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Autore: Giulia_Choppers    12/11/2018    0 recensioni
Gli anni passano, dei viaggi si concludono e altri iniziano.
Uno zoom nella vita di Emily e Zayn, pillole di vita che ricostruiscono le loro giornate dopo la conclusione della storia principale.
Dolce come incontrare dei vecchi amici e riscoprire le piccole cose della quotidianità.
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Direttamente collegato a "Your love is my drug"(http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1447358).
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10 anni dopo – Parte 2
 
La mattina dopo si era svegliata presto, dopo una nottata quasi insonne, e, sotto consiglio di Doniya, si era andata a fare una doccia calda. Aveva poi usato i suoi trucchi per darsi una sistemata e aveva accettato in prestito dei vestiti, sentendosi meglio, ma comunque non pronta ad affrontare la giornata.
“Come ti senti?” Le chiese l’altra donna, mentre erano da sole al tavolo a fare colazione.
“Non lo so. Ho bisogno di tempo per me stessa per mettere insieme le idee.” Rispose onestamente, bevendo il suo tea.
“Partirai?” Chiese soltanto ed Emily, dopo un paio di secondi di esitazione, annuì, non stupendosi che la conoscesse così bene da sapere quale sarebbe stato il suo prossimo passo. “Per quanto?”
“Il tempo necessario.”
“Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, chiamami, okay?”
“Certo, Doniya, grazie mille.” Fu poi distratta da un leggero bussare alla porta, amplificato dal silenzio tombale della casa, e Doniya si alzò facendole un sorriso incoraggiante. Emily sapeva perfettamente chi fosse e facendo due calcoli sugli orari di viaggio, arrivò alla conclusione che per essere già a Londra a quell’ora del mattino, aveva preso l’aereo subito dopo aver chiuso la chiamata con lei. Sentì i due fratelli discutere brevemente e a bassa voce, mentre lei fremeva sulla sedia, nascondendo il viso dietro la tazza. Quando lo vide entrare ebbe un tuffo al cuore, forse saltò persino qualche battito. Era un cocktail di emozioni, il tutto ingigantito da quanto fosse bello lui e quanto le fosse mancato.
“Buongiorno Emmie.” La salutò trascinandosi dietro la valigia e sedendosi di fronte a lei, mentre Doniya annunciava che sarebbe andata a svegliare i più piccoli.
“Zayn.” Ricambiò il saluto con un cenno, distogliendo poi lo sguardo. Doveva farlo, o sarebbe finita per sporgersi e baciarlo, perché nonostante tutto era suo marito, la sua droga.
“Mi sei manc–”
“Non– dirlo. Finirei per non crederti.” Gli disse, guardandolo implorante.
“Ma è vero. Ora potrai avere anche dubbi, ma questo non cambia ciò che ho provato ieri sera..” Si riferiva a quanto sembrasse disperato? “..e ciò che provo ora.” La guardò negli occhi, facendole uno di quei sorrisi innamorati che conosceva molto bene. “Quindi, mi sei mancata.” Emily chiuse gli occhi e assorbì quelle parole, trovandosi poi a sputare fuori un paio di parole, cercando di non far cadere la questione come tutte le volte passate.
“Ti fossi davvero mancata, saresti stato qui ieri.” Sussurrò, ingoiando a fatica il liquido che rimaneva nella tazza. Le si era chiuso completamente lo stomaco. “Saremmo andati a cena come avevi promesso, avremmo passato la notte fuori e stamattina ci saremmo svegliati insieme.” Elencò. “E invece guardaci ora. Tu hai passato la serata con la tua nuova migliore amica e io a chiedermi cosa ci sia di sbagliato nel nostro matrimonio.”
“Non c’è nulla di sbagliato nel nostro matrimonio.” Ringhiò lui, prendendo una sua mano che era poggiata sul tavolo. “Nulla.” Emily si trattenne dallo sfilare la mano da quella del marito, lasciando che lui intrecciasse le loro dita perché, in fondo, era ciò di cui lei aveva bisogno. “Siamo perfetti insieme, come lo eravamo quando avevamo vent’anni.”
“E allora perché sta succedendo tutto questo?” Chiese lei, alzando gli occhi nei suoi, deglutendo. “Perché mi sembra di essere la sola a lottare per farci funzionare?”
“Perché nella coppia c’è sempre una parte più intelligente e una che si comporta da coglione.” Rispose sicuro. “E mi dispiace che tocchi a te il compito di sopportarmi e amarmi.” Continuò. “Ma è tuo dovere in quanto mia anima gemella, non puoi scappare.” Sorrise sporgendosi per accarezzarle una guancia.
“Questo non cambia i miei piani, lo sai vero?” Rispose, facendolo irrigidire. Lui sospirò e ritirò la mano, lei si trattenne dall’afferrarla e rimetterla dove si trovava.
“Lo sapevo, nonostante sperassi il contrario, ma so quanto tu sia risoluta.” Ammise. “Non posso fare nulla per farti rimanere, vero?” Lei ci pensò, ma poi scosse la testa: del tempo da sola era quello che necessitava.
“Ci farà bene.” Disse solo, cercando di ricacciare indietro quella vocina che diceva “i vostri problemi sono iniziati a causa della distanza”.
“Se è quello che vuoi va bene, ma non chiedermi di tagliare i ponti per il tempo che staremo separati.”
“Ci sono i bambini con te. Non taglierei mai i ponti, finirei per spaventarli.” Rispose e vide l’espressione di Zayn incupirsi e farsi più decisa.
“Non sto parlando dei bambini, sto parlando di me.” Chiarì. “Ho bisogno di sentirti, mi manchi come l’aria quando non sei con me. Già non poterti toccare o baciare come vorrei, in questo momento è difficile.” Emily ebbe un brivido. “E anche se dici di no, io so che mi credi, perché tu mi conosci. Così come io conosco te.” Emily alzò gli occhi per trattenere le lacrime, cercando di essere discreta: non avrebbe pianto di fronte a lui.
“Ci sentiremo.” Disse solo e lui annuì soddisfatto, accarezzandole il dorso della mano con il pollice, mentre Doniya tornava in cucina con i tre anatroccoli al seguito.
“Papà!” Urlò Nahla, aggrappandosi al busto di Zayn, mentre gli altri due aprivano gli occhi assonnati e si illuminavano alla vista del padre.
“Ehi piccola.” Sollevò sua figlia e le baciò la testa, spostandola poi a sedere sul suo ginocchio destro per fare posto anche ai gemelli. “E come stanno i miei calciatori?”
“Ci sei mancato, papà!” Rispose Zac con la vocina ancora addormentata.
“Anche voi mi siete mancati, piccole pesti.” Scompigliò ad entrambi i capelli, Nahla aggrappata al suo braccio, la testa appoggiata nell’incavo del suo collo. Emily li guardò con amore: su internet potevano dire ciò che volevano, ma entrambi amavano i propri figli alla follia e nulla avrebbe potuto dimostrare il contrario. A quel punto si alzò dalla sedia e, dopo essere stata salutata dai suoi figli con un bacio sulla guancia, si spostò nel salone, per recuperare la sua borsa, sentendo il bisogno di mettere in ordine le idee. La presenza di Zayn le faceva sentire la pelle elettrica. Lei era ancora schiacciata da quella brutta sensazione di malessere emozionale e voleva solo ristabilire la propria serenità ed equilibrio.
“A che pensi?” Emily sobbalzò e si voltò a guardare il marito, scuotendo poi la testa: non voleva dirglielo. “Em, stai tirando su un muro tra di noi. Lo sento e non mi piace per niente.”
“Non sto tirando su nulla. Sono immersa nei miei pensieri e mi sento a disagio.” Rispose, quasi brusca. “Per quanto io possa amarti, in questo periodo c’è qualcosa che non va e ieri il vaso è traboccato.” Abbassò la voce per evitare che i bambini potessero sentire qualcosa. “Mi sono stancata di questa situazione e vorrei solo tornare ad essere felice, evitare di incazzarmi ogni due settimane perché mio marito ha deciso di mettere il lavoro prima della sua famiglia..o dubitare della sua fedeltà.” Abbassò lo sguardo sospirando. Zayn la fissò, sondandole l’anima con occhi nocciola turbati.
“Vieni fuori.” Le prese un polso e la portò in veranda, così da poter parlare con calma. Sembrava indeciso se parlare subito e direttamente o intavolare un discorso graduale. Decise poi che non c’era tempo per mezze misure. “Io spero tu mi creda quando ti dico che non ti ho tradita con Perrie, né con nessun’altra. ” A sentire quelle parole, Emily sobbalzò e cercò febbrilmente il pacchetto di sigarette, necessitando nicotina per affrontare faccia a faccia quel discorso.
“Non so se voglio crederti, è questo il problema.” Sbottò, facendolo sbiancare. “Ho paura a fidarmi di me stessa, del mio metro di giudizio. E se mi sbagliassi? Se fossi solo io a vederti sincero pur di salvare la nostra famiglia? Tu hai troppo ascendente su di me, sui miei sentimenti, e io sarei così stupida da forzarmi a crederti per il mio egoistico bene.” Accese la sigaretta con mani tremanti, non sapendo nemmeno perché glielo stesse dicendo: quelli erano pensieri suoi!
“Emily.” La richiamò, forzando il suo sguardo nel proprio. “So che ho distrutto la tua fiducia in me in questi ultimi mesi, ho infranto promesse e ti ho portata a dubitare persino di te stessa.” Mormorò e lei distolse lo sguardo per evitare di farsi vedere con gli occhi lucidi, aspirando profondamente. “Quest’ultima in particolare è una delle cose che meno mi perdono. La mia Emily, quella che è sempre stata sicura di ogni suo passo, che ha perso la sua forza, il suo bellissimo spirito. Mi fa star male pensare che la colpa sia mia, come se fossi nocivo.” Lei deglutì, rendendosi conto che era esattamente quello che le mancava: il suo spirito.
“Mi sono annullata per mantenere la pace. Non sono sicura di riuscirlo più a fare.” Sussurrò, la voce spezzata nelle ultime parole. Senza esitazione, Zayn fece un paio di passi avanti e la tenne stretta, le mani ancorate sulla sua schiena, così che potesse scoppiare a piangere nell’incavo del suo collo. “Non riesco.”
“Shh, calma.” Le accarezzò tra le scapole, lasciandole un bacio sul lato della testa. “Verremo fuori da tutto questo. Te lo dimostrerò.” Emily quasi pianse più forte nel sentirgli dire quell’ultima frase invece che ‘te lo prometto’, dimostrando nel suo piccolo che ascoltava davvero le sue parole. “Ti amo e ti dimostrerò che torneremo più forti di prima.”
“Non farmi pentire di crederti o sarà la volta buona che vivrai l’infermo.”
Disse, le sue parole dure in contrasto con il suo tono lacrimoso. Emily cercava di acquisire un po’ di compostezza, mentre Zayn la abbracciava più stretta con un piccolo sorriso, sentendo la sua Emily in quelle ultime parole.
“Non te ne pentirai di certo.”
 
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A quello pensava sull’aereo verso Los Angeles. Stava facendo un viaggio per ritrovare sé stessa e sapeva che in qualsiasi caso non si sarebbe pentita di nulla.
Intanto sui principali giornali, la notizia della sua fuga stava già facendo furore. Per loro Zayn l’aveva cacciata di casa dopo la separazione e lei aveva abbandonato tutto, figli compresi, per rifarsi una vita negli States. Si mise più comoda e sbuffò, per nulla sorpresa di quante cazzate inventassero i giornalisti pur di vendere. Avrebbe dimostrato – dimostrare era diventato il suo nuovo verbo preferito – a tutti che i loro tentativi di infangarla erano completamente vani. Intanto, per zittirli, Zayn aveva già fatto qualcosa, scaldandole il cuore come non succedeva da tempo: aveva pubblicato una storia su Instagram seduto sul divano di casa, gli occhiali da riposo sul naso e le urla dei bambini in sottofondo.
“Volevo solo augurare di nuovo buon viaggio alla mia bellissima moglie che, data la donna di successo quale è, in questo momento è in volo verso Los Angeles per dei nuovi progetti lavorativi. Amo una donna in carriera e non mi pento di nulla, anche se mi lascia a casa a fare il casalingo.” Fece una smorfia dolce. “Ci sentiamo quanto atterri, Emmie.” Era un video corto, fin troppo sdolcinato e prematuro visto la situazione instabile in cui ancora si trovavano, ma a lei aveva fatto piacere che Zayn avesse preso posizione per difendere il suo onore, facendo sembrare quel viaggio un’opportunità lavorativa invece di una vera e propria fuga. Vero che nel giro di una settimana avrebbe incontrato i Maroon 5 per mettere a punto la loro collaborazione, ma quello non era il motivo principale della sua partenza. Nessuno oltre ad alcuni della sua famiglia lo sapeva comunque..online poteva perfettamente fingere di non aver bisogno di un viaggio spirituale. Perciò per non sembrare da meno, si fece fare una foto con un calice di champagne in mano, nel jet privato, e la postò menzionando il profilo ufficiale della band scrivendo ‘felice di poter collaborare con voi’. Concluse il tutto condividendo la storia del marito sulla propria storia, aggiungendo dei cuori come per ripicca verso i giornalisti, sentendosi come una bambina dispettosa.
Approdò subito nei messaggi quando Zayn le scrisse su whatsapp.
Era troppo quel video?
No era molto carino. Mi ha fatto piacere vederlo.
Aveva deciso di non trattenersi più con lui e di non trattarlo con freddezza: voleva mettere a posto le cose tra loro, non peggiorarle.
Penso davvero ciò che ho detto, eh! Non l’ho fatto solo perché avrei voglia di spaccare la faccia a quelle sanguisughe o per dimostrare qualcosa.
Zayn, lo so, tranquillo.
Te lo dico perché ciò che ci ha fottuto è stata la mancanza di comunicazione vera. E non voglio mai più che tu ti senta a disagio, quindi sarò molto esplicito da oggi in poi.
Sono felice che tu abbia ascoltato seriamente quello che ti ho detto. Lo apprezzo.
Mmh, come se fosse uno sforzo. Ti amo, l’unico sforzo è starti lontano e non poterti baciare.
Soprattutto perché ho ancora ben in mente il nostro ultimo..bacio.

E pure lei lo aveva bene in mente. Aveva appena salutato i bambini dopo aver spiegato che sarebbero stati per un po’ solo con il papà visto che lei doveva lavorare. I tre avevano fatto un po’ di storie, non abituati alla sua assenza prolungata, ma il fatto che fossero con Zayn dopo un bel po’ di tempo passati distanti, sembrava averli fatti calmare. Zayn l’aveva poi accompagnata alla macchina in silenzio, facendole mille raccomandazioni e guardandola come se avesse avuto paura di non rivederla più.
“Zayn, non starò via molto. Devo solo fare ordine nel mio cervello.” Cercò di tranquillizzarlo, girandosi per guardarlo.
“E se..” Tentennò, ma alla fine si decise a continuare  “..la solitudine ti piacesse?” Emily rimase di sasso a guardarlo, quasi sorpresa che lui potesse avere paura di qualcosa del genere. Oggettivamente non sapeva nemmeno lei se la solitudine le sarebbe piaciuta o no, in qualsiasi caso non avrebbe lascito i suoi figli e amava troppo il marito per pensare davvero al divorzio. Non sapeva esattamente come rassicurarlo, a parole sarebbe sembrato stupido, quindi lasciò che il suo istinto prendesse il sopravvento e afferrò tra le mani il colletto del suo giubbotto di jeans. Tramite quell’appiglio tirò con forza la bocca di Zayn contro la sua e finalmente, dopo settimane sentì nuovamente il suo sapore. L’uomo si sentì bruciare a quel contatto e spinse il corpo della moglie contro la fiancata della macchina con cui lei avrebbe raggiunto l’aeroporto, continuando a baciarla a fondo. Lei gli morse il labbro e lui si lasciò scappare un gemito, continuando a divorarsi con foga. Le mani di Emily finirono dietro il suo collo, mentre quelle intraprendenti di Zayn si fecero spazio sotto la sua maglia per toccarle la pelle calda dello stomaco, risalendo fino al bordo del reggiseno.  Quel contatto così avventato la fece scattare indietro con il fiatone, finendo per poi guardarsi negli occhi torbidi.
“Mi vuoi far capire che la solitudine non ti piacerà?” Chiese lui con la voce roca.
“Qualsiasi cosa io ti stia dicendo, il tuo corpo l’ha sicuramente recepita.” Scherzò, staccandosi poi dal suo corpo per mettere un po’ di distanza.
Era stato un signor bacio, doveva ammetterlo, e non si pentiva nemmeno di aver affrettato i tempi con quell’azione. Vero che dovevano riprendere ad essere loro stessi e ad essere felici insieme con pazienza e calma, ma lei non avrebbe frenato i propri pensieri e le proprie sensazioni. Per lo stesso motivo, al messaggio aveva risposto con:
Perché sembra tu voglia iniziare del sesso telefonico?
Lui rispose dopo un po’, come se non avesse saputo come comportarsi o quanto in là avrebbe potuto spingersi.
Ti dispiacerebbe?
Le arrivò infine. Emily frenò un sorrisetto furbo mordendosi un labbro.
Mi sembra di essere tornata al liceo. Che c’è Malik, non sai più come tenerlo nei pantaloni?
Non l’ho mai saputo tenere nei pantaloni con te. E tu ne sei sempre stata piuttosto felice.
Ormai sono una donna sposata e di sani principi.. tu mi descrivi come una depravata.
Oh micetta, ma uno non esclude l’altro.
Quei messaggi alla fine si erano conclusi con delle risate: stuzzicarsi in quel modo era mancato a entrambi.
E’ bello sentirti..di nuovo la mia Emily. Avevi proprio bisogno di staccare un po’, eh?
Sì, non avrei concluso nulla se fossi rimasta, da sola avrò tempo di pensare e lavorare. E non ce l’ho con te per questo. Sì, ammetto di essere stata furiosa nei tuoi confronti e ancora adesso avrei voglia di tirarti un pugno, ma non mi sto allontanando per pensare se lasciarti o no, voglio che questo sia chiaro. Ho solo bisogno di rimettermi in carreggiata e poi tornerò. Ma ho bisogno che tu non faccia più questi errori.
Ho capito cosa intendi e sono sollevato a vedere nero su bianco che non stai pensando di lasciarmi. Mi sono sentito morire solo al pensiero e questo perché ti amo e odio l’idea di farti del male. Nulla di ciò che ho fatto è stato fatto con cattiveria, semplicemente mi sono lasciato trasportare dagli eventi. Menomale che ci sei tu a farmi rimanere con i piedi a terra, amore.
Sei un ruffiano e un adulatore.
Vedrai come ho intenzione di ri-corteggiarti. Non riuscirai mai più a pensare ad altro che non sia io.
“Come già faccio” pensò con un sorriso caloroso.
Lo vedremo. Ora stacco che stiamo per atterrare.
D’accordo, ci sentiamo dopo. Ti amo, signora Malik.

 
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“Vi siete lasciati?!” Chiese sua madre con il cuore in gola, i segni dell’età ormai evidenti, mentre suo padre le accarezzava i capelli.
“No, mamma.” Rispose per rassicurarla.
“E allora perché sei qui da sola? E senza i miei nipoti?” Domandò, ancora sulle spine, cercando segni di menzogna nelle parole della figlia.
“Avevo bisogno di tempo da sola.” Cercò di essere il più sincera possibile. “E in più ho del lavoro da fare qui.”
“Tu stai bene?” Suo padre sembrava preoccupato. Si sedette di fianco a lei e la guardò con un cipiglio serio.
“Sto bene, papà. I bambini scoppiano di salute e la mia vita matrimoniale è ancora felicemente in piedi.”
“E di questo sono sollevato. Però voglio capire cosa ti ha fatto correre fin qua.”
“Centrano qualcosa quelle foto che sono uscite di Zayn con la ragazza bionda?” Sua madre la sapeva lunga. Emily sospirò.
“Ne abbiamo già parlato e mi ha assicurato che Perrie non è altro che una collega di lavoro.”
“Tu gli credi?”  Emily rimase in silenzio a pensarci e..sì, aveva letto la sincerità nel suo sguardo. Nonostante provasse a trattenersi nel regalare fiducia in quel modo, ormai conosceva suo marito e i suoi occhi non riuscivano a mentire. Quindi annuì alla domanda della madre.
“Il problema è stato la lontananza dalla sua famiglia. Gli sto dando possibilità di aggiustare le cose mentre io recupero del lavoro arretrato.”
“Se senti che è la cosa giusta allora sono dalla tua parte, piccola.”
“Grazie, papà.”
“Ho sempre avuto fiducia nel tuo metro di giudizio. E voglio che tu sia felice, sempre.” Le disse la madre, accarezzandole i capelli. “Ti credo quando mi dici che tra Zayn e te va tutto bene. Ma se vengo a scoprire che mi stai mentendo, giuro che finirà malissimo per te.”
“Mi metterai in punizione per una settimana?” Scherzò lei.
“No, ti depennerò dal testamento.” Le rispose con cipiglio serio.
“Come se non facesse già abbastanza soldi per conto suo, lei non ha bisogno dei nostri.” La rabbonì il marito con una risata. Agnese borbottò qualcosa sotto voce e si portò due dita agli occhi per poi indicare la figlia, come per farle comprendere che l’avrebbe tenuta d’occhio. Emily rise.
“Davvero, mamma, va tutto bene. Abbiamo avuto delle incomprensioni e lui si è concentrato un po’ troppo sul suo lavoro, ma non è nulla di irreversibile. Stiamo lavorando sulla nostra famiglia, insieme.”
“Se dice che va tutto bene, è perché è così. Smettila di cercare problemi che non ci sono, Agnese, e vediamo se il pranzo è pronto. Non vorrai lasciare che nostra figlia muoia di fame no?” Agnese sospirò e annuì, lasciando perdere, ma non prima di averle lasciato un bacio e averle sussurrato: “la mamma sarà sempre qui per te.” Ovviamente, visto che con gli anni si era rammollita, Emily si asciugò una lacrima. Non fece in tempo ad offrirsi di aiutare che il suono del campanello la distrasse e le fece alzare un sopracciglio.
“Aspettavate qualcuno?”
“Mmh, no. Puoi andare a vedere chi è?” Le chiese la madre ed Emily andò alla porta ad aprire. Fu assalita da un corpo muscoloso e subito dopo l’intero squadrone degli Offbeat aveva invaso casa.
“Lo devo uccidere?” Chiese il corpo abbracciato a lei e a quel punto capì che la sanguisuga non fosse niente meno che Duncan.
“Io posso nascondere il corpo volendo.” Lo appoggiò Tom. Lei si staccò dall’amico, guardandoli poi tutti in faccia.
“Oddio ma cosa ci fate qui?”
“Abbiamo seguito le varie vicende sul web, volevamo vederti.” Avevano fatto tantissimi chilometri in aereo solo per vederla?
“Come stai?”
“E come stanno i bambini?”
“Come sta–”
“Gradirei la smetteste di tramortirla con cento domande.” Si intromise Agnese, salvandola. “Venite ad aiutarmi a  preparare la tavola, dopo parlerete con calma.”
“Si signora Allen.” Risposero in coro, facendo spuntare un sorriso sulle labbra di lei.
Le bastarono alcune ore in loro compagnia – dopo mesi che non riusciva a vederli – per sentirsi nuovamente una ragazzina e ridere delle battute del gruppo, mentre Luke e Alexander la stringevano in una morsa sul divano, passandole bottiglie di birra e il contenitore delle patatine. I suoi genitori erano usciti poco prima per lasciarla sola con gli amici di infanzia, permettendo loro di ridere delle battute sboccate di Dominik e parlare con calma. Lei li aveva aggiornati su cosa fosse successo in quel periodo che l’aveva portata a rifugiarsi nel nido di Los Angeles, scatenando dibattiti e reazioni indignate.
“Ragazzi, non fatene un caso di stato.”
“Non fare un–” Rick si fermò come se le parole gli fossero andate di traverso. “Sta scherzando, vero?” Chiese conferma agli altri, mentre Emily alzava gli occhi al cielo. Scott rise per dargli manforte.
“L’amore rincoglionisce.” Commentò Duncan scrollando le spalle.
“Comunque anche tu ti sei rincoglionito da quando sei andato a convivere con..come si chiama, già?” Lo prese in giro Luke, includendo gli altri.
“Bridgette.” Risposero in coro, prendendolo in giro. Emily rise e guardò il viso di Duncan distendersi nel sentire il nome della sua ragazza e neo-convivente.
“Oh lasciatelo in pace!” Lo difese Emily, buttando un cuscino. “I buoi che danno del cornuto all’asino comunque! Chi di voi abita ancora nell’appartamento comune e non convive con qualcuno? ” Chiese, sapendo perfettamente la risposta. Tom, Rik e Dominik alzarono la mano, facendo ammutolire gli altri, persino Luke che aveva iniziato la presa in giro. “E allora pensate ai fatti vostri.”
“E pensare che il primo ad andare è stato Axel, il più piccolo tra noi.” Fischiò Alexander. “Cioè era un mocciosetto e adesso è sposato e ha un cane. Oltre che due gatti.” Fece una pausa “E lui odia i gatti.”
“Dana sa essere molto persuasiva.” Commentò Emily, ripensando con affetto al loro matrimonio e al discorso che avevano fatto Duncan in quanto fratello dello sposo, Lucy come sorella della sposa e lei stessa come Cupido della coppia.
“Comunque non era questo il punto della discussione.” Li fermò Tom. “Stavamo parlando del coglione.”
“Thomas, non chiamare mio marito coglione.” Lo fulminò. “Solo io posso farlo.” Continuò bevendo un sorso di birra. “Ma comunque sta cercando di risolvere i problemi che ci sono stati, quindi non gli renderò la vita difficile.”
“E tu stai bene?”
“Sento che sto tornando in me, non so se mi spiego.” Rispose. “E’ bastato un giorno lontana dalla mia famiglia per farmene sentire la mancanza e allo stesso tempo per farmi tirare un sospiro di sollievo. Cercherò di recuperare un po’ di lavoro, rilassarmi e pensare di più a me, cosa che negli ultimi mesi non ho fatto.”
“Così ti voglio!” La lodò Luke. “E sai che ti dico? Stasera si comincia con il recupero della vecchia Warrior: usciamo come ai vecchi tempi. Che ne dite?”
“Hanno riaperto la vecchia pista in cui facevamo le corse.” Rispose entusiasta Alexander, girandosi verso di lei.
“Vuoi andarci?” Domandò Duncan, mentre Thomas già si era agganciato alle sue ginocchia per pregarla di accettare. Lei rise e annuì con un gesto della testa, felice di aver deciso di tornare a casa per un po’.
 
Aveva sentito Zayn e i bambini al telefono quando era atterrata e si era scambiata qualche messaggio con il marito nel corso del tardo pomeriggio. Ma in quel momento, nonostante sapesse della possibilità di aver ricevuto nuovi messaggi da lui, aveva lasciato il telefono nella borsa, felice di potersi godere una sera solo per lei. I ragazzi l’avevano trascinata per i bar di Los Angeles – che non sapeva conoscessero visto che tutti abitavano a New York – e poi erano andati direttamente alla vecchia pista, contendendosi le tre moto che avevano affittato e dando vita a un piccolo torneo, subito dopo il riscaldamento che avevano fatto.
“Ti ricordi ancora come si fa o la vita da mamma ti ha rammollito?” La provocò Scott, salendo su una moto e mettendosi sulla linea di partenza con Duncan.
“Vediamo se farai ancora lo sbruffone dopo che ti farò mangiare la polvere.” Ribatté lei, sgasando per sottolineare il concetto.
“Se vuoi posso sedermi sulla sella con te e tenerti in equilibrio.” Disse poi Rick, facendole un occhiolino sfacciato e avvicinandosi.
“Toccami e ti stacco un braccio a morsi.” Rispose per poi indicare Duncan. “Ma se vuoi puoi sederti dietro di lui, sembra aver bisogno di una guida.” Un coretto infantile si alzò tra i ragazzi e così Emily si abbassò la visiera, pronta a dimostrare che nulla era cambiato.
Alla fine aveva superato entrambi i suoi avversari per un pelo, vantandosi però come se avesse avuto almeno due giri di vantaggio su di loro.
“Eh ma quando si è un talento naturale..” Lodandosi ancora, venendo poi sollevata di peso da Luke per farla ridere e smetterla di darsi arie. Quando le guance iniziarono a farle male per le troppe risate, si rese facilmente conto che erano mesi che non si sentiva così euforica, quasi guardandosi con disprezzo per come aveva lasciato andare a deriva le cose nella sua vita. Sentiva, soprattutto grazie ai ragazzi, emergere quel senso di libertà che non provava da molto: di certo non per colpa della sua famiglia, ma semplicemente per come aveva affrontato le cose nella quotidianità. Si stava lentamente ritrovando e, quando sarebbe tornata indietro, di certo non avrebbe fatto tornare le cose come prima. Avrebbe iniziato a pretendere alcune cose da Zayn e lei stessa si sarebbe presa momenti per sé, da passare da sola o uscendo con gli amici. Non poteva più annullarsi per un suo fantomatico bene superiore. Zayn non le aveva mai chiesto di farlo, ovviamente, aveva fatto tutto da sola – per questo ce l’aveva ancora di più con sé stessa –, e lui si era preso troppe libertà lavorative perché lei glielo aveva lasciato fare senza lamentele. Non sarebbe più successo, e servì una sola serata per capirlo.
Mentre gli altri andavano avanti con le gare per stabilire le prossime combinazioni e sfide, lei mangiò un hot dog recuperato da Tom da un carretto ambulante, dividendo una sigaretta con Duncan come ai vecchi tempi.
“Ti stai divertendo?” Le chiese il suo più grande amico.
“Molto.” Rispose subito. “Era da tanto che non uscivo così.”
“Zayn ti impedisce di farlo? Ti fai mettere i piedi in testa da un uomo ora?” Emily snocciolò un sorriso e scosse la testa.
“Non è questo, non è colpa di Zayn.” Disse prendendo un tiro. “Mi sono resa conto che il problema ero anche io e sono felice di averlo capito, perché vuol dire che posso fare qualcosa per migliorare il mio matrimonio.” Alzò lo sguardo per vedere gli ultimi giri degli altri ragazzi in pista. “E non mi faccio mettere i piedi in testa.” Aggiunse, ricevendo una spallata amichevole dall’amico.
“Ehi voi! Sciogliete lo Sleepover Club e venite qui che iniziamo il secondo girone!”
“Arriviamo, idiota!” Duncan rispose a Tom, passando un braccio dietro le sue spalle per spingerla verso gli altri. Inutile dire che poco dopo, nonostante gli ormai trent’anni di ciascuno di loro, fecero a gare per chi sarebbe arrivato prima.
 
Avevano passato una bella serata grazie alla quale si era dimenticata per un po’ dei suoi problemi. Non aveva però avuto tempo di entrare in macchina – approfittando del passaggio a casa che gli avrebbero dato Duncan e Luke –, che il cellulare che si era dimenticata per tutta la sera aveva iniziato a vibrarle nella tasca. Prima di riuscire a trovarlo in tutto il caos della borsa, quello smise di suonare. Lo recuperò poco dopo, trovandosi di fronte un paio di chiamate senza risposta e alcuni messaggi la cui domanda principale era “dove sei”, tutto dal marito. Il telefono riprese a lampeggiarle in mano, a quel punto stranita dalla quantità di tentativi di contattarla rispose.
“Ehi–”
“Dove cazzo eri finita.” Emily staccò il telefono dall’orecchio e guardò il nome sullo schermo: era sicura di aver risposto a Zayn, non al suo capo.
“Scusami?” Chiese, dandogli possibilità di ritrattare. Duncan si voltò dal sedile anteriore e la guardò confuso, lei scrollò le spalle.
“Mi hai sentito.”
“Stai scherzano spero.”
“Non riuscivo a rintracciarti e non rispondevi ai messaggi. Poteva essere successo qualcosa ai bambini–” A sentire quella frase impallidì. Era successo qualcosa ai suoi figli mentre lei si divertiva? Duncan la continuò a guardare, stringendole un ginocchio in una mano, cercando di darle sostegno per il poco che aveva capito.
“E’ successo qualcosa?” Esalò quindi.
“Non è quello–”
“Lo ripeterò ancora una volta: è successo qualcosa?” Ribadì con un certo affanno.
“No.” Disse alla fine lui e lei sospirò di sollievo.
“Allora non usare mai più i bambini come scusa.” Sibilò. “Non scherzo, Zayn. Non azzardarti mai più.” Zayn prese un respiro profondo come per calmarsi.
“Hai ragione mi dispiace, ma–”
“Cosa sta succedendo, Emy?” Domandò l’amico, mentre Luke guardava la strada e guidava senza dire nulla.
“Sei ancora con lui?” Ancora con lui? Parlava di Duncan? Emily fece segno all’amico di stare in silenzio.
“Zayn cosa sta–”
“Emily, dove sei. Dammi una cazzo di risposta.” Emily lo sentì fin troppo agitato.
“Sono in macchina! Gesù datti una calmata.”
“Ti sta portando a casa?”
“Chi, Zayn?”
“Quello stronzo. Quello che allunga le mani su ciò che non è suo.” Emily era abbastanza confusa, ma sicuramente non avrebbe trovato risposte se non si fosse calmato.
“Stai parlando di Duncan?” Zayn non rispose, ma “chi tace acconsente”. “Lui e Luke mi stanno accompagnando a casa.” Sentì il respiro pesante del marito dall’altra parte del telefono. “Senti io non so cosa tu abbia, ma sono quasi arrivata. Datti una calata e ne parliamo dopo.” Non ricevette risposta. “Hai capito?” Ripeté.
“Ti chiamo tra dieci minuti.” Disse burbero, poi attaccò.
“Cosa è appena successo?”
“Non ho ben capito, mi ha chiesto dove fossi e con chi, in pratica.”
“Eh, il nostro maritino non è abituato ad essere quello a casa e vedere la moglie divertirsi.” Commentò Luke. Emily sospirò.
“Pensi che sia in ansia?” Domandò Duncan quasi con gli occhi fuori dalle orbite.
“E’ sempre stato geloso, anche quando a malapena stavano insieme.” Disse semplicemente, ricordando. “Immagina come si deve sentire ora, dopo aver avuto una parziale litigata che ha portato la moglie a partire in un altro continente, lontano da lui.” Scrollò le spalle. “Starà impazzendo di gelosia sapendola con noi.”
“Era ora che si facesse venire un po’ lui il sangue amaro.” Mormorò comunque l’altro. Lei non disse nulla, ma aspettò che Luke accostasse così che potesse scendere, rientrare in casa e discutere con il marito.
“Ragazzi, grazie per questa bellissima serata. Vi voglio tanto bene.” Disse ad entrambi prima di abbracciarli e poi scendere, augurandogli buon viaggio di ritorno a New York per il giorno dopo.
“Fatti sentire quando non sei troppo impegnata.” Scherzò Luke.
“Sicuro, lo stesso per voi.” Li baciò sulle guance e si incamminò sul vialetto, con il telefono in mano per non perdersi l’imminente chiamata. Entrò in casa in silenzio, i suoi genitori erano già a dormire, e strisciò i piedi fino alla sua vecchia camera, preparandosi per la notte mentre aspettava. Non fu sorpresa quando, poco dopo, ricevette si trovò a parlare con uno Zayn più calmo.
“Posso capire cosa è successo?”
“Sono geloso.” Sbottò subito, con una velocità tale che Emily rimase a bocca aperta. “Sei rimasta sorpresa che io abbia vuotato il sacco così in fretta?”
“Sì.” Confessò.
“Te l’avevo detto che avrei iniziato a comunicare di più.”
“Non mi aspettavo un effettivo cambiamento.”
“Vedrai che tutto ciò che ho detto te lo dimostrerò.” Di nuovo quello stupendo verbo: dimostrare.
“Quindi per questo mi hai attaccato così?”
“Mi spiace, non voglio farti pensare che mi dia fastidio se esci con degli amici, ma c’erano dei paparazzi e le foto di te e– quello lì sono online.” Ringhiò. “Tu non rispondevi al telefono ed eri su una moto da corsa, ero preoccupato. In più lui ti toccava, con il braccio sulle tue spalle e i commenti delle foto erano di chi diceva che ti sei rifatta una vita lì e il nostro matrimonio è finito..”
“Ora capisci quello che ho provato io quando sono uscire le foto con la biondina.” Zayn rimase in silenzio, poi sbuffò.
“Anche tu avevi questa morsa fastidiosa allo stomaco?”
“Questo comporta l’essere innamorati e gelosi.” Ribatté.
“Dio, mi spiace di tutto.”
“Ci stiamo lavorando. Stiamo andando bene al momento.” Lo assicurò. “I bambini come stanno?”
“Bene, stanno dormendo e mi chiedono di te.”
“Farò una videochiamata domani in mattinata, così da salutarli.” Lo rassicurò.
“Va bene, ci vediamo domani allora.”
“Sì, ora vado a dormire che domani mi aspetta una lunga giornata di lavoro.”
“D’accordo, buon lavoro e buonanotte, Emmie.” Le augurò, con un tono di voce dolce. “Ti amo.”
“Buonanotte.” Ricambiò, per poi attaccare con le farfalle allo stomaco come quando era adolescente.
 
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La mattina dopo, si ritrovò la casa invasa di rose. Rose che provenivano dalla stessa fioraia che aveva fatto il bouquet del loro matrimonio, con un semplice biglietto che recitava “Ieri, oggi, domani. Ti amo, Zayn”. Sua madre aveva detto che erano arrivate per lei quella mattina presto, così dopo la videochiamata con i suoi figli, rimase a parlare con il marito e ringraziarlo per il pensiero.
Aveva pensato di ringraziare per i loro pensieri anche i giornalisti e i paparazzi che, per l’ennesima volta, avevano buttato schifo sul suo matrimonio, quindi non fu strano se il suo Instagram si riempì di foto dei fiori e dei bigliettini, accompagnati da una sua storia in cui mandava a fanculo tutti con un semplice “i vostri sforzi di infangare la mia vita sentimentale sono penosi, trovatevi una vita vostra”.
Quello stesso giorno, dato l’immenso buon umore, trovò la voglia di recuperare del lavoro arretrato, rispondere alle mille mail in sospeso e chiamare l’agente dei Maroon 5 per accordarsi su un incontro.
Nel pomeriggio suo fratello l’aveva chiamata per sapere come stesse e le aveva parlato tutto il tempo – accompagnato da alcune interruzioni di Lucy – delle avventure del figlio che aveva appena compiuto due anni, ripromettendole che sarebbero venuti presto a Londra a trovare lei e i bambini – mentre Zayn, testuali parole, gli avrebbe chiesto pietà dopo il discorso che aveva intenzione di fargli –.
“Giuro, lo lascerò a terra piangente come un salice.”
“Kol, questa similitudine fa davvero schifo.” Lo prese in giro. “E poi si sta impegnando per redimersi.”
“Ah sì, ho visto la cosa delle rose. Molto classico devo dire, molto–”
“Romantico!” Si intromise Lucy, evidentemente rubando il telefono al marito. “Zayn non dà l’impressione di un romanticone, ma guarda come diventa quando si deve far perdonare.”
“E’ stato un bellissimo pensiero.” Ammise quindi, ancora con un sorriso stampato in faccia.
E quel “bellissimo pensiero” andò avanti per altri quattro giorni, ogni giorno con un biglietto diverso e dei tipi di fiori diversi; prima le rose, poi i tulipani, le primule e infine i girasoli. Aveva amato il gesto e glielo aveva detto durante una delle loro chiamate, più volte, prendendo coraggio nell’aprirsi di più, così come il marito si stava impegnando a fare, e dirgli esattamente quanto e perché l’avesse apprezzato.
In quei giorni aveva poi sentito le altre ragazze sul gruppo what’s app, intenzionate ad organizzare una cena il più presto possibile, e aveva fatto una chiamata Skype con Louis, Harry, Niall e Liam che stavano continuando a lavorare mentre Zayn era a casa a passare del tempo con i suoi figli. Le aveva fatto piacere essere riuscita a prestare del tempo nel risentire i suoi amici e organizzare qualcosa per quando sarebbe tornata a casa, quindi si sentì soddisfatta di come stava gestendo il suo ritorno in sella.
Così il quinto giorno, al suono del campanello, aprì la porta di casa con un sorriso enorme, aspettandosi altri fiori. Invece si trovò di fronte l’amica di Zayn e il sorriso si spense. Era più bella dal vivo, sicuramente: i capelli biondi erano luminosi e acconciati in semplici onde, il trucco leggero metteva in risalto dei grandi occhi azzurri e un corpo slanciato era chiuso in una maglia corta e un paio di jeans. Perrie Edwards era uno splendore, ma Emily – per la prima volta da quando l’aveva vista in foto – non si sentì per nulla da meno di fronte a lei, nonostante lei fosse quasi dieci anni più giovane. Il suo viaggio psicologico per ritrovare se stessa stava dando i suoi frutti!
(beh, per fortuna si era tolta il pigiama e si era sistemata un po’ prima che suonasse al campanello, altrimenti non avrebbe avuto tutta quella sicurezza)
“Ciao. Tu devi essere la signora Malik.” Le disse lei squadrandola con un sorriso amichevole.
“Emily.” La corresse semplicemente. Oltre al fatto che aveva preferito tenere il suo di cognome anche nel mondo lavorativo; le piaceva di più che le persone la chiamassero per nome. “E tu devi essere Perrie.”
“In carne ed ossa. Hai cinque minuti da dedicarmi? Possiamo parlare?” Emily deglutì e la sua sicurezza evaporò. Cosa le voleva dire? Voleva confessare il tradimento di Zayn? Avevano una relazione?
“Certo, vieni pure.” Disse comunque, facendola accomodare. “Gradisci qualcosa da bere?”
“Uh, un bicchiere d’acqua è sufficiente.” Andò in cucina e recuperò la bottiglia dal frigo con due bicchieri, facendo poi respiri profondi. Ce la poteva fare. Tornò quindi in salone con una camminata fluida, comunque felice di essersi infilata gli stivali con il tacco quella mattina: con quelli ai piedi si sentiva più forte e fatale, pronta per una discussione. Ah, il potere dei tacchi.
“A cosa devo questa visita?” Chiese versando l’acqua nei bicchieri che aveva posato sul tavolino basso.
“Scusa se ti sono piombata in casa.” Mormorò, prendendo il bicchiere e dando una sorsata veloce. Emily notò da quel gesto che la ragazza si sentisse a disagio e fosse nervosa.
Bene, se era nervosa lei, lo potevano anche essere in due. “Evidentemente non ti aspettavi una mia visita.”
“In effetti mi aspettavo il fioraio.” Rispose, indicando gli altri mazzi di fiori nei vasi. “Ma sono contenta di vederti di persona, finalmente.” Si sedette sulla poltrona e afferrò l’altro bicchiere, non risparmiandosi quella leggera frecciatina.
“Già, sarà stato difficile vedere continuamente il mio nome associato a quello di Zayn.” Emily prese un sorso di acqua per cercare di allentare quella morsa che le aveva stretto lo stomaco nel sentirla pronunciare il nome del marito.
“Fastidioso.” La corresse, cercando di mantenere una facciata sicura.
“Lo capisco perfettamente. Per questo sono qui oggi.” Nella testa della donna, iniziò a risuonare la marcia funebre, ma fuori rimase impassibile, continuando a guardare la ragazza. Cambiò posizione sulla poltrona, con apparente calma, facendole segno con la mano di andare avanti. “Volevo scusarmi.” Disse ed Emily quasi si strozzò con l’acqua che così avidamente stava bevendo.
“Come?”
“Ti ho sorpresa?” Chiese Perrie ridendo leggermente.
“Abbastanza.” Ammise, posando il bicchiere. “Perché ti scusi?”
“Per quello che hai dovuto sopportare a causa mia. Capisco come tu abbia potuto leggere la mia amicizia con Zayn, ma sei completamente fuori strada.” Andò dritta al punto. “Tra me e lui non è mai successo nulla e anche nel remoto caso lui ci avesse potuto provato con me – cosa che ti assicuro che non ha mai fatto – lo avrei rifiutato.” Le disse. Emily la guardò con più attenzione. “Sapevo dall’inizio che fosse sposato. Io e Zayn abbiamo dieci anni di differenza e lui ha una bellissima famiglia da cui tornare. Non sono una stronza sfascia-famiglie ma soprattutto mi tengo lontana da uomini già impegnati.” Si scambiarono uno sguardo e una scintilla di rispetto brillò negli occhi della donna, quindi Perrie si sentì soddisfatta.
“Ti fa onore ciò che hai detto, davvero.” Si complimentò.
“Ti ringrazio, ma non l’ho detto per farmi onore, semplicemente volevo chiarire la situazione.” Un pensiero malsano fece comunque capolino nella sua mente, quindi valutò bene come formulare la domanda successiva.
“Ti ha mandato Zayn?” Disse, vedendola spalancare gli occhi e scuotere la testa.
“Zayn ha smesso di rispondere ai miei messaggi quindi ho ipotizzato gli avessi dato un ultimatum, oppure che lui ce l’avesse con me per avergli messo indirettamente la moglie contro.” Mormorò ed Emily si scaldò un po’ nel sentire che lui aveva smesso di scrivere a un’amica per lei, senza dire nulla. “Quando ho visto che eri volata qui, ho avuto paura di essere stata la causa di una vostra rottura.”
“Non ho dato nessun ultimatum e non ho mai incolpato te per nulla.” La assicurò quasi e finalmente sentì qualsiasi peso volatilizzarsi dal suo stomaco. “Comunque avessi davvero pensato che Zayn mi avesse tradito con te, non me ne sarei venuta in America per permettergli di ristabilire le cose. Lui avrebbe dei connotati in meno.” Perrie rise e sembrò rilassarsi, come se la parte peggiore della conversazione fosse finita.
“Per questo ti apprezzo tanto come donna. Se posso essere sincera sono una tua fan, ho seguito molte tue interviste.”
“Ti ringrazio.” Disse Emily in imbarazzo. Perrie le sorrise poi tornò seria.
“Spero di aver chiarito le cose, comunque.” Continuò. “Non ho bisogno di elemosinare attenzioni da uomini sposati, lui è semplicemente il mio mentore. Tutto ciò che voglio è avere una band di successo.”
“Sì, hai chiarito il concetto e ti ringrazio di essere venuta fin qui per dirmi tutto questo.” La bionda quindi guardò l’orologio poi si alzò, forse rendendosi conto dell’ora.
“Scusa ma devo correre via. Per venire qui sono scappata dalle prove di America’s Got Talent.” Le confessò. Emily si alzò a sua volta e l’accompagnò alla porta, quasi stordita dopo quell’importante conversazione. “Grazie per avermi ascoltata, auguro a te e Zayn il meglio, ovviamente.” Poi si sporse e, prendendola alla sprovvista, l’abbracciò. Emily rimase rigida, ma non fece in tempo a reagire che Perrie si era già staccata ed era corsa via, salutandola ancora con una mano. Rientrò in casa con la bocca semi-aperta, appoggiandosi alla porta chiusa per registrare e digerire tutto ciò che si erano dette. La chiacchierata con Perrie aveva avuto il magico potere di far sparire qualsiasi nube nella sua testa. Si sentiva come rinata, si sentiva.. così bene che quasi si chiedeva cosa fosse venuta a fare in America.
Per quello si ritrovò con il telefono all’orecchio e una chiamata diretta a Zayn prima ancora di poter pensare lucidamente.
“Ehi, cosa–”
“Ti amo.” Sentì Zayn quasi soffocare con la sua stessa saliva dall’altra parte del telefono e poi un silenzio tombale.
“Emmie–” Disse dopo un po’, poi sembrò prendere fiato per riprendersi dalla sua affermazione. “Allora, possiamo fare le cose con calma? Respiriamo e mettiamo in ordine gli eventi perché qui sento di star per svenire.”
“Mamma mia, quanto sei melodrammatico.”
“Beh scusami se rispondo al telefono e subito vengo attaccato dalle tue parole.”
“Attaccato?” Ripeté con un sorrisetto sulle labbra.
“Non capisco cosa stia succedendo, mi manca un pezzo del puzzle che mi faccia collegare il tuo essere lontana da me alle due parole di prima.”
“Sei così tenero quando sei nervoso, era da tanto che non ti sentivo straparlare.”
Commentò, scivolando a terra per sedersi e continuando a parlare con lui.
“Non sto straparlando.” Borbottò con la voce da broncio.
“Forse perché non parlavamo di sentimenti veri da tempo.” Rispose ignorandolo.
“Non parlo di sentimenti perché i miei per te non sono mai cambiati.” Rispose con semplicità. Emily sentì le farfalle nello stomaco triplicarsi. “Ora, prima che io ti richieda di dirmi quella tua bellissima frase d’apertura, puoi dirmi cosa è successo?”
“E’ venuta qui Perrie.” Dall’altro lato si sentì talmente tanto silenzio che sembrò essere caduta la linea. “Abbiamo parlato un po’ e, hai ragione, è davvero una ragazza in gamba.” Aggiunse. “Ha decantato la tua fedeltà nei miei confronti.”
“Avevi bisogno di lei per credere a me?” Domandò trovando finalmente le parole, con serietà e sembrando anche un po’ offeso.
“No, ti ho sempre creduto.” Rispose scuotendo la testa. “Non ho mai dubitato davvero di te.” Lo rassicurò.
“Volevi solo farmi penare un po’, quindi.” Si lamentò.
“Beh, in qualsiasi caso te lo sei meritato.” Risero insieme e poi sospirarono in simbiosi. Emily buttò la testa indietro appoggiandosi alla porta.
“Quindi torni presto?” Finse disinteresse, come se fosse una domanda buttata lì.
“Penso proprio che tornerò domani, dopo l’incontro finale con i nuovi clienti.” Confessò.
“Oh!” Dal rumore sembrò esultare e reprimere qualche verso di gioia. “Sono felice che ti avrò di nuovo a casa.”
“I tuoi giorni da padre single sono finiti.” Scherzò.
“Oh, menomale cazzo. Cioè amo i nostri figli ma, davvero, non so come tu abbia fatto a gestirli tutti e tre da sola.”
“E’ perché noi donne abbiamo la divina abilità di fare più di una cosa contemporaneamente.” Sorrise. “Ma che ne vuoi sapere tu.”
“Ecco qui la Emily-femminista che esce a fare un saluto. Mi sei mancata, piccola!” Sbuffò subito dopo. “Ma non vedo davvero l’ora di riabbracciarti.”
“Solo abbracciarmi?” Lo stuzzicò.
“Andiamo tesoro, stai attentando alla mia virtù senza nemmeno dirmi che mi ami?”Ribatté, fingendosi un vergine pudico.
“Non ti facevo così tradizionalista.”
“Beh sai, sono un padre di famiglia ora, ho delle responsabilità.”
“Mmh, in questo caso allora..” Mormorò. “Ti amo.”
“Anche io, tantissimo. Ma ora preparati, i bambini vogliono vederti su Skype.” Emily chiuse la chiamata di tutta fretta e accettò la richiesta di videochiamata, trovandosi di fronte la faccia in primo piano della sua bambina.
“Ma ciao tesoro.”
“Ciao mamma!”
“Ci manchi.” Si aggiunse Zac, mentre si contendeva il telefono con la sorella. Per cinque secondi buoni, non vide proprio nulla sullo schermo, perché i suoi figli erano impegnati a litigare.
“Voglio vedere mamma.” Si aggiunse Terrie, facendo così in modo che Zayn intervenisse.
“Il telefono lo terrò io, voi sedetevi lì.” Quando la calma fu ripristinata, riuscì a vedere tutti e quattro seduti sul divano del salotto. “Allora, volete sapere quando tornerà mamma?” I tre bambini annuirono entusiasti.
“Torno domani notte!” Annunciò facendoli scattare in piedi per la gioia, facendo iniziare una nuova trance di caos. Zayn li convinse a risedersi e aggiunse:
“Ma voi sarete a nanna a quell’ora, quindi la vedrete il mattino dopo.” In cambio ricevette piccoli sbuffi.
“Mi mancate piccoli, ma ci vediamo presto, okay?”
“Va bene.” Solo dopo ripetuti saluti e baci lanciati attraverso lo schermo, i bambini sparirono nuovamente, le loro urla a scemare lungo il corridoio.
“Quindi ti vedrò domani.” Ripeté con un sorrisetto.
“Così sembra.” Rispose, lo stesso ghigno sulle labbra. “Sperando che tu abbia capito cosa mi ha fatto più male di tutta questa storia.”
“Oh, amore, stai pur certa che non commetto lo stesso errore due volte.”
“Buono a sapersi. Io invece prometto che non perderò più me stessa come è successo.” Si trovò ad ammettere, vedendo Zayn aprirsi in un sorriso innamorato.
“E’ bello sentirlo. Voglio avere al mio fianco la Emily di cui mi sono innamorato dieci anni fa.”
“Quella Emily vorrà un bacio domani.” Lo stuzzicò.
“Quella Emily avrà tutto quello che desidera.” Si guardarono per alcuni secondi attraverso lo schermo, poi entrambi si resero conto del loro mutismo nel fissarsi come se il resto del mondo non ci fosse stato e quasi arrossirono.
“Okay– uhm, ti lascio al tuo..lavoro?” Incespicò lui e lei annuì.
“Sì, noi– ci sentiamo dopo.”
“Uhm, ti amo.” Disse però e lei quasi fremette, finalmente pronta a rispondergli come si deve.
“Ti amo anche io.”
 
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La mattina dopo era su un aereo diretta a casa, dopo aver salutato i suoi genitori con un abbraccio spezza-ossa. Fremeva sul sedile di quel jet, pronta a rivedere la sua famiglia e perdersi nelle braccia di suo marito. Quindi quando l’aereo finalmente atterrò, non ci mise più di trenta secondi a scattare in piedi e muoversi ad uscire, bloccandosi poi impalata davanti alla figura di Zayn ad aspettarla agli arrivi (per fortuna indisturbato visto che era sera tardi).
“Ma cosa..?” Si avvicinarono l’una all’altro, poi Zayn la inglobò in un abbraccio. Dopo appena un secondo di totale shock, Emily fece cadere a terra il suo borsone e strinse le mani dietro la sua schiena, seppellendo il viso nell’incavo della sua spalla.
“Non riuscivo ad aspettarti a casa, avevo bisogno di vederti subito.” Le disse, alzandole il viso per vederla in faccia. Le spostò una ciocca di capelli da davanti gli occhi e sorrise calorosamente, finendo poi per stringerla più forte. “Mi sei mancata così tanto.”
“Io– anche tu. Tantissimo.” Rispose con l’affanno, quasi incredula di trovarsi esattamente nel suo posto preferito: le sue braccia.
E poi come due calamite, le loro labbra si incontrarono, i loro sapori a mischiarsi di nuovo, i sorrisi a fondersi nel bacio. Si staccarono dopo un po’, ma Zayn si abbassò ancora lievemente per darle un ultimo bacio a stampo, le sue braccia sempre a stringerla.
“Sono felice che tu sia qui.” Sussurrò lei.
“E io sono felice di esserci. Sarei impazzito se non fossi tornata a casa.”
“Ma ora sono qui.” Gli stampò un altro bacio. “E rimango.”
“Sono felicissimo di sentirtelo dire.” Ridacchiò, come per sbollire il nervosismo. “Dio, mi sento come un ragazzino al primo appuntamento.”
“Ti faccio ancora questo effetto?” Domandò retoricamente, un sorrisetto giocoso sulle labbra.
“Non hai mai smesso, Emmie.”
“Mmh, romanticone.” Lo prese in giro, posando nuovamente la sua fronte sulla sua spalla. “Ti amo.”
“Anche io ti amo, piccola.” Le accarezzò i capelli arruffati sulla testa.
“Dove hai lasciato i bambini?” Gli chiese, rilassandosi sotto le sue carezze.
“Doniya aveva particolarmente voglia di farmi arrivare da te, non ho avuto bisogno di convincerla.” La aggiornò.
“Dio, dobbiamo a lei e Dylan una vacanza, come minimo.” Come avrebbero fatto senza di loro?
“Sì, probabile.” Si trovò d’accordo. “Ma prima ci andremo noi in vacanza.” Emily tirò su la testa di scatto.
“Cosa?”
“Come ti suona la Sicilia?” Domandò ancora con un sorriso ampio. “Perché potrei aver prenotato una casetta in riva al mare una quindicina di giorni.”
“Oh dio, faremo davvero quella vacanza?” Zayn finse di pensarci, poi annuì e lei si tuffò sulle sue labbra. “Non immagini quanto io ti ami, Zayn Malik.”
“Mmh, potrei averne un’idea vaga.” Poco dopo si zittì e aggrottò la fronte. “Questo dimostra che stai con me solo per i miei soldi?” Chiese con un sorriso da sbruffone in faccia.
“Esattamente. Questo e perché sei famoso.” Rispose ridendo, sollevando il suo borsone da terra e prendendo il marito per mano. “Ora andiamo a casa, abbiamo del tempo perso da recuperare.”
“Con piacere, mia signora.” Incrociarono le dita tra loro e semplicemente uscirono dall’aeroporto, più uniti che mai e pronti alle successive sfide.

 



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HOLA! 
Ed è così che si conclude il nostro viaggio, Emily e Zayn hanno sorpassato un enorme scoglio ma alla fine ne sono usciti più forti di prima.
Grazie a chi ancora legge e recensisce la mia storia, siete sempre nel mo cuore :)
Much love,
Giulia xx

 

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I Missing Moments della storia principale:
Non mettere il broncio, Zic! (sogno di Emily)
A perfect date, maybe? (appuntamento Giulia/Harry)
Un nuovo interessante inizio per Tracy. (Tracy e il prof Joe di filosofia)
Che stupidi sono stati a non farlo prima. (com'è nata la storia Liam/Meredith)
A love story like in books. (semplicemente Niall/Francy)
Miami for two. (Louis/Caroline a Miami)


OS rossa Larry
They don't know about us.


OS TeenWolf:
Like a Phoenix rising from the ashes.


OS The Avengers:
Accident at 3 A.M.





Vi lascio ancora i miei contatti e il link del trailer ;)
Ask dei personaggi: http://ask.fm/FanFiction_YLIMD



 
   
 
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