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Autore: Fata_Morgana 78    01/11/2018    0 recensioni
Mentre nella Scuola imperversa la voglia di ridere, di giocare e fare scherzi trasportata da Halloween c'è qualcuno nel Castello che sta cercando un posto isolato dove poter pensare in serenità, senza dover forzatamente fingere di essere felice e desideroso di partecipare alla festa… Un posto dove poter pensare "a ciò che poteva essere ed invece non è stato"...
Visto che il primo finale non mi convinceva tanto, ho deciso di riscrivere la mia fiction mettendo entrambi i finali… Buona lettura…
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Oggi il mio umore è così... Grigio e tempestoso come questo cielo... Si avvicina Halloween e l’atmosfera al Castello di Hogwarts è più vivace del solito, tutti sembrano aver dimenticato che andrebbero commemorati i defunti in questi giorni, ma sono troppo presi da “dolcetto o scherzetto” per notare che ci sono persone, tipo me, che non riesco a non pensare a ciò che mi è stato portato via...
Mi mancano i ricordi di me bambino, con mio padre che intagliava la zucca o con mia madre che mi faceva giocare sulle sue ginocchia... Mi manca guardare le espressioni meravigliate dei miei genitori davanti ai miei progressi, o vedere la mamma in cucina che faceva profumare di cose buone da mangiare casa...
Mi mancano il mio padrino e gli amici che hanno lasciato questa terra così giovani da togliere il fiato...
Io vorrei commemorare loro in questo giorno, non correre urlando per i corridoi della Scuola per scappare da qualche stupido scherzo di qualche stupido studente…

Non sopporto tutto questa allegria e la voglia incontrollata di fare scherzi scemi. Non ho voglia di partecipare alla frenesia che ha colpito il castello in questo giorno. Mi sembra tutto così finto, come se indossare una maschera mostruosa, ingozzarsi di dolci e fare stupidi scherzi potesse risolvere chissà quali problemi.
Guardo i miei compagni di scuola quasi senza vederli. Tutti ridono. Tutti sembrano divertirsi.
Ma io no. Io non riesco a partecipare attivamente a questa festa. Halloween, il giorno da dedicare a chi non cammina più su questa terra ed io... Io non posso fare a meno di pensare ai miei genitori, massacrati da Voldemort, che sono morti per difendermi proprio in questo giorno.

Mentre cammino lentamente per il corridoio, mi scontro con Ron ed Hermione. I loro occhi brillano, le guance sono rosse e l'espressione sul viso è sorridente e soddisfatta. Da quando sono una "coppia a tutti gli effetti", hanno spesso quell'espressione. Ovviamente, non ci vuole un genio per capire il perché.
- Harry! - mi chiama lei dopo essermi caracollata addosso - Scusa, non ti avevo visto.
“sono mesi che non mi vedi più” pensai, ma scossi solo la testa e sorrisi, non avevo voglia di discutere con loro due. Non nel giorno dell'anniversario della morte dei miei genitori.
- Da cosa state scappando? - chiesi giusto per non essere maleducato.
- Dai gemelli e dai loro scherzi. - ridacchiò Ron che, allacciando la propria mano a quella di Hermione mi salutò con qualche banalità che neanche ascoltai ed alla quale risposi annuendo.
Continuai a vagare senza meta alcuna, fino a quando non trovai un corridoio più isolato, dove le voci gioiose degli altri giungevano a malapena.
Restai lì, appoggiato alla parete buia e fredda, cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire.
- Potter. - mi chiamò una voce nel buio, ed io sussultai spaventato - Cosa sta facendo, Potter?
- Professor Snape. - mormorai con voce atona - Non mi piace Halloween. Stavo cercando un posto tranquillo.
- Capisco. - annuì senza aggiungere altro e, in uno svolazzo di mantello, mi superò continuando a camminare.
Era arrivato quasi al fascio di luce del corridoio principale quando, girandosi verso di me, disse:
- Per Halloween, nessuno va nell'aula di Divinazione. Lassù non la disturberà nessuno, Potter.
Alzai gli occhi a guardarlo, per un attimo il mio senso di vuoto e solitudine si mescolò con il suo. Anche lui odiava Halloween e, più o meno, per il mio stesso motivo.
- Grazie signore. - mormorai e lui, dopo avermi rivolto un cenno con il capo, raggiunse la Sala Grande dove lo stavano aspettando gli altri docenti.

Evitando il trambusto dei corridoi più affollati, raggiunsi quello che mi avrebbe condotto alla Torre di Divinazione e, finalmente, tirai un sospiro di sollievo: lì non c’era più allegria né schiamazzi o zucche volanti. Il corridoio era tenuamente illuminato dalle fiaccole poste sul muro ed io lasciai libere le lacrime che premevano sugli occhi. Lì nessuno mi avrebbe visto o giudicato né deriso.
Potevo piangere tutto il dolore che sentivo dentro il cuore, potevo essere me stesso senza dover fingere forzatamente di essere allegro e spensierato.
Piangendo mi appoggiai al muro e nel silenzio interrotto solo dai miei singhiozzi, sentii una risata sguaiata e non umana rimbombare nel corridoio. Alzando gli occhi offuscati di lacrime, vidi il Poltergeist Peeves, che si godeva quell’atmosfera di caos e scherzi, contribuendo coi suoi.
Finsi di ignorarlo e lui sembrò fare lo stesso con me; ma, non appena raggiunse il corridoio principale, sentii le sue orrende filastrocche rimbombare per i muri della Scuola.
- Potterino si è deciso a confessare. Con uno dei suoi professori l’ho visto parlare. Erano vicini con gli occhi lacrimosi e il cuore pieno di sentimenti speranzosi. Potterino è scappato via piangendo. Il cuore infranto dal sentimento. Il professore sembra non ricambiare, l’amore che il giovane e stupido grifone voleva donare…
La voce del Barone Sanguinario echeggiò fino alle mie orecchie, Peeves si chetò di colpo e sparì dalla vista prima che uno dei professori sferrasse su di lui un incantesimo in grado di bloccarlo. Lui era uno spirito del caos, odiava stare fermo e zitto.
La Sala Grande era piombata in un silenzio surreale: mancavo solo io all’appello ed i miei amici e gli insegnanti sembrarono rendersi conto solo in quel momento di che giorno fosse e cosa significasse realmente per me. Continuando a piangere, raggiunsi la Torre di Divinazione e mi barricai dentro: non volevo vedere né sentire nessuno. Non volevo la pietà di chi era troppo preso dall’euforia del momento. Volevo poter piangere i miei genitori in pace, senza essere di peso a chi voleva godersi quella sera di festa in pace. 

Mi accomodai in uno degli scranni vicino alla finestra e lì osservai il paesaggio. La luna rendeva quella serata meravigliosa ed io sorrisi pensando a ciò che poteva essere e invece non era stato.
Immaginai la mia vita coi miei genitori. Pensai a come sarebbe stato fare con loro “dolcetto o scherzetto”. Ai costumi creati per me dalla mamma, ai loro abbracci e ai loro baci durante uno scoppio di magia involontario. Pensai che… Che se un giorno fossi diventato padre… Avrei fatto di tutto per stare vicino a mio figlio, per non perdermi neanche un attimo insignificante della sua vita… I miei genitori non avevano potuto farlo ed io mi sentivo il cuore dilaniato a metà.

  
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