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Autore: Marne    07/10/2018    7 recensioni
[INCOMPLETA]
Narcissa Malfoy era una donna più saggia di quanto il bel visino e l'espressione disgustata lasciassero credere. Narcissa era una madre ed in quanto tale era pronta a sacrificare qualunque cosa per amore di suo figlio.
Anche il proprio credo ed un segreto di famiglia tenuto da oltre vent'anni.
Draco, cresciuto credendo di essere differente, di essere speciale, si ritroverà invece catapultato in una realtà di cui aveva, per tutta la sua vita, ignorato l'esistenza. Improvvisamente più solo di quanto avesse mai creduto d'essere, si ritroverà a combattere contro quello che gli era sempre sembrato il suo Paradiso personale.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
Capitoli:
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Il paradiso perduto.

 

Capitolo 1.

Sanguis vincit omnia*.

 

Of Man's first disobedience, and the fruit

Of that forbidden tree whose mortal taste

Brought death into the world, and all our woe,

With loss of Eden, till one greater Man

Restore us, and regain the blissful Seat

[John Milton – Paradise Lost (Versi 1-5)]

 

 

 

La nebbia gelida premeva contro le ampie finestre di Malfoy Manor, ma i pochi abitanti non avevano modo di meravigliarsi di quanto fosse fitta e spaventosa. Madame Malfoy era seduta alla scrivania che era appartenuta al marito, la schiena ricurva e lo sguardo basso, distante come i suoi pensieri.

Lucius era stato arrestato e, presto o tardi, Lord Voldemort lo avrebbe riportato indietro solo per tenerlo ancora più in scacco di quanto non avesse già fatto. Presto, Voldemort avrebbe messo piene in quella casa – nella loro casa – e non l’avrebbe più abbandonata finché il suo piano non fosse giunto a compimento. Non l’avrebbe abbandonata finché la sua vendetta contro la sua famiglia non si fosse conclusa e Draco – il suo Draco, suo figlio – non avesse pagato per gli errori che il suo sprovveduto padre aveva commesso.

Lei lo aveva detto a Lucius. L’aveva avvisato che se l’Oscuro era già stato sconfitto una volta, senza ombra di dubbio lo sarebbe stato ancora e questa volta li avrebbe portati tutti con sé, dal più fedele al più sprovveduto dei suoi discepoli. Narcissa sentiva l’ombra del fallimento strisciare sulla sua pelle, stringerle le ossa in una presa gelida. Aveva lasciato correre, quando i sogni1 avevano iniziato a tormentarla di nuovo. Si era convinta che fosse solo l’ansia, il terrore che Draco riuscisse a prendere parte a quel ridicolo Torneo.

Poi il ragazzo2 era morto e lui era tornato.

Lucius non le aveva detto nulla, quando la chiamata era arrivata. L’aveva solo guardata e si era avvicinato per baciarle il dorso della mano, proprio come aveva fatto quella notte del trentuno ottobre, prima di stringere il piccolo Draco al petto e promettergli un futuro radioso a cui neppure lui riusciva a credere. Tredici anni dopo, Voldemort era tornato ma quell’ombra negli occhi di suo marito non era cambiata, piuttosto era diventata più oscura, più densa.

Voldemort era tornato e Lucius era stato portato via.

Presto le avrebbe portato via anche Draco. Presto, Bellatrix sarebbe entrata dalla porta d’ingresso, comportandosi come se quella fosse stata casa sua, ed avrebbe spinto il suo bambino fra le braccia di quel mostro, come una bestia sacrificabile, come se non fosse stato sangue del suo sangue e carne della sua carne. Per Bellatrix, nulla era più importante della vittoria di Voldemort.

Un tempo, anche Narcissa era stata come lei. Anche Lucius era stato come lei.

Ma non da quando era arrivato Draco3. Lui non sarebbe stato come loro. Non avrebbe sofferto quello che loro avrebbero patito. Non avrebbe condiviso il loro destino.

«Cissy?».

Non fu necessario voltarsi per riconoscere la voce esitante di sua sorella Andromeda. Negli ultimi giorni avevano iniziato un contatto interrotto più di venticinque anni prima, usando lo stesso specchio comunicante4 che il loro bisnonno aveva incantato per i vari pronipoti. Nessuno sapeva che lei l’avesse conservato, ben nascosto in un cassetto accanto al suo letto. Non credeva che Andromeda avrebbe mai provato a parlarle e di certo non credeva che Bellatrix le avrebbe consentito un qualsiasi contatto. Bellatrix aveva distrutto il suo poco tempo dopo la fuga di loro sorella, certa che piuttosto l’avrebbe uccisa a mani nude, certa che non avrebbero mai avuto bisogno di lei.

Ma Narcissa era differente, non era mai stata così sciocca da non riconoscere uno specchietto per allodole com’era il successo di Lord Voldemort.

Narcissa aveva saputo, nel momento stesso in cui aveva stretto il corpicino di suo figlio fra le braccia, che un giorno quello specchio le sarebbe servito per salvare il suo bambino, per evitare che le loro scelte potessero un giorno rovesciare su di lui gli orrori che avevano generato.

«Non posso più aspettare, Meda» le disse, voltandosi leggermente per poter ricambiare lo sguardo angosciato della sorella maggiore. Somigliava così tanto a Bellatrix, eppure era così diversa. «Probabilmente entro questa sera casa mia diventerà la sua tana e Draco… Draco deve andare via».

Andromeda socchiuse gli occhi, annuendo leggermente. «Non ho idea di cosa stia facendo Silente, ho provato a contattarlo ma non ho avuto molto successo» le spiegò, con un sospiro. «Ma puoi comunque mandare il ragazzo a casa mia. Non appena Dora tornerà dalla sua… uscita, farò in modo che contatti il Preside e che lui si prenda cura di Draco. Di certo-».

Immediatamente e con un tono più secco di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, Narcissa fermò la sorella. «No» disse, alzandosi ed avvicinandosi al piccolo specchio. «Non ho la minima di intenzione di lasciare mio figlio fra le mani di quel vecchio».

Quelle parole sembrarono sconvolgere Andromeda, che guardò la sorella come se le fosse uscita una seconda testa o avesse iniziato a cantare nella lingua dei Troll. «Spero tu non sia convinta che Silente potrebbe mai fare del male a Draco solo per… per te e Lucius! Ci sono membri dell’Ordine che hanno una… storia peculiare e Silente li considera ancora più preziosi ed importanti di molti altri di noi. Non farebbe mai del male al ragazzo. Sono onorata che tu creda di potermi affidare la vita di Draco, ma non ho le competenze adatte per difenderlo da Bellatrix, quando lei verrà a prenderlo. E sappiamo entrambe che lei verrà» mormorò, cercando di suonare ragionevole. «Cissy, Tu-Sai-Chi ha paura di Silente, ne ha sempre avuta. Non si è mai azzardato ad attaccare Hogwarts e di certo non lo farà adesso… è l’unico posto sicuro per Draco».

Narcissa scosse il capo, decisa. «Sono convinta che una volta ad Hogwarts mio figlio sarà fisicamente al sicuro e sono più che certa che lì nessuno andrà a fargli del male… ma è ancora giugno, Meda, e Draco non potrà stare ad Hogwarts da solo».

«Sicuramente l’Ordine-».

«Noi siamo Mangiamorte, Andromeda» la interruppe ancora una volta, secca. «Siamo Mangiamorte del Circolo ristretto del Signore Oscuro, conosciamo i suoi movimenti ed i suoi piani. E tutti sappiamo che lui vuole Draco per potersi vendicare di Lucius. Solo Merlino sa cosa gli chiederà di fare, dopo averlo obbligato a subire il Marchio. Draco sarebbe l’esca perfetta. Se io lo mandassi dal Preside, lui si fiderebbe di quell’uomo, farebbe tutto, soprattutto se in quel modo gli venisse promessa la mia sicurezza».

«Narcissa», Andromeda era sconvolta, gli occhi scuri sgranati e le labbra aperte. «Silente non farebbe mai una cosa del genere! Lui non è un mostro, non sfrutta le persone solo per ottenere qualcosa! Non essere sciocca, sorella, non lasciare che i tuoi pregiudizi da Mangiamorte ti facciano mettere in pericolo tuo figlio» aggiunse, con voce forse un po’ più dura del voluto. Era un po’ come tornare bambine, quello stesso tono serviva per sgridarla quando usava i suoi rossetti senza permesso.

«Non essere ingenua, sorella» rimbrottò invece Narcissa, parlando quasi fra i denti. «Sei sicura che Silente non sacrificherebbe nessuno per un bene superiore? Pensa a Piton! Credi io non sappia che sia una spia? L’ho capito nel momento stesso in cui ha fatto la sua apparizione davanti a Tu-Sai-chi. Lui è troppo egocentrico per vederlo e forse troppo poco versato nella Legilimanzia, ma io no. Piton è nel bel mezzo di una partita a scacchi e non è altro che una pedina di Silente5. Non lascerò che mio figlio faccia la stessa fine».

«Piton è perfettamente consapevole-».

«Pensa a Sirius, allora» ringhiò la minore fra le tre sorelle Black. «Conoscevi nostro cugino e lo conosceva anche Silente. Sapevamo tutti che non avrebbe mai tradito i Potter, Silente in primis. Non so perché non sia intervenuto o perché non abbia cercato le prove per dimostrare la sua innocenza, ma non venire a dirmi che non ti sia mai sembrato bizzarro il fatto che il Preside non abbia mai sollevato un polverone per tentare di liberarlo e mandarlo a stare con il giovane Potter. A meno che non avesse avuto un motivo più che valido per tenerlo fuori dai piedi in tutti questi anni6».

Fu come assistere ad una metamorfosi. Lo sguardo di Andromeda, fino a quel momento caldo di certezze e fiducia, si trasformò in qualcosa di più freddo, di calcolatore. Nonostante avesse sposato un Tonks, sua sorella era e sarebbe sempre rimasta una Black. Ed il motto non ufficiale dei Black le era stato ripetuto fin dalla tenera infanzia.

Chiunque può essere un nemico, con le giuste motivazioni.

«Non farebbe del male al ragazzo e l’Ordine non permetterà mai che venga usato» provò comunque a farla ragionare. Si piegò leggermente in avanti, toccando la leggerissima cicatrice che le segnava la base del collo. Narcissa ne aveva una molto simile, sul polso. «Se non ti fidi di lui, almeno fidati di noi. Di me e Ted. Non abbiamo dimenticato ciò che hai fatto per noi, venticinque anni fa».

Flash di una notte piovosa e di urla le occuparono la memoria. Distrarre la famiglia, così che Meda ed il suo Sanguesporco potessero scappare7.

A buon rendere, Narcissa.

«Proprio perché mi fido di voi ti sto chiedendo aiuto, Andromeda» le fece notare, sospirando e cercando di allentare la tensione che sentiva alle spalle. «Ma tu non fai parte attivamente dell’Ordine e lo stesso potremmo dire di Edward. Non conosco tutti gli altri e non posso illudermi che in buona parte non sarebbero più che pronti a vendere mio figlio. Ho bisogno di una garanzia ed è per trovarla che ti sto contattando».

«Cosa vuoi che faccia, se non parlare con il Preside?».

Con un leggero movimento della bacchetta, un foglio di pergamena levitò davanti allo specchio, in bella mostra per la donna dall’altra parte. Si trattava di un indirizzo, a Parigi, e di un destinatario che Andromeda credeva fosse morto più di vent’anni prima. «Ti detterò una lettera che dovrai spedirgli. Io non posso far partire alcun gufo, il Manor è controllato sia dagli Auror che dai Mangiamorte. Loro aiuteranno Draco».

«Cissy…».

«Non sono una sciocca, Meda. Anni fa, Lucius si è assicurato la loro fedeltà, non ci tradiranno» la rassicurò, con un leggero sorriso. «I Malfoy sono… particolari. Non ti sei mai chiesta come mai non abbiano mai diseredato nessuno?8» le domandò, retorica. «Lui è stato considerato morto, per evitare che venissero a prenderlo. Il motto dei Malfoy è Sanguis vincit omnia, niente li spingerebbe a far male al sangue del loro sangue. Preferirebbero fingere che uno di loro sia morto da traditore, pur di tenerlo al sicuro» spiegò, indicando con un cenno il foglio di pergamena. «Si assicureranno che Draco sia al sicuro per tutta l’estate e che arrivi a scuola sano e salvo. Poi, chiederò loro di unirsi all’Ordine, così che qualcuno possa fare i nostri interessi, dall’interno».

«Non credo che-».

«Dovrai scrivere anche a Silente, Meda. Gli spiegherai con le mie parole tutta la situazione» la rassicuro. «Non ho detto che sia cattivo o che non voglia il bene comune. Sono sicura che, con i dovuti freni, sia la persona più indicata a mettere in salvo mio figlio» mormorò, poggiandosi allo schienale della sua sedia. «Oltretutto, dubito che voglia rigettare l’aiuto dei Malfoy contro Tu-Sai-Chi».

«Potrebbe giustamente considerarli un po’ di parte, Cissy. Tu ammetteresti delle possibili spie Malfoy nei ranghi dell’Ordine?».

«Oh, lo farei se fossero lui ed i suoi figli» le rispose, lasciando che il sorriso si allargasse. «Il Signore Oscuro ha massacrato sua moglie ed il suo primogenito. Lo abbiamo dovuto nascondere in Francia perché aveva tentato di ucciderlo… e c’era quasi riuscito».

 

***

 

Draco era rimasto seduto ed in silenzio per tutto il tempo in cui sua madre aveva parlato, ascoltando quel piano ridicolo con il quale lui avrebbe dovuto salvarsi la vita ma che, senza ombra di dubbio, avrebbe portato alla morte sua, di sua madre e con quasi assoluta certezza di suo padre, non appena fosse evaso da Azkaban.

«Madre?».

«Non guardarmi come se fossi impazzita, Draco Malfoy» lo rimbrottò lei, continuando a dare indicazioni agli elfi affinché continuassero a preparare le sue valigie. «Credi di poter sopravvivere al prossimo anno, se il Signore Oscuro deciderà di reclutarti?» gli domandò, guardandolo con una rabbia che mai Draco aveva visto rivolta a lui. Non da sua madre, quantomeno.

«Lui… zia Bellatrix ha detto che mi ha scelto per una missione importante» mormorò il ragazzo, tirandosi le parole dalle labbra come se ogni sillaba fosse stata ricoperta di veleno. Non si azzardò ad alzare lo sguardo su sua madre, consapevole che sarebbe bastata un’occhiata per svelare tutto il terrore che sentiva crescergli nello stomaco. «Madre, non posso andare via. Se lui mi ha scelto, forse ha uno scopo per me. Potrei aiutare mio padre, potrei aiutare te… dopo l’arresto non ci considera più come prima, forse così… se io non fallissi…».

«Tu fallirai, Draco» lo riprese Narcissa, avvicinandosi per mettergli una mano sulla spalla. «Non guardarmi così, non lo sto dicendo perché non credo in te o perché ti reputo uno stupido. Te lo sto dicendo proprio perché sono convinta che tu sia più che intelligente e che tu sappia distinguere la realtà dalle illusioni. Lui vuole che tu fallisca, così da poterti uccidere e vendicarsi su di noi. È pronto a sacrificarci tutti, perché noi siamo nulla per lui».

Draco restò in silenzio per un lungo momento, gli occhi ancora fissi sul pavimento. «Zia Bella… lei ha detto che se anche dovessi morire, sarebbe per una ottima causa. Per il nuovo mondo…».

Narcissa scosse il capo. «Credi davvero che un mondo sotto il Signore Oscuro potrebbe essere mai un bel posto? Credi davvero che la nostra posizione potrebbe migliorare?» gli chiese, la voce ridotta ad un sussurro. «A cosa potrebbe valermi un mondo in cui sarò trattata da regina, se tu non ci sarai più? Se tuo padre non sarà mai davvero libero? Tutto quello che lui ci sta promettendo, tutto ciò che desidera… sono tutte follie. Un mondo su misura per lui in cui noi non saremo altro che schiavi».

«Ma noi siamo purosangue, lui dice che i purosangue…».

Disperata, Narcissa lo strinse a sé. «Sono tutte sciocchezze, amore mio» gli sussurrò, la voce rotta da lacrime che non poteva versare. «Tutto è una sciocchezza, se non potrai avere la tua famiglia con te. Tutto è una sciocchezza, se il prezzo da pagare sarà la tua vita o la vita di chi ami. Niente è più importante. Noi siamo stati fortunati, perché secoli di pregiudizi hanno mantenuto il nostro sangue puro e lui non aveva mai trovato motivi per attaccarci… ma una volta che i Sanguesporco saranno finiti, una volta che i nemici non ci saranno più… lui non si fermerà. Non si fermerà finché tutto ciò che resterà non sarà lui. Ed io non lascerò che ti faccia del male, che ti porti via da me come ha già portato via tuo padre».

«Perché adesso?» chiese il ragazzo alla fine, senza separarsi dall’abbraccio della madre. «Se credi che siano tutte sciocchezze, perché adesso?».

Narcissa sospirò, trattenendo un sorriso triste. «Perché fino ad ora non ho mai rischiato di perdervi» mormorò, accarezzandogli i capelli. «Abbiamo sempre saputo che tutto questo fosse una follia, tesoro. Ma era una follia che ci rendeva forti, che ci rendeva superiori. Anni fa, pensavamo di essere sfuggiti alla caduta del Signore Oscuro e abbiamo semplicemente continuato a crogiolarci nel nostro potere. Quando lui è tornato… tutto è degenerato. Un tempo era tutto più facile, ma adesso… è più pazzo, non ha alcun limite. Un tempo aveva paura di morire, adesso è convinto di essere immortale» spiegò, allontanandosi abbastanza da costringerlo a guardarla in viso. «Non so come spiegarlo, Draco, ma nessuno dovrebbe avere quella convinzione».

Draco si accigliò. Non conosceva i dettagli del ritorno di Lord Voldemort, ma che sua madre arrivasse a formulare quel tipo di ipotesi era… avventato. «Madre?».

«Non permetterò che muoia anche tu, tesoro» lo interruppe lei, stringendolo di nuovo, più forte di prima. «Non perché lui possa diventare più forte a nostre spese. Nessuno toccherà la mia famiglia, non più» sbottò, la rabbia che le incrinava la voce. Gli mise una lettera sigillata in mano. «Questa aprila solo una volta che sarai al sicuro, d’accordo? Leggila quando sarai con loro, hanno diritto di sapere» mormorò, la voce decisamente più controllata ma con un filo di rabbia ancora percepibile.

«Madre» la interruppe allora Draco, con più forza. «Se io andrò via, loro se la prenderanno con te. Ti faranno del male» le fece notare. «Lui saprà che mi hai fatto scappare, a scuola…».

«Io starò bene, amore mio» lo rassicurò, accarezzandogli i capelli. «Sarà difficile, non ti mentirò, non più. Dovrai capire chi è davvero tuo amico ed agire di conseguenza. Devi sopravvivere, niente è più importante. Lascia che loro si illudano, che vengano usati come vittime sacrificali. Tu sarai al sicuro, niente è più importante. Solo la sopravvivenza».

«Mamma, tu-».

«Io starò bene, se tu starai bene» gli disse, la voce pacata. Gli forzò la lettera in mano e fece un passo indietro. «Gli elfi hanno preparato i tuoi bagagli ed hanno messo tutto nello zainetto» spiegò, indicando la sacca apparentemente poco pesante che era stata posata sul suo letto. Un incantesimo di estensione irriconoscibile, Draco lo aveva visto all’opera pochissime volte in tutta la sua vita. «Hai tutto ciò che potrebbe servirti. Ricordi il piano?».

Con aria sconfitta e parecchio ansiosa, Draco annuì. «Devo prendere la passaporta, una volta a King’s Cross dovrò prenderne un’altra che mi porterà a casa dei tuoi contatti» mormorò, accigliandosi. «Da chi sto andando? Non puoi venire con me?».

Narcissa scosse il capo. «Loro ti spiegheranno tutto, io non… non posso dirtelo e non posso seguirti. Così potrò fingere di non sapere nulla della tua fuga, se venissi con te… tuo padre non avrebbe speranze» spiegò, senza approfondire. «Ricordi che oggetti dovrai usare?».

Ancora una volta, Draco annuì. «Qui sarà una vecchia scarpa. Nella stazione, sarà una lattina di… uhm…?».

La donna sorrise leggermente, dandogli un buffetto sulla guancia. «Coca cola, tesoro. Ci sarà scritto il nome e la lattina è rossa. Sarà vicino alla cabina telefonica nella rientranza sulla sinistra rispetto a dove apparirai tu» rispiegò, lentamente. «Andrà tutto bene, tesoro. Presto Silente e l’Ordine della Fenice faranno il loro dannatissimo lavoro e tu tornerai a casa, sano e salvo».

«Con te?».

«Sì, con me» lo rassicurò, avvicinandosi per dargli un piccolo bacio sula guancia. «Leggi la lettera quando sarai al sicuro e ricordati perché ti sto mandando via». In un angolo poco lontano da loro, la vecchia scarpa di Lucius iniziò a brillare. «Va’ adesso. Vai, amore mio, e ricorda sempre il motto della nostra famiglia».

Draco la guardò, sentendo il cuore stretto in una morsa. Si sentiva confuso, spaventato e terribilmente ansioso. Era come se tutto il suo corpo si stesse rifiutando di collaborare, di provare alcun tipo di emozione. Sua madre – la stessa donna che per anni l’aveva messo davanti alla verità per cui i Sanguesporco fossero inferiori agli animali ed i Babbani fossero anche peggiori – aveva rinnegato la missione del Signore Oscuro, definendola una follia. Sua madre, che era sempre stata fiera del suo pedigree, stava rinnegando tutto per farlo scappare via. Lo stava facendo scappare perché lui, Draco Malfoy, era in pericolo di vita. Pur essendo un purosangue.

Anche Cedric era un purosangue, eppure Cedric era morto.

Anche Sirius Black era un purosangue. Uno dei più puri ed anche parte della famiglia. Eppure Bellatrix l’aveva ucciso.

«Draco. Il motto?».

«Sanguis vincit omnia».

«Sanguis vincit omnia» confermò Narcissa, spingendolo verso la passaporta. «La famiglia è più importante di tutto. La famiglia, Draco, non il sangue. Famiglia non è solo sangue, non dimenticarlo mai, così, forse, diventerai migliore di noi» lo ammonì, baciando leggermente la mano che ancora teneva fra le sue ed afferrando, con l’altra, la sua sacca, che gli passò. «Ti voglio bene, tesoro».

Poi, come se qualcosa l’avesse risucchiato via, tutto divenne buio.

 

***

 

Parigi, giugno 1996.

 

L’uomo strinse fra le mani la lettera che gli era stata recapitata, stentando a tenerla abbastanza ferma da poter leggere.

Alla fine, era giunto il momento.

Alla fine, anche Lucius aveva compreso ed aveva deciso di salvare almeno suo figlio da quella follia.

Aloisius Malfoy era un uomo stanco e molto malato, eppure il suo cuore sembrò ricominciare improvvisamente a battere come un forsennato, come se avesse avuto nuovamente vent’anni. Perché se finalmente la sua famiglia aveva capito, allora lui non avrebbe più dovuto nascondersi. Non avrebbe più dovuto temere di morire senza esser riuscito a riappacificarsi con la sua coscienza.

La sua famiglia stava tornando unita.

Lui non era riuscito a vendicare la sua Jacqueline ed il piccolo Abraxas, ma i suoi figli ce l’avrebbero fatta, con l’aiuto del giovane Draco.

«Papa? Papa comment te sens-tu?9» gli chiese sua figlia, arrivando quasi di corsa nella sua stanza per controllare che stesse bene. «Cos’è successo?».

Senza dire nulla, Aloisius le passò la lettera. «Chiama tuo fratello, ma Crevette10» le disse, con un piccolo sorriso. «È giunto il momento di riprendere il nostro posto al mondo e comportarci da Malfoy» le disse, accarezzandole la mano con cui lei ancora gli teneva il polso. «La famiglia ha bisogno d’aiuto».

Seppur confusa, la giovane donna prese la lettera e vi diede uno sguardo veloce. «Draco? L’Ordine della Fenice?» chiese, basita, forse domandandosi se suo padre fosse finalmente impazzito. Dalle sue spalle giunse anche il fratello maggiore, che, curioso, lesse da sopra la spalla della sorella. «Es-tu sûr papa?11» insistette lei, con le pallide sopracciglia inarcate.

Aloisius annuì. «La famiglia ha bisogno d’aiuto» ripeté, come se fosse stato sufficiente.

E forse lo fu, perché il figlio maggiore annuì, una mano sulla spalla della sorella. «Sanguis vincit omnia» mormorò.

Arresa ad una minoranza, anche lei annuì. «Sanguis vincit omnia».

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Per citare ciò che io stessa ho scritto nel lontano dicembre 2015: Questa è una storia di supporto a Draco Malfoy. Fai un’opera buona ed adotta anche tu un povero Serpeverde Incompreso.

 

 

Ebbene, sono tornata. Ho passato quasi un anno di “stallo”, illudendomi di dover scrivere la tesi e di non aver tempo per le fan fiction. Com’è finita? La tesi è ancora a metà strada e non ho neppure scritto nulla per efp. Ed ora ho intenzione di fare entrambe le cose contemporaneamente.

Però, ehi, ho finito tutti gli esami universitari ¯_()_/¯

 

Non ho in programma di scrivere qualcosa di eccessivamente lungo o complicato (Pff, sicuramente mi verranno minimo trenta capitoli), mi auguro soltanto di riuscire a scrivere qualcosa di leggermente nuovo rispetto alla massa di Dramione trite e ritrite, soprattutto perché la mia storia non si incentrerà soltanto su loro due.

Spero davvero di ritrovare tutte le incredibili persone che mi hanno seguita nelle mie prime due avventure!  

 

 

Contesto storico: ci troviamo ai primi di giugno 1996, dopo l’arresto di Lucius, Draco non è tornato a scuola per finire le ultime due settimane.

 

 

Punti importanti:

 

» * – Il sangue vince su tutto. “Sangue”, come Narcissa ha specificato, non va inteso alla “razzista”, nonostante negli anni si sia affermata la convinzione che dovesse essere interpretato in quel modo. Sanguis è la famiglia, il legame familiare.

 

» 1 – Eheh, Narcissa Malfoy è molto di più di quanto non sembri. I Black non sono certo i primi maghetti dal sangue diluito che passano per la strada, eh! Diciamo che c’è la possibilità, in zone remote del patrimonio genetico, di trovare un filino di sangue veggente. Un filino, proprio. Quel minimo sufficiente a far piombare qui e lì qualche sogno premonitore ed a svilupparle poco poco il sesto senso. Capirete nel prossimo capitolo perché questo suo talento sarà contemporaneamente utile ed inutile 😉

 

» 2 – Il “ragazzo” è Cedric. Diciamo pure che più di un purosangue non si era aspettato che un giovanotto di buona discendenza facesse quella fine. O, comunque, non avevano realizzato che Voldemort fosse davvero pronto a far fuori ragazzini senza pensarci due volte. La guerra è brutta quando tocca gli innocenti, eh, Malfoys?

 

» 3 – Diciamo che i Malfoys hanno avuto una piccola epifania nel momento stesso in cui baby Draco ha aperto gli occhi. Quando hai qualcosa di così dolce e fragile fra le braccia, il pensiero che un pazzo possa sacrificarlo per ottenere più potere non ti sembra poi tanto allettante. Soprattutto se il “qualcosa” di dolce e fragile è un bimbo molto desiderato e frutto di un grande amore. Perché Narcissa e Lucius si amano e io non ammetto obiezioni.

 

» 4 – Esattamente lo stesso specchio che Sirius ha dato ad Harry al quinto anno. Il bisnonno di Sirius era uno strampalato purosangue con la passione per gli specchi. Ne ha creati per tutti i nipoti, ma, mentre Andromeda e Narcissa hanno tenuto i loro per lo scopo per cui erano stati creati (tenere i fratelli in contatto), Bellatrix ha distrutto il suo e Sirius ha rubato quello di Regulus per darlo a James, perché Regulus non sembrava interessato ad usarlo.

 

» 5- Potrei non trattare troppo male Ronald, in questa fanfiction. Ma Silente di certo non verrà risparmiato. In questo caso, Narcissa ha dimostrato un acume ben superiore alla media, perché Narcissa non è scema. Piton è stato sfruttato da Silente. Silente ha fatto leva sulla sua debolezza e l’ha usato per i suoi comodi. E Narcissa lo sa. Come ha fatto a capire il doppio gioco, se anche Voldemort non se ne è reso conto? Partiamo dal settimo libro, la famosa scena del “Potter è crepato, non c’è bisogno di controllare se respira!”. L’unica spiegazione di questa presa per i fondelli è che Voldemort abbia:

1)      Dimostrato eccessiva sicurezza di sé e della morte di Potter. Dalle mie parti si dice “è la convinzione a fregarti” e credo che possa applicarsi a Voldemort sia in questo caso che riguardo Piton. Perché Voldemort si fidava di lui? Certo, Piton era un ottimo occlumante ed io sono piuttosto certa che lo fosse abbastanza da nascondere le varie sottotrame ordite da Silente. Ma Voldemort non sospettava, perché era sicuro di averne vinto la fiducia. Ha dei dubbi, ovviamente, ma non dei veri dubbi. Quantomeno, non dopo la morte di Silente.

2)    Narcissa è una Occlumante/Legilimens fenomenale. In un momento come quello, io non posso credere che Voldemort non abbia cercato tutte le certezze possibili sulla morte del nemico. Una persona qualunque avrebbe pensato “POTTER VIVE MA DRACO PURE” così forte da attirare comunque l’attenzione. Ma lei no, lei è stata fredda, non ha dato modo a Voldemort di sospettare che stesse mentendo. Se verso Piton ci sono stati dubbi, verso Narcissa non ce n’è stato nessuno. Narcissa era una strega eccezionale che si è volontariamente relegata nell’ombra per amore. E per evitare di essere vincolata con un marchio, come invece hanno fatto marito e sorella. Narcissa era più intelligente di tutti loro messi insieme. Don’t touch my Narcissa.  

 

» 6 – Altra cosa che Narcissa avrebbe capito. Diciamoci la verità: posso giustificare che Lupin abbia creduto Piton colpevole, per più di dodici anni, solo perché era arrabbiato, ferito e perché Sirius aveva iniziato a sospettare di lui. Ma Silente? Davvero era convinto che Sirius fosse colpevole? Oppure ha ritenuto che con lui ad Azkaban nessuno gli avrebbe impedito di spedire Harry dai Dursley, farlo crescere con infinito bisogno d’affetto, buttarlo in un pericolo dietro l’altro ed usarlo come carne da macello? Harry è cresciuto “non avendo nulla da perdere”, con Sirius alle spalle sarebbe cresciuto ovviamente scapestrato, ma con un filino di amor proprio in più. Nessuno mi caccerà dalla testa (e come alla sottoscritta, neppure a Narcissa ed ora ad Andromeda) che Silente abbia sfruttato la situazione a proprio vantaggio. Silente è, utilizzando “l’allineamento” di D&D, un caotico buono. Ha buone intenzioni, ma non si ferma davanti a quasi nulla per raggiungerle.

 

» 7 – Sempre per la serie: Narcissa è molto più di un bel faccino schizzinoso. Restate collegati per futuri dettagli.

 

» 8 – Ovviamente si tratta di una cosa totalmente fanon. Sono più che convinta che in realtà i Malfoy siano stati libertini quanto i Black rispetto alle diseredazioni. Per questo mio “universo”, tuttavia, sono una famiglia in stile “mafia romanzata dei racconti americani”: la famiglia non si abbandona mai. Neppure davanti alla legge o al Signore Oscuro a cui hai giurato fedeltà.

 

» 9 – francese, tradotto “papà, come stai?”.

 

» 10 – ma crevette significa, letteralmente, gamberetto. Adoro che Aloisius chiami sua figlia (il nome nel prossimo capitolo 😉) in quel modo. E no, non “gamberetto” perché è rossa di capelli.

 

» 11 – francese, “sei sicuro, papà?”

 

 

 

Non vedo l’ora che possiate conoscere i due Malfoy cuginetti ed il Malfoy zio.

 

Dovrei poter aggiornare domenica prossima!

   

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

   
 
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