Sulla Foresta Incantata era ormai scesa
la notte quando il re e la regina di Arendelle raggiunsero finalmente
il solitario castello arroccato sulla cima dell'alta montagna che
alcuni contadini avevano timorosamente indicato loro, avvertendoli
però che nulla di buono accadeva a chi era così sciocco, o
disperato, da mettersi in affari con il Signore Oscuro.
I due sovrani avevano annuito e
ringraziato cortesemente, ma sapevano che quelle parole ammonitrici
non avrebbero in alcun modo offuscato la loro decisione di incontrare
quel leggendario mago per sottoporgli l'accorata richiesta per la
quale avevano lasciato il loro regno, la loro casa e le loro figlie,
affrontando un lungo e faticoso viaggio che li aveva condotti infine
in quella terra lontana e sconosciuta, dove si diceva vivesse un uomo
che padroneggiava ogni tipo di magia, anche la più infida e oscura,
e che poteva esaudire qualunque desiderio.
- Ci siamo. - sussurrò re Agnarr,
scrutando il portone di legno scuro.
La regina Gerda lo raggiunse e prese
anch'ella ad osservare con diffidenza l'uscio che li separava dalla
loro meta definitiva.
Ma per la donna non si trattava della
prima visita al castello del Signore Oscuro. Il ricordo di quella
volta in cui, anni fa, lei e le sue sorelle Helga e Ingrid si erano
recate da Rumpelstiltskin, per altro su suo suggerimento, era inciso
a fuoco nella sua memoria. Ricordava fin troppo bene anche il dolore
e la sofferenza che erano seguite a quel disperato tentativo di
arginare i poteri di Ingrid, ma sembrava che ora la stessa
maledizione gravasse sulla sua bambina e Gerda era più che disposta
a chiedere nuovamente aiuto al Signore Oscuro se ciò significava
avere anche solo una pallida possibilità di salvare Elsa dalla
tremenda sorte che era toccata a sua sorella.
- Questo posto ha un aspetto così
tetro. - constatò, avvertendo uno sgradevole brivido freddo
percorrerle la schiena, proprio come l'ultima volta che era stata lì.
Il marito si volse verso di lei e la
prese per mano. - Lo so, mia cara. Ma non abbiamo altra scelta.
Dobbiamo farlo per Elsa e anche per Anna. Dobbiamo farlo per le
nostre figlie e per l'intero regno. I poteri di Elsa crescono sempre
di più e non oso pensare a cosa potrebbe accadere quando non
riuscirà più a controllarli, perché quel giorno arriverà. È
inevitabile. -
Gerda riconobbe negli occhi del suo
consorte una ferrea determinazione e si fece coraggio. Avrebbe avuto
bisogno di tutta la sua forza per sostenere un altro colloquio con
Rumpelstiltskin.
- Sì, hai ragione. - mormorò, per poi
tornare a posare lo sguardo sul portone d'ingresso del cupo castello.
- Credi che dovremmo bussare? -
- C'è un solo modo per saperlo. -
dichiarò Agnarr, tendendo una mano verso la porta. Ma, prima che le
sue dita sfiorassero la superficie di legno, l'uscio si mosse sui
cardini e si spalancò con un cigolio tremendamente simile a un
lamento.
La sensazione di pericolo avvertita da
Gerda si fece ancora più intensa, mentre osservava, basita, quello
che rappresentava indiscutibilmente un invito ad entrare tra quelle
mura antiche e pulsanti di magia oscura.
I due sovrani si scambiarono una rapida
occhiata, dopodiché varcarono la soglia, entrambi perfettamente
consapevoli di aver oltrepassato un punto di non ritorno.
Gerda per la seconda volta.
L'interno del palazzo non era meno
lugubre dell'impervia foresta che il re e la regina avevano
attraversato per giungere fin lì.
Le poche torce accese, affisse alle
pareti di pietra spoglia, gettavano ombre spettrali e tremolanti
tutto intorno e parevano del tutto incapaci di riscaldare l'ambiente.
Marito e moglie si strinsero nei
mantelli da viaggio e proseguirono cautamente fino ad un lungo
corridoio, alla fine del quale s'intravedeva un debole cono di luce,
proveniente da una stanza che si apriva sul percorso.
Il rumore dei loro passi riecheggiava
sinistramente e dava ai due la spiacevole impressione di non essere
soli.
- C'è nessuno? - azzardò l'uomo.
Alla fine del corridoio, prima porta
a destra.
La donna trasalì nell'udire di nuovo
quella strana vocetta e sentì le dita del suo sposo stringere più
forte le sue, come per dare coraggio a lei e, al contempo, riceverne
dalla sua mano.
Quando i due arrivarono alla stanza
illuminata, il re si affacciò per primo, spingendo delicatamente la
moglie dietro di sé e posando una mano sull'impugnatura della spada
che portava al fianco, pronto ad estrarla al primo segno di pericolo.
- Venite pure, Vostre Maestà. Vi stavo
aspettando, e vi assicuro che non ci sarà alcun bisogno di usare le
armi, inoltre sarà bene che vi avverta che esse sarebbero comunque
totalmente inefficaci contro di me. -
Di nuovo, quella voce sembrò levarsi
nell'aria dal nulla, come se non possedesse un proprietario o un
corpo fisico, ma il sovrano si accorse che quell'illusione era
causata dal fatto che l'uomo misterioso si trovasse seduto su una
sedia dall'alto schienale, che dava le spalle all'entrata della sala.
Come sa che ero pronto a sguainare
la spada? Non può vederci da dove si trova.
-
Coraggio, dearies. Non siate timidi. Entrate. -
L'uomo mosse
qualche passo all'interno della grande stanza rettangolare e fece
cenno alla moglie di seguirlo.
I due avanzarono
fino a scorgere il padrone di casa, accomodato tranquillamente sulla
sedia, simile a un trono, con le dita delle mani squamose intrecciate
sul lungo tavolo di legno laccato, che scintillava alla luce delle
fiamme che ardevano nel camino e si riflettevano danzando nei suoi
occhi spiritati.
Entrambi
rabbrividirono dinanzi all'aspetto mostruoso di quell'essere, che di
umano aveva ben poco. Gerda trovò che le sembianze del Signore
Oscuro fossero ancora più inquietanti di come le ricordava, o forse
era solo un'impressione data dal senso di allarme che avvertiva
crescere sempre di più nel petto.
Rumpelstiltskin
guardò i suoi visitatori e indugiò solo un istante di più sul
volto di Gerda, come a soppesare i cambiamenti che l'avanzare del
tempo aveva prodotto su di lei, dopodiché si alzò e si fece
incontro ai sovrani con un ghigno.
- Permettete che mi
presenti, dearies. - si profuse in un grottesco inchino. -
Rrrrrrrumpelstiltskin, anche noto come il Signore Oscuro, ma
ovviamente questo lo sapete già o non sareste qui in questa notte
gelida, dico bene? -
Il re annuì. - Noi
siamo... -
- Il re e la regina
di Arendelle, sì, sì, sì... - Rumpelstiltskin liquidò le parole
dell'uomo con un gesto impaziente e sbrigativo. - So benissimo chi
siete, e penso di sapere anche perché vi siete imbarcati in un
viaggio lungo ed estenuante molto lontano da casa solo per
incontrarmi. Ma preferirei ascoltare tutta la storia direttamente
dalle vostre labbra. O, ancora meglio, da quelle della regina. -
Lo sguardo
penetrante del folletto si posò insinuante su Gerda, che lo sostenne
fieramente.
Il re fece per
protestare e pararsi di fronte alla moglie in un gesto protettivo, ma
Rumpelstiltskin fece un cenno secco con la mano e l'uomo si afflosciò
a terra all'istante, privo di sensi.
Gerda lanciò un
urlo spaventato e si accucciò a fianco del marito, tentando di
rianimarlo scuotendolo per le spalle. - Che cosa gli avete fatto?! -
Rumpelstiltskin
sorrise. - Semplice. Ti ho fatto un favore, dearie. Dovresti
ringraziarmi. -
- Cosa? -
- So che hai tenuto
nascosti al tuo caro marito i nostri trascorsi e così l'ho mandato a
fare una passeggiata nel mondo dei sogni in modo da poter parlare
liberamente tra noi, come ai vecchi tempi. Certo, quella volta
eravate in tre... che fine hanno fatto le tue sorelle? -
Gerda fece una
carezza al viso addormentato del marito e sussurrò qualche parola di
scuse, dopodiché si alzò e prese posto su un soffice divanetto
damascato accanto al camino. Non era stata invitata ad accomodarsi,
ma dubitava che Rumpelstiltskin facesse caso a certe sfumature,
inoltre sentiva che le sarebbe stato impossibile reggersi in piedi
con le sue forze una volta che avesse cominciato a raccontare al
Signore Oscuro i tragici avvenimenti che si erano abbattuti sulla sua
famiglia.
Rumpelstiltskin le
si avvicinò lentamente e si posizionò in piedi di fronte a lei,
comodamente appoggiato al tavolo, le braccia conserte in paziente
attesa che la regina di Arendelle si sentisse pronta a parlare. Sotto
il suo sguardo intenso e attento, la donna prese un lungo respiro per
farsi coraggio e iniziò a raccontare ciò che non aveva mai
condiviso con nessuno prima di quel momento.
Raccontò di quel
terribile giorno in cui Ingrid aveva ucciso Helga con i suoi poteri e
lei, Gerda, aveva accusato la sorella maggiore di essere un mostro e
l'aveva intrappolata nell'urna magica per impedirle di fare ancora
del male. Raccontò di come avesse chiesto aiuto a Gran Papà per far
dimenticare a tutti gli abitanti di Arendelle dell'esistenza delle
sue due sorelle e parlò di quanto fosse stato doloroso per lei
convivere con quei ricordi e governare il reame con la consapevolezza
di ciò che aveva fatto.
Gerda si stupì di
come, una volta trovata la forza di cominciare, le parole fluissero
spontaneamente dalla sua bocca, come un fiume in piena che prendeva
velocità e diventava inarrestabile. Man mano che il racconto
proseguiva, il suo petto sembrava farsi un po' più leggero, come se
per tutti quegli anni il suo cuore fosse stato imbottito di piombo,
che ora si stava lentamente dissolvendo ad ogni parola.
Rumpelstiltskin la
lasciò parlare fino allo sfinimento, senza mai interromperla e
seguendo attentamente il filo della storia. Una o due volte si portò
una mano al mento con fare pensieroso, ogni tanto annuiva lievemente,
ma sarebbe stato impossibile cogliere se e quali emozioni
suscitassero in lui le parole di Gerda.
- E ora io e mio
marito siamo venuti qui per nostra figlia, Elsa. - concluse la regina
di Arendelle, la voce resa roca dall'emozione e dal tanto parlare.
- Elsa. -
ripeté lentamente Rumpelstiltskin socchiudendo gli occhi e
assaporando sulla lingua ogni singola lettera. - Che splendido nome.
Anche se forse suona un po'... freddo. -
Gerda s'irrigidì a quell'allusione, ma
proseguì cercando di controllare il tremito che la scuoteva tutta. -
Ha sette anni e da qualche mese ha iniziato a manifestare dei
poteri... gli stessi che aveva Ingrid. -
- Ed esattamente che cosa vorresti da
me, dearie? Se i tuoi ricordi del nostro ultimo incontro sono
intatti, rammenterai certamente che non posso fare nulla per privare
tua figlia dei suoi poteri, proprio come non ho potuto farlo con tua
sorella. No, temo che dovrà conviverci per tutta la vita e tu e tuo
marito fareste meglio a rassegnarvi a questo fatto. -
- Qui non si tratta solo di Elsa. -
replicò la donna in tono urgente. - Io e Agnarr abbiamo anche
un'altra figlia, Anna. A differenza di sua sorella, lei non possiede
la magia. -
In quel momento Gerda si odiò per la
nota di sollievo che le colorò la voce, ma alla luce dei fatti del
passato, nessuno poteva biasimarla se gioiva al pensiero che almeno
una delle sue figlie fosse nata senza alcun potere magico.
- Elsa e Anna. - ripeté il Signore
Oscuro, più rivolto a se stesso che alla sua interlocutrice. - E
così abbiamo di nuovo due sorelle, una delle quali possiede la magia
del ghiaccio e della neve. Sì, sì... ha perfettamente senso. -
Gerda lo guardò con insistenza,
impaziente di sapere quale disegno avesse appena scorto
Rumpelstiltskin in quella serie di avvenimenti che collegavano due
generazioni attraverso una sorta di maledizione ereditaria. - Cosa
ha perfettamente senso? -
Il Signore Oscuro fece un sorrisetto. -
Be', dearie, non vedi l'ironia della situazione? Insomma, prima
rinchiudi tua sorella in quell'urna per eliminare la minaccia dei
suoi poteri, poi fai in modo che ogni ricordo di Ingrid ed Helga sia
rimosso dalle menti di chi era a conoscenza della loro esistenza...
tutto grazie alla magia. Una magia che hai impiegato per un unico
fine: tenere al sicuro il popolo di Arendelle e la tua famiglia dagli
agghiaccianti poteri che Ingrid, suo malgrado, possedeva. Ma,
come sai, la magia ha sempre un prezzo e sembra che ora tu lo stia
pagando attraverso tua figlia Elsa. Volevi sbarazzarti delle qualità
magiche di Ingrid, ma ora queste sono riemerse proprio nella tua
bambina. Sul serio non cogli l'umorismo di tutto ciò? -
A quel punto, Gerda strinse forte i
pugni e tremò di rabbia. Si alzò di scatto dal divanetto e mosse
qualche passo deciso verso il folletto. - Non vi azzardate a ridere
delle disgrazie della mia famiglia! Elsa e Anna non subiranno lo
stesso destino che abbiamo patito io e le mie sorelle! Loro ce la
faranno. Supereranno tutto questo, insieme. Ma non permetterò che la
mia Elsa soffra come ha sofferto Ingrid e farò di tutto per
renderla... normale. -
Il ghigno del Signore Oscuro, per nulla
turbato dall'accesso di rabbia della donna, si fece ancora più
marcato. - Attenta, dearie. Hai già provato a disfarti della magia e
guarda cos'è capitato... credevo che ormai avessi imparato la
lezione. Sai, penso che più che cercare un modo per rendere Elsa
“normale”, tu e il tuo caro maritino dovreste piuttosto imparare
ad accogliere la sua vera natura e amare vostra figlia per quella che
è, poteri del ghiaccio inclusi. -
Rumpelstiltskin fece una pausa per dare
tempo alla mente di Gerda di metabolizzare quel messaggio in tutta la
sua importanza, dopodiché riprese a parlare: - Tuttavia sembri molto
sicura della forza interiore delle tue bambine e del legame che le
unisce, e questo è un bene. Eppure tu e tuo marito siete venuti fin
qui per chiedermi aiuto. Questo mi fa pensare che tu non abbia ancora
terminato la storia. C'è qualcosa che non mi hai detto, dearie, non
è così? Forse qualcosa di troppo preoccupante o spaventoso per
poterlo esprimere a voce? -
Gerda abbassò lo sguardo mordendosi
forte il labbro e Rumpelstiltskin capì di aver colto nel segno e
annuì. - Bene. Se proprio non ti va di dirmelo, posso sempre vedere.
-
Il folletto agitò nuovamente le dita e
sul tavolo comparve una piccola sfera di vetro opaco fissata su un
supporto dorato. Lui la prese tra le mani e la scrutò intensamente
fino a quando al suo interno prese vita una scena che fece stringere
il cuore alla regina di Arendelle: due bambine, una con i capelli
biondo chiaro e l'altra, evidentemente più piccola e dalla chioma
color rame, stavano giocando in una sala piena di cumuli di neve e
sculture di ghiaccio. La bimba bionda materializzava dal nulla
pupazzi candidi e morbidi di tutte le forme e dimensioni e faceva
pattinare la sorellina sul pavimento completamente ghiacciato della
stanza. Ridevano spensierate e si divertivano un mondo, passando da
un gioco all'altro in quel piccolo paradisiaco angolo d'inverno.
A un certo punto, la piccolina iniziò
a saltare da un cumulo di neve all'altro che la bionda faceva
apparire sotto di lei appena si gettava nel vuoto, aumentandone
sempre di più l'altezza. Così facendo, la bambina raggiunse quasi
il soffitto della sala, ridendo come una matta. Ma proprio in quel
momento, la piccola bionda scivolò sulla superficie ghiacciata e non
fece in tempo a materializzare il cuscino di neve sotto la sorella
minore, che stava precipitando rovinosamente nel vuoto.
Un lampo di puro terrore attraversò il
viso dell'altra bambina, che, nell'impeto del momento, scagliò
inavvertitamente nell'aria una scheggia di ghiaccio che andò
malauguratamente a colpire la sorellina, la quale rotolò a peso
morto su una montagnola di neve e giacque immobile a pochi passi
dalla sorella maggiore, che, atterrita e con le lacrime agli occhi,
corse a soccorrerla e a tentare, invano, di farle riprendere
conoscenza. In quell'istante una ciocca dei capelli ramati della
bimba svenuta si tinse magicamente di un bianco candido, dopodiché
l'immagine si dissolse e la sfera tornò al suo aspetto originario,
vuota.
Rumpelstiltskin rimase in silenzio a
fissare l'oggetto magico, ormai inattivo, ancora per qualche istante,
perso nelle sue insondabili riflessioni.
Gerda, dal canto suo, stava stringendo
i pugni così forte da lasciare impresso il segno delle unghie sui
palmi. Vedere quella scena, assistere al ferimento, seppur
involontario, di Anna per mano di Elsa, era più di quanto potesse
sopportare.
Dopo quella che parve un'eternità,
finalmente Rumpelstiltskin posò la sfera sul tavolo e si volse verso
Gerda. - Vedo che i poteri di Elsa sono già molto forti nonostante
la sua giovanissima età. E temo che cresceranno con lei negli anni e
diventeranno ancora più difficili da gestire. Se tua figlia non
riuscirà a tenerli a bada e a controllarsi potrebbe scatenare una
vera catastrofe. Quello che è successo ad Anna, be'... sarà solo la
punta dell'iceberg. -
Ancora una volta il Signore Oscuro non
si esimeva dal fare battute di pessimo gusto a dispetto della
drammatica scena alla quale aveva appena assistito, tuttavia Gerda
non badò a quel comportamento inappropriato e rivolse al folletto
una supplica accorata e disperata: - Venite ad Arendelle! Venite a
conoscere Elsa! Visitatela, o... fate qualcosa per capire l'origine
della sua magia e per trovare un rimedio. È ancora piccola, la sua
sorte non è segnata... possiamo ancora intervenire... -
Ormai la regina era sull'orlo delle
lacrime e senza neppure accorgersene, aveva afferrato la camicia di
seta del Signore Oscuro e la stringeva forte tra le dita come se lui
fosse stato l'ancora che le avrebbe impedito di annegare in
quell'oceano di angoscia.
Rumpelstiltskin allontanò
delicatamente ma con fermezza le mani di lei e ancorò il proprio
sguardo ferino a quello smarrito e supplichevole di Gerda. - Mi
dispiace, dearie. So che per un genitore è terribile veder soffrire
i propri figli senza poter fare nulla. -
Un velo di tristezza oscurò per un
secondo il suo viso, rendendolo perfino più simile a quello di un
essere umano, e la regina di Arendelle ebbe l'impressione che quella
fosse una delle poche frasi sincere che gli avesse mai sentito
pronunciare.
Il Signore Oscuro guidò la donna di
nuovo sul divanetto vicino al camino e la fece sedere, poi prese
posto accanto a lei.
- Temo proprio che non servirebbe a
nulla. Se anche “visitassi” la tua bambina, non potrei comunque
privarla dei suoi poteri. Vedi, derarie, Elsa non ha una malattia...
è nata con quelle capacità. Alcuni bambini vengono al mondo con gli
occhi azzurri, altri con le lentiggini, altri ancora hanno una
predisposizione innata per le arti, la musica, lo studio... lei ha
semplicemente ereditato questo dono. -
- Non è un dono! - ribatté Gerda. - È
solo una maledizione! Una condanna a vita! Un pericolo per se stessa
e per gli altri! -
Rumpelstiltskin alzò le spalle,
tranquillo. - Dipende da che prospettiva la si guarda, e credo
proprio che tu lo stia facendo da quella sbagliata. D'altro canto,
sembra che la tua figlia più piccola sia molto più lungimirante e
abbia capito decisamente meglio di te come prendere Elsa; forse
dovresti prendere esempio da lei. -
- Anna è ancora molto piccola! -
sbottò la donna, spazientita da quell'atteggiamento del Signore
Oscuro che sembrava accusarla di non amare abbastanza sua figlia da
riuscire ad accettarla nella sua interezza. - Non capisce il male che
i poteri di sua sorella possono fare o il pericolo che rappresentano,
ne coglie solo il lato bello e divertente e avete appena visto cosa
le è accaduto. -
- Se ti ostini a guardare la situazione
da questo punto di vista, dearie, temo che non troverai mai la pace
che agogni da quando hai intrappolato Ingrid nell'urna. -
Gerda chiuse gli occhi per un attimo e
inspirò profondamente. - Dunque, non potete fare niente per
aiutarci? Il nostro viaggio è stato vano? - la voce le tremava sotto
il peso della frustrazione e della delusione.
Il Signore Oscuro scosse piano la
testa. - Come ho detto, dearie, nessuno può togliere a una persona
dei poteri magici che le sono stati conferiti alla nascita o che ha
ereditato. Quello che mi chiedi trascende di gran lunga perfino le
mie capacità. -
All'udire quella perentoria sentenza
che non lasciava spazio alcuno alla speranza, Gerda si sentì venir
meno. - Allora siamo perduti. La mia bambina è perduta. -
Rumpelstiltskin riconobbe la pena che
consumava la donna come la medesima di cui lui stesso era stato preda
moltissimi anni prima, quando Baelfire era stato chiamato alle armi
in una guerra senza possibilità di vittoria contro gli orchi, senza
che lui potesse fare nulla per impedirlo.
Conosceva fin troppo bene quel tipo di
sensazione: l'impotenza, il senso di ineluttabilità, la rabbia verso
se stessi che scaturiva dal fatto di non essere in grado di salvare i
propri figli...
Eppure non poteva dare false speranze
alla regina, non quando trovare una scappatoia era impossibile
perfino per lui. Era abituato a stringere accordi con le anime più
disperate: le cercava, aspettava con pazienza che raggiungessero
l'orlo del baratro e proprio in quel momento, poco prima che
crollassero, si faceva avanti con la sua proposta, offrendo loro la
magica soluzione che avrebbe posto fine ai tormenti che li
dilaniavano, di qualunque natura essi fossero. Naturalmente i suoi
servigi avevano sempre un prezzo, ma il Signore Oscuro poteva
vantarsi di non essere mai venuto meno ad un accordo, se si escludeva
quello che aveva siglato con suo figlio cent'anni addietro, e ogni
volta rispettava la sua parte in maniera esemplare.
Dunque, in quella particolare occasione
non poteva stipulare alcun patto poiché era ben consapevole che non
sarebbe stato in grado di porre rimedio al problema dei sovrani di
Arendelle, in compenso poteva dare qualche consiglio a titolo
gratuito a Gerda.
- Ascoltami bene, dearie. - cominciò,
serio, costringendola a ricomporsi e a guardarlo negli occhi. - La
magia di tua figlia è molto potente e imprevedibile, difficile da
controllare. Tenderà a manifestarsi sempre più spesso e
all'improvviso quando le emozioni di Elsa prenderanno il sopravvento
su di lei, dunque quello che potete fare è istruirla affinché non
si lasci sopraffare dalla sua emotività. Se riuscirà a mantenersi
distaccata e calma, allora potrà tenere a freno i suoi poteri,
altrimenti... be', come ti ho già detto, quello che è accaduto
all'altra tua bambina sarà stato solo un assaggio, un'inezia
rispetto a ciò che potrebbe succedere. -
Il volto terreo di Gerda si fece, se
possibile, ancora più pallido.
- Hai ancora i guanti incantati che
avevo consegnato a Ingrid? -
La donna annuì, incapace di proferire
parola.
- Bene. Allora falli indossare a Elsa
se vuoi, ma ricorda che non potranno contenere la sua magia per
sempre. Dovrà imparare a controllarsi e a non cedere alle emozioni.
È chiaro? -
La regina si costrinse a mandare giù
altre lacrime e dovette compiere uno sforzo enorme per pronunciare la
sua risposta. - Sì, è chiaro. -
Rumpelstiltskin annuì seriamente. -
Ora credo che tu e tuo marito fareste meglio a rimettervi in viaggio
verso casa. Le vostre figlie hanno bisogno di voi, Elsa in particolar
modo. Cercate di non abbandonarle di nuovo in futuro. -
Quelle parole avevano di nuovo il
sapore amaro del rimprovero e, suo malgrado, Gerda si sentì
arrossire sgradevolmente. Era paradossale che quel folletto perverso
le facesse la predica per come si comportava con le sue figlie, anche
se una parte di lei non aveva mai accettato il fatto di essere
partita alla volta della Foresta Incantata e aver lasciato le sue
bambine alle cure dei domestici e delle bambinaie del palazzo.
Fece per alzarsi e raggiungere Agnarr,
ancora disteso a terra profondamente addormentato, ma Rumpelstiltskin
la trattenne per un braccio. - Un'ultima cosa, dearie. -
Gerda si voltò di nuovo verso il
Signore Oscuro, in attesa.
- Tieni bene a mente quello che dissi
anni fa: il Vero Amore è la magia più potente di tutte e può
assumere diverse forme. Il potere del legame tra due sorelle non va
mai sottovalutato. Se quello tra Elsa e Anna sarà abbastanza forte,
può darsi che ogni cosa si sistemerà spontaneamente, senza bisogno
di ricorrere a sotterfugi magici. -
Detto ciò, il folletto lasciò andare
la presa sul braccio di Gerda e, ripetendo il gesto di poco prima,
riportò Agnarr nel mondo della veglia.
Il re parve molto stupito di ritrovarsi
sdraiato per terra con Rumpelstiltskin che sogghignava nella sua
direzione. - G... Gerda, ma cosa... che diamine... -
La donna lo aiutò a rimettersi in
piedi e gli pose un dito sulle labbra. - Ti spiegherò tutto durante
il viaggio di ritorno. Torniamo a casa dalle nostre bambine. Stanotte
stessa. -
Prima di andarsene, la regina scoccò
un'occhiata che avrebbe potuto essere di vaga riconoscenza al Signore
Oscuro ed egli chinò lievemente il capo in segno di saluto,
dopodiché i due sovrani varcarono la soglia della sala e scomparvero
alla vista di Rumpelstiltskin, conscio che i suoi rapporti con la
famiglia reale di Arendelle erano ben lontani dal concludersi.
Da Stria93: Hi,
dearies!
Ecco un altro
momento che avrei tanto voluto vedere nella serie ma di cui ci è
stato solo accennato nella 4x04, quando Rumpel rivela ad Anna che i
suoi genitori andarono da lui per trovare il modo di privare Elsa dei
suoi poteri, senza successo però. Considerando che Gerda era già
stata al Castello Oscuro con le sorelle mi sembrava che approfondire
questo momento fosse ancora più importante. Ma, come è accaduto
spesso, dobbiamo arrivare noi con le nostre fanfiction a colmare le
lacune lasciate nella serie.
Spero che gli
scambi tra Rumpel e Gerda siano risultati credibili, anche se non
abbiamo visto granché del personaggio in questione.
Come sempre, mi
auguro che la storia vi sia piaciuta e vi ringrazio infinitamente per
il tempo che le avete dedicato!
Bacioni!