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Autore: Stria93    14/09/2018    0 recensioni
- Credi che dovremmo bussare? -
- C'è un solo modo per saperlo. - dichiarò Agnarr, tendendo una mano verso la porta. Ma, prima che le sue dita sfiorassero la superficie di legno, l'uscio si mosse sui cardini e si spalancò con un cigolio tremendamente simile a un lamento.
La sensazione di pericolo avvertita da Gerda si fece ancora più intensa, mentre osservava, basita, quello che rappresentava indiscutibilmente un invito ad entrare tra quelle mura antiche e pulsanti di magia oscura.
I due sovrani si scambiarono una rapida occhiata, dopodiché varcarono la soglia, entrambi perfettamente consapevoli di aver oltrepassato un punto di non ritorno.
Gerda per la seconda volta.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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arendelle

Sulla Foresta Incantata era ormai scesa la notte quando il re e la regina di Arendelle raggiunsero finalmente il solitario castello arroccato sulla cima dell'alta montagna che alcuni contadini avevano timorosamente indicato loro, avvertendoli però che nulla di buono accadeva a chi era così sciocco, o disperato, da mettersi in affari con il Signore Oscuro.
I due sovrani avevano annuito e ringraziato cortesemente, ma sapevano che quelle parole ammonitrici non avrebbero in alcun modo offuscato la loro decisione di incontrare quel leggendario mago per sottoporgli l'accorata richiesta per la quale avevano lasciato il loro regno, la loro casa e le loro figlie, affrontando un lungo e faticoso viaggio che li aveva condotti infine in quella terra lontana e sconosciuta, dove si diceva vivesse un uomo che padroneggiava ogni tipo di magia, anche la più infida e oscura, e che poteva esaudire qualunque desiderio.
- Ci siamo. - sussurrò re Agnarr, scrutando il portone di legno scuro.
La regina Gerda lo raggiunse e prese anch'ella ad osservare con diffidenza l'uscio che li separava dalla loro meta definitiva.
Ma per la donna non si trattava della prima visita al castello del Signore Oscuro. Il ricordo di quella volta in cui, anni fa, lei e le sue sorelle Helga e Ingrid si erano recate da Rumpelstiltskin, per altro su suo suggerimento, era inciso a fuoco nella sua memoria. Ricordava fin troppo bene anche il dolore e la sofferenza che erano seguite a quel disperato tentativo di arginare i poteri di Ingrid, ma sembrava che ora la stessa maledizione gravasse sulla sua bambina e Gerda era più che disposta a chiedere nuovamente aiuto al Signore Oscuro se ciò significava avere anche solo una pallida possibilità di salvare Elsa dalla tremenda sorte che era toccata a sua sorella.
- Questo posto ha un aspetto così tetro. - constatò, avvertendo uno sgradevole brivido freddo percorrerle la schiena, proprio come l'ultima volta che era stata lì.
Il marito si volse verso di lei e la prese per mano. - Lo so, mia cara. Ma non abbiamo altra scelta. Dobbiamo farlo per Elsa e anche per Anna. Dobbiamo farlo per le nostre figlie e per l'intero regno. I poteri di Elsa crescono sempre di più e non oso pensare a cosa potrebbe accadere quando non riuscirà più a controllarli, perché quel giorno arriverà. È inevitabile. -
Gerda riconobbe negli occhi del suo consorte una ferrea determinazione e si fece coraggio. Avrebbe avuto bisogno di tutta la sua forza per sostenere un altro colloquio con Rumpelstiltskin.
- Sì, hai ragione. - mormorò, per poi tornare a posare lo sguardo sul portone d'ingresso del cupo castello. - Credi che dovremmo bussare? -
- C'è un solo modo per saperlo. - dichiarò Agnarr, tendendo una mano verso la porta. Ma, prima che le sue dita sfiorassero la superficie di legno, l'uscio si mosse sui cardini e si spalancò con un cigolio tremendamente simile a un lamento.
La sensazione di pericolo avvertita da Gerda si fece ancora più intensa, mentre osservava, basita, quello che rappresentava indiscutibilmente un invito ad entrare tra quelle mura antiche e pulsanti di magia oscura.
I due sovrani si scambiarono una rapida occhiata, dopodiché varcarono la soglia, entrambi perfettamente consapevoli di aver oltrepassato un punto di non ritorno.
Gerda per la seconda volta.


L'interno del palazzo non era meno lugubre dell'impervia foresta che il re e la regina avevano attraversato per giungere fin lì.
Le poche torce accese, affisse alle pareti di pietra spoglia, gettavano ombre spettrali e tremolanti tutto intorno e parevano del tutto incapaci di riscaldare l'ambiente.
Marito e moglie si strinsero nei mantelli da viaggio e proseguirono cautamente fino ad un lungo corridoio, alla fine del quale s'intravedeva un debole cono di luce, proveniente da una stanza che si apriva sul percorso.
Il rumore dei loro passi riecheggiava sinistramente e dava ai due la spiacevole impressione di non essere soli.
- C'è nessuno? - azzardò l'uomo.
Alla fine del corridoio, prima porta a destra.
La donna trasalì nell'udire di nuovo quella strana vocetta e sentì le dita del suo sposo stringere più forte le sue, come per dare coraggio a lei e, al contempo, riceverne dalla sua mano.
Quando i due arrivarono alla stanza illuminata, il re si affacciò per primo, spingendo delicatamente la moglie dietro di sé e posando una mano sull'impugnatura della spada che portava al fianco, pronto ad estrarla al primo segno di pericolo.
- Venite pure, Vostre Maestà. Vi stavo aspettando, e vi assicuro che non ci sarà alcun bisogno di usare le armi, inoltre sarà bene che vi avverta che esse sarebbero comunque totalmente inefficaci contro di me. -
Di nuovo, quella voce sembrò levarsi nell'aria dal nulla, come se non possedesse un proprietario o un corpo fisico, ma il sovrano si accorse che quell'illusione era causata dal fatto che l'uomo misterioso si trovasse seduto su una sedia dall'alto schienale, che dava le spalle all'entrata della sala.
Come sa che ero pronto a sguainare la spada? Non può vederci da dove si trova.
-
Coraggio, dearies. Non siate timidi. Entrate. -
L'uomo mosse qualche passo all'interno della grande stanza rettangolare e fece cenno alla moglie di seguirlo.
I due avanzarono fino a scorgere il padrone di casa, accomodato tranquillamente sulla sedia, simile a un trono, con le dita delle mani squamose intrecciate sul lungo tavolo di legno laccato, che scintillava alla luce delle fiamme che ardevano nel camino e si riflettevano danzando nei suoi occhi spiritati.
Entrambi rabbrividirono dinanzi all'aspetto mostruoso di quell'essere, che di umano aveva ben poco. Gerda trovò che le sembianze del Signore Oscuro fossero ancora più inquietanti di come le ricordava, o forse era solo un'impressione data dal senso di allarme che avvertiva crescere sempre di più nel petto.
Rumpelstiltskin guardò i suoi visitatori e indugiò solo un istante di più sul volto di Gerda, come a soppesare i cambiamenti che l'avanzare del tempo aveva prodotto su di lei, dopodiché si alzò e si fece incontro ai sovrani con un ghigno.
- Permettete che mi presenti, dearies. - si profuse in un grottesco inchino. - Rrrrrrrumpelstiltskin, anche noto come il Signore Oscuro, ma ovviamente questo lo sapete già o non sareste qui in questa notte gelida, dico bene? -
Il re annuì. - Noi siamo... -
- Il re e la regina di Arendelle, sì, sì, sì... - Rumpelstiltskin liquidò le parole dell'uomo con un gesto impaziente e sbrigativo. - So benissimo chi siete, e penso di sapere anche perché vi siete imbarcati in un viaggio lungo ed estenuante molto lontano da casa solo per incontrarmi. Ma preferirei ascoltare tutta la storia direttamente dalle vostre labbra. O, ancora meglio, da quelle della regina. -
Lo sguardo penetrante del folletto si posò insinuante su Gerda, che lo sostenne fieramente.
Il re fece per protestare e pararsi di fronte alla moglie in un gesto protettivo, ma Rumpelstiltskin fece un cenno secco con la mano e l'uomo si afflosciò a terra all'istante, privo di sensi.
Gerda lanciò un urlo spaventato e si accucciò a fianco del marito, tentando di rianimarlo scuotendolo per le spalle. - Che cosa gli avete fatto?! -
Rumpelstiltskin sorrise. - Semplice. Ti ho fatto un favore, dearie. Dovresti ringraziarmi. -
- Cosa? -
- So che hai tenuto nascosti al tuo caro marito i nostri trascorsi e così l'ho mandato a fare una passeggiata nel mondo dei sogni in modo da poter parlare liberamente tra noi, come ai vecchi tempi. Certo, quella volta eravate in tre... che fine hanno fatto le tue sorelle? -
Gerda fece una carezza al viso addormentato del marito e sussurrò qualche parola di scuse, dopodiché si alzò e prese posto su un soffice divanetto damascato accanto al camino. Non era stata invitata ad accomodarsi, ma dubitava che Rumpelstiltskin facesse caso a certe sfumature, inoltre sentiva che le sarebbe stato impossibile reggersi in piedi con le sue forze una volta che avesse cominciato a raccontare al Signore Oscuro i tragici avvenimenti che si erano abbattuti sulla sua famiglia.
Rumpelstiltskin le si avvicinò lentamente e si posizionò in piedi di fronte a lei, comodamente appoggiato al tavolo, le braccia conserte in paziente attesa che la regina di Arendelle si sentisse pronta a parlare. Sotto il suo sguardo intenso e attento, la donna prese un lungo respiro per farsi coraggio e iniziò a raccontare ciò che non aveva mai condiviso con nessuno prima di quel momento.
Raccontò di quel terribile giorno in cui Ingrid aveva ucciso Helga con i suoi poteri e lei, Gerda, aveva accusato la sorella maggiore di essere un mostro e l'aveva intrappolata nell'urna magica per impedirle di fare ancora del male. Raccontò di come avesse chiesto aiuto a Gran Papà per far dimenticare a tutti gli abitanti di Arendelle dell'esistenza delle sue due sorelle e parlò di quanto fosse stato doloroso per lei convivere con quei ricordi e governare il reame con la consapevolezza di ciò che aveva fatto.
Gerda si stupì di come, una volta trovata la forza di cominciare, le parole fluissero spontaneamente dalla sua bocca, come un fiume in piena che prendeva velocità e diventava inarrestabile. Man mano che il racconto proseguiva, il suo petto sembrava farsi un po' più leggero, come se per tutti quegli anni il suo cuore fosse stato imbottito di piombo, che ora si stava lentamente dissolvendo ad ogni parola.
Rumpelstiltskin la lasciò parlare fino allo sfinimento, senza mai interromperla e seguendo attentamente il filo della storia. Una o due volte si portò una mano al mento con fare pensieroso, ogni tanto annuiva lievemente, ma sarebbe stato impossibile cogliere se e quali emozioni suscitassero in lui le parole di Gerda.
- E ora io e mio marito siamo venuti qui per nostra figlia, Elsa. - concluse la regina di Arendelle, la voce resa roca dall'emozione e dal tanto parlare.
- Elsa. - ripeté lentamente Rumpelstiltskin socchiudendo gli occhi e assaporando sulla lingua ogni singola lettera. - Che splendido nome. Anche se forse suona un po'... freddo. -
Gerda s'irrigidì a quell'allusione, ma proseguì cercando di controllare il tremito che la scuoteva tutta. - Ha sette anni e da qualche mese ha iniziato a manifestare dei poteri... gli stessi che aveva Ingrid. -
- Ed esattamente che cosa vorresti da me, dearie? Se i tuoi ricordi del nostro ultimo incontro sono intatti, rammenterai certamente che non posso fare nulla per privare tua figlia dei suoi poteri, proprio come non ho potuto farlo con tua sorella. No, temo che dovrà conviverci per tutta la vita e tu e tuo marito fareste meglio a rassegnarvi a questo fatto. -
- Qui non si tratta solo di Elsa. - replicò la donna in tono urgente. - Io e Agnarr abbiamo anche un'altra figlia, Anna. A differenza di sua sorella, lei non possiede la magia. -
In quel momento Gerda si odiò per la nota di sollievo che le colorò la voce, ma alla luce dei fatti del passato, nessuno poteva biasimarla se gioiva al pensiero che almeno una delle sue figlie fosse nata senza alcun potere magico.
- Elsa e Anna. - ripeté il Signore Oscuro, più rivolto a se stesso che alla sua interlocutrice. - E così abbiamo di nuovo due sorelle, una delle quali possiede la magia del ghiaccio e della neve. Sì, sì... ha perfettamente senso. -
Gerda lo guardò con insistenza, impaziente di sapere quale disegno avesse appena scorto Rumpelstiltskin in quella serie di avvenimenti che collegavano due generazioni attraverso una sorta di maledizione ereditaria. - Cosa ha perfettamente senso? -
Il Signore Oscuro fece un sorrisetto. - Be', dearie, non vedi l'ironia della situazione? Insomma, prima rinchiudi tua sorella in quell'urna per eliminare la minaccia dei suoi poteri, poi fai in modo che ogni ricordo di Ingrid ed Helga sia rimosso dalle menti di chi era a conoscenza della loro esistenza... tutto grazie alla magia. Una magia che hai impiegato per un unico fine: tenere al sicuro il popolo di Arendelle e la tua famiglia dagli agghiaccianti poteri che Ingrid, suo malgrado, possedeva. Ma, come sai, la magia ha sempre un prezzo e sembra che ora tu lo stia pagando attraverso tua figlia Elsa. Volevi sbarazzarti delle qualità magiche di Ingrid, ma ora queste sono riemerse proprio nella tua bambina. Sul serio non cogli l'umorismo di tutto ciò? -
A quel punto, Gerda strinse forte i pugni e tremò di rabbia. Si alzò di scatto dal divanetto e mosse qualche passo deciso verso il folletto. - Non vi azzardate a ridere delle disgrazie della mia famiglia! Elsa e Anna non subiranno lo stesso destino che abbiamo patito io e le mie sorelle! Loro ce la faranno. Supereranno tutto questo, insieme. Ma non permetterò che la mia Elsa soffra come ha sofferto Ingrid e farò di tutto per renderla... normale. -
Il ghigno del Signore Oscuro, per nulla turbato dall'accesso di rabbia della donna, si fece ancora più marcato. - Attenta, dearie. Hai già provato a disfarti della magia e guarda cos'è capitato... credevo che ormai avessi imparato la lezione. Sai, penso che più che cercare un modo per rendere Elsa “normale”, tu e il tuo caro maritino dovreste piuttosto imparare ad accogliere la sua vera natura e amare vostra figlia per quella che è, poteri del ghiaccio inclusi. -
Rumpelstiltskin fece una pausa per dare tempo alla mente di Gerda di metabolizzare quel messaggio in tutta la sua importanza, dopodiché riprese a parlare: - Tuttavia sembri molto sicura della forza interiore delle tue bambine e del legame che le unisce, e questo è un bene. Eppure tu e tuo marito siete venuti fin qui per chiedermi aiuto. Questo mi fa pensare che tu non abbia ancora terminato la storia. C'è qualcosa che non mi hai detto, dearie, non è così? Forse qualcosa di troppo preoccupante o spaventoso per poterlo esprimere a voce? -
Gerda abbassò lo sguardo mordendosi forte il labbro e Rumpelstiltskin capì di aver colto nel segno e annuì. - Bene. Se proprio non ti va di dirmelo, posso sempre vedere. -
Il folletto agitò nuovamente le dita e sul tavolo comparve una piccola sfera di vetro opaco fissata su un supporto dorato. Lui la prese tra le mani e la scrutò intensamente fino a quando al suo interno prese vita una scena che fece stringere il cuore alla regina di Arendelle: due bambine, una con i capelli biondo chiaro e l'altra, evidentemente più piccola e dalla chioma color rame, stavano giocando in una sala piena di cumuli di neve e sculture di ghiaccio. La bimba bionda materializzava dal nulla pupazzi candidi e morbidi di tutte le forme e dimensioni e faceva pattinare la sorellina sul pavimento completamente ghiacciato della stanza. Ridevano spensierate e si divertivano un mondo, passando da un gioco all'altro in quel piccolo paradisiaco angolo d'inverno.
A un certo punto, la piccolina iniziò a saltare da un cumulo di neve all'altro che la bionda faceva apparire sotto di lei appena si gettava nel vuoto, aumentandone sempre di più l'altezza. Così facendo, la bambina raggiunse quasi il soffitto della sala, ridendo come una matta. Ma proprio in quel momento, la piccola bionda scivolò sulla superficie ghiacciata e non fece in tempo a materializzare il cuscino di neve sotto la sorella minore, che stava precipitando rovinosamente nel vuoto.
Un lampo di puro terrore attraversò il viso dell'altra bambina, che, nell'impeto del momento, scagliò inavvertitamente nell'aria una scheggia di ghiaccio che andò malauguratamente a colpire la sorellina, la quale rotolò a peso morto su una montagnola di neve e giacque immobile a pochi passi dalla sorella maggiore, che, atterrita e con le lacrime agli occhi, corse a soccorrerla e a tentare, invano, di farle riprendere conoscenza. In quell'istante una ciocca dei capelli ramati della bimba svenuta si tinse magicamente di un bianco candido, dopodiché l'immagine si dissolse e la sfera tornò al suo aspetto originario, vuota.
Rumpelstiltskin rimase in silenzio a fissare l'oggetto magico, ormai inattivo, ancora per qualche istante, perso nelle sue insondabili riflessioni.
Gerda, dal canto suo, stava stringendo i pugni così forte da lasciare impresso il segno delle unghie sui palmi. Vedere quella scena, assistere al ferimento, seppur involontario, di Anna per mano di Elsa, era più di quanto potesse sopportare.
Dopo quella che parve un'eternità, finalmente Rumpelstiltskin posò la sfera sul tavolo e si volse verso Gerda. - Vedo che i poteri di Elsa sono già molto forti nonostante la sua giovanissima età. E temo che cresceranno con lei negli anni e diventeranno ancora più difficili da gestire. Se tua figlia non riuscirà a tenerli a bada e a controllarsi potrebbe scatenare una vera catastrofe. Quello che è successo ad Anna, be'... sarà solo la punta dell'iceberg. -
Ancora una volta il Signore Oscuro non si esimeva dal fare battute di pessimo gusto a dispetto della drammatica scena alla quale aveva appena assistito, tuttavia Gerda non badò a quel comportamento inappropriato e rivolse al folletto una supplica accorata e disperata: - Venite ad Arendelle! Venite a conoscere Elsa! Visitatela, o... fate qualcosa per capire l'origine della sua magia e per trovare un rimedio. È ancora piccola, la sua sorte non è segnata... possiamo ancora intervenire... -
Ormai la regina era sull'orlo delle lacrime e senza neppure accorgersene, aveva afferrato la camicia di seta del Signore Oscuro e la stringeva forte tra le dita come se lui fosse stato l'ancora che le avrebbe impedito di annegare in quell'oceano di angoscia.
Rumpelstiltskin allontanò delicatamente ma con fermezza le mani di lei e ancorò il proprio sguardo ferino a quello smarrito e supplichevole di Gerda. - Mi dispiace, dearie. So che per un genitore è terribile veder soffrire i propri figli senza poter fare nulla. -
Un velo di tristezza oscurò per un secondo il suo viso, rendendolo perfino più simile a quello di un essere umano, e la regina di Arendelle ebbe l'impressione che quella fosse una delle poche frasi sincere che gli avesse mai sentito pronunciare.
Il Signore Oscuro guidò la donna di nuovo sul divanetto vicino al camino e la fece sedere, poi prese posto accanto a lei.
- Temo proprio che non servirebbe a nulla. Se anche “visitassi” la tua bambina, non potrei comunque privarla dei suoi poteri. Vedi, derarie, Elsa non ha una malattia... è nata con quelle capacità. Alcuni bambini vengono al mondo con gli occhi azzurri, altri con le lentiggini, altri ancora hanno una predisposizione innata per le arti, la musica, lo studio... lei ha semplicemente ereditato questo dono. -
- Non è un dono! - ribatté Gerda. - È solo una maledizione! Una condanna a vita! Un pericolo per se stessa e per gli altri! -
Rumpelstiltskin alzò le spalle, tranquillo. - Dipende da che prospettiva la si guarda, e credo proprio che tu lo stia facendo da quella sbagliata. D'altro canto, sembra che la tua figlia più piccola sia molto più lungimirante e abbia capito decisamente meglio di te come prendere Elsa; forse dovresti prendere esempio da lei. -
- Anna è ancora molto piccola! - sbottò la donna, spazientita da quell'atteggiamento del Signore Oscuro che sembrava accusarla di non amare abbastanza sua figlia da riuscire ad accettarla nella sua interezza. - Non capisce il male che i poteri di sua sorella possono fare o il pericolo che rappresentano, ne coglie solo il lato bello e divertente e avete appena visto cosa le è accaduto. -
- Se ti ostini a guardare la situazione da questo punto di vista, dearie, temo che non troverai mai la pace che agogni da quando hai intrappolato Ingrid nell'urna. -
Gerda chiuse gli occhi per un attimo e inspirò profondamente. - Dunque, non potete fare niente per aiutarci? Il nostro viaggio è stato vano? - la voce le tremava sotto il peso della frustrazione e della delusione.
Il Signore Oscuro scosse piano la testa. - Come ho detto, dearie, nessuno può togliere a una persona dei poteri magici che le sono stati conferiti alla nascita o che ha ereditato. Quello che mi chiedi trascende di gran lunga perfino le mie capacità. -
All'udire quella perentoria sentenza che non lasciava spazio alcuno alla speranza, Gerda si sentì venir meno. - Allora siamo perduti. La mia bambina è perduta. -
Rumpelstiltskin riconobbe la pena che consumava la donna come la medesima di cui lui stesso era stato preda moltissimi anni prima, quando Baelfire era stato chiamato alle armi in una guerra senza possibilità di vittoria contro gli orchi, senza che lui potesse fare nulla per impedirlo.
Conosceva fin troppo bene quel tipo di sensazione: l'impotenza, il senso di ineluttabilità, la rabbia verso se stessi che scaturiva dal fatto di non essere in grado di salvare i propri figli...
Eppure non poteva dare false speranze alla regina, non quando trovare una scappatoia era impossibile perfino per lui. Era abituato a stringere accordi con le anime più disperate: le cercava, aspettava con pazienza che raggiungessero l'orlo del baratro e proprio in quel momento, poco prima che crollassero, si faceva avanti con la sua proposta, offrendo loro la magica soluzione che avrebbe posto fine ai tormenti che li dilaniavano, di qualunque natura essi fossero. Naturalmente i suoi servigi avevano sempre un prezzo, ma il Signore Oscuro poteva vantarsi di non essere mai venuto meno ad un accordo, se si escludeva quello che aveva siglato con suo figlio cent'anni addietro, e ogni volta rispettava la sua parte in maniera esemplare.
Dunque, in quella particolare occasione non poteva stipulare alcun patto poiché era ben consapevole che non sarebbe stato in grado di porre rimedio al problema dei sovrani di Arendelle, in compenso poteva dare qualche consiglio a titolo gratuito a Gerda.
- Ascoltami bene, dearie. - cominciò, serio, costringendola a ricomporsi e a guardarlo negli occhi. - La magia di tua figlia è molto potente e imprevedibile, difficile da controllare. Tenderà a manifestarsi sempre più spesso e all'improvviso quando le emozioni di Elsa prenderanno il sopravvento su di lei, dunque quello che potete fare è istruirla affinché non si lasci sopraffare dalla sua emotività. Se riuscirà a mantenersi distaccata e calma, allora potrà tenere a freno i suoi poteri, altrimenti... be', come ti ho già detto, quello che è accaduto all'altra tua bambina sarà stato solo un assaggio, un'inezia rispetto a ciò che potrebbe succedere. -
Il volto terreo di Gerda si fece, se possibile, ancora più pallido.
- Hai ancora i guanti incantati che avevo consegnato a Ingrid? -
La donna annuì, incapace di proferire parola.
- Bene. Allora falli indossare a Elsa se vuoi, ma ricorda che non potranno contenere la sua magia per sempre. Dovrà imparare a controllarsi e a non cedere alle emozioni. È chiaro? -
La regina si costrinse a mandare giù altre lacrime e dovette compiere uno sforzo enorme per pronunciare la sua risposta. - Sì, è chiaro. -
Rumpelstiltskin annuì seriamente. - Ora credo che tu e tuo marito fareste meglio a rimettervi in viaggio verso casa. Le vostre figlie hanno bisogno di voi, Elsa in particolar modo. Cercate di non abbandonarle di nuovo in futuro. -
Quelle parole avevano di nuovo il sapore amaro del rimprovero e, suo malgrado, Gerda si sentì arrossire sgradevolmente. Era paradossale che quel folletto perverso le facesse la predica per come si comportava con le sue figlie, anche se una parte di lei non aveva mai accettato il fatto di essere partita alla volta della Foresta Incantata e aver lasciato le sue bambine alle cure dei domestici e delle bambinaie del palazzo.
Fece per alzarsi e raggiungere Agnarr, ancora disteso a terra profondamente addormentato, ma Rumpelstiltskin la trattenne per un braccio. - Un'ultima cosa, dearie. -
Gerda si voltò di nuovo verso il Signore Oscuro, in attesa.
- Tieni bene a mente quello che dissi anni fa: il Vero Amore è la magia più potente di tutte e può assumere diverse forme. Il potere del legame tra due sorelle non va mai sottovalutato. Se quello tra Elsa e Anna sarà abbastanza forte, può darsi che ogni cosa si sistemerà spontaneamente, senza bisogno di ricorrere a sotterfugi magici. -
Detto ciò, il folletto lasciò andare la presa sul braccio di Gerda e, ripetendo il gesto di poco prima, riportò Agnarr nel mondo della veglia.
Il re parve molto stupito di ritrovarsi sdraiato per terra con Rumpelstiltskin che sogghignava nella sua direzione. - G... Gerda, ma cosa... che diamine... -
La donna lo aiutò a rimettersi in piedi e gli pose un dito sulle labbra. - Ti spiegherò tutto durante il viaggio di ritorno. Torniamo a casa dalle nostre bambine. Stanotte stessa. -
Prima di andarsene, la regina scoccò un'occhiata che avrebbe potuto essere di vaga riconoscenza al Signore Oscuro ed egli chinò lievemente il capo in segno di saluto, dopodiché i due sovrani varcarono la soglia della sala e scomparvero alla vista di Rumpelstiltskin, conscio che i suoi rapporti con la famiglia reale di Arendelle erano ben lontani dal concludersi.



Da Stria93: Hi, dearies!
Ecco un altro momento che avrei tanto voluto vedere nella serie ma di cui ci è stato solo accennato nella 4x04, quando Rumpel rivela ad Anna che i suoi genitori andarono da lui per trovare il modo di privare Elsa dei suoi poteri, senza successo però. Considerando che Gerda era già stata al Castello Oscuro con le sorelle mi sembrava che approfondire questo momento fosse ancora più importante. Ma, come è accaduto spesso, dobbiamo arrivare noi con le nostre fanfiction a colmare le lacune lasciate nella serie.
Spero che gli scambi tra Rumpel e Gerda siano risultati credibili, anche se non abbiamo visto granché del personaggio in questione.
Come sempre, mi auguro che la storia vi sia piaciuta e vi ringrazio infinitamente per il tempo che le avete dedicato!
Bacioni!

  
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