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Autore: MC_Outlaw    07/10/2018    0 recensioni
Il famoso ricercato internazionale Arsenio Lupin III è di ritorno nella sua città natale, pronto ad entrare in azione per uno dei suoi furti. Ma questa volta, Parigi è protetta da due guardiani, Ladybug e Chat Noir. I due supereroi sapranno fermare il ladro, o sarà lui ad ottenere ciò che desidera?
Come guardie e ladri, ma ad uno step successivo
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Parigi. Una città come un’altra per tanti. La città della Moda per chi ne è appassionato. Città dell’Amore per gli innamorati. Insomma, luogo dalle diverse sfaccettature e famoso per ognuna di esse. Una di queste è che si tratta della città natale del famoso ed elegante ladro gentiluomo Arsenio Lupin I, un uomo divenuto famoso per la sua particolare vita da criminale. Egli infatti non era un comune e volgare ladro, intenzionato a derubare chiunque di ogni loro avere, bensì un individuo intenzionato sì ad appagare la sua fame di denaro, ma solo a discapito di chi di denaro sembrava averne anche troppo. Grazie a questo ed ai suoi furti spettacolari, conditi con giochi di prestigio ed un continuo beffarsi delle forze dell’ordine che cercavano di fermarlo, Arsenio era diventato un idolo delle folle. Gli abitanti della Francia lo ammiravano come se fosse una star del cinema, a discapito di tutto ciò che gli agenti di polizia facessero per screditarlo

E non era finita certo lì. Questo suo modo di vivere, di essere addirittura, non finì con la sua dipartita, ma si tramandò ben oltre nelle sue generazioni, fino a diventare parte integrante della vita di suo nipote, Arsenio Lupin III. Anch’egli, come il nonno, era divenuto un ladro e girava il mondo in cerca di furti che attirassero la sua attenzione, abbastanza difficili da compiere da costringerlo a sfruttare tutte le sue abilità e le sue doti per riuscire a compierli. Ma, ogni tanto, era anche bello tornare alle origini per lo scimmiesco individuo, nella città dove era nato, la stessa Parigi di suo nonno

Era infatti lì che si stava dirigendo, a bordo della sua fidata Alfa Romeo 2300 touring giallo canarino ed in buona compagnia. Assieme a lui c’erano i suoi due inseparabili compagni di viaggio e di malefatte, ossia il mercenario e cecchino Jigen, bello addormentato dopo essersi sgolato un intera bottiglia di liquore, ed il samurai Goemon, pure lui ad occhi chiusi ma per via del suo stato meditativo

 

Quando iniziarono ad essere circondati dai primi edifici, seppero di essere arrivati nella ridente Parigi. E non poco più avanti, dove iniziavano i marciapiedi e la gente passeggiava tranquilla, capì di essere arrivato per un secondo fatto: lui stesso era come suo nonno una celebrità, ed ancora di più all’interno della grande città francese, quindi ci volle ben poco tempo perché i pedoni lo riconobbero. Dapprima qualche bisbiglio insicuro, poi alcuni gemiti di stupore, alla fine non ci furono più dubbi… Lupin III era arrivato a Parigi. Per la strada tutti lo salutavano e lo chiamavano a gran voce, facendolo andare in brodo di giuggiole, il ladro in fondo ci sguazzava nella fama e nelle attenzioni

“Bel modo di passare inosservati...” borbottò Jigen, svegliatosi da poco “Ti ricordo che sei ricercato dalla polizia internazionale. E noi non siamo da meno! Non pensi che dovremmo attirare meno l’attenzione?”

“Via, via...” si limitò a rispondergli Lupin, quasi con tono incurante “Goditi la vita, per una volta che qualcuno non vuole spararci o metterci delle manette ai polsi”

“Non capisco proprio come le persone possano avere tanto a cuore qualcuno come te” commentò Goemon, guardando l’ammasso di gente attorno a loro

Lupin, di tutta risposta, assunse un finto tono offeso “Quando dici così, sembra quasi che io sia l’essere peggiore che esista al mondo”

“Di sicuro non sei neanche un santo” rincarò Jigen

“Siete veramente meschini” rispose lui, fingendo ancora di essere risentito, per poi ridacchiare subito dopo e spiegare loro la situazione “Vedete, questo è merito di mio nonno. Ha sempre vissuto qui a Parigi ed è sempre qui che è diventato famoso per i suoi furti. E con la sua fama, anche la fama di Parigi stessa nel mondo cresceva. Alla fine è diventato un simbolo francese il mio caro nonnino!”

“E tu, che hai preso da lui, non sei da meno immagino” disse a quel punto Jigen capendo l’andazzo

“Diciamo solo che mi vedono come il suo degno erede, in tutto e per tutto”

“Francamente faccio molta fatica a credere che tu abbia voluto venire qui solo per farti acclamare un po” andò avanti Jigen, tirandosi su il cappello per guardarlo almeno con un occhio “Che cosa siamo venuti a fare qui veramente?”

“Primo” spiegò il ladro in tono scherzoso “Non siamo venuti qui a farci acclamare un po, ma un sacco!” poi abbassò un po' la voce e mostrò loro una foto, ritraente una donna ad una sfilata “Secondo, questo è il motivo”

Jigen lo fissò storto e mugugnò “Una donna… e che mi dovevo aspettare...”. Era stufo marcio della passione dell’amico per il gentil sesso ed il suo fare da marpione, così come Goemon, che si ritrasse nuovamente in meditazione con fare scocciato. Lupin, un po' adirato per la loro reazione, rispose a tono

“Ma quale donna, zucconi! È per il vestito!”

I due si fecero nuovamente attenti alla fotografia ed analizzarono il vestito. Un capo sicuramente di altissima moda, di un blu che pareva quasi essere stato strappato dal cielo e con rifiniture in quello che sembravano fili dorati

“Spiegati meglio. Di che si tratta?” chiese Jigen, incuriositosi

“Si chiama ‘Nuit étoilée à Paris‘. È stato valuta come il vestito da sera più alla moda, raro e costoso al mondo. Quello è l’unico esemplare esistente ed è conservato nella villa del suo ideatore, lo stilista Gabriel Agreste” passò quindi a mostrar loro una foto del seriosissimo uomo, seguito da una foto di casa sua “Sembra che casa sua abbia uno dei sistemi difensivi più impenetrabili esistenti. E questo da ancora prima che realizzasse l’abito! Nessuno che non abbia il suo permesso di entrare c’è mai riuscito, non hanno mai superato il cancello d’ingresso o il giardino interno”

Jigen rimase sorpreso dal modo dell’amico di descrivere il luogo “Praticamente una fortezza, altro che villa! Tu come conti di fare anche solo ad entrare?”

Lui, in risposta, si rimise le foto in tasca e fece spallucce “Ancora non lo so, ma mi farò venire in mente qualcosa!” alzò poi una mano al cielo per salutare la folla che ancora li circondava “Per il momento, godiamoci questa splendida città più che possiamo!”

Data la leggerezza con cui Lupin sembrava prendere quella situazione, Jigen decise di rinunciare fin da subito a cercare di convincerlo che dovesse agire più seriamente e si rimise a sonnecchiare. Goemon non fu da meno, anche se tirò giusto un sospiro disperato per le situazioni in cui si andavano sempre a cacciare. Adesso, al trio serviva solo un rifugio dove studiare il da farsi

 

Una settimana dopo. L’arrivo di Lupin era passato sotto ben più di qualche riflettore, ormai la sua presenza in città era risaputa da tutta Parigi. Un sacco di gente usciva quotidianamente per strada sperando di incontrarlo, stringergli la mano, farsi una foto con lui, qualcuno sperava persino di essere derubato dal ladro gentiluomo per poterlo raccontare agli amici. Questo traffico di informazioni arrivò anche alle scuole ed alla polizia, che da un paio di giorni stava girando nei vari istituti parigini per mettere in guarda dei ragazzi potenzialmente malinformati sulla pericolosità dell’uomo

Nel collegio Dupont, infatti, si stava tenendo una lezione speciale, tenuta sia da Mr Damocles, il preside della scuola, che da un ufficiale di polizia, Roger Raincomprix, padre di una studentessa della classe e grande osservatore della legge. Era infatti da più di un quarto d’ora che il poliziotto era partito con discorsi sulla giustizia, la rettitudine e la legge, cosa che sebbene Sabrina sembrasse apprezzare dato che erano informazioni snocciolate dal padre, al resto della classe ormai stavano solo facendo venire quasi un senso di nausea. A lezione finalmente finita, i ragazzi furono liberi di stiracchiarsi dopo essere stati frastornati dalle parole di Roger

Kim sembrò quasi riprendersi da un coma momentaneo al suono della campanella “Uh? È finita? Possiamo andare?”

“Non stavi seguendo la spiegazione dell’Agente Roger?” gli rispose Max, che era invece già in piedi

“No, e francamente non ne posso neanche più di queste lezioni dalla polizia… senza offesa Sabrina“ disse ad alta voce, pensando che la ragazza potesse averlo sentito “Però ormai ne abbiamo una quasi ogni due settimane. Prima Papillon, adesso Lupin...”

“E vuoi biasimarli?” gli rispose Alya, con il cellulare in mano alla ricerca di notizie sul ladro gentiluomo. Sembrava stranamente euforica “Non esiste persona al mondo che sia mai stata capace di fermare Lupin dal commettere furti. Ovunque vada, prende quello che vuole e se ne va tranquillo come se nulla fosse!”

“Ne parli come se fosse una buona cosa” commentò Marinette a fianco a lei

“Beh, no, ovviamente non lo è!” cercò di dire l’amica per mettere delle pezze, ma il suo lato nerd prese in fretta il sopravvento “Però… ok, non dovrei dirlo, ma sono una sua grande fan! Tutto ciò che fa e come lo fa è semplicemente incredibile!”

“Vero, anche a me piace un sacco!” aggiunse Nino “Non sto dicendo che sia bello rubare, sia chiaro, ma come lo fa lui, il mistero di come agirà, lo spettacolo che tira su per i suoi colpi, è tutto fighissimo!”

“Lo so!” continuò Alya “Ho un sacco di video sul cellulare dei suoi furti e di come li fa apparire al pubblico!”

“Davvero?” chiese Alix alle sue spalle “Fai un po' vedere!”

Mentre alcuni studenti si radunarono attorno a lei per vedere meglio il cellulare della ragazza, altri si mostrarono più diffidenti. Marinette ed Adrien tra tutti, che mostrarono più diffidenza nei confronti del ladro

“Io non penso che meriti tutta questa ammirazione” disse Adrien, venendo ben sentito da tutti “Va bene, i suoi trucchi di magia sono spettacolari e tutto il resto, ma resta sempre un ladro. Dovrebbe essere fermato”

“Già, fermato per un autografo!” esclamò Chloe, facendo ben capire da che lato della classe si trovava con le sue idee

“Davvero? Vorresti il suo autografo?” gli chiese Marinette, stupita dalla reazione della compagna di classe

“Beh, certo! Hai idea di quanto possa essere difficile riuscire a farselo fare da qualcuno come lui? Sarebbe semplicemente fantastico!”

“Io non sono così d’accordo…” gli disse Sabrina, che con tutti quei discorsi non aveva ancora espresso opinioni sulla situazione. Ovviamente, data la posizione del padre, era in opposizione alla fama di Lupin “E tu più di tutti non dovresti essere preoccupata? Mio padre ha detto che tu ed Adrien potreste essere i bersagli principali di un furto da parte sua”

“Dici sul serio?!” esclamò l’amica bionda “Oh, lo spero tanto! Non mi farei certo sfuggire un’occasione simile!”

La sua reazione lasciò senza parole e senza speranze Sabrina. Adrien, al contrario, era effettivamente più preoccupato di lei

“Farà meglio a stare alla larga da casa nostra” commentò lui, quasi fiero “Nessuno ha mai superato il nostro sistema di difesa”

“Beh, lui però ne ha superati tanti di posti impenetrabili” gli disse Alya, ricevendo una coppia di sguardi poco gentili da lui e da Marinette “Ma-ma non vuol dire che questa volta ci riuscirà! Potrebbe capitare anche a lui di fallire! Credo...”

Adrien sospirò nuovamente rassegnato, ma in qualche modo Marinette trovò addirittura la forza mentale di parlargli e di confortarlo “Sono sicura che andrà tutto bene. E poi abbiamo anche Ladybug e Chat Noir, sono sicuro che sarebbero ben felici di intervenire per fermarlo! Non ruberà niente di valore finché ci sono loro due”

Adrien le sorrise, cosa che da sola rese perfetta la sua giornata, per poi spiegargli meglio le sue preoccupazioni “Grazie, Marinette, ma non ho paura che rubi qualcosa di valore… non di costoso almeno. Ho solo paura che possa danneggiare qualcosa che apparteneva a mia madre se riuscisse ad entrare da noi… sono quelle le cose più importanti che io e mio padre possediamo”

Ogni volta che il ragazzo parlava della madre, a Marinette si stringeva il cuore. Aveva un modo di farlo tra il malinconico e l’estasiato, che lei non avrebbe mai potuto capire fino in fondo ma che non poteva fare a meno di empatizzare. Gli mise una mano sulla spalla e tanto bastò a fare sentire Adrien capito e supportato. Dopo di che, le ritirò entrambe dietro alla schiena, imbarazzata per l’ennesima volta

 

Lupin, invece, dopo aver passato una settimana di tempo a rimuginare sul piano d’azione, stava finalmente per arrivare a qualcosa. Gli era costato parecchio, ma aveva trovato finalmente un dispositivo che lo avrebbe aiutato almeno a farsi un’idea su come agire. Si trattava di un minuscolo ragno-bot, talmente piccolo da poter essere scambiato per una formica e dotato di uno scanner che gli avrebbe rivelato almeno la conformazione interna di casa Agreste. Il trio era fisso sul computer, con dei continui gruppi alla gola per scoprire in cosa consisteva questo incredibile sistema di difesa tanto discusso

E fu presto detto. Non sembrava essere né una villa, né una fortezza, piuttosto una base aliena. Dentro casa, nella zona abitata, erano installate torrette laser ad ogni angolo pronte a far fuoco sul primo sconosciuto che avesse messo piede lì dentro. Nelle zone meno trafficate invece erano presenti armi ben più grosse, delle mitragliatrici a ricerca di calore ed a prima vista indistruttibili. E più andavano vicini a dove si sarebbe dovuto trovare il vestito, più la situazione peggiorava. Infrarossi talmente fitti da far impallidire il più agile dei ladri, botole totalmente impossibili da evitare, controlli remoti su ogni singolo ingresso e tutti su computer diversi per non poter essere hackerati contemporaneamente… un vero disastro

“Ma chi gliele ha create tutte queste difese?!” esclamò Jigen, mentre continuavano ad osservare la situazione. Anche Lupin non rimase impassibile di fronte ad un bastione simile, ma ciò che in qualche modo lo incuriosiva non erano le difese, ma due stanze che erano messe in posizioni particolarmente bizzarre e molto difficili da raggiungere, una sul tetto che pareva quasi una sorta di osservatorio ed una nei sotterranei della villa che dava l’idea di essere una serra, date le forme di piante rilevate dallo scanner. Non disse nulla per non sembrare fuori luogo e perché non sapeva di che cosa si trattasse, in ogni caso gli sarebbero dovute interessare, lui voleva solo mettere a punto un’idea su come procedere per arrivare nella stanza cassaforte degli Agreste

“Chi o cosa non è importante… il vero problema è che siamo nei guai” disse lui, stravaccandosi sulla sedia per rilassarsi dal pensare “Alcune di queste trappole non dovremmo avere problemi ad evitarle o sabotarle, ma altre sono semplicemente crudeli per noi poveri ladri!”

Si alzò ed andò dritto verso la finestra, sbadigliando “Sapete, qui mi sto addormentando, credo che farò un giro in città per rilassarmi e schiarirmi le idee”

“Ma sei impazzito?” domandò Goemon, che non vedeva di buon occhio quell’idea “Appena uscirai di qui ti ritroverai sommerso dai parigini”

Lupin, di tutta risposta, si voltò e mostro loro un viso completamente diverso. Indossava una maschera in volto, talmente ben fatta da rendere impossibile riconoscerlo, se non per via degli occhi vispi e furbi “Così credete che vada bene?”

“Si, certo… “gli rispose il pistolero poco convinto, ma consapevole che non gli avrebbe fatto cambiare idea “Va beh, senti, stai solo attento a non fare sciocchezze come tuo solito”

“Ci proverò!” terminò lui, ridacchiando e fiondandosi fuori dalla porta prima di sentire altre lamentele

 

L’aria di Parigi era sempre un toccasana per il ladro gentiluomo, soprattutto quando era libero di girovagare ogni tanto nella più totale tranquillità. Ma nella sua testa c’era ben altro che frullava, non era uscito semplicemente a fare quattro passi, sapeva bene che quel pomeriggio ci sarebbe stata una conferenza da parte del sindaco di Parigi e voleva assistere. Dati i recenti eventi immaginava avrebbero parlato di lui, perciò voleva ben sapere che cosa si sarebbe detto

Il pubblico era già radunato davanti all’Hotel Le Grand Paris, il più prestigioso della città, nonché di proprietà del sindaco stesso. Lo stesso si trovava sul palchetto appena allestito, di fianco all’Agente Roger ed a Nathalie, la segretaria di Gabriel, con in mano un tablet sintonizzato proprio su una videoconferenza con lui, ed iniziò subito a prendere la parola

“Miei cari concittadini, non credo serva dirvi in che situazione si trova Parigi in questi giorni. Saprete ormai tutti che il noto criminale internazionale Arsenio Lupin III è stato visto nella nostra città poco meno di una settimana fa. Io e la polizia sospettiamo che stia pianificando un immorale furto ai danni di miei o del signor Agreste qui presente, per tanto ci organizzeremo in modo da prevenire qualunque azione criminale nei nostri confronti. Per coordinare questo piano, il nostro caro Ufficiale Roger verrà affiancato da un agente inviato direttamente dall’Interpol. Vi presento con molto piacere l’Ispettore Zenigata”

In seguito agli applausi della folla ed alla rassegnazione da parte di Lupin di non riuscire a scollarsi quell’uomo di dosso, l’ispettore prese la parola

“Grazie, signor Sindaco. Signori del pubblico, so perfettamente che qui da voi la figura di Lupin è vista come una leggenda, una star, un mito, ma vi posso assicurare che dietro a quello si nasconde la feccia della feccia dell’umanità, un uomo che si fa semplicemente beffe della legge e dell’ordine! Vi do la mia parola qui ed ora che riuscirò finalmente ad arrestare Lupin e gli impedirò di attuare qualsiasi furto abbia in mente!”

“Non me ne farei beffe se non fosse così facile...” sogghignò Lupin a bassa voce

“Ma, detto ciò, preferirei continuare la discussione tra me, il Sindaco ed il signor Agreste in privato. Nonostante il suo tenore di vita criminale, Lupin è estremamente intelligente e scaltro, potrebbe anche essere in mezzo a voi in questo momento e noi non potremmo neanche saperlo. Non voglio rischiare di fargli scoprire i miei piani, quindi, se non vi dispiace, togliamo il disturbo!”

Senza tanti giri di parole, Zenigata spinse dentro all’Hotel sia Nathalie che Andrè, lasciando Roger quasi impietrito da una tale sfacciataggine ma lasciandogli il compito di chiudere le porte dietro di loro. Lupin non poté non ammettere dentro se stesso di esserci rimasto male per la saggia decisione dell’Ispettore

“Che cavolo, il Paparino sta diventando sempre più picchiatello, andrà a finire che dovrò sforzarmi pure con i travestimenti, ma guarda un po' te...”

Mentre parlottava tra se e se si allontanò dalla folla, non prima di aver ascoltato qualcosa di utile da alcune persone lì dentro

“Tu credi che riuscirà a rubare qualcosa al sindaco o ad Agreste?”

“Nah, ma figurati, è bravo ma non può nulla contro Ladybug e Chat Noir. Loro sono veramente super!”

Il piccolo dialogo gli rinfrescò la memoria. Sapeva che nell’ultimo periodo Parigi era stata l’epicentro di un sacco di disastri, tutti riconducibili alla magia e tutti che vedevano coinvolti i due nomi appena citati dai ragazzi, ma era stato talmente impegnato con il piano per entrare a Villa Agreste da essersi dimenticato di reperire informazioni più dettagliate sul loro conto. Era il caso di fare qualche ricerca online

 

All’interno del Le Grand Paris, il Sindaco era ancora un po' alterato per il modo di fare brusco dell’ispettore

“Signor Zenigata, la pregherei di avvertirci la prossima volta che vuole che facciamo qualcosa, sarebbe più decoroso”

“Mille scuse, ma ho davvero avuto la sensazione che lì in mezzo ci fosse Lupin ed ho imparato a fidarmi di queste intuizioni. Non possiamo lasciare trasparire nulla!”

“Capisco” proseguì il Sindaco “Beh, almeno così facendo non ci ha permesso di mostrare il nostro asso nella manica”

“Asso nella manica?” domandò Zenigata, senza capire di cosa parlassero. Solo dopo notò altre due persone all’interno della hall, saltando subito sull’attenti con la pistola e le manette in mano

“Altolà! Chi siete, fatevi riconoscere!” esclamò, facendo roteare le manette e puntando l’arma

“Si rilassi! Non c’è pericolo!” disse a quel punto Roger, mettendosi davanti a lui e facendogli abbassare entrambe le armi “Loro sono dei nostri. Le presento Ladybug e Chat Noir, i due Supereroi di Parigi!”

La coppia appena citata avanzò di qualche passo e si avvicinò all’ispettore, che li fissò storto “Supereroi, ha detto? Ma che diavolo di costumi sarebbero?”

“Non ha mai sentito parlare di loro?” domandò Andrè

“Credo di si, ma pensavo fosse qualche mitomane che spacciava le sue imprese come atti eroici”

“Le posso assicurare che si sbaglia” continuò il sindaco “Ormai non so neanche più da quanto tempo Ladybug e Chat Noir difendono Parigi da Papillon e da tutti gli altri pericoli”

 

Zenigata sembrò sorvolare su Papillon, che a quel punto aveva ricordato chi fosse, e si rivolse ai due “Quindi vi credete in grado di aiutarci contro Lupin? Eppure mi sembrate solo due ragazzini”

“Possiamo aiutarla eccome, Ispettore Zenigata” rispose Chat Noir, per poi scherzare un po' con lui “O forse dovrei chiamarla Zazà come fa Lupin?”

Sentire quel nomignolo a volte dava sui nervi a Zenigata, ma si trattenne dall’agire in qualsiasi modo solo grazie all’intervento di Ladybug, che tirò una leggera gomitata al fianco del compagno per farlo stare buono

“Lo perdoni, fa sempre così ed ormai non lo possiamo più cambiare… è scaduta la garanzia. Ma si fidi, se ci sarà da agire, noi due saremo pronti ad aiutarvi in ogni modo possibile”

“Effettivamente” continuò lui “Tu mi sembri più matura del tuo amico qui… e va bene, allora. Cercate solo di non esserci di intralcio. Adesso, dovremmo dare un’occhiata sia a questo Hotel che a casa sua più tardi, signor Agreste

“In verità” prese la parola Gabriel “Non desidero che nessuno entri dentro casa mia, sempre che non sia assolutamente necessario. Vale per Lupin così come per lei, Ispettore. Non è che non mi fido, ma detesto che la mia proprietà privata venga violata senza consenso. Potrà fare un sopralluogo del lato esterno se lo desidera, ma niente contatti con l’interno”

“Come sarebbe a dire?!”sbraitò in risposta “E se Lupin entrasse in casa sua noi cosa dovremmo fare?!”

“Confido nel fatto che riusciate a fermarlo prima che ci riesca, se è davvero l’agente dell’Interpol tanto capace che dice di essere. Nel caso fallisca, accetterò solo l’ingresso di poche e specifiche persone che vi farò avere più tardi”

“Zenigata, la prego, non insista” bisbigliò il Sindaco, prima che a Zenigata partissero i nervi “Il signor Agreste tiene molto alla tranquillità della sua Villa. Neanche io ci ho mai messo piede”

Chat Noir, vedendo il padre reagire così, fu al contempo sollevato e preoccupato. Come sospettava non avrebbe mai voluto che qualcuno entrasse in casa loro rischiando di rovinare ciò che apparteneva a sua moglie Emilie, ma allo stesso tempo avrebbe preferito che qualcuno desse comunque un’occhiata all’interno di casa, per evitare possibili falle non considerate nella loro difesa. Dovette quindi prendere lui la parola

“Signor Agreste, capisco che voglia preservare casa sua, ma spero capisca che se ci permette di entrare sarebbe più facile organizzare un piano nel caso in cui Lupin riesca a passare. Magari anche solo nei luoghi a cui può accedere, nulla di più. Le promettiamo che la sua privacy resterà intatta”

Gabriel sembrò pensarci un po' su ed infine decretò “Va bene, allora. Ma accetterò soltanto che entriate tu, Ladybug e l’Ispettore Zenigata. Non voglio sentire la folla che mette in disordine dappertutto”

In realtà, oltre ai ricordi della moglie a cui teneva particolarmente, all’uomo premeva molto che nessuno scoprisse i passaggi segreti dentro la casa. Se le persone erano poche, tuttavia, era possibile tenerle d’occhio per evitare che toccassero troppo in giro

“Noi tre basteremo” rispose Chat, felice di averlo convinto. Meno felice era Zenigata, che avrebbe preferito organizzarsi meglio, ma se quell’uomo era testardo come gli avevano detto non poteva insistere più di così nell’invadere la sua privacy

 

Le visite durarono tutto il pomeriggio. L’hotel purtroppo aveva ben pochi modi di essere protetto da un effrazione, Lupin avrebbe potuto utilizzare qualunque piano come trampolino di entrata e di uscita, o più semplicemente spacciarsi per ospite e lavorare indisturbato dall’interno. Zenigata preferì quindi adottare misure di difesa interne, schierando agenti ad ogni piano in cui ci potesse essere qualcosa che il ladro avrebbe potuto voler rubare. La maggior parte delle forze, in ogni caso, era concentrata al penultimo piano dell’edificio, appena sotto al tetto. Il motivo era semplicemente la presenza della stanza di Chloe, che alla fine possedeva la maggior parte delle cose che il ladro avrebbe potuto prendere

Villa Agreste invece fu molto più semplice del previsto. A primo impatto, Zenigata aveva considerato Adrien Agreste un incosciente che non capiva la pericolosità di Lupin, ma appena entrato in casa sua e viste le miriadi mezzi di sicurezza, capì il motivo della testardaggine dell’uomo, anche se restava sempre poco convinto quando si trattava della sua nemesi. In ogni caso, gli bastò schierare degli agenti all’esterno di casa sua di pattuglia, sia all’ingresso che nel giardino, in modo che tutte le zone meno difese fossero comunque sorvegliate a vista

Inoltre in quel poco tempo poté saggiare alcune delle abilità dei due supereroi parigini, in particolare l’estrema agilità nel muoversi tra i tetti, che pensò sarebbe potuta risultare molto utile in un ipotetico inseguimento

A sera calata, Ladybug e Chat Noir furono liberi di rientrare ognuno a casa propria e spogliarsi delle vesti da super per entrare in un più comodo pigiama. Ma, nonostante questo, avevano ancora del lavoro da fare prima di mettersi a letto. Nessuno dei due conosceva così bene Lupin da poter dire di poterlo affrontare serenamente, sapevano si della sua esistenza nel mondo ma non potevano certo immaginare che il famoso ladro sarebbe arrivato e che se la sarebbero dovuta vedere proprio con lui. La coppia di super stava per eseguire la medesima ricerca

“Credo che su Lupin ci sarà un sacco da leggere” ipotizzò Marinette, davanti al computer “Forse è meglio sapere qualcosa anche sui suoi complici, Jigen e Goemon… iniziamo da loro”

La sua prima ricerca fu infatti proprio sul cecchino mercenario. Dopo aver letto qualche pagina su di lui, si riassunse tutto ad alta voce

“Jigen Daisuke… sembra un esperto di armi da fuoco di ogni tipo, non importa se di piccolo o di grosso calibro, sa usarle tutte ed ha una mira incredibile. In teoria basta disarmarlo o bloccargli le mani per fermarlo… in pratica mi chiedo se sia una cosa fattibile o no. Non posso essere l’unica ad averci pensato”

A casa Agreste, nel frattempo, Adrien era già passato ad indagare su Goemon

“Goemon Ishikawa, un samurai come non ne esistono praticamente più al mondo, totalmente votato all’arte della spada” disse tra se e se “Non solo, è molto portato per ogni tipo di combattimento corpo a corpo e sembra che la sua spada sia fatta di un materiale indistruttibile e capace di tagliare qualsiasi cosa. Voglio proprio vedere se sarà così...”

“Vediamo invece che si dice su Lupin” disse Marinette, ricevendo in poche pagine centinaia di informazioni diverse e tutte quasi impossibili da credere “Che cavolo, sembrano leggende metropolitane queste, non informazioni!”

Tikki, incuriosita, si mise a leggere assieme a lei “Usa travestimenti così perfetti che a volte fa fatica a riconoscersi da solo… è capace di sparire nel nulla come un ombra alla luce… apre porte di case e casseforti come se avesse una chiave per tutto… siamo sicuri che sia umano?”

“Sono solo dicerie Tikki” la tranquillizzò lei “Probabilmente è molto bravo in tutte queste cose, non lo voglio negare data la sua fama, ma questi siti esagerano un po'”

“E non ci vanno neanche tanto leggeri” disse Adrien, che come Marinette era sulla stessa ricerca “Ruba ai ricchi per dare ai poveri… amato da tutti… no, più nello specifico da tutte...”

“Descritto così sembra Robin Hood” commentò Plagg, per poi riuscire a trovare una similitudine con l’amico umano “Guarda qui! I cani poliziotto sono inutili, lui è sempre il più veloce… salta e sfugge a chiunque come un gatto… sembra mimetizzarsi nella notte e nel buio… mi sembra una tua descrizione!”

“Si, ma con la differenza che io non lo faccio per scopri criminali” rispose l’amico, tirandogli del formaggio per continuare in pace la ricerca, scoprendo però di essere ad un vicolo cieco “Tutte le informazioni da qui in poi però sono simili… veramente non ci sono cose più specifiche o utili su di lui? Bah… dovrò farmi bastare questo allora...”

A ricerca finita, fece per alzarsi ed andare a dormire, ma Plagg lo fermò

“Non fai una ricerca anche su quella donna di cui parlano tutti questi siti, Fujiko Mine?”

Adrien ci rifletté un secondo su “Non hanno mai detto di aver visto anche lei con Lupin qui a Parigi, ma è pur vero che sembra essere una sua complice tanto quanto Jigen e Goemon… mi sa che hai ragione, cercherò qualcosa anche su di lei”

Marinette invece eseguì una ricerca senza consiglio, per saperne di più per conto suo “Non riesco ad inquadrarla per bene… alcuni siti dicono che sia la compagna di Lupin e che spesso collaborano volentieri ai crimini, altri che siano rivali e che si mettono i bastoni tra le ruote di continuo. In ogni caso, non sembra molto d’azione, dicono che è più... un esperta nel sedurre gli uomini...” disse, a bassa voce e quasi imbarazzata

“Se Chat Noir le resiste, siete a posto allora!” esclamò la kwami rossa

“Sono sicura che Chat Noir non si farà mettere nel sacco da una come lei. E se fosse” disse, mostrando i pugni a Tikki con fare deciso “Ci penserò io a farlo rinsanire!”

Marinette ed Adrien non erano però gli unici immersi in una ricerca importante. Lupin, assieme a Jigen e Goemon, stavano racimolando quante più informazioni possibili sul conto di Ladybug e Chat Noir

“Pensavo esagerassi a definirli supereroi, ma guarda qui che roba” commentò Jigen, che come i due complici era sull’unico sito con tutte le informazioni che gli servivano, il Ladyblog. Oltre a descrivere la loro forza e la loro agilità in fin troppi modi diversi, c’erano anche alcuni pezzi di video in cui combattevano contro i supercattivi che attaccavano la città

“Questi mostri sembrano molto forti e loro li combattono come se niente fosse” aggiunse Goemon dopo aver visto una piccola parte del combattimento con Gorizilla

“Sembrano solo dei ragazzini” puntualizzò Lupin, incuriosito più che mai “Ma nonostante ciò sono loro i veri pericoli che dobbiamo tenere in considerazione. Inoltre questi gioielli e questi poteri… sono interessanti a dir poco. Sapete che vi dico?”

“Sai che ti dico Tikki?” disse Marinette, decisa a svolgere il suo compito

“Sai che ti dico Plagg?” disse invece Adrien, che sentiva nell’aria l’odore della sfida

“Credo che presto affronteremo una serata memorabile!” esclamarono i tre all’unisono

Lupin era eccitato, e gli capitava ben poche volte di sentirsi così. Finalmente aveva una vera sfida tra le mani, non si trattava solo di rubare dentro ad un posto quasi inespugnabile, ma anche di sconfiggere Ladybug e Chat Noir mentre lo faceva. E loro due, anche se era semplicemente il loro compito fermarlo, non era da meno. I continui scontri con Papillon e le sue akuma gli aveva messo addosso un istinto battagliero non indifferente che mai avrebbero pensato di avere, misurarsi contro Lupin sarebbe potuta essere una sfida più che degna per loro due, che non vedevano l’ora di affrontare

Il ladro gentiluomo non stava più nella pelle, era finalmente arrivato il momento di agire

 

La mattina seguente, anche se un po' stanchi per la ricerca fino a tarda notte, sia Adrien che Marinette non sembravano dare troppi segni di stanchezza. Marinette infatti si addormentò a malapena per mezz’ora, mentre Adrien riuscì addirittura a tenere sempre gli occhi aperti, pur non riuscendo a seguire una singola parola dell’insegnante. Si ripresero entrambi solo dopo che Miss Bustier diede un annuncio alla classe

“Purtroppo, Mister D'Argencourt si è preso una bella influenza e non sarà presente per un po' per le lezione di educazione fisica. Vi presento Mister Siquè, che lo sostituirà fino a quando non starà meglio”

Dalla porta si fece avanti un uomo piuttosto alto, che però pareva essere pelle e ossa, senza un minimo di allenamento fisico adeguato per potersi considerare un insegnante di educazione fisica. Di sicuro i lineamenti anziani ed il colore bianco dei capelli non aiutavano. Inoltre aveva indosso un camice bianco di laboratorio, il che lasciò perplessi ancora di più gli studenti

“Miei cari ragazzi” disse lui, con una voce stridula che sembrava quasi simulata “Dovete sapere che io considero l’educazione fisica un modo per non lasciare andare il proprio corpo allo scorrere del tempo. La ginnastica è importante, quindi vi voglio tutti quanti in palestra appena sarete pronti per mostrarvi tutto ciò che dovete sapere per restare in forma!”

Nonostante le sue parole, gli studenti si chiesero se effettivamente sarebbe stato in grado di mostrare loro qualcosa

Sospetto che si rivelò fondato. Il gracile ometto tentò di tutto, dalla scalata della corda all’arrampicata allo scatto, ma in tutto ciò che faceva finiva con lo stancarsi prima di subito. Gli studenti dovettero andare più volte ad aiutarlo a rialzarsi, mentre lui faceva finta che andasse tutto bene, sorridendo giovialmente ad ogni soccorso che riceveva. A lezione finita, l’anziano salutò tutti e se ne andò così come era arrivato, lasciando confusi gli studenti che di esercizio fisico non ne avevano praticamente fatto

Mentre si cambiavano, un lampo rivelatore colse i pensieri di Marinette ed Adrien. La stazza era quella giusta, la voce che sembrava simulata, la risata che faceva ogni volta...

Forse… quello era Lupin!? si domandarono entrambi, sconcertati di non esserci arrivati subito

Ed infatti, avevano entrambi ragione. Appena fuori dalla scuola, l’uomo risistemò la sua postura e si tolse il travestimento facciale, rimettendosi poi anche i suoi abiti nascosti sul retro della scuola. Ad aspettarlo c’era Jigen, appoggiato al muro

“Allora? Scoperto qualcosa?” domandò il mercenario sottovoce

“Macché, niente” sospirò Lupin, quasi infastidito per la perdita di tempo “Voi invece?”

“Nulla di fatto” rispose Jigen allo stesso modo “Abbiamo girato tutti i licei ed i collegi possibili, ma nessuna somiglianza”

“Che peccato… pensavo che sarebbe stato facile individuare Ladybug e Chat Noir infiltrandoci come insegnanti!”

“Forse anche i loro costumi sono magici. Insomma, se fosse come dici tu, chiunque avrebbe potuto capire le loro vere identità facendo la stessa cosa”

“Già, mi sa che hai ragione… ma sai, forse è meglio così” andò avanti sogghignando “Non sarebbe più stata divertente come sfida senza loro due!”

“Io invece avrei preferito togliermi dai piedi certe scocciature…” rispose, accendendosi una sigaretta e sorridendo “Beh, pazienza, se si faranno vivi ce ne occuperemo alla vecchia maniera”

I due criminali si allontanarono, ma senza notare la presenza di due paia di occhietti ad osservarli. Sia Plagg da Adrien che Tikki da Marinette erano stati mandati a controllare il falso insegnante, rimanendo basiti nello scoprire il motivo della sua presenza

“Per un pelo non li scoprivano...” mormorò Tikki con le mani alla bocca, pensando che i due avessero scampato il peggio

“Quelli sono pericolosi!” esclamò invece Plagg, irritato di essere stati giocati a quel modo “Vanno fermati a tutti i costi!”

Scambiatisi un cenno, i due ritornarono dai rispettivi wielder per raccontargli tutto quello che avevano scoperto

 

Passato il pomeriggio e quasi al calare della sera, Zenigata era come suo solito agitato. Sospettava che Lupin, dato il modo in cui si era messo in mostra, avrebbe colto l’occasione per stare ancora di più sotto i riflettori in qualche modo, ed aspettava solo quello. Roger, invece, stava seduto e lo osservava, quasi angosciato dall’aria tesa che aleggiava attorno all’Ispettore

“Non farebbe meglio a rilassarsi un po'?” gli disse, sinceramente preoccupato “Le verranno i nervi a fior di pelle”

“Io ci vivo con i nervi a fior di pelle per colpa di Lupin!” esclamò Zenigata, saltando sul posto “Non si può stare un attimo in pace se c’è lui nei dintorni!”

Nel momento in cui finì la frase, una freccia sfondò la finestra alle sue spalle e si conficcò a terra, facendo sobbalzare l’agente Roger dalla paura del momento. L’ispettore invece sorrise, soddisfatto di aver avuto ragione ancora una volta, ed osservò che attorno al dardo era attorcigliata e legata con dell’elastico una lettera. La srotolò e la lesse ad alta voce

“Caro Paparino, spero apprezzerai il mio sistema di posta celere. Sappi che stasera entrerò a Villa Agreste e ruberò il suo capo d’abbigliamento più pregiato, la Nuit étoilée à Paris. Siete tutti invitati a vedermi in azione, i biglietti li offro io!” disse, con tono sempre più irritato immaginando la voce del ladro, oltre che nel vedere la sua faccia disegnata sul foglio intenta a fare una linguaccia. Per il nervoso fece a pezzi il foglio e fece saltare subito tutti sull’attenti “Beh, che state aspettando? Avete sentito cosa dice la lettera?! Voglio tutte le forze di polizia schierate all’esterno di Villa Agreste all’istante!”

“Subito Ispettore Zenigata!” rispose Roger, facendo cenno ai suoi uomini di muoversi verso l’obiettivo. Poi, prima di uscire anche lui, si rivolse all’ispettore “Dovremmo avvertire anche Ladybug e Chat Noir”

“Se sa come fare lo faccia, ma ogni secondo è prezioso e non voglio perdere troppo tempo!”

“Beh, in realtà ho idea di come dirglielo… ma se vedessero che tutta la polizia si sta muovendo, penso verranno da soli...”

“E allora che aspetta?!” aggiunse, ricominciando a spingere “Muoversi, muoversi, muoversi!”

Dall’altro lato della strada, sopra il tetto, Goemon e Lupin osservarono nascosti l’immediato flusso di poliziotti che si era scatenato all’arrivo del suo messaggio

“Non hanno perso tempo” commentò il samurai rinfoderando l’arco

“Neanche noi dovremmo. Forza, andiamo a prendere Jigen e iniziamo”

“Alla fine hai scoperto come fare ad entrare?” gli chiese il compagno, ricevendo prima una risatina nervosa in risposta

“Ho solo qualche idea, non di più!” il suo tono era assolutamente noncurante delle conseguenze “Ma in qualche modo faremo!”

Goemon, ancora una volta rassegnato, prese a saltare da un tetto all’altro seguendo Lupin verso il loro nascondiglio. Pochi minuti data la scorciatoia dall’alto ed arrivarono, con Jigen già pronto ad andare all’assalto con in mano il suo fidato revolver

“Tutto fatto?” domandò lui, finendo di inserire i colpi nel caricatore dell’arma e ricevendo un cenno positivo in risposta. Lui assunse un’espressione corrucciata e indicò alle sue spalle “Bene. Però… c’è un problema. Lei chi l’ha invitata?”

Nella direzione da lui indicata, seduta sul letto, c’era una donna dall’aspetto ammaliante che osservava il trio dietro ad un sorriso felice. Lupin, ovviamente, la riconobbe subito

“Fujiko, mia cara!” esclamò, avvicinandosi a lei con aria beota “Che bella sorpresa vederti qui!”

“Non dovresti sorprenderti così tanto” rispose lei, mostrandogli il cellulare aperto su Youtube “I video di te che arrivi a Parigi sono ovunque. E ti conosco troppo bene, sei qui per rubare qualcosa di molto prezioso… la Nuit étoilée à Paris presumo. È l’unica cosa che potrebbe aver suscitato il tuo interesse di recente”

“Non ti si può nascondere nulla, eh?” rispose lui, sempre con aria idiota, per poi riprendersi qualche secondo “Si, stasera quell’abito sarà nostro”

Lei sogghignò maligna “Sempre che riusciate ad entrare. Saprai bene che Villa Agreste è piena di difese” gli poggiò un dito sul mento “Facciamo un gioco, ti va? Chi di noi due riuscirà a rubare l’oggetto più prezioso stasera avrà vinto e potrà chiedere ciò che vuole all’altro”

In un secondo, Lupin passò dall’estasiato all’intrigato. La osservò con aria di sfida “Se pensi di poter fare meglio di me, accomodati pure”

La donna portò due dita sulle labbra e gli lanciò un bacio, per poi saltare fuori dalla finestra verso mete sconosciute

Jigen e Goemon erano già seccati dalla presenza di Fujiko. Seppur vero che in più occasioni l’avevano vista e considerata un’ottima complice nelle rapine, spesso finiva con il fare il doppio gioco nei loro confronti. Il cecchino sapeva che Lupin non l’avrebbe ascoltato nei confronti della donna, quindi si limitò a commentare per i fatti suoi “Secondo me, stasera finirà molto male...”

“Via, via, sei troppo malfidente!” rispose Lupin, ovviamente difendendola, per poi dirigersi verso la porta “Vogliamo andare?”

Anche se i due continuavano ad essere restii verso Fujiko, avevano ormai accettato tra le altre cose che collaborare con Lupin voleva dire anche questo. Cercando di non pensarci, si incamminarono anche loro verso il luogo designato

 

Non si sarebbero mai mossi in macchina, avrebbero attirato troppe attenzioni. Il trio optò per muoversi nello stesso modo in cui si erano già mossi, di tetto in tetto facendo attenzione a non fare rumore. Erano abbastanza furtivi quasi da non fare neanche notare le loro figure nella notte mentre saltavano a destra ed a sinistra. Ma nonostante ciò, per loro, non fu abbastanza

Appena poche case dopo aver lasciato il rifugio, Goemon fece fermare il trio

“Che c’è?” domandò Jigen, guardandosi attorno circospetto

“… abbiamo compagnia” decretò il samurai

D’istinto, estrasse subito la sua spada e menò un paio di fendenti verso un camino al suo fianco. Il piccolo comignolo cadde a pezzi, ma qualcosa saltò giù da esso ancora integro. Non era ancora abbastanza buio da essere irriconoscibile e tanto bastò a far mettere il trio in guardia. Chat Noir si ergeva davanti a loro, con il bastone sulle spalle ed un’aria beffarda in viso

“Bene, finalmente sono riuscito a trovarvi. Per aver fatto tanto chiasso al vostro arrivo, siete stati duri da rintracciare” disse loro in tono di scherno “Lupin, Jigen e Goemon. Non si parla che di voi negli ultimi giorni”

“E tu sei Chat Noir” gli rispose Lupin, sorridendo mentre cercava di indietreggiare. Sapeva che avrebbe avuto problemi già ad entrare a Villa Agreste, incontrare uno dei supereroi così presto lo avrebbe reso ancora più complicato“Sai, volevo tanto incontrarti, ma credo che adesso sia un po' presto per i convenevoli. Come hai fatto a trovarci?”

“Semplicemente i tetti di Parigi sono nostro territorio. Nessuno ci sfugge da quassù”

“… nostro?” domandò Jigen, poco prima di essere colpito al piede da quello che gli sembrò uno yo-yo rosso a pois neri. Saltellò sul posto dal dolore e si voltò a vedere la seconda brutta notizia della serata. Ladybug si era avvicinata di soppiatto alle loro spalle, così che in due li circondassero

“Sappiamo cosa volete fare, l’agente Roger ce lo ha già detto” gli disse lei, ritirando l’arma tra le sue mani “Ma noi ve lo impediremo!”

“Ma bene, c’è anche Ladybug… sai, è vero quello che si dice, il rosso ti dona molto”

Lupin adesso era immobile, così come Jigen e Goemon, che non sapevano cosa fare. Nonostante le informazioni che avevano trovato sul Ladyblog, erano tutte notizie che potevano piacere ai fan, il modo di affrontarlo dovevano scoprirlo da soli

La stessa cosa però valeva anche dal lato opposto. Nonostante le loro ricerche, quello che Ladybug e Chat Noir avevano sulla banda criminale erano informazioni sommarie, sapevano cosa erano in grado di fare ma non come contrastarlo. Jigen, analizzata la situazione, tirò fuori un’idea

“Lupin, tu corri alla villa e cerca di entrare! Io e Goemon ce la vedremo con loro”

“Nei sei sicuro?” chiese l’amico, incerto se fosse una buona idea. A rispondergli fu Goemon, che aveva già puntato l’indistruttibile lama verso Chat Noir

“Poteri, costumi… ora che sono qui, non fanno così paura. Possiamo occuparcene noi, mentre tu rubi il vestito”

“… va bene, ma state attenti” rispose lui, anche se un po' riluttante. Dato che la via dall’alto non era più percorribile in quel momento, il ladro si girò e saltò giù dal tetto per andare in mezzo alla strada. Atterrò in piedi, suscitando un po' di stupore da parte dei sue super, data la vertiginosa altezza, ma non potevano lasciarsi distrarre. Ladybug fece roteare lo yo-yo e si preparò a saltare anche lei giù per inseguirlo, ma appena alzò le braccia venne interrotta da un colpo di pistola ai piedi, che non la colpì solo perché era un colpo d’avvertimento

“Non ci pensare neanche, mocciosetta” la intimò Jigen puntandogli la pistola contro. La corvina capì che non avrebbe potuto abbandonare lo scontro tanto facilmente

Dall’altra parte, Goemon e Chat Noir si studiavano, come degli spadaccini prima di uno scontro. Il biondo impugnava il bastone come si impugna una spada, cosa che il samurai trovò quasi ridicola. Pensando di essere in vantaggio su quel pezzo di ferro, scattò nella sua direzione intenzionato a farlo a pezzi in un colpo solo. Chat, però, non sarebbe certo andato giù facilmente. Katana e bastone si scontrarono, producendo un assordante sibilo metallico e rimanendo l’una contro l’altra, mentre i duellanti facevano forza per prevalere uno sull’altro. Goemon non poté trattenere lo stupore nel vedere che l’arma del ragazzo era ancora intatta

“Come è possibile?! Non l’ho neanche scalfito!” esclamò, riferendosi appunto al bastone

“La tua spada invincibile non sembra poi così leggendaria ora!” rispose il biondo, che per togliersi da lì tirò un calcio di spazzata per far cadere il samurai. Lui, di tutta risposta, saltò evitandola con maestria, rimettendosi in guardia. Lo scontro sarebbe stato più lungo del previsto

Vedendo che lo aveva preso alla sprovvista con la resistenza della propria arma, Chat non si fermò dopo il calcio, ma proseguì saltandogli addosso per cercare una randellata dall’alto. Goemon alzò l’arma in alto per usarla come scudo, bloccando l’eroico felino a mezz’aria. Scostò poi una mano dall’elsa e diede un poderoso colpo di palmo a Chat, che stavolta accusò completamente l’attacco e venne sbalzato via, riuscendo comunque ad atterrare in piedi. Si ricordò in fretta che il nemico che aveva davanti era esperto nel combattimento ravvicinato, quindi non si sorprese troppo, dannandosi solo per essere stato colto di sprovvista. Ma, con il sorriso sulle labbra, si preparò a caricare di nuovo su Goemon nello stesso identico modo. Il samurai pensava fosse un po' troppo prevedibile come mossa, ma effettivamente ripeté la stessa cosa, saltandogli addosso dall’alto. Il samurai si difese allo stesso modo, ma stavolta il ragazzo lo aveva ingannato. Appena fu ad un’altezza adeguata, fece allungare la punta del suo bastone e si catapultò alle sue spalle, rigirando il bastone e colpendolo dritto alla spalla adesso che era indifeso. Goemon, colto totalmente alla sprovvista, non riuscì ad attutire nulla dell’attacco e finì a terra in ginocchio, riuscendo almeno a voltarsi verso il nemico. Chat, lesto come un ombra, gli arrivò a pochi centimetri dal volto ed appoggiò il bastone sulla sua fronte, prima ancora che il samurai potesse riposizionare decentemente la sua spada. Rimase immobile, sapendo che un movimento sarebbe costato un’altra botta, stavolta ben mirata e peggiore della precedente

“Fossi in te non mi rialzerei” gli disse Chat, tenendo ben fissa la katana dell’uomo. Non poteva abbassare la guardia, un singolo secondo di distrazione poteva essere fatale

Ladybug, invece, era ancora ferma con la canna del revolver puntata addosso. Conosceva le capacità da cecchino del mercenario, doveva aspettare il momento giusto per fare la sua mossa. Jigen teneva lo sguardo fisso sulla ragazza, non era desideroso di testare se la sua forza fosse davvero come la descrivevano. Ma la fortuna sorrise alla ragazza nel momento del bisogno. Il colpo dato in precedenza al piede dell’uomo si fece sentire per un secondo e gli fece perdere la mira, non a lungo, ma quel tanto che bastò a lei per muovere lo yo-yo a suo vantaggio. Si mise a farlo roteare davanti a lei, coprendo del tutto il suo corpo con la rotazione del filo

Jigen, che si aspettava di peggio, sorrise e riprese la mira “Credi che quello basterà?”. Sparò un colpo di pistola mirando dritto alla spalla della ragazza, ma il proiettile venne sbalzato via dal movimento rotatorio della sua arma. Rimase incredulo davanti a ciò, ma non si diede per vinto. Sparò altri colpi, mirando in punti diversi come le gambe, il petto, il fianco, le mani, ma nulla. Ogni colpo che sparava veniva totalmente deviato da quel semplice yo-yo

“Ma di che cosa è fatto quell’affare?!” esclamò lui, incredulo della totale inefficacia della sua arma. Sparò un altro colpo, ma la pistola suonò scarica. Un suono di vittoria per la ragazza, che utilizzò la stessa rotazione per scagliare l’estremità del giocattolo sulle mani del mercenario, a cui fece cadere la pistola dalle mani senza difficoltà. Poi, invece di ritrarlo a se, lo fece roteare ancora per legare le mani dell’uomo, in modo che non potesse in alcun modo muoverle. Ed ancora, utilizzando la sua forza, cominciò a far muovere Jigen prima a destra e poi a sinistra, quasi facendolo cadere più volte

“Hey! Piano, ragazzina! Piano!” ebbe solo modo di dire lui, mentre la ragazza lo trattava come un bambino

Goemon vide tutto ciò che era successo, restando basito. Chat semplicemente se ne accorse sentendo la voce di Jigen. Il samurai, sperando di coglierlo di sorpresa, provò a muovere la katana per colpire Chat, ma il biondo non aveva mai distolto lo sguardo dal suo nemico. Prima che potesse anche solo avvicinarla, diede un calcio al polso del samurai e gli fece cadere di mano l’arma. Poi, per farla finita, saltò alle sue spalle e lo costrinse a rimettersi in piedi, per poi spingerlo contro il complice e farli cadere entrambi. Dato il capitombolo, entrambi finirono legati allo yo-yo di Ladybug, che ne approfittò e strinse la presa per impedirgli infine qualsiasi movimento. Chat Noir, soddisfatto di come erano andate le cose, fece un cenno positivo alla compagna, che semplicemente gli sorrise ed annuì

“Loro li abbiamo presi almeno. Vai a cercare qualcosa per legarli, abbiamo ancora Lupin da fermare”

Il felino fece come dettogli e andò a cercare una corda, lasciando Ladybug ad occuparsi del duo. Ma entrambi erano abbastanza preoccupati, perché Lupin poteva già trovarsi chissà dove

 

Ed era già ben lontano. In poco tempo aveva percorso tutto il tragitto che gli restava per arrivare a Villa Agreste, osservando da distanza di sicurezza la situazione. Di certo non poteva passare da dall’ingresso principale, Zenigata era lì ad aspettarlo e non se lo sarebbe scollato di dosso un secondo se mai si fossero incrociati. Optò quindi per passare dal giardino, dove aveva visto si più poliziotti, ma nessuna palla al piede come lui

Sgattaiolò appena dietro al muretto, stando attento a non toccarlo sapendo che avrebbe attivato un allarme. Estrasse quindi dalla giacca una piccola sfera grigia e la tirò oltre al muro in mezzo a tutti gli agenti, che non si accorsero di nulla fino a quando non esplose in una nuvola di gas. Tra colpi di tosse e agitazione generale, accompagnate da grida che avvertivano della sua sicura presenza, il ladro spiccò un unico balzo e si fiondò in mezzo alla ressa. Uno ad uno, gli agenti caddero tutti sotto i suoi colpi ben assestati, lasciando solo lui in piedi mentre il gas si diradava. Fu molto soddisfatto del suo lavoro, se non che le grida erano arrivate fin dal lato opposto della casa, attirando un agitatissimo Zenigata a controllare. Per sua fortuna, non poteva passare dall’interno, quindi era lui stavolta a ritrovarsi oltre il muro

“Che cosa è successo?!” gridò l’ispettore, senza riuscire a vedere nulla per l’altezza che li separava

Lupin, cercando di fingere una voce più bassa, rispose “Nulla, nulla Ispettore, sono solo arrivati Ladybug e Chat Noir. Si erano mossi nell’ombra e ci erano sembrati Lupin e la sua banda”

Zenigata inarcò un sopracciglio “Ah, si? Bene, bene… vedete di stare all’erta voi due, intesi?!”

Senza aspettare oltre, l’uomo corse nuovamente alla sua postazione. Il ladro tirò un sospiro di sollievo e si voltò verso la porta d’ingresso a vetri posteriore. Voleva ritirare quel sospiro sollevato

“Dannazione, con Goemon sarebbe bastato tagliarla per entrare… fa nulla, mi arrangerò”

Dai pantaloni tirò fuori un piccolo compasso, munito di una punta affilatissima per tagliare anche la più spessa delle vetrate. La appoggiò sopra la porta e creò un foro dove infilare il braccio, così da aprire la serratura che lo chiudeva fuori. Doveva stare molto attento, sapeva che c’erano dei laser già da quel punto, ma non sapeva come e quando si sarebbero attivati

Con pochi e lenti movimenti, riuscì comunque a superare quel primo ostacolo senza farsi scoprire. Era almeno arrivato dentro la casa, ora doveva solo raggiungere la stanza cassaforte, dove era custodito l’abito da sera. Indossò un visore termico e dovette per forza di cose disperarsi leggermente: i laser adesso li vedeva, ma erano ben veloci e fittissimi. Prese un respiro e cominciò ad avanzare, ritornando subito indietro quando uno di essi quasi gli sfiorò il naso. Non sarebbe stato facile

Muovendosi come un contorsionista, iniziò a farsi avanti verso il salone principale. Da lì avrebbe trovato una porta con delle scale che lo avrebbero fatto scendere verso la sua meta

“Non devo farmi scoprire fino a che non arrivo al vestito, dopo che l’ho preso potrò anche correre” disse a se stesso, per ritrovare un po' di determinazione in quella che sembrava una causa persa. Arrivò finalmente, dopo varie schivate al pelo e palpitazioni aumentate, al salone principale. Poteva vedere l’ingresso principale e delle scale che portavano ai piani superiori, con a metà un enorme dipinto ritraenti Gabriel Agreste e suo figlio Adrien. In qualche modo, rimase incuriosito da ciò che stava vedendo. Poi, di colpo, tutto fu chiaro

Fu chiaro per via dell’accensione delle luci. La stanza si illuminò nella notte, lasciandolo piuttosto basito e confuso. Non si era ancora accorto che la porta d’ingresso era stata aperta, non finché una voce non lo costrinse a girarsi

“Pensavi di farmela, dannato furbastro?!” esclamò Zenigata, cogliendolo con le mani nel sacco. L’Ispettore non si era per niente fidato di quello che era successo nel giardino, e stava tenendo d’occhio la hall proprio per vedere se sarebbe arrivato Lupin. Il suo intuito, di nuovo, aveva fatto centro

Lupin, dato che ormai era stato beccato, si rimise dritto in piedi e se la rise “Sai, per un secondo ci avevo quasi creduto. Non sarebbe stata la prima volta che ti frego a quel modo, Paparino!”

L’agente dell’Interpol non ci stava più vedendo dalla rabbia. Afferrò un paio delle manette che si portava sempre dietro, dovutamente munite di corda, e le scagliò contro il suo bersaglio, bloccandogli entrambi i polsi e sogghignando per esserci riuscito

“Ora tu vieni con me a farti un giretto in centrale”

Ma se in tante cose ormai Zenigata faticava a cascarci, quella non cambiava mai. Lupin fece sgusciare via delle mani finte, che rimasero attaccate alle manette, per poi iniziare a correre sul posto

“Grazie ma passo! Magari un’altra volta, basta che offri tu!”

Appena dopo averlo deriso un pochino, si mise a correre lontano da lì. Zenigata non aspettò un istante e premette un pulsante nascosto vicino alla porta di ingresso, facendo attivare ogni possibile sistema di difesa della casa che ancora non era stato fatto scattare, così che Lupin potesse prendere una sola via. Cercò infatti di aprire la porta che secondo lo scannare lo avrebbe aiutato a scendere, ma era totalmente bloccata in più modi diversi. Vedendosi impossibilitato a scassinarla in pochi secondi, optò per lasciare perdere tutto per il momento e si precipitò da dove era arrivato. L’Ispettore si rivolse agli agenti alle sue spalle

“Io lo inseguo da qui, voi prendetelo da fuori!”

Detto ciò, si scagliò al suo inseguimento dentro la casa. Mossa per niente intelligente, in quanto Lupin aveva vagamente memorizzato i movimenti dei laser ed era fortuitamente riuscito ad evitarli tutti anche senza visore, mentre lui sapeva che erano presenti ma non aveva neanche idea di dove passassero. Si ritrovò non solo ad inseguire l’uomo, ma allo stesso tempo all’essere bersagliato da dei ben mirati e ustionanti getti di calore concentrato che lo fecero saltare più volte sul posto. Ma non era niente, quando vedeva Lupin, per lui era tutta pioggia sul bagnato, come se non sentisse il dolore

Il ladro si richiuse la porta alle spalle sperando di guadagnare tempo, ma sapeva che non sarebbe servito a molto. Una volta tornato in giardino spiccò un altro balzo e cercò di tornare in strada, ma gli agenti di polizia parigini erano già lì ad aspettarlo. Si ritrovò quasi a saltare nella bocca del leone, cosa che però aveva spesso fatto. Atterrò tra tutti gli agenti, che pensarono di essere riusciti ad afferrarlo al volo, ma tutto ciò che si ritrovarono in mano fu la sua giacca verde. Mentre si chiedevano dove fosse finito, lui stava già sgattaiolando come un sorcio tra i piedi della massa di agenti, senza sfiorarne uno. Si accorsero di lui solo quando fu fuori dalla marmaglia e Zenigata, appoggiato al muro del giardino, strillò infuriato “Ma dove diavolo state guardando?! È dietro di voi!”

Subito Roger, in testa a tutti i suoi uomini, iniziò un rocambolesco inseguimento in mezzo alle strade di Parigi. Lupin correva come un matto con il fiato sul collo da parte di tutti gli agenti, che sembravano non volergli dargli tregua. Sapeva però cosa fare, non per niente si era spesso trovato in una situazione simile. Si gettò al volo nel primo vicolo che incrociò, assieme ovviamente a tutti gli agenti, che però si ritrovarono a scontrarsi contro un enorme pallone gonfiato d’aria. A terra c’era la pompetta che lo stava facendo diventare sempre più grande. Lupin, dall’altra parte, li salutò con un gesto militare e riprese la sua fuga. Poco dopo il pallone esplose, rivelando che non era nemmeno vuoto, ma ricco di altra polvere in grado di creare del fumo. Nuovamente la tosse prese il sopravvento su tutti, ma stavolta quando si diradò completamente non c’era più nessuno se non i poliziotti. Roger e gli agenti cercarono di capire dove il ladro fosse finito, ma anche sparpagliandosi in ogni possibile strada sia prima che dopo il vicolo, di Lupin non c’era già più traccia. Ancora una volta, era riuscito a scappare. Zenigata arrivò lì, ma era già troppo tardi

“Non ci credo, c’è riuscito di nuovo!” prese il cappello ed iniziò a masticarlo nervosamente “Che nervi, che nervi!”

Roger cercò di sdrammatizzare “Beh… almeno non è riuscito a rubare nulla stavolta”

Zenigata lo fissò e si rimise il cappello in testa, dandogli ragione “Vero… ma questo non significa che non ci riproverà! E la prossima volta saremo pronti! Ma in tutto ciò, che fine hanno fatto quei due?!” esclamò, intendendo i supereroi, che ancora non si erano fatti vivi

 

Lupin, che per scappare era nuovamente salito sui tetti delle case, si fermò un secondo a riprender fiato. Non era neanche lontanamente riuscito ad avvicinarsi dove doveva, ma almeno era riuscito ad entrare. Per lui già quella era una vittoria nella sua testa. Decise di ritornare indietro al suo nascondiglio, per riorganizzarsi e riprovare. Inoltre, passando nel luogo dove aveva lasciato i due compagni, non vide nessuno

“I casi sono due: o si sono fatti prendere, o sono tornati a casa. Con Ladybug e Chat Noir non so cosa aspettarmi… spero di ritrovarli quando arrivo!”

Con ritrovato vigore, ricominciò a muoversi velocemente verso la propria abitazione temporanea, desideroso di scoprire come fossero andate le cose

La stanza era al buio, non c’era fumo nell’aria né sandali di legno all’ingresso. Tutti pessimi segni. Si fece avanti accendendo la luce dell’appartamento. Completamente vuoto, come ormai temeva. Il ladro tirò un sospiro annoiato e roteò gli occhi al cielo

“Ce ne occupiamo noi, dicevano… non fanno così paura, dicevano…” borbottò, stizzito dalla leggerezza con cui i due compagni avevano preso la cosa. Se non si erano fermati lungo la strada del ritorno, restava un’unica possibilità, cioè che fossero stati catturati. Mentre recuperava una nuova giacca, questa volta rossa e piena di altri trucchetti nascosti, un rumore di passi attirò la sua attenzione e lo fece ben sperare. Ma erano troppo leggeri per essere quelli dei compari

Si voltò verso la porta e vide Fujiko, appena rientrata. Perse completamente di vista l’assenza di Jigen e Goemon

“Bentornata, mia cara” esclamò sorridendo

“Allora, com’è andata a Villa Agreste?” chiese lei andando dritta al punto. Lupin si grattò la testa quasi imbarazzato

“Beh, entrare sono entrato… e sono anche riuscito ad uscire!”

“Ma senza l’abito” puntualizzò lei, dicendo apertamente ciò che lui stava cercando di omettere

“Ok, ammetto di aver sottovalutato il sistema di difesa, ma non ho intenzione di arrendermi!”

“Come vuoi” disse sorridente “Io, nel frattempo, ho preso questo”

La donna tirò fuori dal borsello un braccialetto che sembrava essere piuttosto prezioso. Era interamente fatto in oro e decorato con il medesimo materiale, inoltre a distanze simmetriche erano incastonati degli zaffiri. La donna sembrava essere fiera del lavoro, ma Lupin subito assunse un espressione dubbiosa

“Dimmi un po'… per caso lo hai preso alla figlia del sindaco?” chiese, guardandola quasi storta. Lei si sorprese non poco

“Ma come lo sai?!” esclamò stupita

Lupin fece spallucce “Sapevo che la piccola ha un sacco di oggetti preziosi, mette loro foto ovunque e di continuo” iniziò ad assumere un tono severo “Ma tu mi deludi, Fujiko... derubare una ragazzina? Sul serio?”

Una cosa di Lupin che si raccontava in giro era effettivamente vera. Non derubava i poveri, ma solo quelle persone talmente ricche da non sapere cosa farsene del loro denaro. Una cosa però che si sapeva meno, era che detestava anche l’idea di derubare i più piccoli, che erano nella quasi totalità dei casi incapaci di difendere i loro averi. Lo considerava ingiusto nei loro confronti ed una macchia sul proprio onore da ladri. Anche se si trattava della donna di cui era innamorato, una cosa simile non l’avrebbe accettata di buon grado

“Beh, ci sono solo due famiglie ricche in città ed il padre non ha nulla che valga la pena prendere”

Lupin, che quella sera sembrava essere diventato un esperto nel sospirare, lo fece per l’ennesima volta “Ma questo non è comunque un buon motivo per giustificare un furto del genere”

Le passò di fianco, con le mani in tasca, ma con un rapidissimo gesto di polso riuscì a sottrargli il bracciale dalle mani. Fujiko subito si adirò “E adesso che vorresti fare?!”

Il ladro vece girare sull’indice il piccolo gioiello “Lo riporto alla legittima proprietaria” sogghignò leggermente “Sembra strano detto da me, eh?”

La donna, del tutto intenzionata a tenerselo, lo afferrò per la giacca per bloccarlo “Non ci pensare nemmeno! Con tutto il tempo e la fatica che ci ho messo a scalare quel dannato hotel, è così che te ne esci?! E la nostra scommessa?”

Lupin, con un colpo di reni, fece staccare Fujiko dalla giacca e prese stavolta un tono di rimprovero “Non ho intenzione di accettare questo come tua vittoria. Che ladri siamo se ci mettiamo a rubare ai bambini? Quasi mi vergogno di te… cerca qualcosa che valga davvero la pena di essere rubato e ne riparleremo”

L’uomo, detto ciò, uscì di casa, lasciando da sola la donna. Il suo sguardo verso di lui si fece ben più che adirato, tanto che pur di non incrociarlo si lanciò fuori dalla finestra dell’appartamento sul tetto opposto a dove si trovavano

 

Chloe stava solo in quel momento per rientrare nella stanza, dopo aver passato la cena. Era un po' delusa. Durante il pasto, tutti gli agenti si erano gettati fuori dall’edificio e la polizia aveva chiamato il padre, avvisandolo che il furto di Lupin mirava a Villa Agreste ed all’abito realizzato da Gabriel, quindi non c’era troppo pericolo per loro. Anche se sarebbe dovuta essere una buona notizia, cosa che per Andrè effettivamente fu, lei sperava davvero di essere il bersaglio del ladro per potergli chiedere un ricordo dell’avvenimento. Appena rientrata in camera, comunque, notò dall’aria fredda che la finestra era aperta. Si avvicinò per chiuderla, ma prima di ciò l’occhio le cadde sulla scatola contenente il suo bracciale. Sopra ad esso c’era un biglietto, che stentò a credere di leggere

“Piccola Chloe, mi spiace, ma c’è stato un piccolo malinteso e per errore il tuo braccialetto ha fatto un piccolo giro di Parigi. Ora è tutto a posto di nuovo”

Sotto, la firma ed il disegno classici di Lupin. Lei nemmeno aprì il cofanetto per vedere se c’era il bracciale, non le interessava neanche

“Non ci posso credere! Questo è di Lupin! Di Lupin in persona! Devo assolutamente dirlo a tutti, moriranno sicuramente di invidia!” esclamò, felice come una pasqua, mentre il ladro già si era dileguato nella notte da un bel po'. Ad osservarla, fuori, sui tetti di Parigi, c’era però qualcuno, Fujiko, che non aveva ancora digerito il modo di fare di Lupin e lo aveva seguito per vedere se avrebbe davvero restituito il maltolto. Prima di fare qualche stupidaggine dopo aver constatato che era vero, si alzò e saltò via, sedendosi poco più in la per osservare la città illuminata nella notte, sperando di calmarsi. Ma non le servì a molto

“Quel Lupin… come si è permesso di fare una cosa del genere?! Anche se è solo una ragazzina non vedo perché non vada bene derubarla! Che rabbia… scommetto che pensa che tutta Parigi sia sua e che io non possa fare ciò che voglio!”

Mentre si sfogava, tirò fuori dal marsupio un secondo gioiello. Anche questo rubato, ma molto, molto tempo prima. Era un semplice anello dorato, il suo primo furto riuscito ai danni di Lupin. Lui ben sapeva che era lei ad averlo, ma aveva deciso di lasciarglielo come buon auspicio. Lei, in quel momento, lo vide solo come un brutto ricordo

“O forse non pensa che possa essere una ladra brava come lui…” disse, a quel punto soltanto sconsolata ed amareggiata dalla situazione

A Villa Agreste, anche se la situazione sembrava essersi calmata, c’era però chi sembrava essere sempre vigile. Il Miraculous della Farfalla lo aveva avvertito, erano stati risvegliati dei sentimenti negativi in città, e Papillon ne stava per approfittare. La cupola che lo separava dal mondo esterno si aprì, disturbando le varie farfalle bianche presenti nella stanza

“Screditata e delusa da chi una volta consideravi il tuo mentore. Mi sembra di capire che vorresti solo essere libera di fare ciò che vuoi… credo di poterti aiutare”

Aprì le mani, ed uno dei candidi lepidotteri vi si appoggiò sopra. Papillon convogliò nel suo piccolo corpo la magia di cui il suo Miraculous era dotato. Poi la liberò “Vola da lei, mia malefica akuma!”

L’oscuro insetto volò libero nei cieli di Parigi, diretto a colpire in pieno la sua vittima. Gli ci volle ben poco nonostante la distanza, e andò ad intrufolarsi proprio all’interno dell’anello posseduto da Fujiko. Sul suo volto, si creò il magico sigillo della farfalla

“Voleureine! Sono Papillon, e sono qui per offrirti un patto. So che Lupin ti ha profondamente ferita. Non ti considera una sua pari, pensa che tu non sia alla sua altezza. Ti voglio offrire il potere necessario per dimostrargli che si sbaglia… in cambio, desidero solo che tu rubi per me i Miraculous della Coccinella e del Gatto nero posseduto da Ladybug e Chat Noir”

“Rubare?” rispose lei, con voce ben più diabolica di prima “Così mi inviti a nozze!”

Mise l’anello maledetto al dito e la trasformazione del nuovo terrore di Parigi ebbe subito inizio

 

Lupin, ora che aveva restituito il bracciale alla figlia del sindaco e non aveva altre distrazioni, si mise a girare per Parigi alla ricerca dei due compagni. Poi, non sapeva dire se per fortuna o sfortuna, furono loro a trovare lui. Al centro del ponte nell’area del Trocadero, vide proprio i due compagni legati ad un lampione. Sotto di loro, Ladybug, Chat Noir e Zenigata stavano solo aspettando il momento buono per agire

 

Poco prima

 

Mentre ancora Zenigata stava maledicendosi per essersi lasciato sfuggire Lupin, i due supereroi li avevano finalmente raggiunti

“Ah, eccovi!” esclamò subito l’ispettore, furibondo “Lupin era qui un attimo fa! Voi che stavate facendo?”

“Ci scusi ispettore” si fece subito avanti Ladybug, che era sinceramente dispiaciuta “Ma questi due ci hanno fatto perdere tempo”

Chat Noir appoggiò la coppia di delinquenti a terra. Li aveva legati con una corda presa velocemente dallo zoo e li aveva attaccati al bastone, facendoli sembrare una borsa da viaggio improvvisata

“Sono rimasti indietro a far guadagnare tempo al loro compagno, ma almeno li abbiamo sistemati”

Zenigata mise per un attimo da parte la rabbia e rimase non poco stupito. Da soli, quei due ragazzini avevano preso e fermato Jigen e Goemon, due tra i suoi più tenaci bersagli subito dopo Lupin

“Però, niente male...” ammise lui grattandosi il mento. E mentre li osservava, una scintilla gli balenò in mente e gli fece schioccare le dita “Mi è venuta un’idea! Lupin verrà sicuramente a cercarli dopo essere scappato. Lo costringeremo a venire dove vogliamo noi!”

 

Presente

 

Il piano era presto fatto. Dovevano far venire Lupin in una zona in cui avesse poche possibilità di scappare e nascondersi. Quel ponte, così lungo ed isolato, era perfetto per lo scopo. Il ladro però li stava osservando ancora dall’ara alberata appena all’ingresso del Trocadero, studiando un modo per agire che lo avvantaggiasse in qualche modo. Ma se ci fosse stata solo la polizia e Zenigata sarebbe stato un conto, mentre quei ragazzini erano un grosso palo in ogni suo possibile piano

“Miseriaccia… credo che stavolta dovrò affidarmi parecchio alla fortuna” disse a se stesso sottovoce

Tutti i presenti si stavano guardando intorno, aspettando solo che il ladro si facesse vivo. A farli scattare sul chi vive fu proprio la sua voce, amplificata da quello che pareva un megafono

“Ma bene, vedo che quei mocciosi vi hanno preso a calci come si deve!” esclamò rivolgendosi ai compagni legati. Goemon abbassò ancora di più la testa in segno di vergogna, mentre Jigen bofonchiò una risposta “Credo ci servisse un piano migliore...”

“Dove sei, maledetto?!” strillò Zenigata “Piantala con questi giochetti e vieni fuori! Lo so che sei qui per liberarli!”

“Zazà, dovresti davvero iniziare a farti vedere da un cardiologo, prima o poi ti prenderà un colpo se continui a fare così” rispose lui, ridendosela subito dopo

“L’unico che verrà preso qui sei tu!”

Zenigata sembrava essersi distratto a rispondere alla voce di Lupin, pur non sapendo dove fosse, mentre Roger e gli altri poliziotti si guardavano in giro spaesati e confusi. Ladybug invece ebbe la vista un po' più lunga e ben mirata. Notò che qualcosa a terra si stava lentamente avvicinando alle corde che tenevano immobili i due criminali, un piccolo robot dotato di forbici. Fece qualche passo e lo sollevò per impedirgli di fare qualsiasi mossa, staccando le cesoie

“Bella mossa Lupin, c’eri quasi!” disse lei ad alta voce per farsi sentire. Immaginò che venisse dalla direzione dell’area alberata e la indicò a Chat con un cenno. Il felino annuì e balzò giù dal ponte, camminando radente ad esso con l’ausilio delle mani

Appena arrivato tra i tronchi degli alberi, cominciò a scrutare nell’ombra la presenza di qualcuno. E la sgargiante giacca rossa del ladro non gli passò certo inosservata, in mezzo a tutto quel verde. Fece quasi per saltargli addosso, ma gli venne un gran brutto sospetto ricordando alcune cose che aveva letto sul ladro. Invece di balzare, impugnò il fidato bastone e lo allungò violentemente nella direzione della giacca, risultando in uno scoppio di gas, che evitò facilmente scattando all’indietro “Me l’avevi quasi fatta, sai?” disse, anche lui a voce alta per farsi sentire “Adesso vieni fuori e affrontami da gatto a scimmia!”

Lupin, capendo che tanto al primo movimento sarebbe stato comunque visto, saltò giù da un albero in mezzo al gas in procinto di diradarsi e si rimise addosso la giacca rossa, rispondendo alla provocazione di Chat “La scimmia chi dovrebbe essere, tu o io?”

“Me lo stai davvero chiedendo con quella faccia?” rispose un’altra volta Chat, canzonandolo e mettendosi in posizione di combattimento con il bastone. Lupin non andò avanti a rispondergli, ma piegò le braccia, come se dovesse estrarre la pistola da un momento all’altro

Ed il momento fu quasi istantaneo. Mise una mano nella cintura e tirò fuori la sua arma da fuoco, sparando su Chat, che semplicemente saltò via di lì’ nascondendosi tra i rami. Il ladro smise di fare fuoco quando il gatto non fu più nel suo campo visivo, ma schivò istintivamente appena sentì arrivare un rumore simile ad un sibilo. Lo yo-yo di Ladybug rimbalzò a terra, prontamente poi ritratto tra le sue mani. Adesso anche lei si era unita al compagno

“Lo so che te lo avranno già detto tante volte, ma questa volta ti fermeremo Lupin!” esclamò lei, facendo roteare il letale giocattolo davanti a se

“Hai ragione… frase vecchia, già sentita, superata direi” rispose lui, facendo fuoco su di lei questa volta. Ma esattamente come per Jigen, i colpi di pistola del ladro furono come foglie al vento per l’apparentemente indistruttibile arma della ragazza. Constatato ciò, Lupin smise di fare fuoco anche su di lei, era solo uno spreco di proiettili

“Potrebbe svecchiarsi se per una volta funziona?” domandò lei, scagliando nuovamente lo yo-yo sull’uomo, che fu pronto a schivare agilmente l’attacco allo stesso modo di prima

“Sto iniziando a trovare divertente il fatto che ci sottovalutino, c’è più gusto a farli andare a terra!” esclamò Chat, lanciandosi giù da un albero per tirare un calcio volante a Lupin. Stavolta, data la mossa a sorpresa, il ladro dovette difendersi dal colpo utilizzando le braccia come scudo invece di schivarlo. Riuscì a proteggere il volto, ma di sicuro gli arti ne avevano un po' risentito

“Su questo ti sbagli… ahi ahi ahi...” rispose lui, massaggiandosi dove si era fatto male ed allontanandosi leggermente “So bene che vuoi due non andate presi troppo alla leggera. Siete sicuramente degni del titolo di supereroi che vi hanno dato”

“Adesso non provare a lusingarci, non funzionerà” commentò Chat, saltando a fianco di Ladybug con il bastone pronto a colpire. La compagna, allo stesso modo, riprese a far ruotare l’arma per prepararsi a tutto. Lupin notò che in tutto quel trambusto la polizia li stava ormai per raggiungere, e sarebbe stato estremamente complicato fare qualcosa in una ressa simile. Estrasse dalla giacca un ennesima bomba fumogena e se la tirò sui piedi, coprendo in questo modo la sua fuga e facendo prendere altri colpi di tosse a Ladybug e Chat Noir

Ma, nonostante ciò, il ragazzo riuscì comunque a vedere la direzione presa dal ladro. Prese per una mano la compagna “Seguimi Milady, non scapperà di nuovo!”

La ragazza gli annuì e si fece accompagnare all’inseguimento, arrampicandosi poi sopra l’enorme arco di marmo che faceva da ingresso al Trocadero. Lupin era lassù, con le mani in tasca, che li aspettava con aria divertita e coinvolta. Sapeva che il duo lo avrebbe comunque raggiunto

Si sistemarono ognuno su un’estremità diverso dell’arco, così da bloccargli due possibili vie di fuga. Ladybug sorrise, anche lei trascinata dalla situazione

“Lo sai, Lupin?” le disse lei, grattandosi la nuca imbarazzata ma senza distrarsi e facendo roteare il proprio yo-yo sopra la propria testa “Devo dire che inizio a capire perché Parigi ti adora, dopo aver letto tante cose sul tuo conto. Oltre le apparenze sei davvero incredibile”

Finito di parlare, cominciò a tempestare il ladro con attacchi rapidi e continui, scagliando la parte pesante dell’arma su di lui per ritrarla un momento dopo e ricominciare. Lui, per evitarlo, iniziò a saltare e schivare, rotolando ed usando anche le mani come punto d’appoggio. I colpi della giovane erano però parecchio veloci, ed un paio di essi lo colpirono di striscio ai fianchi. Si fermò dal cercare di colpirlo e proseguì a parlare “Una volta che ti avremo catturato, credo che non mi dispiacerebbe fare una foto con te, ammanettato e legato come un salame”

Chat Noir, alle sue spalle, si mise a quattro zampe e lo caricò testa bassa, mettendo due parole anche lui “Sono d’accordo con te, Milady. Nonostante tutto...” disse, catapultandosi in alto e cercando di atterrargli sulla schiena con una coppia di calci. Lupin fece gonfiare la giacca sulla schiena, facendolo rimbalzare da dove stava venendo ed evitando il colpo. Chat atterrò in piedi e riprese “… credo che anche io stia diventando un tuo fan. Pensi che gli lasceranno fare qualche firma ricordo da dietro le sbarre?”

Lupin si rimise in piedi e se la rise, cercando di tenerli d’occhio entrambi “Ragazzi, sapete, anche voi siete meglio di come mi aspettavo. Pensavo sarebbe stata una serata piuttosto movimentata, ed effettivamente lo è, ma non mi divertivo così da un sacco di tempo!”

Mise nuovamente le mani nella giacca ed i due super si fecero già pronti a qualunque cosa. Tirò fuori una coppia di revolver e ne puntò una su entrambi, facendo sorridere Ladybug

“Pensavo avessi capito che le pistole non ci preoccupano” gli disse, iniziando a far roteare lo yo-yo davanti a se per parare i proiettili. Anche Chat lo fece con il proprio bastone, imitando il movimento che utilizzava per planare e salire di quota mentre si spostava

Ma anche Lupin sorrise, sapendo che ci sarebbero cascati. Fece fuoco, ma dalle due canne non uscirono colpi, bensì due getti di cemento a presa rapida che sparò dritto sul terreno ai loro piedi, bloccandoli sul posto. Ancora una volta, era riuscito a giocare i suoi avversari. Rinfoderò le armi e fece un saluto con la mano

“Facciamo che vi mando io l’indirizzo dove spedirmi le vostre dediche, d’accordo?” li derise, camminando verso il precipizio, pronto a saltare ed a dileguarsi. Ma anche loro, un’altra volta, erano stati sottovalutati

Chat Noir fece un sorriso ed un cenno a Ladybug, che si preparò alla sua mossa. Il ragazzo sollevò sopra di se il proprio bastone e, con tutta la forza di cui disponeva, lo schiantò violentemente contro il terreno ai suoi piedi. L’impatto fu abbastanza prorompente da far tremare ed incrinare su più punti la costruzione, minando la sua stabilità, e l’onda d’urto sismica generata fece spaccare il cemento che bloccava sia lui che la corvina. Lupin si ritrovò colto come da un terremoto per via del colpo del ragazzo

“Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco” gli disse Chat, agitando l’arma come a rimproverarlo di essere stato così frettoloso

Ladybug, nuovamente libera, fece un paio di capriole verso il ladro e gli sferrò un calcio dritto allo stomaco, per poi utilizzare la stessa gamba per sferrargli una ginocchiata sul mento. Infine, ruotò su se stessa e gli tirò un terzo colpo, in modo da allontanarlo dal salto che stava per compiere, rigettandolo in mezzo ai due. Non aveva intenzione di lasciargli nessuno spiraglio. Il ladro accusò soprattutto i primi due colpi, restando in ginocchio per qualche secondo ad osservare entrambi i suoi avversari, senza muoversi. Sembrava molto preso dalla situazione, ma poi, di colpo, sorrise

Il sesto senso di entrambi i ragazzi gli disse che era il momento perfetto per saltare e schivare. Chat evitò per un soffio un fendente che avrebbe potuto fargli non poco male, cosa che valeva anche per Ladybug, che scansò un colpo di pistola per un soffio. Si ritrovarono confusi e spaesati nel vedere che, in qualche modo, Jigen e Goemon si erano liberati e si trovavano lì, davanti a loro, assieme a Lupin

“Ma… ma come avete fatto?” chiese la corvina. Lupin rispose per loro

“Hai visto il robottino prima, sei stata brava, ma non hai fatto in tempo a vedere che gli aveva lasciato lì a terra un coltellino per liberarsi”

“Stendere i poliziotti e riprenderci le nostre cose non è stato difficile” spiegò Jigen puntando l’arma su Chat Noir, che in risposta mise il bastone avanti a se

A terra, tutti i poliziotti erano fuori combattimento, storditi da un attacco che non potevano aspettarsi dai due criminali appena scappati

Goemon, come prima, si mise in guardia con la propria katana “Prima ci siamo andati troppo leggeri, direi che è ora di regolare i conti”

Ladybug però non si scompose nonostante fossero in svantaggio numerico, così come il compagno, che semplicemente sapeva di doversi preparare a tutto il possibile

“Sono d’accordo… abbiamo parecchi conti da regolare!” esclamò una voce femminile

Ladybug però non aveva proferito parola. Si guardarono tutti attorno, cercando di capire chi avesse parlato. Ma non c’era anima viva eccetto i due ragazzi ed i quattro criminali. Di colpo, si resero conto che i conti non quadravano. Il mercenario e lo spadaccino sobbalzarono via verso Chat, mentre il ladro semplicemente arretrò di qualche passo. Quella persona era spuntata in mezzo a loro in modo troppo furtivo, persino per Lupin. Rimasero qualche secondo ad osservarla

Era una donna, questo era certo, ma era vestita come un gentiluomo di altri tempi. In testa portava una tuba di colore nero lucido, sull’occhio destro un monocolo dorato con una catenina che portava dritta all’interno della propria giacca, anch’essa nera come la notte. Sotto, una camicia ed un fiocco, entrambi bianchi candidi ed accentuati dal seno di lei. Alle sue spalle sventolava una cappa ancora una volta nera, così come neri erano i suoi eleganti pantaloni ed i suoi mocassini. Indossava inoltre dei guanti bianchi ed un anello che sembrava essere fatto d’oro, ma al contempo di opale talmente era scuro. Il trio di malviventi, vedendola in volto, non ci mise molto a riconoscerla

“Fu-Fujiko?” domandò Lupin, stranito dalla situazione “Ma come… come ti sei conciata?”

“Fujiko non esiste più, mio caro!” esclamò lei, aprendo le braccia come a voler stare al centro dell’attenzione “D’ora in poi, dovrete chiamarmi Voleureine!”

Anche se i tre uomini erano totalmente confusi, i due ragazzi erano fin troppo abituati a quelle situazioni

“Allontanatevi da lei!” li cercò di avvertire Ladybug “È stata akumizzata!”

“Akumiche?” chiese Jigen, non capendo di che cosa parlassero. Avevano ben studiato soltanto le capacità di Ladybug e Chat Noir, ma non si erano molto informati su che cosa o chi combattessero, avevano cercato ben poche informazioni in proposito. Mossa ben poco saggia, soprattutto in quel momento. La donna sorrise e si scagliò con un balzo addosso al cecchino ed al samurai, trapassando il petto di entrambi con malcelata cattiveria e soddisfazione. Si sentirono mancare l’aria per quell’attacco a sorpresa, mentre a Lupin mancò per un secondo il battito

“Jigen! Goemon!” esclamò, preoccupato. Ma, dato uno sguardo più attento, vide che le braccia della donna erano come circondate da un’aura oscura, e soprattutto che i due non erano feriti, solo immobilizzati. Voleureine tirò fuori le mani dai loro corpi e portò con se un piccolo bagliore luminoso, che proseguì subito a mettere nelle proprie tasche. Lupin non poteva non pensare che c’era qualcosa di sbagliato in tutto ciò, sembravano stare bene, ma non riusciva a fidarsi

La donna si voltò verso il ladro ed esclamò “Avanti, fatelo fuori!”

Jigen e Goemon, sentendo le sue parole iniziarono a muoversi. Lupin vide fin da subito nei loro occhi che le situazione stava per precipitare. Le loro pupille erano completamente sbiancate e sembravano non avere alcun controllo su loro stessi. Lo spadaccino spiccò un balzo addosso a Lupin, cercando di perforargli il petto con la katana, ma i riflessi del ladro gli fecero evitare il peggio. Anche Jigen prese la pistola e la puntò su di lui, facendo fuoco senza pensarci due volte. Non credeva che avrebbe potuto schivare dei proiettili, soprattutto non sparati da lui, ed infatti non fu necessario, Ladybug si mise di mezzo e deviò i colpi con lo yo-yo, dandogli almeno il tempo di rimettersi in piedi

“Mi spieghereste che sta succedendo?! Che è successo a tutti?” domandò Lupin, che era sempre più incredulo

“Fujiko è stata akumizzata da Papillon” rispose Ladybug senza distogliere lo sguardo dai nemici “Ed i tuoi amici sono stati vittime del potere che gli ha dato!”

“E questo Papillon chi diavolo sarebbe?” chiese ancora, schivando assieme a Ladybug un altro fendente di Goemon

“Oh, solo il nostro peggiore nemico” rispose Chat, che per cercare di aiutare si fiondò su Jigen e gli bastonò le braccia per fargli cadere la pistola. Dovette però anche stare in guarda, in quanto l’uomo si girò su di lui e cercò di colpirlo a pugni. Mentre evitava di farsi male, andò avanti a parlare “Vuole i nostri Miraculous e per prenderli da dei poteri malvagi alle persone. Sfrutta i loro sentimenti negativi per portarli dalla sua parte ed aizzarceli contro!”

“Sentimenti… negativi?” disse ad alta voce, ma con l’intento di ragionare. Non aveva capito bene cosa fosse successo, ma il come non era un mistero per lui. Fujiko c’era rimasta più male di quanto potesse immaginare dopo che si erano incontrati poco prima “Oh, no… credo sia colpa mia allora” si rivolse a Voleureine “Fujiko, per favore, cerchiamo di ragionare! Non c’è alcun motivo di reagire in questo modo!”

“Il motivo c’è invece, sei tu!” rispose lei “Credi di essere il ladro più abile del mondo! Che nessuno possa essere alla tua altezza e che tu possa dettare legge agli altri! Beh, adesso ci sono io e tu presto non sarai che un ricordo!”

L’anello della donna si illuminò di nero ed anche lei tirò fuori una pistola, per poi far fuoco verso di lui. Ladybug si mise davanti per parare il colpo, ma questa volta era diverso da prima. Essendo potenziato dall’akuma, il proiettile fece sbalzare la rotazione del suo yo-yo, buttandola a terra per il contraccolpo. Si rimise però subito in piedi e si rivolse a Lupin “È inutile, non ti ascolterà mai, non finché è sotto l’influsso di Papillon. Dobbiamo fermarla!”

La ragazza scagliò a raffica lo yo-yo su Voleureine come aveva fatto prima con Lupin, tempestandola di colpi, ma la nemica sorrise beffarda. Appena prima di ricevere qualsiasi attacco, spariva e ricompariva poco più a lato, come se fosse solo un riflesso, un fantasma

“Tutto qui quello che sai fare?” chiese divertita la donna, puntando ancora la pistola sulla corvina “Stavolta non sbaglierò!”

Chat Noir, nonostante volesse aiutare la compagna, non riusciva neanche a pensare ad un’idea su cosa fare. Era troppo preso a vedersela con Jigen, ed anche Goemon si era girato su di lui per impedirgli qualsiasi. Lupin, vedendo che la situazione non era delle migliori, osservò l’arco sul quale si trovavano ed ebbe un intuizione. Si rivolse a Ladybug

“Il tuo amico ha già danneggiato l’arcata. Pensi di poterla distruggere del tutto?”

Anche se arrivava dal ladro, l’idea non era male. La ragazza fece attorcigliare il filo dello yo-yo attorno alla sua mano e creò un guanto spesso e robusto, con il quale tirò un pugno ben assestato ai suoi piedi. La forza donatagli dal Miraculous e quella piccola aggiunta furono abbastanza per far precipitare tutti coloro che si trovavano lì sopra più in basso. Jigen, Goemon e Voleureine non ebbero modo di evitare di finire a terra, mentre Chat Noir ebbe la prontezza di allungare il proprio bastone e rallentare la caduta facendolo roteare come le pale di un elicottero. Ladybug, invece, srotolò la propria arma dal braccio e la agganciò al più vicino palo della luce, dondolando verso la salvezza afferrando anche Lupin prima di andarsene in sicurezza

I due super atterrarono vicini in piedi, così come Lupin, che però tirò una musata per terra. Si voltarono verso dove doveva trovarsi Voleureine, che lanciò un grido furente e si liberò dalle macerie, per poi girarsi anche lei verso di loro

“Non sembra essersi fatta niente!” esclamò Ladybug, che non la vedeva minimamente provata dal crollo

“Già, ha continuato a schivare le macerie mentre cadeva” gli spiegò Chat, che aveva visto tutto mentre stava planando a terra. La donna, per tutta la caduta, era saltata da una rovina all’altra schivando ogni cosa “Non possiamo attaccarla direttamente a quanto pare”

“Allora dobbiamo trovare un altro modo” disse la ragazza, preoccupata “Ma non sembra molto intenzionata a mollarci”

“Io forse ho un’idea per guadagnare un po' di tempo” disse loro Lupin, che stava armeggiando con qualcosa seduto per terra. I due ragazzi si guardarono con poca fiducia

“E noi dovremmo fidarci di te?” chiese Chat. Che anche dopo le parole di ammirazione scambiatisi, sapeva bene di aver a che fare con un criminale

“Di questo ne riparleremo dopo” disse sogghignando Lupin. Dopo aver finito di lavorare, prese entrambi per le braccia e li trascinò via con se contro la loro volontà, ancora una volta in fuga dal pericolo tra le vie di Parigi. Voleureine si lanciò al loro inseguimento, riuscendo a seguirli fin dentro ad un vicolo. I tre erano girati di spalle verso un vicolo cieco. Alla ladra si illuminò l’anello e si preparò a conficcare nuovamente le mani nei corpi dei suoi nemici, ma quando fu a pochi centimetri dalle tre figure, si rese conto che non erano ciò che si aspettava. Non erano tre persone, ma tre manichini con il volto di Lupin, due dei quali colorati frettolosamente per sembrare i costumi dei due supereroi, che per fortuna del ladro erano stati facili da colorare in poco tempo. Li gettò a terra, furibonda per essere stata giocata

Papillon la contattò telepaticamente “Se vogliono giocare al gatto ed al topo, basta stanarli. Crea un po' di confusione in città e saranno loro a venirti a cercare”

La donna seppe subito cosa fare. Si avvicinò alla prima casa che ebbe di fianco e sfiorò la porta di ingresso, che si aprì all’istante appena l’anello cominciò a brillare di luce propria, come se aperta dalle chiavi d’ingresso. In pochi minuti, tutte le persone che erano all’interno dell’abitazione si ritrovarlo ad urlare di paura, mentre lei uscì dalla finestra, seguita da una scia volante di denaro e gioielli che si andarono ad accumulare al centro dei cieli di Parigi

“È davvero troppo facile!” esclamò lei, per poi fiondarsi dentro un’altra abitazione per ripetere la stessa azione

Lupin, dato che la sua idea aveva funzionato, si fermò una volta raggiunti i tetti, che ormai stavano diventando il suo habitat. Solo a quel punto lasciò andare i due ragazzi, che non sembravano molto contenti della situazione

“Che cosa ti è saltato in testa?” chiese subito Ladybug, rimettendosi in posizione di guardia

“Vi ho portati lontani, così adesso possiamo parlare e pensare ad un piano per rimettere tutto a posto. Non serve ringraziarmi!” disse lui sorridendogli

“Ringraziarti? E da quand’è che saremmo alleati, noi tre? Non so se possiamo fidarci” andò avanti lei. Lupin, osservandoli entrambi e vedendo che erano sul piede di guerra, sospirò

“Sentite, voglio che Fujiko torni normale” rispose lui, con tono particolarmente serio “E mi sembra che solo voi sappiate come fare. Lasciate che vi aiuti a sistemare questo disastro”

Anche senza abbandonare la loro posizione guardinga, i due sembrarono volerlo ascoltare

“Mi sembra che voglia aiutarla per davvero...” disse Chat alla ragazza al suo fianco. Entrambi però erano piuttosto sospettosi, soprattutto per le cose che avevano scoperto indagando sulla donna. Ladybug avanzò una domanda “Ho letto un po' di cose sul vostro conto. A volte siete alleati, a volte nemici. Qual’è la verità?”

“La verità, dici?” rispose, capendo che anche loro avevano cercato informazioni su di lui. E sapeva anche che cosa si dicesse sulla donna “Beh, da come agiamo può non sembrare così, ma la verità è che io sono innamorato di Fujiko da quando l’ho conosciuta. Semplicemente siamo spesso in competizione, ma nonostante questo non la posso abbandonare. Si è disposti a fare di tutto per amore, sbaglio?”

Lupin, con la sua sincerità, aveva anche punto nel segno. Si era rivolto a Chat non per convincerlo con un discorso simile, ma perché sapeva che lui tra tutti poteva capirlo meglio di chiunque altro. Anche il gatto avrebbe fatto di tutto per amore della coccinella. E osservando bene il ladro sapeva che non stava mentendo. Gli sorrise ed abbassò il bastone

“No, non sbagli” gli disse per poi rivolgersi a Ladybug “Credo che per stavolta ci possiamo fidare”

“Ne sei sicuro?” chiese Ladybug insicura. Anche lei si ritrovava in quei discorsi, avrebbe fatto di tutto per il bene di Adrien, ma le intenzioni di Lupin erano fino alla fine sempre un’incognita

“Ascolta, sono praticamente certo che sia colpa mia se Fujiko sia stata presa dai sentimenti negativi di cui parlavate prima… voglio rimediare. Devo farlo. E lo farò, con o senza il vostro aiuto”

Il ladro era effettivamente molto serio. E se c’era una cosa che aveva capito su di lui anche solo dal loro scontro, era che per prendere una situazione in modo serio, allora ci credeva per davvero. Sospirò ed abbassò lo yo-yo, sorridendogli “Va bene, puoi darci una mano” disse Ladybug, assumendo un tono deciso “Ma questo non cambia nulla. Appena risolviamo questa situazione, tu finirai in prigione!”

Il ladro ghignò, felice del loro aiuto ma allo stesso tempo divertito “Se vi aiuto abbastanza bene, datemi almeno cinque minuti di vantaggio!”

Chat Noir, ora che lo vedeva sotto questa luce, si lasciò andare ad una piccola risata “Sai, è buffo, ieri sera qualcuno mi ha detto che ci assomigliamo. Adesso capisco che aveva più ragione di quanto pensassi!”

Anche se Lupin non capiva a chi si riferisse, capiva di che cosa stava parlando. Osservando come Chat Noir si comportava nei confronti di Ladybug, non poteva non intuirlo e gli rispose“Ne sono sicuro” Poi, di nuovo, si fece serio “Va bene. Adesso andiamo a salvare Fujiko!”

 

Dall’alto dei tetti di Parigi, il trio poteva ben vedere cosa la donna stesse facendo, restando però nascosti ad escogitare un piano

“Di questo passo deruberà tutta la città! Dobbiamo fermarla in fretta!” disse Chat Noir, osservando il suo operato e preoccupandosi che sarebbe potuta arrivare a casa sua

“Calma un secondo. Prima spiegatemi meglio come funziona questa situazione” disse Lupin, che non aveva ancora tutto chiarito “Tra Papillon e l’essere akumizzata credo di non aver capito molto bene”

“La storia è questa” iniziò a spiegare Ladybug “Papillon vuole prendere i nostri gioielli, i Miraculous della Coccinella e del Gatto Nero. Se li otterrà entrambi potrà realizzare qualsiasi suo desiderio, ma ad un prezzo… nell’universo deve rimanere stabilità, quindi se ad esempio il suo desiderio fosse di diventare umano, qualcuno perderebbe la propria umanità. Non sappiamo cosa voglia desiderare, ma non possiamo permettergli in nessun caso di ottenerlo”

“Per cercare di prenderceli” proseguì Chat Noir “Crea delle akuma, delle farfalle imbottite del suo potere che si infilano in oggetti importanti per una persona e la rendono un supercattivo. Noi dobbiamo fermarli per evitare che portino il caos e lui ne approfitta per provare a sconfiggerci”

“Ok, ora credo di aver capito meglio” commentò l’uomo “E come li fermate?”

“Se riusciamo a distruggere l’oggetto” riprese nuovamente Ladybug “L’akuma è costretta ad uscire e posso catturarla per purificarla. A quel punto, la vittima perde tutti i suoi poteri e ritorna normale”

“Quindi prima di tutto dobbiamo scoprire dove si è nascosta questa akuma” concluse Lupin

“Si, ma sarà tutt’altro che facile” andò avanti Ladybug “Non siamo riusciti a colpirla neanche una volta, figuriamoci prenderle qualcosa… credo che un piccolo aiuto sia necessario”

Si alzò in piedi e cominciò a far roteare il suo yo-yo, esclamando la formula magica “LUCKY CHARM!”. L’arma generò un flusso di magia e dal nulla si materializzò un oggetto rosso a pois neri che le cadde tra le mani. Lupin sapeva come quel potere funzionasse, ma aveva la stessa espressione confusa degli altri due

“… una canna da pesca?” si chiese Ladybug “Che me ne dovrei fare?”

Lupin la osservò per un secondo, notando che non aveva neanche un amo appuntito, ma uno ricurvo, come fosse un attaccapanni. Pensò anche a quali potessero essere oggetti importanti per la sua amata. Poi gli saltò in mente che Fujiko più una canna da pesca volevano dire soltanto una cosa e ridacchiò sotto i baffi, prendendo l’oggetto dalle mani della ragazza

“Io so a cosa serve!”

 

Voleureine aveva accumulato già una grande somma di denaro, sia cartaceo che in oggetti, che adesso fluttuavano come una nuvola d’oro sopra Parigi. Ma ancora dei suoi bersagli non c’era neanche l’ombra

“Non capisco che fine abbiano fatto” si domandò, sorridendo “Forse hanno capito di non avere speranze… ma non mi interessa. La farò pagare a Lupin per come mi ha trattata!”

Papillon cercò di riportarla all’ordine “Ricordati che i tuoi bersagli principali sono Ladybug e Chat Noir, non Lupin. Ricorda che posso sempre privarti dei tuoi poteri, non ti conviene disobbedire...”

Mentre lo ascoltava parlare, provò una sensazione piuttosto singolare. In un secondo, qualcosa si era infilato sotto il suo mantello e ne era uscito subito dopo, ma non da solo. Sentì il petto estremamente liberò, ma si sentì anche estremamente in imbarazzo e d’istinto portò entrambe le braccia a coprirsi il seno. Non serviva guardare cosa fosse successo, lo sentiva fin troppo bene

Dall’alto dei tetti, Lupin sogghignò deliziato dal suo operato. Ritirando la lenza della canna da pesca, afferrò tra le mani ciò che aveva pescato, ossia il reggiseno della donna che non si era accorta di nulla fino a quando non fu troppo tardi

“Sembra che abbia abboccato un pesce grosso...” disse tra se e se, in piena libido. Poi tornò alla realtà quasi deluso e tirò fuori un paio di forbici “È un peccato, ma ci dobbiamo dire addio!”

Cominciò a tagliuzzare completamente l’indumento della ragazza, che ormai lo aveva visto e sentito, ma teneva lo sguardo fisso in basso e le mani sul petto, senza muovere un muscolo. Quando il ladro ebbe finito, si guardò intorno, ma rimase confuso e si rivolse ai due super, che erano rimasti a distanza mentre lui agiva

“Hey, qui non vedo nessuna farfalla! Sicuri che è così che andava fatto?”

Chat rimase ad occhi sbarrati per l’assurda idea avuta dall’uomo, mentre Ladybug divenne rossa come un peperone e si portò le mani sugli occhi, imbarazzata non poco

Voleureine, invece, alzò lo sguardo. Aveva un paio di lacrime agli occhi ed un espressione totalmente infuriata, diretta proprio contro di lui. La sfacciataggine del ladro ed il suo imbarazzo spinsero persino Papillon ad ammutolirsi, sapeva che se avesse detto qualcosa di sbagliato sarebbe potuta finire male

“Lupin…” mormorò, per poi gridare “LUPIN! Io… io ti ammazzo!!”

La donna spiccò un balzo ed arrivò dritta dove prima si trovava il ladro, pronta a sparargli senza alcuna pietà. Ma nuovamente, al posto suo, trovò un altro manichino, questa volta con sopra un biglietto firmato e con la scritta “Mi dispiace” sopra. La donna fece a pezzi il biglietto ed il manichino a mani nude, tanto era infuriata con lui. Papillon le parlò di nuovo, quasi imbarazzato

“Io… suppongo che se tu voglia prima occuparti di Lupin, non ci siano problemi...”

“Ti troverò!” gridò lei, furente “Ti troverò e te la farò pagare per tutto quanto!”

 

Poco più in la, sempre ben nascosti, Lupin era ritornato da Ladybug e Chat Noir. La ragazza, appena arrivò da loro, gli tirò una gomitata sullo stomaco e lo lasciò cadere in ginocchio, per poi girarsi quasi disgustata. Lupin sapeva di meritarselo, quindi semplicemente abbozzò un sorriso

“Andiamo, lo picchierai dopo, per adesso siamo ancora alleati!” cercò di giustificarlo Chat

“Nemico delle donne...” mormorò Ladybug, ancora piuttosto imbarazzata

“C-Chiedo scusa, credevo che l’akuma fosse lì dentro...” disse il ladro, rialzandosi e guardandola sorridendo ma con aria piuttosto dispiaciuta

“E cosa te lo ha fatto pensare?!” gli gridò la ragazza addosso

Lupin mise le mani avanti per evitare altri colpi “Mi avete detto voi che si trova dentro un oggetto importante per la vittima! Hai idea di quanto sia difficile per Fujiko trovare reggiseni della sua taglia?”

Ladybug fu sul punto di colpirlo di nuovo, stavolta mirando ben più in basso, ma il compagno la bloccò prima che potesse fare un disastro, rivolgendosi al ladro

“Intendevamo dire qualcosa che il loro cuore consideri importante! Un ricordo, qualcosa che portano sempre con loro"

“… un ricordo, hai detto?” domandò Lupin, che subito si fece pensieroso. La risposta gli balzò davanti agli occhi “Ma certo! L’anello! Se ho capito bene di che anello si tratta, non può che essere lì dentro. È stato il primo oggetto che è riuscita a rubarmi!

“… in effetti… credo tu abbia ragione!” aggiunse Chat “Ogni volta che si teletrasportava, l’anello si illuminava! Deve essere la fonte del suo potere“

“Beh… bene” disse Ladybug, che sembrava essersi fatta passare l’astio “Non ci resta che prenderglielo e distruggerlo. Non sarà facile, ma qualcosa ci inventeremo”

Lupin subito si sentì un groppo alla gola “Ehm… non potremmo trovare un altro modo? Non vorrei distruggerlo… insomma, è una cosa veramente importante, ci tengo che lei lo abbia...”

A quel punto, a Ladybug era del tutto passata la rabbia, soprattutto nel vedere che Lupin era preoccupato che Fujiko perdesse quel ricordo “Non devi preoccuparti. Anche se lo distruggiamo, una volta risistemato tutto, verrà riparato anche quello”

“Dici sul serio?” chiese retoricamente lui, che a quel punto era deciso “Bene, allora facciamolo!

“Ma come?” domandò di nuovo la corvina “Non possiamo toccarla, appena lo facciamo si teletrasporterebbe via”

“Forse un modo c’è” pensò Chat ad alta voce “Mentre prima stavamo cadendo dall’arcata, ricordo che non ha iniziato subito a schivare le macerie… è dovuta atterrare su una pietra cadente prima di attivare il potere”

“Quindi stai ipotizzando che non può evitare le cose se è a mezz’aria” puntualizzò Lupin “Se così fosse, dovremmo trovare il modo di prenderle l’anello quando salta”

Ladybug, in quel momento, si mise ad osservare la canna da pesca, ancora tra le mani di Lupin. Per un attimo, vide prima lui illuminarsi di rosso a pois neri, successivamente Chat Noir, ed infine un piccolo edificio isolato in mezzo a Parigi

“… o quando sta cadendo” disse Ladybug, che era stata illuminata da un piano

 

 

Voleureine adesso non aveva più intenzione di derubare gli abitanti della città. Voleva trovare Lupin e farlo a pezzi con le sue stesse mani, prima di andare avanti a divertirsi. E dopo aver passato quasi mezz’ora a cercarlo in giro per i tetti, effettivamente riuscì a trovarlo. L’uomo si stava muovendo di soppiatto tra un comignolo ed una finestra da solaio, sperando di non essere visto. L’anello della donna si illuminò ed estrasse la pistola, facendo fuoco senza alcun preavviso o timore. Ma il ladro si era già accorto di essere stato visto, quindi semplicemente si buttò per evitare il proiettile, che fece saltare per aria una canna fumaria. Gli sorrise beffardo e cominciò a saltare via di tetto in tetto, facendola solo infuriare per il suo sguardo compiaciuto

“Vieni qui, non scappare!” gli gridò addosso mentre lo inseguiva

Pochi metri più avanti, a Lupin toccò spiccare un grosso balzo per raggiungere un piccolo edificio, staccato dal resto degli altri palazzi. Una bazzecola invece per Voleureine, che lo raggiunse subito e lo ritrovò fermo, di spalle e con le mani in alto

“Hai finito di correre, finalmente” gli disse puntandogli contro l’arma “Hai capito che non hai speranze”

“No, è solo che vorrei capire perché stai facendo tutto questo” gli rispose “È veramente necessario lasciarsi controllare da qualcuno come Papillon per essere una brava ladra?”

“Io so di essere una grande ladra!” esclamò lei in risposta “Ma tu… tu mi tratti da sempre come se non io non valga nulla. Come se non possa essere capace di mettere in atto furti come i tuoi!”

“Questo non è vero!” rispose lui, piuttosto arrabbiato per quell’affermazione “Ti ho sempre considerata la migliore complice e compagna che potessi avere, e non solo perché ti amo. Hai un sacco di talento, Fujiko… l’unica cosa che non accetto è che tu lo sprechi in questo modo”

Papillon, a quel punto, si intromise “Non ascoltarlo. Ti ricordi come ti ha trattato proprio questa sera? Tutto il dolore che ti ha causato?”

Voleureine non si lasciò fermare dalle parole del ladro “Ora non ho solo un sacco di talento, ho anche il potere! Un potere che tu non puoi avere!”

“Si, l’ho visto il tuo potere… completamente copiato, dico bene?” disse lui, con un espressione sicura

“Copiato?!” esclamò lei “Cosa intendi dire?”

“Partiamo dall’inizio… hai rubato il cuore di Jigen e Goemon per farli agire come volevi tu, ti sposti da un posto all’altro in un momento, puoi aprire le porte semplicemente accarezzandole… sono tutte storie che si raccontano su di me o sbaglio?” Lupin pareva aver colto nel segno. I poteri di Voleureine erano presi dalle leggende su di lui “Vediamo se me le ricordo bene… se non hai gioielli o denaro, ti può rubare il cuore… in un momento è qui ed adesso è sparito… ogni porta si apre se la accarezza… hai altri trucchi simili che possa associare ad una di quelle storie? O forse vogliamo parlare del fatto che il tuo vestito è identico a quello che indossava mio nonno durante le sue rapine?”

“Stai zitto… STAI ZITTO!” esclamò lei, ormai stanca di reggere le sue parole. Sentiva che aveva ragione e le faceva abbastanza male doverlo ammettere. In ogni caso, anche data la sua scoperta, sogghignò soddisfatta “Anche se fosse così, non ti sarà utile saperlo. Tu sei solo abile, io ho dei poteri effettivi. Come speri di sconfiggermi?”

“Io? Sconfiggerti? Non so per chi tu mi abbia preso” gettò un’occhiata sugli edifici alle spalle della donna e sorrise “Non posso fare nulla per batterti… ma posso fare in modo che tu parli finché il palazzo non è completamente evacuato!”

Voleureine non ebbe il tempo di concepire la frase detta da Lupin. Dalla direzione in cui erano arrivati, Chat Noir esclamò la parola magica “CATACLISMA!” e si gettò a mani avanti contro l’edificio sul quale si trovavano i due. La mano carica di energia distruttiva fece il resto, il palazzo iniziò a marcire ed a sgretolarsi sotto il loro piedi. Stavolta non c’era neanche una singola maceria sulla quale appoggiarsi, tutto era polvere ormai. Lupin sogghignò, il piano aveva funzionato

 

Poco prima

 

“Vorresti farla precipitare?” domandò Lupin, pensieroso “Non è male come idea, ma come vorresti farlo? Non possiamo spingerla, ci eviterebbe”

“Dobbiamo tenderle una trappola. Guardate quell’edificio laggiù” disse, indicando il palazzo che aveva visto illuminarsi “È isolato, quindi non c’è nulla lì attorno che potrebbe usare come appoggio per scappare. Lupin la attirerà fino a lì e Chat utilizzerà il Cataclisma per distruggerlo, a quel punto non dovrebbe essere difficile prenderle l’anello” disse, mostrando la canna da pesca e lasciando intuire il resto

“Mi piace come idea!” esclamò Chat “Però quello è un palazzo abitato, dobbiamo far prima uscire tutti”

“E se vi vede mentre lo fate?” domandò Lupin “Dovrete essere molto veloci ad entrare ed uscire, non so se farete in tempo”

Appena lì sa fianco, vennero attirati dal rumore di mugugni e rantoli. Una mano, pelosa ed impugnante delle manette, fece da trasporto per Zenigata, che finalmente aveva raggiunto il suo obiettivo

“Finalmente… ti ho trovato… Lupin!” esclamò, stanco morto per aver scalato il palazzo

Subito l’istinto di Lupin gli disse di andarsene in fretta, ma intervennero subito Ladybug e Chat Noir

“Ispettore!” esclamò la corvina “Meno male che sta bene! Abbiamo bisogno del suo aiuto!”

“Si, lo vedo...” disse, credendo intendessero a proposito del ladro “Non preoccupatevi, ora che sono qui, non può più scappare...”

“No, Ispettore, non si tratta di Lupin. Al momento abbiamo un problema ben più grave tra le mani” gli disse Chat, lasciandolo incuriosito. In pochi minuti gli spiegarono la situazione…

 

Presente

 

Zenigata, assieme a Roger ed a tutti gli agenti di polizia parigina, erano riusciti a tempo di record a tirare fuori tutti i residenti della palazzina in tempo utile, adesso aspettavano solo che i super agissero. L’agente dell’Interpol era in testa alle forze, aiutando chi aveva difficoltà a muoversi senza cedere un solo passo. Ora sia gli agenti che i cittadini attendevano che si svolgesse l’inevitabile. Zenigata aveva le braccia conserte ed osservava il tetto dell’edificio, probabilmente più impaziente di chiunque altro. Roger gli si avvicinò

“Non pensavo accettasse in questo modo di collaborare con Lupin” gli fece notare sottovoce “Credevo lo odiasse”

“È vero, non lo sopporto… è un criminale ed un fuorilegge, andrebbe sbattuto in carcere a vita. Ma devo ammettere che c’è un lato di lui che rispetto da sempre, ed è il fatto che non sia un mostro. Ha una sua morale, per quanto criminale. Non ha mai ucciso una persona innocente, ad esempio, né ha mai rapinato chi ha poco e nulla. In questo caso, ha persino deciso di agire per il bene comunque… quello che facciamo anche noi, del resto” terminò, estraendo le manette con corda “Ma appena Ladybug e Chat Noir avranno finito con questa storia, sarò li, pronto per mettere le manette ai polsi di quel maledetto”

 

Pochi secondo dopo, infine, il Cataclisma aveva colpito. Chat Noir, Voleureine e Lupin stavano tutti precipitando al suolo, ma anche quello faceva parte del piano. Lupin cercò di rallentare la propria caduta allargando la giacca e si andò a scontrare con la donna akumizzata, stringendola a se e bloccandole i movimenti degli arti. L’anello si illuminò, segno che la ladra stava provando a sparire, ma stavolta non ebbe fortuna

“Immaginavo non funzionasse… non sei libera di spostarti, se vieni bloccata” gli disse lui, stringendola ancora più stretta. Chat ebbe quindi modo di sfilare tranquillamente l’anello dal suo dito, nonostante il divincolarsi incessante, per poi essere ripescato da Ladybug, che aveva agganciato l’amo della canna da pesca alla cintura del ragazzo. Appena arrivato, fece prendere in mano anche alla compagna il piccolo gioiello, per spezzarlo assieme e liberare l’akuma

Lupin, vedendo che il dove era fatto, lasciò leggermente andare la presa. Ma era stato incauto, Voleureine possedeva ancora per qualche istante la volontà malvagia donatagli da Papillon, ed in un ultimo gesto disperato si voltò verso i due supereroi in cima ai palazzi, la pistola ancora carica da prima. Fece fuoco senza pensarci

“Attenti!” gridò il ladro, ma fu troppo tardi. Ladybug era nel mirino della donna ed il colpo era inevitabile

La giovane sentì l’avvertimento, ma ebbe solo il tempo di chiudere gli occhi, ad aspettare l’arrivo della pallottola. Che però non arrivò mai. Appena li riaprì, vide la cosa peggiore che poteva capitare in quel momento. Davanti a lei c’era Chat Noir, sorridente, che le cadde dritto sulle ginocchia senza dire una parola. Vide la sua schiena ustionata ed ancora fumante. Si era messo davanti a lei con velocità inumana, per parare il colpo con la sua vita

“C-Chat! No! Che cosa hai fatto?!” esclamò lei, più preoccupata che mai

“Si fa… di tutto… per amore...” mormorò lui dolorante

La ragazza fu presa dal panico. Non sapeva cosa fare, non riusciva a ragionare. Il biondo aveva la pelle dura e lo sapeva, ma sentiva anche che si stava spegnendo su di lei. Si guardò in giro, sperando di trovare una risposta, ma il non ricevere nessun aiuto la stava semplicemente mandando ancora più nel pallone. Era completamente persa

“L’akuma!” esclamò Lupin dopo essere atterrato con un paracadute tascabile, facendola risvegliare dalla trance di paura. Il suo tono di voce era sia preoccupato che severo, così che la mente della corvina non si lasciasse di nuovo andare “Hai detto che se la purifichi tornerà tutto normale! Fallo, dannazione!”

Lei alzò la testa e si fece decisa, vedendo la farfalla oscura svolazzare. Appoggiò delicatamente il compagno a terra ed aprì il proprio yo-yo mentre si rialzava

“Niente più malefatte, piccola akuma!” esclamò. Normalmente era piuttosto felice quando lo faceva, era il segno che avevano vinto contro il nemico di turno, ma stavolta era arrabbiata, come se stesse incolpando il candido insetto. Con un gesto secco, la intrappolò dentro alla propria arma decretando un “Presa!” e dopo pochi secondi la liberò in cielo, candida e purificata. Ma non aveva tempo di salutarla, una volta liberata dal male prese e tirò in aria la canna da pesca gridando “Miraculous Ladybug” con tono preoccupato e speranzoso

Tutto tornò come se Papillon non ci fosse mai stato. L’arco al Trocadero si rimise in piedi, incrinato per la botta data da Chat, ma non distrutto, mentre Jigen e Goemon, che erano rimasti lì svenuti per la caduta si risvegliarono e si rimisero in piedi senza capire nulla. I gioielli nel cielo sparirono e ritornarono ognuno dove era stato sottratto, ed anche l’edificio distrutto si rimise in piedi. Lupin e Fujiko, liberata dall’influsso malefico, si erano ritrovato nel corridoio principale da dove si entrava

Nulla di tutto questo le importava. Si voltò subito verso Chat. La sua schiena era tornata a posto, ma lui era ancora a terra, immobile. La preoccupazione la assalì di nuovo. Si gettò in ginocchio vicino a lui, mettendogli una mano tra i capelli, sperando che la sentisse. Ma ancora nulla

“Chat… ti prego… dimmi che non è vero...” mormorò lei, con gli occhi lucidi. Non poteva accettare che si fosse sacrificato per lei, non poteva finire in quel modo

Mentre il viso le veniva rigato dalle lacrime, passò una mano per cercare di pulirle. Non la sua. Chat stava cercando di farla smettere, asciugandogliele come meglio riusciva

“Ben fatto...” mugugnò lui, a terra ed ancora dolorante per il colpo subito. Ladybug, constatato che non era avvenuto il peggio, lo tirò su e lo strinse più forte che poteva

“Non… Non farmi mai più uno scherzo del genere, capito?!” esclamò lei, che non aveva smesso di piangere, ma che almeno sorrise di cuore sapendo che era ancora vivo. I suoi orecchini, in quel momento, iniziarono a lampeggiare “Io… io...”

“Non dire nulla, me la caverò, sono solo un po' indolenzito...” gli disse lui, rimettendosi in piedi un po' a fatica ma con le sue forze. Lei annuì e si scagliò nei cieli di Parigi, non senza lanciare qualche occhiata preoccupata finché poteva vederlo. Una volta sparita, gli occhi di Chat si fecero lucenti

“Si è davvero preoccupata per me… è veramente fantasticAHI!” esclamò, mentre la schiena ancora gli doleva. Anche se il suo anello non aveva ancora cominciato a brillare, capì che era meglio se tornava a casa. Prima di andare, però, si rivolse alla polizia “Ispettore, agenti, Lupin è li dentro. Lo lasciamo a voi!”

Tutti i presenti non avevano ben capito cosa fosse successo, ma vedere entrambi i super andare via tranquilli li rasserenò. Zenigata, invece, aveva capito che Chat sembrava essersi fatto parecchio male, ma che per fortuna ora sembrava stare bene. Gli fece un cenno positivo con il pollice e lo lasciò andare, indicando alla polizia di entrare subito nella palazzina. Lupin era a portata di mano

 

Mentre fuori tutto si risistemava e l’edificio si ricostruì attorno a loro, Fujiko sembrò come risvegliarsi da un sogno. Lupin la aiutò a rimettersi in piedi

“Che… che è successo?” si domandò lei, vedendo chi aveva di fianco. Lo scostò con fare scocciato “E tu che cosa vuoi?”

“Fujiko, io… penso di doverti delle scuse” gli disse, incuriosendola

“Ah, tu credi?” rispose “E per cosa? Per aver mandato in fumo i miei sforzi?”

“No… perché credo di essere stato ingiusto con te. Probabilmente hai frainteso le mie parole… non hai assolutamente bisogno di dimostrarmi nulla, come ladra. Sappiamo entrambi che sei grandiosa!”

“… dici davvero?” gli chiese, voltandosi

“Ma certo che si! Semplicemente… lo sai come la penso sui bambini… anche se ricchi, non è una sfida degna di noi due rapinare qualcuno che non può difendersi, non ti pare? Una scommessa tra di noi merita molto più ingegno e sfida di così!”

“… io… hai ragione, Lupin…” gli disse, mostrandosi davvero dispiaciuta, come raramente le capitava di fare “Mi dispiace, è solo che… soprattutto qui, a Parigi, mi sono sentita in soggezione. Non si fa altro che parlare del grande Arsenio Lupin… volevo farti vedere che anche io conto qualcosa, qui”

“Non ce n’è bisogno. Sai che per me tu sei la persona che conta di più, ovunque siamo!” aggiunse lui, sorridendole ed accarezzandole i capelli. Lei si voltò lievemente dall’altra parte, per coprire un po' del rossore in viso.

Appena Lupin sentì un po' di trambusto provenire da fuori, capì che era il momento di dileguarsi

Prese per mano Fujiko, ma lei semplicemente lo lasciò andare, confondendolo “Ma che fai? Sta per arrivare la polizia, dobbiamo muoverci”

“Tu vai, io gli faccio perdere un po' di tempo” assunse un tono falsamente disperato e si sdraiò per terra “Saranno occupati con una povera vittima del malvagio Papillon che non riesce a reggersi sulle proprie gambe… “ poi sogghignò “Ci metteranno un po' a starti alle costole. Consideralo un ringraziamento per avermi aiutata”

In risposta, le sorrise “Sei davvero un angelo! Ci rivediamo più tardi al rifugio, va bene tesoro?”

“E vattene!” lo intimò lei, dandogli un calcio nel sedere da terra per farlo salire ed uscire da una finestra. Quando gli agenti e Zenigata fecero irruzione, lei era già pronta a fare la sua solita, finta parte della damigella in pericolo, mentre Lupin stava già nuovamente correndo nella notte

 

Un’altra volta, il piano di Papillon aveva fallito nel suo intento. L’uomo era ormai da parecchi minuti ancora nella stanza ovale tra le candide farfalle, da abbastanza tempo perché la sua trasformazione si annullasse da sola. Nooroo lo osservava in rigoroso silenzio, preoccupato come sempre di ciò che Gabriel potesse fare

Il cielo era molto bello quella sera, ed osservarlo gli faceva tornare alla mente molti ricordi. Ad Emilie faceva piacere guardare il cielo stellato

“Un giorno, riuscirò nel mio intento… un giorno...”

Non aveva ancora intenzione di allontanarsi. Anche stare da solo in quel modo lo rilassava. Ma dovette voltarsi quando sentì un rumore metallico provenire dalle sue spalle. Non si scompose minimamente, neanche quando vide cosa stava succedendo. Lupin gli puntava la pistola addosso, appoggiato ad un secondo ingresso della stanza. Dopo aver lasciato Fujiko, si era subito fiondato a Villa Agreste, con il suo piano pronto da essere messo in atto. Il kwami della farfalla si nascose per non essere visto

“Gran bella serata, vero signor Agreste? O forse preferisce essere chiamato Papillon?”

L’uomo si accigliò un po'

“Come hai fatto a capirlo? E come hai evitato le difese della casa?”

Lupin, con la mano disarmata, gli mostrò il ragno-bot che aveva recuperato qualche minuto prima dal giardino

“Dovrebbe far controllare meglio il suo giardino, alcuni parassiti sono molto pericolosi. Questo piccoletto, ad esempio, è un vero gioiellino. Non solo mi ha permesso di scannerizzare casa sua, ma per tutto il tempo in cui è rimasto nella sua proprietà, ha analizzato ogni sistema difensivo della villa ed ha trovato una contromisura” poi gli mostrò una maschera con le sembianze di Gabriel stesso “Il resto è stato facile, sono entrato ed ho fatto un giro. E non avevo capito subito che fosse lei Papillon, diciamo che l’ho intuito. Il mio piccolo amico ha registrato l’apertura di questa cupola e l’uscita di un oggettino in un tempo abbastanza vicino all’ora in cui Fujiko è stata akumizzata. Volevo verificare che la mia idea fosse fondata”

“E adesso, cosa hai intenzione di fare? Ricattarmi? Sapere perché faccio quello che faccio? Forse vuoi farne parte anche tu?”

“Non ho intenzione di ricattarla né di fare parte di questo gioco. Per il perché, non c’è bisogno di chiederlo a lei...” disse, abbassando la pistola “Emilie Agreste”

Per Gabriel, sentire il nome della moglie da quel criminale sembrava quasi uno scempio. Ma lasciò che proseguisse, prima di agire in qualche modo

“Una donna ed un’attrice molto talentuosa, tragicamente scomparsa anni fa… non ne ha mai parlato pubblicamente, la gente pensava avesse il cuore di pietra. Anche io l’ho pensato, quando sono entrato in casa sua ed ho visto che nel ritratto di famiglia lei non compare. Non avevo tenuto in considerazione che probabilmente neanche suo figlio Adrien ha mai conosciuto la madre”

Era sul punto di attivare manualmente le armi di difesa della cupola, sentendosi parlare in quel modo

“Poi, mentre stavo andando verso il suo vestito, ho visto che il ragno aveva analizzato ogni millimetro della casa. Ho visto che nella stanza più bassa, quella che sembra una serra, c’era qualcosa che assomigliava ad una bara. Ho visto ed ho capito tutto, signor Agreste… lei non è mosso dalla smania di potere o dal desiderio di conquista. Lei è mosso dall’amore”

Gabriel si blocco, sentendo le ultime parole del ladro

“Vuole i Miraculous di Ladybug e Chat Noir per riportare da lei la donna che ama, è così?”

Gabriel sorrise mestamente “Sembri un detective, più che un criminale… hai ragione su tutto, Lupin. Quella è la cosa che desidero di più al mondo. Il ritorno di mia moglie e della madre di Adrien” tornò ad osservare il cielo Cosa ne pensi? Che sono un folle? Che qualcun altro perderà la vita per il mio desiderio, per mantenere l’equilibrio? Non mi importa, so bene a cosa sto andando incontro...”

“Mi dispiace, ma non so cosa pensare” rispose lui, facendo spallucce “La sua è una situazione in cui non mi ritrovo e che non posso capire appieno”

“Su questo, ci troviamo d’accordo. Nessuno può capire cosa si prova, ad avere un simile potere così vicino, quasi a portata di mano, eppure a non poterlo utilizzare. E comunque, che cosa farai ora? Dirai a Ladybug e Chat Noir di me?” chiese, pronto ad attivare le armi

Lupin scosse la testa “No, non farò assolutamente nulla. E sa perché non lo farò?”

Gabriel non rispose, semplicemente si voltò verso di lui, in attesa della continuazione

“Perché so anche io che il potere dell’amore è il più grande che esista al mondo. Soldi, fama, onore… non valgono nulla al suo confronto. E se lei è davvero mosso dall’amore, allora in qualche modo ne uscirà vittorioso, prima o poi. Non condivido i suoi mezzi, questo lo ammetto, ma sono sicuro che a prescindere da essi, tutti i nodi verranno al pettine prima o poi. Per lei come per quei due ragazzini, Ladybug e Chat Noir”

Gabriel, a quel punto, mise del tutto da parte l’idea di attivare le armi “Sai, sei molto diverso da come tende a descriverti la polizia”

“Me lo dicono spesso. Adesso, me ne andrò, ma ricordi bene una cosa. L’amore può arrivare sotto molte forme… cerchi di non chiudersi su una sola di queste, potrebbe pentirsene più avanti. Ah, prima che me ne dimentichi, dovrebbe tenere un po' sotto controllo suo figlio, sta davvero un sacco di tempo fuori casa!”

“Mio figlio non è affar tuo...” gli disse l’uomo in risposta, ma a vuoto. Dette quelle parole, il ladro si dileguò silenzioso come era arrivato. Gabriel rimase per un secondo a riflettere sulle sue ultime parole, ma non così tanto da volerne capire il senso. Per lui, l’unico amore era quello che aveva perduto, e che desiderava ad ogni costo ritrovare. Dato l’evolversi inaspettato della serata, chiuse la cupola e decise di fare una visita notturna alla moglie, prima di andare a dormire

 

Lupin, uscito dalla camera di Papillon, si stava già dirigendo verso l’uscita dell’abitazione. Per Gabriel era del tutto passato in secondo piano, ma ovviamente il ladro non era passato di lì per fargli un discorso e tanti saluti. Aveva sottratto la Nuit étoilée à Paris e se ne stava andando, soddisfatto di tutto il suo operato. In una sola notte era stato aiutante e nemico di due supereroi, salvato l’amore della sua vita, smascherato un supercattivo e rubato l’abito più costoso al mondo. Meglio di così, sarebbe potuto essere solo scoprire le identità di Ladybug e Chat Noir

Ma messo un piede fuori dalla Villa, si ritrovò bloccato. Era talmente impegnato a gongolare internamente da non rendersi conto di essere finito dentro ad una gabbia talmente piccola che anche solo fare un passo risultava impossibile. Venne colto totalmente alla sprovvista, non capiva come potesse essere finito in una situazione del genere, ma a fargli luce sulla faccenda ci pensò il suo instancabile aguzzino, Zenigata in persona, ed una decina di agenti di polizia che gli puntava addosso taser e pistole

“Finalmente! Haha! Finalmente ti abbiamo preso?”

“Zazà?!” esclamò lui incredulo “Ma-ma-ma come hai fatto? Credevo fossi rimasto con Fujiko”

“Mi hai preso per un imbecille? Se veramente aveva bisogno di aiuto, ci saresti rimasto tu con lei! Quando ha cominciato a fare le sue solite moine, mi sono reso conto che qui non c’era più nessuno a fare la guardia! Ho preso qualche agente e sono venuto qui di corsa per tenderti un’imboscata!”

Lupin, a quel punto, si rassegnò all’idea che non poteva più fidarsi dell’ingenuità dell’ispettore. Gli agenti di polizia recuperarono il vestito dalle mani del ladro, poi, a mano e senza usare mezzi di trasporto sotto ordine di Zenigata stesso, sollevarono tutti assieme la sua gabbia e si avviarono verso la stazione di polizia. Quella serata per Lupin aveva adesso un altro motivo per essere ricordata

Gabriel osservò la situazione da camera sua, senza intervenire o fare nulla. Non gli interessava che cosa succedesse al ladro o all’abito, l’importante era che non dicesse nulla su di lui alle forze dell’ordine. Ma da come Lupin si era mostrato, aveva capito che non avrebbe veramente spifferato nulla. Prima di andare a dormire dopo quella serata movimentata, ebbe come il sesto senso di passare dalla stanza del figlio

Adrien si era velocemente catapultato nel letto dopo essere rientrato, anche solo per non farsi scoprire. Il ragazzo non poteva capire quanto fosse stato fortunato a non trasformarsi mai dentro casa in quei due giorni, a Lupin era sembrato solo un giovanotto che sgattaiolava dentro e fuori per via di un padre poco permissivo, senza alcun sospetto sulla sua seconda identità

Gabriel entrò che Adrien era già sotto le coperte, sperando nessuno si accorgesse che era ancora sveglio. Il padre appoggiò una mano sul letto del figlio, ripensando alle parole di Lupin

“L’amore può arrivare sotto molte forme...” disse sottovoce tra se e se, quasi abbozzando un sorriso, pensando di aver capito cosa intendesse il ladro. Senza fare o dire nient’altro, uscì dalla stanza ed andò a dormire. Adrien si mise a sedere, stranito. Il padre non era mai entrato nella sua stanza in quel modo, o almeno non se ne era mai accorto. Che cosa poteva essergli successo, rimase un mistero per il ragazzo

 

Il giorno dopo, le notizie già circolavano sia in televisione che sul web. Al telegiornale, Nadja Chamack stava appunto leggendo una notizia sull’incredibile fatto “Arsenio Lupin III, il noto criminale internazionale, è stato ieri sera finalmente catturato dagli sforzi combinati della polizia parigina, dell’Ispettore Zenigata dell’Interpol e dell’aiuto dei nostri amati supereroi, Ladybug e Chat Noir, che durante il tentativo di fermare il famoso ladro sono anche riusciti a fermare una delle vittime del malvagio Papillon, akumizzata proprio in mezzo allo scontro con Lupin e la sua banda”

Alya sembrava in estasi, sia nel sentire la registrazione del telegiornale sia nel ripensare a cosa fosse successo “Wow, ragazzi, Ladybug e Chat Noir hanno veramente combattuto contro Lupin! E nel frattempo se la sono visti anche contro un akuma! Lui sarà anche forte, ma loro lo sono almeno dieci volte tanto!”

Marinette, al suo fianco, sorrideva ed annuiva. Purtroppo, la cronaca non aveva riportato il cento per cento della verità, sicuramente sotto pressioni della polizia o semplicemente perché nessuno avrebbe mai creduto che avevano collaborato proprio con il ladro per fermare l’akuma. Per lei, l’importante è che alla fine le cose si erano risolte per il meglio. Chat Noir era salvo, l’akuma era stata fermata e Lupin era sotto custodia della polizia, per lei meglio di così poteva essere solo l’aver sconfitto Papillon. Le saltò una cosa in mente e la chiese all’informatissima compagna di banco

“Ah, ho sentito che c’era anche Fujiko con loro, è vero?”

“Si, sembra che però sia stata vittima dell’akumizzato e che sia stata portata in ospedale, con degli agenti a tenerla d’occhio”

La risposta di Alya le fece capire che avevano anche insabbiato il fatto che fosse proprio lei ad essere stata akumizzata. Non capiva però perché fosse stata portata in ospedale, nessuna vittima delle akuma ne aveva mai avuto bisogno, se non per dei rapidi controlli di sicurezza

“Però, certo che è strano” disse Nino, osservando le notizie sui giornali che aveva sul cellulare

“Cosa è strano?” chiese Adrien, di fianco a lui

“Dicono di aver combattuto anche contro Jigen e Goemon, i complici di Lupin, ma non dicono nulla sull’averli presi o altro”

“Magari sono riusciti a scappare, oppure la loro cattura non è importante come quella di Lupin”

“Già, hai ragione...” rispose l’amico. In realtà, il ragazzo sapeva bene come erano andati i fatti

 

Sera prima

 

Il dolore alla schiena si stava ancora facendo sentire per Chat Noir, ma non era nulla di grave o lancinante. Doveva rientrare a casa al più presto, almeno per appoggiarsi su qualcosa di morbido e sperare che aiutasse. Ma prima, doveva fare una cosa piuttosto importante. Si stava dirigendo velocemente al Trocadero, dove trovò ciò che sperava: Jigen e Goemon, confusi e spaesati. Era esattamente così che li voleva

Atterrò davanti a loro, facendoli sobbalzare e saltare in guardia, ma subito li rassicurò

“Tranquilli, non sono qui per combattere” disse loro, per poi mostrargli l’anello dorato che era stato la tana dell’akuma. Si erano lasciati trasportare da troppe cose e non erano riusciti a restituirlo alla legittima proprietaria “Credo che questo appartenga a Fujiko. Restituiteglielo voi appena riuscite, d’accordo?”

Jigen, anche se stranito, capì che il gatto non aveva veramente intenzione di lottare e prese l’anello dalla sua mano. Poi, così come era arrivato, fece per dileguarsi, lasciandoli dubbiosi

“Aspetta, te ne vai così?” chiese proprio il cecchino “Non cerchi di catturarci o roba simile?”

“Lupin ci ha dato una bella mano stasera” spiegò lui in risposta “E non avendo potuto dargli cinque minuti di vantaggio come ci ha chiesto, facciamo che io per stavolta fingo di non avervi visto, così siamo a posto”

Facendo un cenno con le dita, lì saluto e si allontanò saltando. La verità, in ogni caso, è che non aveva più tempo né forze per combattere, la trasformazione si sarebbe annullata a breve e la sua schiena era un intralcio. Preferì fare così per ripagare il debito in qualche modo

 

Presente

 

Lupin era ancora bloccato in quella minuscola gabbia, lasciato soltanto in boxer. Zenigata conosceva bene che era sempre pieno di trucchi nei vestiti, per questo gli lasciò tenere soltanto l’intimo necessario per il pubblico pudore. Adesso, dopo aver salutato con orgoglio l’agente Roger e la polizia parigina, si stava dirigendo a bordo di un furgone blindati ed accompagnato da altri agenti dell’Interpol verso una struttura di massima sicurezza a prova di Lupin. Il suo sesto senso, però, era tutta la mattina che lo metteva in guardia, e per questo era con i nervi a fior di pelle. L’agente che guidava al suo fianco se ne rese ben presto conto

“Cosa c’è, Ispettore? Teme che Lupin possa scappare?” chiese lui

“Non lo so, ma non sono tranquillo… per niente!” esclamò lui

Ed effettivamente faceva bene a non esserlo. Mentre le varie volanti ed il furgone blindato si facevano strada nelle vie di Parigi per allontanarsi dalla città, dentro ad un vicoletto era appostata una piccola Alfa gialla, in attesa soltanto che passassero di lì. Quando li videro, capirono che era il momento

Jigen mise in moto la vettura e partì a tutto gas, attirando non poca attenzione su di se. Rimase a tenere il volante con una mano sola, mentre con l’altra impugnò il fidato revolver e fece fuoco avanti a se, riuscendo a bloccare l’avanzata di tre delle volanti alle spalle del blindato bucandogli le gomme. Goemon, risolta quella parte, saltò sul cofano della vettura ed estrasse la propria katana. Il trambusto non poté non attirare l’attenzione di Zenigata

“Lo sapevo… lo sapevo! Sono qui per liberarlo! Tu vai a tavoletta, io penso a loro”

Si sporse dal finestrino e cominciò a fare fuoco sulla macchina, ma il samurai era lì per questo. Per ogni colpo che l’Ispettore sparava, lui semplicemente spostava la spada e tagliava il proiettile a metà. Attirò poi tutta l’attenzione su di se quando saltò sopra il furgone blindato, sparendo dalla vista di Zenigata. Non volendo correre rischi inutili, abbassò il finestrino e si arrampicò sopra il tettuccio del veicolo, per intercettare qualsiasi intenzione di Goemon. Jigen, ora che anche quella parte era andata, si allontanò dal retro del furgone e si portò più avanti, per fermare quante più vetture possibili

Mentre Zenigata si occupava di Goemon e Jigen teneva a bada il resto della polizia, nessuno si accorse di un dettaglio. Nel salire sopra il furgone, il samurai aveva fatto a pezzi le porte blindate che portavano al contenuto del carico, che ora erano totalmente aperte. E soprattutto, non si erano accorti che qualcuno era salito proprio lì sopra. Fujiko, che di soppiatto e senza farsi notare era fuggita dall’ospedale ed aveva raggiunto gli altri per aiutarli con l’evasione di Lupin. Il ladro fu non poco felice di vederla

“Oh, amore mio, sei davvero una visione celestiale per un povero detenuto come me! Sto forse sognando, magari sono già in paradiso?” esordì lui, facendo la solita faccia estasiata che ormai la donna conosceva bene

“No, sei ancora tra di noi. E non farci troppo l’abitudine, non ti verrò a salvare ogni volta che sei nei guai”

La donna aveva preso del mini esplosivo al plastico dai vari trucchi che Lupin non si era portato dietro quella sera ed aveva iniziato a piazzarli sulle sbarre, così da aprirsi un varco. Mentre li sistemava, Lupin osservò che aveva al dito l’anello dorato, sorridendo con il cuore ma senza dire nulla per evitare situazioni spiacevoli. Appena finito, Fujiko si allontano un po'

“Stai più distante possibile e tappati le orecchie”

Lupin cercò di farsi più piccolo di quanto già non avesse fatto e lei fece saltare tutto. Le sbarre saltarono via ed il ladro gentiluomo, ancora una volta, si ritrovò a piede libero. Uscì fuori e cominciò a stiracchiarsi

“Un po' di spazio finalmente!” esclamò, sollevato di essersi tolto di dosso quella sensazione stretta

Zenigata e Goemon si stavano studiando. Ma nessuno dei due sembrava voler agire. Il samurai non ne aveva comunque alcuna intenzione, lui lì era solo il diversivo, più teneva lontano l’Ispettore meglio era. Appena sentì due colpi battere ai suoi piedi, capì che era il segnale di Fujiko. Fece un sorriso soddisfatto a Zenigata e spiccò un balzo oltre lo stesso, saltando prima sul tettuccio della cabina del guidatore e dopo a bordo dell’Alfa dove c’era anche Jigen. Zenigata venne colto da un atroce sospetto, ma non servì nemmeno controllare. Appena a fianco del furgone, sentì una voce familiarmente irritante

“Bye Bye, Paparino! La prossima volta vedi di chiedere una stanza più grande, non è stato il massimo come servizio!”

Lupin, assieme a Fujiko a bordo di una moto nera, stavano già sfrecciando a fianco dell’auto con i loro due complici. Il ladro ci balzò dentro e si accucciò nel sedile posteriore, ritornando su completamente vestito da testa a piedi. Agitò una mano verso Zenigata e, a quel punto, Jigen fu libero di partire a tavoletta, cosa che anche la donna al loro fianco non aspettò un secondo a fare

Tutte le volanti erano state fermate ed il furgone non sarebbe mai stato abbastanza veloce per stargli dietro. L’unica cosa che gli restò da fare fu togliersi il cappello ed iniziare a masticarlo, in preda alla rabbia

“Non ci posso credere, non ci posso credere!” cominciò a gridare tra se e se, completamente travolto dal nervosismo. Gettando un’occhiata alla strada, però, gli venne subito un’idea

 

Nuovamente, Lupin non passò di certo inosservato. Era stato così al suo arrivo ed era così anche adesso che stava andando via. L’inseguimento era passato anche davanti al Collegio Dupont, dove tutti i ragazzi si erano affacciati per cercare di capire cosa stesse succedendo. Vedendo che era la polizia ad essere impegnata, tutti immaginarono che si trattava di qualcosa organizzato da Lupin. Adrien e Marinette, mentre tutti erano distratti, si avviarono lei nel bagno delle ragazze e lui nel ripostiglio della scuola. Dovevano intervenire

“Tikki, trasformami!” disse Marinette, per attivare il processo di mutazione in Ladybug

“Plagg, trasformami!” disse anche Adrien, per diventare il suo super alter ego Chat Noir

A magia finita, tutti e due si scagliarono fuori dalla scuola, incrociandosi solo poco più avanti. Ladybug, mentre si spostavano rapidamente, osservò con aria spaventata

“Chat… come va con...” cercò di chiedere, un po' intimorita

“Tutto alla perfezione, Milady!” rispose subito lui, mostrandosi vispo ed attivo come sempre, facendola sorridere e rassicurandola

“Ottimo. Allora, andiamo a vedere che succede!”

 

Ormai Lupin e la sua banda stavano per lasciare la città in tutta tranquillità. Ma c’era un ultimo ostacolo da superare prima. Jigen, guardando negli specchietti retrovisori, rabbrividì

“Oh, accidenti, di nuovo loro...”

Lupin osservò alle sue spalle e sorrise, vedendo che Ladybug e Chat Noir li avevano quasi raggiunti. Trafficò per un secondo con il portaoggetti e tirò fuori delle lenti a contatto che non esitò un secondo ad indossare. Si alzò quindi in piedi sulla macchina e si mise ad aspettarli sul sedile posteriore, facendo spostare Goemon davanti. I due ragazzi atterrarono sul bagagliaio della macchina, mettendosi in posizione di guardia e sorridendo nel vederlo. Anche lui scambiò con loro un sorriso soddisfatto

“Vedo che ti sei già ripreso, Chat Noir” gli disse, sapendo cosa era successo la sera prima. Il gatto annuì

“Ci vuole ben altro per uno come me!” rispose, non muovendosi dalla posizione di guardia

“È incredibile che dopo tanta fatica tu sia riuscito a scappare! Sono stupita!” gli disse Ladybug, facendo ruotare lo yo-yo

“Già, già… sapete, vi devo ringraziare. Nonostante non sia riuscito a rubare nulla, quella di ieri sarà una serata che non dimenticherò mai! Ma direi che possiamo chiuderla qui. Che ne dite di una bella foto ricordo, per celebrare il nostro addio?”

I due si fecero molto sospettosi, ma tra il diventarlo ed il capire che c’era qualcosa che non andava passò troppo tempo. Con un gesto fulmineo, Lupin prese il cellulare e scattò un selfie, includendo nello scatto anche Ladybug e Chat Noir, che non persero nemmeno il sorriso talmente fu rapido il ladro. Il problema era che il flash dell’apparecchio fu abbastanza potente da accecarli totalmente, cosa che a Lupin non accadde per le speciali lenti protettive indossate. Con un rapido gesto di mani, prese il bastone e lo yo-yo ai due ragazzi e fece aprire il bagagliaio di scatto, catapultandoli giù dalla vettura e senza mezzi per inseguirlo

Mentre ancora cercavano di riprendersi dalla cecità, poterono almeno sentire le parole di Lupin mentre si allontanava “La foto è stupenda! La invierò al Ladyblog, così potrete avere anche voi questo ricordo! Au revoir, ragazzi!”

Quando finalmente tornarono a vederci, Lupin era troppo lontano per essere raggiunto senza le loro armi. Si scambiarono uno sguardo stupito e si misero a ridere

“Ok, siamo stati fregati come polli!” disse Chat, asciugandosi una lacrima che gli stava cadendo dalle risate

La ragazza, dopo essersi sfogata un po' per il divertimento, cercò di tornare seria “Credo sarebbe veramente un ottimo alleato contro Papillon, gli affiderei un Miraculous anche subito, peccato solo che sia un criminale”

“Chi lo sa, magari un giorno deciderà di cambiare vita!” rispose il gatto. Mentre lo osservavano allontanarsi, qualcosa di incredibilmente veloce a pedali gli sfrecciò di fianco

 

Lupin se la canticchiava tranquillamente, giocherellando con le armi sottratte ai due super. Fujiko, dalla moto, rimase un secondo affascinata

“Cosa hai intenzione di fare con quelle cose?” chiese, quasi a volerne avere almeno una

“Nulla, purtroppo. Quando torneranno ad essere normali, le armi spariranno, credo facciano parte del costume. Ma almeno non possono inseguirci!”

“Capisco, peccato” rispose lei, un pochino delusa

“… pin! Lupin! Fermati, miserabile!” iniziarono a sentire i quattro criminali alle loro spalle. Il soggetto della frase si voltò a vedere, ma non poteva crederci. Zenigata, a bordo di una bicicletta, stava riuscendo a stargli dietro nonostante si trovassero a bordo di due vetture estremamente veloci. Ma in fondo, sapeva bene che con l’Ispettore non sarebbe mai finita

“Ti prenderò! Ti prenderò! Ti prenderò! Ti prenderò!” continuò a ripetere l’agente dell’Interpol, pedalando come un folle per non perderli di vista

Nessuno però sembrò dare importanza all’uomo, ed anche Lupin tornò a rilassarsi sul retro della vettura, osservando soddisfatto la foto che aveva scattato un attimo prima. Lui, il più grande criminale del mondo, affiancato dai due supereroi più forti e tenaci che probabilmente avrà mai avuto il piacere di conoscere

 

 

 

 

 

Salve a tutti ragazzi, qui MC Outlaw. Finalmente, un nuovo crossover… capitolo unico, va bene, lunghetto, ma questo non aveva davvero senso dividerlo. Dopo Venere di Ferro, che più che altro era un mio “Come potrebbero rivelarsi le identità”, questo lo considero qualcosa di ben più vicino a ciò che potrebbe anche capitare nella serie. Ci sono stato un po' dietro mentalmente per avere una logica coerente e non mettere troppe castronerie, che spero di non averne messe affatto. Ma detto ciò, vi lascio, come sempre, alla prossima!

MC Outlaw

   
 
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