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Autore: Sophie_moore    23/10/2018    2 recensioni
Questa storia fa parte della serie "Writober - RWBY's Alternative Universes"
Modern!AU
«Dai Jaune! Facciamoci una foto!»
«Ma io non sono fotogenico! Falla tu!»
«Non posso farla da sola, che tristezza! Se ci sei anche tu, avrò più voglia di portarmelo dietro. E poi se lo accendo e ci vedo insieme, inizio la giornata bene!»
«Sei tremenda. Dai va bene, ma solo una, come viene, viene!»

Vi chiedo perdono, spero che vi piaccia!
Entro fine settimana sarò in pari con la pubblicazione, prometto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaune Arc, Pyrrha Nikos
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'RWBY's Alternative Universes'
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Questa storia appartiene alla serie “Writober – RWBY’s Alternative Universe”

Prompt: Selfie
Personaggi: Jaune Arc/Phyrra Nikos

E Phyrra sorrise

Se solo Jaune fosse stato presente.
Se solo ci fosse stato lui.
Invece non c’era stato, e Phyrra era dovuta morire da sola.
Non riusciva a smettere di pensare a quanto male si doveva essere sentita in quel momento, spaesata, disperata, senza avere nessuno accanto.
Dio, quanto avrebbe voluto essere stato lì, con lei, e rassicurarla, che comunque sarebbero stati insieme.
Ma non era stato possibile.
Phyrra era morta da sola.
Jaune non riusciva a perdonarselo in nessun modo, nonostante fossero passati dei mesi, ormai.
Aprì stancamente gli occhi, lasciando che si abituassero lentamente alla luce della camera da letto. Afferrò il cellulare per guardare l’ora, sbuffò sonoramente.
Si mise seduto sul materasso e si massaggiò il volto stanco. Aveva dormito tutta la notte, ma non era riuscito a riposare neanche un minuto.
Sua moglie, l’amore della sua vita, era morta. Il sedici marzo, precisamente. Era morta a causa di un ubriaco in macchina, l’aveva investita e non se n’era neanche accorto.
Jaune aveva ricevuto la chiamata dalla polizia poco tempo dopo, l’avevano portato in centrale, l’avevano portato in obitorio e lì aveva visto il corpo della sua donna.
Aveva pianto, se lo ricordava come se fosse stato il giorno precedente. Aveva pianto come un bambino, singhiozzando, rivivendo nella sua mente tutto quello che avevano vissuto in quei pochi anni.
Come poteva essere il destino così crudele? Strappare via un fiore così luminoso così presto era stato uno scherzo crudele, nient’altro.
In centrale cercarono di consolarlo. Ma quando Jaune finì le lacrime, non gli rimase niente. Il cuore parve smettere di battere, il mondo parve smettere di girare. Non c’era più niente che valesse la pena.
Gli consegnarono gli effetti personali di Phyrra, tra cui il suo telefono cellulare.
Lo accese quando arrivò a casa, in solitudine, al buio.
Come schermata principale c’era una foto di loro due.

«Dai Jaune! Facciamoci una foto!»
«Ma io non sono fotogenico! Falla tu!»
«Non posso farla da sola, che tristezza! Se ci sei anche tu, avrò più voglia di portarmelo dietro. E poi se lo accendo e ci vedo insieme, inizio la giornata bene!»
«Sei tremenda. Dai va bene, ma solo una, come viene, viene!»

Jaune strinse le mani sul lenzuolo. Accese il cellulare di Phyrra e si specchiò in quei dolcissimi occhi verdi, quegli occhi che l’avevano fatto innamorare immediatamente.
Si portò il telefono al petto, come se cercasse di inglobarlo.
L’immagine li ritraeva insieme, lui che aveva un occhio mezzo chiuso e lei che invece sorrideva come se avesse vinto la lotteria.
Jaune ancora non capiva come avesse fatto a stare con lui, ma non poteva far altro che essere felice di aver passato del tempo con lei.
Stava iniziando a capirlo solo ora, a distanza di tempo, ora che stava imparando a vivere senza di lei.
Eppure… perché quella foto continuava a fargli così male?
Era una pugnalata al petto, ogni volta, ma sentiva che era necessaria per guarire.
«Buongiorno, amore mio.» sussurrò, perché a parlare non sarebbe riuscito.
E Phyrra gli sorrise di rimando.

  
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