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Autore: Feisty Pants    16/09/2018    1 recensioni
Un normale liceo italiano caratterizzato dalla vita energica di tantissimi adolescenti. L'arrivo di una nuova studentessa Judy Hopps, alunna geniale con una particolare dote investigativa, migliorerà la vita di Anna, Elsa, Kristoff, Jack, Hiccup, Merida, Rapunzel e Flynn. L'amicizia aiuterà Judy ad aprirsi e a dimenticare i traumi del passato...ma lei non sa che tutti i suoi amici sono in pericolo...per colpa sua.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XXIX.
GHIACCIATO

 
Ore 00.30

Anna parlava di scuola, rideva e programmava le prossime attività con le sue amiche quando il telefono iniziò a squillare. Era Jack.

“Pronto Jack, tutto ok? Perché chiami a quest’ora?”

“Anna dove diavolo è Elsa?!” domandò lui alquanto agitato.

“E’ uscita un’ora fa per tornare a casa perché?” chiese lei perplessa.

“Ci stavamo scrivendo e le avevo chiesto di scrivermi appena rientrata a casa ma non ha risposto. Le ho fatto anche un sacco di chiamate e niente!” spiegò lui preoccupato per la sua ragazza.

“Ok Jack, corro a casa e ti scrivo subito se è lì. Magari si è addormentata” rispose Anna cercando di mascherare anche la sua preoccupazione.

“Fammi sapere al più presto e per qualsiasi cosa chiama che corro da voi” concluse lui terminando la telefonata. Anna raccontò alle amiche la chiamata e chiese loro di accompagnarla fino a casa.

“Stai tranquilla Anna vedrai che sarà a casa” la confortò Rapunzel mettendole una mano sulla spalla.

“Qualcosa non va… lo so che è brutto ma me lo sento” aggiunse Judy e di colpo il gruppo si fermò per ascoltarla.

“Cosa intendi dire?!” esclamò Anna sbigottita.

“Devo chiamare Jack” disse lei ormai in piena fase investigativa.

“Pronto Jack…”

“Judy?! Cosa sta succedendo?! Cosa…” iniziò a farfugliare lui.

“Zitto! Jack dimmi esattamente a che minuto sono stati inviati i messaggi tra te ed Elsa”

“Perché?!” chiese lui confuso.

“Fallo e basta!” sbottò lei furente.

“Ok… i primi messaggi ce li siamo scambiati alle 23.40. Lei mi ha risposto subito dicendomi che era appena uscita dal locale. Poi alle 23.45 le ho scritto di tornare a casa alla svelta e lei non ha più risposto”

“Perfetto quindi sono passati 5 minuti e poi?” continuò Judy memorizzando gli orari.

“Le ho scritto e l’ho chiamata da mezzanotte in poi ma niente” puntualizzò lui.

“Ok Jack grazie, tieniti lì il telefono che se dovessi avere bisogno ti richiamo” finì lei chiudendo la chiamata ed iniziò a ragionare ad alta voce.

“Elsa è uscita dal locale alle 23.40. Per arrivare a casa vostra ci vogliono circa 10 minuti a piedi e io so che alle 23.45 ha interrotto i messaggi con Jack. Se anche lei non avesse voluto rispondere a quel messaggio gli avrebbe scritto dopo 5 minuti essendo arrivata a casa. Deve aver cambiato strada…dalle 23.45 deve essere successo qualcosa. Ora noi stiamo camminando da 3 minuti proseguiamo la stessa strada di Elsa per altri due minuti e vediamo dove arriviamo”

Le ragazze seguirono alla lettera le parole di Judy ed iniziarono a camminare velocemente per raggiungere il luogo di cui parlava l’amica.

“Sono passati 5 minuti, ma non c’è nulla” disse Merida una volta arrivate.

Judy non le rispose, troppo presa dalla pista su cui stava indagando e camminò da sola ancora per un minuto finché finalmente le trovò: delle scarpe con tacco abbandonate disordinatamente sulla strada.

“Sono i tacchi di Elsa!” esclamò Anna mettendosi una mano sulla bocca. Cosa diavolo era successo a sua sorella!?

“La stavano seguendo… ed ha iniziato a correre” disse Judy dispiaciuta. Risolvere casi le piaceva, ma non sapere che la vittima questa volta era una sua amica.

“Dobbiamo trovarla prima che sia troppo tardi.” Continuò lei e si mise a pensare di nuovo. Si immedesimò in Elsa e cominciò a correre da quel punto immaginando di avere qualcuno dietro.

 Corse, corse, corse e stop. Stava ormai per imboccare una strada laterale quando riprese il telefono e compose un numero.

“Chi chiami ora?” domandò la sorella minore.

“Elsa stessa. Se ha la suoneria attivata il suono può dirci la strada.” Concluse lei ponendosi in ascolto.
La telefonata partì, fu un interminabile secondo di attesa ed ecco finalmente il rumore della suoneria di Elsa.

“E’ in questa via!” affermò Judy correndo.

Lei fu la prima a raggiungere la parte finale della strada dove, in mezzo al buio e ai cassonetti della spazzatura trovò Elsa accasciata al suolo con le gambe e la testa sporche di sangue.

“Elsa, Elsa! Svegliati dai!” iniziò Judy muovendo la ragazza e facendole un massaggio cardiaco.

“E’ svenuta ma respira, chiamate l’ambulanza!” urlò la piccola detective.

Merida si allontanò di poco per chiamare i soccorsi mentre Rapunzel cercò di consolare Anna che si era appena messa in ginocchio vicino alla sorella cercando di svegliarla.

Ad un tratto Elsa aprì leggermente gli occhi e, con un fil di voce, riuscì solo a dire “Hans”.

“Elsa, elsa, cosa ti è successo?! Stai tranquilla arrivano ad aiutarci adesso!” cercò di tranquillizzare Anna con le lacrime che sgorgavano dagli occhi.

“Oh Elsa, oh stai sveglia! Guardaci e continua ad ascoltarci, non devi riaddormentarti è chiaro?!” disse fermamente Judy continuando a scuotere la ragazza, ma Elsa non ci riuscì e chiuse di nuovo gli occhi.
L’ambulanza arrivò poco dopo e caricò Elsa sul lettino trasportandola d’urgenza in ospedale insieme ad Anna. Rapunzel, Merida e Judy avvertirono Jack e le famiglie organizzandosi per raggiungere al più presto l’ospedale.
 
Ospedale 1.30 di notte.
 
La sala d’attesa dell’ospedale era muta e silenziosa. Anna, le ragazze, Jack e i genitori delle due sorelle stavano seduti in silenzio cercando di consolarsi con qualche carezza ogni tanto ma tutti incapaci di parlare, almeno finché non avessero saputo qualcosa dai dottori che stavano controllando Elsa da ormai un’ora.

Finalmente da una porta uscì il primario accompagnato da due poliziotti che erano stati chiamati dopo l’accaduto.

“Dottore, come sta nostra figlia?” domandò la madre di Elsa ed Anna asciugandosi le lacrime.

Tra un singhiozzo e un altro i presenti vennero a sapere che Elsa era stata scaraventata contro il muro provocandosi così un ematoma alla testa e, cosa ancora più grave, era stata vittima di stupro.

A sentire la parola “stupro” quello che più si spaventò fu Jack. Improvvisamente non sentì più i discorsi intorno a sé ma pensava solo alla sua Elsa. La SUA Elsa che non era più sua. Qualcun altro l’aveva toccata, le aveva fatto del male, l’aveva traumatizzata e aveva rovinato il “fare l’amore”, quel gesto che un giorno desiderava tanto poter condividere con lei.

“Sappiamo che non è il momento adatto ma noi siamo qui per farvi alcune domande” domandarono i poliziotti ai ragazzi.

“Sui vestiti della ragazza abbiamo trovato i segni che ci potranno ricondurre al violentatore, li stanno analizzando, ma voi potete dirci qualcosa di più?”

“Non c’è bisogno delle analisi, mia sorella pochi secondi prima di svenire di nuovo ci ha detto subito il nome Hans.” Rispose Anna cercando di mostrarsi forte.

“Potete dirci qualcosa di più su di lui?” chiesero ancora gli agenti.

“E’ un ragazzo che viene nella nostra scuola. E’ nel gruppo dei bulli e ha sempre avuto una cotta per Elsa ma non si è mai spinto oltre prima di oggi” concluse Merida vedendo Anna in difficoltà.

“Grazie mille, andiamo subito a cercare di rintracciarlo” conclusero i poliziotti avvicinandosi ai genitori per scambiare due parole anche con loro.

“Dottore, possiamo entrare a vederla?” domandò Anna prima che il medico tornasse al suo lavoro.

“Appena si sveglierà. Ora cercate di riposare…se potete andate a casa e datevi il cambio. La ragazza è sotto controllo e sta bene”
 
Quella notte fu interminabile ma, gli amici, si fecero forza e decisero di affrontarla insieme. Era proprio questa la loro forza: il non lasciarsi mai nelle difficoltà.
 
Nel frattempo…
 
“Ragazzo, hai fatto ciò che ti ho chiesto?” domandò una figura incappucciata nascosta dietro una scrivania.

“Sì capo… Elsa è k.o e finalmente ho soddisfatto un mio desiderio” rise Hans ancora inebriato dalle sostanze assunte.

“Hai fatto tutto male” rispose lo sconosciuto.

“No cosa? Che dici?” chiese Hans serio per un momento.

“Non ti sei nascosto abbastanza. L’hai fatto senza seguire i miei consigli di copertura. Ora tutti sapranno che sei stato tu. Ti cercheranno, ti metteranno in carcere e in questo modo arriveranno a me” disse il padrone alterandosi e alzandosi dalla sedia per raggiungere il ragazzo.

Hans deglutì spaventato dal rimprovero del capo, non era mai bello deluderlo.

“Io ho fatto ciò che mi ha chiesto! Colpire Elsa per arrivare a Judy!” si scusò il giovane.

“Silenzio! Non posso rischiare…” parlò tra sé e sé il capo.

“Cosa vuoi fare? Hey!” domandò Hans con il cuore in gola.

Poi un ghignò illuminò il volto dello sconosciuto che si avvicinò ad Hans e, dopo essersi messo dei guanti gli sussurrò all’orecchio:

“Ora non mi servi più… addio”

E con forza lo spinse fuori dalla finestra. Un tonfo sordo segnò la morte di Hans Westengard: un ragazzo bullo, come tanti altri che aveva deciso di affidarsi alle persone sbagliate per qualche soldo.
  
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