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Autore: innominetuo    13/09/2018    8 recensioni
Voglio ricordare così mia madre, con questo piccolo ritratto: sarta sin da sedicenne, dovette mettere da parte gli amati studi per aiutare la famiglia contadina.
Questo nella Sicilia degli anni ‘50.
Dedico questa shot a mia sorella, a sua volta madre meravigliosa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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seta-bastarda
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I libri stretti nella cinghia di cuoio sanno anche essere pesanti da portare in giro, e ti tengono occupate le mani.

A volte sono una noia: rischi di dimenticarteli su una panchina, quando sei intenta ad assaporare la granita di mandorle… sai, quella con la panna bella spessa e densa, non soffice e leggera come la fanno “nel Continente”: mica i Settentrionali sanno farla, la panna di qua.

Però ti assicuro che se ti ritrovi, al posto di quei libri, gli arnesi da campagna, o l’ago e il filo, la differenza la senti, eccome.

La senti, perché resti per sempre una viddana* agli occhi delle signorine di città.

Non indosseresti mai quei bei sandaletti eleganti, di pelle lucida, sotto una gonna a ruota dalle fitte pieghe, che per confezionarla ci vogliono metri e metri di stoffa buona. Come sanno essere eleganti, le studentesse di città...

Studiare è faticoso, da perderci la testa, a volte. Date storiche da ricordare, versi da recitare, calcoli da eseguire…

Eppoi tante di quelle regole, per scrivere e parlare bene, altro che il dialetto di casa: l’italiano non è una passeggiata, con la grammatica e la sintassi che si ritrova. Del resto, deriva dal latino mica per nulla.

Te ne resti invece china per ore con la luce fioca della lampada ad imbastire la stoffa o a rifare un orlo.

La seta, poi, sa essere una gran bastarda: come la distendi su un piano e ti pare bella dritta, ecco che invece pende dal lato sbagliato, col rischio di tagliare pure dove non devi. Ti sguscia via dalle mani peggio di una biscia.

Forse sarebbe stato meglio avere date storiche da ricordare, versi da recitare, calcoli da eseguire, alla fin fine: un impiego come insegnante avrebbe avuto un altro sapore per me. Chi lo sa. Peccato che questo non lo scoprirò mai.

Continuerò a dipendere da una Singer** e a litigare con la seta.

Non ho potuto continuare a portare in giro i libri stretti in una cinghia.

Avevo un altro genere di calcoli da fare: quelli del fornaio, del macellaio, del tintore. Fatture infinite da saldare, per acquietare visi dall’espressione tirata… i visi peggiori, sai, quelli dei creditori.

Ma mi resta un progetto: chiamarlo sogno è una parolona.

Vedere dei libri in mano alle mie figlie: tutti quelli che vogliono, senza limiti.

Pazienza se poi qualche volta se li dimenticheranno, sbadate come sono, su qualche panchina.

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Note dell’Autrice; 

*viddana: villana, da intendersi come “campagnola”. Un appellativo un po’ sprezzante rivolto dai cittadini ai campagnoli in gita nel capoluogo di provincia.

** Singer: noto marchio di macchine da cucito.


Ogni tanto ritorno in questi lidi per qualcosina di intimistico.

E, come sempre, scribacchio su questa piattaforma senza fini di lucro.

i.
  
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