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Autore: crige    12/10/2018    4 recensioni
Sono passati 285 giorni e ancora non ti ho lasciato andare.
In ogni vostra recensione mi prendo sempre qualcosa di vostro.
Oggi vi lascio prendere qualcosa di mio.
Questa è una cosa senza senso che scrissi qualche tempo fa.
Ma neanche troppo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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285.

Duecentoottantacinque giorni sono passati.
Duecentoottantacinque giorni che provo a sopravvivere.
Duecentoottantacinque giorni che cerco di tornare a respirare.

I ricordi di quel giorno mi piombano in testa senza preavviso.
Più spesso di quello che vorrei.
Più spesso di quello che ammetto.
Sempre in momenti inopportuni.

Ho capito che ti avevo perso molto prima, in realtà.
L' ho capito da come restavi in silenzio.
Da come cercavi di evitare il mio sguardo.
Dai tuoi gesti frenetici e senza grazia né dolcezza.
Non ti riconoscevo e avrei dovuto capirlo prima.

Piombi a casa mia, balbetti, farnetichi e gesticoli.
Ma lo facevi sempre.
Non c'era niente che non andasse.
Niente, è quello che poi è rimasto.

Mi costringi a letto.
Non una parola, non uno sguardo.
Cerco di parlare, ma me lo impedisci.
Non mi vuoi sentire.
Non vuoi proprio sentire.

E' tutto così diverso, tutto così sbagliato.
Guardami.
Ti prego, guardarmi.
Fammi aggrappare a qualcosa.

Ti lascio fare quello che vuoi.
Ti lascio prendere quello che vuoi.
Ti faccio fare di me, ciò che vuoi.
Perché di quello che voglio io, non mi sembra che t' importi.

Finisci ciò che hai iniziato.
Mi sfiori una guancia.
Mi lasci un bacio a fior di labbra.
E poi finalmente mi guardi.

Uno sguardo di scuse.
Uno sguardo di colpe e rassegnazione.
L' ultimo sguardo, prima della fine.

Ti vedo raccattare le tue cose e uscire dalla stanza.
Sento sbattere il portone di casa, ma non ce la faccio a fermarti.
Non ti voglio implorare.
Non posso farlo.
Tu mi hai già chiuso fuori e niente ti farà cambiare idea.
Ti conosco troppo bene.

Duecentoottantacinquegiorni sono passati e io trovo ancora pezzi di me che hai lasciato indietro.
Li trovo in bagno, nel porta-spazzolino che hai scelto tu.
Ne ho trovato uno sul mio comodino, dove c'è il sotto-bicchiere preso al nostro primo appuntamento.
Uno l'ho trovato questa mattina, al parco, lì dove ci siamo date il primo bacio.

Duecentoottantacinquegiorni sono passati e io ti vedo ancora ovunque.
Ti rivedo nelle persone che litigano per strada che mi fanno ricordare i nostri litigi.
Quella volta che ne ebbi abbastanza e ti lasciai da sola in camera tua.
Mi imposi di non tornare indietro quando scoppiasti a piangere.
Ma avevi sbagliato tu e dovevi capirlo.
E lo facesti.
Perché poi mi rincorsi fino alla fermata dell' autobus.
Non ti dissi mai che stavo andando piano con la speranza che tu mi rangiungessi.

Come non ti dissi mai che i post-it che ti lasciavo sulla scrivania tutte le mattine, quando mi fermavo a dormire da te, erano solo per lasciare un po' di me in quella stanza nel caso tu avessi deciso di lasciarmi fuori.
Chissà se li hai ancora.
Chissà se io sono ancora lì.
Vorrei tanto chiedertelo.
Ma non posso.
Perché sono duecentoottantacinquegiorni che mi autoconvinco che non sei più niente.

Ricordo ancora l' ultima volta che ho provato a parlarti.
Nonostante i tuoi continui "Lasciami andare" volevo che tu sapessi che non avrei mai potuto farlo.
Poggiasti la tua fronte contro la mia.
Agguantasti il mio giacchetto e sospirasti.
E avrei voluto crederti un po' quando in quel momento dicevi di non provare più niente.
Quando hai sfiorato il tuo naso contro il mio.
Quando la tua mano si è posata sulla mia guancia.

"Con quegli occhi puoi avere tutto quello che vuoi".
E io scoppiai a riderti in faccia in una risata isterica.
Perché lo sapevi benissimo.
Sapevi benissimo che tutto quello che io volevo, eri tu.
Sei sempre stata tu.

Vorrei crederci davvero quando dico a tutti che non sento più niente.
Che ti ho dimenticato.
Perché sarebbe tutto dannatamente più facile.
Sarebbe tutto come dicesti tu.
Perché in fondo "io sono solo una foglia sul ramo di un albero".
Mentre tu eri tutto l' albero.

E non è vero che non ti chiamo più col tuo nome perché il sentimento non c'è più.
La verità è che solo sentirlo pronunciare  o solo leggerlo, mi fa tremare.
Mi spaventa.
Mi spaventa perché sono passati ducentoottantacinque giorni e io ancora non ti ho dimenticato.

Come non ho dimenticato il nostro primo capodanno insieme.
Nella villa in campagna di tuo padre.
Con i nostri amici e fiumi di alcool.
Ricordo la bottliga di Montenegro finita.
Io ero già ubriaca alle cinque del pomeriggio.
E tu che scuotevi la testa sorridendo.
I balli sempre più spinti.
Il rumore della chiave che chiude la porta del bagno.
La tua risata.
I tuoi baci.
I tuoi sospiri.
I sorrisi.
E le risate dei nostri amici quando li abbiamo raggiunti dopo.
Non c'era bisogno di parlare.
Noi non abbiamo mai avuto bisogno di parlare.


Ricordo le vacanze al mare.
Il timore di presentarti alla Testona.
L' unico giudizio di cui mi importava.
Il sospiro di sollievo quando ha annuito sorridendomi.


Ricordo i tuoi "calmati" quando non volevo far altro che spaccare tutto e rovesciare cose.
I tuoi "parlami" quando mi chiudevo nel mio silenzio senza riuscire ad uscirne.
Ricordo il tuo continuare a strapparmi le sigarette di mano.
A togliermi il portafoglio così da non farmi più prendere da bere.
Ricordo il tuo abbraccio quando non avevi nient' altro da provare.



Ti ho dato tutto di me.
Anche le parti più nascoste.
Tutte le mie cicatrici.
Tutti i miei sorrisi.
I miei sogni.
Hai preso tutto e sto ancora aspettando che tu me lo restituisca.

Duecentoottantacinque giorni sono passati dall' ultima volta che mi hai detto "Ti Amo".
E sono duecentoottantacinque giorni che mi chiedo se lo pensavi davvero.
O se quegli anni me li sono solamente immaginati io.
Se i progetti in comune li sognavi davvero anche tu o se era solo una mia illusione.
Sono duecentoottantacinque giorni che non ricevo risposte.

Guardami.
Guardami e dimmi che era tutto vero.
Che non era frutto solo della mia immaginazione.
Guardami e dimmi che il nostro amore era grande come lo descrivevano tutti.


Perché non posso credere a quelle tue ultime parole.
O forse non voglio crederci.
Sinceramente non so neanche più io cosa voglio.

Sono passati duecentoottantacinque giorni e nonostante tutto, una parte di me spera che tu torni.
Spera di trovarti sotto casa mia al ritorno da lavoro.
Spera che tu dica di aver sbagliato.
Mentre l' altra parte di me, prega con tutte le forze che tu non lo faccia mai.

Ti sei presa tutto di me.
Ogni più piccolo pezzo e continui a lasciarli in giro.
A farmeli trovare.
Quando io vorrei solo bruciarli tutti.

Sono passati duecentoottantacinque giorni da quando te ne sei andata senza guardarti indietro.
Mi hai lasciato solo una stupida lettera piena di menzogne.
Non hai mantenuto neanche una parola impressa su quel foglio di carta.
Anzi, le hai infrante tutte.
E questo solamente il giorno dopo avermela consegnata.
Ma avrei dovuto capirlo da sola.
Non mi hai mai scritto niente.
Era troppo strano anche per te.
E io ho fatto finta di non vedere.

Sono passati duecentoottantacinque giorni e il mio fegato li sente tutti.
Ma questo solo per farti un dispetto.
Perché mi conoscevi troppo bene.
Sapevi che avrei affogato tutto nell' alcool.
Mi dicesti di non farlo e io allora lo feci.
Perché non avevi più il diritto di dirmi niente.

Sono passati duecentoottantacinque giorni e tu hai ancora il mio cuore.
Mi domando quando finalmente lo riavrò indietro.
Perché con i miei occhi potrò anche avere tutto quello che voglio, ma tu col tuo sorriso potresti far cessare una guerra.
La mia guerra.

Sono passati duecentoottantacinque giorni, ma l' amore che provo per te ancora no.



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ANGOLO AUTRICE:

Buona sera a tutti! ^^

Siccome io prendo sempre qualcosa di voi dalle vostre recensioni, oggi ho deciso di darvi qualcosa di me.
Questa cosa senza senso l'ho scritta una sera un po' persa.
Molte sere fa.
Ma non troppe.

In un incipt di uno dei capitolo di "My life has been saved" scrissi che quando una storia finisce, speri sempre di essere dalla parte del lasciante e non del lasciato.
Perché al lasciato niente rimane, ma tutto resta.

Non so se questa cosa vi sia piaciuta o meno.
E' senza pretese.
Sentivo solo il bisogno di pubblicarla.

Un abbraccio,

Crige.





  
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