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Autore: Stria93    04/10/2018    1 recensioni
6x11 - WishRealm
Rumpel: "Ho cercato Belle, e questo è quello che ho trovato." [capovolge un sacco dal quale cadono frammenti di ossa umane]
Missing moment molto angst con finale alternativo molto fluff.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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bones

Rumpelstiltskin allargò le braccia e inspirò a pieni polmoni l'aria piacevolmente fresca e frizzante di quel giorno d'autunno, godendo dei timidi raggi di sole che gli si posavano sul viso, ferendogli gli occhi non più avvezzi alla luce, e della brezza fragrante di muschio e pino che gli scompigliava i capelli.
Era rimasto prigioniero nelle segrete del castello di Biancaneve e del Principe così a lungo da aver dimenticato cosa significassero quelle sensazioni in apparenza tanto banali e quotidiane, spesso troppo sottovalutate almeno fino a quando non se ne viene forzatamente privati. Nella misera e squallida cella in cui aveva trascorso gli ultimi trent'anni non aveva respirato altro che umidità e polvere, i suoi occhi non avevano scorto che tenebre e naturalmente quelle maledette sbarre incantate che, giorno dopo giorno, lo prosciugavano dei suoi poteri e dietro le quali baluginava beffarda la promessa di una libertà irraggiungibile.
Trent'anni trascorsi in costante compagnia dei fantasmi del passato, della bruciante delusione per il fallimento del suo secolare piano per ritrovare Baelfire, dei demoni del rimorso e del rimpianto che gli sussurravano crudeli nell'orecchio ad ogni ora del giorno e della notte (non che in quell'antro sotterraneo si avesse percezione del loro alternarsi) e che avevano finito per fargli perdere se stesso, precipitandolo in un pozzo infernale di disperazione e dolore.
Ma ora era tornato, liberato da quella patetica versione “buona” di Regina che diceva di provenire da un altro mondo e asseriva che quella trasposizione della Foresta Incantata non fosse altro che pura finzione, un'illusione creata da un desiderio espresso con il preciso scopo di far dimenticare alla Salvatrice chi fosse davvero.
Rumpelstiltskin era rimasto incuriosito da quella strana storia, ma avrebbe indagato a fondo in un altro momento. Ora che era libero aveva una questione della massima importanza di cui occuparsi e non poteva attendere un secondo di più.
Chiamò a raccolta ogni goccia di magia che gli era rimasta dopo quel lungo periodo di prigionia e si smaterializzò in una nube purpurea, riapparendo quasi istantaneamente nel luogo isolato che per molti secoli era stato la sua dimora, tanto da essersi meritato l'appellativo di Castello Oscuro.
Gli anni di abbandono gli avevano conferito un aspetto desolato e spettrale, con l'edera che era cresciuta senza freni e aveva preso possesso delle pareti e dei pavimenti delle sale, i cui arredi un tempo magnifici si trovavano ora rovesciati a terra, brutalmente mutilati e ricoperti da uno spesso strato grigio di polvere. Molti dei suoi tesori più preziosi erano scomparsi dai loro piedistalli o dalle vetrinette, mandate in frantumi con ferocia dagli avidi sciacalli che erano venuti a far visita al castello non appena si era sparsa la notizia che il Signore Oscuro era scomparso da molto tempo e nessuno l'aveva più visto. Rumpelstiltskin sentì montare la collera nel vedere la sua casa così devastata e i suoi averi trafugati, ma tutto quel disastro passava in secondo piano rispetto all'urgenza del compito che lo attendeva.
Svelto, il folletto salì le scale che portavano alla torre dove un tempo aveva stabilito il suo laboratorio e dove egli conservava le pozioni e gli oggetti magici più potenti e pericolosi. Almeno aveva avuto il buon senso di sigillare quella stanza con la magia del sangue prima di essere catturato e sbattuto in cella, e infatti trovò la porta chiusa e perfettamente integra, come se non fosse passato un solo giorno dal suo allontanamento. Il Signore Oscuro tirò un sospiro di sollievo e, ad un suo rapido gesto, l'uscio di legno si mosse docilmente sui cardini arrugginiti come se non aspettasse altro che il ritorno del suo padrone.
La stanza circolare non aveva subito cambiamenti significativi, se si escludevano le ragnatele che opprimevano i suoi utensili e il manto di polvere che, come una coltre di gelida brina invernale, aveva imbiancato i mobili e il pavimento. Ma almeno tutti i suoi preziosi attrezzi erano intatti e apparentemente ancora in ottimo stato.
Senza ulteriori indugi, Rumpelstiltskin si diresse a grandi passi verso un vecchio armadio nero, spalancò le ante e passò in rassegna con lo sguardo le numerose boccette sistemate con ordine all'interno. Tutto era rimasto al suo posto, come se quei trent'anni non fossero stati altro che un mero battito di ciglia e Rumpelstiltskin individuò immediatamente ciò che stava cercando: una fiala di modeste dimensioni contenente un liquido trasparente che si sarebbe potuto scambiare per normalissima acqua ma che, in realtà, era una potente pozione di localizzazione.
Il Signore Oscuro l'afferrò, dopodiché iniziò a frugare febbrilmente in un punto imprecisato sul fondo dell'armadio, scostando con impazienza tutto ciò che gli capitava a tiro.
Ma dove accidenti è finito?!
Finalmente, le sue dita artigliarono un fagotto di tessuto morbido, che il folletto si affrettò ad estrarre dal mobile. Si trattava di uno splendido mantello damascato con cappuccio. Rumpelstiltskin ebbe un tuffo al cuore nel rivedere quell'indumento dopo tanti anni e, in un istante, la sua mente si riempì di ricordi agrodolci. Ricordi di lei e dei momenti che avevano condiviso.
Il Signore Oscuro accarezzò la stoffa immaginando che fosse la sua pelle di porcellana, vellutata e calda come la ricordava, e ne inspirò a fondo l'odore cercando di ritrovarvi anche solo una flebile traccia del suo inconfondibile profumo di rosa e vaniglia, ma tutti quegli anni sul fondo dell'armadio avevano impregnato il tessuto di uno sgradevole sentore di chiuso e umidità.
Non importava. Quel mantello era appartenuto a lei e ora Rumpelstiltskin se ne sarebbe servito per ritrovarla.
Con mano tremante, il Signore Oscuro stappò la boccetta e ne versò il contenuto sull'indumento. Questo prese immediatamente a risplendere di un bagliore argenteo e ad emettere una strana vibrazione, come se si fosse animato di vita propria.
Rumpelstiltskin strinse forte il mantello tra le mani e si smaterializzò, lasciandosi guidare dalla magia della pozione che ora scorreva tra le pieghe del tessuto e che l'avrebbe condotto nel luogo in cui si trovava la sua ex-proprietaria.
Quando la nube viola intorno a lui si diradò, Rumpelstiltskin si guardò intorno e riconobbe all'istante il palazzo della Regina Cattiva. Quante volte le aveva fatto visita in quelle sale? Non aveva dubbi su dove si trovasse, sebbene anche quel luogo, come il suo castello, non fosse stato risparmiato da anni di incuria e scorribande di ladri scellerati.
Tuttavia, il mantello vibrava ancora stretto tra le sue dita, ansioso di raggiungere la donna che un tempo l'aveva indossato, allora il Signore Oscuro lo liberò dalla sua presa ferrea e prese a seguirlo mentre volteggiava senza esitazioni tra rampe di scale e corridoi di pietra.
Rumpelstiltskin inseguì l'indumento incantato fino ad una porticina che si apriva su una stanza circolare nella torre più alta del palazzo e lì si arrestò, osservando il mantello che ricadeva a terra e si afflosciava inerme proprio di fronte alla porta, l'effetto della pozione ormai esaurito.
Il Signore Oscuro si portò una mano al petto, come nel tentativo di rallentare i battiti del suo cuore impazzito e controllare il respiro che gli si era fatto corto e affannato. La determinazione e la sicurezza che l'avevano accompagnato fino a un attimo prima svanirono come neve al sole e una raggelante sensazione di terrore s'impadronì di lui che, a un tratto, si scoprì incapace di allungare il braccio per forzare la serratura ossidata e annerita dall'opera corrosiva del tempo.
Temeva ciò che avrebbe potuto trovare al di là di quella misera porticina, temeva di scontrarsi con una realtà che non era certo di poter sostenere e che avrebbe spento per sempre quella minuscola scintilla di speranza che, chissà come, si era conservata intatta per tutti quegli anni nel suo cuore arido e oscuro.
Ma alla fine prevalse il desiderio (no, il bisogno) di verità e, grazie a un incantesimo, il folletto fece scattare la serratura e il piccolo uscio di legno si socchiuse con un cigolio sinistro.
Rumpelstiltskin dovette ricorrere a tutta la propria forza di volontà per costringersi ad entrare nell'angusta cella a pianta circolare e ad esaminare ciò che vi si trovava: una minuscola finestrella ad arco permetteva a qualche sparuto raggio di sole di filtrare all'interno, un rudimentale giaciglio di paglia ormai marcia e maleodorante era stato sistemato proprio sotto quell'apertura e, dall'altro lato della prigione, erano affissi alla parete di pietra due anelli ai quali erano state assicurate due pesanti catene che terminavano in un paio di spessi cilindri di ferro i quali, ai tempi della Regina Cattiva, venivano impiegati per serrare in una morsa dolorosa i polsi dei malcapitati prigionieri.
Ma ciò che attirò l'attenzione di Rumpelstiltskin fu il mucchietto di stracci che giaceva proprio lì accanto e che, nonostante tutto quel tempo, avevano l'aria terribilmente famigliare.
Il Signore Oscuro mosse qualche rigido passo verso quel punto della cella e cadde rovinosamente in ginocchio quando si rese conto con orrore che quei brandelli di tessuto celeste celavano inequivocabilmente i resti di uno scheletro umano di piccole dimensioni, come se fosse appartenuto a una persona minuta... una ragazza.
Le mani gelide gli tremavano violentemente e in modo incontrollabile quando sfiorò i lembi di stoffa logora e riconobbe senza alcun pietoso margine d'incertezza l'abito che lui stesso aveva tessuto per la sua domestica anni addietro.
In quel momento, qualcosa si spezzò irrimediabilmente nel petto del Signore Oscuro che si sentì pervadere da una fitta lancinante, come se migliaia di lame roventi avessero appena trafitto ogni singolo centimetro del suo corpo, straziando le sue carni fino a raggiungere e trapassare i muscoli e gli organi interni; era come se ogni nervo, ogni tendine, ogni vena, ogni arteria fossero appena stati lacerati.
Un urlo disumano proruppe dalla sua bocca distorta in un'orribile smorfia di dolore e disperazione e Rumpelstiltskin si ritrovò riverso sul pavimento polveroso della cella accanto alle ossa fredde e bianche di quella che una volta era stata la sua splendida Belle, il suo Vero Amore, la sua scintilla di luce in un oceano di oscurità. Le sue membra erano scosse da tremiti e spasmi e da un pianto inarrestabile che nessuna magia o pozione avrebbero potuto arginare. Era un dolore che non si poteva lenire, un male che non aveva cura, una ferita profonda che avrebbe sanguinato in eterno e che mai si sarebbe potuta rimarginare.
Aveva perso ogni cosa, Rumpelstiltskin. In quel terribile lampo di consapevolezza in cui la verità che tanto temeva gli si era mostrata nelle sue vesti più tremende e crudeli aveva visto svanire la fugace speranza che per lui ci fosse ancora una possibilità di salvezza dalle tenebre che minacciavano d'ingoiarlo ad ogni respiro, dalle fauci di quel mostro senza volto che l'aveva fatto precipitare nel tormento e nella solitudine per molti secoli.
Belle avrebbe potuto aprirgli la via per tornare verso la luce, per ricondurlo ad un'esistenza che valesse almeno la pena vivere. Ma lei se n'era andata da chissà quanti anni. Era spirata sola, al buio e al freddo in quella miserabile cella, magari maledicendo il suo nome per averla cacciata e aver rinnegato il suo amore.
Nulla più gli restava a parte il disprezzo per se stesso e un cieco desiderio di farla pagare a tutti, Regina per prima.
Eroi, Cattivi... non aveva alcuna importanza. Avrebbero sofferto! Tutti loro! Avrebbero patito il suo stesso estenuante carico di dolore e lui avrebbe provveduto personalmente affinché nessuno, in qualunque reame, avesse mai più un lieto fine, così come il suo gli era stato negato, portato via per sempre e di cui gli rimaneva nient'altro che quell'inerte mucchietto d'ossa.




*** Finale alternativo ***




Ma alla fine prevalse il desiderio (no, il bisogno) di verità e, grazie a un incantesimo, il folletto fece scattare la serratura e il piccolo uscio di legno si socchiuse con un cigolio sinistro.
Rumpelstiltskin dovette ricorrere a tutta la propria forza di volontà per costringersi ad entrare nell'angusta cella a pianta circolare.
Una volta all'interno, Rumpelstiltskin credette che i suoi sensi e la sua mente provata dalla pazzia degli ultimi trent'anni di ossessioni e isolamento gli stessero giocando uno scherzo maligno, altrimenti come poteva spiegarsi il fatto che il pavimento di pietra fosse interamente ricoperto di candide rose bianche che saturavano l'aria del loro dolce profumo, o che al centro esatto della stanzetta di pietra si ergesse un altare di marmo bianco sul quale era posta una bara di cristallo che ospitava la sagoma di una ragazza distesa?
Il Signore Oscuro era perfettamente consapevole dell'assoluta mancanza di senso di quella visione, come un sognatore che, nella fantasmagoria del mondo onirico, ne coglie momentaneamente l'assurdità e viene afferrato dal dubbio di stare, per l'appunto, sognando.
Rumpelstiltskin si avvicinò all'altare sentendosi come in trance. Leggiadre nuvole di petali nivei si sollevarono da terra al suo passaggio e quando il folletto fu accanto alla bara, scrutò attentamente attraverso il cristallo impolverato e il suo cuore mancò uno (no, cento) battiti, perché egli avrebbe riconosciuto ovunque e in qualunque tempo quel viso di alabastro finemente cesellato da ignoti angeli scultori nel quale erano stati incastonati due zaffiri che sembravano contenere tutte le sfumature del cielo e dell'oceano, ora celati dalle palpebre richiuse su di essi; quella chioma di mogano striata di venature fiammeggianti, quelle mani piccole dalle dita affusolate, ora appoggiate una sull'altra all'altezza del ventre, che per prime (e ultime) gli avevano regalato un tocco gentile, una carezza sul suo volto di Bestia; quell'abito semplice di cotone che lui stesso aveva tessuto ispirandosi inconsciamente allo strabiliante colore delle iridi di lei...
- Belle. - Rumpelstiltskin mormorò quell'unica parola con voce flebile e tremante, quasi temesse che quell'illusione, perché di questo doveva trattarsi, andasse in frantumi se avesse provocato un rumore appena più forte di quel sussurro.
Ogni sillaba del suo nome così musicale, così gradevole alla pronuncia e all'udito, sembrò sprigionare un sapore di miele nella bocca amara di Rumpelstiltskin il quale, prima di riuscire a frenarsi, sfiorò con le dita la fredda superficie di cristallo che lo separava in modo così crudele, così sottile, dal corpo della sua amata assopita.
Ma non appena la sua pelle squamosa entrò in contatto con il vetro, questo si dissolse magicamente, tramutandosi in polvere argentata così fine che evaporò nell'etere come una voluta di fumo.
Rumpelstiltskin rimase sbalordito, ancora con la mano a mezz'aria nel punto esatto in cui aveva toccato la barriera cristallina che era appena scomparsa davanti ai suoi occhi increduli. Ora non c'erano più ostacoli tra lui e la giovane addormentata; avrebbe potuto con facilità annullare del tutto ogni distanza, ogni separazione. Dèi, se avrebbe voluto stringersela al petto e non lasciarla andare mai più! Ma era paralizzato dal terrore di vedere la sua Belle svanire nell'aria come era appena accaduto al cristallo che la proteggeva. Non avrebbe sopportato di perderla di nuovo.
Rumpelstiltskin non seppe dire per quanto tempo rimase in piedi in adorante contemplazione della sua dea dormiente. Forse avrebbe trascorso così l'eternità da quel momento in avanti: in quella torre solitaria a un passo dal cielo, respirando la fragranza inebriante e pungente delle rose e nutrendosi di null'altro che della visione meravigliosa della sua Belle serenamente addormentata. Non era una prospettiva poi così sgradevole, dopotutto. Almeno sarebbe stato con lei, sarebbero rimasti insieme... anche se eternamente divisi. Poteva forse essere peggio che perderla del tutto ancora una volta?
Ma ben presto, il desiderio di toccarla, di poggiare le proprie labbra su quelle di lei, si tramutò in una vera e propria esigenza... in un bisogno vitale quanto il respiro. Rumpelstiltskin si sentiva soffocare dall'aroma sempre più intenso dei fiori sul pavimento e aveva la certezza che di lì a pochi istanti sarebbe potuto crollare a terra senza forze e morire di consunzione ai piedi di quell'altare se non avesse immediatamente colmato quei pochi centimetri di vuoto che intercorrevano tra il suo volto bestiale e quello angelico di Belle.
Lentamente ma inesorabilmente, piegato da una forza ineluttabile alla quale non avrebbe mai potuto opporsi, Rumpelstiltskin si chinò sulla ragazza e, con la mano scossa da un lieve tremore, le accarezzò i capelli con struggente dolcezza mentre la sua bocca si accostava delicatamente a quella di lei, dischiudendone appena le labbra morbide e tiepide proprio come trent'anni prima.
Nell'istante esatto in cui le loro bocche si congiunsero, una potente onda d'urto magica si propagò dal punto in cui i loro corpi si erano uniti in tutto l'ambiente circostante. Una miriade di petali lattei prese a turbinare nella cella come candidi fiocchi di neve.
Quando, a malincuore, Rumpelstiltskin interruppe il contatto e sollevò il capo, si accorse con sorpresa che le gote pallide della ragazza sembravano aver riacquistato quella sfumatura rosea che gli era propria, la sua carnagione pareva più luminosa, il respiro che animava il suo petto più deciso e vigoroso, il colore dei suoi capelli più vivido, la loro consistenza più corposa... come se una fiamma vitale quasi estinta avesse ora ripreso ad ardere in lei più florida che mai.
Possibile che...
Rumpelstiltskin non aveva mai fatto molto affidamento sulle potenze divine, ma in quell'attimo si ritrovò a pregare tutti i numi celesti che conosceva affinché ciò che sembrava, coincidesse con ciò che era.
Il suo cuore trepidante parve esplodergli nel petto quando il suo sguardo colse un leggero e quasi impercettibile movimento animare il viso di Belle. Le sue palpebre ebbero un lieve fremito dopodiché presero a sollevarsi con lentezza esasperante, rivelando finalmente il tesoro di lapislazzuli che occultavano.
Rumpelstiltskin non seppe mai come le sue gambe furono in grado di sostenerlo mentre osservava il suo Vero Amore destarsi da quell'incantato sonno trentennale.
- Belle. Oh, Belle... - La sua voce era rotta dalla commozione, le lacrime sgorgavano calde dai suoi occhi, rigandogli il volto scarno.
Quando lo sguardo ceruleo della giovane, ancora smarrito e appannato dal torpore dell'incantesimo, incrociò il suo, Rumpelstiltskin sorrise e le accarezzò lievemente una guancia.
- R... Rumpel? -
- Shhh, va tutto bene, dearie. Sono qui. Sono qui e non ti lascerò mai più. -
- Sei... proprio tu? -
Il Signore Oscuro annuì, incapace di proferire parola alcuna, continuando a sfiorare dolcemente quel volto così caro che però aveva temuto di non rivedere mai più.
Belle sollevò faticosamente una mano che sembrava pesare quanto un macigno e lambì a propria volta il viso di Rumpelstiltskin. Quando la giovane si fu sincerata della realtà di ciò che vedeva, le sfuggì una risata mista a un singhiozzo.
I due rimasero così, ad esplorare i propri volti umidi di lacrime e a guardarsi come se si vedessero per la prima volta, ancora restii a credere di essersi finalmente ritrovati ed entrambi timorosi di ripiombare da un momento all'altro nell'incubo in cui le loro anime avevano dimorato negli ultimi decenni, lontani l'uno dall'altra, ciascuno rinchiuso nella propria prigione.
Alla fine, Rumpelstiltskin depose un tenero bacio sulla fronte di Belle e lasciò indugiare le sue labbra abbastanza a lungo da fare in modo che la ragazza non avesse più dubbi: lui era tornato. Era lì con lei.
- Andiamo, Belle. Ti porto a casa. - così dicendo, il Signore Oscuro sollevò il corpo della giovane tra le braccia sottraendola al freddo altare di marmo che sapeva così tanto di morte, di tomba. Belle gli si strinse al petto, poggiando il capo nell'incavo della sua spalla ed esalando l'odore della sua pelle calda, così famigliare, così rassicurante.
Improvvisamente, Rumpelstiltskin si accorse che i suoi poteri, fiaccati dai lunghi anni di detenzione, avevano ripreso a scorrergli nelle vene divampanti come un tempo. La sua magia aveva fatto ritorno e si era risvegliata insieme alla donna che amava e il Signore Oscuro si rese conto di non essersi mai sentito così forte. Senza alcuno sforzo, trasportò se stesso e Belle nella sala dell'arcolaio, al Castello Oscuro.
Quando la ragazza si rese conto del disastroso stato in cui versava la dimora di Rumpelstiltskin si sentì invadere da un'ondata di tristezza e nostalgia e, per la prima volta dal suo recente risveglio, sentì sulle spalle il peso degli anni che aveva trascorso preda dell'incantesimo del sonno. Quante cose erano cambiate da quando si era addormentata? Quanto di ciò a cui più teneva era andato in rovina come quel luogo?
Rumpelstiltskin sembrò leggere tra i suoi pensieri. - Non preoccuparti, dearie. Ricostruiremo tutto quanto e sarà ancora meglio di prima. Vedrai. -
La giovane ebbe l'impressione che il folletto non si stesse riferendo solo al castello. - Ne sono sicura, Rumpel. -
Dal canto suo, Rumpelstiltskin abbassò lo sguardo su Belle, ancora stretta tra le sue braccia, e si concesse di pensare che, forse, dopo tutto ciò che avevano passato, era finalmente giunto il momento che anche loro afferrassero il lieto fine che meritavano e che così spesso gli era stato negato. Naturalmente la sua felicità non sarebbe mai stata completa senza il suo Baelfire, ma ciò che gli restava della sua possibilità di un fine, se non lieto, quantomeno sereno, era proprio lì, abbracciata a lui, che lo guardava fiduciosa e gli sorrideva colmandolo di una forza che non aveva eguali.
Il Vero Amore era la magia più potente di tutte.





Da Stria93: Rieccomi, dearies miei!
Lo so, lo so... dopo anni di latitanza, ora non vi lascio più in pace. Non ho mezze misure. XD
Il fatto è che sto vivendo un periodo un po' particolare a causa di un incastro di situazioni poco piacevoli che, da una parte, mi hanno lasciata con molto tempo libero a disposizione, dall'altra mi hanno spinta a rifugiarmi in ciò che da sempre ha il potere di rassicurarmi e confortarmi nei momenti difficili, ovvero OUAT e i RumBelle (e la scrittura).
Risultato: sforno storie come se non ci fosse un domani!
Qui ho voluto giocare un po' con l'angst più nero e il fluff più rosa. All'inizio non avevo intenzione di scrivere un finale alternativo per i RumBelle del WishRealm... ma che posso farci? Avevo bisogno di immaginare che le cose potessero essere andate per il verso giusto e dare un lieto fine ai nostri piccioncini. Come Belle sia finita sotto l'incantesimo del sonno lo lascio immaginare a voi, scegliete la versione che preferite e vi prego di non fare caso ad eventuali errori di sottofondo (tipo il fatto che il bacio del Vero Amore non ritrasformi Rumpel in un uomo).
Per ora vi saluto, dearies e vi ringrazio tutti per il tempo che dedicherete a questa shot con doppio finale.
Vi lascio dandovi appuntamento al 30 ottobre con l'ultimo capitolo della mia storia halloweeniana “Gran ballo di Samhain al Castello Oscuro”.
Baci a tutti!

  
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