Capitolo
7
-
Chi sarebbe questo Aragorn?
–
Jill alzò lo sguardo, incontrando un volto…blu.
La sua bocca si aprì in un muto grido di sorpresa, le sue braccia rotearono in
aria nel tentativo
di trovare l’equilibrio e la Corsara franò
rovinosamente nell’acqua. Quando
sollevò lo sguardo, quel viso era ancora davanti a lei.
“ Chi sei?”
-
Chi sei tu, piuttosto, che prendi a
pugni l’acqua del mio fiume? –
Due occhi dorati rotearono come i bulbi di un
pesce, fissandosi su di lei.
“Non volevo prendermela con il fiume.”
Chinò il capo verso l’acqua cristallina, che le
rimandò il riflesso di una ragazza ferita e sporca dallo
sguardo sconsolato.
La creatura cambiò tono, improvvisamente cordiale
e affabile.
-
Deve esserti capitato qualcosa di
brutto, mia cara… - lasciò in sospeso
la frase avvicinandosi a lei.
Jill intravide nel riflesso dell’acqua un ghigno
famelico profilarsi sul volto indaco e rialzò rapidamente lo
sguardo, guardinga.
“Purtroppo sì, me ne sono capitate
tante.”
-
Forse posso aiutarti,
se… -
“ A chi dovrei la mia gratitudine?” lo interruppe
decisa.
-
Oh, non dovresti ringraziarmi,
vorrei solo poterti conoscere. -
“Lungo le sponde di questo fiume non è usanza
presentarsi quando si vuole fare la conoscenza di qualcuno?”
La creatura lasciò che la sua bocca si piegasse,
rivelando i denti aguzzi.
-
Ti dico il mio nome se tu mi dici
il tuo. –
Jill strinse gli occhi. Aveva intuito il giusto:
quella creatura doveva appartenere al Popolo Fatato, cui i nomi erano
particolarmente importanti.
Le leggende narravano infatti che bastava
chiamarli per nome per liberarsi dal loro sortilegio e costringerli a
sottomettersi al proprio volere. Allo stesso modo quegli spiriti
potevano usare
il nome della propria vittima per lanciarle terribili malefici,
raggirarla o
addirittura impossessarsi del suo corpo. Gandalf le aveva spiegato che
il
Popolo Fatato era ormai quasi scomparso dalla Terra di Mezzo, ma che
alcune
creature ancora risiedevano nelle foreste o nel letto dei fiumi,
custodi spesso
schivi e restii a mostrarsi agli esseri umani che ne avevano causato la
lenta
estinzione. Bisognava prestare molta cautela in caso capitasse di
incontrarne
uno, poiché erano spiriti astuti e dispettosi, inclini
all’ira e vendicativi,
sebbene non per forza malvagi. L’aspetto indifeso o attraente
permetteva loro
di trarre in inganno le loro vittime, che venivano raggirate e poi
ghermite.
La Corsara lo osservò: sembrava un ragazzino
coperto di squame turchesi, le mani palmate e gli occhi dorati. Sulle
guance
aveva delle fessure simili a branchie e i capelli erano un groviglio
informe di
alghe e sterpi. Nel complesso sembrava un allegro fanciullo
dall’aspetto
bislacco e gli occhi di miele, non fosse stato per il sorriso irto di
denti
acuminati che le aveva rivolto. Cercò di indovinare in quale
creatura delle
acque si fosse imbattuta.
Il ragazzino capovolse la testa.
-
È per quello che eri
tanto arrabbiata? – le chiese con voce squillante
– Anch’io menerei pugni in giro se mi avessero
tolto la voce. –
Jill s’incupì, sospirando. Non riusciva a
capacitarsi di come la sua vita si facesse ogni giorno più
difficile, di come
qualsiasi situazione si rivelasse sempre contorta, di come continuasse
a
imbattersi in creature incantate, maligne e ingannevoli. Eppure era
solo la
figlia di un armaiolo assetata di avventure per mare.
Le ombre andavano allungandosi. Distolse lo
sguardo dalla creatura fatata per portarlo sull’orizzonte. Il
sole aveva
raggiunto il punto più alto nel cielo e a breve avrebbe
cominciato la sua lenta
discesa oltre quei clivi, da cui presto si sarebbe profilato
l’esercito di
Saruman. E non dubitava che gli Uruk-hai avrebbero distrutto ogni cosa
lungo il
loro cammino.
“ Ogni villaggio, ogni campo, persino questa
macchia verde di pace…”
Chiuse gli occhi, lasciando che lo stormire del
vento tra le foglie le riempisse il cuore, dimentica del ragazzino dai
denti
aguzzi. Entro poche ore avrebbe dovuto far ritorno e raggiungere il
Fosso di
Helm.
Huan le si avvicinò e il fanciullo fece un balzo
su un albero con uno strillo acuto. Dall’alto dei rami
osservò l’enorme Lupo
accostarsi alla Corsara. Lei gli posò una mano sul muso.
“ Goditi quest’acqua limpida, gli odori del bosco
e l’ebbrezza della tua ultima caccia. Mi dispiace, fratello
mio… ma non so se
ce ne sarà occasione in futuro.”
Lui le strofinò il muso sul volto e con un balzo
s’addentrò tra la vegetazione.
“ È mio fratello.”
-
Tu hai stipulato un legame
con quello?! –
Lei si limitò ad annuire, guardando tristemente
il punto in cui il fiume curvava per poi proseguire il suo percorso
fino alle
rapide che si udivano appena ruggire.
-
Sbaglio o l’atmosfera
è piuttosto lugubre? –
Jill si sedette su una roccia, guardandolo
balzare giù dall’albero guardingo. Evidentemente
la presenza di Huan era
bastata a farlo desistere dai suoi intenti famelici. La Corsara
provò una
stretta al cuore, pensando che presto l’esercito di Saruman
sarebbe marciato
attraverso quel rivo.
“ Non so quanto tu sia a conoscenza degli eventi
di questa terra, ma c’è una guerra in
arrivo.”
-
Gentile da parte tua preoccuparti
per me, dolcezza. Ma me ne infischio
delle lotte di potere tra esseri umani. –
Lei sorrise della sua spavalderia. In fondo ai
suoi occhi era solo un ragazzino.
“ Sono sicura che sai badare a te stesso più che
bene. Ma Saruman e Sauron stanno mobilitando eserciti composti da
creature
mostruose, partorite dalla loro menti malvagie. E non muovono guerra ai
sovrani
di queste terre, ma alla vita come la conosciamo: uccideranno chiunque
incontrino
e distruggeranno qualsiasi cosa calpestino. Anche questo
fiume… questi alberi…
Persino questo vento non porterà più profumi
silvestri e il canto degli
uccelli, ma solo fumo, putridume e grida.”
Sospirò.
“La Terra di Mezzo, ogni sua cosa bella, ogni
forma di vita… e di magia” portò lo
sguardo su di lui “scomparirà.”
Improvvisamente gli occhi dorati si fecero seri e
quel volto turchese di fanciullo le parve avesse molti più
anni di quanti ne
dimostrasse.
-
Io non ho fissa dimora, mia cara.
Sono uno spirito dell’acqua e come
l’acqua non posso essere imbrigliato o annullato. Muterei
forma e scivolerei
lontano da questa terra sconvolta dalla violenza. –
“ Certo…”
-
Anche tu potresti fare lo stesso.
– le si avvicinò – Potresti salire
sul dorso del tuo grottesco Lupo e mettere in salvo entrambi. Sareste
liberi. –
Jill sorrise tristemente tra sé.
-
Questa non è la tua
guerra – la incalzò gentilmente – e
sicuramente
non è la sua. –
“ Hai ragione. Eppure noi combatteremo.”
-
Perché? –
“ Perché voglio che un domani vi siano ancora
luoghi come questi, in cui sentirsi liberi di
sostare…” la sua mente saettò al
Lupo che rincorreva una preda “o di
cacciare…”
La creatura fatata strinse gli occhi, studiando
il suo volto in cerca di una conferma o forse un dubbio cui
aggrapparsi.
Trascorsero alcuni minuti, in cui Jill si beò del
silenzio e dei raggi del sole che le intiepidivano le gote. Poi il
fanciullo
parlò di nuovo.
-
E questo Aragorn…
sarebbe
utile allo scopo? –
“ Sicuramente lo sarebbe. Ma probabilmente è
deceduto cadendo nel fiume.”
-
Se sai che è morto
perché lo stavi cercando? –
“ Perché credevo… Credevo che fosse
ancora vivo.”
-
Allora perché ne hai
interrotto la ricerca? –
“ Perché non può essere
sopravvissuto…”
La creatura sbuffò.
-
Deciditi: è vivo o
morto? –
Jill tacque.
Sedeva ancora sulla roccia lambita dalla
corrente, gli stivali affondati nell’acqua.
Inspirò.
“ C’è una parte di me… Una
parte di me che
continua a ripetermi che è vivo e che devo assolutamente
trovarlo. Però ho
setacciato il letto del fiume fino a qua senza risultato e oltre quella
curva
ci sono le rapide. Se è sopravvissuto deve trovarsi alle mie
spalle, ma non so
più come rintracciarlo…”
Il ragazzino stralunò gli occhi.
-
Tu possiedi la magia,
mia
cara. Ne sento l’odore. Perciò non hai che da chiamarlo. –
Lei sollevò il mento, mostrando la gola mutilata.
-
Non hai bisogno delle corde vocali,
quando porti un Ulumur nella
bisaccia. –
Jill strabuzzò gli occhi, sorpresa e
improvvisamente allarmata, temendo che quel ragazzo coperto di squame
cercasse
di impossessarsi del potente strumento. Se la creatura
percepì la seconda
reazione non lo diede a vedere.
-
Non sai come adoperarlo? –
“ Non so nemmeno come aprirne la custodia.”
-
Mostramela. –
La Corsara esitò. Huan era troppo lontano per
intervenire e lei non era certa di riuscire da sola a tener testa a
quella
creatura fatata, qualunque fosse la sua natura. Tuttavia non era
riuscita
nemmeno a scalfire il contenitore dell’Ulumur e
c’era una battaglia in arrivo:
se fosse morta prima di riuscire ad aprire quella scatola il dono di
Dama
Galadriel si sarebbe rivelato inutile, qualsiasi potere celasse. Decise
che non
sarebbe stato il primo e probabilmente nemmeno l’ultimo dei
rischi della sua
vita.
Estrasse il contenitore dalla sacca da viaggio e
la allungò verso il fanciullo turchino. Questi le sorrise.
Poi dette un colpo alla scatola e la fece cadere
in acqua.
Jill aprì la bocca in un muto grido di sorpresa,
per poi chinarsi a raccogliere la custodia. Aperta.
-
Inutile chiederti se sai suonare.
–
Jill fissò i suoi occhi sgranati sul fanciullo,
che estrasse dal groviglio di capelli un flauto ricavato da un giunco.
“ Ah, è un Nix…”
pensò distrattamente, ricordando
le leggende sugli spiriti d’acqua mutaforma che attiravano le
vittime con
l’incanto della loro splendida musica per poi affogarle nei
fiumi.
Alla vista dello strumento del Nix fece un passo
indietro, che non passò inosservato allo spiritello.
-
Temi la mia musica… -
constatò soddisfatto – Fai bene. –
ghignò – Ma
rimanderei il nostro duello a un’altra occasione. Ora vorrei
darti una
dimostrazione. –
Detto ciò portò il flauto alle labbra e
soffiò.
Poi la musica cambiò e il sole tornò a scaldare
la valletta. Jill riconobbe subito il suono delle onde che si
infrangevano
sulla costa, il chiocciolio dell’acqua che si ritirava dalla
scogliera
disseminata di conchiglie. Un piccolo muro d’acqua
andò a formarsi al centro
del fiume, per poi piegarsi in due lunghe onde dai pennacchi spumosi.
Parevano
rincorrersi lungo il letto del fiume e con una nota più
acuta del flauto
presero le sembianze di due lontre festose, che si cercavano e
allontanavano in
un gioco sinuoso, fino a scomparire tra i flutti del rivo.
-
Vedo che hai apprezzato.
– gongolò il Nix.
“ Posso… posso farlo anch’io?”
-
Beh, col tempo forse
potresti
riuscire… -
“ Insegnami!”
-
Mi hai scambiato per un maestro?
Ritieniti fortunata di aver avuto una
dimostrazione che tu possa ricordare. – ghignò.
Jill arrossì, chinando lo sguardo sull’Ulumur,
concentrata.
Dunque poteva usare la musica di quello strumento
per chiamare Aragorn,
così come il
Nix aveva chiamato a sé la neve. Poteva modulare suoni
diversi per evocare…
“ Cosa?”
Il linea di massima qualunque cosa che
rispondesse alla sua musica. Fenomeni atmosferici, spostamenti di masse
d’acqua
cui dare forma.
“ Già, ma come?”
Lei non aveva alcuna dote musicale, sapeva appena
fischiare.
Provò a soffiare nella grande conchiglia. Nulla.
Riprovò. Nulla.
-
Sul serio pensi che basti soffiare?
– si lasciò cadere su un cuscino di muschi il Nix
– E io che credevo di essere
speciale! – la canzonò pungente – Invece
a quanto pare qualsiasi essere vivente
dotato di polmoni e bocca può fare quello che faccio io!
–
Jill gli lanciò un’occhiataccia.
-
Maledizione, mettici un
po’ di sensibilità! –
Dunque l’Ulumur non era dissimile dagli altri
strumenti musicali: era l’abilità
dell’esecutore a dare vita alle melodie. Nelle
mani di una persona normale era una semplice conchiglia, ma se Dama
Galadriel
gliene aveva fatto dono era perché evidentemente
c’era qualcosa in lei che la
rendeva speciale, come diceva lui.
“ La magia…”
Voce o non voce, la magia albergava ancora in
lei, ridotta a una debole fiamma che pure riusciva a scaldarle il
petto. Doveva
solo riuscire a ridarle vigore.
Portò di nuovo il corno alle labbra, inspirando.
Sentì l’aria entrarle dal naso e attraversarle il
corpo fino al petto,
soffiando sulla fiamma della magia, rinvigorendola. Percepì
quella stessa aria
risalire lungo la sua gola più calda e lasciò che
uscisse dalla sua bocca,
attraversando il corno.
Un suono basso uscì dalla conchiglia, simile
all’acqua di un lago placido che ne lambiva le rive sabbiose,
facendo frusciare
dolcemente le foglie del canneto. Il balzo di un pesce
disegnò cerchi
concentrici sulla sua liscia superficie e una libellula
frullò le ali velate al
suo orecchio.
“ Come diamine…?”
Ma trattenne il fiato, quando uno strappo sui
calzoni della Corsara attirò la sua attenzione: la sua pelle
era mutata.
Riportò lo sguardo su di lei. Chi diamine era
quella fanciulla dai capelli rossi? Sapeva che la magia ancora
albergava in
alcuni esseri umani, così fievole che spesso ne erano
ignari. In lei l’aveva
avvertita in maniera netta, eppure aveva un odore diverso da quello che
si
aspettava.
“Assomiglia alla mia…”
Inutile dire che quella particolarità l’aveva
incuriosito al punto da spingerla a testare l’Ulumur. Ora un
altro brivido
percorse la sua schiena: quel potere nitido ma contenuto stava
crescendo, come
una fiamma che si tramuta in un incendio.
“ Forse non è stata una buona idea aprire la
custodia dell’Ulumur.”
Una parte di lui sapeva che stava giocando col
fuoco. L’altra avrebbe voluto assistere alla sua completa
trasformazione, certo
che quello che aveva intravisto spandersi sulla sua gamba avrebbe dato
forma a qualcosa che non capitava
spesso di
incontrare. Non in quelle terre.
“ Ho sbagliato qualcosa, vero?”
-
Dipende… - la
guardò inclinando il capo – Chi sei? –
“ Ti dico il mio nome se tu mi dici il tuo.”
L’altro scosse una mano, come a cacciare un
moscerino molesto.
-
Lascia perdere il nome, non mi
interessa. La tua magia, il tuo potere…
Come l’hai ottenuto? –
“ Ci sono nata, credo.”
-
Credi? –
“ Mio padre era un armaiolo, un uomo dal braccio
forte ma nessuna dote magica. Mia madre è morta dandomi alla
luce; mi hanno
sempre raccontato che mi somigliasse molto, ma nessuno ne ha mai
menzionato una
particolare abilità. Non so da chi o cosa ho ereditato la
magia.”
Il Nix la fissò in silenzio.
“ Hai detto che con questo strumento posso chiamare
Aragorn.”
Il ragazzino parve uscire da foschi pensieri.
-
Sì, l’ho
detto. Cosa aspetti? Mi pare che per te fosse abbastanza
importante questo Aragorn. E che
avessi urgenza di farti fare a fettine in una guerra imminente. I campi
di
battaglia non aspettano nessuno, perciò ti conviene
sbrigarti! –
Senza lasciarle possibilità di replica, balzò in
acqua e scomparve.
“ Ma hanno i giorni contati, loro e quell’inutile
re di ronzini.”
Si sarebbe impossessato prima dei loro scalpi e
poi di quel regno di bifolchi, che si sarebbero piegati a lui e
l’avrebbero
incoronato loro re. Sarebbe stato Eomer a incoronarlo e a portare
all’altare la
sua sposa.
“ Eowyn…”
Forse più di tutti voleva sottomettere la bella
principessa, che per tutto quel tempo aveva continuato a resistergli.
L’avrebbe
sposata e fatta sua, mente e corpo. Le avrebbe operato lo stesso
intervento
fatto alla Corsara, se necessario a far tacere la sua lingua
irrispettosa.
Per un attimo gli sovvenne l’espressione glaciale
del Principe di Bosco Atro, cosa che lo spinse a concentrarsi
nuovamente sul
rapporto che stava esponendo a Saruman per concludere quella guerra nel
miglior
modo possibile.
-
Il fosso di helm ha un punto
debole. – stava spiegando – Le sue mura
esterne sono di solita roccia, tranne una galleria di drenaggio situata
alla
base, un misero canale di scolo. –
Saruman andava riempiendo una grossa giara
metallica di piccole perline scure. Grima si avvicinò
scettico.
-
Come può il fuoco
disfare la pietra? Che tipo di congegno può fare
questo? –
Lo stregone bloccò il suo braccio, allontanando
la candela dal materiale infiammabile.
-
Se si apre una breccia nelle mura,
il Fosso di Helm cadrà. – sembrava
quasi parlare fra sé e sé il Bianco, avanzando
verso la finestra.
Grima lo tallonò.
-
Anche se si aprisse una breccia,
occorrerebbe un numero
inimmaginabile, migliaia per prendere la fortezza. –
berciò.
-
Decine di migliaia. –
-
Ma, mio signore, non esiste un tale
esercito. –
Affacciatosi al balcone, Grima trattenne il
respiro: sotto di lui un mare scuro di Uruk-hai armati fino ai denti
ruggiva la
sua sete di sangue.
-
Un nuovo potere sta sorgendo, la
sua vittoria è vicina. – tuonò lo
stregone accolto dal boato entusiasta del suo esercito di famelici
orchi. – Questa
notte la terra verrà macchiata con il sangue di Roharn.
Marciate sul Fosso di Helm.
Che nessuno resti vivo! Alla guerra! –
Una sola lacrima di compassione rigò il volto
esangue di Grima, che per un attimo si sentì la persona
miserabile che tutti
avevano sempre visto in lui.
-
Non ci sarà
un’alba per gli uomini. –
Il Lupo l’apostrofò gentilmente.
“ Dobbiamo andare, sorella. Avverto un rombo
lontano e temo sia una tempesta particolarmente violenta.”
Lei annuì. L’esercito di Saruman doveva essere
già in cammino. Si issò sul dorso del grande
Lupo, lanciando un ultimo sguardo
di rammarico al fiume.
“ Mi dispiace non esser riuscita a salvarti,
Aragorn.”
“ Magicamente…”
Per un attimo si chiese cosa vi fosse di tanto
speciale in quell’uomo malridotto da indurre la fanciulla dai
capelli rossi a
darsi tanta pena per salvarlo.
“ Gli ha addirittura procurato un mezzo di
trasporto!” constatò, osservano il cavallo che si
piegava sulle zampe per
permettergli di issarsi.
Liquidò l’argomento con un’alzata di
spalle:
femmine, non le avrebbe mai capite davvero. Tuttavia quella in cui si
era
imbattuto doveva essere una femmina ben più interessante
delle altre.
Ripensò alla pelle della fanciulla che andava
mutando.
“ Decisamente
più interessante.”
Continua…
N.d.a. : dedico il capitolo a
FedeSerecanie, che
ringrazio ancora per le belle parole che mi spronano a continuare
questa
storia.
Monalisasmile