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Autore: FlameWarrior    12/11/2018    1 recensioni
I pensieri ti cercano e ti tengono sveglio durante la notte, ti acchiappano e il tempo inizia a scorrere in maniera diversa.
Questo è quello che succede a Riku in una notte particolarmente colma di pensieri e ricordi.
Una notte tra Luce e Oscurità.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Riku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts II, Contesto generale/vago
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Stare insieme, uno accanto all’altro, a sostenersi era qualcosa con cui erano cresciuti. Fin dai tempi delle Destiny Island, loro erano stati legati. Avevano scoperto insieme il Luogo Segreto e sempre insieme avevano fabbricato una zattera per fuggire e scoprire.
Poi era arrivata la tempesta. Si erano separati per un certo periodo seguendo ideali diversi. Facendo scelte che li portarono a scontrarsi più volte. Persino quando Xehanort aveva preso possesso del suo corpo, Sora non si era arreso e l’aveva combattuto, ancora e ancora pur di farlo tornare.
Alla fine si erano incontrati ai lati estremi della porta che conduceva all’Oscurità. Pensare che fosse una semplice porta a delimitare il confine lo faceva ridere. Era qualcosa di così semplice, di così facile. Eppure quella Porta esisteva, e veniva chiusa da due chiavi. Le Chiavi. I Keyblade.
Dalla Luce di Catena Regale, dall’Oscurità di Catena Nobile. Da Sora e da Re Topolino. Alla fine lui non c’entrava nulla con quella storia. Era stato solo il cattivo di turno. Il suo non era nemmeno un vero Keyblade.
Era più una spada intrisa dall’Oscurità e da sei cuori puri.
Certo, era poi cambiato. Ma solo dopo che aveva fatto una scelta. E soprattutto dopo che aveva incontrato Diz.
Non gli piaceva all’inizio. Quell’uomo non faceva altro che osservarlo. Presto aveva conosciuto anche Naminè.
Una ragazzina bionda, dai grandi occhi azzurri e dai modi semplici. La trovò carina non appena la vide.
Diz però lo trattene dal legarcisi. Era una Nessuno. Destinata a svanire. E lui aveva altro da fare. Tra cui ricostruire i ricordi che Sora aveva perso nel Castello dell’Oblio.
E per quello gli serviva Xion. Una bambola creata dall’Organizzazione, o meglio da Vexen. Anche lei era solo una ragazza, vittima di un destino che non poteva nemmeno afferrare. Occhi azzurri, così simili a quelli di Naminè. Capelli corti a caschetto, neri. Ci aveva anche combattuto contro. Se avesse avuto tempo sarebbe potuta diventare un’ottima combattente. Ma non era stato quello il caso. Alla fine Xion si era arresa. Sora si era svegliato e lui aveva ripreso il proprio cammino nelle Ombre.
Aveva viaggiato per i Mondi, aveva visto cose bizzarre. Aveva affinato i propri sensi per non risvegliarsi. Ma alla fine era stato necessario. Roxas. Il Nessuno di Sora. Era un pezzo mancante di un puzzle incompleto da troppo tempo.
Aveva perso contro l’Oscurità. Il suo corpo era cambiato, cresciuto. La pelle si era scurita, gli occhi si erano tinti di giallo. Aveva assunto le fattezze di Xehanort.
Ironicamente non era stato Sora a salvarlo una seconda volta, bensì quell’uomo così enigmatico e pragmatico di Diz. O meglio Ansem il Saggio. Era arrivato tutto trafelato con un congegno non completato, l’aveva puntato contro Kingdom Hearts e aveva fatto fuoco. Un raggio laser era partito e il macchinario era esploso, uccidendo Ansem il Saggio e donandogli la sua vecchia forma.
Un miracolo che ancora oggi stentava a riconoscere.
Avevano combattuto Xemnas e nel farlo si era procurato una bella cicatrice al fianco che ogni tanto guardava davanti allo specchio. Una linea bianca e spessa.
Sora non sapeva che gli fosse rimasta, nemmeno Kairi.
Poi avevano battuto Xemnas e quelle sue dannate spade laser che gli ricordavano Star Wars. Magari ne era un Fan. Un brivido lungo la colonna vertebrale.
Era meglio non porsi troppe domande, sopratutto visto che alla fine era comunque scappato.
Chissà perché quelli che credi siano i boss finali alla fine la scampano sempre.
Però quella battaglia l’avevano vinta. Erano tornati a casa attraversando il Regno dell’Oscurità, seguendo la lettera di Kairi. Da quel momento aveva sempre pensato che Kairi avesse qualche potere mistico, o che semplicemente la Luce seguiva i suoi desideri visto che subito dopo averla letta si era aperto un Portale di Luce per farli poi piovere in mare, alle Isole del Destino.
E ora era lì, seduto su quell’albero di Paopu che l’aveva visto venire inghiottito dall’Oscurità la prima volta, a godersi l’Alba.
Rimangiandosi quello che disse su quel piccolo mondo da ragazzo, chiedendo di poter restare ancora un attimo a godersi ciò che aveva ritrovato tra le sabbia, le palme e quel magnifico mare.
Ancora un attimo per sentirsi finalmente in pace.
   
 
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