Crossover
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Autore: fenris    25/10/2018    10 recensioni
[Moon Infinity][Kamen Rider] Dalla penna di Xephil e Fenris, tutta per voi la nuova grande cronaca di un incredibile viaggio e della battaglia che ne seguì: Il Male universale ha generato un nuovo figlio, un essere formidabile e spietato tramite il quale minaccia di far sprofondare il mondo nelle tenebre. Due gruppi di guerrieri (uno famosissimo, l'altro un pò meno) si uniscono per fronteggiare questa nuova terribile minaccia. Le due squadre, divise, dovranno però imparare prima a fidarsi l'una dell'altra e combattere insieme per poter vincere. Ma il loro avversario è il vero pericolo? Oppure l'oscurità nasconde molti più segreti di quanti se ne possa immaginare? Venite a scoprirlo, KAMEN RIDER ABOMINATION!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Film, Libri, Telefilm
Note: Cross-over, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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             Warrior Plutonis e il monaco spettrale, Ghost

“Michael, dai, solo un altro vestitino, poi basta per stasera”, disse Silvia nel sonno, pensando al suo consorte in situazioni tutt'altro che caste, quando con uno sbadiglio enorme si svegliò e alzò il busto, rievocando la sera precedente e portandosi poi due mani al volto, sconvolta dall'angoscia.

-Oh, grande Gaia, dove sono ora le ragazze? E dove sono io?- pensò la guerriera di Plutone guardandosi intorno. Era una semplice stanza da letto in stile giapponese, con un piccolo altare da un lato e pochi altri mobili, incluso il futon dove stava dormendo lei. Indosso aveva una semplice maglietta grigia, che lasciava scoperta la voglia sul suo braccio rappresentante il pianeta terra con una G accanto(1) e dei boxer marroni. Si auguró fosse stata una donna a cambiarla, quindi si alzò totalmente per cercare di capire cosa fosse, trovando una porta che dava su un bagno.

-Senza offesa per i miei soccorritori, meglio scappare senza farmi vedere prima che arrivi qualcuno di poco gradito- decise entrando e dando un'occhiata allo specchio. E in quel momento vide sulla sua maglietta la frase che più detestava in assoluto, una bestemmia scientifica che aborriva con tutte le sue forze e aveva giurato di distruggere con le sue mani chiunque l'avesse inventata: 'Plutone non è un pianeta'.

“Plutone non è un pianeta, Plutone non è un pianeta...”, mormorò sottovoce, mentre un'aura oscura le appariva attorno e il suo costume prendeva forma; quindi, con uno scatto di pura rabbia, il suo potere esplose per tutto il bagno.

“CHI- HA- OSATO?!”, urlò la donna, prima di essere interrotta da una voce maschile.

“Che cavolo?!”, esclamò una voce sconosciuta alle sue spalla. Voltandosi, Silvia vide un ragazzo dai capelli biondo scuro vestito da monaco, una ragazza dai capelli neri e un bonzo totalmente calvo, giunti lì di corsa. Lei rimase in silenzio, rendendosi conto di aver ridotto tutto in frantumi. Ridacchiò imbarazzata e tornò normale.

“Ehm, scusatemi. Mi chiamo Silvia Moonlight e non avevo la minima intenzione di causare tutto questo.” Cinque minuti dopo, erano tutti e tre in cucina, a fare colazione. Fortunatamente le avevano dato un'altra maglietta al posto di quella...cosa, per evitare incidenti.

“Mi scuso di nuovo per quanto successo, giuro di ripagare i danni e ricambiare la vostra ospitalità”, disse la donna, realmente dispiaciuta.

“Non si preoccupi, Silvia-san, ci siamo abituati.”, rispose il ragazzo, che aveva detto di chiamarsi Tenkuji Takeru. Per fortuna, lui e i suoi due coinquilini, anche se inizialmente scioccati da quanto successo, si erano dimostrati molto comprensivi.

“Comunque, stava dicendo, com'è arrivata qui in quel lampo marrone?”, chiese la ragazza, Akari Tsukimura, che aveva un blocco degli appunti in mano. Per qualche motivo, ricordava a Silvia di Michael quando aveva solo un millennio e anche la sua nipotina Angelica…

“Senza dubbio l'hanno inviata gli dei, quella era la furia di una loro emissaria. Scusi se l'abbiamo insultata nella nostra ignoranza, Moonlight-sama”, disse invece il bonzo, Onari Yamanouchi, inchinandosi umilmente.

“Non serve che s’inchini, sono atea io”, rispose educatamente l'ex principessa di Gaia, per poi rivolgersi alla ragazza. “Per il come sono arrivata qui, avete mai sentito parlare dei Kamen Rider?” Takeru, per tutta risposta, fece apparire in un lampo di luce uno strano Driver grigio e nero intorno alla vita, dotato di una curiosa manovella laterale.

“Kamen Rider Ghost, al suo servizio”, esclamò sorridente. Normalmente non avrebbe rivelato la sua identità così facilmente a una misteriosa combattente dotata di quei poteri, ma sentiva di potersi fidare di lei.

“È un onore conoscerti, Takeru- kun. Ascolta, ieri notte, in un'altra dimensione...” Silvia spiegò esattamente cos'era successo sulla spiaggia la sera precedente, come aveva conosciuto Ichigo e cosa stava succedendo in generale nel suo universo. Quando finì, tra una pausa e l'altra per bere il suo caffè, gli altri erano rimasti a bocca aperta e, alla fine, Takeru si alzò e fece per uscire, visibilmente preoccupato, ma venne fermato da Akari.

“Takeru, dove stai andando?”

“A cercare Makoto ed Alain. Se c'è davvero un cacciatore di Kamen Rider che può girare tranquillamente per le dimensioni, devo avvisarli prima che li trovi. Edith-san!” In quel momento apparve come dal nulla un uomo piuttosto anziano dai lunghi capelli bianchi, vestito con uno scialle rosso, una bandana a motivi azzurri e un mantello giallo, in mano portava un bastone. Silvia si alzò temendo per un attacco, ma il nuovo arrivato la rassicurò con un cenno.

“Non ha di che temere da me, Moonlight-sama, sono solo il mentore di Takeru”, disse l'uomo inchinandosi, in maniera non dissimile a quella che usavano i sudditi della donna diversi millenni prima.

“Sì, è stato lui a darmi il Ghost Driver”, chiarì il giovane monaco. “Dobbiamo andare nel mondo dei Gamma, subito.”

“Ho sentito tutto”, annuì Edith. “Dobbiamo sbrigarci. Voi state attenti. Jabel non c'è ed è meglio non attirare troppo l'attenzione.” I due quindi scesero in quello che sembrava un seminterrato e, in un lampo di luce, Silvia sentì la loro presenza svanire, lasciandola sola con Onari e Akari. La ragazza la guardò con un gran sorriso.

“Quindi, Silvia-san, potrebbe parlarmi un po' di più della tecnologia del suo mondo?” La Warrior Planet annuì con gioia, ma se ne pentì subito. Akari la portò nel suo laboratorio, una stanza dotata di parecchia attrezzatura scientifica costruita da lei stessa e uno strano obelisco nero col simbolo di un occhio, che ricordava a Silvia di qualcosa, forse uno dei suoi vecchi incarichi. Comunque si ritrovò subito ricoperta di domande su domande dalla giovane donna, che prendeva appunti su qualsiasi cosa sentisse. Aveva decisamente l'animo curioso tipico di una vera scienziata. Dopo almeno due ore e mezza, Silvia la fermò.

“Akari- chan, scusa, ma penso di avere ancora il mal di testa da ieri sera”, disse, stordita da quel vortice di domande.

“Pensavo avessi combattuto una battaglia mortale, non che ti fossi ubriacata”, ripose Akari, la quale era consapevole e sinceramente dispiaciuta per aver esagerato, ma d'altronde quando le ricapitava di incontrare un'emula di Doctor Who, uno dei suoi idoli, con sedicimila anni e conoscenze tecnologiche di ogni tipo?

“Fidati, il dopo per entrambe è molto più simile di quanto si pensi”, rispose la donna, che aveva millenni di esperienza in tutti e due i campi.

“Va bene, solo un'altra domanda allora: come hai conosciuto Ichigo e Nigo? Prima non hai accennato molto.” La donna sospirò. Quella storia le riportava alla mente ricordi dolorosi, amici che aveva perduto da tempo, battaglie quasi più sanguinarie di quelle odierne e il suo regno ormai distrutto, ma anche la felicità della sua adolescenza e gli inizi del suo amore con Michael.

“Allora, nel regno di Gaia fervevano i preparativi del mio matrimonio, una visione bellissima e colorata come nient'altro”, ricordò con nostalgia. “Sembrava che niente di brutto potesse succedere. Però Michael, il mio sposo, era dovuto andare in una breve ma importante missione diplomatica dall'altra parte del Sistema Solare e anche sua sorella Eternity era lontana. Così i demoni ne approfittarono per abbattere le nostre difese e attaccarci. I soldati fecero del loro meglio, ma i civili e molti altri di noi non poterono che guardare quell'orda invadere le nostre strade, uccidendo chiunque gli si opponesse. Sembrava fosse la fine, quando arrivarono loro...”

“Intendi i Kamen Rider?”, chiese Akari, presa dalla storia come una bambina piccola prima di addormentarsi. Riusciva quasi a immaginarsi la scena.

“Già. Nella loro dimensione, Takeshi Hongo e Hayato Ichimonjii avevano attaccato una base di Shocker dove i loro scienziati stavano facendo i loro primi esperimenti spazio-temporali, ma per un incidente vennero mandati nel nostro universo, proprio in mezzo alla battaglia. Non sapevano niente di quello che stava succedendo”, commentò Silvia asciugandosi una lacrima e soffocando una risata triste, “ma quando videro che la gente era in pericolo, cominciarono a combattere come se quella fosse stata la loro patria. Immagina: l'inferno in terra, mostri da tutte le parti, gente che urlava, io che provavo a far evacuare i civili e poi, all'improvviso, due guerrieri in corazza e spandex arrivarono come angeli vendicatori, permisero alle truppe di riorganizzarsi e, a suon di calci e pugni, ci aiutarono a sopravvivere fino all'arrivo dei rinforzi, quando Michael e i suoi uomini finirono gli ultimi invasori.”

“E poi?”, chiese Onari affascinato, facendo cadere le due a terra.

“ONARI, DA QUANTO SEI ARRIVATO?!”, gli urlò contro Akari rialzandosi.

“Abbastanza per sentire il racconto di Moonlight-sama”, rispose il monaco come niente fosse. Akari fu tentata di dargli un pugno, ma era abituata alle stramberie del bonzo, mentre Silvia si sbatté una mano in faccia. Dopo millenni di viaggi tra le dimensioni, ancora trovava qualcosa che la stupisse.

“Comunque... Io, mia cognata Eternity e Michael li ricevemmo. Sentimmo la loro storia e, stupita da tanto coraggio, lei diede loro il titolo di capitani onorari della flotta lunare, per poi aprire un varco verso la loro dimensione. Non prima però di partecipare alla festa d'addio al celibato di Michael e assistere alla cerimonia”, concluse ripensando sognante a quel giorno. Akari e Onari la lasciarono così per un po', prima che il monaco parlasse nuovamente.

“Ah, Moonlight-sama, cosa desiderate per pranzo? Non sono il miglior cuoco del Giappone, ma spero la mia umile cucina sia degna di voi.” All'offerta dell'uomo, la guerriera di Plutone ci pensò un po' su e, infine, scosse la testa.

“Visto che vi ho distrutto il bagno, cucino io. Giornata italiana. C'è un mercato qui vicino?”, chiese davanti agli occhi stupiti del duo. Non erano neanche le dieci di mattina, quindi il gruppetto uscì di buona lena verso il mercato a cielo aperto a pochi isolati da lì, ignari che qualcosa li stesse osservando. Mezz'oretta dopo, a seguito di una lunga ricerca, Silvia aveva trovato qualcosa che la ispirasse, dei pomodori enormi e di un bel colore rosso sangue. Fortunatamente il suo portafogli, tenuto in una tasca nascosta dei vestiti del giorno prima era sopravvissuto, ci mancava solo di chiedere soldi ai suoi ospiti.

“Lei è una vera intenditrice, signora”, disse il proprietario della bancarella, un vecchietto dall'aria arzilla, mentre Akari e il suo amico bonzo guardavano delle verdure.

“La ringrazio”, rispose Silvia rivolgendogli un cortese inchino. “Ora manca solo della carne tritata, dove...” Venne interrotta da dei rumori provenienti dalle bancarelle dietro di loro. Voltandosi, vide diverse persone venire come spintonate, ma non c'era niente. O almeno, sembrava non ci fosse niente fino a quando non vide l'acqua di una pozzanghera alzarsi senza che niente ci cadesse dentro. Era ora di trasformarsi. “Akari, Onari, tornate al tempio. Qui me ne occupo io”, disse ai due, che però restarono nei paraggi, e si mise in posa. “Plutonis Patrem Spiritus! Da Mihi Virtutem Tuam!”, urlò prima di essere avvolta nuovamente da una potente energia oscura ed uscirne trasformata. A quel punto, vide finalmente cosa si stava avvicinando: erano tre figure umanoidi vestite con una tuta nera, una felpa con cappuccio dello stesso colore decorata da immagini di ossa, un elmo che non lasciava intravedere niente del volto, una cintura raffigurante uno strano occhio ed erano armati tutti con una spada a lama curva. Silvia sbatté i pugni, per niente intimidita: “Sono la figlia di Plutone e, nel nome del padre degli Inferi, verrete distrutti.”

Tutti gli altri presenti, ad eccezione di Onari e Akari, erano scappati e la guerriera capì di poterci andare giù pesante. Uno dei misteriosi assalitori provò un fendente, ma lei lo schivò facilmente e rispose con un calcio brasiliano, per poi centrarlo con un fortissimo lariat, spedendolo contro gli altri due, che si tolsero dalla traiettoria appena in termpo. La guerriera bloccò un doppio fendente da entrambi i lati e urlò: “Procellae Pluton!”, prima di investirli con due vortici oscuri, disintegrandoli. Il primo provò nuovamente ad attaccare, stavolta a mani nude, ma la figlia di Plutone lo afferrò facilmente, per poi scagliarlo in aria e finirlo con un raggio di tenebra. “Hmm, è stato più facile di quanto pensassi”, commentò Silvia, decidendo di non annullare la trasformazione nel caso ne arrivassero altri.

“Silvia-san, tutto a posto? Come hai fatto a vederli?”, chiese Akari preoccupata.

“Sì, sono abituata a peggio. Ma cos'erano? E perché non riuscivo a vederli nella mia forma normale?”

“Si chiamano Gamma, ti spiegherò al tempio cosa sono. E no, a parte Takeru e gli altri Rider, c'è bisogno di un’attrezzatura speciale per vederli”, rispose la ragazza, prima che un rumore di applausi riempisse l'aria.

“Bravi! Bravissimi! Un gran bello spettacolo davvero, Warrior Plutonis! E naturalmente anche a voi, compagni di Ghost! Vedo che la vostra attuale pace non ha influenzato o annebbiato la vostra conoscenza. Ne sono molto lieto!” Tutti si voltarono in direzione di quella nuova voce misteriosa e videro una strana figura umanoide appesa a testa in giù su un vicino palo della luce; era avvolta in un pesante mantello nero e dalla sua parte posteriore emergeva una lunga coda di rettile, che teneva avvolta intorno al palo per sostenere il suo peso.

“E tu chi sei?”, domandò Silvia, la quale aveva percepito subito l’aura negativa di quell’essere. “Un servo di Astaroth?”

“Molto perspicace, Warrior Plutonis!”, rispose lo sconosciuto balzando davanti ai tre e liberandosi allo stesso tempo del pesante mantello. Quando fu visibile, Onari e Akari trasalirono mentre Silvia lo squadrò con una certa sorpresa: era un demone umanoide dall’aspetto deforme e orribile, basso e ricoperto da un misto di squame grigio-verdastre di rettile e peli di mammifero che lasciavano però diverse chiazze di pelle nuda e glabra su tutto il corpo, analoghe a quelle di un topo appena nato. Aveva lunghi artigli affilati su mani e piedi, ma mentre le mani erano umane con cinque dita, i piedi erano più simili a quelli di un uccello rapace e ne avevano solo quattro; dalla schiena gli spuntavano cinque paia di ali da pipistrello, ma solo le prime due erano grandi e funzionanti, le altre tre erano solo vestigiali. La coda, simile a quella di una lucertola o un’iguana, era lunga circa una volta e mezza più del suo intero corpo e il volto era rivestito per metà da una maschera spezzata con un occhio d’insetto rosso e un corno ramificato rivolto verso sinistra, l’altra parte del volto era invece umanoide con la pelle grigio scuro, i denti aguzzi e l’occhio rosso senza pupilla. Nel guardarlo in faccia, Silvia ebbe come un flashback dell’ultimo terribile nemico affrontato.

“Diablo?! No, non sei lui. Però il tuo aspetto e la tua aura…”

“Hai proprio buon occhio! Hai ragione, in effetti, potresti dire che sono uno dei fratelli di Diablo. Il mio nome è Hyōirei e sono stato mandato qui da Lord Astaroth con un solo compito. Sterminare te, Ghost e tutti i suoi compagni!” Detto questo, una potente aura uscì dal suo corpo e generò una decina di Gamma identici a quelli appena sconfitti dalla guerriera. Poggiò poi la mano destra su quello più vicino, che scomparve in un bagliore di luce e si lasciò dietro solo uno strano oggetto simile a un occhio metallico avvolto in un’energia oscura, che cadde nel palmo del demone. Ghignando, Hyōirei aprì la bocca e inghiottì quell’oggetto, subendo subito dopo una trasformazione: il suo corpo si avvolse interamente nella stessa tuta nera con il disegno delle ossa dei Gamma, mentre la sua maschera diventò più corazzata e prese la forma di un teschio. “Avanti, Warrior Plutonis, divertiamoci!”E tutti i nemici caricarono insieme.

“Fatti sotto, demone!”, ribatté Silvia scagliando due raggi di oscurità che spazzarono via i due Gamma più vicini. Quando poi gli altri le furono addosso, ruotò su sé stessa per evitare il fendente della spada del primo e colpire allo stesso tempo il secondo con un calcio all’indietro, sbattendolo a terra. A quel punto, Silvia generò una sfera d’ombra in una mano e la scagliò contro un altro Gamma, polverizzandolo; subito dopo si abbassò per evitare le lame di altri due Gamma e li centrò con due potenti lariat che li fecero volare e schiantare su alcune bancarelle vicine. L’attacco successivo, però, fu proprio di Hyōirei, il quale saltò davanti alla Warrior e la impegnò in un duro corpo a corpo per circa una decina di secondi, poi si fece indietro e lasciò che i Gamma la attaccassero, infine sfruttò quella distrazione per individuare una breccia nella difesa dell’avversaria e colpì nel momento in cui Silvia generò un’esplosione di tenebre per spazzare via tutti i nemici. La donna gemette quando gli artigli di Hyōirei, divenuti lunghi almeno 30 centimetri, le sfregiarono il fianco sinistro e, piegandosi per il dolore, subì anche il calcio successivo del demone, che la mandò a rovinare a terra.

“Sei molto forte, Warrior Plutonis, non lo metto in dubbio, ma di certo non invincibile”, osservò Hyōirei con un ghigno. “Combatti preferibilmente a mani nude e combini arti marziali con mosse di wrestling e lotta libera, oltre che coi tuoi poteri sull’oscurità. Efficace e potente come stile, ma lasci spesso aperture per attacchi esterni quando combatti contro avversari multipli. Che peccato, eh?” Mentre parlava, un’altra onda di potere oscuro fuoriuscì dal suo corpo e generò stavolta almeno una quindicina di Gamma armati.

“Tu, dannato vigliacco!”, ringhiò Silvia rialzandosi, una mano premuta sul fianco offeso. “Perché non provi ad affrontarmi direttamente da solo, invece di nasconderti dietro i tuoi leccapiedi? Sei solo un viscido codardo, come tutta la tua razza!” La risposta del demone, però, fu una risata beffarda.

“Pensi che raccoglierò la tua provocazione e ti attaccherò in preda all’ira? Ti prego, Warrior Plutonis, non prendermi per un patetico demone di bassa lega che pensa di poter abbattere i cieli con la sua sola convinzione e finisce schiacciato per aver fatto il passo più lungo della gamba. Non sono qui per combattere lealmente, sono qui per distruggerti usando ogni mezzo possibile. Questo è il compito affidatomi da Lord Astaroth e intendo portarlo a termine a qualunque costo. E tu sei una guerriera potente ed esperta, quindi non intendo correre rischi sfidandoti con le mie sole forze.” Detto questo, schioccò le dita e i Gamma caricarono la Warrior. Silvia digrignò i denti. Quel Hyōirei non era certo un avversario onorevole, ma indubbiamente era molto astuto e furbo e soprattutto sapeva come sfruttare le debolezze dei nemici.

-Non sarà facile sconfiggerlo- pensò tra sé e sé prima di rispondere all’attacco dei Gamma. Respinse con una barriera le loro armi e centrò il primo con un montante al mento e il secondo con un calcio basso, dopodiché si buttò in mezzo ad altri tre e urlò di nuovo: “Procellae Pluton!”. Il vortice oscuro che si generò spazzò via i tre Gamma, poi si voltò verso il successivo, ma si trovò invece davanti la figura di Hyōirei con gli artigli sinistri levati; colta di sorpresa e agendo d’istinto, Silvia alzò le braccia per parare il supposto colpo in arrivo, solo per gemere di nuovo dal dolore e barcollare quando il demone la colpì invece al fianco già ferito con gli artigli destri. -Stronzo! Mi ha raggirata!- pensò la guerriera prima di difendersi dalla raffica di artigliate con cui Hyōirei la assalì. Con un rapido scatto della mano, riuscì ad afferrargli il polso durante uno di quegli attacchi, ma in quello stesso istante furono i Gamma ad esserle addosso e dovette lasciarlo per respingerli. Hyōirei, però, sfruttò di nuovo quell’apertura e scagliò un’onda di energia dall’occhio scoperto, il destro, colpendo la Warrior insieme a uno dei Gamma. Il Gamma venne disintegrato, mentre Silvia finì a terra con un lamento.

“Colpisci anche i tuoi soldati, vile demone…?”, mormorò la donna rialzandosi, ma subito il fianco ferito la fece piegare dal dolore. Toccò il punto colpito e vide del sangue caldo sulle dita.

“Temo tu abbia frainteso, Warrior Plutonis”, replicò Hyōirei avvicinandosi a uno dei Gamma e toccandone la testa; con un bagliore, anche quello si trasformò in uno strano occhio metallico come il precedente. “Ho assorbito gli Eyecon di questi Gamma da prima di incontrare te e i compagni di Ghost e li ho resi parte di me a tutti gli effetti. In parole povere, tu non stai affrontando tanti avversari diversi, ma sempre lo stesso solo in forme differenti. Per questo, riesco a coordinarli così bene coi miei attacchi e non mi preoccupo delle loro condizioni. Siamo tutti me e tutti abbiamo lo stesso obiettivo.” Il suo ghigno si allargò. “Perciò non sprecare altro fiato per insultarmi e usalo piuttosto per provare a resistere meglio ai miei assalti. Renderai la mia vittoria finale molto più dolce.” Altri Gamma si generarono dal suo corpo riportando il numero a quindici e, con un altro schiocco delle dita del demone, partirono all’attacco tutti insieme. Capendo di essere in difficoltà, Silvia decise di non trattenersi più: nel momento in cui i Gamma furono a un metro da lei, sbatté la mano destra a terra e generò una colonna di pura energia d’ombra che inghiottì tutti i nemici in un istante, sconvolgendo persino Hyōirei che esclamò: “Che cosa?!

” Subito dopo, venne assalito dalla Warrior con una serie di potenti pugni e calci che bloccò con fatica; tuttavia, fu Silvia stavolta a trovare una breccia nella sua difesa e riuscì così a centrarlo con un ultimo calcio all’addome, facendolo indietreggiare. Hyōirei tentò allora di colpire il fianco già ferito della guerriera, ma lei aveva previsto quella mossa e bloccò l’avversario afferrandogli di nuovo il polso, per poi fare leva su gambe e schiena e trasformare la presa in un ribaltamento con cui lo schiantò a terra. Il demone si rialzò rapidamente, ma fu vittima di un raggio di oscurità lanciato da Silvia che lo spinse ancora più indietro; ringhiando, lanciò a sua volta un’altra onda d’energia dall’occhio che respinse il secondo raggio della donna e la caricò estendendo di nuovo gli artigli. I due s’impegnarono in un serrato corpo a corpo prima di separarsi facendo impattare le loro mani, artigli contro pugno avvolto da ombre. Entrambi avevano il fiatone, ma erano tutt’altro che finiti.

“Notevole, Warrior Plutonis. Davvero notevole. Non sei la più saggia ed esperta delle Warrior Planet per nulla, dovevo immaginarlo”, osservò Hyōirei. “Credevo di averti in pugno, ma mi sbagliavo. Ci vorrà ben più per batterti, eh?”

“Puoi scommetterci”, ribatté Silvia. “Anch’io devo ammettere che sai combattere bene pure senza i tuoi soldatini, perciò non posso sottovalutarti. Ma sappi che non riuscirai a battermi.”

“Questo è ancora tutto da vedere.” Con quella frase, Hyōirei generò stavolta ben venti Gamma. “Mi sto scaldando solo ora, dopotutto.”

“Allora forse è il caso di pareggiare le parti, no?” Quella nuova voce sorprese tutti, ma i primi a parlare furono Akari e Onari: ““Takeru/Takeru-dono!!””, quando la figura di Takeru atterrò davanti a Silvia, quasi a volerla proteggere.

“Takeru!”, esclamò lei con un sorriso. “Sei un po’ in ritardo, lo sai, giovanotto?”

“Scusa, hai ragione, ma ho trovato qualche intoppo sulla strada di ritorno”, rispose lui con un sorriso imbarazzato.

“Sono sorpreso”, disse invece la voce di Hyōirei. “Credevo che ci avresti messo di più a superare la mia barriera, Ghost. I tuoi compagni ti hanno forse aiutato?”

“Barriera?”, chiese confusa Akari.

“Sì, esatto. Quando ho raggiunto Makoto-niichan e Alan e abbiamo provato a tornare, ci siamo resi conto che c’era una barriera a impedircelo”, spiegò Takeru prima di rivolgersi al demone. “Allora, come immaginavo, sei stato tu a generarla.”

“Proprio così! Sarebbe stato un problema per me affrontare te e i tuoi compagni Kamen Rider insieme alla stessa Warrior Plutonis. Non sono così potente da potervi affrontare tutti allo stesso tempo, perciò ho deciso per prima cosa di separarvi, creando una barriera che impedisse a chiunque di arrivare dal mondo dei Gamma. Ero sicuro che saresti andato a cercare i tuoi compagni, Ghost, e così ho fatto in modo che rimaneste intrappolati finché non avessi sconfitto la Warrior. Però, a quanto pare, vi ho sottovalutati.” Non sembrava deluso o preoccupato, solo curioso.

“Pessimo errore. Non bisogna mai sottovalutare il potere dei legami!” Con un gesto, Takeru fece comparire la sua cintura ed estrasse un Eyecon simile a quelli usati da Hyōirei, ma più grande, con una lente davanti e un curioso simbolo sulla cima. Premendo un pulsante sul suo lato sinistro, l’oggetto emanò uno strano ologramma prima di venire inserito dal giovane in uno scomparto nella cintura; dall’occhio su di essa emerse un curioso fantasma vestito con un abito nero e arancione dotato di maniche lunghe e un cappuccio, che prese a danzare intorno a lui a ritmo di una musica cerimoniale, mentre dalla cintura una voce recitava: “Eye! Bacchiri mina! Bacchiri mina!”. Allo stesso tempo, Takeru compì una serie di movimenti con le mani, concludendo con la mano destra all’altezza dello sterno con indice e medio alzati, per poi tirare la manovella laterale e gridare: “Henshin!”

Una luce emerse dall’occhio del Driver e avvolse il corpo di Takeru generando un’armatura nera e lucida attraversata da una miriade di simboli su tutto il corpo e con l’immagine di un occhio al centro del petto; subito dopo, il fantasma si appoggiò alla sua schiena e si fuse con lui, vestendolo così dell’abito che portava e facendo diventare i simboli color arancione. Infine, l’elmo dell’armatura, prima vuoto, divenne anch’esso arancione con due lenti oculari nere e un corno argenteo ondulato che spuntava dalla fronte, mentre la voce ora gridava: “Kaigan: Ore! Let's Go! Kakugo! Gho-Gho-Gho-Ghost! GO! GO! GO! GO!” Silvia osservò sorpresa la trasformazione. Aveva già visto e conosceva quelle di Takeshi, Hayato e Tsukasa, ma doveva ammettere che ogni volta che ne vedeva una nuova non poteva non ammirare la complessità di quelle metamorfosi. Nel frattempo, Takeru aveva abbassato il cappuccio della sua veste e assunto una posa di combattimento, gridando: “Kamen Rider Ghost! Io credo in me stesso!” Si voltò verso la Warrior.

“Andiamo, Silvia-san?” Lei sorrise.

“Ci puoi contare, Takeru.” E insieme caricarono i nemici. Hyōirei ghignò e contrattaccò coi suoi Gamma, che impegnarono i due guerrieri in un serrato corpo a corpo con Silvia e uno all’arma bianca con Takeru, il quale aveva fatto comparire dal suo Driver uno spadone a due mani e lo stava usando per fendere i suoi avversari uno dopo l’altro. In breve tempo, tutti i Gamma furono spazzati via e Takeru e Silvia si concentrarono su Hyōirei, assalendolo con una combo di fendenti e pugni da cui il demone si protesse con fatica, finendo però per subire diversi colpi da entrambi. Con un urlo, Hyōirei emanò un’esplosione d’aura che spinse indietro gli avversari, per poi generare dal suo corpo altri venti Gamma e farli attaccare. A quel punto, Takeru estrasse un altro occhio Eyecon, ma di colore marrone, e lo inserì nel Driver per poi tirare di nuovo la manovella: “Kaigan! Billy the Kid! Hyappatsuhyakuchū! Zukyūn! Bakyūn!”

Dopo che la voce dalla cintura ebbe pronunciato quelle parole, un nuovo fantasma apparve da essa, stavolta indossante un cappello e un cappotto marrone come quelli dei cowboy del Far West, con spalline pezzate, lacci pendenti dai bordi e diverse cartuccere piene di proiettili su ambo i lati. Il cappotto nero e arancione originale di Ghost scomparve e il nuovo fantasma girò intorno a lui prima di fondersi allo stesso modo del precedente: Takeru indossò cappotto e cappello e anche il disegno sul suo elmo cambiò, divenendo nero con il disegno marrone del carrello di una pistola in mezzo a due canne della stessa arma. Infine, un curioso pipistrello meccanico volò sopra di lui e mutò forma in una pistola che il Kamen Rider afferrò prima di convertire anche la sua spada in una forma di pistola.

“Ma cosa? Billy the Kid?! Ma quello è…”, disse Silvia, mentre Takeru faceva fuoco con entrambe le armi dimostrando una precisione infallibile e abbattendo ogni Gamma provasse ad avvicinarsi. Mettendo da parte la sorpresa, la Warrior si unì a lui e scagliò due raggi oscuri che eliminarono gli ultimi nemici rimasti, eccetto Hyōirei. A quel punto, Takeru modificò le pistole unendole insieme in un fucile e portò la nuova arma davanti alla cintura, il cui occhio emise un sottile laser rosso che colpì un altro simbolo a forma di occhio sul fucile.

“Dai Kaigan! Billy the Kid!”, urlò la voce mentre Ghost puntava l’arma su Hyōirei e questa caricava un’incredibile energia dorata sulla bocca frontale. “Omega Impact!” Un potentissimo raggio partì dal fucile e centrò in pieno il demone, scagliandolo lontano, ferito e stordito. Silvia non si fece sfuggire l’occasione e generò una colonna di tenebre sotto Hyōirei, avvolgendolo in una potente esplosione. Quest’ultimo urlò di dolore, ma quando emerse dalla colonna nera, sia Takeru che Silvia rimasero sconvolti nel vederlo incolume; l’unica differenza da prima era che era ritornato alla sua forma di base.

“Bel colpo, Ghost, ma non è sufficiente”, disse ghignante il demone. “Finché avrò Eyecon da sacrificare, le vostre mosse finali non potranno distruggermi!” E generò altri Gamma, trasformandone però uno nella sua forma Eyecon per riassorbirlo e rigenerare l’aspetto Gamma.

“Silvia-san, non c’è scelta: dobbiamo concentrarci su di lui per batterlo”, osservò Takeru estraendo un altro Eyecon, stavolta rosso.

“Sono d’accordo”, rispose Silvia prima di digrignare i denti quando il fianco pulsò di nuovo; la ferita iniziava a farsi sentire. “Ti aprirò la strada attraverso i Gamma, Takeru, tu pensa a Hyōirei.”

“Ricevuto!” E premette un pulsante sull’Eyecon che emise: “Musashi!”, per poi inserirlo nel Driver e tirare ancora la manovella: “Kaigan: Musashi! Kettō! Zubatto! Chō Kengō!” Il cappotto e il cappello da cowboy scomparvero, mentre un fantasma vestito con una tunica rossa senza maniche e due spade al posto delle braccia emergeva dall’occhio della cintura e si fondeva con lui, vestendolo con la tunica e facendogli comparire l’impugnatura di una spada dalla nuca dell’elmo, che divenne nero lucido con il disegno rosso di due spade incrociate sulla parte frontale. Una delle pistole scomparve e Takeru riconvertì l’altra nella forma di spadone, dividendolo e convertendolo poi in due katana. Brandendo le sue nuove armi, il Kamen Rider scattò in avanti, mentre Silvia scagliava una serie di sfere di energia oscura da dietro di lui che spazzavano via ogni Gamma cercasse di fermarlo.

Con due rapidi fendenti, Takeru si sbarazzò degli ultimi Gamma, ma venne colto di sorpresa da Hyōirei, il quale sfruttò la sua momentanea apertura per centrarlo al petto con una potente artigliata seguita da un violento colpo di coda; Ghost barcollò all’indietro, tuttavia riuscì a riprendersi in tempo per respingere con le spade l’onda di energia scagliata dal demone, per poi caricarlo di nuovo. Le sue katana s’incrociarono più volte con gli artigli di Hyōirei, ma alla fine ebbero la meglio e riuscirono a fendere più volte il corpo del nemico, indebolendolo e buttandolo a terra con un doppio affondo. Mentre si rialzava, Takeru avvicinò una delle katana all’occhio del Driver e questo riemise un laser che colpì l’occhio presente sull’elsa dell’arma: “Dai Kaigan! Musashi! Omega Slash!” Le due lame delle katana si avvolsero in una potente energia rossa e, con esse, Takeru sferrò un doppio fendente discendente che distrusse per la seconda volta la forma Gamma di Hyōirei. Prima che questi potesse allontanarsi, però, la voce di Silvia urlò: “Takeru, abbassati!”

L’altro eseguì e, da dietro di lui, la Warrior lanciò un’enorme sfera di energia nera che colpì in pieno Hyōirei e lo sbatté via, ricoperto di ustioni. A quel punto, Takeru si rialzò e unì le due spade per le impugnature formando così una naginata; subito dopo, attivò di nuovo la sua arma avvicinandola all’occhio del Driver: “Dai Kaigan! Musashi! Omega Stream!” Le lame della naginata si avvolsero stavolta di una vorticante energia blu e, con due rapidi movimenti, Takeru le usò per colpire implacabile il nemico. All’ultimo colpo, però, Hyōirei afferrò inaspettatamente la lama dell’arma a mezz’aria.

“Ahahahah! Ora sei mio, Ghost!”, esclamò con un ghigno, stringendo ancora più forte la naginata. L’istante successivo, l’energia che l’avvolgeva prese a fluire all’interno del corpo del demone, le sue ferite iniziarono a guarire e la sua aura divenne almeno doppia, mentre, allo stesso tempo, il potere di Takeru diminuiva sensibilmente. Pochi secondi dopo, la veste del Rider svanì e così anche il simbolo sul frontale dell’elmo, lasciando la sua armatura scoperta e priva di energia, così come la sua arma; il corpo di Hyōirei venne invece avvolto da un’aura scarlatta che formò una nuova corazza dello stesso colore, un cappuccio come quello del Kamen Rider e rese intera la sua maschera dandole anche la forma di un volto oni. Con un bagliore, due katana dalle lame rosso sangue apparvero nelle mani di Hyōirei, il quale le usò per colpire con inaudita violenza il corpo di Takeru, che venne sbattuto indietro e, visto il suo stato indebolito, perse la trasformazione in Rider.

“““Takeru!/Takeru!/Takeru-dono!”””, urlarono Silvia, Akari e Onari raggiungendolo e cercando di aiutarlo ad alzarsi.

“Stai bene?”, chiese la seconda osservandolo per individuare eventuali ferite. Per fortuna, a parte alcuni lividi, sembrava stare bene.

“L’ha assorbito…”, mormorò Takeru estraendo l’Eyecon rosso e guardandolo sconvolto; l’occhio metallico sembrava spento. “Ha risucchiato Musashi-san!”

“Che cosa?!”, esclamò atterrito Onari.

“Ma com’è possibile?!”

“Molto semplice, Ghost”, rispose per lui Hyōirei, roteando le katana.

“Io posso assorbire i poteri degli Eyecon, l’hai dimenticato? E se ti tocco mentre usi il potere di un qualunque Eyecon, sono in grado di catturarlo e farlo mio! In parole povere, finché dovrai affrontare me, tu sarai il tuo peggior nemico!” Takeru digrignò i denti per la rabbia prima di ritirarsi in piedi.

“Maledetto! Libera subito Musashi-san!”, urlò estraendo un altro Eyecon, giallo, ma Silvia lo fermò prendendogli la mano.

“Fermo! Se ne usi un altro, finirà per assorbire anche quello! Resta indietro, ci penso io a lui”, gli disse cercando di essere convincente, tuttavia il giovane la guardò con uno sguardo determinato.

“Ho un’idea che potrebbe funzionare, Silvia-san. Abbi fiducia.” Silvia esitò per un attimo, ma alla fine annuì. In seguito, si voltò e scagliò su Hyōirei, il quale usò le sue nuove armi per contrastare gli attacchi di lei. La Warrior si trovò presto in difficoltà davanti alle nuove abilità da spadaccino del demone e riportò alcuni tagli su braccia e spalle, oltre a un violento calcio sul fianco ferito, che la fece retrocedere rapidamente. Stringendo i denti, scagliò un raggio di tenebra che Hyōirei respinse con le sue katana, ora avvolte da un’aura nera e rossa. In quel momento, Takeru attivò il nuovo Eyecon e lo inserì nel Driver: “Eye! Bacchiri mina! Bacchiri mina!”, per poi tirare ancora la manovella: “Kaigan: Edison! Ereki! Hirameki! Hatsumei-ō~!” Mentre quelle parole risuonavano, la sua armatura si riformò e un nuovo fantasma, indossante un abito argenteo con bordi e spalline gialle, emerse dalla cintura per poi fondersi con lui, il quale, oltre all’abito, ottenne anche un cappuccio con due curiose antenne che emergevano dalla sommità e, sul frontale dell’elmo, apparve il simbolo giallo di una lampadina.

Così trasformato, Ghost riconvertì la sua spada in forma pistola e sparò una serie di colpi contro Hyōirei, fermandolo proprio quando stava per colpire Silvia. Mentre sparava, inoltre, dalle antenne sulla testa emersero delle scariche elettriche che avvolsero i proiettili e non solo li resero ancora più potenti nel colpire, ma ebbero anche un effetto semiparalizzante sul demone che barcollò sotto il fuoco costante. Senza fermarsi, Takeru avvicinò l’occhio sull’arma a quello del Driver per attivarne il colpo finale: “Dai Kaigan! Edison! Omega Shoot!” Una miriade di fulmini emerse dalle antenne ed entrò nella pistola, potenziandola immensamente prima che il Kamen Rider premesse il grilletto. Un raggio di pura energia elettrica oro e azzurra partì dalla canna e investì Hyōirei, scagliandolo lontano. Takeru sorrise sotto la maschera: “A quanto pare, deve davvero toccarmi per assorbire il mio potere, ma se mantengo la distanza non potrà farlo.” Anche Silvia dovette averlo dedotto perché sorrise.

“Ben fatto, Takeru! Ora diamogli il colpo di grazia!”, urlò prima di evocare due vortici oscuri che scagliò su Hyōirei, facendolo urlare di dolore e ferendolo sui punti scoperti della corazza. Approfittando dell’occasione, la Warrior scattò in avanti e iniziò a tempestare il demone di pugni e calci, riuscendo anche a centrarlo con un lariat che lo spedì di nuovo a terra. In un tentativo di difesa, Hyōirei rievocò altri Gamma prima di rialzarsi e contrattaccare, ma fu Ghost stavolta a subentrare, colpendo i vari avversari coi suoi proiettili elettrici. Dopodiché si voltò verso il demone sollevando un nuovo Eyecon più grande degli altri, con la lente arcobaleno e una strana struttura soprastante dalla forma a metà tra il simbolo a 8 rovesciato dell’infinito e un paio di occhiali.

“Non rischierò altri spiriti di luminari con te, Hyōirei! È ora di farla finita!”, gridò prima di attivare l’Eyecon e inserirlo nel Driver, che emise una luce multicolore prima di generare un fantasma completamente bianco e diverso dai precedenti, mentre l’abito del Rider svaniva; con un gesto secco, questi tirò la manovella: “Cho Kaigan: Mugen! Keep Going! Go, Go, Go! Go, Go, Go! Go, Go, Go! Got to Ghost!” Il fantasma si fuse con Takeru, il quale si trasformò stavolta completamente: l’armatura divenne argentea e ricoperta di brillanti multicolore, con simboli dell’infinito anch’essi di tutti i colori dell’arcobaleno sparsi su tutto il corpo, mentre sopra era vestito con una lunga veste bianca dagli spallacci corazzati e i bordi arancioni. L’elmo era diventato argenteo e brillantino come l’armatura su lati e nuca e nero con le lenti arancio scuro sulla parte frontale, che ora presentava anche una visiera trasparente e un corno più grande e di colore arcobaleno al centro della fronte. Nel vedere quella trasformazione e percepirne il potere, Silvia non poté non rabbrividire.

-Quanto potere… Non credevo che anche un Kamen Rider così giovane potesse essere così potente… Incredibile- pensò con un misto di sorpresa e ammirazione. Con un gesto, Takeru si abbassò il cappuccio per poi avanzare lentamente verso gli avversari. I Gamma rimasti lo assalirono subito, ma le loro armi rimbalzarono sul suo corpo senza scalfirlo minimamente. Hyōirei scagliò allora una delle sue onde di energia, ma anche questa rimbalzò senza effetto sulla corazza di Ghost. Per tutta risposta, quest’ultimo scattò in avanti ed eliminò con un solo pugno carico di energia arcobaleno tutti i Gamma; Hyōirei cercò allora di afferrarlo, probabilmente per assorbirne il potere, ma Takeru se ne avvide e balzò rapido indietro per evitarlo. A quel punto, Silvia lo affiancò.

“Finiamolo davvero stavolta, Takeru!”, dichiarò iniziando a concentrare una potente energia oscura.

“Con piacere!”, rispose Takeru convertendo la sua arma in forma fucile e attivandola col laser del Driver. Un’energia arcobaleno nemmeno paragonabile alle precedenti iniziò a concentrarsi nella canna mentre veniva puntata sul nemico. “Sei finito, Hyōirei! Il potenziale umano è infinito!”, pronunciò premendo il grilletto. “CHO DAI KAIGAN! SHINNEN IMPACT!” Con quell’urlò, una potentissima onda di energia multicolore venne sparata contro il demone, affiancata subito da un’altra onda di pura oscurità scagliata invece da Silvia. Tuttavia, in quel momento, nessuno dei due notò il ghigno sul volto di suddetto demone, il quale rimase fermo a subire il colpo tenendo le braccia allargate. Una potentissima deflagrazione si sprigionò al momento dell’impatto, tale che sembrò che Hyōirei fosse stato disintegrato. Purtroppo, però, la sensazione di vittoria dei due venne presto spazzata via dalla risata malvagia del nemico.

“Ci siete cascati entrambi! Poveri ingenui! Ora ho vinto io!”, dichiarò trionfante il demone riemergendo dall’esplosione, ferito solo superficialmente e avvolto in un’aura arcobaleno. Solo allora Takeru si rese conto che l’energia del raggio sparato dal suo fucile non si era interrotta, ma anzi stava continuando a fluire dall’arma nel corpo del nemico, proprio com’era successo prima. Mentre assorbiva il potere del Mugen Damashii, il demone rilasciò lo spirito di Musashi, che cadde a terra poco lontano, per poi risucchiare l’aura del Rider ancora più rapidamente. In pochi secondi, Takeru si ritrovò di nuovo privo di poteri e crollò in ginocchio ansimante, il fucile che gli cadeva di mano e la veste che svaniva nel nulla; la sua stessa armatura sembrò perdere la sua brillantezza interiore.

Al contrario, Hyōirei venne avvolto da una nube energetica blu cobalto e ne uscì più terrificante che mai: il suo corpo era diventato più alto di almeno mezzo metro ed era racchiuso in una spessa armatura simile a quella del Mugen Damashii, ma di colore tra il blu cobalto e il grigio argenteo e con i simboli dell’infinito nero pece. Su gomiti e ginocchia, questa formava aculei aguzzi rivolti rispettivamente all’indietro e verso l’alto, le mani erano invece coperte da guanti corazzati dalle punte acuminate come artigli, mentre le ali di pipistrello sulla schiena erano cresciute fino alla stessa misura delle prime due paia e divenute tutte funzionanti. La sua testa, infine, presentava una maschera demoniaca nera che non solo gli copriva tutto il volto, ma sembrava addirittura fissata ad esso e aveva la parte inferiore separata da quella superiore, così si muoveva ogni volta che il demone parlava, seguendo i movimenti della bocca; sulla sommità della testa, inoltre, erano ora presenti cinque corna lunghe e ondulate di colore argento disposte in circolo. Hyōirei si fissò un attimo le mani, contemplando il suo nuovo potere, poi ruggì, un ruggito più spaventoso e assordante di quello di qualunque belva, accompagnato da un’esplosione di aura tale da formare una colonna di energia blu-argento alta fino al cielo.

Silvia osservò la scena con orrore e, come quando aveva affrontato Diablo, si accorse di tremare. L’aveva compreso subito: quello non era più un nemico che potevano affrontare, non in quelle condizioni e non da soli. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, però, Hyōirei interruppe il flusso di energia e li guardò ghignante per poi aprire le sue dieci ali e scagliare da esse multipli raggi energetici blu cobalto e argento. Silvia si mise davanti all’inerme Takeru e creò uno scudo di oscurità per proteggersi, ma fu inutile: nel giro di pochi secondi, lo scudo venne distrutto dal fuoco implacabile del demone e i raggi investirono in pieno Warrior e Kamen Rider, scaraventandoli lontano e annullando le loro trasformazioni. Seppur ferito e stremato, Takeru riuscì a rialzare la testa per fissare l’avversario.

“Maledetto… Mi hai ingannato… Tu VOLEVI che io ti colpissi a distanza con il mio massimo potere…” Ridendo sguaiato, Hyōirei applaudì schernente.

“Esatto, Ghost! Non è stato facile e nemmeno indolore ingannare dei guerrieri esperti come te e Warrior Plutonis, ma io sono un tipo paziente e astuto e sapevo come fare. Sapevo che vedere gli spiriti e i poteri dei tuoi amati luminari rubati ti avrebbe mandato nel panico, Ghost, così come sapevo che, se avessi intravisto una possibilità di vittoria, avresti cercato di coglierla al volo usando il tuo Eyecon più potente, il Mugen, in modo da avere la certezza sia di sconfiggermi che di proteggere i luminari. Allo stesso modo, sapevo che tu, Warrior Plutonis, l’avresti supportato con prudenza e al contempo decisione, sia perché conoscevi il mio modo di combattere che perché eri preoccupata per questo coraggioso ma giovane uomo. Alla fine della fiera, se voi non aveste combattuto con tanta prudenza come immaginavo, lo scontro sarebbe potuto andare diversamente. Purtroppo per voi, non è andata così!” Sghignazzò ancora prima di sollevare una mano e generarvi una potente sfera di energia negativa. “E ora bando alle ciance, è tempo di farla finita. Riconosco che devo ancora imparare a controllare appieno questo nuovo e incredibile potere, ma quello che so usare attualmente sarà più che sufficiente per annientarvi!” Prima che potesse lanciare il suo attacco, Silvia si alzò nuovamente in piedi, facendo presa alle sue ultime forze.

-Datti una mossa, scema d'una Moonlight, o non potrai più guardare la tua famiglia in faccia- pensò ritrasformandosi a fatica, mentre il mostro di fronte a lei l'osservava impressionato.

“Una degna figlia di Gaia, Lady Moonlight. Mi assicurerò di raccontare con dovizia di particolari la vostra gloriosa fine”, concluse lanciando infine la sfera oscura sul gruppetto terrorizzato, ma questa non raggiunse mai il suo bersaglio.

“FERMO!” Con quel grido, due figure apparvero dall'alto, colpendo la sfera con un doppio calcio volante e rimandandola al mittente con un'onda d'urto che si sentì per tutto l'isolato, anche se Hyōirei riuscì a sua volta a defletterla verso il cielo.

“Tutto bene?”, chiese una delle due figure, scendendo a terra. Si trattava di un altro Kamen Rider con un costume molto simile a quello di Takeru, con la differenza di avere parti blu invece che arancioni, un disegno leggermente diverso sulla maschera e due corna da oni. L'altro Rider invece era quasi totalmente diverso: aveva un'armatura bianca con bordi e strisce nere sugli arti insieme a segni verdi simili a graffi, una giacca pesante nera anch’essa con segni verdi e due specie di pistoni sulle spalle, un complesso bracciale dall’aspetto tecnologico sul braccio sinistro e una maschera che presentava una visiera sporgente a forma di cerchio simile a quella di un palombaro e una pinna, entrambi verdi.

“Stiamo bene, Makoto-niichan”, confermò Takeru, mentre Hyōirei ridacchiò.

“Ma guarda. Allora non stavi solo combattendo per sconfiggermi, ma cercavi anche di guadagnare tempo per permettere pure ai tuoi compagni di superare la mia barriera. Mossa molto furba, Ghost, mantenere il silenzio sui tuoi alleati in modo da permettere loro di colpire i nemici alle spalle. Adoro quando anche i cosiddetti 'eroi' mostrano un po' di sana slealtà. Quanto a voi due… Kamen Rider Specter e Necrom, giusto?”

“Nessuno di noi si è mai definito un eroe. E per te è principe Alain, demone”, rispose freddo il guerriero bianco, preparandosi allo scontro, ma Makoto lo fermò.

“Ricorda il piano.” L’altro annuì e prese un Eyecon, venendo però fermato da Silvia.

“No, Hyōirei può assorbire i poteri di quegli occhi.”

“Tranquilla, Silvia-san, non ho intenzione di usarlo per combattere”, rispose Necrom inserendolo nel suo Driver simile a un bracciale, da cui uscì un fantasma con un mantello bianco e una corona dorata, che si fuse subito col guerriero, dandogli la stessa corona, due spallacci e una mantellina bianca con decorazioni dorate. “Tengan: Sanzo! Mega Ulord! Sai~yū Ro~ad!", fu il suono proveniente dal bracciale, prima che Alain premesse un pulsante su di esso per attivare una delle sue tecniche: “Dai Tengan! Sanzo! Omega Ulord!” A quelle parole, una nuvola apparve sotto Silvia, Takeru, Onari e Akari e li trasportò via, al sicuro; allora i due Rider poterono concentrarsi esclusivamente sul nemico di fronte a loro.

Hyōirei li caricò menando rapidi colpi di artigli, schivati all'ultimo dai Rider, i quali cercavano di sfruttare al massimo la sua inesperienza con il suo nuovo potere, ma lo scarto in termini di potenza era comunque evidente. Makoto se ne accorse subito quando, dopo aver schivato un calcio basso, venne scagliato subito in aria da un montante; fortunatamente si riprese e prese la sua arma, una mazza azzurra e bianca con anche una bocca da fuoco inclusa che le permetteva di convertirsi in un fucile.

“È il meglio che sai fare col potere di Takeru?”, commentò Specter sparando diversi spari di energia contro il demone, ma questi avanzava verso di lui senza essere minimamente scalfito dai suoi colpi. Nel mentre, Alain aveva preso una specie di sfera diversa dagli Eyecon e, approfittando del fatto che Hyōirei fosse distratto dal suo compagno Kamen Rider, corse verso di lui attivandola e lo colpì infine dritto al centro della schiena con essa.

“Salutami il vuoto, Hyōirei!”, disse Necrom senza pietà, mentre la sfera si spaccava e creava una sorta di vortice che prese a risucchiare a poco a poco Hyōirei, improvvisamente turbato e spaventato.

“C-cos'è ques- ARGHHH!”, urlò dal dolore prima di sparire nel vortice. A quel punto, i due guerrieri, entrambi col fiatone, annullarono le rispettive trasformazioni. Specter lasciò spazio a un ragazzo di qualche anno più grande di Takeru, con capelli neri a caschetto e vestito con una tuta di pelle blu e nera. Necrom invece si mostrò come un bel giovane un po’ più vecchio del primo, con capelli neri adornati da un piccolo ciuffo frontale biondo e vestiti costituiti da abiti verdi e bianchi di fattura pregiata, adatti a un nobile.

“Sembra che abbia funzionato, per fortuna”, disse Makoto al compagno.

“Per il momento, sì. Ma diciamocelo: quando mai le cose sono state così facili? Per adesso, prendiamo un po' di takoyaki e torniamo al tempio. Dobbiamo informare gli altri e capire veramente cosa sta succedendo.”

                                                                                                                                   *****

Poco dopo, i due erano tornati al tempio e si erano presentati ufficialmente a Silvia, la quale aveva inoltre confermato i loro timori: il loro avversario era ancora vivo.

“Riesco a sentirlo. Da quanto ho capito, l'avete rinchiuso in una frattura dimensionale, ma avverto che si sta liberando. È come ascoltare qualcuno che batte su un vetro con una forza enorme, e quel vetro si sta rompendo”, spiegò la guerriera di Plutone mentre erano tutti a tavola, mangiando i takoyaki menzionati poco prima da Alain, a quanto pare un autentico estimatore di essi. Poco prima, preoccupata dalla situazione, aveva anche provato ad aprire un varco per il proprio mondo d'origine e andare da Michael, ma qualcosa bloccava i suoi poteri, forse un trauma dal disastro della sera precedente.

“Come temevamo”, disse Alain ingoiando un takoyaki per poi sollevare una copia della strana sfera usata in precedenza contro il demone.

“Questo è un dispositivo capace di aprire portali dimensionali tra i nostri mondi. Lo stavamo sviluppando io, Makoto, mia sorella e Kanon insieme ad Akari per sviluppare un migliore e più sicuro passaggio tra di essi.” Takeru si voltò verso Akari, un’espressione sorpresa stampata in volto.

“Aspetta, era questo il progetto segreto a cui stavi lavorando che mi hai menzionato l’altro giorno?”, domandò. La ragazza scrollò le spalle e sorrise.

“Makoto e Kanon mi hanno contattato con l’aiuto di Edith-san per chiedermi di aiutarli con quel progetto. L’obiettivo era creare qualcosa che ci permettesse di attraversare il confine tra i mondi senza dover ogni volta impiegare quantità assurde di energia e poterlo fare anche ripetutamente senza problemi. Non ti dissi niente perché ci tenevamo a tenerlo segreto finché non fosse stato completo e farti così una sorpresa.” Takeru non poté non sorridere a sua volta e strinse gentilmente una delle mani di Akari con la propria.

“Purtroppo, però, è ancora incompleto, giusto?”, osservò Edith, unitosi a loro solo poco prima.

“Sì, esatto”, rispose Alain. “Al livello attuale, è in grado di creare solo un passaggio parziale tra i nostri mondi, ovvero genera un portale che si ferma nello spazio tra le dimensioni senza riuscire a portare dal mondo dei Gamma a quello umano e viceversa. Quindi, chiunque lo attraversi, finisce intrappolato nello spazio interdimensionale, forse in eterno. Ma, per questo stesso motivo, mentre io e Makoto cercavamo di raggiungere Takeru, abbiamo pensato di poterlo usare come arma contro Hyōirei. E sono contento di vedere che ha funzionato, ma se fossimo arrivati un po’ prima, forse avremmo potuto evitare la perdita del Mugen Eyecon…”

“Non fartene una colpa, Alain”, disse Takeru, conciliante. “Voi avete fatto il possibile, anzi anche di più! Se non foste arrivati, sia io che Silvia-san probabilmente saremmo morti, quindi il vostro tempismo era in realtà perfetto.”

“Ha ragione”, approvò Silvia con un dolce e gentile sorriso. “Ero davvero disperata in quel momento, ma voi siete arrivati al momento giusto e ci avete salvati. Questa è la cosa più importante.” Tutti sembrarono approvare soddisfatti, anche Alain e Makoto, ma poi la guerriera di Plutone si fece più seria. “In ogni caso, come vi dicevo prima, non rimarrà intrappolato ancora a lungo. Lo sento lottare con tutte le sue forze per liberarsi.” Makoto annuì, cupo.

“La barriera tra lo spazio interdimensionale e il mondo umano o dei Gamma è ben più sottile di quella tra i due mondi, di conseguenza è anche più facile infrangerla se si possiede un potere sufficientemente forte. E considerando che quel demone ha appena acquisito il potere del Mugen Eyecon, è solo questione di tempo prima che si liberi. Abbiamo calcolato che, al massimo, potremo tenerlo intrappolato ancora per poche ore.”

“In tal caso, dobbiamo sfruttare quest’occasione ed elaborare in questo lasso di tempo una strategia che ci permetta di poterlo affrontare e sconfiggere”, sentenziò Akari toccandosi il mento con pollice e indice.

“Ma cosa possiamo fare?”, domandò Onari, agitato come suo solito. “Quel demone è capace di assorbire il potere di ogni Eyecon, quindi è come combattere contro noi stessi! E ora si è perfino impossessato del potere più grande di Takeru-dono! E se prendesse anche quelli di Makoto-dono e Alain-dono? Allora sarebbe assolutamente invincibile! Come possiamo sconfiggerlo?!”

“Non disperate, siete già usciti da situazioni ben peggiori, salvando questo mondo”, disse all'improvviso una voce molto profonda proveniente apparentemente dal nulla. Improvvisamente tutti e quindici gli Eyecon dei tre Rider si sollevarono in aria e trasformarono in figure umanoidi quasi identiche alla forma base di Takeru e Makoto, ognuno con le rispettive vesti e armi, mentre la maschera era totalmente nera con solo degli occhi stilizzati, di colore diverso per ciascuno.

“Silvia-san, le presento i quindici luminari, gli spiriti eroici evocati in passato da mio padre per salvare il mondo dalla minaccia dei Gamma. Riconoscerai Musashi-san, Edison-san e Billy the Kid-san, gli altri sono...”, li introdusse Takeru. Silvia li guardò uno a uno: ognuno di loro possedeva decisamente un grande potere, il carisma posseduto dai veri leader e, in certi casi, un'aura di sacralità che l'antica principessa aveva visto molto raramente.

“Grazie, Takeru, ma penso di sapere chi siano. Ho incontrato diverse loro versioni parallele durante le mie missioni. Per esempio, c'ero quando il vero Son Goku e i suoi compagni ricevettero finalmente i sutra per cui soffrirono un pellegrinaggio di diciassette anni”, rispose ripensando ai grandi uomini e donne che aveva conosciuto nei secoli passati.

“Le sue parole mi onorano, Moonlight-sama, anche se nel mio caso i miti che mi vedono come protagonista non sono che quello, miti”, rispose una delle figure che portava gli stessi ornamenti di Necrom quando si era trasformato poco prima, il monaco Sanzang in persona. In quel momento, uno dei luminari, vestito di verde e armato di arco, si fece avanti.

“Se volete sconfiggere quel demone, dovete prima di tutto anticiparlo. Scoprite dove apparirà una volta liberatosi e tendetegli un'imboscata come prima.” Un altro luminare, vestito di viola e con un ornamento sulla nuca simile all'acconciatura dei samurai dell’epoca Sengoku, prese a sua volta la parola.

“Robin parla con saggezza, ma non basterà col potere ottenuto da Hyōirei, e può pure ottenerne ancora di più. Come affrontare un simile nemico?” Un piccolo lampo portò l'attenzione su un luminare seduto accanto a Edison, dalla corazza azzurra e con enormi pesi indossati a mo’ di guantoni, il quale disse la sua opinione.

“Nobunaga-san, lascia questo problema a noi scienziati. Che ne pensi, Edison?”, chiese al suddetto compagno.

“Grazie, Newton”, rispose il luminare, felice di avere la parola. “C'è un limite a quanta energia può essere contenuta. Non conosco i demoni del mondo di Silvia-san, ma sono sicuro che anche lui abbia un suo limite. Bisogna solo superarlo.”

“Aspettate. Se questo ragionamento è giusto, significa che dovremmo comunque sfruttarvi e c'è la possibilità che non torniate. Siete davvero disposti a sacrificarvi per noi?”, esclamò Makoto alzandosi, accompagnato da Takeru e Alain. Ovviamente Specter non era intenzionato a sacrificare gli spiriti che lo avevano accompagnato per così tanti anni in cui si era frustrato all'inverosimile, arrabbiato contro il fato che aveva condannato lui e la sorella a una finta vita, fin troppo simile alla morte. Un altro spirito, con un copricapo simile alla corona dei faraoni egizi e che Silvia riconobbe istintivamente come Tutankhamon, provò a convincere il Rider.

“Makoto, noi in fin dei conti non siamo che ombre di uomini morti ormai da tanto tempo. Per questo, il nostro dovere è assicurarci che i vivi restino tali, possibilmente in pace.” Uno dei suoi compagni, con l'armatura simile a uno smoking e una pettinatura da direttore d'orchestra, annuì concorde.

“È giusto così. Vi abbiamo sempre prestato i nostri poteri con la piena fiducia che li avreste usati nel migliore dei modi, ora vi preghiamo di fare lo stesso con noi.” I Rider e i loro compagni erano praticamente in lacrime, anche Silvia era commossa da quello spirito di sacrificio che andava oltre il dare semplicemente la loro vita, qualcosa di raro persino tra i più grandi membri della flotta lunare. Desiderò avere lei stessa quell'immenso coraggio che sembrava essere una prerogativa dei Kamen Rider, ma invece prese la busta di pomodori, miracolosamente ancora integra e cercando di tramutare il sorriso da amaro a dolce la mise in bella vista.

“Ora abbiamo una base per il piano. Intanto che decidiamo il resto, chi mi aiuta a fare la salsa?”

                                                                                                                                   *****

Un'oretta dopo, il gruppetto si era sistemato in giardino. Alain, Takeru e Makoto stavano pelando i pomodori, prima di mettere la polpa in un'enorme pentolone perché bollisse fino a sciogliersi completamente, mentre gli altri, sotto le indicazioni di Silvia, stavano facendo dell'impasto per delle tagliatelle.

“Moonlight- sama, cucinare per...anzi, assieme a voi è veramente un grandissimo onore”, disse Onari, sinceramente contento.

“Ed è per me un onore combattere oggi con voi. Tra l'altro, da quando la mia piccola Aurora è tornata, non le ho ancora fatto assaggiare la mia cucina. Devo rimediare”, rispose lei, beandosi di quella breve tregua, simile alla pace familiare che aveva assaporato ai tempi dell'Amor Dei.

“Rinascita, Paradiso, Colui che tutto sa”, disse Akari, come se quelle parole fossero cose che aveva appena letto in un dizionario e di cui non comprendeva bene il significato. “Ho già sentito queste parti della storia, Silvia-san, ma mi sembrano davvero impossibili per un mondo dalla scienza progredita come il tuo. Come possono spiriti di angeli convivere con la velocità di curvatura(2)?” Takeru, però, l'aveva sentita da lontano e intervenne.

“Se vuoi, Akari, dopo chiamiamo Haruto-san e Gentaro-san, così puoi trascinarli nel tuo discorso.”

“A proposito, non dovremmo radunare anche gli altri Rider? Se Diablo e i suoi fratelli sono davvero una minaccia di questa portata, ci vorrà l'aiuto di tutti”, s'intromise Alain. Takeru annuì.

“Sono d’accordo, ma purtroppo io ho i numeri solo di Gentaro-san, Haruto-san, Tomari-san ed Emu-san. Non so come contattare gli altri Rider, alcuni forse non hanno nemmeno un cellulare o un qualsiasi altro mezzo di comunicazione. E se questo Diablo è davvero ancora più pericoloso persino di un essere come Hyōirei, allora ci servirà l’aiuto di più Kamen Rider, oltre che delle altre Warrior compagne di Silvia-san.” Si voltò verso quest’ultima.

“Silvia-san, a tal proposito, tu sai come contattare le tue compagne?” Lei scosse mestamente la testa.

“Purtroppo no. Ho provato più volte a percepirle da quando mi sono risvegliata, ma senza avere idea di dove siano finite, non riesco a trovarle. Inoltre, anche impegnandomi, non riesco a espandere la mia area di percezione come vorrei… È…è come se…” S’interruppe, assumendo un’espressione addolorata e malinconica.

“Moonlight-sama! State bene?”, domandò Onari, preoccupatissimo.

“Sì, non preoccuparti. È solo…un pensiero che mi tormenta da un po’ di tempo.” Takeru sembrò capire perché lasciò per un attimo il suo lavoro per avvicinarsi a lei.

“Sei preoccupata per loro, vero?” Silvia annuì.

“Nessuna di noi avrebbe potuto salvarsi da un simile effetto collaterale e imprevedibile dell’attacco di Shizu, questo lo so… Eppure, al tempo stesso, non posso non chiedermi se avessi potuto fare meglio, se avessi potuto prevederlo e magari evitarlo. Io sono la più anziana ed esperta delle Warrior, dovrei essere la loro guida, il loro faro quando si perdono, invece ultimamente mi sento spesso impotente. Non è la prima volta che non riesco ad aiutare mia figlia e le mie compagne e questo non mi piace. Ogni volta mi dico che potrei fare meglio, ma poi non ci riesco… E-”

“Silvia-san”, la interruppe Takeru posandole gentilmente una mano sulla spalla. “Non demoralizzarti e sminuirti in questo modo. Tu sei una persona straordinaria, dotata di grande coraggio e di un’anima nobile, gentile e generosa come poche altre abbia mai conosciuto. L’ho vista fin dal primo momento e, perciò, posso dirti che le tue compagne non potrebbero avere una senpai migliore di te.” La donna lo guardò stupita.

“Tu…puoi vedere le anime?”

“Un potere che ho acquisito durante il mio percorso di crescita come Kamen Rider Ghost e come essere umano. Sono in grado di vedere le anime e tutti i sentimenti che le animano, posso comprendere le loro emozioni e i loro stati d’animo, capire verso chi provano il sentimento più forte e, se necessario, anche far sentire ad altri tali sentimenti ed emozioni. Posso anche assorbire quelle emozioni se stringo un forte legame con la persona in questione e usarle per diventare più forte. È così che ho creato e fatto evolvere il Mugen Eyecon.” La guardò dritta negli occhi, sorridendo solare.

“Perciò posso dire senza ombra di dubbio che tu provi dei sentimenti fortissimi per le tue compagne e che saresti davvero pronta a tutto pur di aiutarle. Sono davvero fortunate ad averti, Silvia-san.” La donna guardò quel ragazzo incredibile. Akari le aveva raccontato della sua avventura: ucciso a diciott'anni dai Gamma e costretto a raccogliere tutti gli Eyecon dei luminari per poter tornare in vita, dovendo addirittura scontrarsi con lo stesso Makoto, il suo migliore amico fin dall'infanzia, e poi con Alain, aveva infine affrontato entità così potenti da sconvolgere interi mondi.

“Sai, Takeru, durante gli ultimi due anni ho avuto modo di conoscere le figlie di Shizu e Aurora(3), due ragazze incredibilmente forti e coraggiose. Rivedo in te un po’ della mia nipotina Angelica.” Il giovane monaco si grattò la nuca, lusingato e allo stesso tempo un po’ imbarazzato.

“S-Silvia-san, così mi fai arrossire.” Makoto e Alain, vedendolo, non poterono fare a meno di ridere, cosa abbastanza rara per due Rider così seri.

“Ehi, voi!”, li chiamò Akari, ancora intenta a fare la pasta. “Tornate a lavorare, stasera voglio mangiare, se saremo ancora vivi!”

                                                                                                                               *****

Era ormai il tramonto sulla foresta vicino al tempio, quando tra un gruppetto di alberi apparve una crepa bianca, che crebbe di dimensioni e si moltiplicò, fino a esplodere in un mini sole di fiamme blu-nere da cui spuntò Hyōirei, visibilmente affannato e soprattutto inferocito.

“GHOOOOOOOOST!”, urlò, mentre la sua aura faceva appassire le foglie e gli alberi circostanti, facendo poi un passo avanti. “Avanti, venite fuori. Lo so che siete qui! Pensate che creda che non abbiate saputo dove trovarmi quando avete come compagna la guardiana delle dimensioni?!” A dargli ragione Takeru scese da un albero già trasformato e con la spada in mano.

“Scusa se abbiamo insultato la tua intelligenza, ma se tu non giochi pulito, perché noi non dovremmo fare lo stesso?”

“Giusta osservazione”, commentò il demone, pestando volontariamente un pulsante a terra e facendo saltare una piccola mina preparata da Akari in precedenza, incassando facilmente e senza danni l'esplosione. “Quindi non insultare ancora la mia intelligenza mettendo trappole così idiote.”

“Un colpo diretto va meglio?”, chiese ironica Silvia saltando apparentemente dal nulla e imitando un Rider Kick ricoperto d'energia oscura. Hyōirei parò facilmente il colpo e sbatté a terra la figlia di Plutone, la quale, non perdendosi d'animo, gli intrappolò la gamba con le proprie.

“Buona presa, ma non sufficiente”, rispose il demone preparando un raggio diretto alla testa di lei, ma venne a sua volta colpito da un potente colpo energetico al fianco, senza tuttavia subire un vero danno. Guardando nella direzione del colpo, vide Makoto con una nuova forma: la sua corazza era diventata per lo più argento con decorazioni blu e l’occhio sul petto rosso, le corna erano più ramificate e con linee rosse, il cappotto era viola con spessi spallacci argento su cui vi erano delle raffigurazioni rosse e aveva bracciali e gambali viola armati con diversi aculei argentei. La parte frontale dell’elmo sembrava raffigurare un volto demoniaco, mentre come arma impugnava una katana blu con una strana impugnatura rossa a forma di occhiali da sole.

“Vai, Alain!”, disse a sua volta Specter, prima che Necrom comparisse all’improvviso da dietro l’avversario impugnando un'arma identica a quella base di Makoto, ma verde e bianca, e con essa attaccò ripetutamente Hyōirei, che fu quindi costretto a lasciare Silvia per difendersi sia dai suoi attacchi che da quelli di Takeru e Makoto, perfettamente sincronizzati con il compagno. Dopo diversi scambi, Hyōirei riuscì però a prevalere e, muovendo le dieci ali come fruste, scagliò via i tre Kamen Rider, ma Silvia intanto si era già rialzata e aveva acceso i propri pugni di energia.

“Imperum Nostrorum Caronte!”, urlò, prima di rilasciare un enorme raggio di energia oscura che travolse il demone, il quale dovette ripararsi dietro le ali e piantare i piedi nel terreno pur di non venire scaraventato via.

-Impressionante. Non per niente è la cognata della seconda regina più forte mai esistita nell'Eden!-, pensò il demone cercando una via di fuga. Respingere il colpo sarebbe stato anche relativamente facile, ma poi si sarebbe trovato sotto gli assalti di tutti e quattro i combattenti, che probabilmente avevano pure imbottito la foresta di trappole e, questo avrebbe potuto causare pure a lui dei problemi. In uno sforzo di salvarsi, compresse quindi l'aura in una barriera più potente possibile e fece esplodere su di essa il potentissimo raggio, dopodiché spalancò le ali e volò via immediatamente, sperando di aver danneggiato i nemici con l’esplosione o almeno di aver fatto stancare e allontanare temporaneamente Silvia. In quel momento, Necrom gli apparve davanti nella sua forma Sanzo e volando sulla nuvola magica del monaco insieme a Specter, ancora in forma Deep. I due si fecero avanti di nuovo, brandendo le proprie armi contro il demone, il quale invocò due sciabole dalla lama di un curioso colore blu notte e le usò con eccezionale maestria per bloccare o deviare i colpi dei due Rider, ingaggiando così con loro un incredibile duello aereo.

Per qualche istante sembrarono alla pari, ma, alla fine, Hyōirei mulinò le spade creando un’onda di energia oscura che distrusse la nuvola e scagliò lontano entrambi i Rider, facendoli sparire tra le cime degli alberi sottostanti. Fu in quel momento, però, che una potente forza gravitazionale impattò su di lui e lo fece precipitare al suolo; con la coda dell’occhio, Hyōirei scorse Takeru sotto di lui, il quale indossava ora un pesante cappotto azzurro, dei guantoni a forma di pesi circolari sulle mani e aveva l’immagine di una mela che cade sulla visiera dell’elmo.

-Questo… Il potere di Newton?!- realizzò il demone prima di schiantarsi a terra. Subito dopo, due enormi e potentissimi vortici di energia generati da Silvia poco prima si abbatterono sopra di lui, scatenando una violenta esplosione cui colpire il nemico. Per un secondo, Takeru e Silvia pensarono che la loro combinazione avesse funzionato, ma rimasero invece delusi e stupiti quanto Hyōirei si rialzò, quasi completamente indenne e con la corazza divenuta simile a un diamante di pura oscurità. A quel punto, questi scattò in avanti e stese Kamen Rider e Warrior con due violenti fendenti, per poi sollevare le spade incrociandole sopra la testa; sulla croce iniziò a concentrarsi una potente energia negativa.

“Per quanto potenti siate, non basta! La mia armatura è potenziata col potere del Mugen Damashii di Ghost, non potete scalfirla con tanta facilità, poveri sciocchi!”, urlò beffardo. Takeru, per tutta risposta, si rialzò estraendo un Eyecon rosso fuoco e attivandolo.

“Quel potere è mio! Non ti permetterò di usarlo per fare del male ai miei amici!” Lo inserì nel Driver e tirò la manovella: “Toucon Kaigan: Boost! Ore ga Boost! Go! Furuitatsu Ghost! Go! Fight! Go! Fight! Go! Fight! Go! Fight!” Un fantasma scarlatto emerse dalla cintura e volò intorno a lui, mentre tutta la sua figura era avvolta da fiamme che divorarono la sua tunica e mutarono la sua armatura in una versione più avanzata e resistente di colore rosso fuoco con diversi disegni di fiamme nere. Il fantasma si fuse poi con lui, dandogli una nuova tunica dello stesso colore rosso con disegni di fiamme nere, spalline corazzate e un elmo con frontale rosso e lenti oculari nere dal motivo fiammante. Così trasformato, Takeru impugnò una curiosa spada rossa con la guardia a forma di occhiali da sole, molto simile a quella di Makoto come Deep Specter, e si scagliò su Hyōirei; quest’ultimo fece per abbassare le braccia e colpirlo con l’energia accumulata, ma due lunghe corde con all’estremità delle punte simili a quelle delle penne gli avvolsero i polsi e bloccarono le armi sul posto.

“Ma cosa?!”, esclamò il demone, mentre una voce profonda risuonava: “Tengan: Grimm! Mega Ulord! Fighting Pen!” Voltandosi, vide Alain che aveva attivato a sua volta un nuovo Eyecon verde scuro, che gli aveva donato una veste bianca e verde con cappuccio e un nuovo visore rettangolare; le due fruste che lo tenevano erano emerse dalle sue spalle.

“Ora! Takeru! Makoto!”, urlò. Insieme, i due Rider sopramenzionati si scagliarono su Hyōirei e approfittarono della sua posizione bloccata per colpirlo più volte su addome e fianchi; l’armatura del demone non sembrò subire danni, ma questi vacillò visibilmente. A concludere l’assalto fu Silvia, che sparò due grosse sfere oscure in pieno petto a Hyōirei, sbattendolo indietro e facendogli perdere il caricamento dell’energia. Nonostante questo, il malvagio essere si rialzò subito, più furioso che mai.

“Mi state davvero stufando… Maledetti umani!” Con quell’urlo, un’aura blu cobalto emerse dal suo corpo e generò una ventina di Gamma completamente diversi da quelli normali: indossavano un’armatura completa dalla forma simile a uno scheletro umano di colore argento, mentre la tuta sottostante era diventata dello stesso blu cobalto dell’aura di Hyōirei e il loro elmo era ora un teschio grigio-nero sormontato da due corna ricurve e rivolte verso l’alto. Sempre a differenza di quelli normali, ora tutti impugnavano una spada lunga come arma.

“Che diavoleria è questa?”, fece Makoto ad alta voce osservando i nuovi nemici.

“…Ha combinato appieno i suoi poteri demoniaci con quelli dei Gamma e del Mugen Eyecon…”, mormorò Silvia allibita. La situazione si era appena fatta molto più complessa e difficile del previsto.

“ANNIENTATELI!”, urlò Hyōirei mandando il suo esercito all’attacco.

“Takeru! Io e te ci occuperemo di Hyōirei! Alain, Makoto! Pensate ai nuovi Gamma!”, comandò rapida Silvia prima di scagliarsi in avanti.

“““Ricevuto!”””, risposero i tre all’unisono, subito dietro di lei. Alain e Makoto andarono avanti e iniziarono a fendere i nuovi nemici con spada e fruste, aprendo la strada a Silvia e Takeru che raggiunsero così Hyōirei. Takeru, nel mentre, prese un Eyecon bianco.

“Benkei!”, urlò attivandolo, inserendolo nel Driver e tirando la manovella: “Kaigan: Benkei! Aniki! Mukimuki! Niōdachi!” Una veste bianca da monaco con cappuccio e delle protezioni a forma di rosario sulle spalle sostituì la sua precedente giacca rossa e nera e il frontale dell’elmo divenne nero con raffigurate delle decorazioni grigie simili a vari tipi di armi. In un lampo, la sua precedente spada apparve e si fuse con un robot dalla forma di un ragno meccanico, cambiando forma e diventando una sorta di enorme martello da guerra. Con la sua nuova arma e affiancato da Silvia, Takeru assalì ripetutamente Hyōirei, ma questi bloccò ogni loro offensiva con le sue spade e li colpì più volte, prima di balzare indietro e farsi affiancare da quattro Gamma che Makoto e Alain non erano riusciti a fermare.

I Gamma attaccarono Silvia e Takeru e questi si resero subito conto di quanto fossero diversi da quelli ordinari: non solo i loro colpi erano almeno tre volte più potenti, ma la loro nuova armatura era anche così robusta che non bastava più un solo colpo per distruggerli, dovevano colpirli ripetutamente o usare una tecnica potente per metterli fuori gioco.Così bloccati dai nuovi avversari, i due riuscirono ad eliminarli solo quando ormai era troppo tardi: alzatosi in volo, Hyōirei scagliò dalle sue dieci ali la stessa raffica di raggi d’energia blu cobalto e argentei usata nel loro precedente scontro, ma molto più potente e fitta della prima, centrando in pieno tutti e quattro i suoi avversari e mandandoli a rovinare a terra, feriti e ansimanti.

“Tutto qui quello che sai fare?”, disse ironico Takeru, rialzandosi e ignorando il labbro spaccato e le costole doloranti. “Ho incontrato due Gamma artisti che picchiavano molto più duro.” Hyōirei ridacchiò.

“Sul serio? Dovevano essere anche potenti guerrieri.”

“No, un musicista e un pittore astratto che adorava dipingere sulla pelata di Onari. Entrambi non ne potevano più di essere limitati e sono partiti insieme per un viaggio alla ricerca della loro arte. Perciò, anche per loro, per permettergli di continuare a migliorare ed esplorare ciò che più amano, non posso perdere contro di te!”, rispose Takeru, ritornando all'attacco insieme alla guerriera di Plutone, ricopertasi interamente con un'aura oscura di grande potenza. Hyōirei schivò facilmente il calcio del Rider ed evocò altri cinque Gamma insieme a quelli non ancora distrutti da Specter e Necrom per tenerlo a bada, dopodiché cominciò un violento corpo a corpo con Silvia, un pugno e un calcio dopo l'altro e l'intera foresta che tremava per le onde d'urto generate dalla battaglia.

“Fai del tuo peggio, se anche io morissi oggi, sarò vendicata”, disse la Warrior riuscendo a colpirlo al viso e poi a schiantarlo contro un albero, ma la creatura dimostrò ancora una volta l'enorme potere che aveva ottenuto, resistendo senza problemi all’impatto, afferrandola per il collo e scagliandola via con un'onda d'urto tagliente generata dall’altra mano, che le causò uno squarcio sullo stomaco. Ciononostante, Silvia si rialzò in piedi, sanguinante e malferma; non era mai stata conciata così male, era ferita persino alle mani nonostante i guanti e l'aura protettiva.

“Mi congratulo, Warrior Plutonis, non è da tutti sopravvivere a questo. Proprio ciò che mi aspetto dalla principessa di Gaia sopravvissuta dopo la nostra invasione. Però, devo correggerti: sarai vendicata, ma non dalle tue compagne”, disse Hyōirei realmente ammirato e prese ad avanzare verso di lei, parando o schivando di poco le deboli sfere energetiche sparate dalla rivale. Nel mentre, Takeru aveva sfondato il cranio di un Gamma con la mazza da guerra e stava per passare al successivo, ma si fermò un istante quando sentì quanto detto.

“Che intendi, Hyōirei? È un altro dei tuoi inganni?” Il demone si voltò, rivelando un sorriso mesto.

“Io e i miei fratelli, Diablo incluso, siamo nati grazie alla fusione dei corpi di tantissimi demoni diversi. Ma, a parte lui, eravamo tutti troppo instabili, la nostra vita ha un limite...un limite che si è accorciato ulteriormente quando ho assorbito il tuo potere, Ghost. Dubito che sarò in grado di assistere alla fine di questa guerra, ma come un vero agente del Male universale, compirò il mio dovere fino in fondo”, concluse riportando la sua attenzione su Silvia e rievocando la coppia di sciabole nere. Takeru finì un altro Gamma e lo guardò stupito.

“È da tempo che non affrontavo un avversario così in conflitto, ma in ogni caso... Ho un ruolo verso questo mondo!” E prese a combattere con ancor maggiore veemenza. Sentendo quelle parole, anche Alain e Makoto si rialzarono e quest'ultimo prese un nuovo Eyecon, biancazzurro con un'appendice che rappresentava una figura a metà strada tra un infinito e degli occhiali, molto simile al Mugen Eyecon di Ghost.

“Tu mi ricordi di me stesso, Hyōirei. Anch'io fui costretto a combattere una guerra in cui mi sentivo costretto, perciò posso capirti… Ma Takeru ha ragione! E poi voglio assaggiare a tutti i costi la cucina di Silvia-san!”, proclamò determinato come sempre, inserendo l'Eyecon nella cintura. Una figura con un mantello bianco e linee azzurre uscì dall'oggetto girando intorno al proprio padrone, a sua volta circondato da fiamme nere. “Bacchiri mirou! Bacchiri mirou!”, furono le parole che uscirono dal Driver insieme a una particolare musica, un po' più profonda e inquietante rispetto a quella di Takeru. “HENSHIN!”, ruggì Makoto tirando la manovella.

“Shin Kaigan: Sin Specter! Pride! Greed! Lust! Wrath! Envy! Gluttony! Sloth! Break Deadly Sin!", si sentì infine, mentre il Kamen Rider otteneva la sua nuova armatura, azzurro argentea, ricoperta da brillanti come la forma Mugen ma argentati e temporaneamente decorata con sei ali piumate di luce azzurra. Aveva un elmo trasparente con gli stessi brillanti, corna dritte, spallacci azzurri e bianchi come il suo vestito e diverse protezioni argentate con simboli simili ad un elettrocardiogramma, ma soprattutto irradiava un potere paragonabile al Mugen Eyecon, sebbene con una sfumatura più oscura. Gridando a squarciagola, Makoto si diresse contro Hyōirei, sbalordito da quest'ultimo asso nella manica, e lo colpì con un potente calcio, per poi prendere la spada e creare un vortice di fendenti insieme alle sciabole dell’avversario in cui era impossibile capire chi fosse in vantaggio, ma di cui Alain approfittò per mettere al sicuro Silvia.

“SHIN DAI KAIGAN! GREED SLASH!” Tirata una volta la manovella del Driver, la spada di Specter si illuminò di luce cianotica e lui colpì il demone con ancora più forza e velocità, respingendolo temporaneamente.

“Hmm, ora capisco perché Diablo parla sempre delle gesta di voi Kamen Rider. Forza, Specter, non ti fermare proprio ora!”, lo sfidò Hyōirei battendo i pugni. Per tutta risposta, Makoto mise via la spada ed estrasse una nuova arma simile a una lunga falce azzurra e bianca, per poi tirare di nuovo la manovella del suo Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! SLOTH GLAIVE!” Con un movimento della falce, Specter generò un triangolo di energia blu-nera che si fermò sopra a Hyōirei e prese la forma di una piramide con il simbolo di un occhio avvolto dalle fiamme su ogni faccia, che creò una potentissima forza attrattiva che risucchiò il demone al suo interno, immobilizzandolo e iniziando a stritolarlo. Senza fermarsi, Makoto convertì la falce in un lungo fucile e tirò ancora la manovella.

“SHIN DAI KAIGAN! LUST BULLET!” Un’immensa quantità di energia blu-nera si propagò intorno a lui e prese la forma di un migliaio di fucili identici al suo, i quali presero a sparare a raffica nello stesso istante in cui lui iniziò a sparare col primo. Raffiche di colpi si schiantarono sulla piramide generando violente esplosioni, ma, dopo pochi secondi, una potentissima energia cobalto proruppe dalla piramide, distruggendola e respingendo gli spari, mentre Hyōirei atterrava davanti a Specter, fumante e ferito in modo non grave. Il demone brandì di nuovo le sue due spade e iniziò a scambiare colpi con il Kamen Rider, che ora aveva convertito la sua arma in una mazza pesante e respingeva ogni colpo per poi attaccare con violenti fendenti che Hyōirei bloccava a sua volta. L’aria intorno ai due si riempì presto di esplosioni violentissime, ma quell’apparente stallo durò solo pochi secondi perché, alla fine, l’aura di Hyōirei superò quella di Makoto e le sue spade trovarono il bersaglio più volte, fendendo con violenza il corpo del Rider. Seppur barcollante, Makoto trovò la forza di evitare gli attacchi il tempo di tirare ancora la manovella del suo Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! ENVY SLAP!” L’energia di Specter convogliò nell’arma generandovi una sorta di palmo energetico col quale questi respinse e danneggiò le armi di Hyōirei, per poi colpirlo più volte al busto. Il demone, però, seppur ferito, resistette anche stavolta e sferrò un doppio fendente caricato con la propria energia che scagliò Makoto a terra, disarmandolo nel processo.

“AHAHAHAH! Sì, Specter! Mostrami tutto il tuo potere! È incredibile! Anche con la difesa offertami dal Mugen Damashii di Ghost e potenziata dalla mia aura, i tuoi colpi arrivano e mi fanno male! Mi danneggiano davvero!”, urlò Hyōirei, apparentemente folle di gioia.

“Maldetto demone! Quel potere…è di Takeru! Non ti appartiene, quindi restituisciglielo!”, ruggì furente Makoto, alzandosi in piedi e scagliandosi all’attacco, mentre tirava ancora la manovella del Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! GLUTTONY BITE!” Sferrando un calcio, fu stavolta la gamba di Makoto a venire avvolta dalla sua energia, la quale formò una grossa bocca da rettile piena di denti aguzzi che, non appena l’arto entrò in contatto con la lama di Hyōirei, si chiuse di scatto facendola a pezzi. Con un secondo calcio, il Rider distrusse anche la seconda spada del nemico, per poi iniziare a colpirlo ripetutamente ai fianchi, le mascelle energetiche che lo mordevano con ferocia ogni volta. Di nuovo, però, il nemico diede prova di un’incredibile capacità di recupero, dato che resistette ai suoi furiosi assalti e, infine, fu lui a sferrare un violento calcio avvolto in energia demoniaca che mandò Makoto a rotolare a terra.

“Un umano che sfrutta i poteri dei sette peccati capitali per combattere un demone? Ha! Bisogna dire che ne hai di fegato, Specter!”, disse beffardo Hyōirei. “Uno come te, così pieno di peccati, furia e ambizioni… Perché non ti unisci a Lord Astaroth? Con le tue capacità, se guidato dalle giuste guide, forse potresti eguagliare anche Diablo un giorno! Saresti uno dei re di un nuovo mondo!”

“Puoi scordartelo, Hyōirei!”, replicò Makoto tirandosi in piedi. “Non mi serve allearmi coi demoni per avere ciò che voglio… Perché ho già tutto ciò che voglio qui, coi miei amici! Loro, per quante volte li ferissi, li tradissi o sbagliassi nei loro confronti, mi hanno sempre ripreso senza mai odiarmi! Non sarei nulla senza di loro! Perciò, io non li tradirò mai più!”

“E io mi assicurerò che tu continui a seguire la tua vera strada!”, esclamò Alain, apparso alle spalle di Hyōirei. “Se permetti, Makoto, ora combatteremo insieme!”

“Con piacere!”

“Tu vuoi affrontare me?”, fece Hyōirei con una risata. “Pensi davvero di potermi affrontare, Necrom?”

“Certo! Perché, a differenza di te, né io né nessun altro di noi è solo!” Con quella replica, Alain sollevò il Necrom Eyecon, stretto nella mano destra; questo venne di colpo pervaso da una luce dorata, trasformandosi. Subito dopo, il Rider lo inserì nel bracciale sull’avambraccio sinistro e premette un pulsante su di esso gridando: “HENSHIN!” “Yujou Kaigan: Burst! Ore ga Burst! Yujou Burst! Tomete Miseru Ze! Omae no Tsumi Ō!” Un fantasma avvolto dal fuoco proruppe dal bracciale e si fuse con lui, rimpiazzando la sua tunica bianca con una nera dai bordi dorati con spallacci a forma di fiamma e, sotto di essa, anche l’armatura di Necrom divenne più spessa, robusta e di colore nero e oro; infine, l’elmo divenne più corazzato a sua volta, di colore oro e con la visiera rossa. Con un gesto, Alain si abbassò il cappuccio e si scagliò su Hyōirei, attaccandolo con più violenza di quanta il demone si aspettasse, spingendolo indietro con una potente raffica di pugni circondati da fiamme dorate. Quando quest’ultimo poi fu sul punto di rispondere, Makoto intervenne a sua volta e lo assalì alle spalle con un potente calcio che gli fece aprire la guardia e permise ad Alain di colpirlo ancora. Approfittandone, Makoto tirò per la sesta volta la manovella del Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! PRIDE FIST!” Con stavolta i pugni avvolti dalla sua energia cianotica, Specter tempestò il petto e il volto di Hyōirei con diretti e ganci violentissimi, costringendolo a indietreggiare rapidamente. L’ultimo colpo fu il più potente e mandò il demone a gambe all’aria, incrinandogli anche una parte della maschera. Lì vicino, nel frattempo, Takeru aveva appena distrutto l’ultimo Gamma e si accostò a Silvia, la quale si stava ancora riprendendo dall’ultimo colpo del terribile avversario.

“Silvia-san! Come stai?”

“Sopravvivrò”, rispose lei. “Non ho mai subito un pestaggio del genere, ma posso continuare, non preoccuparti.”

“Non sforzarti inutilmente. Guarda! Makoto-niichan e Alain possono farcela se collaborano insieme!” Tuttavia, Silvia scosse il capo.

“No, Takeru. Purtroppo ti sbagli. Makoto e Alain sono forti e hanno un ottimo gioco di squadra, ma non basterà per battere Hyōirei.”

“Che vuoi dire? Non capisco!”

“Mentre mi riprendevo, ho fatto l’unica cosa che potevo fare per aiutare: osservare il combattimento, così mi sono accorta di una cosa: Hyōirei sta usando di nuovo i suoi poteri di assorbimento, ma in modo più subdolo delle precedenti volte. Ho analizzato i flussi di energia e ne sono sicura: ogni volta che Makoto o Alain lo colpiscono, lui assorbe una parte dell’energia con cui lo stanno colpendo e gliela ridirige poi addosso quando contrattacca. In questo modo, non solo loro non riescono a infliggergli danni gravi, ma lui diventa sempre più forte e li colpisce ogni volta più duramente. Di questo passo, non ci vorrà molto prima che-” L’urlo di dolore di Alain la interruppe. Il Rider era stato scagliato a terra da un colpo incredibilmente violento di Hyōirei e rantolava tenendosi l’addome ferito; il demone invece stava ora avanzando verso Makoto, traboccante di potere dalla testa ai piedi. Makoto, in risposta, riestrasse la sua katana e la convertì in una pistola per poi tirare ancora una volta la manovella del Driver.

“SHIN DAI KAIGAN! WRATH FLAME!” Un potentissimo sparo di energia cianotica avvolta da fiamme nere proruppe dalla canna dell’arma diretto contro Hyōirei, ma questi si limitò ad alzare una mano e bloccare il colpo con il nudo palmo sinistro; allo stesso tempo, un’aura tra il blu cobalto e l’argento prese a concentrarsi sempre più potente intorno alla sua mano destra. Takeru capì subito che stava facendo e si terrorizzò.

“Makoto-niichan! Allontanati da lui! SUBITO!” Troppo tardi. Arrivato davanti a Specter, Hyōirei afferrò la sua arma e gliela strappò di mano lanciandola via, poi fece per colpirlo con il gancio destro dove aveva accumulato tutta l’energia. All’ultimo istante, però, Alain intervenne e scansò Makoto con una spallata…ricevendo così lui il devastante colpo che lo centrò al volto e lo scagliò lontano, annullando nel processo anche la sua trasformazione. Mentre crollava a terra, inoltre, il Necrom Eyecon tornò normale e la sua energia dorata fuoriuscì prendendo a fluttuare in aria.

“ALAIN! NOOO!!”, urlò Makoto, inorridito. Silvia e Takeru furono subito accanto al Rider caduto. Nessuna delle sue ferite era mortali, constatò subito la guerriera di Plutone, ma era chiaro che non era più in grado di combattere, a malapena era cosciente.

“Alain! Resisti, ti prego!”, disse disperato Takeru.

“Mi dispiace… Ho fatto…del mio meglio…ma…non bastava… Ora…sta a voi… batterlo… Forza, Takeru. Tu, Makoto e Silvia…potete farcela…”, disse il principe del mondo dei Gamma, faticando a parlare e tenere gli occhi aperti. Una risata beffarda riecheggiò nell’aria e, voltando lo sguardo, videro Hyōirei che aveva alzato una mano verso la fiammeggiante energia del Yujou Burst Damashii di Necrom, che venne attirata come da un magnete e assorbita dal demone, la cui energia schizzò all’istante alle stelle. La sua figura venne avvolta da fiamme dorate, ogni danno scomparve e la sua stessa armatura parve divenire più corazzata e con motivi di fuoco, però di colore oro scuro.

“MUAHAHAHAH! SÌ! SÌ! IL POTERE! MERAVIGLIOSO POTERE! È MIO! TUTTO MIO!”, gridò ridendo sguaiatamente, mentre le fiamme svanivano dentro il suo corpo; un istante dopo, però, il volto del demone divenne una maschera di dolore e crollò in ginocchio tenendosi il petto. Diverse scariche elettriche proruppero dal suo corpo, come se fosse in cortocircuito, ma durarono solo pochi istanti, poi Hyōirei sembrò riprendersi e si rimise in piedi, mentre le scariche svanivano e il suo potere aumentava ancora di più. “INCREDIBILE! MI DEVO RICREDERE! ANCHE LA TUA ENERGIA È DELIZIOSA, NECROM! E COSÌ POTENTE! NE VOGLIO DI PIÙ!” Si voltò verso Makoto. “Manchi solo tu ormai, Specter… ORA VOGLIO ANCHE IL TUO POTERE!”

“MALEDETTO BASTARDO! VIENI A PRENDERLA ALLORA!”, ruggì il Rider scagliandosi su di lui, ma ormai era chiaro che nemmeno lui poteva più affrontarlo perché, in pochi colpi, Hyōirei lo atterrò di nuovo per poi iniziare a infierire su di lui con ripetuti e spietati calci e pestoni.

“MAKOTO-NIICHAN!”, gridò Takeru cercando di correre da lui ma venendo fermato immediatamente da Silvia.

“Fermo, Takeru! Non è scagliandoti su di lui a testa bassa che lo aiuterai! Quel demone ormai è diventato troppo potente!”

“Che altro dovrei fare? Non posso abbandonarlo!”

“Non ho detto questo!”, disse Silvia con tanta severità che il giovane si convinse ad ascoltarla. La donna si fece poi mesta.

“So che volevi tenerla come ultima carta, ma ormai non abbiamo scelta: dobbiamo ricorrere al piano.”

“Sei sicura?”, chiese Ghost, per nulla desideroso di sacrificare i suoi compagni spiriti.

“Hai visto quelle scariche di prima e il modo in cui Hyōirei sembrava stesse soffrendo? Ripensando a quello che ci ha detto su di lui e abbiamo discusso in precedenza coi luminari, mi viene da pensare che, in quel momento, avesse raggiunto il suo limite di assorbimento e che, per questo, avesse bisogno di tempo per aggiustarsi a quel nuovo potere, com’è successo col tuo potere del Mugen Damashii. Forse ora riesce a resistere anche al potere di Alain, ma è chiaro che non l’ha ancora assorbito del tutto: vedo distintamente la sua energia traboccare dal corpo di Hyōirei, come acqua da un vaso troppo pieno.” Takeru parve avere un’illuminazione.

“Allora, se ora dovessimo riuscire a fargli assorbire altra energia, potremmo sovraccaricarlo e farlo collassare! Sicuramente perderebbe tutti i poteri assorbiti e potremmo sconfiggerlo!”

“Esattamente. Il problema è che non sappiamo esattamente quale sia il suo limite. Anche se ora sta facendo fatica a contenere il potere di Alain e unirlo a quello già assorbito del Mugen Damashii, la velocità con cui lo assorbe e il fatto che riesca a combattere comunque con tanta foga e abilità indica che ha ancora una notevole capacità di controllo e, forse, anche di assorbimento. In ogni caso, questo è il momento giusto per fare la nostra mossa, forse l’unico.”

“Allora è il nostro momento.” Takeru e Silvia voltarono lo sguardo verso un Eyecon rosso appoggiato sul terreno accanto a loro, subito riconosciuto da entrambi come l’Eyecon di Musashi.

“Ora è il momento, Takeru. Usa il nostro potere e costringilo ad assorbirci. Forse potrà sopportare qualcuno di noi, ma non tutti.”

“Musashi-san, se lo faccio, voi potreste…”

“Ne abbiamo già parlato, Takeru. Tu sei un giovane coraggioso e generoso e noi siamo fieri di come sei cresciuto. Per tutti noi è stato un grande onore combattere al tuo fianco. Anche se ci piacerebbe continuare a lottare insieme a voi tutti, il nostro primo compito come senpai è assicurare che le nuove generazioni abbiano un futuro, anche a costo della vita.” Il Kamen Rider, tuttavia, era chiaramente in conflitto, al punto che, anche con l’elmo addosso, Silvia poté vedere le lacrime che si accumulavano tra le palpebre serrate con forza e sentì una forte tristezza per lui, tale da farle alzare un braccio e accarezzare la sua schiena nel tentativo di calmarlo.

“Takeru…” Le urla di dolore di Makoto li distrassero di nuovo. Hyōirei e Specter avevano ingaggiato un furioso corpo a corpo, ma il secondo era sempre più stanco e debole e ormai era ridotto a poco più di un punching ball per il primo, il quale pareva stare quasi per assorbire del tutto anche il potere di Alain.

-Non c’è più tempo per trovare un’altra soluzione ormai- pensò mestamente Silvia. -Per quanto mi dispiaccia, i luminari hanno ragione- Si voltò verso Ghost. “Takeru, devi agire! Ora!” Takeru guardò Makoto, poi Silvia, Musashi, di nuovo Makoto, Silvia e Musashi. E, in quel momento, qualcosa parve scattare in lui.

“Ho trovato un modo!”, esclamò alzandosi in piedi e rimuovendo il Driver, annullando così la trasformazione.

“Takeru, che cos’hai in mente?!”, esclamò Musashi, confuso e sorpreso.

“Lo vedrai.” Con quella risposta, Takeru estrasse un nuovo Driver, molto più grande dell’altro e dalla forma simile a un enorme occhio con l’iride argentea e il contorno dorato, se lo mise alla vita e premette un grosso pulsante rosso posto di lato.

“Grateful! Gatchimina Kochinikina! Gatchimina Kochinikina!”, annunciò la voce del Driver mentre Takeru compiva i suoi soliti movimenti delle mani pre-trasformazione. “HENSHIN!”, gridò prima di premere di nuovo il pulsante: “Zen Kaigan! Kengō, hakken, kyoshō, ni ō-sama, samurai, bōzuni, sniper! Dai~ Hen~ge~!” Una luce abbagliante lo avvolse e il suo corpo venne racchiuso da una armatura fortemente corazzata, nera coi bordi dorati, mentre i fantasmi di tutti e 15 i luminari volavano intorno a lui e si fondevano uno a uno con la sua figura. Alla fine, sulle varie parti dell’armatura, rimasero impressi i simboli di tutti i luminari e l’elmo sviluppò delle protezioni laterali e superiori simili a punte e fiamme di vari colori e due lenti dorate per gli occhi. Silvia fissò stupefatta la nuova trasformazione.

“Quella forma…” “Il Grateful Damashii. Con questo, tutti i luminari combattono al mio fianco allo stesso tempo”, dichiarò Takeru avanzando verso i due duellanti.

“Takeru, cosa vuoi fare?”, domandò Silvia, più preoccupata che mai. Secondo il piano originale, ora Takeru avrebbe dovuto approfittare dell’attuale insaziabile fame di nuova energia di Hyōirei e attaccarlo usando in rapida successione i poteri dei vari luminari, inducendolo ad assorbirli di continuo fino a superare irrimediabilmente il suo limite e letteralmente esplodere. Ma ora non aveva proprio idea di quali fossero le intenzioni del Rider.

“Semplice. Intendo dargli un pasto che non dimenticherà mai”, replicò Takeru continuando a camminare verso Hyōirei. Quest’ultimo stava apparentemente per dare il colpo di grazia a Makoto, ma non gliel’avrebbe mai permesso. “Hyōirei!”, urlò attirando la sua attenzione. “Se ti piace così tanto il potere… Io ne ho ancora un sacco da prendere!” Come prevedeva, il demone sembrò subito interessarsi al suo nuovo potere.

“Ghost… Tu davvero credi di potermi affrontare con quello? Ho già assorbito il tuo potere più grande, quindi non puoi più battermi.” Lasciando cadere a terra Makoto, si diresse verso di lui. “Ma se ci tieni tanto, lo farò con piacere. Assorbire il potere di tutti i luminari… Non oso immaginare cosa diventerò poi!”

“ALLORA SCOPRIAMOLO!”, urlò Takeru prima di iniziare a premere ripetutamente il pulsante del Driver. “Musashi! Edison! Robin Hood! Newton! Billy the Kid! Beethoven! Benkei! Goemon! Ryoma! Himiko! Tutankhamon! Nobunaga! Houdini! Grimm! Sanzo!” Con ogni nome, uno dei fantasmi dei luminari emergeva dalla sua cintura e si disponeva in aria sopra di lui, formando una forma rombica dove ognuno aveva il proprio simbolo davanti e al cui centro andava concentrandosi un’immensa aura dorata. “Zen Dai Kaigan! Kengō! Dendō! Arrow! Ringo! Cowboy! Kyoshō! Musō! Kaitō! Dazeyo! Jo-ō! Dai-ō! Bushō! Dassō! Dokusho! Sōryo! ZEN IN SYUGO! GRATEFUL OMEGA DRIVE!” Takeru balzò in aria e precipitò contro Hyōirei con un calcio volante, in quell’istante, tutto il potere accumulato dai luminari convogliò nella sua gamba destra tesa e formò un’enorme sfera d’energia dorata sulla pianta del suo piede. E fu con quella sfera che Ghost piombò sul nemico, schiantandogliela col suo calcio sul petto; Hyōirei, in risposta, afferrò la sfera con entrambe le braccia mentre spingeva sul suo corpo e, accecato dalla sete di potere, iniziò ad assorbirla.

“SÌ! SQUISITO, PURO POTERE! LO DIVORERÒ TUTTO! E POI VI ANNIENTERÒ UNA VOLTA PER TUTTE!”, ruggì Hyōirei con voce delirante, come se quell’assorbimento fosse diventato una droga per lui, una droga di cui non poteva fare a meno. Ed era così estasiato per tutto quel nuovo potere…che non si accorse delle scariche che circondavano il suo corpo e delle crepe che iniziavano ad estendersi in diversi punti della corazza.

-Ma certo- realizzò Silvia. -Invece di attaccarlo con un potere alla volta, Takeru sta usando tutti i poteri dei luminari insieme per creare un’energia immensa. A pensarci bene, in effetti, la prima volta che Hyōirei ha assorbito il Mugen Damashii ha dovuto lasciare andare Musashi per riuscirci, eppure il suo potere era minore di quello di Alain o Makoto… Significa forse che è ben più faticoso per lui non solo tenere a bada un grande potere, ma anche le anime legate ad esso?- Era perfettamente sensato, realizzò di colpo. Quella volta aveva dovuto lasciare Musashi perché aveva assorbito anche la sua anima per usare il suo potere e questo aveva reso più difficile per lui assorbire poi l’energia del Mugen; inoltre, spiegava anche perché i poteri assorbiti finora, per quanto grandi, erano stati più tollerabili: erano solo energia pura. Ma il colpo attuale del Grateful Damashii, anche se più debole del Mugen, era fatto dall’energia di ben 15 anime diverse, quindi risucchiarlo significava risucchiare anche le anime. Non avrebbe mai retto, non mentre doveva anche assorbire e controllare altre energie paragonabili o superiori ad essa. Quasi in risposta ai suoi pensieri, pezzi della corazza di Hyōirei iniziarono a volare via dal suo corpo e disintegrarsi subito dopo. Il demone stesso ora gemeva di dolore.

“AHHHHH! NOOOOO! BASTA! È TROPPO!” Era la loro occasione. Non poteva lasciare tutto il lavoro a Takeru, doveva aiutarlo anche lei ora.

“Va bene, Hyōirei”, mormorò Silvia avanzando verso i due combattenti.“Se ti piace così tanto giocare sporco… Allora giochiamo sporco!” E si portò fulminea dietro il nemico con le braccia tirate indietro; urlando, la Warrior concentrò un’incredibile energia oscura nelle braccia e le portò poi in avanti colpendo la schiena del demone con un devastante doppio pugno che frantumò la corazza ormai indebolita e danneggiò vistosamente carne e ossa sottostanti. La violenza dell’attacco fu inoltre tale che Hyōirei perse la poca concentrazione rimastagli e subì così in pieno il Grateful Omega Drive, che prese a scavare in profondità nel suo petto. In quel momento, inoltre, alzando lo sguardo per lanciare un altro grido di dolore, Hyōirei vide con orrore Makoto che volava sopra di loro, le sue sei ali piumate che risplendevano di blu e ciano.

“ORA PAGHERAI PER CIÒ CHE HAI FATTO AI MIEI AMICI!”,gridò ancora Specter prima di tirare per l’ultima volta la manovella del Driver. “SHIN DAI KAIGAN! SIN SPECTER! DEADLY OMEGA DRIVE!” Con quella frase, un grande occhio di luce azzurra simile a quello del Mugen di Takeru ma circondato da simboli diversi si formò alle sue spalle e incanalò nella gamba destra di Makoto una potentissima energia, nemmeno paragonabile a quelle dei colpi precedenti. Estendendo la suddetta gamba in un calcio, anche lui si scagliò infine in picchiata sul demone.

“LE ANIME SONO ETERNE E IMMORTALI!/TI MOSTREREMO LA STRADA CHE ABBIAMO SCELTO!”, urlarono rispettivamente Takeru e Makoto, prima di pronunciare insieme a Silvia: “““FINCHÈ COMBATTEREMO TUTTI UNITI, NON POTRETE MAI SCONFIGGERCI!!! MAI!!!””” E con quella frase, qualcosa di incredibile accadde: le energie dei due Kamen Rider sembrarono entrare in risonanza con quella della Planet Warrior, incrociandosi e mescolandosi con essa e tra loro. In breve, i calci di Takeru e Makoto e i pugni di Silvia vennero avvolti da un’unica, immane aura tra il verde e l’ambrato e, tutti insieme, affondarono nel corpo di Hyōirei all’urlo: “““RIDER PLUTO ULTIMATE OMEGA DRIVE!!!””” Una devastante esplosione multicolore si sprigionò dal corpo del terribile avversario, apparentemente disintegrandolo e sbalzando via i tre. Quando infine la luce della deflagrazione si abbassò, tutti videro che del demone rimanevano solo la testa, il collo e parte del busto, dal quale pendevano i moncherini delle braccia; dalla vita in giù non c’era più nulla. Ciò che restava di lui, tuttavia, iniziò subito a disintegrarsi in nera cenere, mentre due luci uscivano dal suo petto e rientravano una nel petto di Takeru e l’altra in quello di Alain.

“Takeru, è…?”, domandò Makoto. L’altro annuì.

“Il potere del Mugen Damashii è finalmente tornato da me.”

“Ha…” Il gemito di Hyōirei li attirò. Era persino tornato alla sua forma originaria. “Sconfitto…dalla mia avidità…di energia…che fine…appropriata…per un demone…” Non sembrava furioso o disperato, solo rassegnato e quasi divertito dalla sua fine.

“Hai qualche ultima parola?”, gli domandò Silvia in tono secco. Avrebbe voluto dargli il colpo di grazia, ma sarebbe stato solo infierire su un essere ormai più morto che vivo e che stava già scomparendo davanti ai suoi occhi. Tanto valeva lasciarlo spegnersi da solo ormai.

“No…nessuna”, rispose Hyōirei. “Anzi…forse qualcosa sì…” Voltò lo sguardo su Takeru e Makoto. “Non pretendo…favori…da una delle Warrior…troppo male abbiamo fatto…contro di loro…ma voi due, Ghost e Specter…voi Kamen Rider, ricorderete…questo demone? La nostra battaglia? Chi ero e…come sono morto?” I due si guardarono per un attimo, poi annullarono le rispettive trasformazioni. Per somma sorpresa di Hyōirei, nessuno dei due aveva un’espressione di odio o disprezzo, ma piuttosto di compassione e comprensione.

“Tu hai fatto tanto male alle persone che amiamo e non possiamo perdonarti per questo…”, disse Takeru. “…ma questo non significa che ti odiamo. Hai vissuto secondo le tue credenze e lottato fino alla fine senza mai arrenderti, con tutto ciò che avevi.”

“E ci hai così dimostrato che, pur essendo un demone, eri davvero fedele alla tua causa e disposto a tutto per dare un senso alla tua esistenza. Con la tua vita in palio, hai combattuto per darvi significato e noi non possiamo non ammirare una tale determinazione e volontà”, aggiunse Makoto.

“Per questo, sì. Noi ti ricorderemo per sempre, Hyōirei”, concluse Takeru, affiancato da Makoto. Sorprendendosi di sé stessa per prima, anche Silvia parlò.

“Per quanto male tu possa averci fatto… Neanch’io ti dimenticherò mai. Sei stato un formidabile avversario.” Per la prima volta da quando lo conoscevano, il volto di Hyōirei parve pacifico.

“Perfetto…allora non mi serve altro…è stato il combattimento migliore di tutta la mia breve vita… Addio, Takeru Tenkuji, Makoto Fukami e Silvia Moonlight.” Non appena pronunciò quelle ultime parole, il suo corpo si disintegrò completamente e spirò. In quel mentre, tuttavia, Takeru fu l’unico a notare, o meglio vedere, una cosa: una sfera nera di pura tenebra che emergeva dalle ceneri e volava via, sparendo dalla vista dopo qualche secondo.

-Possibile che fosse…?- si chiese, perplesso.

                                                                                                                                       *****

Ritornando al tempio, Silvia e i tre Rider vennero accolti oltre che da Edith, Onari e Akari, da un altro uomo, due ragazze e due giovani monaci, tutti e cinque coi capelli neri. Il più anziano si diresse verso la figlia di Plutone, facendo un lieve inchino.

“Moonlight-sama, mi presento, sono Jabel, ex-generale dei Gamma. La ringrazio per aver protetto Alain-sama da questa minaccia.” Silvia ricambiò l'inchino, riconoscendo nell'individuo di fronte a lei un guerriero abile ed esperto.

“Sono io a dover ringraziare tutti voi, Jabel-san, oltre che scusarmi. La guerra che stiamo combattendo ha raggiunto questo mondo, e tra i miei doveri vi era quello di impedirlo.” A interrompere l'atmosfera solenne del momento fu un brontolio proveniente dallo stomaco dei tre Rider.

“Ehm, scusate, ma stiamo combattendo da tutto il giorno”, commentò Alain imbarazzato, prima di ricevere un colpo in testa da una delle ragazze, vestita con una pelliccia bianca.

“È questo il modo di comportarsi del principe dei Gamma?”, chiese la ragazza. Si trattava di Alia, sorella di Alain e quindi principessa del mondo dei Gamma.

“Su, Alia, si meritano un po' di riposo. E dobbiamo anche finire di cucinare”, le rispose l'altra ragazza, Kanon, sorella di Makoto.

“A quello penso io, voi riposatevi”, concluse Silvia. Un paio d'ore e molte pentole usate dopo, l'intera popolazione del Daitenku Temple si radunò felicemente a tavola. Avevano finito di cucinare la pasta col ragù, che emanava un odore a dir poco delizioso, ed erano più che intenzionati a divorare quell'enorme marmitta di fronte a loro.

“CAMPAI!”, urlò Edith alzando la propria coppa di sake assieme agli altri, tutti un po' rattoppati dopo la terribile battaglia. La guerriera di Plutone aveva deciso di aspettare il giudizio dei suoi ospiti prima di toccare lei stessa il piatto e guardò con trepidazione Akari prendere un boccone di tagliatelle con le bacchette.

“Allora?”, chiese ansiosa.

“Hmm... 10 e lode!”, commentò convinta la giovane scienziata, dando quindi il segnale di procedere agli altri, che diedero simili elogi alla donna, felice di esser riuscita nel proprio intento.

“Silvia-san, se mai ti servisse un lavoro, vieni pure da noi”, commento Alia, positivamente impressionata dal suo primo incontro con la cucina italiana.

“Ne è valsa la pena farsi picchiare così tanto”, commentò invece Takeru. Circa un'oretta dopo il pentolone di pasta era vuoto e buona parte dei presenti era prossimo a un'indigestione di prim'ordine, Kanon e Akari erano pure crollate a terra in preda a un mal di pancia, ma non erano minimamente pentite. “ Non rimpiango niente."disse Makoto, trattenendo un rutto. “Ora cosa facciamo per quanto riguarda Diablo?”

“Dovrei ritrovare le mie compagne, ma potrebbero essere ovunque. Takeru, tu hai detto di sapere dove trovare qualcuno degli altri Kamen Rider. Pensi che tra loro ci sia qualcuno che possa aiutarci a ritrovarle?”, chiese la guerriera di Plutone al giovane monaco.

“Sì, uno di loro è un poliziotto bravissimo, ma avrà comunque bisogno di tempo per trovarle. È anche possibile che non siano nemmeno in Giappone!”

“Avrei un'idea”, si propose Akari. “Se le Warrior Planet possiedono un'energia simile a quella di Silvia-san, potrei costruire qualcosa per analizzarla e rintracciarle... Solo non so quanto tempo ci vorrà...” Silvia comunque non sembrò delusa e le diede una pacca sulla spalla.

“Mi sembra un buon piano. E poi, con me ad aiutare... Cosa?” S'interruppe quando il Ghost Driver apparve improvvisamente addosso a Takeru, senza che lui l'avesse evocato. E tutti furono molto sorpresi quando da esso partì una voce ben nota a Silvia.

“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”. Tutti si zittirono e ascoltarono la miniconferenza indetta dalla giovane capitana del Millennium, si unirono al coretto generato dalla domanda di Gentaro e Silvia quasi pianse quando sentì la voce di Michael.

“Bene, ora abbiamo un piano, dobbiamo solo... Tutto ok, Silvia-san?”, le chiese Takeru, notando che non aveva ancora finito di piangere.

“Sto benissimo, Takeru. Sono solo dannatamente orgogliosa delle mie marmocchie.” La mattina dopo, verso le dieci, Takeru aveva preso la sua moto e si era attrezzato insieme a Silvia di un paio di zaini pieni di attrezzatura da campeggio. Ovviamente la destinazione era Osaka.

“È stato fantastico conoscerti, Silvia-san”, disse Akari salutando la guerriera di Plutone con un abbraccio, mentre Onari le riservò un altro inchino.

“Mai com'è stato per me. Akari, non smettere mai di inventare, e tu, Onari, non dimenticare mai la tua fede”, rispose Silvia, realmente orgogliosa di aver incontrato persone come quelle che avevano riacceso ancora una volta la sua fede nell'umanità, più volte venuta a mancare. Nel frattempo, Makoto e Alain si fecero battere cameratescamente il palmo della mano dal pugno di Takeru, facendogli le ultime raccomandazioni.

“State attenti”, gli disse Makoto, con una stretta di mano. “Noi vi raggiungeremo appena la nave di Silvia-san verrà a prelevarci, ma intanto  siate prudenti.”

“Tranquillo, Makoto-niichan.”

“E ricordati di prendere un regalino a Kanon e Alia già che sei lì, o non ti perdoneranno mai”, scherzò invece Alain. Il povero Kamen Rider Ghost rabbrividì in risposta a quel pensiero e insieme alla sua nuova compagna salì sulla moto, un modello nero dalla punta simile a una testa di unicorno, partendo illuminati dal sole mattutino.

“A Osaka, Silvia-san?”

“A Osaka, Takeru.”

                                                                                                                                 *****

Nel frattempo, in un piccolo parco di una cittadina quasi sconosciuta della campagna giapponese, Tsukasa stava fotografando un gruppetto di anatre nello stagno. Finito con gli scatti, la sua macchina istantanea fece uscire una foto traslucida e che sembrava mostrare diverse copie dei soggetti ritratti.

“Sai che mi sono accorto di te già cinque minuti fa, giusto?”, chiese apparentemente a nessuno, prima che una voce gli rispondesse.

“Scusa l'ardire, Decade-senpai, ma ammetterai che vedere l'ex leader di quella organizzazione fotografare delle anatre è uno spettacolo da vedere con la dovuta attenzione.”

“Già, non hai tutti i torti, Diablo.”, ridacchiò Tsukasa voltandosi verso quello che sembrava un tremolio nell'aria dalla forma umanoide, ma con ali e altri piccoli dettagli ben riconoscibili dal Kamen Rider. L'essere, la cui identità era già stata rivelata, prese la sua spada e si mise in posizione di guardia.

“Pronto al rematch?”, domandò, ansioso di portare a termine il proprio compito. Tsukasa scrollò le spalle rassegnato, prima che una distorsione dimensionale apparisse dietro di lui.

“Sì, ma ho in mente un posticino migliore per combattere.” Gli fece cenno di seguirlo, cosa che fece, e attraversato il varco si trovarono in un canyon.

“Ah, un classico che non tramonta mai”, commentò l'Heartdemon, sapendo quanto i vari eroi e mostri del Giappone amassero quei luoghi solitari come campi di battaglia.

“Un'altra cosa su cui concordiamo. E ora... HENSHIN!”, disse Tsukasa inserendo una delle sue carte nel Driver.

“Kamen Ride: Decade!”, fece l'apparecchio, prima che l'uomo venisse avvolto dalla propria corazza. Diablo, senza perdere tempo, si diresse spada in mano contro l'avversario e provò a colpirlo con un fendente alla testa seguito da un calcio basso, schivati perfettamente da Tsukasa, che contrattaccò con una serie di pugni prima di prendere la pistola e un'altra carta.

“Attack Ride: Illusion!”, fece la sua cintura prima che due copie apparissero accanto a lui, unendosi in un fuoco incrociato contro il nemico.

“Non uso molto spesso questo trucco, ma fa sempre la sua figura”, disse Decade quasi divertito, come se stesse parlando della spesa. Tuttavia, Diablo si riparò con le ali prima di saltare all'indietro e prendere una delle sue croci.

“Eh, anch'io ho le mie forme preferite, ma cerco di non trascurare nessun elemento del mio arsenale.” E inserì la croce nella propria cintura. “Kamen Rider Abomination: Drive! Type Speed!” Sulla corazza del demone apparvero delle linee bianche e gli occhi divennero più simili a fari, mentre ruote si materializzavano su piedi, ginocchia e gomiti, oltre a una colorazione rossastra su tutto il corpo. Così potenziato, Diablo partì contro le copie di Decade ad alta velocità, colpendo ripetutamente loro e il Rider con la sua arma e gli pneumatici stessi su gomiti e gambe, mettendolo in seria difficoltà. Anche se la velocità di Drive era inferiore a quella di Kabuto, il primo era capace di mantenerla a tempo indeterminato e attaccare allo stesso tempo con tutti e quattro gli arti. Ma se Tsukasa si fosse arreso alla prima difficoltà, non sarebbe mai arrivato dov'era ora, quindi incassò i colpi e prese un'altra delle sue carte.

“Form Ride: Kuuga Dragon!” La corazza del Rider divenne azzurra, simile a dei muscoli finti, mentre l'elmo assunse una forma più simile a quella della testa di un insetto con una cresta dorata sulla sommità e la sua spada/pistola venne sostituita da un bastone lungo dello stesso colore dell'armatura. Diablo intanto aveva distrutto le copie dell'avversario e si diresse verso di lui a piena velocità, girandogli intorno e diminuendo sempre di più la distanza, ma Tsukasa sfruttò a pieno la gittata e manovrabilità del bastone, riuscendo a colpire l'altro Rider con una forte rotazione dell’arma al momento giusto e a destabilizzarlo per poi scagliarlo in aria. Il demone, tuttavia, riprese tranquillamente l'equilibrio e riatterrò in piedi senza danni, a diversi metri dal proprio obbiettivo.

“Ottima mossa, Decade-senpai. Ora ti va di alzare un po' la posta ora?”, chiese prima di prendere la croce di uno degli Showa Rider. Decade, però, si ritrasformò e gli rivolse un sorrisetto bastardo, prima che una distorsione spazio-temporale apparisse dietro di lui e iniziasse a inglobarlo a poco a poco. Accortosene, Diablo si diresse a tutta velocità verso il fotografo, sperando di afferrarlo in tempo.

“Scusa, ma ho un piccolo impegno, sarà per la prossima volta”, disse canzonatorio Tsukasa prima di sparire del tutto un istante prima che il pugno di Diablo colpisse l'aria. Infuriato, il demone spaccò una roccia vicina con quello stesso pugno per poi sedersi sui resti.

-Mantieni la calma, Diablo, è il suo gioco. Se resterai razionale la prossima volta che lo incontrerai, vincerai- si disse prima di sparire a sua volta, pregustando il prossimo duello. Senza alcun dubbio, sarebbe stata una caccia interessante.

(1) Piccolo dettaglio che mi sono scordato di descrivere. In quanto immortali tutte le Warrior Planet hanno una voglia sulla spalla sinistra. Per Aurora e Silvia rappresenta la Terra con accanto una G, che sta per Gaia, mentre le altre hanno uno spicchio di luna con accanto A.D., significante Amor Dei.

(2) Sì, hanno la velocità di curvatura.

(3) Anche Luna, la figlia di Shizu, è apparsa nei primi volumi del prequel e della saga principale. Cercate il primo su facebook o il secondo in edicola, se volete maggiori informazioni.

Takeru Tenkuji, aka Kamen Rider Ghost: protagonista indiscusso della serie ‘Kamen Rider Ghost’ e diciassettesimo degli Heisei (=post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Rimasto orfano della madre da neonato e del padre da bambino, inizialmente Takeru era solo un giovane apprendista monaco del tempio di famiglia, svogliato, poco incline a prendere il posto del defunto padre come capo monaco e interessato solo allo studio dei grandi luminari del passato, ma tutto cambiò quando venne ucciso da una creatura spirituale detta Gamma il giorno del suo 18esimo compleanno. Al confine tra la vita e la morte, infatti, incontrò un uomo chiamato Sennin che gli disse che, se vuole tornare in vita, dovrà combattere i Gamma per raccogliere gli Eyecon del 15 luminari e usare il loro potere per resuscitare entro 99 giorni, per questo gli consegnò il Ghost Driver che gli permise di trasformarsi in Kamen Rider Ghost per adempiere alla sua impresa. Col tempo, tuttavia, Takeru scoprì che suo padre era alleato con Sennin, aka Edith, il magistrato del mondo d’origine dei Gamma, per realizzare la pace tra i loro due mondi e comprese anche che i regnanti del mondo dei Gamma avevano piani ben più ambiziosi verso il mondo umano e così, anche a costo di rinunciare a tornare in vita, il giovane si prestò con tutto sé stesso per fermare suddetti piani e proteggere il suo mondo e le persone amate. Impulsivo e determinato, Takeru appare all’inizio come un tipo pigro e annoiato che non ha reali passioni se non lo studio dei luminari del passato, in realtà, è una persona dal carattere coraggioso e molto altruista, pronto a rinunciare anche alla sua unica possibilità di tornare in vita pur di salvare le persone a lui cara, Akari, Onari, Makoto e Kanon per primi. Takeru dimostra inoltre una personalità onesta e sincera, pronta ad aprirsi a chiunque per poter alleviare le sofferenze della sua anima, qualità che diviene ancor più evidente quando sviluppa il potere di percepire le emozioni delle anime delle persone grazie al potere del Mugen Eyecon e che sfrutta per dare loro la pace e rafforzarsi nel contempo. In combattimento, data la sua giovane età e la natura pacifica, è inizialmente molto goffo e insicuro, ma col tempo acquisisce sempre più esperienza e determinazione, imparando a variare i poteri degli Eyecon in base all’avversario e a non arrendersi mai davanti alle difficoltà. La sua forte empatia spesso lo mette in situazioni pericolose o anche mortali, ma è questa stessa a dargli la forza e, unita a un’innata abilità combattiva e strategica, gli permette di affrontare anche i Gamma più potenti.

Makoto Fukami, aka Kamen Rider Specter: coprotagonista e secondo Kamen Rider della serie di Ghost. Cresciuti da un padre duro e rigido, Makoto e sua sorella minore Kanon da bambini vennero da lui abbandonati per motivi sconosciuti e poi adottati dal padre del loro caro amico d’infanzia Takeru, ma entrambi scomparvero a loro volta poco tempo dopo. In seguito, Makoto ricomparve molti anni dopo come Kamen Rider Specter e divenne inizialmente il peggior e più accanito antagonista di Ghost nella lotta per la conquista dei 15 Eyecon. Solo più avanti nella serie, si scoprì che lui e la sorella erano finiti nel mondo dei Gamma a seguito di un esperimento finito male tra il padre di Takeru e Edith (aka Sennin, aka magistrato del mondo dei Gamma) coi 15 Eyecon dei luminari, mentre cercavano un modo di proteggere la Terra dai più pericolosi esseri del mondo dei Gamma, e che, a causa di quell’incidente, Kanon aveva perso il suo corpo e Makoto cercava disperatamente il modo di ridarglielo per riportarla in vita. Dopo che Takeru decise di sacrificarsi per esprimere il desiderio di riportare in vita Kanon, Makoto si pentì delle sue azioni e chiese perdono, tornando così ad essere il suo migliore amico e dandogli poi un aiuto fondamentale nella protezione del loro mondo dai Gamma. A differenza di Takeru, Makoto è pronto a tutto pur di supportare quella che ritiene essere la cosa giusta, anche tradire o ferire i suoi più cari amici, così come è disposto ad ogni sacrificio per proteggere e sostenere la sorellina Kanon, la sua persona da lui più amata. In apparenza un individuo freddo e calcolatore, in realtà Makoto è un’anima gentile, generosa e temeraria, che non si tira mai indietro contro i suoi nemici e non abbandona mai i suoi cari, a costo di subire o commettere i peggiori peccati. Quest’ultimo tratto lo perseguita di continuo, in quanto è spesso diviso tra le sue credenze e i suoi affetti, soprattutto dopo la scoperta della sua vera origine come il primo umano modificato, creato da uno scienziato del mondo dei Gamma per sopravvivere all’atmosfera letale del loro mondo e poi adottato da quello che credeva essere suo padre; tuttavia, anche sbagliando più volte, alla fine riesce sempre a fare la cosa giusta. Come Specter, è un guerriero potente e abile, anche più di Ghost, che combina un’incredibile conoscenza delle arti marziali con uno stile di combattimento violento e aggressivo e la versatilità degli Eyecon dei luminari; dopo aver scoperto la verità sulle sue origini e aver accettato i propri peccati passati, è diventato inoltre capace di trarre poteri da essi per acquisire il Sin Eyecon, pari o anche superiore per potere e capacità al Mugen Eyecon di Ghost.

Alain, aka Kamen Rider Necrom: principe del mondo dei Gamma e terzo Kamen Rider della serie. Terzogenito del re del suo mondo, Alain era inizialmente un fervido sostenitore della visione paterna di un mondo perfetto di vita eterna, senza morte per i suoi abitanti, ed era così diventato nemico del a suo dire difettoso mondo umano, motivo per cui intendeva invaderlo, conquistarlo e correggerlo. Fu anche uno dei primi amici e rivali di Makoto dopo la sua venuta accidentale con la sorella nel mondo dei Gamma. Dopo che il fratello maggiore Abel spodestò e uccise il padre e lo bandì nel mondo umano, però, Alain prese conoscenza della propria mortalità e, grazie all’aiuto di Kanon e di un’anziana venditrice di takoyaki che lo trattò come un nipote, nonché ai suoi scontri con Ghost e Specter, iniziò finalmente ad apprezzare il mondo umano e a capirne la vera bellezza, al punto da decidere di proteggerlo dalla follia di Abel accanto a Takeru e Makoto. Inizialmente un principe viziato e ossessionato dalla visione di un mondo perfetto, Alain è un individuo molto ostinato e determinato, intelligente e pronto a tutto pur di sottomettere il mondo umano, ma mostra anche spesso momenti di follia o furore quando i suoi piani falliscono o entra a contatto con le emozioni umane, in quanto incapace di vedere tali emozioni come qualcosa di più di una semplice debolezza o difetto. Dopo aver perso il padre ed essere stato esiliato e braccato dalla sua stessa gente nel mondo umano, inizia finalmente a comprendere meglio l’umanità e i suoi tratti positivi e negativi, comprendendo presto che, in realtà, non è affatto diversa dagli abitanti del mondo dei Gamma e rivela così il bisogno di amore e amicizia che desiderava fin dalla morte della madre, avvenuta in infanzia. Alain diviene così un uomo giusto e gentile, disposto a tutto pur proteggere il mondo umano e al tempo stesso intenzionato a salvare e migliorare il proprio mondo, diventando così anche un insostituibile amico e alleato per Takeru e Makoto, soprattutto per quest’ultimo. È inoltre un individuo molto carismatico, capace di conquistare rapidamente la fedeltà del suo popolo anche dopo l’esilio. Come Necrom, usa un prototipo di un Driver creato dai Gamma che gli permette di combattere alla pari con Ghost e Specter e usare gli Eyecon dei luminari, che unisce a una straordinaria esperienza nel combattimento, a una determinazione incrollabile e a una mente molto acuta e astuta, che gli permette di combattere alla pari o sconfiggere anche nemici apparentemente molto più potenti di lui.


Salve a tutti, speriamo che l'attesta sia stata ragionevole e che soprattutto il capitolo vi sia piaciuto. Personalmente non ho amato così tanto la stagione di Ghost, ma ha i suoi punti di forza, vi assicuriamo comunque che i prossimi capitoli e i rispettivi Rider saranno dinamite pura(la stessa probabilmente che usano in Giappone per gli effetti speciali). Ringraziamo tutti i lettori e recensori, ogni critica è sempre ben accetta. Ah, quasi dimenticavo, BUON HALLOWEEN A TUTTI!

Prossimo episodio: 'Warrior Neptunus e il gentile vagabondo, OOO(si legge Orze, all'incirca)'.
  
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