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Autore: 2009_2013    11/11/2018    0 recensioni
Sora e Roxas, qualcuno e nessuno, non sono riusciti a ricongiungersi in un unico essere, qualche giorno dopo Sora scompare e lascia un messaggio: è un assassino
Genere: Avventura, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kairi, Riku, Roxas, Sora, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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-82!?- Leila urló il numero che splendeva rosso sul display del braccialetto. 82 era molto oltre la soglia che Even le aveva imposto. 

-Leila non urlare!- Vanitas si stropicciava  gli occhi con la mano libera mentre anche i due ragazzi biondi si alzavano dai rispettivi letti. Come ogni mattina Leila era andata a svegliarli dedicandosi alle attività che Even le aveva affidato e restando sorpresa di quanto il valore fosse alto.

-Non urlare? Van questo numero doveva essere massimo quaranta. E invece è più che raddoppiato! Hai avuto una crisi?- 

Forse fu il suo sguardo o forse era la vergogna ma Vanitas scosse la testa mentendo spudoratamente alla ragazza. Leila sembrò calmarsi ma in realtà entrò ancora di più nel panico. “Allora perché è così alto?” Pensò andando a controllare quello di Ventus, il quale segnava un 56 giallo, mentre percorreva  la stanza vide Roxas muovere le labbra dicendo un “poi ti spiego” labiale. 

-Va bene boccioli di rosa! In piedi e dritti a lavarsi e poi colazione!- Roxas fu sollevato di vederla nuovamente sorridente, sapeva che quanto scoperto il giorno prima l’aveva turbata non poco e temeva che Leila non se la sentisse di continuare ma evidentemente si sbagliava.

-Roxas ho dimenticato di prendere alcune cose ieri puoi accompagnarmi? Mi continuo a perdere.-

-Certo! Mi cambio e sono da te!- Roxas di infiló velocemente i suoi vestiti a motivi bianchi e neri. Leila si girò verso il muro maledicendo mentalmente il fratello.

-Voi due potete andare anche senza di noi. Vi raggiungano dopo.- disse poi ai due mentre stava uscendo.

-Che volevi dirmi?- Leila parlò solo quando di abbastanza lontana e sicura che nessuno li sentisse.

-Vanitas ha mentito.- l’unica cosa che la ragazza riuscì a dire fu un secco Oh.

-Quindi hai...-

-Si.-

-Com’è stato?-

-Tremendo al punto giusto. La stai prendendo bene.- Roxas si aspettava una reazione agitata da parte della sorella ma questa era calma e serena.

-Ho promesso che avrei cercato di essere più tollerante con voi.- il ricordo di Sora che scappava di casa dopo il loro litigio, il video sul suo fratellino torturato, le crisi, l’amnesia tutto era così difficile da mandare giù.

-Come la capoccia che mi hai dato appena mi hai visto.-

-Beh quello era per..-

-Come la strigliata di prima?-

-Mi ero spaventata!-

-Come quando hai scoperto che Sora si vedeva con Riku e Kairi?- Roxas si tappò immediatamente la bocca capendo di aver commesso un grande errore.

-Scusa, io non volevo. Cioè so che-

-Io ci sto provando, Roxas. Ti giuro che ci sto provando. Ma ogni volta che trovo una stabilità sembra che tutto mi crolli addosso e io non so come fare.- Leila aveva spostato lo sguardo, ora fissava un punto imprecisato del soffitto.

-Leila mi dispiace. Non volevo dire questo. So che ci provi con tutta te stessa ma a volte devi provare a fidarti di noi. Sora si fida di Riku e Kairi e forse inizieresti anche tu a fidarti se li conoscessi meglio.-

-Hai ragione.- sospirò -Non posso continuare a trattarvi da bambini. Siete grandi ormai e devo accettare che siete in grado di decidere da soli.- si girò dando le spalle al biondo. -Rox, posso chiederti un favore?- 

-Si, certo.- fu la sia risposta. Leila sorrise e rivolse nuovamente lo sguardo al suo interlocutore, questa volta con un grande sorriso sulle labbra.

-Prenditi cura dei tuoi fratelli mentre io cerco un modo per aiutare Sora. Diventerò più forte e sarò finalmente in grado di proteggervi. Hai ragione: non posso pensare a tutto ma posso fidarmi di te e lasciarmi aiutare.-

-Conta pure su di me!- era bello. Era bello sapere di non essere soli: essere bloccanti in un uragano è terribile, spaventoso e insopportabile, anche se si sa che qualcuno verrà a salvarci, ma essere bloccati in un uragano insieme a qualcuno di cui ci si fida era mille volte meglio. Condividere le gioie e il dolore, vittorie e sconfitte, risi e pianti.

E se chiedere aiuto era il solo modo per superare al meglio quell’incredibile ostacolo allora così sarebbe stato, infondo erano tutto nello stesso uragano. Ecco perché ora Leila era lì, dinanzi a Riku e Kairi nel loro piccolo campo d’allenamento. 

-Voglio allenarmi con voi.- disse con voce piatta. Riku la guardò torva.

-Perché dovremmo lasciarti-

-Per favore!- lo interruppe la ragazza. -Non so a chi rivolgermi.-

-Riku forse dovremmo permettere a Leila di allenarsi con noi.- tentò di convincerlo la rossa. L’albino sospirò rumorosamente.

-Come te la cavi con la scherma?- 

-Meglio di quanto credi.-  

 

Allenarsi con Riku e Kairi era molto più difficile rispetto ai suoi allenamenti con Sofia ma Leila era sorprendentemente a suo agio. 

-Te la cavi per essere una principiante.- le disse Riku mentre le lanciava una borraccia piena d’acqua.

-Mi sono allenata quando ero piccola ma avevo abbandonato la scherma. Mi stupisco del fatto che ricordi ancora come si tiene una spada.-

-Sei brava quasi tanto me e Sora.- 

-È positivo?-

-Sora ha salvato i mondi due volte... giudica tu!- 

-Sembra che il talento sia di famiglia.- le sorrise la rossa. Leila ricambió il sorriso, era la prima volta che cercava di instaurare un rapporto con qualcuno. Era… strano.

-Mi allenavo con Sofia, la mia tutrice. Lei voleva che fossi in grado di.... scusa sto divagando.-

-No va bene.- la rassicuró la rossa. -Ci sono tantissime cose che non so.... è da un po’ che ci penso… sulle isole si raccontano molte storie sul tuo conto ma conoscendo meglio la tua storia non credo siano vere.-

-Storie?- Leila non ricordava di averne sentito, le uniche che ricordava erano quelle che lei stessa aveva messo in giro. Forse però non c’era da stupirsi tanto: chi racconterebbe le strambe storie su una ragazza proprio alla ragazza in questione.

-Dicono che hai ucciso tuo fratello perché lo odiavi.- le rispose l’albino incrociando le braccia.

-Che idiozia.- sbuffò lei. -Per quanto si possa odiare un fratello... è sempre tuo fratello.-

-Lo stai dicendo a qualcuno che non ha la ben che minima idea di cosa vuol dire averne uno.- 

-Beh io non ho la ben che minima idea di che significhi essere senza cuore.- lo aveva rifatto. Si maledisse mentalmente mentre si rendeva conto che aveva appena detto qualcosa di estremamente offensivo. Non era mica colpa loro.

-Non scherzare con il concetto di “senza cuore” non sai nemmeno che cosa significhi.- la rimproverò Riku.

-Parli degli Heartless?- vedere la sua faccio scioccata era impagabile. -Ho fatto i compiti.-  sorrise mentre si rigirava tra le mani la lama usata durante l’allenamento.

-Gli Heartless cacciano i cuori no? Cacciano qualcosa che loro non hanno, qualcosa che è diverso. Non si fermano dinanzi a nulla. Non importa se distruggono una vita, se provocano dolore, se annientano le speranze e i sogni.  Lo sai cosa fa la CFL a Destiny Island?-

-CFL? Che vuol dire?-  le chiese la rossa guardandola con interesse.

-Caccia Fuori Legge! Cacciano gente come me. E lo sai che fanno se ci prendono? Esiste un posto chiamato Centro di Riabilitazione. Ma di riabilitazione ha solo il nome,non riabilita nulla. È solo una scusa, un modo per avere l’appoggio dell’opinione pubblica. Se finisci in quel posto ti uccideranno. E lo sai perché? Perché esiste quella stupida legge?- si era avvicinata al volto di Riku senza nemmeno accorgersene.

-Per questioni economiche.- le rispose. -Per riuscire a distribuire equamente gli alimenti. L’isola ha uno spazio limitato, non ci sono fonti infinite.-

-No genietto. Forse all’inizio era così ma adesso non abbiamo alcun problema con il sostentamento della popolazione. Meno nascite equivale a meno popolazione. Meno popolazione equivale a meno gente pensante. Meno persone che si impicciano negli affari di Stato.-

-Questo non cambia le cose. La legge non influisce sulle elezioni.-

-Quante persone decidono di diventare politici?  Chi ci prova viene a sapere la verità dietro tutto questo e, o si adegua e accetta questa pazzia oppure viene ucciso. E per ora si parla solo di controllo delle nascite, tra qualche decennio sarà anche l’istruzione, poi le ideologie e infine non avremo più libertà. È una dittatura.-

-C-Come sai tutte queste cose?-  a Riku mancò il fiato. Come era possibile che... com’era possibile una simile cospirazione.

-Le so e basta.- Leila si girò e fece per andarsene. Aveva incasinato tutto, lo sapeva.

-Aspetta.- Riku le bloccó il polso. -Non volevo dire... io non ne sapevo nulla. Mi dispiace.- la ragazza sospirò.

-Dispiace anche a me. Non volevo dire che sei insensibile. Forse Sora aveva ragione su di voi.-

-Su di noi. Ti ha parlato di me e Riku?- Kairi si intromise nella conversazione.

-Ha cercato di convincermi che ci potevamo fidare ma io avevo troppa paura. Dovete vedere la luce che aveva negli occhi.- sorrise a quel pensiero, il suo fratellino che cercava in tutti i modi di convincerla. -Parlava di te come se fossi un supereroe. E io ho avuto paura. Arrossisci sempre in questo modo?- Riku si coprì il viso con la mano libera mentre le due ragazze ridevano del suo imparato.

-Non mi dire che....- adesso era chiaro.

 

-Leila mi ha detto di occuparmi di loro ma...- Roxas era fuori dal lavoratorio dove Even stava continuando i suoi studi sui due ragazzi. -Non ho la ben che minima idea di come fare.-

-Beh restare qua non servirà a molto.-

-Lea?-  il rosso lo salutò con un cenno del capo.

-Come ho già detto stare qua non ti servirà a nulla... ti va di fare un giro?-

-Non credo di poterlo fare. Dovrei restare qua.- 

-A guardare un muro? Vieni dai.- lo prese per un braccio iniziando a tirarlo.

-Lea-

-E sta un po’ zitto. Ti mostro un posto.- Roxas rimase in silenzio per circa dieci minuti. O forse anche di più, giusto il tempo sia arrivare dinanzi a un piccolo locale.

-Volevi mostrarmi un’osteria?-

-No. Volevo offrirti il pranzo ma se preferisci guardare un vecchio edificio- il biondo arrossì di colpo: un appuntamento? Qua c’era lo zampino di Leila. Poco ma sicuro.

-Entriamo dai. È il mio locale preferito.- era un locale semplice, in legno scuso come quasi tutti gli edifici di Radian Garden. Era quasi del tutto vuoto e i piccoli tavoli erano addobbati con tovaglie colorate. 

-Ehy Meg!- Lea saluto la ragazza al bancone con un grande sorriso e Roxas provó per la prima volta una grande gelosia. Come osava quella biondina ipertruccata a salutare così amorevolmente il suo... no. Lea non era il suo ragazzo. Lo era solo nella sua immaginazione.

-Prendi quello che vuoi. Per oggi offro io.- si sedettero in un tavolo in un angolo, lontano da occhi indiscreti. Roxas aveva optato per una semplice fetta di torna ai mirtilli mentre Axel aveva preso una piadina ripiena.

-Allora... come ti sembra Radian Garden?- 

-È carina. Almeno non devo nascondermi o indossare un soprabito per camminare per le strade.-

-Senti...- Lea si fece subito serio. -Ti va di parlarne?-

-Ti ho già parlato di questa storia e mi pare che anche tu ne sei più che informato.- non aveva voglia di descrivere quelli che sono stati anni vuoi per lui, voleva solo godersi il momento.

-Io non voglio sapere cos’è successo. Questo già lo so. Io voglio sapere come stai tu. Sei sicuro di stare bene?- Roxas rimase in silenzio per alcuni minuti fissando la sua fetta di torta. Assomigliava molto a quella che Leila preparava al suo compleanno, chissà se il sapore era uguale. Era da tanto che non la mangiava. Quando Sora era scomparso Leila aveva preparato ogni sera i suoi piatti preferiti e per il Lucky day aveva anche preparato una torta più grande del solito, normalmente preparava una torta per tutti e quattro i gemelli: un gusto diverso per ognuno... la sua fetta era sempre ai mirtilli. Eppure quasi non ricordava il sapore di quella torta, non la mangiava da mesi, anzi da quasi un’anno. Un anno.

-Ax–Lea che giorno è oggi?- chiese. Il rosso ignorò il fatto che avesse eluso la sia domanda, il biondo aveva uno sguardo così triste da fargli capire che  quella domanda era quella meno opportuna.

-15 Luglio.- rispose.

-Due settimane.-

-Cosa?-

-Mancano due settimane al Lu- al nostro compleanno.- sorrise un po’ al pensiero dei suoi vecchi compleanno, quando era un bambino e la sua unica preoccupazione era mangiare quintali di torta.

-Ti manca la tua famiglia?- annuì.

-Che cosa facevate? Come festeggiavate?- forse poteva fare qualcosa per rallegrargli il morale.

-Nulla di particolare. Leila cucinava i nostri piatti preferiti.- 

-Ti manca un compleanno trascorso come un giorno qualsiasi?!-

-Era speciale. Non era solo il nostro compleanno ma anche il giorno in cui morirono i nostri genitori. Era festa e lutto contemporaneamente. Noi ci sedevamo a tavola, facevamo una preghiera e poi cenavamo insieme e ci congratulavamo con noi stessi per essere ancora vivi. Leila quando serviva la torta diceva sempre :<< avanti!  Forza! Un’altro anno! Possiamo farcela>>. Loro non sono solo la mia famiglia, Lea. Loro sono tutta la mia vita.- si fermò per un attimo cercando di prendere più fiato possibile. -Loro erano tutto per me ma ora vorrei ampliare i miei orizzonti. Voglio che un’altra persona si aggiunga alla mia famiglia.- Roxas sorrise sperando che Lea non cogliesse il senso delle sue parole. O forse era proprio quello che voleva. Infondo era quello che aveva sempre desiderato.

-Tra quei orizzonti... c’è spazio per il tramonto di Crepuscopoli? Magari con un bel gelato salmastro?-

-Tutte le volta che vuoi.- continuarono il loro pasto chiacchierando del più e del meno. Roxas aveva scoperto che Lea faceva parte del comitato di ricerca e che la ragazza bionda non era altri che sia cugina Meg.

-Pensavi veramente che stessi flirtando con lei?- fu la prima cosa che Lea gli disse mentre stavano rientrando. Dovevano essere le tre e mezza del pomeriggio.

-È carina.- rispose come se fosse una cosa logica.

-Non è certo la bellezza quelli che io cerco  nel mio partner.-

-E allora cosa cerchi?-

-Perché vuoi saperlo?- il biondo abbassò lo sguardo, non aveva il diritto di chiedere una cosa del genere. -Speri di rientrare negli standard?- a Roxas mancò il fiato.

-Hai parlato con Leila?- aveva paura della risposta.

-No ma se reagisci così vuol dire che ho ragione.- 

-Lea...io.-

-Dimmi la verità!- Roxas rimase in silenzio. -Ehi Roxas!-

-Rispondimi!- impaziente Lea lo afferrò e lo tirò a se in un lungo e passionale bacio. Allora il mondo di Roxas riprese a girare e tutto ebbe un senso, tutto era perfetto, tutto era chiaro. Quando si allontanarono Lea lo guardò serio.

-Dimmi la verità. Io ho giocato il tutto per tutto. Io... ti amo!-

-Lea... io non voglio mangiare il gelato con te... io voglio molto di più!-

 

-Ehy Van.- Vanitas si girò verso il biondo. Erano seduti sulle gradinate che davano sul retro dell’edificio. Avevano appena finito i loro esami con Even ottenendo solo innumerevoli rimproveri per non aver segnalato l’aumento del valore segnato sul loro bracciale.

-Credi che ci sia un motivo?- Ventus continuava a tenere lo sguardo fisso verso l’orizzonte.

-Un motivo per cosa?-

-Per tutto. Eravamo sull’orlo della morte e Leila ci ha aiutato poi siamo arrivati qui e tutti sembrano interessati a noi. Ma… perché? Perché proprio adesso a qualcuno interessa di me?-

-A me importa di te.- fu la risposta secca del corvino. Ma anche lui non era sereno dinanzi a quelli interrogativi. Prima di conoscere Leila lui e Ventus erano nemici, era pronto a ucciderlo se necessario... scosse la testa cercando di non pensarci. Poi come un lampo gli venne in mente quello che i due responsabili del laboratorio si erano detti durante l’ultimo controllo.

-Tutto si sistemerà quando la domanda più importante sarà posta.- come un sussurro le parole uscirono dalla sua bocca. -Ma cosa significa?-

-A che ti riferisci?-

-Quando eravamo nel laboratorio. Ho sentito quei due parlare... hanno detto che si sistemerà tutto quando la domanda più importante sarà posta. Cosa si sistemerà?-  Ventus sembrò persarci per un po’.

-Può essere la nostra memoria? Even diceva che qualunque cosa potrebbe innescare una reazione. Siamo come una bomba ad orologeria.-

-Tu... non hai Laura di scoprire qualcosa di brutto?- la voce di Van tremava leggermente. Lui aveva paura: paura di scoprire parti di lui che avrebbe odiato. Aveva paura di scoprire da dove veniva la sia doppia personalità, perché era lì, ma sopratutto quale delle due era quella vera. -Io sto bene così.... non voglio sapere.-

-Ma che stai dicendo? Non vuoi capire?-

-Non voglio restare solo.- fu la suea risposta.

-Ma ci siamo io e Leila. E anche Roxas.-

-Mi lascerete solo quando scoprirete che sono pericoloso.-

-Non è vero!-

-Tu hai paura di me! Lo vedo nei tuoi occhi quando mi guardi. Hai paura che possa farti del male. E io mi odio per questo!- Ventus di scatto gli afferró le spalle costringendo l’albino a guardarlo.

-Devi smetterla! Non sei tu il problema! Quell’uomo pazzo è il problema! È solo colpa sua!- 

-E tu che ne sai?!- 

-Lo so e basta! Lo sento. Come sento che possiamo fidarci di Leila.-

-Quella ragazza vi vuole molto bene.- Ienzo di avvicinò ai due ragazza. Avevano urlato talmente tanto da attirare la sua attenzione. -Non vorrebbe vedervi litigare.-  detto questo si sedette in mezzo si due incurante di come il camice bianco si sarebbe sporcato a contatto con le gradinate polverose.

-Mi spiegate perché stavate urlando di primo pomeriggio?-

I due ragazzi erano sorpresi dell’interesse mostrato da parte di Ienzo, era sempre stato cordiale con loro ma non gli aveva mai prestato troppa attenzione.

-Mi volete rispondere?-

-Noi.....- iniziò Ventus con il volto chinato. Così gli raccontarono tutto, non sapevano nemmeno perché lo stessero facendo ma era così naturale confidarsi col giovane dai capelli grigiastri. 

-Capisco.- terminato il racconto Ienzo sembrò riflettere sull’insieme del discorso. -Hai paura che il tuo passato sia terribile.-

-Non terribile.- lo smentì il corvino. -Ma… ho paura di scoprire di non essere come vorrei.-

-Ti racconterò una storia. Tanti anni fa c’era un bambino, un piccolo bambino che viveva felice con i suoi genitori. Erano molto felici, il bambino rideva sempre e sognava di diventare una persona forte e coraggiosa. Un giorno però a causa di uno sfortunato incidente i suoi genitori morirono e tutto il mondo gli crollò addosso, smise di ridere, di sognare, si chiuse in se sesso e trascorreva le sue giornate a piangere da solo.- 

Vanitas e Ventus vennero attirati dalla storia. Provavano molta pena per quel bambino. -Poi, stanco di piangere, decise di diventare forte... ma lo fece nel modo sbagliato. Divenne freddo e distante, iniziò a bullizzare coloro che erano più deboli di lui. Voleva dimostrare che era più forte, che niente poteva schiacciarlo. Ma essere un teppista non era sicuramente la risposta esatta.-

-Quindi... quel bambino crescendo è diventato un delinquente?- lo interruppe Ventus. 

-Non proprio. Non era un criminale ma sicuramente non era una persona a modo. Cercava di nascondere il dolore in un modo insolito e la gente lo scambiava per un teppista.-

-Ma lui voleva solo essere forte.-

-Chi non conosce tutta la storia non la comprende mai appieno.- gli rispose per poi riprendere il racconto. -Poi, il ragazzino conobbe un’uomo che vide oltre la sua maschera e gli disse “Non andrai da nessuna parte così! Sei Intelligente, vediamo di mettere a frutto il tuo talento”. Così lo prese con se e gli insegnò com’è essere un’adulto responsabile. Insieme fecero anche molti errori ma crescere forti vuol dire capire i propri errori e porvi rimedio. Quel bambino triste, quel ragazzino teppista divenne un’uomo con la voglia di aiutare gli altri. Se potesse lui vorrebbe cancellare il passato ma sa che non può: gli errori ci rendono come siamo e non ha senso ignorarli.-

-Quindi secondo te dovrei accettare quello che sono?- Vanitas sembrava aver colto il senso.

-Accettare quello che è stato e decidere che tipo di uomo sei e sarai.- detto così si alzò, era tardi e Even probabilmente lo stava cercando.

-Ienzo un’ultima cosa...-

-Dimmi Van.-

-Quel bambino ora è felice?-

-Si, ora è felice.-

 

-Dove sei stato?-gli chiese Even vedendo il giovane entrare nel laboratorio. -Sei in ritardo non è da te.-

-Ho avuto una chiacchierata con i gemelli.- Ienzo si avvicinò alla scrivania prendendo alcuni fascicoli.

-Non dovresti legarti troppo a quei due. Non voglio che tu finisca nel guai.-

-Hanno solo bisogno di un po’ di confronto. Non di pietà o cure ma solo qualcuno con cui parlare ogni tanto.-

-Ma non devi essere tu. Non è tuo compito occuparti dei piccoli teppisti.- il ragazzo smise di sfogliare i documenti per puntare lo sguardo sull’uomo che gli aveva salvato la vita.

-Nemmeno tu avevi l’obbligo di occuparti di quel piccolo teppista ma lo hai fatto comunque.- disse sorridendo malinconico e girandosi per guardare il cielo dalla finestra trasparente.

Even sorrise mentre abbracciava il suo ragazzo.

-Non mi pentirò mai di averlo fatto. Sei il figlio che non ho mai avuto. Ti voglio troppo bene per rischiare di perderti di nuovo.-

-Non mi perderai. Sono grande e grazie a te so come vivere. Lasciami scegliere come realizzare il mio sogno.-

 

-Quindi ti piace mio fratello.- Leila stroncò il silenzio creatosi mentre lei, Riku e Kairi stavano rientrando. Riku arrossì nuovamente mentre Kairi ridacchiava. -Lo prenderò come un si. E secondo te per qualche assurda ragione dovrei permettere a Sora di frequentarti?- l’albino sgranò gli occhi così come la rossa. 

-Che vuoi dire?- Leila lo guardò con un’espressione confusa.

-Ci stia aiutando e di questo ne sono grata. Non posso più interferire con la vostra amicizia ma non so se sei adatto a essere il suo partner.- 

-Aspetta Leila Riku può sembrare scontroso ma non darebbe mai nulla di male nei confronti di Sora.- cercò di convincerla la rossa. Riku cercava di elaborare quanto detto: Leila non gli avrebbe permesso di stare con Sora.

-Io amo Sora.- disse.

-Come?-

-Io amo Sora!- ripeté più forte. -Lo amo più di qualunque altra cosa.-

-E lo amerai anche quando saremo a Destiny Island?-

-Ovviamente!-

-Sora non ha libertà di movimento alle isole.- Leila era incredibilmente seria. Non era cattiveria quella nella sua voce, era la pura verità. -Lo ucciderebbero. Lo potresti vedere solo poche volte e non potresti mai dire nulla su di lui. Non potreste convivere serenamente e nemmeno avere una vita tranquilla.-

-Non ci avevi pensato vero?-

-Ci penserò io!- la bloccó. -Ci penserò io a proteggere Sora. Se necessario andremo via dalle isole. Non mi importa se significa lasciare tutto. Sora è il mio tutto.- Leila si avvicinò a lui, sguainò la spada e gliela punto alla gola. Kairi si avvicinò per intervenire.

-Avvicinati e lo sgozzo. - poi si rivolse all’albino -Rispondimi sinceramente, se non fai lo scoprirò, sono molto brava a riconoscere i bugiardi: se dovessi scegliere tra salvare mio fratello e la tua stessa vita.... cosa sceglieresti?-

-Ma che domande sono? Sora ovviamente.-

-La tua parola contro la mia.- smorzò di più la spada. -Non scherzare, nessuno rischierebbe la vita così.-

-Tu lo hai fatto per tutta la vita!-

-Sangue chiama sangue. È diverso. Voi non siete imparentati, non ti importa nulla.-

-Questo non è ver-

-Dimmi che ho ragione e che te ne andrai alla prima difficoltà. Prometto che ti lascerò stare.-

-Mai!- rispose lui scandendo le singole letttere. -Io amo Sora e non lo lascerò mai! Non mi importa se mi minacci o altro.-

Leila lo fissava con uno sguardo freddo e deciso. -Ok.- e si allontanò lasciando Riku e Kairi perplessi e stupiti. -Congratulazioni! Hai superato la prova.-

-Prova?-

-Ho voluto verificare se fossi adatto per mio fratello. Lo so ho usato un metodo brusco ma con Lea ha funzionato quindi pensavo....- si mise a ridere vedendo la faccia dell’albino. Ripose la spada mentre Riku era ancora in fase ERROR404.

-Ma ti sembra un modo normale?!-

-È il modo più normale e adatto alla mia situazione. Mi dispiace ma era l’unico modo.- si scusò. Kairi si avvicinò a Riku passandogli una borraccia piena d’acqua. -La nostra realtà è diversa... se per colpa mia, per colpa della mia negligenza dovesse succedere qualcosa... io non me lo perdonerei mai. Loro sono tutta la mia vita.-

-Leila...io-

-Non ti chiedo di andare d’accordo con me o di supportare le mie idee ma ti chiedo di stare al fianco di mio fratello perché....lui ne ha bisogno.-

-Sora non è così debole come pensi. - Leila sorrise e fece per parlare ma un rumore la interruppe: lo squillo del telefono.

-Ienzo!- disse mentre rispondeva. -Cosa? Ne sei sicuro? E quando? Di già? Nono, va benissimo! Si, li informo io. A dopo!- si girò verso Riku e Kairi. -Hanno finito i lavori. Possiamo partire domani.-

  
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