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Autore: Bloody Wolf    25/10/2018    12 recensioni
Storia che partecipa alla challenge Autunnale del gruppo FB Boys Love.
La storia di un druido e di un demone lupo, spero vi piaccia.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note:

E alla fine ce l’ho fatta! Sono riuscita a scrivere qualcosa di puramente insulso e, a mio avviso, senza senso ma volevo partecipare e così ho fato.

Questa storia parla di un ragazzo che diventa un druido, la cui strada si incrocia con quella di una creatura mistica e spaventosa di cui lui, però, non ha paura.

Non ci sarà nulla di romantico o altro ma questa storia è nata dalla mia passione per i celti e il druidismo, ci tenevo perché Ottobre è un mese molto importante per loro e, neanche a farlo apposta io sono nata ad ottobre quindi l’autunno direi che è la stagione che preferisco.

Che dire, spero che possiate dirmi se vi piace o meno e… Buona lettura.

“Sei pronto per il rito? Non sarà un viaggio semplice quello per diventare un druido, non ti prometto che tornerai vincente ma ci tengo a farti sapere che credo in te”

L’antico druido guardò l’allievo e annuì, appoggiandogli una mano sulla spalla con in volto un’espressione seria ma fiduciosa.

Il giovane era seduto al centro di quella capanna fatta di pelli e tronchi di pino, afferrò una delle ciotole che aveva di fianco accettando, ingrediente dopo ingrediente, tutto ciò che gli passava l’uomo che era stato il suo mentore.

Appoggiò quel pezzo di legno a terra mentre pestava le erbe e le radici fino ad ottenere una poltiglia di colore blu acceso; si soffermò ad osservare quella sfumatura così particolare e iniziò a pensare che quella particolare colorazione poteva essere forse dovuta a quei fiori colorati dai piccoli petali o che, forse, fosse dato da quel particolare muschio che aveva dovuto recuperare in cima alla montagna.

Sorrise mentre immergeva le dita in quel liquido vischioso e granuloso, si sporcò le mani di quella tinta per poi chiudere gli occhi e lasciare che le proprie falangi andassero a dipingergli il viso con un tratto deciso e unico.

Il primo tratto partiva dall’occhio chiuso e scendeva fino al mento, eseguì il medesimo segno anche sotto l’altro occhio per poi bagnarsi nuovamente in quella tintura e lasciare che le dita percorressero la propria epidermide partendo dal labbro inferiore, scendendo verso il collo e tuffandosi poi fino all’ombelico dove il simbolo terminò con tre piccole spirali che si incontravano creando un triskele.

Allungò la ciotola verso l’alto dove il druido, una volta bagnatosi le estremità delle dita, iniziò a parlare incitando gli spiriti e le creature della foresta ad accogliere quel giovane nel loro magnifico mondo.

“Mangia Dastan e poi addentrati nella foresta fino a quando non inizierà il tuo vero viaggio.”

Prese tra le mani il piatto che gli veniva offerto mangiando la piccola porzione di cibo al suo interno, aveva un sapore tremendo, disgustoso era dire poco ma si sforzò chiudendo gli occhi e pensando a ciò che doveva affrontare.

Si alzò da quel posto camminando con passo deciso, uscendo da quella specie di tenda atta ad ultimare quei particolari riti. Si armò di un paio di piccoli coltelli infilandoli nei calzari in pelle ed infine afferrò una lancia e, senza guardarsi indietro, iniziò a correre.

 

Si risvegliò quasi di soprassalto, non si ricordava di essersi addormentato e non sapeva quanto di preciso avesse camminato, si alzò da quel luogo studiando ciò che aveva attorno ritrovandosi ad addossarsi ad una pianta.

Non conosceva quella zona, non ci era mai arrivato e le foglie autunnali non aiutavano di certo l’uomo ad orientarsi, continuavano ad oscillare e a cadere scontrandosi con il suolo facendo un suono sordo e secco.

Si girò su se stesso più volte alla ricerca di un suono a lui conosciuto, doveva trovare il modo per tornare al villaggio per ultimare quella prova, non poteva perdere quella sfida, non con il suo potenziale.

Raccolse la lancia da terra iniziando a camminare alla ricerca di un fiume, lo spirito dell’acqua lo avrebbe portato verso casa, ne era certo.

Chiuse gli occhi dopo pochi minuti, respirò a pieni polmoni ed espirò tutta quell’aria iniziando a fare quello che gli riusciva meglio: ascoltare la sua amata natura. Avvertì alcuni uccellini cinguettare poco distante da lui mentre un piccolo roditore stava rovistando nel terreno umido alla ricerca di qualcosa da mangiare, sentì distintamente un capriolo brucare nella piccola prateria nelle vicinanze ed infine udì l’unico suono che, in quel momento, gli serviva: il leggero scrosciare dell’acqua.

Si girò verso quella direzione iniziando a muoversi veloce e silenzioso, restando in guardia per riuscire a difendersi in caso di nemici o di predatori. Il rumore di un bastoncino che si spezzava obbligò Dastan ad accovacciarsi restando immobile in quel punto dove si trovava, era già troppo vicino per poter correre a cercare un rifugio sicuro.

Poteva sentire il proprio cuore mentre batteva con prepotenza, doveva stare calmo, doveva calmarsi e lasciare che il predatore, qualsiasi esso fosse, non pensasse che lui aveva paura.

Inspirò ed espirò quell’aria pungente mentre muoveva leggermente la testa verso la direzione in cui aveva avvertito quel rumore sordo e distintivo del legno mentre si spezza sotto il peso di qualcosa di molto più pesante.

Le foglie si mossero prima di rivelare ciò che stava giungendo, il corpo della creatura si mosse sinuoso senza cambiare direzione, gli occhi del giovane si spalancarono di fronte alla bestia.

Non era un lupo come tutti gli altri, ne aveva sentito parlare al villaggio ma non aveva mai voluto crederci eppure quello che aveva di fronte non poteva che essere ciò che gli anziani soprannominavano come il Demone Bianco.

La creatura aveva sembianze di un lupo ma aveva, al posto delle zampe, grandi artigli e lunghe dita capaci di ghermire la preda e stritolarla in una presa ferrea, aveva anche lunghi denti, acuminati e letali ma ciò che lasciò Dastan senza parole furono gli occhi…

La gente parlava ed ingigantiva ogni cosa di solito ma quelle iridi erano davvero intrise di sangue, quel colore era così acceso e particolare da sembrare quasi vivo, sembrava quasi che si muovesse assieme alle anime di chi ci era affogato dentro ed era un’idea raccapricciante ma allo stesso modo era un’idea elettrizzante.

La creatura camminò passo dopo passo, allungando quelle lunghe dita sul terreno per ancorarsi in quel fogliame morbido, oscillava mentre camminava con la testa bassa e lo sguardo fisso in quello del ragazzo.

A dividerli c’erano solo un paio di metri, il vento soffiava tranquillo increspando il pelo della creatura che, dopo pochi istanti, scosse la folta criniera di pelo bianco per poi ricominciare quella marcia silenziosa, semplicemente ignorando quell’umano.

Minuti interminabili furono quelli che seguirono quell’incontro, Dastan era rimasto immobile in quel bosco mentre le sue mani tremavano di emozione invece che di paura.

Scosse la testa guardando per l’ultima volta dove era scomparsa la creatura, era andata via così come era arrivata senza fare rumore e senza disturbare nessuno.

Doveva riuscire a tornare al villaggio il prima possibile.

 

Il ritorno al villaggio lo rese inquieto, ogni passo che faceva per allontanarsi da quel bosco si ritrovava a voltarsi indietro per studiare quel paesaggio, si ritrovava a guardare ogni singolo dettaglio ed ogni singola foglia in modo da imprimersi quella strada e quei sentieri così da poterci tornare.

Ritornò al villaggio decidendo agli ultimi passi di non raccontare nulla di quell’incontro, forse era paura quella che lo aveva fermato da dire a tutti ciò che aveva incontrato ma, più i giorni passavano e più quella paura si trasformava in curiosità.

La neve iniziò a cadere presto quella stagione e mentre il bianco della neve ricopriva l’arancio dell’autunno, Dastan stava correndo nuovamente in quel luogo, cercava con gli occhi e con la mente quei percorsi e quei dettagli che lo avrebbero riportato fino alla creatura.

Girò in lungo e in largo nel bosco non trovando più quel preciso luogo, vagò fino a quando l’oscurità iniziò a calare facendo sì che la luna si riflettesse sulla neve candida. La neve iniziò a cadere con regolarità rendendo il ritorno del ragazzo verso il villaggio presso che impossibile. Si rifugiò in una piccola caverna riparata dalla tormenta che, ora dopo ora, peggiorava.

C’erano dei vecchi legni umidi ma se aveva fortuna poteva accenderli con alcune foglie che si erano incastrate in quella piccola insenatura naturale. Utilizzò la piccola ascia che aveva portato con sè per rompere alcuni pezzi di quel legno, posizionandoli in modo da creare una piccola piramide dove si premurò di infilare le foglie secche per poi accenderle sfregando un bastoncino contro di esse. Il fuoco divampò in poco tempo portando il druido a spaccare altri frammenti di legna per poi coprirsi meglio con gli indumenti che indossava.

Il freddo, vicino al fuoco, era sopportabile e il tepore di quelle fiamme gli avevano fatto venire sonno, aumentò la quantità di legna ed infine si creò un piccolo letto di foglie in modo da isolarsi dal freddo del terreno. Si sdraiò addormentandosi fino a quando il freddo lo obbligò ad aprire gli occhi.

Rosso.

Nella bufera c’erano quegli occhi rossi, lo stavano fissando e poteva quasi vederne i contorni ma, non appena lui corse fuori alla sua ricerca, la creatura era sparita nella tempesta.

Dastan abbassò la testa notando l’impronta di quella bestia nel leggero manto innevato, si chinò appoggiando una mano in quella neve pressata dal peso dell’animale. L’orma era quasi il doppio della sua mano ed era incredibile.

Tornò all’interno della piccola grotta scrollandosi la neve di dosso ed iniziando a tremare leggermente per il freddo mentre con le mani gelide riaccendeva quel fuoco tanto vitale e così simile a gli occhi di quel demone.

Da lontano un lupo ululava mentre il druido chiudeva gli occhi e la sua pelle fremeva in risposta a quel suono particolare. L’animale lo aveva osservato, lo aveva trovato e per Dastan quello bastava per lasciarsi scappare un sorriso con la consapevolezza di dover riuscire a trovarlo a tutti i costi.

 

Il tempo per Dastan scorreva assieme alle stagioni mentre passava le intere giornate a studiare tutto ciò che gli veniva detto dal più vecchio dei Druidi, lo ascoltava con interesse nutrendosi di tutti quegli insegnamenti come un uccellino che deve imparare a volare osservando i genitori.

Ogni luna nuova si allontanava dal villaggio per recarsi in quel luogo dove lo aveva incontrato per la prima volta ritrovandosi sempre ad osservare gli alberi e la natura che continuava la propria vita senza curarsi di nulla.

Non l’aveva più incontrato, non si era più scontrato con quegli occhi dalla sfumatura particolare ma dentro di sé percepiva la presenza di quella creatura, la sentiva viva e vicina nonostante la lontananza.

Era seduto in mezzo alle bambine del villaggio e raccontava loro storie e leggende antiche mentre, le più grandi tra di esse, gli intrecciavano i lunghi capelli biondi che cadevano vicino al volto, pettinandoglieli dietro le orecchie e unendoli, infine, dietro la nuca con maestria. Le lunghe ciocche arrivavano al di sotto delle spalle ed erano di un bel color grano. Le bambine continuavano ad accarezzarne le punte con calma, una di loro andò a recuperare una sottile liana verde e la intrecciò nuovamente assieme.

“Dastan, avremmo bisogno di altri licheni. Tu sei uno dei pochi che è a conoscenza della loro posizione quindi ti chiedo di salire fino a quello specchio di acqua e recuperarli per tutti noi.”

L’uomo annuì a quella richiesta sorridendo sottilmente mentre si alzava uscendo dal cerchio delle fanciulle e camminava allungando il passo per avvicinarsi al proprio maestro.

“Figliolo, un anno fa sei diventato un druido, sei uno tra i più potenti che io abbia mai cresciuto…”

L’uomo si interruppe per poter tossire mentre Dastan gli appoggiava delicatamente una mano sulla schiena e una su un braccio per aiutarlo in quel momento di difficoltà.

Si riprese e sospirò mentre socchiudeva gli occhi e ricominciava a parlare

“...nonostante tutto quello che fai per noi, io ti ho sempre sentito lontano, il tuo cuore e la tua anima non sono mai rimasti a lungo in questo villaggio, il tuo corpo forse ha abitato queste spoglie abitazioni”

Gli occhi verde scuro di quell’uomo erano fissi in quelli chiari del giovane, la barba era folta ma ben intrecciata con alcune fibre colorate, rendendo quel volto meno stanco e più saggio.

“Druido cosa state cercando di dirmi?”

L’anziano ridacchiò continuando a camminare appoggiandosi al proprio bastone con passo calmo e cadenzato, il lungo abito andava a strusciare sul terreno con un leggero fruscio quasi rilassante

“Non voglio dirti nulla, voglio solo liberarti da questo peso. Nessuno chiede e sa cosa succede nel primo viaggio di ogni singolo druido ma sono certo che nel tuo sia successo qualcosa di importante, qualcosa che ti ha fatto perdere l’anima. Quindi va, prendi un cavallo e vai a raccogliere quei licheni per me. Fatto questo ultimo compito potrai partire, non dovrai tornare mai più però.”

 

Il cavallo camminava tranquillo in quella foresta che pareva fatata mentre l’autunno stava esplodendo in tutte le sue sfumature, lasciando il druido ad ammirare quel paesaggio con occhi di chi pareva non aver mai osservato quello spettacolo così simile ma diverso ad ogni anno..

Samon (Ottobre) era un mese dominato dai colori accesi, era uno di quei periodi che Dastan adorava perché la natura si preparava ad una nuova morte: le foglie cadevano staccandosi dalle fronde degli alberi, si adagiavano sul terreno con calma per tenere al caldo la madre terra, per ripararla da quella neve fredda come se fosse una seconda pelle.

Gli animali facevano provviste per sopravvivere all’inverno e preparavano tane per poter dormire sonni tranquilli.

Si fermò in una piccola zona, scendendo da cavallo e raccogliendo alcune piante con maestria, sorrise quando, con la coda dell’occhio, notò poco più in là dei piccoli funghi commestibili. Si avvicinò raccogliendoli esattamente come aveva fatto con le erbe, chiudendoli in un panno con attenzione ed infine li mise nella sacca che portava a tracolla, sicuro di potersene cibare successivamente. Ripartì salendo in groppa alla bestia che, senza bisogno di parole, ricominciò a camminare sbuffando di tanto in tanto e scuotendo la criniera.

Il cavallo si bloccò dopo parecchi minuti, si immobilizzò alzando le orecchie alla ricerca di qualche rumore specifico, fece un paio di passi all’indietro, insicuro e forse impaurito da qualcosa che il druido non riusciva a percepire e a vedere.

“Avanti bello, siamo quasi arrivati, mancano solo alcune ore di camminata. Andrà tutto bene”

Dastan strinse i polpacci sull’animale che, non ancora convinto, fece un passo con cautela, muovendo la testa a destra e a sinistra con circospezione, perennemente all’erta.

 

Il laghetto era circondato da uno strato di fitta vegetazione, ogni muschio in quel posto era diverso per forma e profumo ma lui era sempre stato bravo a riconoscere ciò che gli serviva e così si mise a raccogliere in un’altra sacca riempiendolo di quel dono della natura.

Le tenebre iniziarono a calare e così un fuoco venne acceso in una piccola grotta, Dastan cucinò ciò che aveva raccolto utilizzando l’acqua di quella fonte, assaggiò quella zuppa di erbe e funghi gustandosela con piacere mentre, seduto su un letto di foglie rosse e gialle, osservava rapito quella calma e quella notte piatta.

Si addormentò cullato da quel leggero venticello e da quel paesaggio speciale.

Un ululato si levò in aria, obbligandolo a svegliarsi di colpo. Quell’ululato lo avrebbe riconosciuto ovunque, quel lupo era nei paraggi, non era vicinissimo ma non era nemmeno lontano. Uscì dalla grotta trovando il cavallo agitato, sbatteva a terra lo zoccolo, impennandosi di qualche centimetro soffiando dal naso e nitrendo continuamente.

Non voleva perdere il lupo, non poteva perderlo anche quella volta così afferrò il cavallo per il muso e lo guardò negli occhi calmandolo con leggeri tocchi e parole antiche come se, così facendo, lui potesse essere in grado di parlare con quell’anima selvaggia andando a suonare le corde della vita.

“Corri fino al villaggio e non ti fermare, sii il vento che si infrange sulla terra. Vai!”

Il cavallo iniziò a correre senza nessun problema, seguì a ritroso i passi che aveva compiuto con quel giovane druido tornando a casa con i licheni legati alla sella.

Dastan si ritrovò ad afferrare le proprie cose, si rimise la propria sacca attaccata al collo e si mise a camminare alla ricerca di colui che aveva generato quell’ululato.

Aveva trovato un altro piccolo lago, era nascosto rispetto all’altro perché circondato da massi tiepidi,forse scaldati da una fonte sotterranea, l’acqua non era gelida ed intorno ad esso c’erano solo grossi alberi di quercia.

Il druido si fermò a contemplare quello spettacolo: le fronde cadevano appesantite sullo specchio dell’acqua tendendo il legno come in una muta richiesta di aiuto mentre le foglie si tuffavano in quello stagno arricchendo l’azzurro dell’acqua con quei colori accessi.

Un leggero ringhio gli arrivò alle spalle facendolo immobilizzare, il respiro caldo della creatura si infrangeva contro il suo collo facendolo fremere. L’animale sbuffò portandosi di lato al druido, i denti acuminati erano in bella mostra di fianco alla testa del giovane, la lingua scivolava tra essi come un monito per quell’umano che lo sfidava arrivando fino a lì.

Dastan si girò per guardarlo in quegli occhi vividi e rossi finendo per perdersi per l’ennesima volta in quelle pozze fiammanti, la bestia ricambiò quello sguardo intenso per poi socchiudere gli occhi e spostare la testa smettendo di ringhiare facendo un paio di passi in avanti, lasciando che una zampa dopo l’altra si immergesse in quelle acque cristalline.

Il druido appoggiò una mano a terra per alzarsi notando che, per puro caso, l’aveva appoggiata nell’orma della creatura, un sorriso si creò di fronte alla consapevolezza che, anche a distanza di un lungo anno, gli eventi si stavano riproponendo simili ma differenti come se quella fosse una ruota che, in un modo o nell’altro, doveva girare.

Alzò lo sguardo verso la distesa di acqua non trovandoci nessun lupo, non poteva essere scomparso, non poteva essergli sfuggito, non ora che lo aveva ritrovato. Si alzò in piedi e si mise a correre sullo stretto passaggio che divideva il lago dalle alte rocce, con lo sguardo lo stava cercando in acqua, curioso e fiducioso, non poteva e non voleva credere che la creatura se ne fosse andato dopo aver assunto quel particolare comportamento. Lo aveva accettato in quel luogo e la domanda che sorgeva spontanea a quel druido era semplicemente il perché.

Il leggero scrosciare dell’acqua contro qualcosa lo ridestò dai propri pensieri obbligandolo a guardare verso il centro del lago: una figura umana era emersa dalle acque, stava nuotando verso di lui fermandosi dove poteva reggersi in piedi senza fatica per guardarlo con quegli occhi rossi. Occhi che appartenevano a quel lupo che cercava da più di un anno.

Il giovane era nudo eppure la sua pelle non fremeva in risposta alla bassa temperatura delle acque, i suoi capelli erano bianchi come il pelo del lupo ed erano tenuti corti sulla nuca e leggermente più lunghi sulla fronte, Dastan notò che in quel momento, bagnati da quel liquido trasparente sembrano argento puro.

Il corpo della creatura non era tozzo o esagerato, era perfetto. I suoi muscoli erano come disegnati su una roccia ed estratti da lì, modellati e poi resi vivi da quel fuoco che era sicuro scorresse nelle sue vene.

Il demone parlò guardandolo negli occhi con serietà, non si fidava ed era una cosa che Dastan poteva capire benissimo

“Perchè non hai paura di me?”

Il druido lo guardò e sorrise, abbassando gli occhi sull’acqua cristallina per poi socchiuderli, non poteva avere paura di qualcosa che sembrava così meraviglioso da sembrare etereo.

“Non mi spaventa la bestia perché credo in ciò che il fato mi ha concesso. Non mi hai dato alcuna ragione per disprezzarti e volere la tua pelle.”

Il demone spostò la testa di pochi centimetri verso sinistra, era confuso e questo portò Dastan a fidarsi maggiormente di quella creatura. Prese un bel respiro per poi ricominciare a parlare con calma

“La prima volta che ci siamo incontrati non mi hai ucciso, la seconda mi stavi tenendo d’occhio quindi ora sono io a farti una domanda. Perchè?”

Il ragazzo spostò lo sguardo decidendo di camminare fino ad uscire dall’acqua, ignorò il giovane dirigendosi tranquillo verso una grotta. Dastan si guardò attorno timoroso che ci fosse qualcuno che lo avesse spaventato ma decise comunque di seguirlo con calma e con passo felpato mentre quel demone stava indossando un paio di pantaloni scuri.

Il piccolo focolare al centro di quella grotta era ormai formato da sole braci, così il druido si chinò ad afferrare alcuni pezzi di legna che si stagliavano di fianco all’ingresso della grotta e li mise sul fuoco fingendo che quello fosse tutto familiare.

Sentiva gli occhi del lupo addosso, poteva sentirli per ogni gesto che faceva, la mano che si allungava ad afferrare il pezzo di legna, la stessa che poi lo portava sulle braci ancora accese ed infine il proprio braccio che si ritirava senza alcuna fretta erano tutti movimenti che il giovane stava tenendo d’occhio.

Il demone era rimasto lontano da lui, lo stava studiato ma non si era mosso. Dastan si mise semplicemente a camminare verso l’esterno, se voleva mangiare doveva cacciare, non disse nulla alla creatura ma quella, semplicemente lo seguì a debita distanza.

Aveva trovato un paio di conigli e li aveva uccisi in completo silenzio, li aveva scuoiati e puliti sul posto così da sfamare con quei resti altre creature della foresta. Tornò verso il lago ma si trovò la strada sbarrata dalla creatura che, immobile e a pochi passi da lui, lo guardava con un cipiglio serio ma che non aveva nulla di minaccioso.

“Perchè non hai paura di me. Dimmelo.”

Non aveva più posto una domanda quella volta, sembrava più un’affermazione, una consapevolezza che in quei pochi minuti era emersa con prepotenza nell’animo di quel lupo.

L’uomo si avvicinò a quella creatura con passo deciso e si fermò per poterlo guardare negli occhi con serietà e con tutta la verità di cui era provvisto parlando piano e con un tono sicuro e deciso

“Non ti temo perché fin dal primo incontro qualcosa mi ha spinto a cercarti, stagione dopo stagione, luna dopo luna ed ora che, finalmente, ti ho trovato non sarà la paura a dividermi da te.”

Gli occhi rossi del demone si spalancarono un poco increduli di fronte a quelle parole, lui stesso lo aveva cercato, lo aveva trovato solo una volta mentre la neve cadeva copiosa da quel cielo plumbeo ma poi, timoroso, era fuggito forse per quelle storie che i popoli avevano raccontato su di lui, forse per la paura di vedersi respingere da quell’umano così differente.

“Liam.”

La sua voce uscì ferma e sicura, mentre il druido sorrideva in maniera dolce ed annuiva leccandosi le labbra con disinvoltura.

“Così anche il Demone Bianco ha un nome. Io sono Dastan”

Il lupo annuì aggrottando le sopracciglia e alzando i lati delle labbra in un piccolo sorriso forzato, quel giovane sapeva chi era, sapeva le voci che giravano su di lui per appellarlo a quel modo eppure era ancora lì, di fronte a lui che gli sorrideva come se stesse parlando con la persona più pura del pianeta.

I druidi erano sempre stati un mistero per tutti loro, sia per loro demoni e sia per molte altre creature ma il sapere di avere tutta quella fiducia da parte sue scaldò il cuore di quel demone da troppo tempo odiata e disprezzata per colpa di quelle malelingue e per colpa della sua razza.

Dastan allungò una mano verso il demone, tremando leggermente per l’emozione e la appoggiò su una sua guancia ridacchiando al contato di quella pelle calda e liscia

“Non ho paura di te perché non sei il mostro di cui viene narrata la vita. Lascia che io ti mostri il mio mondo.”

Liam appoggiò meglio il volto su quella mano ampia e tiepida mentre annuiva, non aveva mai pensato nella sua vita di riuscire ad entrare in contatto con quelle creature ma ora non si sarebbe più nascosto perché era più che certo che al suo fianco ci sarebbe stato quel druido biondo.

 

 

Fine.

   
 
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