Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Feisty Pants    22/09/2018    1 recensioni
Un normale liceo italiano caratterizzato dalla vita energica di tantissimi adolescenti. L'arrivo di una nuova studentessa Judy Hopps, alunna geniale con una particolare dote investigativa, migliorerà la vita di Anna, Elsa, Kristoff, Jack, Hiccup, Merida, Rapunzel e Flynn. L'amicizia aiuterà Judy ad aprirsi e a dimenticare i traumi del passato...ma lei non sa che tutti i suoi amici sono in pericolo...per colpa sua.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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XXXI.
NICK WILDE

 

La mattina del ritrovamento di Hans…

 
Nick Wilde si svegliò diverso quella mattina. Era particolarmente agitato e non ne sapeva il motivo, ragione per cui si alzò in fretta e furia con l’intenzione di andare a correre prima di presentarsi a scuola.

Il giovane sistemò il letto, indossò una delle sue tante felpe verdi, dei pantaloncini color nocciola e si preparò ad uscire.

In soggiorno non c’era nessuno, se non lei. Di fronte al caminetto c’era una signora sulla cinquantina, seduta su una carrozzina e attaccata a una flebo. Era magra, debole, pallida e senza capelli. Il cancro l’aveva ormai divorata e se la stava portando via. Nonostante questo lei trovava la forza e il modo di farsi portare, dall’infermiera privata, in salotto tutte le mattine per ricevere quel bacio dal figlio pronto per andare a scuola.

“Ciao mamma io vado a correre, ci vediamo dopo” disse lui con dolcezza posando un leggero bacio sulla guancia della madre.

Nick soffriva ogni giorno per quel bacio perché sapeva che, una volta ritornato a casa dopo la scuola, avrebbe potuto non ritrovarla più lì.

Nick, anche se si dimostrava un ragazzo superficiale, era in realtà molto maturo. Viveva in quella città da quando era piccolo. Lui e il fratello maggiore Finnick erano molto legati e condividevano la maggiorparte del tempo insieme al padre e alla madre. Tutto cambiò 3 anni prima, quando la madre di Nick si ammalò gravemente e la famiglia non rispose positivamente al colpo. Il padre, infatti, riuscì a resistere un anno per poi innamorarsi di un’altra donna e fuggire con lei. La madre, dopo l’abbandono, peggiorò molto finendo così per non essere più autosufficiente. Fortunatamente il padre inviava ogni mese dei contributi per far fronte alle spese domestiche e il fratello Finnick lavorava duramente per compensare il costo delle cure mediche e degli studi di Nick. Il figlio minore, d’altro canto, si impegnava molto a scuola e, nel tempo libero, lavorava come cameriere in dei ristoranti vicini.

L’allontanamento dal padre, però, lo segnò negativamente provocandogli un trauma che lo rese vulnerabile motivo per cui si aggregò ai bulli per evitare di essere additato come perdente.

Quella mattina decise di prendere un’altra strada a correre, una che era un po’ buia e periferica. Era immerso nei suoi pensieri e concentrato nella corsa quando notò una grande folla con lo sguardo chino sul suolo stradale.

Nick, incuriosito, tolse le cuffie dalle orecchie e si avvicinò. Mai si sarebbe aspettato di trovare un corpo senza vita e che quel corpo appartenesse ad Hans.

“Che è successo agenti?” domandò lui.

“Mi dispiace ragazzo, ma sono informazioni riservate. Lo conosci?” chiese l’agente facendo caricare il corpo sull’ambulanza.

“Sì, è un ragazzo che va a scuola con me” rispose lui scosso da quella visione.

“Ah, perfetto! Allora magari successivamente ti faremo delle domande. Ora se vuoi scusarci dobbiamo far allontanare i curiosi”

E detto questo la polizia cominciò a far circolare la gente. Nick, immerso in quell’atmosfera caotica, si chiedeva che cosa potesse essere successo al suo quasi amico. Possibile che si fosse realmente suicidato? Non era da lui.

La risposta a quella domanda la trovò proprio sotto i suoi piedi perché, grazie a una piccola folata di vento, un bigliettino stropicciato iniziò a dimenarsi perché incastrato nelle sue scarpe da ginnastica.

Nick lo prese tra le mani e, solo quando lo stava per buttare nel cestino, notò un nome che catturò la sua attenzione: “Judy”.

Il ragazzo aprì delicatamente il foglio, cominciò a leggere e, dopo aver spalancato gli occhi, si mise a correre il più velocemente possibile verso la scuola: doveva trovare Judy Hopps, quella persona tanto strana che da tempo occupava i suoi pensieri.

Quella mattina a scuola tutti erano venuti a conoscenza dello stupro di Elsa da parte di Hans ma nessuno sapeva della morte del ragazzo, a parte Nick. Durante l’intervallo, infatti, il finto bullo si mese a cercare la ragazza dagli occhi magici da tutte la parti non riuscendo però a trovarla così come tutti i suoi strambi amici motivo per cui chiese a una compagna di classe di dargli il numero di telefono della ragazza.

Nel parco…


Jack e Kristoff avevano trascorso un’ora insieme a parlare e a sfogarsi davanti al lago mentre gli altri ragazzi rimasero all’entrata del parco dove confabulavano e cercavano di capire cosa fosse accaduto o dove avrebbe potuto nascondersi Hans.

Judy stava per rispondere quando le vibrò il telefono.

“Ciao Hopps, sono Nick Wilde. Ti prego dimmi dove sei che ti raggiungo, ho una notizia importante da darti e riguarda Hans”

Judy rispose al messaggio facendo presente agli amici di dover incontrare il finto bullo.

L’incontro avvenne verso le 11.30. I ragazzi non andarono a scuola quel giorno e Nick firmò la giustifica per poter astenersi in anticipo dalle lezioni.

“Ciao Hopps” salutò lui con il fiatone, segno di essere arrivato di corsa.

“Cosa mi devi dire di così importante?” chiese lei con le braccia conserte.

“Hans è morto”

“Che cosa?!” domandò lei per la prima volta colta di sorpresa.

“Sì, sono andato a correre presto e l’ho trovato per terra in una via” continuò lui serio.

“Ok, grazie per avermelo detto e quindi?” disse lei burbera.

“Ho trovato questo…e penso possa riguardare te” aggiunse lui porgendole il foglietto di carta.
 

Nel frattempo in ospedale…

 
Jack e Merida erano tornati in ospedale dopo l’incontro nel parco mentre gli altri si diressero verso le rispettive abitazioni per continuare la vita abituale.
Elsa stava meglio e riusciva a camminare da sola anche se la sua intimità doleva e le rendeva difficile ogni passo.

“Presto tornerai quella di sempre” la incoraggiò Merida facendole fare un giro del reparto.

“L’importante è che Hans non si faccia più vedere” aggiunse lei ancora spaventata.

“Amore, quel verme non si avvicinerà mai a te. Rischia grosso sai? Quello che ti ha fatto gli costerà la galera” ringhiò Jack ancora in collera.

“So che non è opportuno, ma… i medici ti hanno detto qualcosa su una ipotetica gravidanza?” domandò Merida un po’ imbarazzata consapevole di aver toccato un tasto dolente.

“I medici hanno detto che non sono incinta e la gravidanza non si è potuta instaurare. I farmaci che mi hanno dato erano talmente potenti che avrebbero impedito qualsiasi tipo di fecondazione. E’ stato meglio così…” riuscì a dire Elsa guardando in basso.

Nel frattempo due poliziotti tornarono nel reparto e comunicarono alla ragazza del decesso di Hans che lasciò tutti a bocca aperta. Quel bullo si era veramente suicidato?

Solo Judy e Nick, al parco, sapevano realmente la verità.

Judy girò e rigirò tra le mani il foglietto per poi aprirlo e leggerlo. Ancora prima di comprendere il contenuto, la ragazza sobbalzò perché riconobbe la scrittura utilizzata.

“Chiunque tu sia sappi che hai un compito importante. Mi chiamo Oliver Hopps e da circa un anno sono tenuto prigioniero da un serial killer e dai suoi scagnozzi. Questa notte loro hanno provocato la morte di un ragazzo di nome Hans e ora ci stiamo trasferendo nella prossima base segreta. Le vie delle basi utilizzate le scriverò in fondo a questo foglio. Ti prego non prendermi per pazzo, chiunque tu sia sei la mia unica speranza. Trova mia sorella Judy Hopps e porgile questo biglietto così potrà venirmi a salvare. Judy, ora parlo a te: il serial killer si chiama Jim Moriarty. Le sue reclute più giovani erano Hans e un ragazzo soprannominato Pitch Black. Ora hai i loro nomi e gli indirizzi…vienimi a prendere! Io credo in te e so che ci ritroveremo, ti voglio bene! Oliver”
  
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