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Autore: Solitary_soul_    15/09/2018    0 recensioni
Dopo tutto quello che la spia e il Capitano hanno passato insieme, possono davvero restare divisi? O finiranno inesorabilmente per cercarsi e ritrovarsi?
La risposta probabilmente già la sapete tutti... Ma vediamo che succede
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff, Steve Rogers
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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***POSSIBILI SPOILER*** Correndo nel mezzo della foresta buia la spia russa per poco non rischiò di inciampare in una radice sporgente, grazie al suo infallibile addestramento riuscì a mantenere un equilibrio impeccabile e rotolare dietro un masso prima che la luce della sentinella potesse illuminarla facendola scoprire. «Qui agente Romanoff. In posizione. Entro.» Non appena finì di fare rapporto tramite il piccolo dispositivo nel suo orecchio, scattò verso la guardia che stava facendo il giro di ronda avvolgendole il collo e lasciandola priva di sensi nel giro di pochi secondi. Lasciò la sua vittima in mezzo ai cespugli per evitare di essere scoperta e proseguì la sua missione irrompendo nella villa del noto boss mafioso. Si precipitò lungo le scale, decisa a portare a termine la sua missione nel minor tempo possibile. In fondo era un gioco da ragazzi per lei, doveva solo entrare, copiare l'hard disk e scoprire se ciò che si diceva riguardo quell'uomo era vero. Trovò facilmente il suo ufficio, la placca dorata con sopra inciso Vincent Galante a grandi lettere maiuscole lo rendeva inconfondibile. Forzò facilmente la serratura di quella vecchia porta di quercia, infilandosi silenziosamente all'interno della stanza. Come da copione, il computer era ancora acceso sulla scrivania... questo per quanto sospetto, le avrebbe reso il compito molto più semplice. Collegò la chiavetta USB al dispositivo facendo iniziare immediatamente la copia dell'intero sistema... la sua attenzione venne però attirata da una piccola notifica in basso a sinistra sullo schermo. Una mail indirizzata al proprietario del computer con Oggetto una sola parola "CAPITANO", si diede della sciocca a pensare che potesse centrare qualcosa con il Capitano Rogers. Non avrebbe potuto avere nulla che fare con un Boss della mafia, eppure quella mail le risultò sospetta. La sua attenzione venne attirata da dei passi fuori dalla stanza, senza pensarci copió anche il contenuto della mail sulla pendrive la scollegò non appena il download fu terminato. I passi ormai troppo vicini la costrinsero a nascondersi all'interno di un armadio. «Signor Galante abbiamo trovato Mario privo di sensi tra i cespugli del lato nord. Temiamo ci possa essere un intruso.» le ombre delle due figure erano a malapena visibili attraverso la serratura dell'armadio. «Non preoccuparti, anche se ci fosse un intruso ti assicuro che non riuscirà ad uscire vivo da qui. Sveglia tutti e trovatelo.» un ombra si dileguò, mentre l'altra si sedette alla scrivania. Dopo alcuni click del mouse, Vincent avviò quello che doveva essere un video. Non ne capì subito il contenuto in quanto il suo Italiano era parecchio arrugginito, sembrava parlassero di uno scambio... Sfortunatamente non riuscì a capire molto se non di nuovo quella parola: "Capitano". Dopo pochi secondi la voce e la lingua cambiarono, risuonò alle sue orecchie più che familiare. Non poteva non riconoscere la voce del Capitano Roger palesemente senza forze continuava a ripetere «Io non sono stanco» dopo ogni tonfo, che Natasha immaginò dovessero essere pugni o calci. Presa alla sprovvista da questa scoperta le sembrò di perdere l'equilibrio e per non cadere si tenne ad un soprabito appeso all'interno del suo nascondiglio. Questo suo movimento la tradì... il signor Galante si alzò dirigendosi proprio davanti al mobile. «Esce da solo o preferisce che chiami qualcuno dei miei ragazzi? Sono sicuro che non vedano l'ora di provare le nuove 9 mm.» L'unica cosa a cui riuscì a pensare la spia fu "cazzo" non vedendo altre vie di fuga, uscì dal suo rifugio con le mani alzate. «Ma che piacere Signorina Romanoff, non la vedevo da prima dell'invasione a New York... Sfortunatamente dubito che sia una visita di cortesia. Quindi cosa la porta nella mia umile dimora questa volta?» Davanti a lei con sguardo sarcastico si trovava Vincent Galante in tutti i suoi 185 cm di altezza. Nonostante fosse senz'altro un bell'uomo con la mascella ricoperta da un leggero velo di barba scura e lunghi capelli bruni pettinati all'indietro, la spia non faceva altro che fissare i suoi occhi. Per quanto fossero marroni, non facevano che trasmetterle freddo e odio. Ma in quel momento era sicuramente l'ultimo dei suoi problemi. «Dov'è il Capitano Rogers? L'ho sentito. Se gli ha fatto qualcosa giuro che la uccido.» la concentrazione della spia in quel momento permeava solamente su quel argomento, non curante della pessima situazione in cui si trovava. Nonostante lo sguardo minaccioso della spia, l'uomo si mise a ridere dandole le spalle e dirigendosi verso il bar. Ignorando completamente la donna si versò un Drink e tornò a sedersi alla scrivania. «Sei diventato sordo forse? Dimmi dove si trova Steve! Subito.» Natasha sbattè le mani sulla scrivania, prontamente afferrò il tagliacarte che vi era appoggiato sopra e lo puntò alla gola dell'uomo. Che di tutta risposta si portò il bicchiere alcolico alla bocca prendendone un sorso, non curante della minaccia. Allungò solo un dito e fece partire il video che stava guardando poco prima. Natasha allungò il collo per vedere lo schermo, ma ciò che vide la lasciò senza parole. Il viso del capitano era completamente tumefatto e ricoperto di sangue, era legato con catene di ferro a polsi e caviglie, il corpo completamente attraversato da profondi squarci, respirava a fatica ed il suo peso era ormai sostenuto solamente più dalle catene, ma nonostante ciò continuava a non mollare cercando di rimettersi in piedi. «Mi spiace per il suo amico, ma io non c'entro nulla. Per qualche assurdo motivo ha intercettato un mio carico di palladio ed ora i miei collaboratori italiani pensano che io stia collaborando con il Governo Statunitense. Ha idea di come questo possa incidere negativamente sui miei affari?» la spia contrasse la mascella, piantando gli occhi in quelli di quell'uomo orribile, a cui non interessava la vita di un uomo, a Galante interessava solo una cosa... i soldi. Natasha non ci vide più dalla rabbia, premette il tagliacarte contro la gola di Vincent aprendo un leggero taglio, dal quale colarono alcune gocce di sangue. In quel momento lo avrebbe ucciso senza pensarci troppo, un uomo così, non meritava di vivere. Quando anche lui posò gli occhi su di lei, le si raggelò il sangue. Non avevano nulla di umano, trasmettevano una freddezza tale da pietrificare la spia sotto shock. Posò un solo dito sulla lama del tagliacarte d'argento ormai in parte di color scarlatto, allontanandolo lentamente dal proprio corpo. «Saresti morta prima di poter anche solo pensare di uccidermi'» le fece un cenno con la testa, indicando qualcosa alle sue spalle. Voltò leggermente la testa e vide dietro di lei 5 uomini che le puntavano armi da fuoco alla testa. Come aveva potuto non accorgersi della loro presenza? Poco le importava, l'uomo più vicino distava meno di due metri questo l'avrebbe agevolata durante la fuga, gli avrebbe facilmente rubato l'arma e utilizzato il suo corpo come scudo dal resto dei proiettili. L'aveva già fatto in passato. «So a cosa sta pensando signorina Romanoff, ma le consiglio vivamente di non farlo e di ascoltarmi attentamente.» tornò a prestare attenzione al Boss che ruotò lo schermo del pc nella sua direzione, in modo che le fosse visibile ancora una volta il corpo del Capitano. «Ora tu farai una cosa per me, e io ne farò una per te e il tuo amico...» non poteva permettere che facessero ancora del male a Rogers. Gli occhi sembravano bruciarle, e l'odio le attanagliava lo stomaco come una morsa mortale. «Cosa vuoi.» le parole le uscirono strozzate e non minacciose come avrebbe voluto. «Tu diserti. Abbandoni la tua missione e naturalmente lasci qui la pendrive con tutti i dati. Ma non ti voglio più vedere, o posso assicurarti che il tuo amico morirà e tu con lui.» disertare? Era appena riuscita a farsi reintegrare in servizio dopo tutto quello che era successo... lanciò uno sguardo al computer un ultima volta e qualcosa di umido le attraversò la guancia. Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, anche passare il resto dei suoi giorni come una ricercata, doveva salvarlo. «Va bene, ma io cosa ci guadagno?» l'uomo sogghignò soddisfatto, appoggiò il suo drink sul tavolo. «La possibilità di salvarlo. Avrai a disposizione un jet fino in Italia. Ma non essendo sotto la mia responsabilità, trovarlo ancora vivo e portarlo via è un problema tuo... il tempo scorre e non so quanto ne rimane al Capitano.» più classico di così... ma non poteva lasciarlo morire. Poggiò la chiavetta USB sul'enorme scrivania lanciando un ultimo sguardo allo schermo prima di essere scortata dai suoi uomini all'aeroporto privato. Dopo poco meno di otto ore di volo, atterrarono a Roma. Con le informazioni ottenute da Vincent Galante si diresse al porto dove le aveva detto avere un magazzino. E dove doveva trovarsi Steve. Non appena fu sul posto, optò per la ricerca di un ingresso dal tetto sarebbe stata meno visibile. Fortunatamente sul tetto erano presenti due lucernari, dal quale riuscì a vedere all'interno. Contò sei uomini, di cui solo 2 armati davanti all'ingresso principale. Al fondo del magazzino riuscì a intravedere la testa bionda reclina del capitano completamente spettinato. Senza riflettere, si calò sulle guardie armate mettendole fuorigioco nel giro di pochi secondi. Aggredì anche le altre quattro persone rimaste, su una di loro trovò quelle che dovevano essere le chiavi dei lucchetti che tenevano le catene del Capitano. Quando si avvicinò al suo corpo inerme, lui era già privo di sensi ma ancora vivo e questo per il momento le bastava. Le condizioni di Steve erano precarie, aveva perso molto sangue e le ferie profonde erano ormai infette. Se fosse arrivata anche solo poche ore dopo sarebbe stato troppo tardi, non poteva nemmeno immaginare un finale del genere. Doveva salvarlo a tutti i costi, anche se avesse dovuto rischiare di essere presa per farlo. Lo slegò adagiandolo al suolo, era troppo pesante per poterlo portare a spalle per lunghi tragitti. «Okay Natasha ragiona... sei una spia devi sapere mantenere la calma. Ora come lo porto via da qui? Oddio Steve... non morire ti prego. Non morire.» un altra lacrima le solcò il viso cadendo sul volto del capitano e scivolando lungo l'occhio chiuso, quando se ne accorse si affrettò ad asciugarla. Scattò in piedi e seppur contrariata dovette allontanarsi per trovare un mezzo per la fuga. Tornò poco dopo a bordo di un furgone nero. Trascinò Rogers a bordo e sfrecciò nel traffico verso l'ospedale più vicino. Non aveva un piano preciso, pensava solo a salvarlo. In un italiano molto approssimato urlò alle infermiere del pronto soccorso di fare il prima possibile, suo marito stava per morire. Lo portarono in reparto d'urgenza, lasciando la donna fuori. Passarono ore e Natasha nonostante sapesse che più tempo passava più era possibile essere rintracciati, non si allontanò nemmeno un secondo dalla sala d'aspetto dove aveva già preso a calci la macchinetta del caffè almeno un paio di volte e insultato ogni medico si rifiutasse di darle notizie. Ormai rassegnata restò seduta in una delle poltroncine fissando fuori dalla finestra, fino a quando una anche troppo bionda e secca infermiera le si avvicinò con una cartellina blu in mano. «Signora suo marito è uscito dalla sala operatoria, ma è molto grave, al momento è in coma farmacologico nel reparto di rianimazione, se supera la notte probabilmente si riprenderà. Se vuole può vederlo.» la rossa annuì leggermente con la testa e seguì la donna con il camice bianco in silenzio tenendo gli occhi puntati sul pavimento. Venne lasciata sola in una stanza color verde pallido, con un solo letto al centro. I ritmici bip emessi dall'elettrocardiogramma sembravano averla calmata un po', finché erano presenti significava che Rogers era ancora vivo. Come incatenata da una forza invisibile Natasha era immobile al centro della stanza, incapace di alzare lo sguardo e vedere ciò che aveva di fronte a sé. Avanzò verso quella che doveva essere una sedia, la avvicinò al letto e gli si sedette accanto. Proprio davanti al suo viso c'era la mano del capitano sopra la quale passavano dei tubicini collegati alle sue vene, le sfumature violacee che coprivano le nocche riuscirono a ricordarle una galassia, allungò la propria mano sopra alla sua per poi percorrere ogni sfumatura con le dita. In quel momento le sembrò persino che la frequenza dei bip aumentò per qualche secondo, ma non vi fece troppa attenzione. Dovette usare tutte le sue forze per non uscire da quella stanza e uccidere chiunque avesse anche solo guardato e non fosse intervenuto a salvare l'uomo inerme davanti a lei, che in quel momento stava lottando tra la vita e la morte. Finalmente trovò la forza di alzare lo sguardo e guardare il volto del capitano, si era persino tagliato la barba e pensò che fosse incredibile come quell'uomo riuscisse a sembrare affascinante anche con un cerotto che gli copriva in parte la fronte. Le ore di sonno arretrato piano piano caddero sulle spalle della spia, che si addormentò con la testa sul letto. «No...no...NO NATASHA!» la donna si svegliò di soprassalto, il dispositivo elettronico collegato al super soldato sembrava essere impazzito, quest ultimo si stava agitando nel sonno gridando il nome della donna e sudando freddo. In men che non si dica un medico e un paio di infermieri si fiondarono all'interno della camera. «20 cl di Diazepam e 10 di Lorazepam! Veloci!» Gli infermieri passarono le siringhe al medico e una volta iniettate le sostanze nel giro di quelli che le sembrarono pochi secondi la situazione sembrò tornare nella norma. Steve tornò a riposare sereno e lo staff uscì dalla stanza. Natasha restò immobile finchè una lacrima le solcò il viso, seguita da un altra e un altra ancora irrefrenabili, un singhiozzo le ruppe il fiato, le mani iniziarono a tremarle ed una strana sensazione simile ad un formicolio le si propagò nello stomaco. Barcollò contro il muro sopraffatta dalle emozioni e dalle lacrime, si accasciò e rimase a vegliare sull'uomo che stava dormendo, per il resto della notte. «Dove... dove mi trovo? Natasha? Che sta succedendo?» la voce del Capitano Rogers scosse la spia dal suo leggero stato di dormiveglia, vide il Capitano metto letto che stava cercando di mettersi seduto e staccare tutti quei tubi che aveva addosso, scattò in piedi e raggiunse l'uomo. «stai giù, non muoverti. Dovresti ancora essere in coma farmacologico, com'è possibile che tu sia già sveglio?» gli posò una mano sul petto ed una sulla schiena per aiutarlo a coricarsi di nuovo, il Capitano seguì l'ordine della donna con una smorfia di dolore dipinta sul volto. «Super metabolismo...? È possibile credo... piuttosto, come sono finito qui?» Steve cercò di posare lo sguardo su Natasha che però sembrava essere sfuggente, solo inseguito notò che la donna aveva gli occhi gonfi e arrossati dal pianto. «Ti ho portato io qui... Non so per quale motivo, ti sei buttato da solo in una missione suicida! Potevi morire cazzo!» il viso della spia divenne paonazzo, era inspiegabilmente furiosa con il Capitano. Lui la fissava confuso finché pian piano gli riaffiorarono i ricordi... sapeva perché era andato da solo in un magazzino che straripante di gente armata, e a lei sicuramente non sarebbe piaciuto il motivo... Fece per parlare ma bussarono alla porta, si lanciarono un solo sguardo più che sufficiente a capirsi, non potevano farsi scoprire, ragion per cui prima che qualcuno potesse entrare l'uomo finse di dormire, e la spia inizò accarezzarlo dolcemente nel sonno, Come probabilmente una normale moglie preoccupata avrebbe fatto. «Buongiorno signora. I parametri di suo marito sembrano essere nella norma, tra poco passerà il medico per visitarlo.» Con la stessa velocità con la quale era entrata, l'infermiera dopo aver appuntato su un foglio delle cose, se ne andò lasciandoli nuovamente da soli. Natasha stava ancora osservando oltre la porta quando sentì ridacchiare l'uomo. «Marito eh... Nat se continui così prima o poi dovrò chiederti di sposarmi davvero» non si rese davvero conto di cosa avesse detto, fino a quando non vide il viso della donna di nuovo rosso fino alle orecchie, ma questa volta non pareva essere arrabbiata... sembrava più che altro imbarazzata. Quando anche lei si rese conto della situazione, cercò di riprenderne il controllo. Si avvicinò pericolosamente al viso del capitano, scrutò i suoi occhi azzurri e profondi qualche secondo, si accostò al suo orecchio con la bocca, il respiro caldo della spia gli faceva formicolare la pelle. «Per il momento siamo il signore e la signora Johnson... In vacanza...» per finire gli sfiorò delicatamente l'orecchio ed il collo con le labbra. Si tirò su, con un sorrisetto malizioso sul viso, soddisfatta dall'evidente reazione del Capitano. Infatti il macchinario a lui connesso, suonava all'impazzata, con così poco aveva fatto schizzare i battiti dell'uomo a mille. Sfortunatamente per lei, aveva lasciato la mano ancora appoggiata al suo viso, e l'uomo non perse l'occasione di utilizzarla come leva per riportare la donna a pochi millimetri da lui, mischiando i loro respiri caldi ancora una volta. «Attenta... stai giocando con il fuoco Romanoff. Non hai un elettrocardiogramma a tradirti, ma non ne ho bisogno per sentire il tuo cuore impazzire contro il mio petto.» Aveva dannatamente ragione, non sapeva quando fosse diventato così avventato, ma le piaceva. Parecchio anche. Fissò i suoi grandi occhi blu in cerca del solito timido e calmo soldato, ma non ve ne era traccia, in quello sguardo profondo come l'oceano c'era solo desiderio. Cercò di distogliere l'attenzione dagli occhi, ma commise l'errore di spostarla sulle sue labbra, le sembrarono così invitanti, come la prima volta in cui le aveva assaggiate. Improvvisamente si sentì la bocca asciutta, e l'aria venire a mancare. «Nat? Sai che non possiamo vero...?» era talmente concentrata che non si era nemmeno accorta che il Capitano aveva mollato la presa, i suoi battiti erano stabili e le stava accarezzando dolcemente i capelli seguendo i morbidi boccoli rossi mischiarsi al biondo oltre la metà della lunghezza. Trovò incredibile come le fossero ricresciuti così velocemente. La donna spaesata tornò a scrutare i suoi occhi, tornati gentili e avvolgenti come sempre, anche se riuscì in qualche modo a percepire ancora una scintilla pericolosa... una trasformazione degna di Dr. Jekyll e Mr. Hyde pensò. Si alzò sospirando rassegnata, percorse un ultima volta la guancia dell'uomo con le dita che sembrò socchiudere gli occhi e godersi ogni secondo di quel leggero contatto. «Lo so... Ma è momentaneo. Avremo un nostro tempo quando tutto sarà finito. Te lo prometto»
   
 
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