pronta a uscire, ma già vedevo davanti  a me le facce preoccupate di Mikael e gli altri. Odio queste cose, pensai mettendomi la mano davanti al naso per nascondere la cascata di sangue ormai coagulato e mi controllai.

L'abito era stropicciato e strappato e naturalmente macchiato di sangue, che sperai andasse via lavandolo, ma tranne questo e la scia di sangue secco procurata dalle lacrime, era tutto ok.

Mi sistemai con la mano i capelli sicuramente scompigliati e fuoriusciti dallo chignon, ed ero a posto.

Onestamente non so come avevo fatto a non rompere i mobili e gli oggetti della stanza come mi aveva detto Victor, in effetti mi sarebbe stato di sollievo, mi avrebbe fatto sfogare e forse distrarre dal dolore per alcuni attimi, ma è stato maglio non averlo fatto.

Sentii Patricia rimproverare severamente Victor, dicendogli che aveva esagerato, quando spalancai la porta facendola tacere di colpo e voltare tutti verso di me. Altrimenti Victor avrebbe avuto un brutto quarto d'ora.

"Ambra!"Esclamò Mikael venendomi incontro, agitato.
 
"Che cos'è quel sangue? Stai bene?"Mi chiese subito dopo avermi vista con attenzione.

"Divinamente"Risposi calma, facendo un passo avanti.
 
"Steven!"Tuonai all'improvviso voltandomi verso di lui.


"Mi serve del sangue"dissi senza troppi giri di parole.

"Sì"rispose subito alzandosi dal divano, dove credo fosse rimasto per tutto il tempo e si diresse verso il pensile della cucina.

"No, non quello, prendi una bottiglia dalle mie scorte private. Ciccio bello mi ha rotto una sacca"

"Ahi"commentò Derek.

"Per l'appunto, quindi devo rimettermi in forze e del sangue normale mi farebbe un baffo"dissi avvicinandomi alla spalliera dal divano, costretta
ad appoggiarmi per la debolezza.


"Ehi cugina, vuoi una mano?"Mi chiese Erik.

"No, non serve, devo solo andare in bagno un attimo"dissi, peccato fosse troppo distante e mi sentissi come un fantasma.

"Cavolo!"Dissi irritata dalla mia momentanea incapacità di fare una cosa tanto stupida come andare in bagno, così, piano piano andai in cucina dandomi comunque un contegno e mi avvicinai al lavandino dando le spalle a tutti.

Aprii l'acqua, mi chinai e finalmente mi tolsi la mano da davanti al naso e cominciai a lavarmi via il sangue.

"Aspetta piccola, ti do una mano. Da sola non puoi vedere se lo hai tolto tutto"disse Victor venendomi vicino.

Acconsentii, ma solo perché davvero non potevo vedermi. Lasciai che Victor mi pulisse e una volta ricevuto il suo ok mi voltai verso gli altri.

"Ma si può sapere che diavolo le è successo?"Chiese all'improvviso Mikael.

"Semplicemente le ho fatto scoppiare una sacca di sangue. Sai quelle cose che noi abbiamo poco più sotto dello stomaco e che contengono il sangue che assumiamo e che piano piano durante il giorno rilasciano il contenuto che viene assorbito dai tessuti e mandato a tutto il corpo"

"Sì, lo so, non mi serve una lezione di anatomia, voglio sapere perché aveva quella dannata mano davanti al viso".

"A quanto pare sai com'è fatto il corpo di un vampiro, ma non le conseguenze se una parte viene distrutta, che ignorante. Allora, è semplice. La sacca esplodendo ha spinto il sangue fuori gli occhi, sotto forma di lacrime, dal naso e dalla bocca tipo cascata. Aveva una maschera di sangue che non voleva mostrarvi per non farvi preoccupare"disse Victor.

"Sì, ma se glielo dici"lo rimproverai calma.

"Che devo fare bambina, me l'ha chiesto"disse semplicemente.

"Comunque una cosa è certa, il tappeto in camera è da buttare ormai".

"Victor!"Esclamai guardandolo male e ricevetti come risposta un sorriso.

"Mikael, dove vai!"Esclamai un attimo prima che mi passasse accanto, diretto a grandi falcate verso la nostra camera. Sicuramente voleva accertarsi di quanto sangue avessi perso.

Uffa! In alcuni momenti vorrei tanto poter sbuffare per la frustrazione,  cacchio!

"Ambra! Ma... tutto quel sangue"disse Mikael una volta di ritorno.

"Tranquillo, se Steven si decide a ritornare lo riprendo"dissi calma.

"Mh...mi dispiace, è stata colpa mia"

"Ma non dire scempiaggini, stupido"dissi posandogli una mano sulla spalla.

"Potresti bere da me, così ti rimetteresti in un lampo"disse all'improvviso Mikael.

"Mikael!"Lo richiamai quasi urlando e lo guardai molto male, tanto che lo feci mettere sull'attenti.

"Cosa ti ho sempre detto? Tu riprova a propormi di nuovo una cosa simile e ti giuro che ti faccio dormire fuori al balcone per un mese intero, chiaro! E credo che sceglierò il mese di dicembre.

Quante volte ti ho detto e ridetto che non berrò mai il tuo sangue neanche se fossi in fin di vita e tu fossi l'unico essere vivete sulla faccia della terra.

 Quindi smettila di propormelo, non mi devi nulla!"Esclamai incazzata nera, ed ecco che Steven si fece avanti con una bottiglia delle più pregiate e nutrienti che avevo da parte.

"Scusa il ritardo, ma ho pensato di prenderti la più nutriente che avevi".

"Sì, grazie Steven, hai avuto un'ottima idea"dissi nuovamente calma,  incredibile come fossi volubile.

Afferrai il tappo e provai a stapparla. È una sciocchezza farlo con la nostra forza, ma questo solo se non sei debole e l'hai la tua forza, infatti la mano mi sfuggì e il tappo non si tolse.

"Maledizione!"

"Dai a me, ci penso io"disse Steven togliendomi la bottiglia di mano e aprendomela senza fare commenti inutili.

"Mh, però se stiamo a questi livelli, potrei anche provare a farti mia, non potresti fare nulla per opporti"disse Nathan con il suo fare del cavolo.

Mi tolsi velocemente una scarpa e gliela tirai colpendolo al petto con il tacco.

"Oh guarda, ti detesto così tanto da trovare la forza anche quando non ce l'ho. E la prossima volta ti tiro le scarpe con il tacco di legno di frassino e poi vediamo chi si diverte"dissi irritata.

"E perché tu lo sappia, il suo non è un bluff. Le ha veramente nell'armadio"confermò Mikael e fui felice di vedere che non c'era rimasto male per le mie dure parole di poco prima.

"Ecco"disse Steven porgendomi la bottiglia.

"Mh, mi servirebbe un bicchiere, ma pazienza"dissi portandomi la bottiglia alle labbra e cominciai a bere come se non ci fosse un domani e non mangiassi da anni.

Il mio viso si trasformò ed io ripresi tutta la mia forza.

Finii la bottiglia e sentii che ero quasi sull'orlo del cedimento. Preferirei morire piuttosto che ricadere in quell'inferno. Dovevo solo calmarmi e mi sarei ripresa perfettamente.

 "Bene, allora se ora che è tutto apposto, noi andremo via"disse Derek.

"Certo"dissi.

"Scusa tanto per Victor, ha esagerato. Se le regole non fossero queste noi non ti avremmo mai..."

"Torturato"finì di dire Patricia seccata, unendosi alla conversazione.

"Ambra"disse Patricia prendendomi le mani.

"Grazie per l'abito e l'ospitalità"disse facendomi un sorriso e dirigendosi alla porta con Derek che ricominciò a battibeccare con lei. Ormai credo che per loro sia uno sport farlo.

Li guardai divertita, quando Nathan mi passò accanto, anche lui diretto alla porta e mi fece il suo solito sorrisetto del cavolo.

Gli avrei tanto voluto tirare un vaso, però mi trattenei e lo lasciai andare tutto intero.

"Ah, Ambra, è ritornata la mamma di Mikael"mi avvertì Patricia, mentre Rose con in braccio il piccolo e con Margherita dietro, entrava in casa.

"Bentornati, com'è andata la passeggiata? Spero non abbiate incontrato dei vampiri".

"Ambra, tesoro, stai bene?"Mi chiese Rose preoccupata, ignorando la mia domanda e posandomi una mano sulla spalla.

"Benissimo, si è ripresa completamente la mia farfallina variopinta"disse Victor irrompendo senza tante cerimonie nella nostra conversazione.
"Veramente se fosse stato per me ti avrei lasciato libera di svolazzare quanto volevi, ma le regole..."

"Sì sì, non ti preoccupare Victor, l'ho scampata, sto bene"

"Sì, ma ti ho fatto soffrire come un cane".

"Non ti preoccupare, ora vai dai tuoi fratelli"dissi dandogli una poderosa pacca sulla spalla.

"D'accordo, allora ci vediamo"disse e sorprendendomi s'inchinò a darmi un bacio sulla guancia. Cavolo se si sente in colpa, pensai sorpresa.

Chi manca? Mi chiesi poi guardandomi intorno, ed ecco venirmi incontro Giulian.

"Allora ciao mia coraggiosa fanciulla"mi disse Giulian sfiorandomi la fronte con un delicato bacio.

"Buona giornata"gli augurai e così se ne andarono tutti e rimasi sola con la famiglia di Mikael, Steven, mio cugino e naturalmente Mikael.

"Ah, che giornata pesante"mi lamentai ritornando in sala.

"Rose, tu e i tuoi piccoli immagino vi sentiate stanchi per il viaggio, avete fame?"

Rose, intenta a parlare amabilmente con Mikael, si voltò verso di me e per un attimo mi parvero tutti troppo provati.

Il viso di Rose era pallido, Ian era triste, o almeno così mi sembrava, solo Margherita, Carl e Allen erano abbastanza tranquilli, ma comunque piuttosto stanchi.

Mi avviai verso la mia camera e tirai fuori alcuni asciugamani ancora nuovi dal mio armadio e ritornai in sala.

"Tieni Rose, sembri stravolta dal viaggio e dagli eventi. Vai a rinfrescarti. Puoi usare il mio bagno interno"dissi allungandogli gli asciugamani.

Lei mi guardò per un attimo, senza dirmi nulla, pensierosa, dopo mi fece un delicato sorriso e si alzò dal divano.

"Grazie Ambra, hai fatto tanto per noi oggi e noi ti abbiamo solo messo nei guai"dice accarezzandomi la guancia come farebbe una madre con il
proprio figlio e mi strappò un sorriso.          


"Non dire sciocchezze, sono bazzecole queste. Ora vai a farti un bel bagno, va bene?"Dissi, quando qualcosa mi afferrò le gambe.

Abbassai lo sguardo e vidi Allen stringermi una gamba con le sue piccole manine e cercare di stare in piedi con le sue gambette ancora malferme.

Sorrisi.

"Giovanotto, che cosa fai?"Gli chiesi prendendolo in braccio e lui di tutta risposta si aggrappò ai miei capelli.

"Allora vado a rinfrescarmi, ti lascio un attimo le mie pesti".

"Ok"dissi e la lasciai andare in camera mia.

Non appena ebbe passato l'uscio, la sentii trattenere il respiro.

Accidenti! Ho dimenticato di arrotolare e far sparire quel dannato tappeto.

Mentre Rose faceva una bella doccia, lasciai parlare Ian e Mikael e tentai di mettere a terra Allen che però non aveva nessuna intenzione di lasciarmi i capelli, per tanto chiesi aiuto a Mikael e andai in camera mia dove m'inginocchiai a terra e arrotolai il tappeto impregnato di sangue e con una spugnetta lavai il pavimento.

Dovrò comprare al più presto un nuovo tappeto, ora sembra che manchi qualcosa in camera, pensai e con il portatile andai a sedermi sul divano.

Appoggiai il portatile sulle gambe, lanciai un fugace sguardo alle pesti piccole. Perché Mikael e Ian stavano parlando amabilmente e non ce n'era bisogno, oltretutto sono grandi e vaccinati, di certo non gli serve una baby sitter o almeno sperai, ma mai dare niente per scontato.

Allen gattonava in giro, ma non avendo oggetti pesanti che gli potessero cadere in testa o che potesse mettere in bocca, lo lasciai stare, mentre Carl cercava di seguire la conversazione dei fratelli intromettendosi di tanto intanto, Margherita...

Margherita? Mi alzai e mi guardai intorno, ma niente, così preoccupata la cercai nelle stanze e la trovai sdraiata sul letto di Steven, a dormire.

Mi fece una tale tenerezza che non solo istintivamente sorrisi e gli diede un bacio sulla fronte, ma la coprii anche con la coperta.

Troppe emozioni per oggi, un viaggio lungo, la passeggiata improvvisa e l'ora tarda, tutte cose che l'hanno stancata molto, la capii perfettamente.
  

Ritornai in sala e mi guardai intorno. Presi con me Allen che aveva fatto troppo l'esploratore per oggi e cercai Erik e Steven, totalmente scomparsi.

Dove cavolo...? Mi chiesi, mentre tenevo in braccio Allen.

"Mikael! Hai visto Erik e Steven per caso?"

"Sì, sono andati a fare una passeggiata"

"Che stranezza, speriamo che non tornino litigando".

"No, non credo ci sia più questo pericolo"disse allungando le braccia per prendere Allen, che però fece un versetto e appoggiò la testolina sulla
mia spalla.


 Sorrisi. "Niente Mikael, rassegnati, oggi vuole stare con me"gli dissi divertita e mi sedetti nuovamente sul divano; portatile sulle gambe e il
piccolo Allen accoccolato a mio fianco che fissava il computer come incantato. Che curiosone.


Cercai un bel sito che vendeva tappeti e alla fine rimasi indecisa sul quale scegliere, se un tappeto persiano coloratissimo o uno semplice dal pelo morbido e alto, quando sentii le voci di Steven ed Erik.

Sono tornati e sembra stiano parlando tranquillamente, ne sono felice, pensai e schiacciai il pulsante corrispondente al tappeto semplice color terra di Siena dal pelo lungo.

"Bentornati. È stata rilassante la passeggiata?"Chiesi.

"Beh, sarebbe stato meglio se fossimo stati in campagna o in montagna, ma non mi lamento"mi rispose Erik e accennai un sorrisino.

"Ah, Steven in camera tua c'è Margherita che dorme".

"Cosa? E com'è finita in camera mia?"

"Deve aver curiosato per le stanze e dopo si è addormentata sul tuo letto".

"Beh, non che sia un problema, ma ora io dove dormo?"

"O meglio, dove dormiamo tutti, siamo una marea"aggiunse Erik.

Feci spallucce. "Non è un problema"dissi tranquilla.

"Comunque io non capisco ancora perché siete venuti e per quanto tempo"disse Mikael rivolgendosi al fratello.

"L'idea era di rimanere solo due o tre giorni, se non è un problema. Mamma voleva sapere come stai e stare un po' con te"disse Ian.

"Capisco"

"A proposito di giorni di permanenza, ma dove sono le vostre valigie?"Chiesi non ricordando di averle viste.

"Le abbiamo lasciate all'entrata"

"Ah, credo che prenderò quella di Rose, le servirà un cambio. Quale'è?" Chiesi alzandomi dal divano con il piccolo ancora in braccio.

"Quella a fiori"

"Ricevuto"dissi diretta alle porte e infatti eccole, tre piccole valigie, più due grandi, ed ecco quella a fiori.

La presi e andai in camera mia.

Bussai alla porta del bagno. "Rose, ti ho portato la tua valigia, tela lascio qui fuori".

"Sì, grazie"mi rispose alzando la voce per superare il rumore dell'acqua aperta, non che servisse, la sentivo lo stesso benissimo. Feci per uscire dalla camera quando notai sulla scrivania un calendario che prima ero certa non ci fosse.

 Sicuramente lo aveva comprato Miakel e mi accorsi anche che c'era un giorno cerchiato con il rosso, precisamente l'indomani.

Ritornai in sala ancora un po' confusa, quando di colpo mi venne un leggero capogiro, tanto che mi appoggia con un fianco al tavolo e strinsi forte Allen per paura che mi cadesse dalle braccia.

"Tutto bene?"Mi chiese Mikael avendomi notata, come sempre del resto.

"Sì, ma comincio a sentirmi un pochino stanca"

"Beh, ti hanno torturata"disse Ian.

"Ti prego fratello, non me lo ricordare"disse Mikael addolorato.

"Quella è la mia battuta Mikael"dissi divertita.

"Mi è preso un colpo quando ho visto il tappeto"disse improvvisamente una voce e mi voltai verso la mia camera, trovandomi davanti Rose decisamente più rilassata di prima e con indosso un bel vestito invece dei pantaloni. Decisamente un abbigliamento più comodo.

"Avrei dovuto toglierlo, però me ne sono dimenticata".

"Sicura di stare bene ora?"

"Sicurissima, sto alla grande"dissi e non mentivo, nonostante tutto stavo benissimo.

"Comunque ora vogliamo prepararci per andare a dormire?"Chiesi visto l'ora tarda, la stanchezza che sicuramente avevano accumulato per il
lungo viaggio e il fatto che i bambini erano ancora svegli, tranne Margherita.


"Sì, certo, ma immagino che ci siano pochi letti"disse Ian.

"Non proprio, dunque, il mio è libero. Normalmente ci dormiamo io e Mikael, mentre Steven ha la sua camera, ma nel suo letto ora sta dormendo Margherita e non credo sia una buona idea spostarla".

"Oh, mi dispiace"disse Rose a Steven che come sempre gentilissimo scosse la testa e sorrise.

"Quindi pensavo di far dormire Mikael e Carl nel letto con Margherita, così che, quando domani mattina si sveglierà abbia qualcuno che conosce
al suo fianco, infondo il letto è a due piazze, mentre nel mio letto vorrei mandare sua grazia, sempre se non ha problemi"dissi rivolgendomi a Ian "e naturalmente dormirà nella parte di Mikael, non di certo dalla mia, per carità"aggiunsi subito.


"Mh, mi va bene"rispose Ian.

"Dormiranno con te anche Rose e il piccolo Allen"dissi.

"Ed io?"Chiese Erik.

"Tu, se non è un problema, potresti dormire con Steven nel divano letto".

"Divano letto?"Chiese Erik.

"Esatto"dissi indicando il divano.

"Ma tu guarda, comodo"disse Steven.

"E tu dove dormirai?" Mi chiese Steven che a quanto pareva il conto delle persone non tornava.

"Io sul divano in camera tua se non ci sono problemi".

"No, certo che no, ma..."

Alzai la mano per fermarlo. "Niente ma, sai benissimo che quando noi vampiri dormiamo non sentiamo nulla".

"Sì, però..."fece Rose.

"Niente "ma" o "però", così ho deciso e così sarà".

"Come vuoi"si arresero. "Bene, ora prepariamo i letti. Vi tiro fuori le lenzuola pulite".

"Allora io farò subito il letto e metterò a dormire queste pesti"disse Rose.

"No, lascia, ci penso io a far dormire Allen. Immagino tu voglia parlare con Mikael e Ambra per un po' e a me non interessa cosa a accade al
cadavere, quindi andrò a dormire con loro"disse Ian.


"Che carino, grazie"dissi ironica.

"Però, forse è meglio se domani mi aggiorniate, così, giusto per divertirmi un po', con il morto vivente non ci si annoia mai e credo che non mi deluderà nemmeno questa volta"disse prendendomi dalle braccia Allen, e se ne andò in camera mia.

"Che simpatico, mi era mancato"confidai a Rose che aveva stampato sul viso un caldo sorriso.

"Ok, ma ora è il momento di dormire anche per te Carl, su vai in camera di Steven, cambiati e sdraiati vicino a Margherita"disse Mikael.

Carl tentò di rispondere, ma fu fermato dallo sguardo duro che non ammetteva repliche di nessun tipo di Mikael.

"Ok ok, che barba però"si lamentò Carl alzandosi dal divano.

"La stanzetta vicino la cucina"dissi e così restammo solo noi.

Rose prese una sedia dal tavolo e si sedette di fronte al divano, dove Mikael, Steven, Erik ed io ci sedemmo comodamente.

"Allora, vorrei sapere le novità. Mikael nelle sue rare telefonate ci ha detto qualcosa, ma andava sempre a soffermarsi su di te parlando di tutto il resto come se fossero fatti marginali, quindi, non so granché e quello che so è confuso"

La guardai e decisi di piegare le labbra in un sorriso.

"Bene allora, ho una marea di novità"

"Perfetto"disse Rose mettendosi seduta bene, con la schiena appoggiata al spalliera e dandomi tutta la sua attenzione.

"Beh, non saprei da dove cominciare"ammisi.

"Potresti farlo da quando sei svenuta da noi, è successo molto da allora"suggerì Mikael.

Annuii e mi misi a sedere a gambe incrociate sul divano.

"Dunque, come immagino ben sai, i vampiri non possono respirare e hanno i sensi molto più sviluppati, ma sopratutto non possono ammalarsi, quindi nemmeno svenire, pertanto quello che è successo da voi l'ultimo giorno, non è normale".

Sentii strusciare sul divano e improvvisamente la testa di Mikael comparve sulla mia coscia.

"Comodo?"Chiesi un po' divertita e per niente infastidita dal suo dolce peso.

"Altroché"rispose togliendosi con difficoltà i capelli da sotto la schiena e lasciandoli pendere come una cascata dal sedile del divano.

"Quindi da cosa è dipeso il tuo inspiegabile e anormale malore?"

"Al padre dei bei ragazzoni ricchi e importanti che hai conosciuto qui oggi".

"E in che modo?"Chiese Rose confusa e preoccupata quel tanto che basta per farle spalancare gli occhi e piegarsi in avanti.

Secondo me non si era nemmeno accorta delle azioni che stava compiendo.

"Beh, questo risale a quando abbiamo conosciuto Steven. Dopo che per qualche inspiegabile motivo, che ora finalmente e purtroppo mi è chiaro, ho ucciso la sua ragazza.

Abbiamo scoperto che la poverina era stata ingannata da un tizio losco che le ha fatto bare un liquido, dicendole che una volta preso sarebbe
tornata umana.


Invece era droga, che al contrario di quelle umane, per noi inoffensive, è stata creata apposta per i vampiri e l'ha fatta impazzire. La droga l'aveva lasciata vuota, come se non avesse più controllo del suo corpo e non ragionasse più.

 Era un involucro comandato dall'istinto e sentimenti residui, gli stessi che aveva prima di ingerire la droga" dissi stringendo forte la mano di Steven come avevo fatto istintivamente per tutto il racconto.

"Anche Steven mi ha attaccato dopo aver ingerito la droga. Che poi sia stato per suo volere, o meno, mi è ancora adesso oscuro e onestamente non m'interessa granché, infondo nonostante la faccenda sia strana, per le sue ragioni; che ammetto di non comprendere ancora, è rimasto al mio fianco come carissimo amico"dissi guardandolo un istante per poi tornare a posare lo sguardo su Rose, una Rose impressionata dal racconto e fin troppo addolorata.

È una persona così buona e gentile e sappiate che io non mi sbilancio mai con i complimenti, né tanto meno li faccio o li penso, è una novità questa per me, di solito mi limito solo a fare degli apprezzamenti sull'estetica degli uomini, quindi questo mi è del tutto nuovo.

"Comunque tornando alla droga, abbiamo fatto delle analisi su un residuo della sostanza e abbiamo notato che a quanto pare dopo un certo tot di tempo, scompare dall'organismo che la ospita. Abbiamo fatto appena in tempo a prenderla e poi non so come a evitare che scompaia del tutto con il tempo.

Ora stiamo cercando chi la commercia e l'ha creata e qui si avvicina il punto focale della situazione. Secondo il bel gruppo di vampiri ricchi e potenti che hai conosciuto poco fa, l'artefice di tutto questo è un vampiro fuggitivo e molto cattivo, loro padre".

"Scherzi?"Chiese Rose e scossi il capo, quando improvvisamente Mikael si agitò contro di me e mi trattenni dal guardarlo.

Non volevo essere io quella che le avrebbe fatto capire il motivo di quell'agitazione, ma credo avesse notato da sé il movimento agitato di Mikael e
collegato tutto, e chissà, magari aveva sentito qualcosa dal marito prima che accadesse la strage, perché nel suo sguardo si accese una luce di piena consapevolezza.


"Mio marito... il mio villaggio..."

La guardai apertamente in viso priva di qualsiasi espressione.

"Era..."cominciò a spiegarle Mikael, ma gli posai una mano sulla bocca per farlo tacere, perché avevo capito quello che stava per dire.

"Credevano che qualcuno del villaggio lo avesse nascosto"la informai.    

"Ambra, non sono cose che potresti rivelare"mi fece notare Mikael preoccupato.

"Sì, ma non è giusto che l'ingrato compito di spiegare la situazione sia tuo, e poi non m'interessa più di tanto delle conseguenze, se ce ne saranno. Non possono farmi più di quello che mi hanno già fatto. Forse potrebbero uccidermi, ma sarebbe insensato e non darebbe loro nessun altro sentimento che non sia noia".

"Ma che dici, piangerebbero tutti come dei bambini, perché qualcosa mi dice che ci tengono a te e ti vogliono molto bene".

"Sono d'accordo, mancava poco che per scusarsi della violenza che ti ha fatto, Victor ti baciasse i piedi"s'intromise Erik.

"Sciocchezze"dissi preoccupata per Rose che aveva incassato un bel colpo. Ora bisognava vedere se lo aveva incassato nel modo giusto o meno e dal suo sguardo straziato ero più che propensa a credere che lo avesse incassato male, ma con mia grande sorpresa la vidi fare un profondo respiro a pieni polmoni, tentare di calmarsi e riprendere la sua compostezza, ed io nel mentre, scostai dal viso di Mikael una ciocca di capelli che nel alzarsi momentaneamente dalla mia gamba gli era scivolata sul volto.

"Non hanno pensato che potesse essere stato nascosto dalle streghe?"Chiese Rose.

"Non c'erano streghe lì intorno nel momento del loro arrivo, pertanto non l'hanno pensato, però sono certa sia opera loro, perché quando sono andata a cercare Carl, nel bosco ho percepito dei residui di magia, erano molto deboli, quasi svaniti, ma sono certa ci fossero".

"Povero marito mio, che brutta fine e la mia gente poi... sono stati uccisi tutti così barbaramente, non hanno risparmiato nemmeno gli anziani e i bambini"disse con le lacrime agli occhi, così Mikael si sporse in avanti per stringere la mano della madre e così tentare di consolarla.

Anche lui dovrebbe sentirsi da schifo.

Mi sentii un pochino in colpa a mia volta, infondo, ormai per colpa di quell'idiota facevo parte anch'io del genere vampiresco, anche se il più delle volte, come allora, me ne vergognai amaramente.

"Ma poi com'è morta quella poverina? Non è stata colpa tua, ne sono sicura, non crederei alla tua colpevolezza neanche se ti vedessi uccidere qualcuno davanti ai miei occhi"disse Rose sicura.

"Grazie della fiducia"risposi sorprendendomi della felicità che percepii dentro di me.

 "Ecco, per rispondere alla domanda devo dirti come ho incontrato Erik"le dissi guardando mio cugino, che sentendo tutta l'attenzione dei presenti su di se, sorrise e prese i miei capelli fra le mani.

"Che combini?"

"Niente, voglio farti una treccia"

"Accomodati"gli dissi, così si spostò dietro di me e incomincio a raccogliere ogni ciocca.

"Dunque, Erik come mi sembra di aver già detto, è mio cugino, e purtroppo ho scoperto che sono figlia di nobili, cosa che non mi entusiasma particolarmente, però me ne farò una ragione, comunque per dire ogni cosa al meglio, sarà bene raccontare tutto dall'inizio.

Praticamente, un giorno mi sveglio e Mikael mi porge una lettera, una dannata lettera bianca che mi viene recapitata sempre una volta all'anno e che ogni volta nel momento stesso che mi viene portata, vorrei sparisse dalla faccia del pianeta, ed io con lei.

La lettera è l'invito per il compleanno di quella feccia del mio ex, non che capo della mia precedente casata e stronzo. Non so se hai notato il tizio dagli occhi blu oltremare e il fare altezzoso e arrogante di oggi"

"Sì, l'ho notato"mi rispose Rose.

"Lui era il mio ex, da cui sono fuggita e non ho più voluto avere niente a che fare e a cui ho rubato un piumone pregiato e costosissimo, il suo
preferito che poi adoro anch'io. È di una morbidezza unica, è fatto di piume d'oca, ed è rosso con ricami neri, stupendo.


Vabbè, tornando al discorso primario e sintetizzando, conobbi mio cucino perché il caro Nathan decise di metterci in stanza insieme. Un suo dannatissimo piano naturalmente.

Il nostro primo incontro potrebbe dirsi catastrofico, fu già tanto che non ci sbattessimo a turno fuori dalla stanza con tanto di affermazioni colorite e originali.

Erik era, ma ora si è decisamente calmato, arrogante, presuntuoso, saccente e un vero cafone, sicuramente ho altri aggettivi da usare; quando mi verranno in mente li dirò sicuramente.

Così, grazie alla bravata di quell'idiota di Nathan, scoprii che Erik per l'appunto era mio cugino, che i miei zii, i suoi genitori, erano la peggior specie di nobili riccastri che esistesse, e già i nobili di per se fanno schifo, quindi meglio che non mi pronunci ulteriormente, non serve e sono grata del fatto che Erik la pensi esattamente come me, così non devo trattenermi posso battezzarli a dovere".

"Vero" affermò Erik continuando a intrecciare i miei capelli.

"Scoprii anche, per il puro divertimento di Nathan, che fu lui a darmi il bacio oscuro, trasformarmi in un vampiro. Quel dannato schifoso, quanto
vorrei strozzarlo con le mie mani".


"Che bastardo! Ti ha condannato in eterno per puro capriccio".

"Così pare. Ha detto che mi voleva perché gli sono piaciuta subito, così mi ha trasformata e lasciata da sola al riparo.
Sapeva che il giorno seguente sentendomi male al contatto con il sole sarei stata nascosta fino all'arrivo della notte e dei suoi servitori mandati per condurmi da lui e spiegarmi quello che dovevo sapere, ovvero che ero diventata una creatura dannata che vive di notte e si nutre di persone innocenti che fino a poco prima erano state come me"


"Che mascalzone, ma perché oggi era qui? Non avrebbe dovuto nemmeno osare varcare la soglia di casa tua e perché nessuno gli ha detto o fatto niente? Ti ha rovinata"

"Perché non c'era nulla da fare e dire, anche se avessi fatto qualcosa, non ne sarebbe valsa la pena e non sarebbe stato di nessuna utilità.

Mi sono semplicemente rassegnata a essere così e dopo l'attacco d'ira e la bruciante voglia di dare il tutto e per tutto per polverizzarlo, mi sono
calmata. Ho compreso la faccenda e ho semplicemente aggiunto l'informazione nella mia testa e risposto a molte domande che avevo sempre avuto e di cui non sapevo la risposta.


 Certo, non è tutto rose e fiori, ma non è nemmeno del tutto un male, ho visto, sentito e fatto tante di quelle cose che mi va bene continuare a pagare il prezzo del suo insano egoismo. Torturarmi con il pensiero che purtroppo ho avuto soltanto una sfortuna nera ad averlo incontrato e che ero semplicemente una ragazza indifesa che non sapeva nulla della vita e non centrava niente con il suo mondo, non mi servirà a cambiare la situazione in cui mi trovo e quello che sono ora, quindi accetto questo nefasto potere e lo trasformo in un dono".

 "Brava, è proprio quello che devi fare. Non dare vinta a niente e nessuno, sii sempre te stessa e combatti con coraggio. Di certo quest'ultimo non ti manca"mi disse chinandosi verso di me.

Mi prese il viso fra le mani e mi guardò con affetto, regalandomi un sorriso. Quell'affetto che solo una mamma può avere per i suoi figli mi rese
felice e mi fece sentire compresa, capita, e le sono infinitamente grata per questo.


"Scusami, una cosa, ancora non mi hai detto com'è morta la vampira".

"Ah, è collegato a Nathan. Praticamente è colpa sua.

Ogni volta che dormivamo insieme o avevamo un rapporto, lui mi dava del sangue, uno dei più buoni che ci fosse, perché diceva che ero speciale, ma ciò che non mi diceva, era che oltre a quel sangue lui ci mischiava il suo, cosa che fra coppie è normale, ma non mi diceva tutto.

Quando la creatura che l'ultimo giorno che sono stata con voi mi ha fatta svenire, quindi il padre di tutti i vampiri potenti che erano qui oggi, e che oltre a parlarmi e vedere con i miei occhi, si è presentato a me sotto forma di visione...

"Ehi! E questo quando è successo?"Chiese Mikael.

"Quando Victor è venuto da noi"disse Steven e se ti ricordi, anche alla festa di compleanno di quell'idiota di Nathan".

"Sì quello lo ricordo, mi ha fatto prendere un infarto".

"Sì, beh, a quanto pare quando il padre ha scoperto che il figlio aveva una donna che prima era stata umana, gli ha detto di allontanarmi e di non
aver più niente a che fare con me".


"Incredibile. Che razza di mostri! Prima suo figlio fa come gli pare mostrando chiaramente che hanno errato completamente nell'educarlo, e poi quando ha scoperto che prima era una semplice ragazza, ha voluto farti cacciare".

"Già, peccato pero che Nathan non ubbidì. Onestamente ancora non so perché lo fece. Forse voleva semplicemente andare contro l'ordine di suo padre, infondo a nessuno piacciono gli ordini, tanto meno a lui, oppure chissà, forse gli piacevo davvero allora, almeno un pochino; così per il suo egoismo, fece un enorme errore che mi costò la mia costretta non vita. Un gigantesco problema che sussiste ancora adesso.

 Non ho la più pallida idea di cosa allora gli frullasse nella testa, ma sono più che sicura che non poteva fare nulla di quello che fece e che sicuramente un giorno gli si torcerà contro.

In poche parole, oltre al sangue raffinato e al suo che mi dava ogni notte che passavo con lui, aveva iniziato ad aggiungere quello di un fortissimo e importantissimo vampiro, un cocktail esplosivo insomma.

Come ben sapete se un vampiro beve il sangue di un altro vampiro, riceve il suo potere unico che ha sempre avuto fin dalla nascita, ed è ciò che accadde a me.

Sicuramente conoscendo Nathan, per andare contro l'ordine di suo padre non si procurò il sangue di una persona potente, ma eccezionalmente potente, il plus ultra.

 Questo ci porta al come ho ucciso quella povera ragazza infilandogli un pezzo di legno nello stomaco, e bada bene, ho detto nello stomaco, non nel cuore e sopratutto non con un pezzo di legno di frassino.

Il potere di questo grande vampiro, a quanto pare, consisteva in un potere di autodifesa, che immagino abbia sterminato non so quanti vampiri, perché si fa vivo solo quando si è in pericolo e fa in modo che chiunque, con qualsiasi arma, venga ucciso per salvarsi.

Quindi sì, alla fine l'ho uccisa io e non sapevo nemmeno di poterlo fare"dissi e stranamente ero anche arrabbiata.

Attenzione! Vampiro di molti anni fuori controllo!   

"Sì, ma basta conoscerti per capire che non faresti del male nemmeno a una mosca, o almeno non intenzionalmente"commentò Steven.

"Se ne sei sicuro tu"risposi io e un improvviso colpo di stanchezza si abbatté sulla mia schiena.

"Ok, a quanto pare devo andare a dormire, è ora".

"Ma non è presto per te cara?"Chiese Rose.

"No, purtroppo il potere di quel vampiro potente stanca in fretta, ecco perché nonostante possa stare sveglia più a lungo per via della mia età, non posso farlo"

"E tutto per colpa di quel ragazzo, certo che ci sono delle belle ingiustizie nel mondo"commentò Rose.

"Puoi dirlo forte"dissi alzandomi dal divano e mi fermai di colpo, perché il capo cominciò a girarmi e cominciai a vedere tre Rose e non so
esattamente quante porte.


"Cavolo!"Esclamai calma e decisi di chiudere gli occhi per cercare di stabilizzarmi un attimo e nel frattempo tentare di tener l'equilibrio, cose che con una certa quantità di stanchezza risulta difficile"

"Tutto bene?" Mi chiese mio cugino.

"Sì, a parte il fatto che vedo doppio. Comunque sarà meglio che vada a dormire"dissi muovendo un passo, ma le mie ginocchia cedettero; cosa
che nemmeno nei sogni potrebbe succedere a dei vampiri, che oltretutto non sognano, e rischiai sinceramente di cadere faccia a terra con poca grazia e delicatezza, virtù che invece dovrebbe avere sempre una signora. 


Qualcuno fermò la mia caduta circondandomi la vita con un braccio.

"Vieni, ti accompagno"disse Erik, quindi il braccio immaginai fosse il suo.

Mi lasciai portare in camera, perché non mi ero mai sentita così provata e onestamente non sapevo come raggiungere la mia stanza senza stramazzare al suolo o incespicare sui miei stessi piedi.

Una volta giunti feci particolarmente attenzione a non fare rumori inutili per non svegliare uno Ian addormentato e dall'aria estremamente pacifica.

Fu quasi uno shock per me vederlo così inerme, non avrei mai creduto potesse avere un'espressione simile, così composta e calma, lui che è sempre istintivo, poi vidi il piccolo Allen rannicchiato al suo fianco e anche lui nel dolce mondo dei sogni e mi sedetti sul letto con estrema delicatezza.


Avrei tanto voluto ringraziare mio cugino e mandarlo a dormire, infondo dovevo solo prendere la camicia da notte e un cambio per l'indomani e andare a dormire in camera di Steven, ma il problema era, come ci sarei arrivata con le mie gambe e in quelle condizioni? Quindi mi serviva ancora il suo aiuto.

 "Erik, mi fido del tuo gusto raffinato nel vestire, scegli qualcosa dall'armadio che possa indossare domani"gli sussurrai e mentre lui prestava ascolto alla mai richiesta, cercai con lo sguardo la camicia da notte che non ricordavo esattamente dove avessi messo, anche se non cambiavo mai posto e questo la diceva lunga sulla mia stanchezza.

Mentre vagavo con lo sguardo, i miei occhi si soffermarono un attimo sulla scrivania, dove intravidi il piccolo calendario apparso misteriosamente ieri notte e facendo due più due e sperando che la matematica non fosse un opinione, compresi tutto.

Non era difficile da capire, ma ci avevo messo comunque un bel po'. Ora il problema però non era la mia tardità mentale, ma piuttosto la mia
irritazione per non essere pronta per l'occasione.


"Ambra. Tutto bene?"Mi chiese Erik con un filo di voce facendo comunque voltare Ian.

Che avesse un sonno leggero?

Guardai mio cugino ancora immersa nei miei pensieri e quando notai il suo sguardo incerto e un po' preoccupato, annuii e fece un mezzo sorriso.

"Sì, sto bene, grazie"dissi vedendo di colpo la mia camicia appoggiata alla spalliera della poltroncina posta vicino al letto.

"Me la daresti?"Chiesi.

"Grazie, ora dammi solo un attimo che mi cambio e dopo ti chiedo solo il favore di accompagnarmi in camera di Steven".

"Certo, che problema c'è"disse uscendo dalla camera.

Guardai Ian e Allen addormentati e cominciai a cambiarmi con gesti lenti e stanchi. Le vicende di quel giorno mi avevano completamente sfinito.  

Lanciai i miei abiti sulla poltroncina di fronte al letto, sperando di centrarla, perché non vedevo granché bene e non ero in grado si assicurarmi che la profondità e la distanza fossero giuste e in un lampo di lucidità, ricordai gli abiti che Erik aveva scelto per me e a tentoni, li cercai sul letto.

Per sbaglio toccai Ian e ritrassi di scatto la mano come se l'avessi involontariamente esposta ai raggi del sole e mi avesse bruciato e mi voltai.

Alla fine trovai un mucchietto d'indumenti appoggiati nella parte opposta di dove avevo cercato e cominciai a stufarmi di sembrare così fragile e malandata.


 "Erik"lo chiamai a bassa voce e bastò perché apparve subito dinnanzi a me e mi porse le mani. Mi feci accompagnare in camera e notai che in
sala non c'era più nessuno a parte il divano letto aperto, che Rose fosse tornata in bagno? O magari si faceva sempre una bella tisana prima di andare a dormire, come facevo io una volta, comunque di sicuro in camera non era venuta visto che c'ero stata io per tutto il tempo e non l'avevo sentita arrivare.


Una volta in camera di Steve mio cugino silenziosamente mi fece sedere sul mio giaciglio approssimativo, il divano e presi la palla al balzo per guardare un Mikael addormentato di cui non avrò mai abbastanza, un Carl che dorme tranquillo, ma che stranamente aveva sempre e comunque un espressione impunita sul viso e una Margherita estremamente adorabile, che se solo avessi avuto la forza e la sicurezza che non le sarei caduta addosso, avrei potuto baciare come farebbe una mamma prima di metterla a letto, lo stesso valeva per Mikael naturalmente.

A quanto pare ho un debole per loro.


"Sono stranamente adorabili"commento Erik e lo guardai sorridendo genuinamente, cosa assai molto rara.

"Lo penso anch'io, ma ora puoi andare a dormire Erik. Grazie di tutto. Buonanotte"

"Buonanotte"mi augurò a sua volta dandomi un bacio sulla guancia e mi lasciò da sola.

Mi appoggiai con la schiena alla spalliera del divano, rischiando di addormentarmi in quella posizione e mi congratulai mentalmente con Steven per aver scelto un divano così comodo, poi mi sdraiai sul letto e non so nemmeno come, mi addormentai del mio potente, profondo e strano sonno.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Lelusc