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Autore: Biblioteca    01/11/2018    1 recensioni
La figura del lupo mannaro ha molte forme. La nostra protagonista, sperimenta in casa quella più violenta di tutte: anche se all'apparenza suo fratello sembra normale, nelle notti di luna piena diventa un mostro, costringendo la famiglia a una vita di rinunce.
Ma chi è il vero mostro in questa storia?
(950 parole)
- Scritta per Halloween, ma pubblicata in ritardo. Buone festività a tutti -
Pubblicata anche su Wattpad
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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La gente lo chiama “Licantropo”. Oppure, “Uomo-Lupo”, che ne è praticamente la traduzione.
Ma di umano non ha nulla, figuriamoci poi cosa possa avere di lupino.
Però, anch’io ho finito per chiamarlo così.
È normale tutto il giorno e la notte dorme sereno.
Il problema è quando c’è la luna piena.
Allora diventa irriconoscibile e lui stesso non riconosce più nessuno.
No, non si riempie di peli, non gli spuntano le zampe o stronzate simili.
Semplicemente… ecco, dovreste conoscerlo e vederlo per capirlo.
 
Mio fratello è sempre stato così, sapete?
Dalla nascita.
Già in culla, quando c’era la luna piena iniziava a fare cose strane.
Una volta abbiamo dovuto ricomprare la culla. In un altro caso ancora le sbarre del box erano così malridotte che abbiamo preferito buttarlo via. Tanto ormai era grande.
Non so quante volte poi abbiamo trovato fatti a pezzi ora i giocattoli, ora i libri di scuola.
Una volta, subito dopo colazione, ha vomitato le biglie e le matite ingoiate durante la notte.
Ogni mattina una nuova.
Poi, crescendo, è diventato ancora peggio. Fortunatamente, mio padre ha avuto il buon senso di incominciare ad aprire la finestra, per farlo uscire.
Prima lo tenevamo chiuso in camera ma, povera stella, soffriva troppo. Sbatteva contro i muri e tentava di sfondare la porta. Una mattina papà l’ha trovato con due costole rotte e il sangue che usciva dalla bocca.
 
La colpa è tutta di mia madre, ne sono certa.
Papà la difende… la difendeva sempre, ma io sono sicura che c’entra quella troia.
Si era messa in testa che fare la casalinga non faceva per lei ed ha iniziato a lavorare alla Wolf Company.
Wolf Company, capite ora perché dico che la colpa è sua?
Certo, il signor Wolf era solo il capo dell’azienda, non c’era un secondo perché sulla presenza del nome che in inglese significa proprio “Lupo”. O almeno, così dissero quando io posi il problema.
Eppure quel posto è famoso per due cose: primo, i forti attacchi di rabbia che colpiscono a volte i dipendenti maschili, spesso arrestati per violenze domestiche; secondo le numerose gravidanze che hanno portato ai più vari licenziamenti femminili.
Tra cui quello di mia madre.
Sapete, il signor Wolf viene da oltreoceano, con il governo nostro ha fatto un patto. Seguono le leggi di lì, non hanno il concetto di “sospensione per maternità”.
Un giorno mamma è tornata “con la torta in forno”. Ne sono sicura.
Papà dice che non è vero, che lui e la mamma fanno…. Papà diceva che non era vero, che lui è la mamma facevano ancora l’amore, anche in quel periodo dell’ufficio.
Ma io soffro d’insonnia, e la mia camera è attaccata alla loro.
Me ne sarei accorta, non trovate?
 
Mio fratello, quando è lucido, gioca con me.
Lo ha sempre fatto. Anche perché oltre alla licantropia è anche nato un po’… tonto.
Lasciate che usi questo termine, è il più inoffensivo per il suo caso.
Gli voglio bene capite? Ma rinunciare alla propria vita per un membro della propria famiglia è stupido.
Lo fanno i lupi? Credo di sì. Ho visto un documentario dove una lupa veniva mutilata da un orso inferocito mentre proteggeva i suoi piccoli.
Ma io non sono una lupa.
Quando papà ha detto che dopo l’ennesima protesta dei vicini aveva preso la decisione di trasferirsi, il mondo mi è crollato addosso.
 
Al contrario di quanto possa inizialmente sembrare, non ho mai vissuto lo stigma di “sorella del mostro”.
Per il semplice motivo che nessuno, a parte noi ha realmente chiara la situazione di mio fratello.
I vicini, quando protestano, lo fanno con il condominio e non con mio padre nello specifico.
“Sta diventando pericoloso” mi ha detto “ti farai tanti nuovi amici in provincia, vedrai.”
Certo.
Come se quelli che ho qui non valessero nulla.
Certo, sto con loro tenendomi dentro questo segreto; ma almeno, sto bene, con loro riesco a non pensare al fatto che almeno una volta al mese rischio di finire sgozzata, o con la schiena spezzata.
Di essere stata costretta a rinunciare a mangiare carne per dare il buon esempio, di aver dovuto buttare via tutti i giocattoli che erano miei tesori perché “vanno condivisi con i fratelli” e a volte restavano troppo a lungo nella stanza.
Con i miei amici non devo pensare più a quello strano suono, quella specie di urlo, che in realtà non è né un urlo né un ululato ma solo un mostruoso e lungo lamento che ti spacca i timpani.
Letteralmente.
All’orecchio destro non sento più nulla.
Ho dovuto smettere anche il pianoforte.
 
Veleno per topi.
Insapore, inodore.
Un po’ sul riso con rosmarino di papà, un po’ sulla lasagna vegetariana della mamma.
Però ci hanno messo un po’ troppo a morire. Per i miei gusti.
Non ho battuto ciglio comunque.
In pace mi sono mangiata la mia minestrina come se nulla fosse.
Credo abbiano anche provato ad urlare ad un certo punto, ma era un veleno che attaccava il sistema nervoso. Non davano più il comando giusto.
Comunque, quando ho finito anche il dolce, erano morti.
So già come comportarmi con le autorità. Ora rimane solo mio fratello.
A questo, ai tempi, aveva già pensato papà. Aveva preso una pistola non so dove e scelto il posto per la sepoltura. Una precauzione in più, nel caso fosse diventato ingestibile. Aveva architettato tutto così bene che ancora non capisco perché non lo abbia fatto invece di decidere di trasferirsi.
Peggio per lui. In fondo è morto ormai. Cosa mi importa?
 
Non voglio che mio fratello soffra. Lui è innocente. L’unico di questa disgraziata famiglia.
Ora basterà mettersi qui, vicino alla finestra.
Ho tolto la sicura? Sì.
Non mi resta che aspettare…
  
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