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Autore: JEH1929    15/11/2018    4 recensioni
"Perché, per quanto si cerchi di fuggire dal passato, di lasciarselo alle spalle, quello è sempre lì dietro l’angolo, pronto a richiamarti indietro alla minima deviazione.
Non posso sfuggire all’attrazione fatale di Neptune."
Fanfiction ambientata 5 anni dopo la fine della terza stagione, senza tenere conto del film e dei libri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan Echolls, Un po' tutti, Veronica Mars
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Seduta su una delle squallide sedie della stanza del motel Camelot, sto fissando una macchia sul muro da circa cinque minuti.
Ancora non ho ben capito il motivo della mia presenza qui. Mi aspettavo di trovare Lilly, ma, quando Duncan ha visto che mi guardavo intorno con fare interrogativo, si è affrettato a spiegarmi che Lilly era con Clarence, che l’aveva portata a fare una gita a San Diego. L’aveva detto senza guardarmi negli occhi. Strano, Duncan mi ha sempre guardata negli occhi mentre mi parlava.
Adesso siamo qui, in silenzio. Mi ha offerto qualcosa da bere, ma io ho declinato. Allora lui si è seduto sul bordo del letto, iniziando a tormentarsi le mani. L’immagine del Duncan che ho di fronte in questo momento è totalmente in contrasto sia con quella del Duncan della mia adolescenza, timido, posato, riflessivo, sia con quella del Duncan che ho rincontrato dopo sei anni, sicuro di sé, determinato. Non riesco a capire cosa gli stia succedendo.
- Duncan, c’è qualche problema di cui vuoi parlarmi? – gli chiedo, in tono più dolce possibile.
Lui smette di torturarsi le mani e alza gli occhi azzurri nei miei. Rimane immobile per qualche secondo, fissandomi. Alla fine sono io, turbata, a dover distogliere lo sguardo.
- Davvero non hai capito il motivo per cui ti ho chiesto di venire qui oggi? – mi domanda piano.
Alzo la testa e lo fisso. Lui inarca l’angolo della bocca, in un’espressione rassegnata e divertita allo stesso tempo, come se fossi un caso senza speranza.
- Beh, non dovrei stupirmi, sei sempre stata una frana in queste cose.
Arriccio il naso. Di solito la gente mi loda per le mie capacità deduttive, non mi dice che sono una frana.
- Veronica, io… ecco… non ti ho mai dimenticata.
Fa una pausa, distogliendo un attimo lo sguardo dal mio. Si alza dal letto e inconsciamente mi alzo a mia volta. Allora lui riporta gli occhi nei miei.
- Non ti ho mai dimenticata. In tutti questi anni. Il pensiero di poter tornare a Neptune è stato fisso nella mia mente per così tanto tempo, ma non era solo la mia vecchia vita che rivolevo. Io rivolevo te. Ti ho amata da… sempre, io credo. Quando ti ho lasciata la prima volta, perché Celeste mi aveva detto che eravamo fratelli, non facevo altro che pensare a te, non riuscivo a scacciarti dalla mia mente, nonostante il pensiero di essere innamorato di mia sorella non potesse non disgustarmi. Poi è successo quello che è successo, alla festa di Shelley Pomroy. Non potevamo stare lontani…
Sobbalzo, lui non sa cosa è successo realmente quella sera. Soltanto Logan lo sa.
- … Vederti con Logan… beh, è stata una tortura. Amavo Meg, sul serio, ma nessuno poteva sostituirti. Nessuno. Il periodo in cui siamo stati insieme è stato il più bello della mia vita. Sicuramente il più felice. Poi, lasciarti è stata la prova più grande di tutte. Non mi importava di lasciare Neptune, la mia famiglia, i miei amici… ma lasciare te è stato davvero difficilissimo, specialmente dopo tutto quello che hai fatto per me e per la mia bambina.
Si passa una mano sulla fronte, come un gesto di auto-incoraggiamento. Io sono ancora immobile nella stessa posizione. Mi sento come se assorbissi quello che mi sta dicendo senza però riuscire realmente a capire e a realizzare il significato delle sue parole. Come se le stesse pronunciando per qualcun altro e non per me.
- In questi sei anni il tuo pensiero è stato il mio conforto e la mia tortura. Ti ho amata fino ad oggi. E finalmente, ora che sono un uomo libero, posso dirti la verità.
Si interrompe e mi sorride, come se finalmente si fosse liberato di un peso, e mi guarda, chiaramente in attesa che dica qualcosa. Io sento come se lentamente il mio corpo riprendesse vita dopo essere rimasto nella stessa posizione per troppo tempo. Tuttavia dalla mia bocca non fuoriescono parole, il mio cervello è come bloccato. Il sorriso di Duncan lentamente svanisce dal suo volto e gli occhi azzurri si fanno più scuri per la preoccupazione.
- Veronica, di’ qualcosa per favore. – sussurra.
- Io… - inizio, ma non so cosa dire.
Esito. Cosa penso di tutto questo? Non lo so, la verità è questa. Amo ancora Duncan? L’ho amato per così tanto tempo. Ma per così tanto tempo sono stata sicura che non lo avrei mai più rivisto. Mi sono autoconvinta di non amarlo per superare il dolore della separazione da lui? Oppure col tempo ho realmente cessato di amarlo? Tutto è confuso e annebbiato.
- Non lo so. – rispondo infine, il più sinceramente possibile.
Lui sembra accorgersi che sono sincera, perché non si arrabbia, non protesta.
- Capisco.
- Io, beh, ecco… non me lo aspettavo. – balbetto, - Sono sei anni che non ci vediamo. Non pensavo neanche che ti avrei mai rivisto…
- Non hai mai pensato a cosa sarebbe successo se ci fossimo rivisti?
La risposta è no. Ho cercato per mesi di dimenticarlo, per soffocare il dolore della sua mancanza. Quando alla fine ho capito che non potevo dimenticarlo, ma che dovevo soltanto accettare il fatto che se ne fosse andato per sempre, l’ho archiviato nella mia mente come “passato”, dove speravo di aver archiviato anche tutto il resto di Neptune, Logan compreso, quando mi sono trasferita a San Diego.
- D’accordo, - dice, senza darmi il tempo di rispondere, - hai bisogno di tempo per pensare, lo capisco.
Poi mi guarda e sorride, con quel suo sorriso dolce. Il solito sorriso di tanti anni fa e il mio cuore si stringe per un secondo. Sono ancora innamorata di lui, quindi? Il mio cervello è in preda al più disarmante caos.
- Grazie, Duncan. – rispondo, sorridendogli a mia volta.
 
 
 
Il solo vedere il sorriso allegro sul volto del mio migliore amico è sufficiente a farmi sentire un po’ più in pace con me stessa. Quando ho ricevuto il suo messaggio che mi comunicava il suo ritorno a Neptune, ero in preda alla confusione più totale, mentre le parole di Duncan non facevano che frullarmi per la testa ininterrottamente. Tuttavia stare seduta nel salotto di casa di Wallace e vederlo così felice mi ha davvero aiutata.
Wallace mi ha appena raccontato come ha risolto brillantemente le cose a New York, di come ha chiarito tutto con Jackie e di come, una volta sistemate le ultime cose, lei e Winston lo raggiungeranno a Neptune. Hanno deciso che vogliono andare con calma, anche per Winston, che continua a guardare leggermente in malo modo Wallace. Jackie invece sembra essere tornata la ragazza di tanti anni fa, quando era convinta che tutto sarebbe andato bene e che sarebbe rimasta a Neptune con il suo ragazzo e suo padre. Con la differenza che adesso ha suo figlio con sé. Sono davvero felice di aver contribuito a realizzare tutto questo.
- E tu? Tutto bene? Come sono andate le cose nella vecchia Neptune da quando sono partito?
Abbozzo un sorriso. Non sono mai stata una che racconta i problemi agli altri. Tutto quello che ho sempre fatto è stato tenermi ogni cosa dentro e risolvere da sola. Mi è sempre sembrata la strategia vincente. Tuttavia… Wallace è l’unico a cui ho raccontato tutta la verità su Lilly quando è stato il momento, l’unico di cui mi sia sempre fidata. So che non mi giudicherebbe mai e che non cercherebbe di influenzarmi nel prendere una decisione non mia. Non lo ha mai fatto, neanche con Piz. E Piz è il suo migliore amico.
- Che è successo? – mi chiede, prima che abbia il tempo di parlare.
- Duncan è tornato. – annuncio.
Gli occhi di Wallace si spalancano, mentre sembra boccheggiare per qualche secondo, non trovando niente da dire.
- Duncan? Quel Duncan? – dice, con voce leggermente strozzata.
Annuisco.
Lentamente racconto al mio migliore amico il motivo per cui gli ho tenuto segreto il ritorno di Duncan, quello che io e mio padre abbiamo fatto per lui e come adesso le cose siano completamente risolte. Wallace ascolta in silenzio, fino a quando finisco di parlare.
- Logan lo sa? – la domanda di Wallace mi coglie del tutto alla sprovvista.
Cosa diavolo c’entra adesso Logan?
- Sì, all’inizio si è arrabbiato con me perché non gliene ho parlato, ma poi tutto si è risolto bene.
Gli racconto di Lilly e dell’incontro fra Duncan e Logan.
- Allora cosa c’è che ti turba? – mi chiede alla fine.
Gli sorrido, perché ha capito che sono turbata.
- Provi ancora qualcosa per lui? – mi chiede.
Abbasso lo sguardo sulle mie mani e inizio a tormentarmele. È proprio questa la domanda. Come ha fatto Wallace a centrare il punto in questo modo?
- Non lo so. – dico alla fine.
- Perché?
- Duncan…beh, mi ha detto che è ancora innamorato di me e che…adesso che è libero, vorrebbe riprovarci…
- E tu cosa gli hai risposto?
Boccheggio.
- Beh, non molto in realtà.
Wallace scoppia a ridere.
- Veronica Mars senza parole, non è da te!
Gli lancio un’occhiataccia.
- Mi ha dato un po’ di tempo per pensarci.
- E ci hai pensato?
Annuisco.
- E?
Abbasso di nuovo lo sguardo, perdendomi nel vuoto.
- Penso di non avere tempo per questo adesso. – rispondo sinceramente, stupendo perfino me stessa per l’imprevedibilità di questo pensiero.
- Non hai tempo? – Wallace sembra stupito quanto me.
- Devo trovare l’assassino di Lara Crane e salvare Logan.
Vedo Wallace annuire e cercare di nascondere un sorriso.
- Veronica, scava un po’ dentro di te e vedrai che troverai la risposta. – dice alla fine, tornato perfettamente serio.
 
 
 
Il cellulare squilla ininterrottamente da circa dieci minuti, ma non ho la minima volontà di uscire dalla doccia e terminare qui il mio bagno caldo mattutino. Inoltre potrebbe essere Duncan e questo è un motivo in più per non rispondere.
Sento bussare.
- Veronica, tutto bene? – chiede mio padre, dall’altro lato della porta.
- Sì, perché?
- Allora rispondi a quel dannato cellulare!
Sospiro ed esco dalla doccia, avvolgendomi in un asciugamano. Afferro il cellulare e rispondo.
- Finalmente, sei proprio una che si fa sempre desiderare. Stavo davvero per gettare la spugna e buttare le informazioni che tu mi hai chiesto di cercarti in pasto ai leoni. – Weevil sembra notevolmente irritato.
- Mi scusi, detective Navarro. – rispondo, sorridendo.
Sento Weevil ridacchiare.
- Smettila di prendermi in giro. – dice.
- Insomma, cosa hai di bello per me?
- Bene, ho trovato la tua auto. Segnata a nome di un certo Jack Stacy Wells.
Sento qualcosa muoversi nella mia mente, ma, prima che riesca ad afferrarlo, il pensiero svanisce.
- Jack Stacy Wells? Che razza di nome è? – dico.
- Un nome ridicolo, senza dubbio.
- Hai scoperto qualcosa su questo tizio?
- Qui viene il bello. Non sono riuscito a trovare una minima informazione su questo tizio con tutto l’impegno del mondo. Il nostro caro Wells non esiste. Si tratta evidentemente di un nome falso.
- Interessante. – rispondo.
Beh, dovevo aspettarmelo.
- Grazie, Weevil.
- Di niente. So che il buon vecchio Duncan Kane ha fatto ritorno a Neptune.
Bene, vedo che mio padre l’ha informato. Dannazione, perché tutti devono parlarmi di Duncan?
- Già. – rispondo, concisa.
- Devi essere proprio di fronte a un bel dilemma. Il cattivo ragazzo o il ragazzo della porta accanto?
- Vaffanculo Weevil!
Lui scoppia a ridere.
- Sappiamo tutti che hai un debole per i cattivi ragazzi, altrimenti non saresti mia amica da tutti questi anni. – risponde e riattacca.
Scaccio dalla mente le ultime parole di Weevil, tanto la sua è tutta una strategia per farmi irritare, e mi concentro sulle informazioni che mi ha dato. Jack Stacy Wells. C’è qualcosa che non quadra in questo nome. E allo stesso tempo non mi è affatto nuovo. Sono assolutamente certa di averlo già sentito da qualche parte e questa potrebbe essere l’unica traccia di prova che possa condurci al reale assassino. Mi vesto in fretta, tamponandomi i capelli con un asciugamano. Non ho tempo di asciugarli per bene, adesso devo fare qualcosa di più impellente. E una sensazione è l’unica cosa che abbiamo in mano. Attraverso il salotto in fretta, salutando mio padre e, mentre scendo le scale, compongo il numero di Logan.
 
 
Jack Stacy Wells, Jack Stacy Wells. Continuo a ripetere questo nome assurdo, senza però riuscire in alcun modo a recuperare quella sensazione che ho provato nel momento in cui Weevil lo ha pronunciato. Mentre busso alla porta di Logan, non posso fare a meno di sperare che per lui significhi qualcosa.
Ad aprirmi la porta però non è Logan, bensì Dick, che mi squadra dalla testa ai piedi, per poi sbuffare.
- Ah, sei tu.
Gli lancio un’occhiataccia e lui si fa da parte alzando le braccia sulla difensiva, ma allo stesso tempo accennando un sorriso divertito.
- Logan, c’è qui la tua ragazza. – urla poi, dopo aver chiuso la porta.
Apro la bocca per protestare, ma lui mi precede.
- Sì, lo so, lo so, “non sono la sua ragazza, stupido idiota!” – dice, in una grottesca imitazione della mia voce.
Logan entra nella stanza.
- Vattene, Dick! – apostrofa il suo amico, che sparisce in soggiorno, da dove, dopo qualche minuto, parte la musichina di un qualche videogioco.
Logan avanza verso di me e mi sorride.
- Di che volevi parlarmi? Sembrava urgente. – chiede.
Mi scuoto.
- Ho delle novità.
- Duncan?
Sobbalzo, alzando lo sguardo su di lui. Cosa sa di Duncan?
- Avete risolto tutto con tuo padre? – chiede.
Mi accorgo di aver trattenuto il respiro soltanto quando riprendo a inspirare ed espirare. Non so perché ma non voglio minimamente che Logan sappia quello che mi ha detto Duncan. Le parole di Weevil tornano pressanti a tormentarmi.
- Sì, tutto risolto, ma non era di questo che volevo parlarti. Ho delle novità sul caso.
- Sul caso?
Lo guardo male.
- Lara!
- Ah… non pensavo che avresti trovato nient’altro. – lo dice con una rassegnazione nella voce che mi gela il sangue.
Che significa? Ha intenzione di arrendersi? Perché io non ne ho la minima intenzione, non mi fermerò finché non avrò trovato il vero colpevole e lo avrò scagionato. Dovessero volermici cinquanta anni. Tuttavia, se voglio che Logan rimanga ancora fuori dal carcere, è necessario che impieghi molto meno di cinquanta anni.
- So chi ha causato il mio incidente.
L’attenzione si accende negli occhi di Logan.
- Chi è?
- Jack Stacy Wells. – proclamo e aspetto la sua reazione…
… che però non arriva.
Logan si accorge che lo sto fissando.
- Dovrebbe dirmi qualcosa? – chiede.
Sospiro.
- In realtà speravo di sì.
Fa un sorrisetto sconsolato, come se fosse triste di darmi una brutta notizia.
- Mai sentito. A te dice qualcosa?
- Sono sicura di averlo già sentito nominare, ma non riesco a farmi tornare in mente la sensazione che ho avuto nel momento in cui Weevil l’ha pronunciato.
- Weevil?
- Sì, gli ho chiesto di aiutarmi a trovare l’auto.
Aggrotta le sopracciglia.
- Weevil che aiuta me. Incredibile.
- Non sai mai cosa ci si può aspettare dalle persone, sai?
- Già. – risponde, con un sorriso stranamente dolce.
- Dannazione, deve pur esserci un modo per trovare l’assassino di Lara! Deve! – esclamo.
Logan abbassa lo sguardo e vedo un velo passare davanti ai suoi occhi.
- Fra una settimana si terrà il processo. Il mio avvocato dice che non ci sono possibilità di assoluzione e che la cosa migliore sarebbe che ammettessi il delitto.
Rimango senza parole per qualche secondo, mentre lui alza lo sguardo verso di me.
- Mi ha chiamato l’avvocato questa mattina. – dice, prevedendo la mia domanda.
- No…
Non riesco a pronunciare altro. Inspiro ed espiro lentamente.
- No, - ripeto, più decisa, - non puoi in alcun modo confessare un crimine che non hai commesso.
- Non c’è altro da fare.
- Non puoi finire in carcere da innocente. – ormai mi rendo conto di sembrare un disco rotto e di essere anche sul punto di piangere.
Logan si avvicina e mi sorride.
- Veronica, hai fatto tutto il possibile e anche di più. Ormai non c’è niente da fare.
- Io non mi arrenderò mai.
- Sai, se non altro un lato positivo in questa faccenda c’è stato.
Si interrompe.
- Ho potuto rivederti e stare con te come ai vecchi tempi.
Ed è in quel momento, mentre leggo la sincerità, la gioia e la tristezza, la rassegnazione negli occhi nocciola di Logan, che capisco. Le parole di Piz quella notte: “Tu vivi dei problemi, dei conflitti, delle discussioni. Senza di essi ti annoi.”, le parole di Weevil: “Sappiamo tutti che hai un debole per i cattivi ragazzi”, quelle di Wallace: “Scava un po’ dentro di te e vedrai che troverai la risposta”. Finalmente capisco quello che mi sembra di non aver mai capito in questi ultimi otto anni. Qualsiasi cosa sia mai successa, qualunque problema mi sia trovata ad affrontare, qualsiasi persona abbia amato, finisco sempre per tornare qui. Finisco sempre per mettere i miei casi al primo posto e Logan. E i casi di Logan. Mi rendo conto di aver perfino dimenticato le parole di Duncan questa mattina nel momento stesso in cui Weevil mi ha parlato di una possibilità di smascherare l’assassino di Lara Crane e in questo modo salvare Logan. Ripenso al passato ed è tutta una successione continua di eventi che non fanno che confermare questo. Come ho potuto essere così cieca in tutti questi anni e non rendermene conto? Come ho potuto non accorgermi di essere sempre focalizzata su quello che combinava Logan, nella risoluzione dei suoi disastri nel corso di tutti questi anni? Quando tornai insieme a Duncan dopo la scoperta dell’assassino di Lilly, ero davvero convinta di amarlo, anzi lo amavo veramente, ma non era più la stessa cosa di prima, perché io non ero più la stessa Veronica. Continuavo ad essere troppo concentrata sul mio ruolo da detective e, inesorabilmente, su Logan. Stare con Duncan è tranquillità, sicurezza, pace, ma io vivo dei problemi, dei conflitti, delle discussioni, io vivo di Neptune, vivo delle difficoltà che devo risolvere, vivo di Logan. Non si tratta più solo di un lavoro, ma si tratta di me stessa, della mia stessa essenza. Io sono Neptune, io sono Logan. Io amo Logan.
Ovviamente adesso devo dirlo a Duncan
- Io… devo andare, scusami… – dico.
 
 
Guardo Veronica andarsene da dietro la tenda della finestra. Lo sguardo che aveva quando se ne è andata… sembrava in preda ad una forte emozione. E non posso fare a meno di pensare che sia stata colpa delle parole che ho pronunciato. Forse mi sono lasciato un po’ troppo andare e le ho rivelato più di quanto avrei voluto. Tuttavia, potrei finire in carcere e trascorrervi gran parte del resto della mia vita e mi trovo davvero a preoccuparmi di aver rivelato troppo dei sentimenti che provo alla donna che amo da una vita?
Devo farlo, devo dirle che la amo. Mi ritrovo a prendere le chiavi della macchina prima ancora di rendermi conto di quello che sto facendo.
- Dove vai, amico? – chiede Dick.
- Devo fare una cosa importante. – rispondo.
Il percorso da casa mia a quella di Veronica non mi è mai sembrato tanto lungo, eppure neanche tanto lieto. Mi ritrovo a salire i gradini a due a due per raggiungere prima la porta del suo appartamento e neanche la prospettiva di incontrare Keith riesce a demoralizzarmi.
- E allora?
Una cosa che riesce a bloccarmi c’è. La voce di Duncan arriva dal pianerottolo.
Mi fermo, ma poi continuo a salire, fino a raggiungere una prospettiva da cui posso vedere Duncan e Veronica distintamente. Sono seduti appoggiati al muro, come due ragazzini. Riesco a vedere il volto di Veronica, ma non quello di Duncan, voltato verso di lei. E sono molto vicini. Lei ha un’espressione felice, come se stesse parlando di una cosa piacevole.
- E allora? – ripete Duncan.
Gli occhi di Veronica sembrano perdersi nel vuoto per qualche secondo, come se stesse ricordando cose del passato.
- Ti ricordi il biscotto della fortuna che mi hai regalato per il mio diciottesimo compleanno? – chiede.
Duncan annuisce.
- Sul foglietto all’interno c’era scritto “Le vere storie d’amore non hanno mai fine”.
Veronica fa una pausa e sorride. Uno strano dolore inizia a diffondersi a partire da dietro gli occhi, diffondendosi alla testa, scendere e raggiungere il petto, lo stomaco.
- Penso che sia vero. – conclude.
Prima di rendermi conto di quello che sto facendo, mi volto e inizio a scendere le scale. È finita. Game over, Logan. Hai perso. Come è sempre stato e come è giusto che sia. Veronica ha sempre amato Duncan ed è stata con me quando Duncan non era disponibile. Soltanto quando raggiungo l’auto mi rendo conto che il dolore dietro agli occhi si è trasformato in lacrime che scendono copiose lungo il mio volto. Sto piangendo come un bambino, eppure non riesco neanche a vergognarmi di stare qui a piangere alla luce del sole, mentre la vista mi si appanna e il dolore si diffonde in ogni fibra del mio essere.
 
 
Faccio uscire Duncan dall’appartamento, non so perché, ma penso che sia meglio dirglielo qui fuori. Sarà la presenza di mio padre in camera sua o Backup che ci fissa dalla sua postazione sul divano, ma non mi sentivo a mio agio. Dopo essermene andata da casa di Logan, ho immediatamente chiamato Duncan e gli ho chiesto di raggiungermi, perché avevo la risposta alla domanda che mi aveva posto.
Mi dispiace ferire Duncan, specialmente vedendo la speranza accendere i suoi occhi azzurri, ma adesso so quale è la cosa giusta da fare.
- Sediamoci. – dico.
Duncan si guarda velocemente intorno, come chiedendomi dove abbia intenzione di sedermi, e allora io mi accoccolo sul pavimento, appoggiando la schiena al muro. Lui sembra esitare per un attimo, ma poi si siede accanto a me.
- E allora? – chiede.
Esito. Non so cosa dire, non so come rendere quello che sto per dirgli meno doloroso. Ripenso al passato, alla mia storia con Duncan, all’amore che c’è stato e che probabilmente continuerà ad esserci, e poi ripenso alla mia storia bruciante di amore e di passione con Logan. Ed è questo che voglio.
- E allora? – ripete Duncan.
“Le vere storie d’amore non hanno mai fine”, adesso so cosa devo dire.
- Ti ricordi il biscotto della fortuna che mi hai regalato per il mio diciottesimo compleanno? – chiedo.
Duncan annuisce.
- Sul foglietto all’interno c’era scritto “Le vere storie d’amore non hanno mai fine”.
Faccio una pausa e sorrido.
- Penso che sia vero.
Vedo gli occhi di Duncan accendersi di speranza, ma allo stesso tempo di incertezza. Lui mi conosce bene.
- La nostra storia d’amore era vera. Ma ce n’è stata un’altra ancora più vera. – continuo, - Mi dispiace Duncan.
Duncan abbassa lo sguardo, come per prendersi qualche secondo per digerire la notizia. Quando poi lo alza di nuovo, i suoi occhi sono di nuovo impenetrabili.
- Immaginavo che questa sarebbe stata la tua risposta. Ho sempre pensato che tu amassi Logan più di quanto amassi me, in realtà soltanto tu sembravi non rendertene conto.
Mi sento uno strano groppo allo stomaco, come se avessi appena fatto qualcosa di veramente orribile, ma allo stesso tempo so che è la cosa giusta.
- Sai, ho sempre amato anche te, ma il mio amore per Logan… beh, - cerco le parole, - il nostro amore è epico.
 
 
 
La musica suonava intorno a me. Ero rimasta sola dopo che Wallace e Jackie mi avevano abbandonata al ballo alternativo.
 
“I hear the bells
Down in the canyons
It's snow in New York
Some blue December
And I'm gone to the moon
About you, girl
And I'm calling to you
Throughout the world
And, well, I can (I can)
Hear the bells are ringing joyful and triumphant
And I can (I can)
Hear the bells are ringing joyful and triumphant and”
 
Logan mi si era avvicinato, una bottiglia in mano, la camicia bianca stropicciata e il papillon storto.
- Di nuovo sola? – aveva chiesto.
- Naturalmente...
- Conosco questa sensazione...
- Tu? – avevo esclamato, guardandolo storto, mentre lui beveva un’altra sorsata dalla sua bottiglia, - L’anfitrione del più grande ballo alternativo della storia? Sono sicura che troverai un mucchio di ragazze...
Eravamo rimasti in silenzio, mentre la musica suonava intorno a noi.
 
“I hear the bells
They are like emeralds
And glints in the night
Commas and ampersands
Your moony face
So inaccessible
Your inner mind
So inexpressible”
 
- Mi piace questa canzone. – avevo detto, sedendomi.
- Sono sorpreso Veronica, - aveva risposto Logan, sedendosi accanto a me, - come acuto osservatore dell’umana condizione, credevo che tu capissi meglio le persone.
Lo avevo guardato interrogativamente.
- Le ragazze? Non fanno più per me... – aveva concluso.
- Allora cosa ti piace adesso?
- Lo sai, tormentarmi! – aveva replicato, con un sorriso.
Avevo annuito, comprensiva.
- Da quando ho il cuore spezzato... – aveva concluso, tornando serio.
- Così Hannah ti ha veramente segnato! Eh? – avevo chiesto, evitando di guardarlo.
- Andiamo... Lo sai che non parlavo di Hannah...
A quel punto non avevo potuto fare a meno di tornare a guardarlo, finalmente seria.
- La nostra storia è epica... Tu e Io...
- Epica come?
- Dura per anni, conquista continenti, vite rovinate, massacri... Epica...
Si era interrotto, per sottolineare l’importanza di quella parola: epica. Aveva continuato a fissarmi negli occhi, come a volermi ben imprimere nella mente le sue parole.
- L’estate sta arrivando, e noi non ci vedremo mai più... Tu lascerai la città... e sarà finita. – aveva concluso, con la rassegnazione negli occhi.
- Logan... – avevo preso a parlare.
- Mi dispiace, - mi aveva interrotta, - per l’estate scorsa! Se potessi cancellarla, io...
Si era avvicinato, senza riuscire a trovare altre parole.
- Andiamo! Vite rovinate, massacri... Credi che una relazione debba essere così difficile?
- Nessuno scriverebbe canzoni d’amore se tutto filasse liscio!
 
“I can (I can)
Hear the bells are ringing joyful and triumphant
And I can (I can)
Hear the bells are ringing joyful and triumphant”
 



Ciao! Scusate per il ritardo immenso e lunghissimo, mi sento una persona orrbile! Ho davvero avuto da fare un sacco di cose da fare, inoltre questo capitolo è stato un parto plurigemellare.
Spero che vi piaccia e a presto (spero)!

Ringrazio come al solito L Ignis_46
   
 
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