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Autore: harretoms    13/10/2018    0 recensioni
Tratto dalla storia.
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“Ma che diavolo ti prende?” sbottai. “Chi hai visto? Qualche tua ex fiamma?” risi alla mia supposizione, sicuramente era così, con Andrea è sempre così.
“Tu. Dimmi immediatamente che Harry non stava guardando te.”
“Ma di che diamine stai parlando?” chiesi scettica e anche un tantino preoccupata ora. Non avevo mai visto Andrea in queste condizioni. Noi ci raccontavamo anche quante volte andavamo in bagno nell’arco di una giornata, ma Harry? Mai sentito nominare questo nome prima.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
Se c’era una cosa che odiavo fare era uscire. Stare nel caldo della mia cameretta mi dava quella serenità e tranquillità che fuori non provavo, fuori c’era solo del puro e semplice disagio. Le mie amiche continuavano, ogni sera, a chiedermi di uscire con loro, di unirmi per una maledettissima sera, che non sarei morta, beh io avevo i miei dubbi.
La mia insicurezza una caratteristica della mia personalità, non un reale difetto o un qualcosa da sistemare, era semplicemente parte di me e l’avevo accettato, quindi quando quel venerdì sera Andrea mi aveva chiesto di uscire con lei per recarci in un pub a bere qualcosa (io che amo follemente bere, ma di solito succede col vino mentre sono sola in camera mia) mi ero costretta ad accettare. Sì, perché volevo uscire nonostante ogni parte del mio corpo rifiutasse quell’idea malsana del mio cervello, cosa ho che non va?
Le mie coetanee e non escono continuamente, stanno a casa veramente pochissimo: dalla mattina alla sera fuori per le strade di questa stupida città. Forse odio uscire perché non trovo la mia città stimolante, forse perché la mia compagnia di amiche e amici non mi aggrada poi così tanto, forse ho fatto troppi errori nel mio passato e ora ho sviluppato un rifiuto così radicato per le serate fuori che distruggere questo muro mi risulta estremamente complicato.
Avevo aperto l’armadio ed erano le 20.00 cercando qualcosa di mettere per questa sera, avevo trovato qualcosa di non troppo provocante, per evitare occhiate varie, se possibile trovarmi al centro dell’attenzione mi crea ancora più disagio. Avevo optato per un paio di jeans chiari e una canotta nera, stretta in vita e un giacchetto di pelle accompagnato dalle mie adidas all star bianche e rosa.
Mi diressi verso il bagno situato nella mia camera e aprii l’acqua per iniziare un bagno che mi avrebbe rilassato, presi il mio bagnoschiuma alla vaniglia e lo shampoo allo stesso sapore e iniziai a lavarmi, aspettando che l’acqua, o almeno speravo, mi ripulisse di tutta l’ansia che stavo provando in quel momento.
Era passata mezz’ora da quando ero uscita dal bagno, ormai ero vestita e dovevo solo mettere sul viso un filo di trucco per ritenermi pronta per uscire.
Un messaggio dalla mia migliore amica mi fece ridestare dai miei pensieri.
Andrea: Tesoro 10 minuti e sono sotto casa tua.
Risposi velocemente con un “ok” e scesi le scale per raggiungere mia mamma in cucina, stava preparando il caffè, insolito a quell’orario ma eravamo due consumatrici di caffè da non sottovalutare, a me rilassa particolarmente tanto e mia madre lo ha preso come abitudine oramai.
“Mamma, Andrea sta arrivando, inizio ad avviarmi per il viale.”
“Va bene tesoro, a più tardi e non fare troppo tardi.” Mi schioccò un bacio sulla guancia e la salutai con uno sguardo rassicurante per dirle che non avrei fatto affatto tardi.
 
Mi avviai per il viale fuori casa mia osservando gli alberi ai due lati della strada, ancora non del tutto spogli essendo in autunno, la mia stagione preferita. Autunno significava castagne e fine dell’estate, stagione che odio profondamente, la amo per l’arancione, per il marrone, per i temporali e per la pioggia che quando inizia a scosciare sui vetri della mia camera, crea un suono che trovo armonioso e malinconico al contempo, atmosfera dolcissima e bellissima.
 
Vidi la macchina del ragazzo di Andrea avvicinarsi a me e mi tranquillizzai, camminare sola anche se si trattava del mio viale non era mai piacevole per me, la mia ansia si fa sempre sentire, in quasi ogni cosa che faccio. Entro in macchina e saluto entrambi, chiedendo in che pub siamo diretti e sfoggiando il mio miglior finto sorriso.
 
“Andiamo al Rockafeller a prendere qualcosa e poi vedremo.”
 
Andrea era il classico tipo menefreghista e indifferente verso tutto. Lei amava vivere non alla giornata, ma al minuto, non è di certo una persona che si organizza le cose da fare 12 ore prima di farlo, anzi. Però è una buona amica, nonostante i miei continui no a fare qualunque cosa, lei continuava ad invogliarmi e rimproverarmi se le dicevo di no, l’ho sempre apprezzato.
Dopo un quarto d’ora di conversazioni frivole e che avevo già dimenticato ci trovammo di fronte il pub, io e Andrea scendemmo aspettando che Jason parcheggiasse e ci avviammo verso la porta. Entrando mi guardai intorno, ero stata qualche volta in questo pub ma notai subito che lo avevano ristrutturato, ingrandendolo ancora di più. I miei occhi si voltavano da una parte e dall’altra guardando le facce divertite e compiaciute delle persone che ballavano al suo interno, c’era il gruppo dei ragazzi ai divanetti che bevevano birre a più non posso, il gruppetto di persone che ballava al centro della pista come se il resto non esistesse e non vergognandosi minimamente di mettersi in mostra, ma qualcosa catturò la mia attenzione poco più lontano da me, in un angolo del pub.
 
Era un angolo buio ma comunque riuscivo a scorgere delle figure, che conversavano in maniera tranquilla e senza attirare troppo l’attenzione altrui, ma ciò che mi incuriosì fu una figura in particolare. Alto, altissimo rispetto al mio metro e sessanta, teneva una birra in mano, una felpa nera col cappuccio che copriva i suoi capelli castani, poco più chiari della sua felpa ma non riuscivo a scorgere i suoi occhi, rivolti verso il basso mentre ascoltava ciò che l’amico gli stava dicendo.
 
“Althea!!!” sentii l’urlo della mia amica che diceva il mio nome, parecchi sguardi si furono voltati verso di me, non ebbi il coraggio di constatare se anche il suo sguardo era sulla mia esile figura. Le guance mi si tinsero di rosa e mi girai verso Andrea.
“Ti eri per caso imbambolata?” se possibile diventai ancora più rossa e scossi con veemenza la testa in senso di diniego. “No, scusami, mi stavo guardando in torno.”
 
Il suo sguardo si diresse verso la sala, notando ciò che stavo guardando e mi prese per un braccio, in preda alla follia pura. Che diamine le prendeva adesso? Andrea era più forte di me, senza dubbio. Effettivamente anche un moscerino probabilmente mi superava in forza, il mio ex ragazzo diceva che al posto dei muscoli ho della ricotta e come dargli torto.
 
“Ma che diavolo ti prende?” sbottai. “Chi hai visto? Qualche tua ex fiamma?” risi alla mia supposizione, sicuramente era così, con Andrea è sempre così.
“Tu. Dimmi immediatamente che Harry non stava guardando te.”
“Ma di che diamine stai parlando?” chiesi scettica e anche un tantino preoccupata ora. Non avevo mai visto Andrea in queste condizioni. Noi ci raccontavamo anche quante volte andavamo in bagno nell’arco di una giornata, ma Harry? Mai sentito nominare questo nome prima.
 
“Harry, ti stava guardando.”
“Probabilmente metà sala ci stava guardando grazie al tuo grido, Andre.”
“No, no Thea. Erano passati almeno 5 minuti da quando avevo urlato e tutta la sala era tornata a farsi i fatti suoi.” Ok, ora mi stavo sul serio preoccupando e la mia ansia continuava a salire in maniera spropositata. “Senti, io non so chi sia questo Harry e mi stai facendo agitare quindi finiscila.” Dissi perentoria.
“Althea, era quel ragazzo con la felpa nera fermo nell’angolo, quello in quel gruppo in cui sembra che non interessi niente di nessuno.”
 
Mi si accese improvvisamente la lampadina, sicuramente era quel ragazzo che aveva attratto la mia attenzione, pur non facendo niente di evidente al resto del pubblico, se non stare poggiato all’angolino a bere la sua birra. Probabilmente catturava l’attenzione di un sacco di ragazze, e Andrea stava proprio esagerando.
 
“Sì, l’ho notato.” Me ne uscii non sapendo cos’altro dire. Andrea era la persona più coraggiosa che conoscevo, avrebbe malmenato sia ragazze che ragazzi se l’avessero fatta arrabbiare, senza alcuno scrupolo. Vederla così intimorita da un ragazzo poi, proprio non lo concepivo.
“Althea, lo dirò una volta. Non ti avvicinare o farti avvicinare per nessun motivo da quel tipo. E’ un cazzo di violento, neanche io mi azzarderei mai ad avvicinarmi a lui.”
 
Perché quel tipo dovrebbe voler avvicinarsi a me? La mia preoccupazione calò di getto e rilassai i miei muscoli rassicurando più che potevo Andrea e facendo tranquillizzare anche lei a sua volta. L’abbracciai e tornammo nella sala principale, ormai stavamo nel bagno da almeno 20 minuti. Andrea vide il suo ragazzo e andammo verso di lui, poggiandoci al bancone del bar. Io girai per l’ultima volta lo sguardo cercando un paio di occhi che ancora non avevo potuto vedere. Volevo solo vedere quelli, poi mi sarei dimenticata di Harry e di chi diavolo potesse essere, la curiosità è femmina, volevo solo quel piccolo particolare. Ma niente, lo non trovai da nessuna parte. Così mi rassegnai e mi dissi che era meglio così, con la mia ostinata curiosità mi sarei sicuramente ritrovata in un qualche guaio di proporzioni cosmiche ed era meglio concentrare tutta la mia attenzione sul mio drink e continuare a berlo dalla mia cannuccia nera, aspettando che la serata finisse e che potessi finalmente tornarmene a casa.

 
   
 
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