Film > Captain America
Segui la storia  |       
Autore: Angel30    07/11/2018    0 recensioni
Essere un Avenger vuol dire molto di più che essere un semplice super eroe: vuol dire essere un amico, una squadra, una persona fidata... chiunque può diventarlo, anche il Soldato d'Inverso. Forse, ha solo bisogno di qualcuno di cui fidarsi o qualcuno per cui vivere.
La seconda chance di Bucky Barnes, un uomo che ritroverà molto più di ciò che ha perso e anche qualcosa che non ha mai avuto.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dormì per molte ore, steso senza sensi sul mio letto. Aveva la febbre alta, e durante il sonno non faceva altro che incubi. I lunghi capelli scuri gli incorniciavano il viso sudato, sofferente. Per ore mi rigiravo il numero di Jarvis fra le dita, indecisa sul da farsi.
“Dove…Chi…”
“Mh?” Alzai lo sguardo dal fogliettino di carta, si era svegliato. Sorrisi sollevata, mi avvicinai piano, prendendo un piccolo asciugamano bianco da sopra il comodino per poi porgerglielo.
“Ben svegliato, come ti senti?” si mise a sedere a fatica, appoggiandosi alla testata del letto. Mi guardò in silenzio per qualche secondo, pensieroso.
“Sono stato io?” chiese con un filo di voce.
“A fare cosa?” corrucciai la fronte, sedendomi sul margine del letto. Lui allungò la mano e mi spostò una ciocca di capelli dietro de spalle, rivelando una porzione del mio collo. Rabbrividii quando le sue dita mi sfiorarono. Capii che stava indicando i lividi che mi aveva lasciato poco prima, nel vicolo. Scossi la testa, sorridendo.
“Non ti preoccupare, capita a tutti di perdere la testa a volte” tirai fuori dalla tasca la catenina con le medagliette.
“Erano queste che volevi, no?” lui le prese titubante, le nostre dita si sfiorarono.
“Sono tue?” chiesi poi, lui accarezzò l’incisione con un dito.
“Erano” risposte, stringendole forte. Annuii.
“Eri un soldato?”
“Un assassino”
Rimasi in silenzio, e lui con me. Teneva lo sguardo basso, malinconico, immerso nei suoi pensieri. Mi alzai piano, gli porsi un sacchetto che avevo lasciato ai piedi del letto.
“Tieni, soldato. Ti ho preso qualcosa per cambiarti, in fondo al corridoio c’è il bagno se vuoi farti la doccia. Io adesso ho il turno di notte, devo andare…torno domani mattina, okay? Ti ho lasciato la cena in cucina, cerca di riposarti” mi guardò confuso, perplesso. Aggrottò la fronte, prendendo titubante il sacchetto.
“A domani” gli dissi, uscendo dalla camera.
“A domani, Leyla”
 
 
Mi stiracchiai assonnata, i raggi del sole erano riusciti a trovare l’angolazione perfetta per attraversare la tenda e puntare direttamente alla mia faccia. Tirai la coperta fin sopra la testa, accovacciandomi sotto il suo calore, pronta ad addormentarmi di nuovo.
“Ma cosa…” mi alzai di scatto, causandomi qualche vertigine. Ero in camera mia, sul mio letto. Quando era successo? Mi stropicciai gli occhi, confusa ed assonnata. L’ultima cosa che ricordavo era di essere tornata dal lavoro la mattina presto e di aver cominciato a fare ricerche al pc su James…
“James?” chiamai, nessuna risposta. Scesi dal letto, in camera non c’era traccia di nessun altro al di fuori di me; che mi fossi sognata tutto quanto?
“Bucky?” nessuna risposta.
Camminai piano verso il soggiorno, attenta a non fare rumore.
Afferrai con la mano lo stipite della porta, il mio stomaco era preda di forti conati di vomito. Provai ad urlare, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono…rimasi paralizzata, l’odore del sangue mi dava le vertigini.
Bucky era in ginocchio, al centro del salotto. Teneva la testa bassa, si guardava le mani, era ricoperto di sangue.
Il tappeto, i muri, il pavimento…tutto era macchiato di rosso, ovunque posassi gli occhi c’erano cadaveri.
Uomini, donne, bambini… erano tutti a terra, privi di vita, ricoperti di sangue, sfigurati.
Il mio cuore batteva così forte che sembrava volermi uscire dal petto, gli occhi mi bruciavano dalle lacrime.
Tremante, feci qualche passo in avanti, senza togliere gli occhi dal soldato.
Non riuscivo a crederci, non potevo crederci…il mio respiro era corto, irregolare, gridai di nuovo, questa volta la mia voce fece eco in tutta la stanza.
A terra, ai piedi del soldato, gli occhi spalancati e privi di vita di una ragazza mi fissavano. I capelli mossi e lunghi ricadevano sul suo esile corpo, piccole ciocche castane le incorniciavano il viso pallido. Un rivolo di sangue usciva dalle labbra socchiuse, rosee e sottili.
“No…NO!!!”
E’ colpa sua.
Aprii gli occhi di scatto, accecandomi per qualche secondo. Un brivido gelido mi fece tremare, ero ricoperta di sudore. Mi sedetti lentamente, stringendo fra le mani le coperte del mio letto. Sul comodino affianco ad esso, risplendevano sotto la luce del sole due targhette metalliche, le targhette di James. Allungai la mano e le presi, guardandole confusa. Scivolai in silenzio fuori dalle coperte, camminai fino al soggiorno, era identico a come lo avevo lasciato la sera prima. Di Bucky nessuna traccia. Sul tavolo della cucina, il pc era ancora aperto, sullo schermo i vari titoli di giornale sul soldato d’inverno che avevo trovato la sera prima. Mi passai una mano sul viso, ancora scossa. Era solo un sogno… strinsi le medagliette fra le mie mani, portandomele al petto.
“Solo un sogno…” mormorai piano, il cuore batteva ferocemente nel mio petto. Il mio sguardo fu attirato da un pezzo di carta sul tavolo, un numero scritto sopra. Sospirai piano, presi il fogliettino e lo guardai attentamente. Sapevo dove era andato.
 
 
 
 
“Jarvis, c’è un barbone nel mio salotto” Stark fece tintinnare i cubetti di ghiaccio del suo drink, fissando di sbieco il suo nuovo ospite. Ignorò l’occhiataccia di Steve Rogers, troppo preoccupato per rispondergli.
Bucky Barnes era seduto su di un lussuoso divano rosso, gli occhi spenti puntati sul pavimento. Teneva le spalle ricurve, le braccia appoggiate alle gambe, i ciuffi di capelli corvini gli ricadevano sul viso serio.
Un randagio raccolto dalla strada, questo era Bucky Barnes.
Steve era in piedi affianco a lui, le braccia incrociate al petto e quello sguardo costantemente preoccupato che tanto faceva innervosire il genio e filantropo Tony Stark. Tony sospirò rumorosamente, finendo in un sol sorso il suo drink.
“Jarvis, manda il nuovo fossile al check. Controlliamo gli organi interni, parametri vitali, l’arma di distruzione di massa che gli hanno attaccato al busto e…un’antitetanica”  una voce robotica ma gentile rispose, indicando la strada da seguire al soldato.
“Benvenuto alla Torre Stark, signor Barnes.”

 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Angel30