Il paradiso perduto.
Capitolo 1.
Sanguis vincit omnia*.
“Of Man's first disobedience, and the fruit
Of that forbidden tree whose mortal taste
Brought death into the world, and all our
woe,
With loss of Eden, till one greater Man
Restore us, and regain the blissful Seat”
[John
Milton – Paradise Lost (Versi 1-5)]
La nebbia gelida premeva contro le ampie finestre
di Malfoy Manor, ma i pochi abitanti non avevano modo di meravigliarsi di quanto fosse
fitta e spaventosa. Madame Malfoy era seduta alla scrivania che era appartenuta
al marito, la schiena ricurva e lo sguardo basso, distante come i suoi
pensieri.
Lucius era stato arrestato e, presto o tardi, Lord
Voldemort lo avrebbe riportato indietro solo per tenerlo ancora più in scacco
di quanto non avesse già fatto. Presto, Voldemort avrebbe messo piene in quella
casa – nella loro casa – e non
l’avrebbe più abbandonata finché il suo piano non fosse giunto a compimento. Non
l’avrebbe abbandonata finché la sua vendetta contro la sua famiglia non si fosse conclusa e Draco – il suo Draco, suo figlio – non avesse pagato per gli errori che il suo
sprovveduto padre aveva commesso.
Lei lo aveva detto a Lucius. L’aveva avvisato che
se l’Oscuro era già stato sconfitto una volta, senza ombra di dubbio lo sarebbe
stato ancora e questa volta li avrebbe portati tutti con sé, dal più fedele al
più sprovveduto dei suoi discepoli. Narcissa sentiva l’ombra del fallimento
strisciare sulla sua pelle, stringerle le ossa in una presa gelida. Aveva
lasciato correre, quando i sogni1 avevano iniziato a tormentarla di
nuovo. Si era convinta che fosse solo l’ansia, il terrore che Draco riuscisse a
prendere parte a quel ridicolo Torneo.
Poi il ragazzo2 era morto e lui era tornato.
Lucius non le aveva detto nulla, quando la
chiamata era arrivata. L’aveva solo guardata e si era avvicinato per baciarle
il dorso della mano, proprio come aveva fatto quella notte del trentuno
ottobre, prima di stringere il piccolo Draco al petto e promettergli un futuro
radioso a cui neppure lui riusciva a credere. Tredici anni dopo, Voldemort era
tornato ma quell’ombra negli occhi di suo marito non era cambiata, piuttosto
era diventata più oscura, più densa.
Voldemort era tornato e Lucius era stato portato
via.
Presto le
avrebbe portato via anche Draco. Presto, Bellatrix sarebbe entrata dalla porta
d’ingresso, comportandosi come se quella fosse stata casa sua, ed avrebbe spinto
il suo bambino fra le braccia di quel mostro, come una bestia sacrificabile,
come se non fosse stato sangue del suo sangue e carne della sua carne. Per
Bellatrix, nulla era più importante della vittoria di Voldemort.
Un tempo,
anche Narcissa era stata come lei. Anche Lucius era stato come lei.
Ma non da quando era arrivato Draco3.
Lui non sarebbe stato come loro. Non avrebbe sofferto quello che loro avrebbero patito. Non avrebbe
condiviso il loro destino.
«Cissy?».
Non fu necessario voltarsi per riconoscere la voce
esitante di sua sorella Andromeda. Negli ultimi giorni avevano iniziato un
contatto interrotto più di venticinque anni prima, usando lo stesso specchio
comunicante4 che il loro bisnonno aveva incantato per i vari
pronipoti. Nessuno sapeva che lei l’avesse conservato, ben nascosto in un
cassetto accanto al suo letto. Non credeva che Andromeda avrebbe mai provato a
parlarle e di certo non credeva che Bellatrix le avrebbe consentito un
qualsiasi contatto. Bellatrix aveva distrutto il suo poco tempo dopo la fuga di
loro sorella, certa che piuttosto l’avrebbe uccisa a mani nude, certa che non
avrebbero mai avuto bisogno di lei.
Ma Narcissa era differente, non era mai stata così
sciocca da non riconoscere uno specchietto
per allodole com’era il successo di Lord Voldemort.
Narcissa aveva saputo, nel momento stesso in cui
aveva stretto il corpicino di suo figlio fra le braccia, che un giorno quello
specchio le sarebbe servito per salvare il suo bambino, per evitare che le loro scelte potessero un giorno
rovesciare su di lui gli orrori che avevano generato.
«Non posso più aspettare, Meda» le disse,
voltandosi leggermente per poter ricambiare lo sguardo angosciato della sorella
maggiore. Somigliava così tanto a Bellatrix, eppure era così diversa. «Probabilmente entro questa sera casa mia diventerà
la sua tana e Draco… Draco deve andare
via».
Andromeda socchiuse gli occhi, annuendo
leggermente. «Non ho idea di cosa stia facendo Silente, ho provato a
contattarlo ma non ho avuto molto successo» le spiegò, con un sospiro. «Ma puoi
comunque mandare il ragazzo a casa mia. Non appena Dora tornerà dalla sua… uscita, farò in modo che contatti il
Preside e che lui si prenda cura di Draco. Di certo-».
Immediatamente e con un tono più secco di quanto
ci si sarebbe potuti aspettare, Narcissa fermò la sorella. «No»
disse, alzandosi ed avvicinandosi al piccolo specchio. «Non ho la minima di intenzione di lasciare mio
figlio fra le mani di quel vecchio».
Quelle parole sembrarono sconvolgere Andromeda,
che guardò la sorella come se le fosse uscita una seconda testa o avesse
iniziato a cantare nella lingua dei Troll. «Spero tu non sia convinta che
Silente potrebbe mai fare del male a
Draco solo per… per te e Lucius! Ci sono membri dell’Ordine che hanno una… storia peculiare e Silente li considera
ancora più preziosi ed importanti di molti altri di noi. Non farebbe mai del
male al ragazzo. Sono onorata che tu creda di potermi affidare la vita di
Draco, ma non ho le competenze adatte per difenderlo da Bellatrix, quando lei
verrà a prenderlo. E sappiamo entrambe
che lei verrà» mormorò, cercando di suonare ragionevole. «Cissy,
Tu-Sai-Chi ha paura di Silente, ne ha sempre avuta. Non si è mai azzardato ad
attaccare Hogwarts e di certo non lo farà adesso… è l’unico posto sicuro per
Draco».
Narcissa scosse il capo, decisa. «Sono convinta
che una volta ad Hogwarts mio figlio sarà fisicamente
al sicuro e sono più che certa che lì nessuno andrà a fargli del male… ma è
ancora giugno, Meda, e Draco non
potrà stare ad Hogwarts da solo».
«Sicuramente l’Ordine-».
«Noi siamo Mangiamorte, Andromeda» la interruppe
ancora una volta, secca. «Siamo Mangiamorte del Circolo ristretto del Signore
Oscuro, conosciamo i suoi movimenti ed i suoi piani. E tutti sappiamo che lui vuole Draco per potersi vendicare di Lucius.
Solo Merlino sa cosa gli chiederà di fare, dopo averlo obbligato a subire il
Marchio. Draco sarebbe l’esca perfetta.
Se io lo mandassi dal Preside, lui si fiderebbe di quell’uomo, farebbe tutto, soprattutto se in quel modo gli
venisse promessa la mia sicurezza».
«Narcissa»,
Andromeda era sconvolta, gli occhi
scuri sgranati e le labbra aperte. «Silente non farebbe mai una cosa del genere! Lui non
è un mostro, non sfrutta le persone solo per ottenere qualcosa! Non essere
sciocca, sorella, non lasciare che i tuoi pregiudizi da Mangiamorte ti facciano
mettere in pericolo tuo figlio» aggiunse, con voce forse un po’ più dura del
voluto. Era un po’ come tornare bambine, quello stesso tono serviva per
sgridarla quando usava i suoi rossetti senza permesso.
«Non essere ingenua, sorella» rimbrottò invece Narcissa, parlando quasi fra i denti.
«Sei sicura che Silente non
sacrificherebbe nessuno per un bene superiore? Pensa a Piton! Credi io non
sappia che sia una spia? L’ho capito nel momento stesso in cui ha fatto la sua
apparizione davanti a Tu-Sai-chi. Lui è troppo egocentrico per vederlo e forse
troppo poco versato nella Legilimanzia, ma io no. Piton è nel bel mezzo di una partita a scacchi e non è altro
che una pedina di Silente5. Non lascerò che mio figlio faccia la
stessa fine».
«Piton è perfettamente consapevole-».
«Pensa a Sirius,
allora» ringhiò la minore fra le tre sorelle Black. «Conoscevi nostro cugino e
lo conosceva anche Silente. Sapevamo tutti
che non avrebbe mai tradito i
Potter, Silente in primis. Non so perché non sia intervenuto o perché non abbia
cercato le prove per dimostrare la sua innocenza, ma non venire a dirmi che non
ti sia mai sembrato bizzarro il fatto
che il Preside non abbia mai sollevato un polverone per tentare di liberarlo e
mandarlo a stare con il giovane Potter. A
meno che non avesse avuto un motivo più che valido per tenerlo fuori dai
piedi in tutti questi anni6».
Fu come assistere ad una metamorfosi. Lo sguardo
di Andromeda, fino a quel momento caldo di certezze e fiducia, si trasformò in
qualcosa di più freddo, di calcolatore. Nonostante avesse sposato un Tonks, sua sorella era e sarebbe sempre rimasta una Black.
Ed il motto non ufficiale dei Black
le era stato ripetuto fin dalla tenera infanzia.
Chiunque può
essere un nemico, con le giuste motivazioni.
«Non farebbe del male al ragazzo e l’Ordine non
permetterà mai che venga usato» provò comunque a farla ragionare. Si piegò
leggermente in avanti, toccando la leggerissima cicatrice che le segnava la
base del collo. Narcissa ne aveva una molto simile, sul polso. «Se non ti fidi
di lui, almeno fidati di noi. Di me e
Ted. Non
abbiamo dimenticato ciò che hai fatto per noi, venticinque anni fa».
Flash di una notte piovosa e di urla le occuparono
la memoria. Distrarre la famiglia, così che Meda ed il suo Sanguesporco
potessero scappare7.
A buon
rendere, Narcissa.
«Proprio perché mi fido di voi ti sto chiedendo
aiuto, Andromeda» le fece notare, sospirando e cercando di allentare la
tensione che sentiva alle spalle. «Ma tu non fai parte attivamente dell’Ordine
e lo stesso potremmo dire di Edward. Non conosco tutti gli altri e non posso
illudermi che in buona parte non sarebbero più che pronti a vendere mio figlio.
Ho bisogno di una garanzia ed è per trovarla che ti sto contattando».
«Cosa vuoi che faccia, se non parlare con il
Preside?».
Con un leggero movimento della bacchetta, un
foglio di pergamena levitò davanti allo specchio, in bella mostra per la donna
dall’altra parte. Si trattava di un indirizzo, a Parigi, e di un destinatario
che Andromeda credeva fosse morto più di vent’anni prima. «Ti detterò una
lettera che dovrai spedirgli. Io non posso far partire alcun gufo, il Manor è controllato sia dagli Auror
che dai Mangiamorte. Loro aiuteranno Draco».
«Cissy…».
«Non sono una sciocca, Meda. Anni fa, Lucius si è
assicurato la loro fedeltà, non ci tradiranno» la rassicurò, con un leggero
sorriso. «I Malfoy sono… particolari. Non ti sei mai chiesta come mai non
abbiano mai diseredato nessuno?8» le domandò, retorica. «Lui è stato considerato morto, per
evitare che venissero a prenderlo. Il motto dei Malfoy è Sanguis vincit omnia, niente li spingerebbe a
far male al sangue del loro sangue. Preferirebbero fingere che uno di loro sia
morto da traditore, pur di tenerlo al sicuro» spiegò, indicando con un cenno il
foglio di pergamena. «Si assicureranno che Draco sia al sicuro per tutta
l’estate e che arrivi a scuola sano e salvo. Poi, chiederò loro di unirsi
all’Ordine, così che qualcuno possa fare i nostri
interessi, dall’interno».
«Non credo che-».
«Dovrai scrivere anche a Silente, Meda. Gli
spiegherai con le mie parole tutta la situazione» la rassicuro. «Non ho detto
che sia cattivo o che non voglia il bene comune. Sono sicura che, con i dovuti
freni, sia la persona più indicata a mettere in salvo mio figlio» mormorò,
poggiandosi allo schienale della sua sedia. «Oltretutto, dubito che voglia
rigettare l’aiuto dei Malfoy contro Tu-Sai-Chi».
«Potrebbe giustamente considerarli un po’ di parte, Cissy.
Tu ammetteresti delle possibili spie Malfoy nei ranghi dell’Ordine?».
«Oh, lo farei se fossero lui ed i suoi figli» le rispose, lasciando che il sorriso si
allargasse. «Il Signore Oscuro ha massacrato sua moglie ed il suo primogenito.
Lo abbiamo dovuto nascondere in Francia perché aveva tentato di ucciderlo… e
c’era quasi riuscito».
***
Draco era rimasto seduto ed in silenzio per tutto
il tempo in cui sua madre aveva parlato, ascoltando quel piano ridicolo con il quale lui avrebbe dovuto
salvarsi la vita ma che, senza ombra di dubbio, avrebbe portato alla morte sua,
di sua madre e con quasi assoluta certezza di suo padre, non appena fosse evaso
da Azkaban.
«Madre?».
«Non guardarmi come se fossi impazzita, Draco
Malfoy» lo rimbrottò lei, continuando a dare indicazioni agli elfi affinché
continuassero a preparare le sue valigie. «Credi di poter sopravvivere al
prossimo anno, se il Signore Oscuro deciderà di reclutarti?» gli domandò,
guardandolo con una rabbia che mai
Draco aveva visto rivolta a lui. Non da sua madre, quantomeno.
«Lui… zia Bellatrix ha detto che mi ha scelto per
una missione importante» mormorò il ragazzo, tirandosi le parole dalle labbra
come se ogni sillaba fosse stata ricoperta di veleno. Non si azzardò ad alzare
lo sguardo su sua madre, consapevole che sarebbe bastata un’occhiata per
svelare tutto il terrore che sentiva crescergli nello stomaco. «Madre, non posso andare via. Se lui mi ha
scelto, forse ha uno scopo per me. Potrei aiutare mio padre, potrei aiutare te… dopo l’arresto non ci considera più
come prima, forse così… se io non fallissi…».
«Tu fallirai,
Draco» lo riprese Narcissa, avvicinandosi per mettergli una mano sulla spalla.
«Non guardarmi così, non lo sto dicendo perché non credo in te o perché ti
reputo uno stupido. Te lo sto dicendo proprio perché sono convinta che tu sia
più che intelligente e che tu sappia distinguere la realtà dalle illusioni. Lui
vuole che tu fallisca, così da poterti uccidere e vendicarsi su di noi. È
pronto a sacrificarci tutti, perché
noi siamo nulla per lui».
Draco restò in silenzio per un lungo momento, gli
occhi ancora fissi sul pavimento. «Zia Bella… lei ha detto che se anche dovessi
morire, sarebbe per una ottima causa. Per il nuovo mondo…».
Narcissa scosse il capo. «Credi davvero che un
mondo sotto il Signore Oscuro potrebbe essere mai un bel posto? Credi davvero
che la nostra posizione potrebbe migliorare?» gli chiese, la voce ridotta ad un
sussurro. «A cosa potrebbe valermi un mondo in cui sarò trattata da regina, se tu non ci sarai più? Se tuo padre non
sarà mai davvero libero? Tutto quello che lui ci sta promettendo, tutto ciò che
desidera… sono tutte follie. Un mondo
su misura per lui in cui noi non
saremo altro che schiavi».
«Ma noi siamo purosangue, lui dice che i
purosangue…».
Disperata, Narcissa lo strinse a sé. «Sono tutte sciocchezze, amore mio» gli sussurrò, la
voce rotta da lacrime che non poteva versare. «Tutto è una sciocchezza, se non
potrai avere la tua famiglia con te. Tutto è una sciocchezza, se il prezzo da
pagare sarà la tua vita o la vita di chi ami. Niente è più importante. Noi
siamo stati fortunati, perché secoli di pregiudizi hanno mantenuto il nostro
sangue puro e lui non aveva mai
trovato motivi per attaccarci… ma una volta che i Sanguesporco
saranno finiti, una volta che i nemici non ci saranno più… lui non si fermerà. Non si fermerà finché
tutto ciò che resterà non sarà lui.
Ed io non lascerò che ti faccia del male, che ti porti via da me come ha già
portato via tuo padre».
«Perché adesso?» chiese il ragazzo alla fine,
senza separarsi dall’abbraccio della madre. «Se credi che siano tutte
sciocchezze, perché adesso?».
Narcissa sospirò, trattenendo un sorriso triste. «Perché
fino ad ora non ho mai rischiato di perdervi» mormorò, accarezzandogli i
capelli. «Abbiamo sempre saputo che tutto questo fosse una follia, tesoro. Ma
era una follia che ci rendeva forti, che ci rendeva superiori. Anni fa,
pensavamo di essere sfuggiti alla caduta del Signore Oscuro e abbiamo semplicemente
continuato a crogiolarci nel nostro potere. Quando lui è tornato… tutto è
degenerato. Un tempo era tutto più facile, ma adesso… è più pazzo, non ha alcun limite. Un tempo aveva paura di morire,
adesso è convinto di essere immortale» spiegò, allontanandosi abbastanza da
costringerlo a guardarla in viso. «Non so come spiegarlo, Draco, ma nessuno dovrebbe avere quella convinzione».
Draco si accigliò. Non conosceva i dettagli del
ritorno di Lord Voldemort, ma che sua madre arrivasse a formulare quel tipo di
ipotesi era… avventato. «Madre?».
«Non permetterò che muoia anche tu, tesoro» lo
interruppe lei, stringendolo di nuovo, più forte di prima. «Non perché lui
possa diventare più forte a nostre spese. Nessuno toccherà la mia famiglia, non più» sbottò, la rabbia che le
incrinava la voce. Gli mise una lettera sigillata in mano. «Questa aprila solo
una volta che sarai al sicuro, d’accordo? Leggila quando sarai con loro, hanno
diritto di sapere» mormorò, la voce decisamente più controllata ma con un filo
di rabbia ancora percepibile.
«Madre» la interruppe allora Draco, con più forza.
«Se io andrò via, loro se la prenderanno con te. Ti faranno del male» le fece notare. «Lui saprà che mi hai fatto
scappare, a scuola…».
«Io starò bene, amore mio» lo rassicurò,
accarezzandogli i capelli. «Sarà difficile, non ti mentirò, non più. Dovrai
capire chi è davvero tuo amico ed agire di conseguenza. Devi sopravvivere, niente è più importante.
Lascia che loro si illudano, che vengano usati come vittime sacrificali. Tu
sarai al sicuro, niente è più importante. Solo la sopravvivenza».
«Mamma,
tu-».
«Io starò bene, se tu starai bene» gli disse, la voce pacata. Gli forzò la lettera in
mano e fece un passo indietro. «Gli elfi hanno preparato i tuoi bagagli ed
hanno messo tutto nello zainetto» spiegò, indicando la sacca apparentemente
poco pesante che era stata posata sul suo letto. Un incantesimo di estensione irriconoscibile,
Draco lo aveva visto all’opera pochissime volte in tutta la sua vita. «Hai
tutto ciò che potrebbe servirti. Ricordi il piano?».
Con aria sconfitta e parecchio ansiosa, Draco
annuì. «Devo prendere la passaporta, una volta a King’s Cross dovrò prenderne un’altra che mi porterà a casa
dei tuoi contatti» mormorò, accigliandosi. «Da chi sto andando? Non puoi venire
con me?».
Narcissa scosse il capo. «Loro ti spiegheranno
tutto, io non… non posso dirtelo e non posso seguirti. Così potrò fingere di
non sapere nulla della tua fuga, se venissi con te… tuo padre non avrebbe
speranze» spiegò, senza approfondire. «Ricordi che oggetti dovrai usare?».
Ancora una volta, Draco annuì. «Qui sarà una
vecchia scarpa. Nella stazione, sarà una lattina di… uhm…?».
La donna sorrise leggermente, dandogli un buffetto
sulla guancia. «Coca cola, tesoro. Ci sarà scritto il nome e la lattina è
rossa. Sarà vicino alla cabina telefonica nella rientranza sulla sinistra
rispetto a dove apparirai tu» rispiegò, lentamente. «Andrà tutto bene, tesoro.
Presto Silente e l’Ordine della Fenice faranno il loro dannatissimo lavoro e tu
tornerai a casa, sano e salvo».
«Con te?».
«Sì, con me» lo rassicurò, avvicinandosi per
dargli un piccolo bacio sula guancia. «Leggi la lettera quando sarai al sicuro
e ricordati perché ti sto mandando via». In un angolo poco lontano da loro, la
vecchia scarpa di Lucius iniziò a brillare. «Va’ adesso. Vai, amore mio, e
ricorda sempre il motto della nostra famiglia».
Draco la guardò, sentendo il cuore stretto in una
morsa. Si sentiva confuso, spaventato e terribilmente ansioso. Era come se tutto il suo corpo si stesse rifiutando di
collaborare, di provare alcun tipo di emozione. Sua madre – la stessa donna che
per anni l’aveva messo davanti alla verità
per cui i Sanguesporco fossero inferiori agli animali
ed i Babbani fossero anche peggiori –
aveva rinnegato la missione del Signore Oscuro, definendola una follia. Sua madre, che era sempre stata
fiera del suo pedigree, stava
rinnegando tutto per farlo scappare via. Lo stava facendo scappare perché lui, Draco Malfoy, era in pericolo di vita. Pur essendo un purosangue.
Anche Cedric
era un purosangue, eppure Cedric era morto.
Anche Sirius
Black era un purosangue. Uno dei più puri ed anche parte della famiglia. Eppure Bellatrix l’aveva ucciso.
«Draco. Il motto?».
«Sanguis vincit omnia».
«Sanguis vincit omnia» confermò Narcissa, spingendolo verso la passaporta. «La famiglia è più importante di tutto. La
famiglia, Draco, non il sangue. Famiglia
non è solo sangue, non dimenticarlo mai, così, forse, diventerai migliore di
noi» lo ammonì, baciando leggermente la mano che ancora teneva fra le sue ed
afferrando, con l’altra, la sua sacca, che gli passò. «Ti voglio bene, tesoro».
Poi, come se qualcosa l’avesse risucchiato via,
tutto divenne buio.
***
Parigi, giugno 1996.
L’uomo strinse fra le mani
la lettera che gli era stata recapitata, stentando a tenerla abbastanza
ferma da poter leggere.
Alla fine, era giunto il momento.
Alla fine, anche Lucius aveva compreso ed aveva
deciso di salvare almeno suo figlio da quella follia.
Aloisius Malfoy era un uomo stanco e molto malato,
eppure il suo cuore sembrò ricominciare improvvisamente a battere come un
forsennato, come se avesse avuto nuovamente vent’anni. Perché se finalmente la
sua famiglia aveva capito, allora lui non avrebbe più dovuto nascondersi. Non
avrebbe più dovuto temere di morire senza esser riuscito a riappacificarsi con
la sua coscienza.
La sua famiglia stava tornando unita.
Lui non era riuscito a vendicare la sua Jacqueline
ed il piccolo Abraxas, ma i suoi figli ce l’avrebbero
fatta, con l’aiuto del giovane Draco.
«Papa? Papa comment te sens-tu?9» gli chiese sua figlia, arrivando quasi di corsa nella sua stanza
per controllare che stesse bene. «Cos’è successo?».
Senza dire nulla, Aloisius le passò la lettera.
«Chiama tuo fratello, ma Crevette10»
le disse, con un piccolo sorriso. «È giunto il momento di riprendere il nostro
posto al mondo e comportarci da Malfoy» le disse, accarezzandole la mano con
cui lei ancora gli teneva il polso. «La famiglia ha bisogno d’aiuto».
Seppur confusa, la giovane donna prese la lettera
e vi diede uno sguardo veloce. «Draco? L’Ordine della Fenice?» chiese, basita,
forse domandandosi se suo padre fosse finalmente impazzito. Dalle sue spalle
giunse anche il fratello maggiore, che, curioso, lesse da sopra la spalla della
sorella. «Es-tu sûr
papa?11» insistette lei, con le pallide sopracciglia inarcate.
Aloisius annuì. «La famiglia ha bisogno d’aiuto»
ripeté, come se fosse stato sufficiente.
E forse lo fu, perché il figlio maggiore annuì,
una mano sulla spalla della sorella. «Sanguis vincit omnia» mormorò.
Arresa ad una minoranza, anche lei annuì. «Sanguis vincit omnia».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e
bentornati, cari amici di EFP!
Prima
di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Per citare ciò che io stessa ho scritto nel lontano dicembre 2015: Questa è una storia di supporto a Draco Malfoy. Fai un’opera
buona ed adotta anche tu un povero Serpeverde Incompreso.
Ebbene,
sono tornata. Ho passato quasi un anno di “stallo”, illudendomi di dover
scrivere la tesi e di non aver tempo per le fan fiction. Com’è finita? La tesi
è ancora a metà strada e non ho neppure scritto nulla per efp.
Ed ora ho intenzione di fare entrambe le cose contemporaneamente.
Però,
ehi, ho finito tutti gli esami universitari ¯_(ツ)_/¯
Non
ho in programma di scrivere qualcosa di eccessivamente lungo o complicato (Pff, sicuramente mi verranno minimo trenta
capitoli), mi auguro soltanto di riuscire a scrivere qualcosa di leggermente nuovo rispetto alla massa di
Dramione trite e ritrite, soprattutto perché la mia
storia non si incentrerà soltanto su
loro due.
Spero
davvero di ritrovare tutte le incredibili persone che mi hanno seguita nelle
mie prime due avventure!
Contesto
storico: ci troviamo ai primi di giugno 1996, dopo l’arresto di Lucius, Draco
non è tornato a scuola per finire le ultime due settimane.
Punti
importanti:
» *
– Il sangue vince su tutto. “Sangue”, come Narcissa ha specificato, non va
inteso alla “razzista”, nonostante negli anni si sia affermata la convinzione
che dovesse essere interpretato in quel modo. Sanguis è la famiglia, il legame
familiare.
» 1
– Eheh, Narcissa Malfoy è molto di più di quanto non
sembri. I Black non sono certo i primi maghetti dal sangue diluito che passano
per la strada, eh! Diciamo che c’è la possibilità, in zone remote del
patrimonio genetico, di trovare un filino di sangue veggente. Un filino, proprio. Quel minimo
sufficiente a far piombare qui e lì qualche sogno premonitore ed a svilupparle
poco poco il sesto senso. Capirete nel prossimo capitolo
perché questo suo talento sarà contemporaneamente utile ed inutile 😉
» 2
– Il “ragazzo” è Cedric. Diciamo pure che più di un purosangue non si era
aspettato che un giovanotto di buona discendenza facesse quella fine. O,
comunque, non avevano realizzato che Voldemort fosse davvero pronto a far fuori
ragazzini senza pensarci due volte. La guerra è brutta quando tocca gli
innocenti, eh, Malfoys?
» 3 – Diciamo che i Malfoys hanno avuto una piccola epifania nel momento stesso in cui
baby Draco ha aperto gli occhi. Quando hai qualcosa di così dolce e fragile fra
le braccia, il pensiero che un pazzo possa sacrificarlo per ottenere più potere
non ti sembra poi tanto allettante. Soprattutto se il “qualcosa” di dolce e
fragile è un bimbo molto desiderato e frutto di un grande amore. Perché
Narcissa e Lucius si amano e io non
ammetto obiezioni.
» 4
– Esattamente lo stesso specchio che Sirius ha dato ad Harry al quinto anno. Il bisnonno di Sirius
era uno strampalato purosangue con la passione per gli specchi. Ne ha creati
per tutti i nipoti, ma, mentre
Andromeda e Narcissa hanno tenuto i loro per lo scopo per cui erano stati creati (tenere i fratelli in contatto),
Bellatrix ha distrutto il suo e Sirius ha rubato quello di Regulus per darlo a
James, perché Regulus non sembrava interessato ad usarlo.
» 5-
Potrei non trattare troppo male Ronald, in questa fanfiction.
Ma Silente di certo non verrà risparmiato. In questo caso, Narcissa ha
dimostrato un acume ben superiore alla media, perché Narcissa non è scema. Piton è stato sfruttato da Silente. Silente ha fatto leva sulla sua
debolezza e l’ha usato per i suoi comodi. E Narcissa lo sa. Come ha fatto a capire il doppio gioco, se anche Voldemort
non se ne è reso conto? Partiamo dal settimo libro, la famosa scena del “Potter
è crepato, non c’è bisogno di controllare se respira!”. L’unica spiegazione di
questa presa per i fondelli è che Voldemort abbia:
1) Dimostrato eccessiva sicurezza di sé e della morte di Potter. Dalle mie
parti si dice “è la convinzione a fregarti” e credo che possa applicarsi a
Voldemort sia in questo caso che riguardo Piton. Perché Voldemort si fidava di
lui? Certo, Piton era un ottimo occlumante ed io sono
piuttosto certa che lo fosse abbastanza da nascondere le varie sottotrame ordite da Silente. Ma Voldemort non sospettava, perché era sicuro di averne vinto la fiducia. Ha
dei dubbi, ovviamente, ma non dei veri
dubbi. Quantomeno, non dopo la morte di Silente.
2) Narcissa è una Occlumante/Legilimens fenomenale. In un momento come quello,
io non posso credere che Voldemort
non abbia cercato tutte le certezze possibili sulla morte del nemico. Una
persona qualunque avrebbe pensato “POTTER VIVE MA DRACO PURE” così forte da
attirare comunque l’attenzione. Ma lei no,
lei è stata fredda, non ha dato modo a
Voldemort di sospettare che
stesse mentendo. Se verso Piton ci sono stati dubbi, verso Narcissa non ce n’è
stato nessuno. Narcissa era una
strega eccezionale che si è volontariamente relegata nell’ombra per amore. E
per evitare di essere vincolata con un marchio, come invece hanno fatto marito
e sorella. Narcissa era più intelligente di tutti loro messi insieme. Don’t touch my Narcissa.
» 6
– Altra cosa che Narcissa avrebbe capito. Diciamoci la verità: posso
giustificare che Lupin abbia creduto Piton colpevole, per più di dodici anni,
solo perché era arrabbiato, ferito e perché Sirius aveva iniziato a sospettare
di lui. Ma Silente? Davvero era
convinto che Sirius fosse colpevole? Oppure ha ritenuto che con lui ad Azkaban
nessuno gli avrebbe impedito di spedire Harry dai Dursley,
farlo crescere con infinito bisogno d’affetto, buttarlo in un pericolo dietro l’altro
ed usarlo come carne da macello? Harry è cresciuto “non avendo nulla da perdere”,
con Sirius alle spalle sarebbe cresciuto ovviamente scapestrato, ma con un
filino di amor proprio in più. Nessuno mi caccerà dalla testa (e come alla
sottoscritta, neppure a Narcissa ed ora ad Andromeda) che Silente abbia
sfruttato la situazione a proprio vantaggio. Silente è, utilizzando “l’allineamento”
di D&D, un caotico buono. Ha buone intenzioni, ma non si ferma davanti a
quasi nulla per raggiungerle.
» 7
– Sempre per la serie: Narcissa è molto più di un bel faccino schizzinoso.
Restate collegati per futuri dettagli.
» 8 – Ovviamente si tratta di una cosa
totalmente fanon.
Sono più che convinta che in realtà i Malfoy siano stati libertini quanto i
Black rispetto alle diseredazioni. Per questo mio “universo”, tuttavia, sono
una famiglia in stile “mafia romanzata dei racconti americani”: la famiglia non
si abbandona mai. Neppure davanti alla
legge o al Signore Oscuro a cui hai giurato fedeltà.
» 9
– francese, tradotto “papà, come
stai?”.
» 10
– ma crevette
significa, letteralmente, gamberetto. Adoro che Aloisius chiami sua figlia (il nome nel prossimo capitolo 😉) in quel modo. E no, non “gamberetto” perché è rossa di capelli.
» 11
– francese, “sei sicuro, papà?”
Non vedo l’ora che possiate conoscere i due Malfoy cuginetti ed il Malfoy
zio.
Dovrei poter aggiornare domenica prossima!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a
chiunque leggerà,
-Marnie