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Autore: CthulhuIsMyMuse    24/09/2018    0 recensioni
"Giovanni aveva compreso che il tempo non le aveva cambiate, almeno non fisicamente, ma riusciva a vedere chiaramente i solchi che aveva lasciato nell'anima di ognuna di loro. L'unica cosa che era rimasta identica era la loro dipendenza l'una dall'altra, erano nate insieme, continuavano a vivere insieme e molto probabilmente sarebbero morte insieme e questa immagine azionava la leva della tristezza che era posta accanto al suo cuore."
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14 agosto, ore 21.00 

Erano seduti al tavolo della cucina da una buona mezz’ora, Padre Samuele era a capo tavola con le mani giunte poggiate sul piano; le due gemelle erano sedute lateralmente, l’una accanto all’altra, Layla con le braccia incrociate sul petto e Bel con le mani giunte sulle gambe; Giovanni era seduto di fronte a loro e le guardava con gli occhi spalancati e colmi di interrogativi.  

Si erano rifocillati e riposati per qualche istante e poi Bel aveva cercato di raccontare, a Giovanni, gli avvenimenti che si erano succeduti fino a quel momento e che li avevano portati a quell’istante, nel modo più semplice che conosceva. 

Nonostante questo, il risultato ottenuto non era quello che lei aveva sperato.  

Il ragazzo, dirimpetto, le guardava con aria spaesata. Si vedeva che faceva una certa fatica a dare ordine e senso alle informazioni che gli erano state appena passate. 

«Quindi...» dopo qualche minuto di profondo silenzio, interrotto solo da alcuni profondi sospiri, finalmente, tentennò qualche parola.  

Bel annui, sorridente, senza aggiungere niente, per paura di causare un altro blocco mentale «...voi siete...» roteò le mani nell’aria cercando la parola corretta «qualcosa come delle esorciste» l’inflessione finale la fece risultare più come una domanda che un’affermazione. 

Bel, nell’indecisione, annuì di nuovo con fermezza. 

Lo vide alzare gli occhi al soffitto e poi riportarli verso di loro. 

Dal petto che si alzava comprese che aveva inspirato profondamente, come se fosse in procinto di affrontare una lunga immersione «E io...» corrugò la fronte «...tecnicamente...» mimò le virgolette con le dita «...sarei posseduto da...» le continue pause causarono una leggera irritazione da parte di Layla che fu celermente messa a tacere dalla gemella con un leggero pizzicotto sulla coscia. 

Giovanni continuò «...un angelo?» nuovamente finì con un’inflessione interrogativa. 

«Presupponiamo» affermò Bel stirando le labbra in un sorriso tirato. 

«Presupponete» ripeté il ragazzo grattandosi il mento.  

Esasperata Layla batte, con vigore, il palmo della mano sul tavolo. Il tonfo fece sobbalzare tutti, anche Samuele che non partecipava attivamente alla discussione ma solo come spettatore. 

«Potresti arrivare al dunque o completare almeno un ragionamento» aveva i riflessi della domanda, ma uscì più come un ordine. 

«E’ che...» balbettò fermandosi nuovamente. 

«E’ che, cosa?» ringhiò la mora. 

«Layla devi dargli tempo» intervenne la sorella, cercando di placarne l’animo. 

«Tempo per c...» 

«È difficile crederci» la interruppe Giovanni tutto d’un fiato. 

Entrambe le gemelle si girarono a guardarlo. «E’ una storia surreale, anche se Bel mi ha guarito magicamente da tutti i miei mali» aggiunse. 

«In effetti potrebbe sembrare inventata» ridacchiò Bel. 

Layla esalò esasperata «Tu non dovresti dargli corda» borbottò «In ogni caso, indipendentemente da cosa lui creda, la situazione in cui ci troviamo è rischiosa e dobbiamo risolverla prima che peggiori»  

«Layla!» Bel non apprezzò il tagliar corto della gemella. 

«È inutile che mi rimproveri, è vero» proferì con sufficienza. 

Giovanni le stava guardando ma la sua mente era rimasta focalizzata nell’analizzare la situazione in cui era capitato suo malgrado. 

La storia che gli era stata raccontata era surreale, si avvicinava più alla trama di un film che ad un evento realmente possibile e credere a quelle parole era una scelta rischiosa. 

Del resto, nonostante avesse assistito alla sua stessa guarigione – con la sola imposizione delle mani – poteva sempre trattarsi di una finzione.  

Il suo cervello non riusciva ad escludere totalmente la possibilità che fosse stato sequestrato da un gruppo di pazzi che cercava di prendersi gioco di lui. 

Dall’altra parte però rimaneva un barlume di possibilità che tutto stesse realmente accadendo, il che dava una spiegazione più chiara alle voci che aveva udito nella sua testa in quell’ultimo periodo.  

Oppure semplicemente anche lui faceva parte di quel mondo di pazzi. 

Però c’era sempre il sogno. 

Batté le palpebre, tornando nel mondo reale, le due ragazze davanti a lui stavano ancora discutendo tra di loro «Posso fare una domanda?» il quesito le placò facendo convergere la loro attenzione nuovamente verso di lui. 

«Certo» la voce di Bel gli diede la forza per continuare. 

«Avete parlato di un sogno. Mi avete visto in un sogno...». 

Bel aprì la bocca ma Layla la fermò, posandole una mano sulla spalla. 

Qualcosa, probabilmente la serietà con cui pose la domanda, la portò a rispondere di persona. 

«Io» iniziò «In realtà sembravi tu» specificò «il sogno era confuso» si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi cercando le immagini ormai sbiadite di quella visione. 

«Ricordo una piana infinita di sabbia e rocce, il fastidioso riverbero del sole e la sensazione dei raggi brucianti sulla pelle. Non sono da sola in questo posto, ci sono delle ombre intorno a me ma non riesco a distinguerli, hanno forme indistinte. Io cammino tra loro fino a che qualcosa mi distrae...» riaprì gli occhi, l’iride rossa emise un leggero bagliore «...alzo gli occhi e vedo una figura aleggiare nell’aria. Anch’essa on ha dei contorni precisi, è confusa, come se un velo semitrasparente le fosse stato messo proprio davanti. Ma il velo ondeggia, anche se non c’è vento, e se guardo bene riesco a distinguere dei tratti» corrugò la fronte e reclinò leggermente il capo verso la spalla destra, guardava in un punto imprecisato sul muro alle spalle di Giovanni. 

«E’ strano però, è come se diversi volti si miscelassero insieme a formarne uno ma in alcuni momenti, concentrandosi al massimo, è possibile distinguere un volto che...» sospirò, alzando le spalle «assomiglia proprio al tuo» e tornò a guardare il ragazzo che ora appariva ancora più sperduto, quasi spaventato. 

I presenti si scambiarono un'occhiata, due mostravano segni di preoccupazione mentre Layla era più perplessa per la reazione mostrata.  

Fu Bel ad intervenire «Giovanni, stai bene?» 

Lui alzò il volto verso di lei, deglutì, fu possibile vedere chiaramente il pomo sul collo muoversi verso l'alto e poi tornare in posizione «Ho fatto un sogno anche io». 

Le gemelle alzarono le sopracciglia contemporaneamente ma nessuna delle due si pronunciò. 

«Tecnicamente ho fatto lo stesso sogno» dalla voce iniziava a trasparire una certa agitazione «L’inizio è uguale ma io vedo tutto dall’alto e poi vedo una donna, ha capelli rossi come fuoco anzi no...come sangue. E mi indica e non è che sorride, è un ghigno e e e e e mi indica e...» fece una pausa «mi sfida?» si mise le mani sulla testa e iniziò a grattare convulsamente la cute «Ma l’ho vista solo negli ultimi due sogni così chiaramente, prima non vedevo altro che il deserto e quando mi svegliavo avevo un mal di testa terribile ma ora l’ho vista». 

Qualcuno lo sfiorò e, con uno scatto, ritornò in contatto con la realtà 

Bel si era allungata sul tavolo e gli sorrideva con dolcezza. Si perse, per qualche istante, in quella calma. Si lasciò cullare e si rilassò. 

La ragazza tornò a sedersi composta e spostò l’attenzione verso gli altri presenti. Padre Samuele aveva incrociato le braccia al petto mentre Layla si dondolava sulla sedia con sguardo serio. 

L’occhio aveva ormai assunto la colorazione del sangue vivo, sembrava ribollire e scorrere nell’iride. Era pulsante di vita, come se all'interno vi fosse rinchiusa un’anima che bramava soltanto di essere liberata da quella prigione di carne. 

E Giovanni, guardando in quel vortice di sangue, riconobbe la stessa intensità di quegli occhi che nel sogno lo fronteggiavano sprezzanti e superbi. 

Quella donna era lei, seppur le fattezze del volto non coincidessero con il suo ricordo. 

Si alzò di scatto, la sedia cadde alle sue spalle colpendo prima la parete per poi scivolare verso il pavimento, ricadendo su di esso con un tonfo secco.  

Il rumore fece riportare l’attenzione dei tre presenti verso di lui, che guardava sgomento la gemella mora. 

Alzò un braccio tremante, l’indice puntato sulla figura della donna che corrugò la fronte alle sue parole «Sei tu» proferì «Nel sogno» specificò leggendo la perplessità nei suoi occhi. 

«Che cosa....?»  

Il ragazzo piegò il braccio verso il suo stesso volto e puntò il dito ora verso l’occhio «Occhi rossi» scandì le parole con talmente tanta cura che per un istante, a tutti i presenti, il tempo sembrò aver rallentato. 

La mano di Layla si alzò, lentamente, andando a coprire l’iride cremisi al cui interno un simbolo aveva lentamente preso forma cancellando la presenza della pupilla. 

Oh.... 

«Oh...» 

La voce a tratti stupita della sua coinquilina fece capolino nella sua testa e si diffuse nella stanza tramite le sue stesse corde vocali creando così, solo per lei, uno strano effetto eco. 

«Oh? Che cosa vuol dire “Oh”?» la voce di Bel fece spostare l’attenzione di tuti verso di lei. 

Layla volse solo parte del viso in sua direzione, il sorriso di scherno che le rivolse le fece comprendere che la donna a cui si stava rivolgendo non era più sua sorella, almeno non nella sua interezza. 

Scostò la mano dal volto, scoprendo quel simbolo che la identificava in tutti i mondi esistenti e che scatenò, in Giovanni, un altro improvviso attacco di emicrania che lo costrinse a piegarsi su  stesso.  

Bel si avvicinò a lui di corsa, lo afferrò saldamente per le spalle cercando di tenerlo eretto. 

«E' che sono alquanto sorpresa. Non era la situazione che mi aspettavo» alzò le spalle con sufficienza. 

Samuele si alzò a sua volta e si avvicinò alla donna «Spiegati meglio!» esclamò con foga afferrandola per la spalla. 

Sul volto di Layla il sopracciglio si inarcò «Senti prete» marcò la parola con tutto il disprezzo che le procurava pronunciarla «per quanto le due sorelle apprezzino la tua presenza, ricordati bene che io» alzò la mano e afferrò il polso dell’uomo con forza «non sono del loro stesso parere» sibilò mentre si liberava dalla presa. 

Samuele ritrasse la mano e si afferrò con l’altra il polso dolente.  

«Non è il momento di discutere» la voce di Bel era dolente «Giovanni non sta bene». 

Il ragazzo era tenuto da Bel per le spalle, mentre lui si stringeva la testa tra le mani con tanta forza che le stesse dita avevano perso completamente il colore. 

«Giovanni, Giovanni»  

Il suono del campanello arrivò come il rombo di un tuono in una tersa giornata primaverile, allarmando i presenti. 

Bel rimase concentrata su ragazzo mentre Samuele e quella che doveva essere Layla volsero l’attenzione in direzione della porta. 

Il campanello suonò ancora una volta «Vado a vedere chi è» nella voce profonda e pacata di Samuele si poteva percepire una certa insicurezza. 

Quella che avrebbe dovuto essere Layla lo guardò, l’occhio rosso dominava completamente l’espressività di quel volto, mentre l’occhio azzurro aveva perso parte di quella luce che lo caratterizzava. 

Quando parlò la voce risuonò con la stessa tonalità di quella della gemella mora tranne per quella piccola inflessione canzonatoria che era tipica dell’altra entità che risiedeva in quel corpo «Fossi in te...» si leccò le labbra «...non lo farei» e sorrise beffarda.

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