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Autore: ChiiCat92    30/10/2018    0 recensioni
"Mentre stava a letto con lui, Saïx era da qualche altra parte. Non sapeva bene dove o con chi, ma era sicuro che fosse altrove.
I suoi occhi ambrati si estraniavano, coperti come da una patina, il suo viso si faceva serio e senza espressione, le labbra lo baciavano ma era come se non baciassero lui."
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas, Saix
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Nessun gioco
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29/10/2018


Love Triangle



Mentre stava a letto con lui, Saïx era da qualche altra parte. Non sapeva bene dove o con chi, ma era sicuro che fosse altrove.

I suoi occhi ambrati si estraniavano, coperti come da una patina, il suo viso si faceva serio e senza espressione, le labbra lo baciavano ma era come se non baciassero lui.

« Saïx? »


mormorò, poggiandogli una mano sul petto nudo. La pelle chiara si accapponò immediatamente, come fosse una reazione allergica al suo tocco.

Saïx abbassò lo sguardo, lo mise a fuoco forse per la prima volta quella sera. Aveva realizzato solo in quel momento che era lì con lui?

« Dimmi. »


rispose, più asciutto, secco, e netto di quanto Axel avrebbe voluto.

« Mi sembri...strano. »


con un dito prese a disegnare cerchietti sulla pelle chiara di lui, aspettandosi di veder sbocciare fiori di fuoco nero al suo passaggio.

« Strano? Perché? »


« C'è qualcosa che ti preoccupa? »


quando Axel lo guardava in quel modo, Saïx vacillava. Era lo sguardo morbido, tenero di un bambino innamorato, a cui era così difficile resistere.

« No, è tutto a posto. »


Difficile, ma non impossibile.

Axel sospirò, non persuaso dalla sua risposta.

Si alzò, lasciando scivolare il lenzuolo suo corpo nudo. Ebbe l'impressione che lasciare quel letto avrebbe voluto dire lasciare anche Saïx, per sempre, e fu tentato di tornarci. Ma quando vide lo sguardo di lui di nuovo perso in un nulla che non voleva condividere, sospirò e uscì dalla stanza.


La giornata era calda ma chiassosa, le temperature esagerate non avevano convinto le persone a stare a casa, o rintanati in uffici con aria condizionata.

Axel stava piegando delle maglie sul bancone che due ragazzine idiote avevano disordinato. Avessero almeno comprato qualcosa alla fine…

« Axel! »


Si voltò al richiamo e, suo malgrado, un sorriso gli affiorò alle labbra.

Il piccoletto biondo che, dondolando, ebbro di calore, gli andò incontro era forse la cosa più confortante che avesse visto in quella mattinata di lavoro.

« Roxas. »


mormorò piano lui. Suonava maledettamente sbagliato sulle labbra quel nome, sporco, pieno di un labirintico peccato. « Che ci fai qui? »


« Passeggiavo. »


si strinse nelle spalle lui. A differenza degli occhi di Saïx, quelli di Roxas lo guardavano bene, lo scrutavano fin nel fondo della sua anima, forse senza neanche rendersene conto: era così giovane, non poteva essere cosciente di un tale potere. « Fa davvero caldo oggi, vero? »



« Già. »


bofonchiò Axel, il labbro arricciato in una smorfia.

Avrebbe preferito non parlare con lui, perché non gli piaceva il brivido che gli attraversava lo stomaco tutte le volte che quegli occhioni blu lo fissavano.

« A che ora stacchi? »


cinguettò il ragazzino. Aveva un modo fresco di dire le cose che sapeva di menta e neve gelata.

« Ho quasi finito il turno. »


si ritrovò a rispondere Axel. Perché glielo aveva detto?

Da mesi ormai Roxas gli girava intorno come un'ape sui fiori, gli faceva visite sempre più spesso, e ogni volta muoveva un passo di più verso di lui. Lo spaventava e affascinava insieme.

« Ti va di andare a mangiare un gelato insieme? »



« Non so. »


ma non aveva una scusa, e lo sguardo verde pieno di panico andò a cercare qualcosa a cui appendersi. « Credo che il mio...ragazzo, sai, mi venga a prendere per andare a pranzo insieme. »



« D'accordo. »


anche il suo sorriso era fresco, e in quel caldo torrido era piacevole. « Passo più tardi con i gelati. »



« Ma non ci sarò più tardi. »



« Ci sarai. Passo più tardi. »



Axel non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni perché il ragazzino era già volato via, sciolto nella calura che saliva dall'asfalto.


A differenza delle labbra di Saïx quelle di Roxas erano più carnose, più morbide. Forse dipendeva dal fatto che era ancora un ragazzino. Anche il suo corpo aveva delle differenze, era piccolo, magro, con la pelle di una tonalità grano che si intonava come per magia ai suoi capelli dorati.

Saïx non era passato a prenderlo, né lo aveva chiamato, né gli aveva scritto. Completamente assorbito dal lavoro si era dimenticato di lui. E Axel aveva fatto lo stesso.

Mentre tornava a casa, traballando sotto il peso della vergogna, si chiese se fosse il caso di confessare tutto. D'altronde, a Saïx Roxas non era mai piaciuto.

Appena aprì la porta si ritrovò davanti un luculliano banchetto, profumo di brasato riempiva l'aria, e Saïx era vestito di tutto punto sulla soglia.

« Bentornato a casa. »


lo accolse, porgendogli una rosa stretta con un nastro blu.

« Cosa… »


si ritrovò a balbettare Axel, battendo le palpebre per capire. Non poteva essere vero.

« Abbiamo passato poco tempo insieme questa settimana, ma il capo mi ha dato un aumento. Ho pensato che dovessimo festeggiare. »

« Oh Saïx… » gli gettò le braccia al collo, e un pungolo di dolore gli trafisse lo stomaco, come se lui l'avesse pugnalato con un coltello.

Che cosa aveva fatto! Il senso di colpa non tardò a rosicchiare ogni angolo della sua coscienza.

Almeno finché, affondando il naso nel collo bianco di Saïx, non scorse l'ombra di un livido. Un morso?

Quando alzò lo sguardo per cercare quello di lui era di nuovo altrove, da qualche altra parte. Non sapeva bene dove o con chi, ma era sicuro che fosse altrove.

Lo baciò, ma quel bacio non era per lui.

Quella notte non sarebbe stato il solo a pensare a qualcun'altro.


   
 
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