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Autore: Stephaniee    04/10/2018    2 recensioni
Kat Spencer.
Schietta, sveglia. Esteticamente nulla di particolare. Capelli nocciola, occhi marroni. Qualche lentiggine sul naso. A renderla attraente è il suo modo essere. Fidanzata con Frederik, troppo impegnato a giocare a calcio con gli amici per avere cura della loro relazione.
Luke Piterson.
Alto, capelli scuri occhi verde scuro. Sveglio e acuto.
Innamorato perdutamente di Val, la sua fidanzata storica. Fidanzato modello che asseconda con amore ogni richiesta della sua ragazza.
Due mondi completamente distanti che si scontrano. Il risultato di questo scontro cambierà la loro vita per sempre.
Genere: Malinconico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico, Universitario
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- Questa storia fa parte della serie 'Primo ed ultimo la Trilogia'
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Chapter five
I got you on my mind




Stavo fissando fuori dalla vetrata del bar, in attesa. Sarebbe arrivato a momenti.

“Kat mi stai ascoltando?” Mood mi riporta alla realtà troppo in fretta. “Se vuoi farcela con questa verifica devi ascoltarmi” “Hai ragione, perdonami. Eccomi qui” rispondo sorridendo ad un Mood piuttosto spazientito.

Era passato ormai un mese dall’inizio della scuola. La mattina quando avevamo test importanti, e Piterson veniva a scuola con Val e quindi non poteva darmi un passaggio, prendevo il pullman prima e mi trovavo al bar con Mood, Julie e aspettavamo Luke. Ormai il nostro rapporto si intensificava sempre più.

Gli avevo parlato di Frederik e lui con molto tatto mi aveva detto che quello non era l’atteggiamento di un uomo innamorato. Ma nonostante ciò il rapporto con lui era rimasto invariato. A Breve sarebbe stato il mio compleanno e avevo deciso di festeggiare due volte: una sera con loro e una con la compagnia insieme anche ad Emma.

 

“Buongiorno a tutti” sento due mani coprirmi gli occhi. E’ arrivato.

“Ciao Luke” saluta esasperato Mood.

“Stiamo cercando di concentrarci qui. E’ veramente difficile mantenere l’attenzione di Kat se si tratta di matematica.” continua Andrew ormai senza speranze.

“Semplice Mood, non sei Luke Piterson. Altrimenti avresti tutta l’attenzione possibile della Spencer” esclama quell’egocentrico.

“Si da il caso, caro Luke, che per avere la mia totale attenzione bisogna essere qualcosa di più di un modesto ed egocentrico Piterson” rispondo tagliente avvicinandomi senza rendermene conto alla sua faccia.

I suoi occhi nei miei.

Il suo sguardo mi arriva dentro. Sento i suoi occhi verdi farmi la radiografia. Distolgo lo sguardo e proseguo quel che resta del tempo prima della campanella a farmi rassicurare da Mood sulle mie capacità. Dieci minuti prima delle 8, ci facciamo portare quattro caffè al volo e chiudiamo i libri.

La mano di Luke si posiziona sulla mia schiena e prende ad accarezzarmi dolcemente. Quello che sembra essere un gesto innocuo per lui, innesca in me una scia di fuoco al passare della sua mano.

 

 

“Domani mattina entriamo due ore dopo ragazzi” ci informa Mood all’intervallo.

“Ma che bravo rappresentante di classe che abbiamo qui” lo prendo in giro io. “ Il Dittatore non c’è quindi entriamo alle 10. Facciamo mattinata al bar per ripassare un po’ tutto? Chiede Mood a me e a Julie.

“Vengo anche io ragazzi” ci informa Luke “Spencer preparati, alle 7:30 sono sotto casa tua”.

 

Anche se ormai mi ero abituata ad essere portata a scuola o accompagnata a casa da Piterson, mi faceva strano che qualcuno volesse allungare, anche se di poco, il tragitto per venire a scuola per me. Frederik non mi aveva mai portato più lontano da dove abitavamo, e solo raramente la sera per stare da soli. I miei sentimenti per lui erano chiari e nitidi: sapevo di essere innamorata di lui e sapevo anche che lui non lo era quanto me, ma mi andava bene così.

Di Luke mi intrigava il fatto che le sue attenzioni fossero così spontanee, come se fosse normale riservare quel trattamento. Anche se ogni tanto faceva il cretino con me, sapevo perfettamente che era innamorato di Val, infatti quando c’era lei, noi passavamo in secondo piano.

 

“Parteciperete a marzo alla gita di classe?” la domanda di Julie cattura la mia attenzione “Andremo a Barcellona, in Spagna! Sarà una cosa fantastica!” esclama visibilmente contenta.

“Be’ si certo, credo di si” risponde Mood non troppo interessato.

“Certo che parteciperò. Non vedo l’ora di dormire con Spencer” mi punzecchia Luke posando i suoi occhi su di me.

“Si come no, ti piacerebbe” rispondo scherzosa sostenendo come sempre il suo sguardo.

 

Stava scherzando”. Mi ripeto un paio di volte prima di proseguire con le lezioni della giornata.

 

 

L’ultima ora stava ormai per concludere insieme alla terribile verifica di matematica. La professoressa questa volta era stata dura, gli esercizi non avevano soluzione così ovvie come sarebbe potuto sembrare. Avevo impiegato diverso tempo e speravo almeno di aver fatto un lavoro da sufficienza.

 

Mi alzai a consegnare ed anche Luke fece lo stesso. Si posizionò dietro la mia schiena e mentre porgevo il test alla professoressa, appoggia una mano sul mio fianco e consegna anche la sua. Tutto il suo corpo per una frazione di secondo si appoggia al mio. Provo tante sensazioni tutte insieme, per la prima volta nella mia vita sperimento i famosi brividi su tutto il corpo contemporaneamente. Credevo esistessero solo nei libri.

 

La sensazione non dura nemmeno un secondo. Piterson consegna e si allontana indifferente. Io in trance mi dirigo al banco a preparare la mia borsa.

 

Saluto Mood e Julie a distanza e mi dirigo fuori con calma. Davanti a me la ressa si spinge con urgenza verso l’uscita. Scorgo Luke e Val per mano che si dirigono verso la macchina di. Lui le sorrideva, lei era felice.

 

Lo stomaco mi si annoda. Tutto ad un tratto mi sento piccola, mi sento… poco importante.

Kat non hai nessun diritto di sentirti così. Siete entrambi fidanzati, lui scherza. Non ha senso pensare male.

La mia vocina interiore non aveva effettivamente tutti i torti. E poi non ho mai frainteso il suo atteggiamento, non vedo perché dovrei iniziare ora.

 

 

Già perché iniziare adesso?

 

Durante il tragitto il pullman mi immergo nella musica anche se la mia mente non può evitare di auto-difendersi. Quindi passo tutto il tragitto a ripromettermi che, vista la mia instabilità emotiva, avrei dovuto mettere più paletti al rapporto mio e di Luke. Niente più grattini, niente coccole, niente contatto fisico di nessun genere. Se lui ci avesse provato, io me ne sarei stata distante e avrei sviato l’argomento.

 

Così poteva funzionare.

 

 

Arrivata a casa decido di prendermi il pomeriggio per me. Spengo internet, non voglio essere disturbata dalla valanga di notifiche del gruppo o da qualche messaggio del mio presunto fidanzato.

Neanche il tempo di pranzare, che stavo riempiendo la vasca da bagno, oli essenziali, sali da bagno… Si. Era giunto il momento di rilassarsi e riordinare le idee dopo lo stress scolastico e sentimentale.

 

Proprio nel momento in cui stavo riuscendo a svuotare la mente, sento il telefono vibrare.

Chiamata in entrata da Luke. Non mi aveva mai chiamata prima.

 

“Pronto?”

“Ciao Kat, caspita che voce stavi dormendo?”

“No, in realtà sono in vasca da bagno...” rispondo senza pensarci troppo

“...Mi stai dicendo che in questo momento sei completamente nuda e completamente bagnata? Non so se riesco a parlarti così”

“Idiota. Cosa c’è perché mi hai chiamata?” rispondo rossa dal naso fino alla punta dei piedi. “Meno male che non può vedermi.”

“Ho avuto un brutto litigio con Val per l’uscita di gruppo che vuoi fare al tuo compleanno”

“Oh… quindi non verrai?” rispondo cercando di nascondere la mia tristezza

“Kat, giuro farò di tutto per farle capire che non c’è nulla di cui debba preoccuparsi.”

“Perfetto allora...” rispondo combattuta.

Cioè mi fa piacere che voglia venire, ma “non c’è nulla di cui debba preoccuparsi”. E’ la conferma che per lui non conta niente.

 

“Kat, ti lascio al tuo bagno… mi raccomando, fai la brava. Mi auguro che il coglione si degni di fare qualcosa di speciale per il tuo compleanno.”

“Speriamo...” rispondo

“Non farti mettere i piedi in testa Kat. Mai” dice serio.

“Si papà! Ora torno ad insaponarmi, a domani!” lo saluto

“Se vuoi una mano chiamami, posso essere tutto quello che vuoi Spencer, ma non tuo padre”

 

Riaggancio senza rispondere.

Ormai troppo agitata per continuare il mio bagno rilassante, schizzo fuori dalla vasca e inizio a camminare per tutta la casa, preparo un thè caldo, provo guardare la televisione. Ma nemmeno i miei programmi sull’arredamento sembrano funzionare. Continuo a pensare alle sue parole, le giro e rigiro nella mia testa cercando di darmi una spiegazione.

 

Devo darmi una calmata.




 
*Spazio per Steph*
Ogni volta che aggiorno le visualizzazioni di questa storia sono sempre più commossa. Grazie davvero.
In particolare:

grazie per avermi inserito tra le storie preferite:
1 - m12
2 - semprequeidue

grazie per avermi incluso tra le storie seguite:
1 - Chiara_86
2 - Lullaby 85

grazie per avermi incluso tra i tuoi autori preferiti:
1 - Aranel33

Eccovi qui un altro capitolo di questa storia. Piano piano vi assicuro che saranno più lunghi.

Grazie, Steph

   
 
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