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Autore: inunotaishobae    28/09/2018    5 recensioni
Gli sorrise e lui non si mosse, godendo di quel panorama meraviglioso che avrebbe voluto vedere ogni sera prima di dormire e ogni mattina, quando apriva gli occhi per incontrarla di nuovo nella realtà dopo averla dipinta in ogni suo vividissimo sogno.
Perché la amava così, profondamente.
disclaimer: tutti i personaggi presenti in questa one shot non appartengono a me ma all'opera di Rumiko Takahashi, InuYasha.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La brezza leggerissima che le avrebbe fatto accapponare la pelle, se la giacca di lui non lo avesse impedito prontamente, fece ondeggiare lievemente il tessuto bianco che ricopriva uno dei tavoli de Le Petit Flore. Richiamata alla realtà fece per afferrare le sue posate; la luna piena, grande e bellissima appesa al manto scuro di Urano tempestato di stelle, brillava splendidamente, creando un’atmosfera soffusa e di per sé fortemente suggestiva.
Rin la osservò per un po’, e quando i suoi occhi rotolarono verso il basso incontrò la figura, ben più luminosa della luna secondo lei, dell’uomo meraviglioso che, ignaro dei suoi sguardi languidi e pieni di passione, consumava il suo pasto silenziosamente. Sorrise senza nemmeno accorgersene, sentendo il cuore tremare per l’emozione; non aveva nemmeno idea che lui, dall’altra parte, non faceva altro che aspettare proprio quelle occhiate, per collezionarle e conservarle gelosamente, sperando, in un muto desiderio, che lei avesse riservato quel tipo di sguardo solo a lui, per sempre.

Rin concluse bruscamente il suo monologo interiore, che pareva più simile ad un film muto che ad un vero e proprio soliloquio. Abbassò gli occhi sul piatto davanti a lei, utilizzando la forchetta per raccogliere un boccone e portarselo alle labbra, cullata dal dolce mormorìo degli altri clienti, che rendevano quella serata ancor più piacevole e memorabile.

La giacca sulle sue spalle era impregnata della colonia più mascolina che avesse sentito, scatenando in lei un susseguirsi molteplice e a tratti convulso di sospiri lunghissimi e silenziosi, in modo da non lasciare che lui, poco distante, se ne accorgesse. Raccolse forte il profumo che aleggiava attorno a lei, accompagnando tale gesto con una visione più che gradita e, ormai, ripetitiva.

Spinta dalla necessità, alzò lo sguardo verso di lui; lo trovò in piena contemplazione, con la guancia appoggiata sulla mano, il gomito premuto sul tavolo e i suoi occhi, sinceri e dal colore del miele dorato, tuffati in un atteggiamento di piena adorazione nei suoi.
Smise di masticare, mantenendo le posate sospese a mezz’aria, ricambiando lo sguardo. Lo vide sollevare un angolo della bocca, una fossetta appena accentuata gli scavò la guancia sinistra; allora lei sorrise, avvertendo le guance bruciare e il corpo smosso da fremiti sconosciuti, causati da tutto meno che la brezza.

Una candela al centro del tavolo divenne il palco di una fiamma che, nonostante i sospiri amorevoli e i freschi spifferi, danzava animatamente del vuoto, e a volte si fermava tragicamente, ingessando l’atmosfera, rendendola quasi immortale in un quadro rarefatto e bellissimo, di cui loro due, senza saperlo, erano i soggetti.

La cena, ormai terminata, era un ricordo lontano quando, seduti l’uno accanto all’altra e deliziati da una distesa luccicante di acqua, opera del tormentatissimo Poseidone, restavano in religioso silenzio a scrutare il tempo scorrere impietoso, entrambi troppo colti dal momento per parlare – o forse semplicemente capaci di intendersi senza l’ausilio del verbo.

Lui, sfrontato e poco caratteristicamente, fece scivolare una mano sulla gamba di lei, solo per cercare la sua mano e stringerla, avvertendo il cuore sussultare appena quando le dita della ragazza, affusolate e sottili, ricambiarono la stretta senza la minima esitazione. Contemplando ancora per un po’ il mare, punteggiato da sfumature argentee prodotte dalla luminosissima luna, spettatrice di amori taciturni, fece un resoconto rapido delle parole da pronunciare, sospettando una chiassosa reazione della sua fidanzata che, per natura, non poteva che essere rumorosa, molesta e spesso poco accorta.

La sua amata, amatissima Rin, all’oscuro di ciò che stava per accadere, restava seduta al suo fianco, beandosi dell’aria salmastra, umida e piacevole del mare, che poche volte aveva la possibilità di visitare.
Sesshomaru, approfittando del suo stato quasi di completa assenza, lentamente si spostò davanti a lei, rilassando le spalle mentre, con un ginocchio fissato sull’asfalto e l’altro piegato verso l’alto, la fissava mentre, con un cipiglio in volto, gli domandò cosa stesse facendo.

Lui, sospirando e con le dita a frugare nella tasca posteriore dei pantaloni a sigaretta scuri, si fece coraggio mentalmente; non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe trovato a domandare una simile richiesta, né avrebbe mai pensato che lo avrebbe fatto così platealmente, in pubblico, tra sconosciuti di ogni tipo, in un’altra nazione, lontano da casa. Ciò su cui però non si era mai fatto domande, su cui non aveva mai riflettuto, era che, dopo averla conosciuta, Rin sarebbe stata l’unica a cui, un giorno, in extremis, avrebbe chiesto una cosa del genere.

Osservando gli occhi scuri di lei scrutarlo attentamente, strinse la scatolina di velluto in un pugno, tenendola dietro alla schiena. “Rin” – quando le parlava non ometteva mai la parte in cui la richiamava, perché il suo nome sembrava la melodia più dolce che lui avesse mai sentito. “Non mi dilungherò” – una premessa tipica del suo stile. “Però ascolta bene le parole che ti dirò” – e circondò con le sue dita quelle di lei, trattenendole in una soffice stretta. “Spero che un giorno, riguardando ciò che la tua vita è stata, ripercorrendo le tue memorie scolorite dal tempo, io possa rientrate tra i tuoi ricordi più felici” – e si fermò un momento, guardandola negli occhi. “Spero che tu possa godere di ogni attimo e di ogni momento, e se lo vorrai, non interferirò col tuo futuro, se è ciò che intimamente desideri” – e una nuova sosta lasciò silenzio, colorato dalle lacrime raccolte attorno agli occhi scuri della ragazza in preda a forti scosse di potente commozione. “Però sento che se non te lo domandassi, un giorno o l’altro, lo rimpiangerei” – e aprì la scatolina, rivelando un anello semplicissimo, decorato da una pietra luminosa. “Lasciami restare al tuo fianco, oggi, domani, e il giorno dopo ancora per il tempo che ci rimane” – mormorò solennemente lui, senza distogliere nemmeno per un momento lo sguardo dagli occhi di lei. “E’ tutto ciò che io, profondamente, voglio” – e si fermò.

La risposta, priva di parole effettive, non si fece attendere: Rin si slanciò veloce in avanti, circondando con le braccia il collo di Sesshomaru. Lo strinse a sé come se fosse stata la prima e l’ultimissima volta in cui l’avrebbe visto, soffocando i singhiozzi sulla camicia bianca che lui, per quella cena così intima e come le altre, aveva deciso di indossare.

Sentì le braccia di lui ricambiare la stretta, le sue mani intrecciarsi con i suoi capelli scuri per accarezzare il suo collo, le punte delle dita lisce e calde solleticarle il retro dell’orecchio. Si allontanò da lui di poco, il tanto da guardarlo e fiondarsi in un bacio morbidissimo, circondando le guance e gli zigomi scavati di lui con le mani a coppa. Sesshomaru ancora inginocchiato, chiuse gli occhi, sospirando sulla bocca di lei, prima di sciogliere il bacio in un tenero schiocco.

Dopo svariati minuti lei si scostò, lo guardò bene e annuì, raccogliendo le lacrime cadute sui suoi zigomi col dorso della mano destra, mentre quella sinistra restava ancora tesa, sospesa nell’aria salmastra di Marsiglia, stretta dalle dita di lui, che era impegnato ad infilare il piccolo anello al dito altrettanto piccolo e sottile di lei, che guardava la scena rapita e confinata dall’emozione, registrando, come una macchina da cinepresa, tutto ciò a cui i suoi occhi stavano assistendo, con la beatitudine nel cuore, un gorgogliante amore ad incenerirle i pensieri, e la vista panoramica sull’uomo più avvenente che avesse marciato su suolo terrestre: il suo.

Con le labbra tremanti e le sclere degli occhi arrossate e languide osservò attenta il nuovo anello presente sul suo anulare; notò solo più tardi Sesshomaru concentrarsi sulla sua figura, quasi ad aspettare una reazione, un qualche fenomeno degno di nota.

Lei si sbilanciò di nuovo, gli avvolse le guance con le mani, quasi come fosse un calice prezioso, e si ubriacò dei dolci baci che le furono riservati, scoprendolo emozionato, forse un po’ sollevato e quasi compiaciuto di averla sorpresa in quel modo, così inaspettatamente.
Lo guardò, accarezzandogli una guancia. “Sai, io credo che tu sia davvero molto romantico” – lo provocò, sapendo bene come lui, in realtà, non apprezzasse particolarmente smancerie infime ed inutili.

Sesshomaru sollevò un angolo della bocca, accarezzandole i capelli, soffermandosi sulle ciocche che gli si incastravano tra le dita. “Non farci l’abitudine”

Rin ridacchiò, avvicinandosi a lui per strappargli un ennesimo, dolcissimo bacio, avvertendo il suo fiato caldo sul labbro superiore, i suoi caldi polpastrelli vezzeggiarle il collo e i ciuffi di capelli argentei solleticarle le guance.
Sostando un momento, col naso a contatto col suo, il cuore a palpitare forte, quasi a voler raggiungere quello di lui dall’altra parte, e gli occhi socchiusi immersi in due profondissimi vortici color miele.

Gli sorrise e lui non si mosse, godendo di quel panorama meraviglioso che avrebbe voluto vedere ogni sera prima di dormire e ogni mattina, quando apriva gli occhi per incontrarla di nuovo nella realtà dopo averla dipinta in ogni suo vividissimo sogno.
Perché la amava così, profondamente.


AN: ed eccomi qui! Un'ennesima One Shot sui nostri due piccioncini. Questa volta molto soft, niente smut, solo tanta tenerezza; spero che vi sia piaciuta! Fatemi sapere cosa ne pensate e se questo genere di storia vi garba o no 
Un bacio e alla prossima! x
   
 
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