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Autore: Sophie_moore    08/10/2018    3 recensioni
Questa storia fa parte della serie "Writober - RWBY's Alternative Universes"
Cemetery!AU
Era arrivato quel giorno dell’anno.
Arrivava sempre, puntuale, non ne saltava uno. Era come un compleanno, ma non portava gioia, né spensieratezza.
[...]«Ciao mamma.» mormorò Yang, sfiorando il vetro della foto. Nonostante non fosse il genitore biologico, l’aveva sempre considerata sua mamma, a prescindere da tutto. L’aveva amata profondamente e le mancava ogni giorno.

Spero che questa storia vi piaccia! Un abbraccio forte!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ruby Rose, Summer Rose, Yang Xiao Long
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'RWBY's Alternative Universes'
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Questa storia appartiene alla serie “Writober – RWBY’s Alternative Universe”

Prompt: Vento
Personaggi: Ruby Rose/Yang Xiao-Long

Quel giorno dell’anno

Era arrivato quel giorno dell’anno.

Arrivava sempre, puntuale, non ne saltava uno. Era come un compleanno, ma non portava gioia, né spensieratezza.
«Sei pronta?» Yang guardò sua sorella, che tremava.
Era una calda giornata estiva – come sempre – e non c’era un alito di vento. Tutto era piatto, in attesa. Sembrava che anche il tempo stesse aspettando il momento giusto.
Ruby cercò la mano di sua sorella, la strinse. Non parlò, si mosse semplicemente in avanti.
Entrarono nel cimitero attraverso il cancello di ferro battuto, trattenendo il respiro.
Si strinsero forte la mano e proseguirono. La strada la sapevano a memoria, ormai ogni anno durante quella giornata si trovavano lì davanti.
Nessuna delle due era avvezza al culto dei morti, non sopportavano di avere un posto specifico per ricordare qualcuno che non c’era più: entrambe sapevano che Summer era nei loro cuori, a prescindere da tutto. Lei era con loro, lo era tutti i giorni, sempre, la sentivano profondamente.
Ma Taiyang ci teneva, perché lì era sepolto il corpo fisico della donna che aveva amato. Era diventata un’abitudine che non avrebbero perso, anche se non la condividevano.
Percorsero le stradine in mezzo alle tombe, sulla ghiaia e sul ciottolato, passarono davanti alle cripte, poi si fermarono.
La lapide era grigia chiara, segno evidente che qualcuno era passato recentemente a pulirla – Yang fremette, intuendo chi fosse stato – e la foto era bella come sempre, lucida, luminosa come era stata Summer in vita.
«Vuoi che ti lasci sola un momento?» domandò Yang, delicatamente, sottovoce. Non voleva rompere quell’atmosfera di stasi con la sua voce prorompente.
«No… no, stai qui.» disse Ruby. Si inginocchiò a terra, e Yang fece lo stesso.
Rimasero in silenzio per un po’, perse nello sguardo allegro della donna ritratta nella foto. Era così bella che sembrava impossibile fosse morta da quasi dieci anni.
«Ciao mamma.» mormorò Yang, sfiorando il vetro della foto. Nonostante non fosse il genitore biologico, l’aveva sempre considerata sua mamma, a prescindere da tutto. L’aveva amata profondamente e le mancava ogni giorno.
«Mamma… è difficile. È sempre difficile. Papà fa del suo meglio, ma ci manchi ogni giorno. Inizierò la scuola superiore, quella che frequenta anche Yang. Saremo compagne, conoscerò i professori a settembre e non vedo l’ora. Sono anche molto in ansia, perché non so quali persone incontrerò, se mi farò degli amici… e tu sei stata la mia prima amica, e io…»
Yang l’abbracciò, sentendo che anche lei stava per iniziare a piangere. La voce di sua sorella era rotta mentre continuava il suo discorso, il riassunto di tutto quello che era successo in quel periodo.
Ruby parlava, incurante delle lacrime e del singhiozzo. Finché c’era sua sorella, avrebbe potuto mostrarsi anche nel peggiore degli stati, lei l’avrebbe protetta e amata.
«Sai… Yang è bravissima. È la mia migliore amica, non mi fa mancare niente. Mi sgrida come avresti fatto tu, e mi fa sentire meno la tua mancanza, perché mi ricorda sempre le cose belle che abbiamo fatto insieme. Mi prepara i biscotti, con la ricetta che usavi tu, e vengono buonissimi…»
Yang singhiozzò più forte e si asciugò il viso con la mano libera.
«Stiamo bene, mamma. Stiamo facendo del nostro meglio. Ci manchi, ma continueremo ad andare avanti… anche per te.»
Si alzarono, si abbracciarono, e un leggerissimo soffio di vento scompigliò loro i capelli.
Proprio come faceva Summer per salutarle.
  
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