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Autore: Fata_Morgana 78    01/11/2018    1 recensioni
Mentre nella Scuola imperversa la voglia di ridere, di giocare e fare scherzi trasportata da Halloween c'è qualcuno nel Castello che sta cercando un posto isolato dove poter pensare in serenità, senza dover forzatamente fingere di essere felice e desideroso di partecipare alla festa… Un posto dove poter pensare "a ciò che poteva essere ed invece non è stato"...
Visto che il primo finale non mi convinceva tanto, ho deciso di riscrivere la mia fiction mettendo entrambi i finali… Buona lettura…
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non appena varcai la soglia dell’aula di Divinazione, mi lasciai sprofondare in uno dei cuscini della stanza e, usando alcuni semplici incantesimi imparati da Luna, creai un piccolo altarino votivo per commemorare in santa pace i miei genitori.
Hermione mi aveva fatto ascoltare tempo fa un artista, un maestro di pianoforte, molto bravo ed io mi ero innamorato di una delle sue melodie “Divenire”, ritenendola straziatamente adatta ad una sera come quella.

Sbuffando chiusi gli occhi mentre la musica prendeva vita diffondendosi per l’aula. Avevano imparato che la musica è più potente di qualunque incantesimo o magia. Che era capace di aprire le porte non solo della mia anima, ma anche del mio cuore, riuscendo a tirare fuori tutti i sentimenti che tenevo gelosamente nascosti dentro di me.
Osservando l’immagine dei miei illuminata dalla candela incantata che ne proiettava l’immagine sul muro, lasciai che le lacrime sgorgassero dai miei occhi e che i singhiozzi scuotessero tutto me stesso senza paura di essere giudicato, criticato o ferito dalla cattiveria degli altri.

Piansi, piansi dondolando sulle note in crescendo della melodia. Piansi, urlai e singhiozzai fino a perdere la voce, fino a quando dagli occhi non riuscii a far uscire più una singola lacrima.
Così, ad occhi chiusi, mi accasciai sul morbido cuscino e continuai ad osservare l’immagine dei miei genitori rincorrendo i miei personali fantasmi.
Creando dei ricordi fasulli, chiedendomi cosa avrebbe potuto essere ed invece non era stato. Interrogandomi su cosa significasse avere un padre e una madre che crescono con te, che si prendono cura di te. Purtroppo, non avevo nessuna risposta per quelle domande, ma solo dolore ed altre domande.
“perché proprio a me?” mi chiesi per l’ennesima volta sfiorando con la mano l’album dove conservavo gelosamente le poche foto che avevo della mia famiglia.

E da lì, da una piega dell’album cadde una lettera. Un frammento di pergamena che, a contatto con le mie mani, si animò srotolandosi fino a raggiungere la sua dimensione “normale”.
Sopra la pergamena, scritto con una calligrafia ordinata e tondeggiante, c’erano il mio nome e quello della mamma. Con un sorriso triste osservai la loro foto e la pergamena, aspettai lo scoccare della mezzanotte pregando e sperando che qualcuno (anche Malfoy e Snape sarebbero andati bene) si accorgesse della mia prolungata assenza e venisse da me.
Ma la porta restò chiusa, esattamente come l’avevo lasciata, e decisi che ero veramente troppo stanco di aspettare. Tanto nessuno sarebbe giunto a “salvarmi” dai miei ricordi tetri; non aveva senso rimandare ancora.

Accendendo la punta della bacchetta per avere più luce, mi accomodai meglio sul cuscino ed iniziai a leggere: “Ciao Harry. Se stai leggendo questo messaggio è perché, purtroppo, Tu-Sai-Chi ci ha trovato ed ha portato a compimento parte del suo piano malvagio.”
- Mamma! – mormorai accarezzando il foglio, grosse lacrime ripresero a scorrere lungo le mie guance.
“Mi dispiace che tu sia solo ad affrontare tutto questo, Harry. Ti ho desiderato tanto, Harry. Quando ho scoperto di aspettarti, ero la donna più felice del mondo; ma tuo padre non è stato dello stesso avviso.”
- Ma cosa stai dicendo mamma. – sbuffai – Se tutti mi hanno detto e ripetuto che James era follemente innamorato di entrambi. Non mi piace essere preso in giro. – stavo quasi per smettere di leggere, quando una foto cadde dalla pergamena: ritraeva mia madre e Severus Snape, curioso, continuai a leggere: “Ho lasciato credere a tutti quanti che il tuo vero padre fosse James, Harry. Ma non è così. Tu sei stato generato in una notte di follia. Prima che… “una sua lacrima dove aver bagnato il foglio, perché alcune parole erano scolorite ed aveva riscritto la frase nella parte sottostante: “Prima che da semplice seguace di Voldemort Severus diventasse a tutti gli effetti un Mangiamorte. Sei stato generato dall’amore di una notte, Harry. Unico incontro avvenuto alla Stamberga Strillante tra me e Severus. Quella notte, quell’unica notte, ho pregato tutti gli Dei affinché restassi incinta, l’ho voluto con tutta me stessa; ma quando il test ha dato esito positivo ed io ho cercato il tuo vero padre per confessare tutto… Lui... Lui aveva perso la luce che aveva in sé, abbracciando la follia oscura di quel pazzo.  Ma tua sei stato generato dall’amore e per amore. Fingere che il bambino fosse di James, è stata la parte più difficile che abbia dovuto fare. Soprattutto perché, guardando attentamente i tuoi occhi così simili ai miei, io scorgevo delle espressioni e delle schegge color opale del tuo padre naturale.”

Con una manata scaraventai tutto a terra. Tremavo di rabbia. Mia madre mi aveva appena detto di aver tradito il marito con Snape e di essersi fatta mettere incinta da lui, perché così sperava di poter divorziare da Potter e strapparlo alla tirannia di Voldemort? Ecco un’altra salvatrice del mondo!
Quella donna, colei che mi aveva messo al mondo, era folle al pari di Luna Looney Lovegood. Pieno di rabbia, distrussi tutto ciò che avevo fatto per commemorare la morte dei miei “genitori” e, dopo aver riposto l’album, uscii dalla Torre di Divinazione chiamando a gran voce Snape.
- Snape! Maledetto pipistrello! Dove si è cacciato?
- Potter! – mi fermò la mia Capo Casa prendendomi per un braccio – Cosa sta succedendo qui? Perché stai urlando come un diavolo il nome del Preside?
- Perché devo assolutamente parlare con lui. Adesso! – sbattei un piede a terra, guardando tutti con sguardo omicida, non avrei aspettato un minuto di più.
- Ti sembra questo il modo di… - iniziò Minerva ma davanti alla mia occhiata mi lasciò andare, dicendo che Severus si era ritirato nei suoi appartamenti privati.
Ringraziandola per l’informazione, raggiunsi correndo la tana del pipistrello dei sotterranei e, con un incantesimo, ruppi la porta del suo appartamento per entrare.
- Potter! – urlò l’uomo – Cosa succede?
- Tu! – gli puntai il dito contro, non dovevo essere un bello spettacolo: tremavo di rabbia e respiravano affannosamente – Tu!
- Numi, Potter. – biascicò rimettendo a posto la porta – Il tuo linguaggio così aulico mi lascia sempre a corto di parole.
- Non è il momento di fare sarcasmo! – e, senza dargli il tempo di replicare, gli scagliai addosso la pergamena di mia madre.
- Cos’è questa Potter? – fece un mezzo sorriso – Una lettera d’amore? Spiacente ma non sono interessato.
- L’incesto non è punibile? – risposi usando il suo stesso tono biascicato e lui sbiancò.

Quella sera Severus non riuscì a nascondere né dissimulare i suoi sentimenti: anche lui pensava a mia madre ed alla sua orrenda morte; stava piangendo la scomparsa di una persona cara, una persona che aveva amato profondamente ed aveva perso con l’illusione di proteggerla. Il tutto, inutilmente.
- Così lo hai scoperto. – mormorò talmente a bassa voce che ebbi l’impressione di averlo sognato.
- Avrei preferito non farlo. Continuando a vivere nell’illusione che… - ma non terminai la frase, negli occhi del Preside passò un lampo di dolore così simile al mio che preferii restare zitto.
- Non credere che sapere la verità abbia reso a me le cose più facili, Harry. – replicò stringendosi nelle spalle, era la prima volta che mi chiamava per nome e non potei evitare di sorridere.
- Professore. – lo chiamai facendo un passo avanti – Gradirei sapere la verità.
- Concesso. – annuì e, voltandomi le spalle, raggiunse una libreria dalla quale prese un cofanetto nero. Girandosi verso di me, me lo porse dicendo – Puoi usare il mio Pensatoio tutto il tempo che vuoi. Qua dentro sono costuditi i miei ricordi più preziosi. – ci guardammo negli occhi – Ti chiedo solo, cortesemente, di non distruggerli.
- Grazie signore. – annuii, volevo conoscere la verità per quanto scomoda e dolorosa fosse, non fare del male a quell’uomo che aveva rischiato più volte la vita per salvare la mia.

Sospirando, raggiunsi il Pensatoio che Severus teneva nel proprio ufficio e, dopo aver chiuso la porta per avere un minimo di privacy, iniziai a visionare le varie fiale.
Tra i ricordi privati, i momenti in famiglia e i soprusi del padre, le liti a Scuola e i successi come pozionista, trovai quello che più mi interessava: la conferma alle parole di mia madre.
Custoditi gelosamente in una fiala con un nastrino azzurro, c’erano i ricordi legati a quella sera. L’unica sera dove si erano uniti come uomo e donna, giacendo insieme. In quella notte magica, io ero stato concepito.
Piangendo, uscii dal Pensatoio. I miei singhiozzi dovevano essere così forti da spingere l’uomo ad aprire la porta e venire a controllarmi.
- Potter… - mi chiamò.
- Sei mio padre. – dissi semplicemente.
- Sì. – borbottò spazzando via dalla veste residui di polvere.
- Da quanto tempo lo sai? Come lo hai scoperto?
- Dopo la tua nascita e la profezia della Cooman, tua madre ha chiesto di avere un colloquio privato con Albus. – iniziò a parlare ed io trovai la sua voce piacevolmente ipnotica.
- Sai da quando sono nato che non sono un Potter e mi hai lasciato crescere dagli zii? – ringhiai stringendo i pugni con rabbia.
- Ovviamente no! – replicò stringendo gli occhi – Se lo avessi saputo, non avrei mai permesso che ti accadessero metà delle cose che hai vissuto.
Feci una serie di lunghi sospiri per ritrovare la calma e, quando riaprii gli occhi, vidi che Severus si era avvicinato al Pensatoio. Sobbalzai: avevo scordato la sua capacità di muoversi silenziosamente.
- Quando… - iniziai a disagio – Quando lo hai scoperto? – ero passato a dargli del “tu” senza neanche rendermene conto.
- Togliamoci da qua, Harry. – mi dedicò un sorriso mesto – Mettiamoci comodi, sarà una lunga notte.

Annuendo lo seguii fino al piccolo soggiorno presente nel suo appartamento e, mentre lui accendeva il camino, mi guardai attorno: su un tavolo rotondo c’era una bellissima foto di mia madre con me in braccio. Davanti alla foto una candela accesa ed un fiore di giglio.
- Non ho mai visto questa foto. – mormorai rompendo il silenzio.
- È la foto più preziosa che ho. – annuì lui – Racchiude il senso della vita. – mi guardò e mi sorrise, un sorriso vero di quelli che non avevo mai visto sul suo volto.
- Non hai ancora risposto alla mia domanda. – sorrisi a mia volta e lo vidi trattenere il fiato, forse anche il mio sorriso era come “quello di mia madre”, non solo gli occhi.
- L’ho notato solo adesso. – iniziò a parlare lui – Hai il sorriso di mia madre. Lei sorrideva raramente, ma quando lo faceva… - chiuse per un attimo gli occhi, inseguendo i suoi ricordi – Dovrei avere alcune immagini di lei.
- Mi piacerebbe conoscere la storia della tua… - alzai gli occhi a guardarlo – Nostra famiglia…
Severus inghiottì a vuoto una, due, tre volte era visibilmente emozionato. Forse avevo sbagliato a parlare, forse non voleva che io facessi parte della sua famiglia.
- Ne sarei onorato. – annuì lentamente poi, dopo aver preso posto sul divano davanti al camino, iniziammo a parlare.
Mi raccontò dettagliatamente come si erano conosciuti con mia madre. Il modo sottile con il quale lei era riuscita ad entrargli nel cuore e nel sangue. Il dolore quando era stata smistata a Grifondoro e lui a Serpeverde. Come fossero rimasti amici nonostante lo smistamento in due Case diverse e di come, crescendo, entrambi avessero capito che dietro quella loro “amicizia” c’era qualcosa di più.
- Perché non le hai mai detto la verità? – chiesi affascinato dal racconto.
- Perché sono stato un’idiota. – confessò con un’alzata di spalle – Ho lasciato che Lucius e le sue manie di grandezza offuscassero il mio cuore che l’oscurità e il potere promessi da Voldemort scacciassero tutto il resto. Volevo diventare forte e potente. Volevo dimostrare di essere migliore di quel James. – disse il nome di Potter non riuscendo a trattenere una smorfia di disgusto, sorrisi, non mi importava più ormai – Lui ricco, bello, popolare. Circondato da amici e ragazze. Era l’esatto contrario di me. Volle tua madre perché lei sapeva tenerlo a bada.
- Mia madre lo scelse dopo essere rimasta incita da te per…
- Darti un futuro, Harry. – ci guardammo – Una giovane strega babbana, con un bambino piccolo e senza il supporto della famiglia… - fece una smorfia.
- Più che la mia, sembra che tu mi stia raccontando la storia di Tom Riddle. – mandai la testa di lato – Tranne per il fatto che sua madre non fosse una babbana come la mia. – conclusi e Severus annuì lentamente.
- Ho saputo la verità su di te, l’anno in cui Albus mi ha pregato di ucciderlo. – concentrò la propria attenzione sul fuoco del camino e mi raccontò dettagliatamente tutta la conversazione. D’un tratto ebbi l’impressione di essere lì con loro tanto erano forti i sentimenti che riusciva a trasmettermi.

Alla fine del racconto, mi gettai contro di lui ma non con l’intenzione di farci a pugni, ma per essere abbracciato. Avevo bisogno di essere abbracciato da mio padre.
Dopo il primo attimo di imbarazzo, sentii le braccia di Snape cingermi la schiena ed io mi rilassai: non mi stava rifiutando.
- Adesso cosa succederà? – domandai con il viso premuto contro la sua veste.
- Continueremo a combattere, Harry. – rispose accarezzandomi la schiena.
- Non diremo la verità…?
- Non adesso. – mi zittì ed io mi allontanai dal suo abbraccio, avevo bisogno di sapere.
- Nella lettera che mi ha lasciato tua madre, ha scritto che ha lanciato su di te un incantesimo che ti facesse somigliare al marito almeno fino ai tuoi 17 anni, Harry.
- Quello stesso giorno scadrà la protezione che mi ha lasciato addosso morendo. – mormorai e Severus annuì.
- Esattamente. Dobbiamo, per il momento, continuare a fingere di non sapere la verità. Tu non avresti dovuto scoprirla perché sei…
- Un pessimo occlumante. – alzai gli occhi al cielo e lo sentii ridere per la prima volta da quando l’avevo conosciuto.
- Anche Lily lo faceva sempre. – mi spiegò ed io mi sentii bene. Mi sentii a casa.

Restammo sul divano ad osservare il fuoco nel caminetto e parlare per tutto il resto della notte. Avevamo molto da dirci. Avevamo bisogno di conoscerci veramente, senza maschere senza rabbia né mezze verità.
Quando il cielo iniziò a tingersi dei colori dell’alba, non riuscii a trattenere uno sbadiglio: eravamo rimasti svegli tutta la notte a parlare. Sentii una mano lasciarmi una carezza tenera sulla testa così mi girai e mi persi negli occhi neri di Severus. Quello sguardo profondo e malinconico era in grado di comunicare tantissime emozioni. Sorridendo, scivolai con la testa contro il suo torace e, dopo aver messo l’orecchio sul suo cuore, chiusi gli occhi.
- Stanco Harry? – domandò mettendosi più comodo anche lui.
- Sì, ma ne valeva la pena. – ammisi e lo sentii sorridere – Adesso smetterai di essere tanto stronzo con me? – chiesi.
- Scordatelo! – ridacchiò lui – Proprio perché adesso sai di essere mio figlio, sarò ancora più stronzo con te. – si strinse nelle spalle ed io lasciai uscire un lungo sospiro sgomento.
- Grazie. – dissi dopo alcuni istanti di rilassato silenzio.
- Di cosa?! – domandò senza capire.
- Di esserci sempre stato.
- Per te, ci sarò sempre. – ammise imbarazzato – Avrei continuato a starti vicino anche se non fossi stato mio figlio, Harry. Adesso ho un motivo in più per proteggerti. – mi depositò un bacio lieve sulla nuca – Non voglio fare gli errori di mio padre. Ti chiedo scusa per tutto il tempo che abbiamo perso. Per tutte le angherie che hai dovuto subire da parte di quei babbani.
- Forse doveva andare così. – mi strinsi nelle spalle – Forse dovevamo entrambi attraversare il nostro personale inferno per fare in modo che il nostro destino si compiesse.
- Da quando sei così profondo, Pot… - ma si zittì davanti alla mia espressione dura.
- Non osare chiamarmi più “Potter”.
- Dovrò farlo, Harry. Almeno finché tutto questo non sarà finito. Nessuno, a parte noi, deve sapere la verità. Voldemort ha molte spie ed io temo che non si fidi più totalmente di me. Devi stare attento non solo ai miei Serpeverde; ma anche agli altri. Qui tutti siamo in pericolo. Tutti siamo minacciabili e se…
- Se Voldemort sapesse che siamo padre e figlio, ti userebbe per manovrarmi. Saresti la sua arma perfetta per uccidermi. – annuii comprendendo il suo ragionamento.
Lo sentii sospirare ed annuire, era bello avere qualcuno con cui parlare. Qualcuno con cui confrontarsi e condividere dubbi, dolori e sogni.
- Grazie per avermi accolto, papà. – mormorai e se lui mi rispose non sentii mai cosa disse perché, finalmente completo e non più insopportabilmente triste e malinconico per i ricordi legati ad Halloween, mi addormentai stretto al suo petto con la certezza di aver trovato tra le braccia di mio padre la mia nuova “casa”.
 

  
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