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Autore: Tota22    09/10/2018    1 recensioni
La Regina e il Cavaliere si rincontrano nel nuovo mondo. [Two-shots] Capitolo finale diviso in due parti, segue Wooden Ceiling e The Queen Sorrow. Può essere letto indipendentemente dalle storie precedenti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon | Coppie: Eragon/Arya
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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                   2.

 

Arya stava passeggiando nei giardini della Rocca quando inconsciamente si ritrovò nei pressi della Fonte; si sedette sotto le fronde spioventi dell’unico salice che lì cresceva e aspettò che la luna spuntasse da oriente per riflettersi pallida sulla superficie dell'acqua. Arya si era innamorata di quell’angolo della Valle che appunto veniva chiamato la Fonte dell’Occhio. Era una sorgente termale che sgorgava dalla profondità delle montagne attorno Valle dei Draghi, incastonandosi in un'insenatura naturale dalla forma oblunga, che ricordava quella di un occhio. Quando la luna si rifletteva sull’acqua diventava come un’iride perlacea.

Sulle sponde dello specchio erano nati arbusti bassi, decorati da inflorescenze candide, insieme ad alberi di diverse specie. In quel punto della valle le piante, godendo della
vicinanza con l'acqua e il calore, erano sempre rigogliose anche quando il clima si irrigidiva.

 

Erano passati più di sei mesi dall'arrivo di Arya nel nuovo mondo e quella sera, come molte altre precedenti, ella sedeva sotto lo stesso salice, celata al mondo esterno dai tendaggi della pianta.


L'aria era fresca e umida tanto che l'elfa rabbrividì un paio di volte. Non aveva portato con sé il mantello ed era vestita di un abito bianco piuttosto leggero, che le lasciava scoperti gli avambracci e le caviglie.

 


 

Ma non sarebbe tornata indietro per recuperare qualcosa di più caldo; il suo intento era quello di rimanere seduta e nascosta, in pace, per poter riflettere senza che gli sguardi
indagatori di Fìrnen e Saphira la mettessero sotto processo.

 


 

Nel silenzio della sera si ritrovò a pensare che ormai aveva trovato una nuova vita ed una nuova dimensione nella Valle dei Draghi.
 

All'inizio era stato strano adattarsi, non avere più la responsabilità del governo di una nazione e di un intero popolo sulle proprie spalle.
 

Qualche giorno, ancora, si sentiva persa, inutile, troppo leggera.
 

A volte l'irrequietezza la portava a passare le proprie giornate impegnata in febbrili attività. Nelle prime settimane era stato semplice trovarsi impegnata: sin da subito i suoi appartamenti privati erano stati spostati in una delle torri della Rocca, dunque quasi tutto il suo tempo era stato dedicato al “canto” della sua nuova casa.

Non era stato possibile trovare gli stessi pini della sua foresta natìa in Alagaesia, per cantare e levigare il legno che ben conosceva per ricoprire pareti, soffitti e pavimenti. Tuttavia l'elfa era riuscita ad accarezzare il legno di ginepro e a modellare la betulla maculata che costituiva gran parte della foresta della Valle, fino a renderli docili amici.
 

La torre di Arya affacciava sulla foresta da un lato e sulla Rocca dall'altro, a poche centinaia di metri in linea d'aria dalla torre del Primo Cavaliere.

La sera, prima di scivolare nel suo sonno vigile, Arya amava osservare i globi di luce pulsante e aranciata che illuminavano fiocamente le stanze di Eragon. Ogni tanto lui stesso
passava davanti alle grandi finestre, intento a leggere una pergamena
o a camminare avanti e indietro.

 

Dopo pochi mesi l’irrequietezza di Arya e il suo desiderio di impegnarsi a favore dell’Ordine avevano fatto sì che entrasse nel tessuto dell'organizzazione: dapprima l'amministrazione, poi incombenze politiche e infine era diventata un'insegnante per i nuovi
Cavalieri.

 

Arya aveva scoperto che insegnare era la cosa che amava di più. Ogni novizio aveva per lei un talento naturale e la sua missione era scovarlo ed esaltarlo. Livar era dotato di
prontezza di riflessi e un formidabile equilibrio. Odelia di una fervida fantasia e una propensione per le lingue, che la rendevano molto capace nell'inventare nuovi incantesimi. Elandra era sin troppo pacata, ma sapeva mantenere la calma in ogni situazione ed aveva una mente da stratega. Infine Ulnir era un maestro di qualsiasi arma, in brevissimo tempo era in grado di maneggiarla con sicurezza. Arya si era gettata anima e corpo in questo
nuovo compito, assieme a Fìrnen che sembrava divertirsi come non mai
al fianco di Saphira. I due draghi erano inseparabili, l'elfa era ricolma di felicità per il suo compagno.

 

Il pensiero che però le occupava maggiormente la mente era che, nonostante fosse passato ormai molto tempo dal suo arrivo, il proprio rapporto con Eragon era ancora incerto. Non poteva dire di essere vicina a lui come erano legati Saphira e Fìrnen.


Dopo l'abbraccio della prima sera infatti, non erano più stati così vicini; anzi i momenti in cui si erano sfiorati erano sempre stati accidentali e rari.

Durante le prime settimane era stato difficile fare conversazione, come se nulla fosse... sembrava impossibile. Con il tempo le cose erano migliorate, e le loro discussioni avevano riacquistato un’intimità che avevano perduto da tempo. Si incontravano per parlare delle lezioni, condividevano i pasti insieme ai novizi o con gli altri elfi residenti nella Rocca e si allenavano insieme con la spada. Ultimamente si ritrovavano spesso in prossimità l'uno dell'altra e con naturalezza avevano ripreso a parlare e a scambiarsi pensieri e opinioni, come due amici.

Tuttavia era come se un velo invisibile persistesse tra di loro, impossibile da eliminare.
 

Eragon qualche volta si irrigidiva e smetteva di parlare per poi allontanarsi con una scusa; Arya stessa, che per natura era sempre stata molto riservata e mai passionale, faticava ad esternare quello che veramente voleva dire.

Avrebbe voluto sapere della sua vita passata nella Valle, ogni segreto che aveva scoperto nella foresta. Avrebbe voluto domandargli quali ingegnosi incantesimi proteggevano le culle per le nuove uova, oppure quale era il suo passatempo preferito quando il sole sorgeva tardi e tramontava presto e anche... chi fosse quella donna dagli occhi pallidi che con la quale sembrava avere molta confidenza e che lo accompagnava durante le ricognizioni.


 

Quel che Arya non riusciva a comprendere dalle loro conversazioni cercava di carpirlo dall’esterno; infatti per tutto il tempo della sua permanenza aveva condotto un'osservazione accurata di Eragon. Si era resa conto di apprezzare la sua forza d'animo e il suo carattere deciso. Era palese che chiunque nella Valle lo rispettasse e avesse una grande stima di lui.
 

Sapeva essere severo e duro con i suoi allievi quando lo meritavano, ma il suo sorriso e le sue battute scioglievano anche il più burbero o guardingo dei novizi.
 

 

Il suo stesso aspetto era cambiato: per quanto l'Agaetí Blödhren e la magia dei draghi gli avessero donato per sempre dei tratti tipici della stirpe degli elfi, la sua fisionomia aveva riassunto col tempo alcune forme più umane. Le spalle erano larghe e muscolose, il viso meno affilato e una leggera barba cresceva lentamente sulle guance e il mento, se Eragon non si curava di raderla.
 

I movimenti del corpo slanciato e forte, le mani grandi e ricoperte dai calli della spada, mostravano che il ragazzo che aveva affrontato Galbatorix nel suo castello nero era ormai un uomo da lungo tempo.

 

Arya si era ritrovata spesso ad ammirare la curva del suo collo, il guizzo dei muscoli tesi sotto la tunica e le piccole rughe che gli spuntavano attorno agli occhi, mentre sorrideva.

 

Le osservazioni spesso portavano anche a pensieri che l'elfa non avrebbe mai immaginato di poter concepire. Erano sensazioni che aveva avuto solo una volta durante la sua giovinezza, al tempo dei Varden, ed erano riemerse; ripescate dalla presenza di Eragon.

 

Questi pensieri erano amplificati dal fatto che l'attenzione nei confronti di lui, che in tutti i modi Arya tentava di celare e che principalmente consisteva in sguardi rubati, sembrava
essere ricambiata da Eragon.

 

Più volte aveva colto il Cavaliere osservarla senza mai dire nulla; ma gli sguardi brucianti durante una sessione di allenamento con la spada erano per Arya più eloquenti di mille
parole.

 

Arya non era sicura di cosa provasse; infatti cercava così spesso la solitudine per fare chiarezza nella sua mente e nel suo cuore. Doveva capire se il sentimento che l'aveva spinta a partire fosse solo un riflesso dell'amore sconfinato che Eragon un tempo le aveva donato, oppure se fosse autentico.
 

Forse per lui provava solo profondo affetto,sapeva distinguerlo dall'amore? Ed Eragon cosa provava?

Entrambi avevano cercato di riallacciare il loro legame, senza spingersi troppo oltre né mai
parlare del passato che però si rivelava ogni volta come un fantasma aleggiante. L’ombra del rifiuto e una tensione impalpabile erano perennemente presenti, insieme ad altri sentimenti, alimentati da ogni incrocio di sguardi o tocco leggero.

Tutto quello che Arya sapeva era che voleva di più di quello che avevano ora: beveva ogni sua attenzione ogni sua parola. Voleva stracciare quel velo e vedere chiaramente oltre; toccare, assaporare, esplorare il loro legame senza più paura degli errori commessi in passato. Voleva sentire di nuovo il suo profumo e il suo abbraccio.

 

Immersa nei propri pensieri, l’elfa quasi non si accorse della coppia di passi avvicinarsi alla
Fonte; poco dopo sentì lo sciabordio dell'acqua smossa. Celata dai rami del salice, si mosse con leggerezza per spiare attraverso le foglie e scorse sulla riva l’oggetto dei propri pensieri.

Eragon però non era solo, con lui c’era Astrid, la donna dagli occhi color del miele.

 

Quello che Arya sapeva di lei era che era un abitante di un villaggio dall'altra parte della foresta; ormai da anni collaborava con l'Ordine e fungeva da intermediario  nelle
trattative con i popoli del luogo. Era un'umana, ma qualcosa in lei suggeriva che
la sua vita era stata toccata da qualche magia potente. Il suo sguardo le ricordava quello penetrante di Elva.  


Erano entrambi a pochi metri da lei, immersi nell’acqua fin sopra il bacino.

La donna aveva indosso solo una camiciola, ormai completamente zuppa e che lasciava intravedere le sue forme. Eragon invece aveva tolto la tunica e la camicia e si era immerso solo con le braghe. I lunghi capelli castani, solitamente raccolti alla base del collo erano  lasciati liberi di accarezzargli le scapole.

Arya rimase senza fiato, a causa delle sensazioni che la vista di lui le aveva suscitato; ma soprattutto era sconvolta dal fatto che Eragon fosse in compagnia di Astrid. I gesti e i discorsi che si scambiavano tradivano un'intimità condivisa che le fece provare una profonda delusione, mista a rabbia e ad un altro sentimento che fingeva di non identificare, ma era bruciante gelosia.

 

Arya continuò ad osservarli silenziosamente dietro la cortina di foglie, attenta a non fare il minimo rumore.Quasi si tradì quando la donna appoggiò la propria mano sull'avambraccio di
Eragon per richiamare la sua attenzione.

 

- La porta della mia stanza è sempre aperta, Cavaliere. Spero tu non l'abbia dimenticato.-

 

Quelle parole le inflissero una stoccata peggiore di una spada d’acciaio elfico. Arya sentì qualcosa di caldo ed umido scenderle lungo la guancia: lacrime di frustrazione e tradimento. Dato che le dava le spalle non potè vedere l’espressione del Cavaliere, che sospirò.
 

- Astrid... ne abbiamo già parlato -

 

Lei lasciò la presa e fece qualche passo verso la parte più profonda della fonte, seguita dal suo interlocutore.

 

- Lo so, lo so... la tua regina sul trono di fiori... Ora che è qui so che non c'è più speranza di riprendere i nostri incontri notturni. Ma sono egoista e lo sai, mi piacevi di più quando potevo averti tutto per me -

 

Per Arya era impossibile ascoltare ancora, quella conversazione privata le aveva aperto gli occhi su quanto si era illusa. Il fatto che Eragon avesse parlato di lei e del loro rapporto ad Astrid e che quest’ultima si prendesse gioco di lei, la ferì ancora di più della certezza che i due erano amanti.

 

Eragon intanto era rimasto in silenzio e si era limitato a guardare l'acqua. Astrid rise poi gli posò un bacio sulla spalla e si allontanò per immergersi completamente.

Prima di sparire sotto la superficie urlò:

- Sbrigati a fare la tua mossa Cavaliere! Siete entrambi destinati a vivere in eterno, il tempo non vi manca per struggervi per amore, ma non sarebbe meglio impiegarlo in attività ben più
interessanti invece che esitare?  -

 

- Astrid! Cosa ti viene in mente!-

 

Eragon era imbarazzato, Arya fuori di sé.

 

Si alzò senza più curarsi di non fare rumore, e prese a correre verso la Rocca.

 

- Arya!   -

 

Eragon l’aveva vista.

 

- Arya aspetta!   -

 

Lei non rispose e mosse le gambe più velocemente fino all’imbocco del sentiero che portava al castello. Non fece in tempo a fuggire poiché in poche falcate Eragon la raggiunse e le si parò davanti, bloccandole la strada.

 

- Che succede? Sei apparsa dal nulla e sei scappata…  -

 

Fu a quel punto che Eragon notò le lacrime. Arya vide l’espressione sul viso di lui mutare da confusione a preoccupazione. Lo sguardo si fece appassionato quando le prese dolcemente i polsi e si avvicinò a lei. Le dita fresche sulla pelle di Arya la fecero rabbrividire.
 Arya ti prego parlami   -

 

- Sono una stupida, come ho potuto pensare che io… che tu potessi …-

la voce dell’elfa era un sussurro.

 

- Cosa intendi, non capisco…-
 

- Non perdere tempo con me, torna al tuo bagno serale; credo che qualcuno ti stia aspettando per occupare il tempo in attività più interessanti di una conversazione.-

 

Eragon lasciò la presa di scatto, pallido in volto.

 

- Non hai idea di quello che dici... -

 

- Credo invece di avere un’idea ben precisa, ma non è affar mio come passi il tempo. Non intendo essere invadente. Lasciami passare.. - le labbra di Eragon si piegarono in un sorriso amaro.

 

- Non è affar tuo? Allora come mai stai piangendo?

 

Arya cercò di darsi un contegno, anche se quello che realmente voleva fare era urlargli addosso tutta la sua frustrazione. Replicò con tono gelido:

 

- Piango per me stessa, perché mi sono lasciata illudere da una promessa di cento anni fa che non poteva essere mantenuta. Partire è stato un errore. Hai chiaramente trovato ciò che cercavi. -

 

Gli occhi castani di Eragon si incatenarono ai suoi smeraldini. L’elfa lesse nel suo sguardo rabbia cocente, ma continuò:

 

- La tua vita privata non mi riguarda. Ti prego di perdonarmi, non so a cosa stessi pensando quando…-

 

- A cosa stavi pensando Arya, cosa!? Ti scongiuro dimmelo, non ho la più pallida idea di quello che ti passi per la testa! Non ne ho mai avuto idea e ci conosciamo da più di un secolo… -

 

Il Cavaliere si passò una mano trai capelli umidi avvicinandosi di un passo a lei, nella foga di parlare, mentre Arya rimase immobile con le braccia lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno.

 

- Non mi parli mai senza il velo della cortesia o della ritrosia. Tutto quello che ho mai ricevuto da te sono rifiuti e ora mi dici che prometto ciò che non so mantenere? Che
trovo conforto nelle braccia di qualcun'altro? -

 

Eragon era sempre più vicino, Arya poteva sentire il calore che emanava la sua pelle ricoperta di goccioline d’acqua.

Con gli occhi seguì il percorso di una che, intrappolata nella clavicola, aveva poi trovato strada attraverso il petto per poi scendere lungo l’addome e sparire inghiottita dal tessuto fradicio dei pantaloni scuri. Le girava la testa, non poteva sopportare di averlo così vicino, che pronunciasse quelle parole che la laceravano... la spingevano a fuggire a miglia da lui mentre, allo stesso tempo, avrebbe voluto baciare ogni centimetro del suo viso.

 

-Trent'anni! Trent'anni senza un segno. Sarei dovuto rimanere fedele al tuo ricordo sapendo che non mi avresti mai amato? Quanto egoista  e crudele puoi essere? Dal primo momento che ti ho visto ho saputo che saresti stata la mia maledizione, sempre a rincorrerti senza mai sfiorarti, sempre ad osannarti per mendicare un tuo sguardo, una tua attenzione un minuto del tuo tempo. Questo provi ora? Frustrazione, rabbia, gelosia?

Sappi che è quello che ho provato negli ultimi cento anni e se non ti piace….non mi importa! -

Le mani di lui si avvicinarono al suo capo con dei movimenti lenti e dolci, che tradivano il tono appassionato e rabbioso del cavaliere. Le sfiorò i capelli con i palmi per poi far ricadere la braccia lungo i fianchi e chiuse gli occhi, sconfitto.

 

- Non ti sei mai resa conto di quanto mi hai stregato, tanto che pure quando mi hai liberato dal tuo giogo non sono mai stato capace di amare nessun'altro. Ho sempre e solo te nei miei pensieri, anche ora che pretendi di sentirti tradita e arrabbiata. -

 

Arya non sapeva cosa dire, troppe emozioni contrastanti rischiarono di sopraffarla; così decise, per la prima volta, di non ponderare una risposta, ma di lasciare che le azioni parlassero al suo posto.

Accorciò la distanza che li separava e appoggiò le proprie labbra su quelle di Eragon.

Durò un battito di ciglia, ma abbastanza affinché il Cavaliere aprisse gli occhi e capisse che fosse reale.

Rimasero impietriti per qualche secondo, in attesa di una reazione, di un segnale l’uno dall’altra. Erano sul bordo di un baratro, prossimi al punto di non ritorno.

Senza staccare lo sguardo da lui, Arya lo baciò di nuovo, questa volta con passione ed Eragon rispose immediatamente tirandola a sé in un indissolubile abbraccio.

 

***

Arya non si accorse che una radice appuntita del salice aveva bucato il tessuto leggero del suo abito e graffiato la coscia, poiché l’unico tocco che le importava era quello delle mani di Eragon sui fianchi, della sua bocca morbida sul collo e il calore del suo corpo. Non vide Astrid emergere dall’acqua e allontanarsi con un sorriso sulle labbra, poiché vedeva solo un paio d’occhi nocciola esplorare ogni espressione del proprio viso. Non sentì i rumori notturni della foresta intorno alla Valle, ma solo il respiro del Cavaliere nell’orecchio.

Nessuno dei due pensò al futuro o al passato, nemmeno il mattino dopo quando osservarono insieme sorgere il sole, perché quel momento presente era più prezioso di ogni altro.



N/A
Ciao a tutti, eccoci alla fine! Vi ringrazio per essere arrivati fino a qui e soprattutto grazie a chi ha letto tutte le storie della serie! Spero vi siano piaciute come io ho  amato scriverle. A presto :)
T

 
  
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