Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: monalisasmile    22/10/2018    3 recensioni
Seconda parte della trilogia Eär Lindë (Il Canto del Mare).
Continua il viaggio di Jill alla ricerca di risposte, ma mentre la guerra s'avvicina le domande paiono moltiplicarsi. Qualcosa dentro di lei preme con sempre maggior insistenza: forse la chiave del suo passato o, forse, il flagello che porrà fine a ogni cosa. Che legame ha il dono di Dama Galadriel con tutto ciò?
Ma Jill non è l'unica ad essere tormentata dai dubbi: Legolas ha scorto qualcosa di ciò che si nasconde nell'animo della Corsara e teme di perderla. Vorrebbe poterla legare a sè, ma sa che il suo spirito libero non si lascerebbe mai incatenare. Probabilmente nemmeno dai suoi sentimenti.
Mentre le ombre si addensano e gli ostacoli si fanno insormontabili, alcuni dovranno fare delle scelte, altri superare i propri limiti. E qualcuno dovrà fare un doloroso sacrificio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7

 

-          Chi sarebbe questo Aragorn? –
Jill alzò lo sguardo, incontrando un volto…blu. La sua bocca si aprì in un muto grido di sorpresa, le  sue braccia rotearono in aria nel tentativo di trovare l’equilibrio e la Corsara franò rovinosamente nell’acqua. Quando sollevò lo sguardo, quel viso era ancora davanti a lei.
“ Chi sei?”
-         
Chi sei tu, piuttosto, che prendi a pugni l’acqua del mio fiume? –
Due occhi dorati rotearono come i bulbi di un pesce, fissandosi su di lei.
“Non volevo prendermela con il fiume.”
Chinò il capo verso l’acqua cristallina, che le rimandò il riflesso di una ragazza ferita e sporca dallo sguardo sconsolato.
La creatura cambiò tono, improvvisamente cordiale e affabile.
-         
Deve esserti capitato qualcosa di brutto, mia cara… - lasciò in sospeso la frase avvicinandosi a lei.
Jill intravide nel riflesso dell’acqua un ghigno famelico profilarsi sul volto indaco e rialzò rapidamente lo sguardo, guardinga.
“Purtroppo sì, me ne sono capitate tante.”
-         
Forse posso aiutarti, se… -  
“ A chi dovrei la mia gratitudine?” lo interruppe decisa.
-         
Oh, non dovresti ringraziarmi, vorrei solo poterti conoscere. -
“Lungo le sponde di questo fiume non è usanza presentarsi quando si vuole fare la conoscenza di qualcuno?”
La creatura lasciò che la sua bocca si piegasse, rivelando i denti aguzzi.
-         
Ti dico il mio nome se tu mi dici il tuo. –
Jill strinse gli occhi. Aveva intuito il giusto: quella creatura doveva appartenere al Popolo Fatato, cui i nomi erano particolarmente importanti.
Le leggende narravano infatti che bastava chiamarli per nome per liberarsi dal loro sortilegio e costringerli a sottomettersi al proprio volere. Allo stesso modo quegli spiriti potevano usare il nome della propria vittima per lanciarle terribili malefici, raggirarla o addirittura impossessarsi del suo corpo. Gandalf le aveva spiegato che il Popolo Fatato era ormai quasi scomparso dalla Terra di Mezzo, ma che alcune creature ancora risiedevano nelle foreste o nel letto dei fiumi, custodi spesso schivi e restii a mostrarsi agli esseri umani che ne avevano causato la lenta estinzione. Bisognava prestare molta cautela in caso capitasse di incontrarne uno, poiché erano spiriti astuti e dispettosi, inclini all’ira e vendicativi, sebbene non per forza malvagi. L’aspetto indifeso o attraente permetteva loro di trarre in inganno le loro vittime, che venivano raggirate e poi ghermite.
La Corsara lo osservò: sembrava un ragazzino coperto di squame turchesi, le mani palmate e gli occhi dorati. Sulle guance aveva delle fessure simili a branchie e i capelli erano un groviglio informe di alghe e sterpi. Nel complesso sembrava un allegro fanciullo dall’aspetto bislacco e gli occhi di miele, non fosse stato per il sorriso irto di denti acuminati che le aveva rivolto. Cercò di indovinare in quale creatura delle acque si fosse imbattuta.
Il ragazzino capovolse la testa.
-         
È per quello che eri tanto arrabbiata? – le chiese con voce squillante – Anch’io menerei pugni in giro se mi avessero tolto la voce. –
Jill s’incupì, sospirando. Non riusciva a capacitarsi di come la sua vita si facesse ogni giorno più difficile, di come qualsiasi situazione si rivelasse sempre contorta, di come continuasse a imbattersi in creature incantate, maligne e ingannevoli. Eppure era solo la figlia di un armaiolo assetata di avventure per mare.
Le ombre andavano allungandosi. Distolse lo sguardo dalla creatura fatata per portarlo sull’orizzonte. Il sole aveva raggiunto il punto più alto nel cielo e a breve avrebbe cominciato la sua lenta discesa oltre quei clivi, da cui presto si sarebbe profilato l’esercito di Saruman. E non dubitava che gli Uruk-hai avrebbero distrutto ogni cosa lungo il loro cammino.
“ Ogni villaggio, ogni campo, persino questa macchia verde di pace…”
Chiuse gli occhi, lasciando che lo stormire del vento tra le foglie le riempisse il cuore, dimentica del ragazzino dai denti aguzzi. Entro poche ore avrebbe dovuto far ritorno e raggiungere il Fosso di Helm.
Huan le si avvicinò e il fanciullo fece un balzo su un albero con uno strillo acuto. Dall’alto dei rami osservò l’enorme Lupo accostarsi alla Corsara. Lei gli posò una mano sul muso.
“ Goditi quest’acqua limpida, gli odori del bosco e l’ebbrezza della tua ultima caccia. Mi dispiace, fratello mio… ma non so se ce ne sarà occasione in futuro.”
Lui le strofinò il muso sul volto e con un balzo s’addentrò tra la vegetazione.

-           Quel mostro è tuo amico? – le si rivolse il ragazzino, che ancora restava appollaiato sull’albero.
“ È mio fratello.”
-         
Tu hai stipulato un legame con quello?! –
Lei si limitò ad annuire, guardando tristemente il punto in cui il fiume curvava per poi proseguire il suo percorso fino alle rapide che si udivano appena ruggire.
-         
Sbaglio o l’atmosfera è piuttosto lugubre? –
Jill si sedette su una roccia, guardandolo balzare giù dall’albero guardingo. Evidentemente la presenza di Huan era bastata a farlo desistere dai suoi intenti famelici. La Corsara provò una stretta al cuore, pensando che presto l’esercito di Saruman sarebbe marciato attraverso quel rivo.
“ Non so quanto tu sia a conoscenza degli eventi di questa terra, ma c’è una guerra in arrivo.”
-         
Gentile da parte tua preoccuparti per me, dolcezza. Ma me ne infischio delle lotte di potere tra esseri umani. –
Lei sorrise della sua spavalderia. In fondo ai suoi occhi era solo un ragazzino.
“ Sono sicura che sai badare a te stesso più che bene. Ma Saruman e Sauron stanno mobilitando eserciti composti da creature mostruose, partorite dalla loro menti malvagie. E non muovono guerra ai sovrani di queste terre, ma alla vita come la conosciamo: uccideranno chiunque incontrino e distruggeranno qualsiasi cosa calpestino. Anche questo fiume… questi alberi… Persino questo vento non porterà più profumi silvestri e il canto degli uccelli, ma solo fumo, putridume e grida.”
Sospirò.
“La Terra di Mezzo, ogni sua cosa bella, ogni forma di vita… e di magia” portò lo sguardo su di lui “scomparirà.”
Improvvisamente gli occhi dorati si fecero seri e quel volto turchese di fanciullo le parve avesse molti più anni di quanti ne dimostrasse.
-         
Io non ho fissa dimora, mia cara. Sono uno spirito dell’acqua e come l’acqua non posso essere imbrigliato o annullato. Muterei forma e scivolerei lontano da questa terra sconvolta dalla violenza. –
“ Certo…”
-         
Anche tu potresti fare lo stesso. – le si avvicinò – Potresti salire sul dorso del tuo grottesco Lupo e mettere in salvo entrambi. Sareste liberi. –
Jill sorrise tristemente tra sé.
-         
Questa non è la tua guerra – la incalzò gentilmente – e sicuramente non è la sua. –
“ Hai ragione. Eppure noi combatteremo.”
-         
Perché? –
“ Perché voglio che un domani vi siano ancora luoghi come questi, in cui sentirsi liberi di sostare…” la sua mente saettò al Lupo che rincorreva una preda “o di cacciare…”
La creatura fatata strinse gli occhi, studiando il suo volto in cerca di una conferma o forse un dubbio cui aggrapparsi.
Trascorsero alcuni minuti, in cui Jill si beò del silenzio e dei raggi del sole che le intiepidivano le gote. Poi il fanciullo parlò di nuovo.
-         
E questo Aragorn… sarebbe utile allo scopo? –
“ Sicuramente lo sarebbe. Ma probabilmente è deceduto cadendo nel fiume.”
-         
Se sai che è morto perché lo stavi cercando? –
“ Perché credevo… Credevo che fosse ancora vivo.”
-         
Allora perché ne hai interrotto la ricerca? –
“ Perché non può essere sopravvissuto…”
La creatura sbuffò.
-         
Deciditi: è vivo o morto? –
Jill tacque.
Sedeva ancora sulla roccia lambita dalla corrente, gli stivali affondati nell’acqua. Inspirò.
“ C’è una parte di me… Una parte di me che continua a ripetermi che è vivo e che devo assolutamente trovarlo. Però ho setacciato il letto del fiume fino a qua senza risultato e oltre quella curva ci sono le rapide. Se è sopravvissuto deve trovarsi alle mie spalle, ma non so più come rintracciarlo…”
Il ragazzino stralunò gli occhi.
-         
Tu possiedi la magia, mia cara. Ne sento l’odore. Perciò non hai che da chiamarlo. –
Lei sollevò il mento, mostrando la gola mutilata.
-         
Non hai bisogno delle corde vocali, quando porti un Ulumur nella bisaccia. –
Jill strabuzzò gli occhi, sorpresa e improvvisamente allarmata, temendo che quel ragazzo coperto di squame cercasse di impossessarsi del potente strumento. Se la creatura percepì la seconda reazione non lo diede a vedere.
-         
Non sai come adoperarlo? –
“ Non so nemmeno come aprirne la custodia.”
-         
Mostramela. –
La Corsara esitò. Huan era troppo lontano per intervenire e lei non era certa di riuscire da sola a tener testa a quella creatura fatata, qualunque fosse la sua natura. Tuttavia non era riuscita nemmeno a scalfire il contenitore dell’Ulumur e c’era una battaglia in arrivo: se fosse morta prima di riuscire ad aprire quella scatola il dono di Dama Galadriel si sarebbe rivelato inutile, qualsiasi potere celasse. Decise che non sarebbe stato il primo e probabilmente nemmeno l’ultimo dei rischi della sua vita.
Estrasse il contenitore dalla sacca da viaggio e la allungò verso il fanciullo turchino. Questi le sorrise.
Poi dette un colpo alla scatola e la fece cadere in acqua.
Jill aprì la bocca in un muto grido di sorpresa, per poi chinarsi a raccogliere la custodia. Aperta.

Con gli occhi sgranati, estrasse dall’acqua una grossa conchiglia perlacea. Da un lato era stata forata in più punti, mentre la punta era stata incisa fino a ricavare l’apertura che faceva da bocchino a quello splendido corno.
-         
Inutile chiederti se sai suonare. –
Jill fissò i suoi occhi sgranati sul fanciullo, che estrasse dal groviglio di capelli un flauto ricavato da un giunco.
“ Ah, è un Nix…” pensò distrattamente, ricordando le leggende sugli spiriti d’acqua mutaforma che attiravano le vittime con l’incanto della loro splendida musica per poi affogarle nei fiumi.
Alla vista dello strumento del Nix fece un passo indietro, che non passò inosservato allo spiritello.
-         
Temi la mia musica… - constatò soddisfatto – Fai bene. – ghignò – Ma rimanderei il nostro duello a un’altra occasione. Ora vorrei darti una dimostrazione. –
Detto ciò portò il flauto alle labbra e soffiò.

Un suono dolce si diffuse nella conca, ma non somigliava alla musica di alcuno strumento a lei conosciuto. Pareva piuttosto lo zampillio di una sorgente montana, le cui gocce tintinnavano sulla pietra, per poi scivolare lungo le fredde insenature. Un attimo dopo qualcosa di gelato le sfiorò il volto e lei allungò una mano: neve. Nulla era cambiato nella vallata, eppure sopra il loro capo s’era formata una sottile coltre, da cui piovevano candidi fiocchi.
Poi la musica cambiò e il sole tornò a scaldare la valletta. Jill riconobbe subito il suono delle onde che si infrangevano sulla costa, il chiocciolio dell’acqua che si ritirava dalla scogliera disseminata di conchiglie. Un piccolo muro d’acqua andò a formarsi al centro del fiume, per poi piegarsi in due lunghe onde dai pennacchi spumosi. Parevano rincorrersi lungo il letto del fiume e con una nota più acuta del flauto presero le sembianze di due lontre festose, che si cercavano e allontanavano in un gioco sinuoso, fino a scomparire tra i flutti del rivo.

Quando la musica terminò Jill aveva ancora gli occhi puntati sul fiume, l’Ulumur stretto tra le mani.
-         
Vedo che hai apprezzato. – gongolò il Nix.
“ Posso… posso farlo anch’io?”
-         
Beh, col tempo forse potresti riuscire… -
“ Insegnami!”
-         
Mi hai scambiato per un maestro? Ritieniti fortunata di aver avuto una dimostrazione che tu possa ricordare. – ghignò.
Jill arrossì, chinando lo sguardo sull’Ulumur, concentrata.
Dunque poteva usare la musica di quello strumento per chiamare Aragorn, così come il Nix aveva chiamato a sé la neve. Poteva modulare suoni diversi per evocare
“ Cosa?”
Il linea di massima qualunque cosa che rispondesse alla sua musica. Fenomeni atmosferici, spostamenti di masse d’acqua cui dare forma.
“ Già, ma come?”
Lei non aveva alcuna dote musicale, sapeva appena fischiare.
Provò a soffiare nella grande conchiglia. Nulla. Riprovò. Nulla.
-         
Sul serio pensi che basti soffiare? – si lasciò cadere su un cuscino di muschi il Nix – E io che credevo di essere speciale! – la canzonò pungente – Invece a quanto pare qualsiasi essere vivente dotato di polmoni e bocca può fare quello che faccio io! –
Jill gli lanciò un’occhiataccia.
-         
Maledizione, mettici un po’ di sensibilità! –
Dunque l’Ulumur non era dissimile dagli altri strumenti musicali: era l’abilità dell’esecutore a dare vita alle melodie. Nelle mani di una persona normale era una semplice conchiglia, ma se Dama Galadriel gliene aveva fatto dono era perché evidentemente c’era qualcosa in lei che la rendeva speciale, come diceva lui.
“ La magia…”
Voce o non voce, la magia albergava ancora in lei, ridotta a una debole fiamma che pure riusciva a scaldarle il petto. Doveva solo riuscire a ridarle vigore.
Portò di nuovo il corno alle labbra, inspirando. Sentì l’aria entrarle dal naso e attraversarle il corpo fino al petto, soffiando sulla fiamma della magia, rinvigorendola. Percepì quella stessa aria risalire lungo la sua gola più calda e lasciò che uscisse dalla sua bocca, attraversando il corno.
Un suono basso uscì dalla conchiglia, simile all’acqua di un lago placido che ne lambiva le rive sabbiose, facendo frusciare dolcemente le foglie del canneto. Il balzo di un pesce disegnò cerchi concentrici sulla sua liscia superficie e una libellula frullò le ali velate al suo orecchio.

Il Nix riportò la sua attenzione su di lei.

Riprovò, soffiando con maggior forza su quella fiamma che ora ardeva dentro di lei come un focolare. Lo scrosciare dell’acqua di tramutò in una risata cristallina e l’acqua del fiume si sollevò in una spirale, modellando il corpo sinuoso di una fanciulla. Danzava sull’acqua, il corpo quasi trasparente e l’abito costellato dei bagliori del sole come da tanti diamanti.

Il ragazzo blu strabuzzò gli occhi.
“ Come diamine…?”
Ma trattenne il fiato, quando uno strappo sui calzoni della Corsara attirò la sua attenzione: la sua pelle era mutata.

Jill sorrise alla fanciulla d’acqua e soffiò ancora, colta dall’ebbrezza del momento. Il focolare dentro di lei crebbe e le fiamme della magia ruggirono. La brezza leggera cominciò a ululare, piegando le fronde degli alberi e sferzando la superficie limpida del fiume. La fanciulla cristallina si dissolse in un sospiro sconsolato e il cielo si adombrò. Gli animali si rintanavano sorpresi nei loro rifugi, mentre l’aria carica degli odori della campagna si arricchiva di una nota salata proveniente da sud.

Il Nix voltò il capo nella direzione da cui spirava quel vento salmastro: una nube scura andava profilandosi all’orizzonte, carica di tempesta. Rabbrividì.
Riportò lo sguardo su di lei. Chi diamine era quella fanciulla dai capelli rossi? Sapeva che la magia ancora albergava in alcuni esseri umani, così fievole che spesso ne erano ignari. In lei l’aveva avvertita in maniera netta, eppure aveva un odore diverso da quello che si aspettava.
“Assomiglia alla mia…”
Inutile dire che quella particolarità l’aveva incuriosito al punto da spingerla a testare l’Ulumur. Ora un altro brivido percorse la sua schiena: quel potere nitido ma contenuto stava crescendo, come una fiamma che si tramuta in un incendio.
“ Forse non è stata una buona idea aprire la custodia dell’Ulumur.”
Una parte di lui sapeva che stava giocando col fuoco. L’altra avrebbe voluto assistere alla sua completa trasformazione, certo che quello che aveva intravisto spandersi sulla sua gamba avrebbe dato forma a qualcosa che non capitava spesso di incontrare. Non in quelle terre.

Jill scostò le labbra dalla conchiglia, riportando la sua attenzione sulla creatura fatata. S’accorse che la fissava a occhi sgranati, il volto blu contratto in un’espressione indecifrabile. Istintivamente abbassò l’Ulumur.
“ Ho sbagliato qualcosa, vero?”
-         
Dipende… - la guardò inclinando il capo – Chi sei? –
“ Ti dico il mio nome se tu mi dici il tuo.”
L’altro scosse una mano, come a cacciare un moscerino molesto.
-         
Lascia perdere il nome, non mi interessa. La tua magia, il tuo potere… Come l’hai ottenuto? –
“ Ci sono nata, credo.”
-         
Credi? –
“ Mio padre era un armaiolo, un uomo dal braccio forte ma nessuna dote magica. Mia madre è morta dandomi alla luce; mi hanno sempre raccontato che mi somigliasse molto, ma nessuno ne ha mai menzionato una particolare abilità. Non so da chi o cosa ho ereditato la magia.”
Il Nix la fissò in silenzio.
“ Hai detto che con questo strumento posso chiamare Aragorn.”
Il ragazzino parve uscire da foschi pensieri.
-         
Sì, l’ho detto. Cosa aspetti? Mi pare che per te fosse abbastanza importante questo Aragorn. E che avessi urgenza di farti fare a fettine in una guerra imminente. I campi di battaglia non aspettano nessuno, perciò ti conviene sbrigarti! –
Senza lasciarle possibilità di replica, balzò in acqua e scomparve.

Jill fissò il punto in cui era sparito tra i flutti. Poi riportò la sua attenzione al corno e, senza sapere bene cosa fare, soffiò.

Grima continuava a tamponare il proprio volto tumefatto, maledicendo interiormente ogni dannato membro della Compagnia dell’Anello.
“ Ma hanno i giorni contati, loro e quell’inutile re di ronzini.”
Si sarebbe impossessato prima dei loro scalpi e poi di quel regno di bifolchi, che si sarebbero piegati a lui e l’avrebbero incoronato loro re. Sarebbe stato Eomer a incoronarlo e a portare all’altare la sua sposa.
“ Eowyn…”
Forse più di tutti voleva sottomettere la bella principessa, che per tutto quel tempo aveva continuato a resistergli. L’avrebbe sposata e fatta sua, mente e corpo. Le avrebbe operato lo stesso intervento fatto alla Corsara, se necessario a far tacere la sua lingua irrispettosa.
Per un attimo gli sovvenne l’espressione glaciale del Principe di Bosco Atro, cosa che lo spinse a concentrarsi nuovamente sul rapporto che stava esponendo a Saruman per concludere quella guerra nel miglior modo possibile.
-         
Il fosso di helm ha un punto debole. – stava spiegando – Le sue mura esterne sono di solita roccia, tranne una galleria di drenaggio situata alla base, un misero canale di scolo. –
Saruman andava riempiendo una grossa giara metallica di piccole perline scure. Grima si avvicinò scettico.
-         
Come può il fuoco disfare la pietra? Che tipo di congegno può fare questo? –
Lo stregone bloccò il suo braccio, allontanando la candela dal materiale infiammabile.
-         
Se si apre una breccia nelle mura, il Fosso di Helm cadrà. – sembrava quasi parlare fra sé e sé il Bianco, avanzando verso la finestra.
Grima lo tallonò.
-         
Anche se si aprisse una breccia, occorrerebbe un numero inimmaginabile, migliaia per prendere la fortezza. – berciò.
-         
Decine di migliaia. –
-         
Ma, mio signore, non esiste un tale esercito. –
Affacciatosi al balcone, Grima trattenne il respiro: sotto di lui un mare scuro di Uruk-hai armati fino ai denti ruggiva la sua sete di sangue.
-         
Un nuovo potere sta sorgendo, la sua vittoria è vicina. – tuonò lo stregone accolto dal boato entusiasta del suo esercito di famelici orchi. – Questa notte la terra verrà macchiata con il sangue di Roharn. Marciate sul Fosso di Helm. Che nessuno resti vivo! Alla guerra! –
Una sola lacrima di compassione rigò il volto esangue di Grima, che per un attimo si sentì la persona miserabile che tutti avevano sempre visto in lui.

-          Non ci sarà un’alba per gli uomini. –

Quando Huan la raggiunse sulle rive del fiume, Jill era in preda allo sconforto: le aveva provate tutte, aveva persino supplicato il fiume di salvare Aragorn e di riportarlo a lei e al resto della Compagnia. Ma del Ramingo non c’era alcun segno. Nulla era apparso nonostante i molteplici tentativi, non una traccia, non una parola.
Il Lupo l’apostrofò gentilmente.
“ Dobbiamo andare, sorella. Avverto un rombo lontano e temo sia una tempesta particolarmente violenta.”
Lei annuì. L’esercito di Saruman doveva essere già in cammino. Si issò sul dorso del grande Lupo, lanciando un ultimo sguardo di rammarico al fiume.
“ Mi dispiace non esser riuscita a salvarti, Aragorn.”

Il Nix osservò l’Uomo che la corrente aveva alfine condotto su una riva sicura, dove un cavallo sfuggito ai rochi dei campi pascolava placidamente. Qualche attimo dopo l’animale parve attratto dall’essere umano.
“ Magicamente…”
Per un attimo si chiese cosa vi fosse di tanto speciale in quell’uomo malridotto da indurre la fanciulla dai capelli rossi a darsi tanta pena per salvarlo.
“ Gli ha addirittura procurato un mezzo di trasporto!” constatò, osservano il cavallo che si piegava sulle zampe per permettergli di issarsi.
Liquidò l’argomento con un’alzata di spalle: femmine, non le avrebbe mai capite davvero. Tuttavia quella in cui si era imbattuto doveva essere una femmina ben più interessante delle altre.
Ripensò alla pelle della fanciulla che andava mutando.
Decisamente più interessante.”

 

 

Continua…

 

 

N.d.a. : dedico il capitolo a FedeSerecanie, che ringrazio ancora per le belle parole che mi spronano a continuare questa storia.

Monalisasmile

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: monalisasmile