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Autore: LilyBennet    05/10/2018    1 recensioni
Hermione Granger e Draco Malfoy sono follemente innamorati. O almeno così sembra.
Ai due è stata sbadatamente somministrata una pozione d'amore, che finisce per avvelenarli entrambi e causargli dei brutti effetti collaterali. Con il viso di un sinistro color viola lei, e delle disgustose pustole verdi su tutto il corpo lui, si ritrovano a condividere la stessa sorte ad appena un letto di distanza, separati da una sottile tendina dell'infermeria. Non ci vuole molto a capire cosa abbia spinto i due eterni nemici ad agire in un modo così insolito, ma ormai il danno è fatto, e tutta Hogwarts li ha visti girare mano nella mano e scambiarsi tenere effusioni.
In una scuola dove niente rimane segreto troppo a lungo, i due caposcuola si ritrovano a dover far fronte a pettegolezzi di ogni genere, fidanzati gelosi, e rivalità tra case che perdurano da secoli.
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Dean/Ginny, Draco/Hermione, Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Un veloce riassunto dei capitoli precedenti - avviso a fine capitolo: 
Dopo essere rimasti avvelenati da una pozione d'amore proveniente da Magie Sinister durante una festa clandestina, Hermione e Malfoy continuano ad accusare segretamente dei sogni strani in cui è perennemente presente l'altro. Con il passare del tempo, i due finiscono per abituarsi alla presenza del loro giurato nemico e questi, da incubi imbarazzanti che nessuno racconterebbe mai con piacere, finiscono per divenire rituali del tutto normali. 
E mentre i due caposcuola finiscono per avvicinarsi e coltivare una timida amicizia - comunque condita da dispetti e battibecchi - Harry, Ron, Anthony Goldstein, Padma Patil e Ginny, tramano alle spalle di Hermione per organizzare un'altra festa alla Stamberga, ancora più illegale della prima. 
Malfoy finisce, a suo malgrado, per invaghirsi della Grifondoro, mentre questa, ancora ignara di tutto, continua la propria vita senza saper interpretare alcuni suoi gesti - apparentemente inspiegabili - nei confronti di Draco. Nel frattempo, dei confusi Theodore Nott, Blaise Zabini, e Daphne Greengrass, non riescono proprio a capire cosa turbi così tanto l'amico.
Harry e compagnia sono riusciti a trovare quasi tutti gli incantesimi necessari a fare della Stamberga la loro personale discoteca privata, ma un'altra avversità si para di fronte a loro: come faranno ad assicurarsi che la cara Hermione non abbia colpi di testa e decida di presentarsi per cacciarli tutti, mettendo a rischio la propria incolumità?
La Grifondoro, nel frattempo, finita in punizione dopo essere stata attratta fuori dal dormitorio e dopo il coprifuoco con una trappola pensata da ignoti, trova in biblioteca un libro molto interessante che potrebbe aiutarla a capire un po' meglio alcune cose: "Di sogni e di desideri". 
Quella stessa sera, la notte del trentun ottobre, prefetti e caposcuola si riuniscono per le usuali ronde notturne e Malfoy e la Granger finiscono insieme. 
Nel capitolo precedente: Hermione e Draco, che ormai si è rassegnato al triste destino di provare attrazione per la ragazza, controllano il piano dei Tassorosso con punzecchiandosi come tra amici e, talvolta, con le classiche situazioni imbarazzanti che si potrebbero avere con qualcuno che, invece, vorresti fosse qualcosa di più.
Daphne, Blaise e Theodore organizzano uno scherzo con delle zucche stregate ai Tassorosso che fallisce clamorosamente e, quando Malfoy  si para davanti alla Granger per difenderla da queste, i tre Serpeverde sprofondano nella disperazione.


***

 

Quattro ragazzi, seduti al tavolo dei Serpeverde, stavano mangiando senza rivolgersi la parola.

Malfoy canticchiava sereno mentre, ignaro dello sguardo fisso dei suoi amici su di lui, mischiava delle gocce di cioccolato al suo porridge. Una spensieratezza che a memoria di Serpeverde non si verificava da quando Potter era finito in infermeria, al secondo anno.

La melodia intonata si ripeteva in continuazione, interrompendosi solo quando il ragazzo si portava alla bocca del cibo, incrementando il livello di tensione tra i presenti.

Daphne mescolava con movimenti rigidi e ripetitivi un cucchiaino di argento – proveniente dall'argenteria di casa sua, perché col cavolo che si sarebbe mai abbassata ad usare banali stoviglie scolastiche – nella sua tazza di the e latte, e con occhiate furtive controllava il compagno di casa accanto a lei. Non gli aveva ancora rivolto la parola.

Theodore Nott invece beveva un caffè amaro con gli occhi fissi sul tavolo, piangendo mentalmente per la scorta di alcolici terminata e per la grama fine del suo amico; tra l'altro, ora che ci pensava, tutto quello sconforto era stato provocato dalla medesima persona.

L'unico a mantenere una parvenza di tranquillità – ma solo perché convinto di aver travisato tutto – era Blaise, con una tranquillità degna di un monaco buddista, intingeva nel suo latte speziato dei biscotti alla panna. A causa della sua completa assenza di sbigottimento, il ragazzo si era beccato diverse gomitate da Theo, che sperava quasi in un suo intervento nella questione.

Blaise l'aveva sempre ignorato, così come non aveva dato peso al fastidioso e poco elegante raschiare di gola di Daphne. Insomma, se proprio ci tenevano, che facessero loro stessi le domande del caso a Malfoy!

Con altrettanta pacatezza e noncuranza per i sempre più insistenti segnali dei suoi amici, Zabini afferrò una fetta biscottata e un coltello, per poter raccogliere della marmellata di arance rosse.

Ma mentre la spalmava, un colpo secco al braccio da Nott gli fece cadere la fetta – proprio dal lato della confettura. Scocciato, Zabini picchiò gli avambracci con aria scocciata contro la superficie del tavolo e fulminò i due, che gli facevano cenno con gli occhi e con lievi movimenti del capo di parlare con Draco.

Blaise sospirò: era davvero una sventura essere l'unico mago intelligente.

Deciso a porre fine a quella pagliacciata e poter finire la propria colazione senza ulteriori interruzioni, fece un profondo respiro prima di aprire bocca.

« Sembri felice »

Malfoy, troppo distratto perfino per accorgersi di quanto accaduto attorno a lui fino a quel momento, o anche solo per cogliere l'ironia nella voce del compagno di casa, andò avanti a fischiettare.

« Lo sono »

Theo e Daphne si scambiarono due sguardi ansiosi.

« E si può sapere perché? »

« Non ci si può semplicemente svegliare con il piede giusto? »

Malfoy, riprendendo a canticchiare, allungò una mano e afferrò una generosa quantità di noci tritate.

« Sì, per carità, buon per te... » cominciò Blaise « ...ma è successo qualcosa, ieri sera, per rallegrarti così? »

A Theo andò di traverso il caffè e Draco, che stava avvicinando alle labbra un cucchiaio di porridge, si bloccò con il suddetto a pochi millimetri dalla sua bocca spalancata. Dopo un primo istante, in cui guardò negli occhi ognuno dei suoi amici – scoprendo di avere davanti tre espressioni differenti tra loro – Malfoy abbassò il braccio.

« Avanti: cosa mi volete chiedere in realtà? » li esortò a parlare.

Blaise si finse sorpreso.

« Niente, ho solo fatto una domanda- »

« Quando mai mi hai chiesto come sia andata una ronda? » lo interruppe il biondo.

Daphne, sebbene la sua dieta stringata le impedisse di mangiare più di un cioccolatino al giorno, ne artigliò almeno cinque e li mangiò tutti uno dopo l'altro.

« Non esagerare, a inizio anno ti ho aspettato per sapere cosa fosse successo »

« Sì, quando ho dovuto cominciare a pulire con la Granger » l'accusò Malfoy.

Al caposcuola non occorse molto per unire i punti: il comportamento strano dei compagni di casa, le zucche stregate – che, guarda caso, erano state rubate giorni addietro dai medesimi – e le domande insolite.

Era stato visto, non aveva alcun dubbio in merito, solo non sapeva definire con certezza cosa avessero inteso i suoi amici.

Draco fece schioccare la lingua contro il palato, indeciso su come abbordare un discorso scomodo a tutti – lui per primo – e strinse nel pugno il manico del cucchiaino di porcellana.

« Dovete dirmi qualcosa? » domandò, cercando di trattenere tutto il fastidio provato dalla consapevolezza di essere stato colto in fallo.

Le risposte che ricevette furono una serie di colpi di tosse, schiarirsi di gole e sguardi sfuggenti che il biondo interpretò come taciti assensi.

« Sei uscito di senno? » gli domandò Daphne, che dopo un lungo silenzio si era fatta coraggio ed era riuscita ad esprimere ciò che realmente pensava.

Non era una codarda, ma l'argomento in questione le metteva una certa ansia. Oltre che una buona dose di disgusto.

« Oh, adesso abbiamo ritrovato la lingua? » replicò tagliente il biondo.

La ragazza, capendo che Malfoy stesse cercando di cambiare discorso colpendola sul vivo, non si fece distrarre dal proprio orgoglio ferito e si impegnò a non soffermarsi troppo sul fatto che l'altro le avesse implicitamente dato della pusillanime.

« Non funziona, Malfoy » sputò infatti lei « con chi credi di avere a che fare? »

Colto in castagna, Draco sollevò gli occhi al cielo e allontanò offeso la ciotola di porridge: all'improvviso aveva perso l'appetito.

Valutò anche l'idea di chiudersi in un ottuso silenzio e andarsene, ma era sicuro che non sarebbe riuscito a sottrarsi troppo facilmente da ulteriori domande. In più non era nemmeno sicuro di poter sfilare via senza beccarsi una fattura alle spalle: cadere di faccia nel fango davanti a Nott, Potter e Weasley era un conto, perdere gli incisivi davanti l'intera Sala Grande era tutta un'altra questione.

Con il broncio tipico di un undicenne capriccioso, Malfoy incrociò le braccia al petto, e Daphne interpretò il gesto come un invito a ricominciare a dar di matto.

« Sul serio, sei diventato matto? »

Nessuna risposta.

« Ci vuoi davvero così male? »

Ancora nessuna risposta.

« Pensavo che la perversione di Theo per le Tassorosso fosse già abbastanza degradante, ma la tua per la- »

Blaise, intuendo che la compagna avrebbe finito per strillare il nome della Granger per la frustrazione, cominciò a tossire rumorosamente, e Nott – nell'impacciato tentativo di serrarle le labbra nel momento sbagliato – le cacciò la punta di un paio di dita nella bocca.

La Greengrass, disgustata, sputò poco elegantemente nella prima cosa non sua che si trovò davanti – ovvero il piatto di Theodore – e quest'ultimo, occupato a pulirsi velocemente le falangi umide di saliva, non fu abbastanza veloce nel strapparglielo dalle mani.

« CHE SCHIFO! » strepitò il ragazzo, facendo voltare almeno mezza tavolata verde-argento.

Improvvisamente Malfoy non era più al centro dell'attenzione.

« Sei impazzito pure tu?! Come ti permetti di tapparmi la bocca?! » ribatté oltraggiata Daphne, attirando ulteriori sguardi e dando il via ad una lite con il compagno di casa.

Draco, che non era certo scemo, colse al volo l'occasione per sgattaiolare via. Era certo che non avrebbe potuto farla franca tanto velocemente, ed era anche piuttosto certo che quell'innocente – ma al contempo sconvolgente – intimità con la Granger l'avrebbe perseguitato.

 

 

 

 

Ron non aveva la più pallida idea del perchè Hermione fosse tanto accigliata.

D'accordo, le era toccato vigilare i corridoi assieme a Malfoy la notte di Halloween, ma non poteva immaginare che fosse andata così tanto male.

Insomma, per avere ancora il muso così lungo doveva averla fatta andare su tutte le furie.

A colazione, la caposcuola a malapena aveva rivolto loro la parola, limitandosi ad esprimersi a monosillabi e versi; durante la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure aveva preferito sedersi tra Neville Paciock e Seamus Finnigan; e a Erbologia non aveva fatto altro che fornire risposte sbagliate, ogni qual volta lui o Harry le chiedevano delucidazioni.

Alla terza ora, durante Trasfigurazione, Ron – riuscito a metterla all'angolo e sedersi vicino a lei – si decise a rompere il silenzio.

« Hermione? » la chiamò con cautela.

Al solo sentire la sua voce, la ragazza sospirò profondamente.

« Sì, Ronald? »

Allarme arancione: se la Grifondoro era arrivato a nominarlo con l'intero primo nome di battesimo, allora voleva dire che era veramente indisposta. E questo, Ron, dopo la sua relazione con lei lo sapeva benissimo.

« Va tutto bene? » le chiese con delicatezza, quasi si stesse rivolgendo a qualcuno pronto a esplodere.

Hermione sperò quasi che la Mcgranitt si voltasse a guardarli e che lo zittisse lei al posto suo.

Ovvio che non andava tutto bene! Perché i ragazzi – Ron in primis – dovevano essere tutti così tonti? Come facevano a trovare il coraggio di domandarle una cosa così scontata?

Non ricevendo risposta, il “re” andò avanti:

« Ti vedo piuttosto silenziosa, e mi sembri anche arrabbiata... »

Un premio per Weasley e il suo occhio di falco, si disse sarcasticamente Hermione.

« ...E' andata così male la ronda di ieri sera? Vuoi raccontarmi qualcosa? »

Oh, questa era proprio bella!

Le narici di Hermione cominciarono a fremere.

Lui le aveva tenuta nascosta una festa, la bravata della sorella in cui l'aveva mandata a terra con un sonnifero, quella dei fuochi d'artificio e molto probabilmente anche quella che le aveva fatto perdere venticinque punti e prendere una punizione, ed era lei quella che doveva dirgli qualcosa?

Hermione era indignata. Anzi, peggio: era Oltraggiata.

Ruotò la testa con inquietante lentezza, simile a quella di un film horror; il viso contratto in una smorfia collerica e le narici tremanti.

Ron non l'aveva mai vista tanto furibonda.

« Affato. Tu invece devi dirmi qualcosa, Bilius? »

Ora l'allarme era color rosso fuoco: Hermione aveva tirato in ballo il suo secondo nome. Una parola di troppo e avrebbe guardato in faccia la morte.

Ron negò con il capo, e gli occhi di Hermione mandarono lampi.

« Proprio come immaginavo » borbottò sottovoce lei, dando un colpo secco di bacchetta e trasformando un topolino di granaio in un usignolo.

Il prefetto si guardò alle spalle, trovando immediatamente lo sguardo preoccupato di Harry, e sollevò le spalle.

Niente da fare, ancora non si sapeva perchè Hermione fosse tanto alterata.

 

Fuori dall'aula di Trasfigurazione, un piuttosto sospetto Terry Steeval attendeva Harry Potter; un'amicizia non nuova al resto di Hogwarts, ma che agli occhi della Granger appariva parecchio insolita.

Insomma, cosa cavolo doveva dirgli di così importante?!

« Ciao, Hermione » salutò il Corvonero, con la classica ingenuità di chi non sa cosa stia accadendo in quel momento.

« Ciao, Terry. Aspetti qualcuno? » gli domandò Hermione con tono inquisitorio.

Il ragazzo, appartenente alla casa dei saggi e, di conseguenza, mica scemo, capì immediatamente di aver appena fatto un passo falso. Non aveva idea del perché di tutta quella curiosità da parte della grifona ma non poté fare a meno di maledirsi da solo. La volta successiva avrebbe approcciato Potter negli spogliatoi di Quidditch, sebbene fosse una mossa facilmente equivocabile.

« Ehm, sì... » rispose incerto il corvo.

« Ehi, Terry! »

L'arrivo di Harry poteva essere considerato sia una disgrazia, che un autentico colpo di fortuna. La Grifondoro si voltò di scatto verso il compagno di casa, che speranzoso le rivolse un sorriso non ricambiato.

Hermione, per un motivo a lui sconosciuto, aveva deciso di essere arrabbiata con lui.

« Harry, amico mio... » ridacchiò nervosamente il Corvonero, continuando a guardare con occhi spaventati la ragazza « ...ti stavo cercando »

« Ah sì? »

« Ah sì? » ripeté la Granger, lasciando trasparire un tono molto poco sorpreso.

Terry si sentiva come se stesse camminando su un filo sospeso nel vuoto e, a giudicare dall'espressione spaesata del compagno Grifondoro, la caposcuola doveva essere in quello stato da un po'.

« Sì... » continuò Steeval « Padma ti stava cercando »

« Davvero? Per dirmi cosa? »

In quel preciso istante, Terry Steeval ebbe chiaro come mai il Cappello Parlante non avesse smistato il cercatore in Corvonero; insomma, come non afferrare al volo il concetto che fosse una bugia?!

« Non lo so, ma dovresti seguirmi, sembrava aver davvero bisogno di te »

Quasi avesse afferrato solo ora chi stesse ascoltando Harry esclamò:

« Oh! Padma... »

La caposcuola spostò velocemente gli occhi da Terry al compagno di casa.

« Sì, certo... arrivo subito. Non aspettarmi, Hermione, sarò indietro in un battibaleno » disse sempre lui, allontanandosi alla svelta in compagnia del corvo.

 

 

 

 

Malfoy ebbe giusto un paio d'ore di tempo per tirare un sospiro di sollievo: ancora arrabbiati per la questione dello sputo, Daphne e Theo avevano focalizzato su di loro le reciproche attenzioni.

Ma non appena Serpeverde e Grifondoro si ritrovarono a dover condividere la stessa sorte nella serra di Erbologia, ecco ripresentarsi quella loro espressione a metà tra il raccapricciato e il costernato.

In più, come se la consapevolezza di essere con le spalle al muro non fosse un fardello abbastanza gravoso, Pansy si era strategicamente piazzata ad un paio di vasi di distanza.

Si era torturato così tanto le dita, scrocchiandole e picchiettandole in giro, che adesso Draco sentiva fastidio anche solo a piegarle.

Quindi, riassumendo: aveva su di sé il costante sguardo dei suoi amici – che probabilmente stavano iniziando a vagliare l'idea di sopprimerlo – della sua squilibrata ex ragazza, e un lieve dolore alle mani. L'unica sua consolazione proveniva dalla fazione rosso e oro, dove Hermione Granger e la sua silenziosa collera continuava a rispondere male a quelli che una volta erano ciechi amici.

Draco era proprio curioso di vedere come avrebbe risolto la questione del tradimento. Nel frattempo però, come aveva avuto modo di appurare anche a colazione, la ragazza sembrava essere riuscita a trattenersi e non sbottare in faccia ai Weasley e a Potter. Hermione stava covando tutto il proprio rancore all'ombra.

Malfoy sorrise compiaciuto e Daphne, vedendolo lanciare un'occhiata ai Grifondoro, si schiarì la gola contrariata. Quando il biondo si voltò per guardarla con una smorfia infastidita, lei gli fece di no con il capo, quasi si stesse rivolgendo ad un bambino capriccioso.

 

Hermione, le cui narici fremevano incessantemente ormai da ore, cercava disperatamente di non sbottare e mettersi a urlare contro Harry e Ron. La lettera falsa a Fred e George era stata spedita appena qualche ora prima e, pertanto, non era ancora sicura che l'aggeggio che l'aveva fatta correre qua e là per la scuola provenisse da quel negozio. Non aveva prove che collegassero Ginny, Ron e Harry a quella pugnalata, ma aveva come la sensazione che per una volta Malfoy le avesse aperto gli occhi.

Le avevano già alterato una bevanda, perché non farle perdere tempo dietro ad uno scherzo per una seconda volta?

« Hermione, ti andrebbe di venire con me a trovare Hagrid? » le domandò Harry con un sorriso conciliante, nell'improvvisato tentativo di rabbonirla.

La caposcuola, per tutta risposta, lo incenerì con lo sguardo e finse di non aver udito nulla: era troppo arrabbiata per poter fare buon viso a cattivo gioco così come avrebbe invece fatto Draco, e fingere di non avercela con lui.

Hermione guardò in direzione di Malfoy e, quando questo le fece un mezzo sorriso – uno di quelli compiaciuti e furbi – lei gliene restituì uno appena accennato e si portò una ciocca ribelle, sfuggita dalla stretta dell'elastico usato per fare una trasandata coda di cavallo, dietro l'orecchio.

Sinceramente impressionata dal fatto che il Serpeverde avesse per una volta deciso di fare un'opera di bene e tirarla fuori dall'ignoranza in cui viveva, la grifona si guardò la punta delle scarpe e sollevò gli angoli della bocca.

 

 

 

 

La sua relazione era divenuta a dir poco disastrosa, una trappola opprimente che la stava facendo diventare matta.

Dean non era più quello di una volta. Il focoso e intrepido amante di un tempo, ora era paragonabile al vecchio Kreacher: sempre indisposto, pronto alla lite e reticente a fare favori – con l'unica differenza che, nel suo caso, a Ginny non sarebbe bastato propinargli un calzino sporco e rassegnarsi a dover fare le proprie faccende da sola.

La rossa era stata felice con lui, e il fatto che adesso, senza ragione apparente, costui si comportasse come un cane troppo possessivo col proprio osso la rattristiva. Ma, ovviamente, questo non lo avrebbe mai lasciato intendere a quel vermicolo di fidanzato.

Per esempio, quella sera avrebbe voluto sedersi attorno al fuoco, con Hermione da una parte e Harry dall'altra, ma invece la caposcuola si era accucciata da sola su una poltrona per leggere un manuale dei sogni, e Harry veniva prontamente interrotto sette volte su dieci. E dopo almeno quindici minuti immobilizzata dalla stretta soffocante di Dean – che a quanto pareva stava cercando di imitare la piovra gigante del Lago Nero – per Ginny il tutto era stato semplicemente troppo.

Con una secca scrollata per liberarsi, la Weasley si alzò e si voltò a guardare con occhi fiammeggianti Dean Thomas.

« Io non ti sopporto più »

Harry sgranò gli occhi stupito, Dean rimase a bocca aperta e tutti i presenti nella sala si zittirono per ascoltare meglio.

« Ginny, tesoro, siediti... »

« No! » si oppose la Grifondoro « io non riesco proprio a capirti, Dean! perchè fai così? » si impuntò.

« Così come? » le domandò abbassando la voce il ragazzo, cercando inutilmente di tentare di farla riaccomodare sul divano.

Ginny, non appena il compagno di casa le posò una mano sul braccio, lo scacciò via malamente e fece un passo indietro.

Gli altri grifoni, che avevano momentaneamente messo da parte tutte le loro faccende e sospeso tutte le partite di Gobbiglie e Sparaschiocco in corso, li guardavano con interesse. Lavanda Brown e Calì Patil smisero di mettersi lo smalto solo per assicurarsi di non perdere nessun particolare succoso.

A Harry sembrò invece di essere tornato ai tempi della relazione tra Hermione e Ron, quando si ritrovava in mezzo ai loro litigi.

« Non fare il finto tonto, sono settimane che mi stai col fiato sul collo! » l'accusò la rossa.

Ma davanti alla faccia di bronzo del fidanzato – che certo non poteva parlare davanti a tutti della sua gelosia verso Potter – la giovane inveì:

« Ecco, sei anche stupido! Ha ragione Hermione: voi maschi siete tutti dei cretini! » abbaiò puntando il dito verso gli individui di sesso maschile nella stanza.

Ginny girò i tacchi e si precipitò su per le scale dei dormitori femminili, inseguita da un dispiaciuto Dean Thomas che riuscì giusto a salire una scarsa decina di gradini, prima che essa si trasformasse in scivolo.

 

 

Hermione replicò con tranquillità quando, più tardi, qualcuno picchiettò sulla porta di camera sua, ma non appena vide sbucare la zazzera color rame della piccola Weasley si irrigidì sul posto.

« Hermione, ti disturbo? » le domandò per pura cortesia la ragazza.

La caposcuola nemmeno si disturbò a risponderle, consapevole che tanto la ragazza sarebbe entrata in qualsiasi caso. Richiuse “di sogni e di desideri” - dove aveva appena appreso con interesse delle fasi del sonno e di alcuni disturbi più comuni – e lo poggiò sul comodino accanto al letto.

« Devi dirmi qualcosa? » le domandò con freddezza, tanto per dare un'ultima possibilità all'altra.

La rossa, che si lasciò cadere sul materasso senza alcuna grazia, non capì dove volesse arrivare e sbuffando replicò:

« Ho appena litigato con Dean davanti a tutti »

Hermione sollevò il sopracciglio destro, lanciando all'amica uno sguardo arrabbiato.

Ginny si lanciò in un lungo e dettagliato resoconto del suo bisticcio in sala comune, delle sue emozioni e delle reazioni del suo fidanzato, che ogni tanto sentiva chiamarla dal fondo delle scale. Hermione rimase per tutto il tempo con braccia e gambe incrociate sul letto, con un'espressione scocciata in volto e con le narici che, di tanto in tanto, prendevano a tremare.

La Weasley non capì perché l'amica la guardasse torva o il motivo che la spingeva a porle sempre il medesimo quesito con tanta insistenza:

« Mi devi dire qualcos'altro? »


***

Wow! E' passata una vita! Dove sono stata per tutto questo tempo? A disperarmi. 
Scherzi a parte, è stato un periodo moooolto stressante per me, in più ci sono stati una serie di fattori che mi hanno portata ad accantonare questa ff per mancanza di ispirazione e di voglia. 
Già, per tutti questi mesi non sono riuscita a buttare giù mezza riga (questo capitolo infatti era già pronto qualche settimana dopo la pubblicazione dell'ultimo, ma non sono mai riuscita a trovare la motivazione per correggerlo e pubblicarlo) e non sono mai riuscita a rientrare nell'ottica di scrivere una fanfiction. Aggiungete poi stress mio per motivi vari e capirete perché io sia sparita. 
Mi dispiace davvero tanto avervi lasciato senza niente per così tanto tempo però. Per uno scrittore (o qualunque cosa io sia lol) è davvero gratificante ricevere dei pareri e vedere che le persone seguono con piacere la propria storia, perciò non pubblicare nulla mi è sembrato un po' come mandarvi a letto senza cena o robe simili, ma proprio non sono mai riuscita a trovare l'ispirazione che mi consentisse di continuare la storia. 
Ora vi starete chiedendo: "ma Lily, quindi Poisoned finisce qui?" 
No, non voglio farla finire qui. Però non vi assicuro che pubblicherò con frequenza come un tempo... d'ora in avanti non ho proprio idea di quanto riuscirò a starle dietro, quindi potrebbero anche volerci dei mesi, ma mi auguro di portare a termine questa ff. Anche perché ho in mente finale e tutto, sarebbe davvero un peccato accantonarla. 

Ho finito tutto quello che avevo da dire, quindi ora passo la parola a voi: come vi è sembrato questo capitolo, che ci ha messo una vita ad uscire? L'attesa ne è valsa la pena o invece siete rimasti delusi? Se sì, perché? Quali effetti avrà il libro dei sogni su Hermione? E i tre Serpeverde manderanno Malfoy da uno psicanalista? 
Passo e chiudo,
Lily:*

 
   
 
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