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Autore: _Akimi    11/10/2018    1 recensioni
[leggera Sam/Steve (?) - Writober]
"Sam lo guardava qualche volta, lì, in un angolo lontano dal cerchio degli assistiti - se ne stava con il suo blocco da disegno e non apriva bocca fino a quando la stanza non si svuotava.
Ascoltava ciò che Sam aveva da dire agli uomini e le donne che avevano servito il paese, alle paure e paranoie che crescevano nei loro animi e, sebbene fosse il tanto amato Capitan America, anche lui conviveva con quei mostri ogni giorno.
Sam avrebbe potuto dirgli che era un debole, un falso eroe, ma invece non lo trattava diversamente dagli altri.
Steve Rogers, ai suoi occhi, era davvero una persona comune.
Ed era certo di non avere problemi di vista - meritava il dannato soprannome “Falcon” per qualcosa, dopotutto."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sam Wilson/Falcon, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just an ordinary man


Steve Rogers era una persona comune.
Era sciocco dirlo, ma alle volte si dimenticava persino di esserlo, come se gli altri cercassero insistentemente di parlare non con lui, ma con Capitan America.
Capitan America e Steve Rogers erano la stessa entità, certo che lo erano, ma vi erano dei momenti in cui lo scudo e il super-uomo avevano la meglio perché era ciò che la gente voleva da lui.
Eroismo, coraggio, giustizia - anche Steve viveva di questi valori, ma una nazione aveva bisogno di un simbolo, non di qualcuno in carne ed ossa con i suoi limiti e difetti; bastava un figura stilizzata per uno dei tanti poster da appendere su un muro di qualche sognante ragazzino.

Per Sam Wilson, Steve era una persona comune.
Peggiore dei nonni che guardavano gli operai lavorare a qualcosa di nuovo a New York, perché non smetteva di riservargli qualche perla dei tempi antichi, ma migliore di alcuni giovani di oggi poiché, quando stavano assieme, non toccava mai lo smartphone - lasciando che a tavola o sul divano fossero i loro visi e le loro bocche a parlare.
Per Falcon, invece, esisteva Capitan America, ma non era sempre invincibile come volevano gli altri; Falcon non pretendeva, ma si fidava del compagno e della sua determinazione ciecamente.

Capitava però, che le loro doppie personalità si mischiassero tra di loro, in quei giorni in cui Capitan America ripensava ai giorni bui della guerra e Falcon cercava di rimanere professionale, dando consigli ad un uomo che solo lui aveva l’occasione di vedere.
Non la considerava una sfortuna perché odiava le cose perfette - le false apparenze non erano per lui e, dopo mesi, preferiva vedere Steve seduto in un angolo durante i suoi incontri con i veterani, piuttosto che in casa a rimuginare su errori di un passato ormai lontano.

Sam lo guardava qualche volta, lì, in un angolo lontano dal cerchio degli assistiti - se ne stava con il suo blocco da disegno e non apriva bocca fino a quando la stanza non si svuotava.
Ascoltava ciò che Sam aveva da dire agli uomini e le donne che avevano servito il paese, alle paure e paranoie che crescevano nei loro animi e, sebbene fosse il tanto amato Capitan America, anche lui conviveva con quei mostri ogni giorno.
Sam avrebbe potuto dirgli che era un debole, un falso eroe, ma invece non lo trattava diversamente dagli altri.
Steve Rogers, ai suoi occhi, era davvero una persona comune.
Ed era certo di non avere problemi di vista - meritava il dannato soprannome “Falcon” per qualcosa, dopotutto.

«Quando indossi quegli occhiali per non farti riconoscere sembri quel supereroe...il tipo che si dimentica come indossare le mutande, come si chiama?»
Vide Steve sorridere per la prima volta nella giornata, non era cosa rara per uno come lui, ma Sam apprezzava il dettaglio comunque, soprattutto nei giorni in cui neanche lo scudo lo difendeva da una coltre di poco simpatici e fastidiosi pensieri.
«Superman.»
«Disegnavi anche tu quella roba, da ragazzino?»
Domanda dettata da sincera curiosità; il quaderno degli schizzi era sempre off limits per altri - forse non lo era per Bucky, ma Sam non voleva dimostrarsi geloso nei suoi confronti.
Sapeva che il rapporto tra i due non valeva la loro, di relazione, e in ogni caso rispettava la sua privacy perché in un modo o nell’altro Steve si portava appresso il blocco di fogli ovunque.
Chissà che cosa ci disegnava sopra - se lo domandava spesso.
«Qualche volta, ma adesso è rilassante. In giorni così.»
Così. Non doveva spiegargli com’erano o come si sentisse - Sam lo capiva, tutti avevano giornate no e di certo Steve Rogers non faceva eccezioni.
Era una forza unica se si parlava di tirare cazzotti a nazisti o salvare gattini sugli alberi, ma nell’intimità quotidiana viveva la sua vita in modo semplice, quasi monotona.
Pareva un paradosso solo a pensarlo, ma Steve era capace di non uscire di casa per rivedere Il mago di Oz per la centesima volta oppure scomparire per ore in sella alla sua moto, percorrendo le trafficate e sempre vive strade di New York.
«Sai, tutto può essere terapeutico se ti aiuta a riposare la mente. Forse disegni Harley-Davidson e ragazze pin-up per ore, ma davvero, non mi interessa. Basta che continui a farlo.»
Un altro breve sorriso, uno sguardo di giocoso rimprovero per dirgli che no, era completamente fuori pista riguardo i suoi soggetti e, comunque, non era così tanto sciocco da non percepire la sua curiosità.
Poteva sembrare un gesto sciocco, ma per Steve non lo era; i suoi disegni rappresentavano i momenti più vulnerabili di sé e forse ora si rendeva conto di non essere stato corretto con Sam.
Conosceva già quel lato di lui, non gli servivano dei fogli e della grafite per scoprirlo.

«Ne sai troppo di musica e di cinema, non dirmi che sei anche esperto d’arte perché i miei disegni potrebbero rimanere offesi dal tuo giudizio.»
«Andiamo, non sono così severo.»
Accettò il blocco con piacere, intimorito persino, perché sapeva quanto tale condivisione fosse importante per Steve; non aveva mai messo in dubbio la loro amicizia, ma era un modo più esplicito per dire che si fidava di lui, che lo considerava una persona cara.
Lo era per Steve Rogers e anche per Capitan America.
«Sei troppo gentile, non sono così affascinante.»
Un ritratto, un susseguirsi di linee che ricreavano un pacato Sam seduto su una sedia, in mezzo ad un gruppo di persone che vedevano in lui un punto di conforto.
Mancava qualcuno nel disegno, ma un’espressione grata sul volto parlava più di qualsiasi schizzo.
Sì, anche Steve Rogers era una persona comune.





 
  
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